ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM Annus XXXV - Series OFFICIALE II - Vol. X TYPIS POLYGLOTTIS VATICANIS M • DCCCC • XLIII i "i i f ir An. et vol. XXXV 26 Ianuarii 1943 (Ser. II, v. X ) - N u m . 1 ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE S E R M O <¿UEM SSMUS D. N. PIUS PP. X I I HABUIT DIE X X I V MENSIS DECEMBRIS A. MCMXLII, IN PERVIGILIO NATIVITATIS D. N. IESU CHRISTI, ADSTANTIBUS EMIS PP. DD. CARDINALIBUS ET EXCMIS DD. EPISCOPIS AC ROMANAE CURIAE PRAELATIS. Di anno in anno il Nostro cuore, e con Noi certamente anche il vostro, Venerabili Fratelli e diletti Figli, risente sempre più dolorosamente il contrasto, tanto penoso ad ogni animo cristiano e sacerdotale, tra il dolcissimo Messaggio del Principe della pace in Betlemme e l'angoscioso spettacolo di un mondo, che si dibatte e si dilania nella violenza; onde con rimpianto nostalgico rievochiamo il gaudio e la serenità dell'incontro natalizio del Sommo Pastore con l'eletta schiera dei membri del Sacro Collegio e della Prelatura Romana nei felici giorni di pace, quando tutto sembrava spirare armonia di pensieri e di cuori. Oggi invece per la quarta volta vi trovate cou Noi sotto il triste incubo della guerra, nella oscura aspettazione di un avvenire, le cui prove, se la mano di Dio non interviene, potrebbero anche superare le sofferenze passate. In altri tempi, Venerabili Fratelli e diletti figli, tale intimo incontro nella santa Vigilia del Natale era interamente consacrato a voi ; e il Romano Pontefice, accogliendo con gradimento il filiale omaggio dei vostri auguri e delle vostre preghiere, — come Ce lo ha testé porto con sì degna e alta parola, a nome di tutti, il venerando e amatissimo Cardinale Decano del Sacro Collegio, — soleva manifestare il Suo pensiero intorni) alle più gravi questioni riguardanti il mondo cristiano. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 6 Ma la Crisi odièrna, transformatrice dx tante cose e usanze, ha modificato in parte anche questa soave consuetudine ; perchè gli impedimenti, creati dalla guerra, al normale contatto tra Pastore e gregge, hanno fatto nascere il bisógno di dare) nella solenne ricorrenza delle feste natalizie, ai fedeli di tutto il mondo la bramata possibilità di udire direttamente la voce del Padre comune e di rallegrarsi così della santa e provvidenziale coadunanza, che al presepio del Salvatore, non ostante tutti gli sconvolgimenti bellici, li unisce al centro della Chiesa e al Rappresentante visibile del Re pacifico. Abbiamo perciò stimato opportuno di appagare anche quest'anno tale pio e filiale desiderio. Nei Messaggi precedenti fu Nostro intento di esporre le norme e i presupposti di una vera pace tra i popoli, conforme, quindi, alla giustizia, all'equità e all'amore, e riuscì gradito all'animo Nostro non solo l'attestato della lieta riconoscenza dei Nostri figli devoti, ma ancora il rispettoso consenso di non pochi, che vivono fuori del corpo visibile della Chiesa. - Consapevole degli stretti ed essenziali rapporti tra l'equilibrio economico, sociale e intellettuale nei singoli Stati e la pace internazionale, il Nostro Radiomessaggio odierno si occuperà principalmente delle condizioni e dei fondamenti necessari ad una pacificazione e ad un vero ordine nell'interno delle Nazioni. Mentre sarebbe cecità il disconoscere la gravezza dei danni e dei mali, di cui soffre la società ; là convinzione dell'improrogabilità di una riforma sanàtrice e miglioratrice si diffonde in ceti sempre più vasti e preveggenti e prende aspetti esteriori più ampi e fermi. Ma sovente l'umanità, débole e ritrosa all'emenda del peccato, sotto l'influsso della passione, segue la pericolosa tendenza a sostituire errori più o meno riconosciuti come tali con altri traviamenti o con semplici palliativi, che a nulla rimediano, invece di iniziare e promuovere senza indugio un risoluto e aperto ritorno alla verità ë al bene. Quante volte si è così avverato il detto: Erit novissimus error peior priore! Gli è che una sana concezione della socjetà umana può solo appog giarsi sul fondamento incrollabile delle norme eterne, scritte nella natura dell'uomo, compiute e perfezionate dal lume della rivelazione portata da Cristo, infallibile Maestro dalla culla alla croce. Dove sorge infatti una cattedra di dottrine e di riforme sociali, le cui tesi suonino quaggiù più convincenti del silenzio eloquente del Verbo divino incarnato, giacente nel presepio ? Se da mutamenti semplicemente esterni tale riforma vuole arrivare á nuove è vitali istituzióni, deve prendere le mosse e la guida dalla « luce t Acia Pii Pp. XII veracia quale illumina ogni uomo, ehe viene in questo mondo », e lasciare che la maestà di una sanzione divina, e non la sola e temuta f orza pulitrice di magistrati umani, stenda sulla vita sociale le sue ali di protezione e di custodia. * •» m i- ponendo la volontà del Padre al di sopra di ogni altra, Cristo, Principe della pace, incontrò il contrasto, occulto o palese, e l'incomprensione di coloro i quali, mossi da una idea meramente terrena della mis sione del loro popolo, videro nello specchio di ogni giustizia, bontà, e misericordia un « segno di contradizione » . 1 Potrebbe dunque la Chiesa meravigliarsi, se la sua sorte è quella stessa del divino Maestro, e prende una forma rispondente al carattere agitato e sconvolto del mondo odierno ? Se la sposa di Cristo nella difesa della verità e della virtù, e i suoi ministri nella operosità e nella lotta per la conquista e il bene delle anime, sperimentano in §è il mistero del « segno di contradizione», spesso proprio quando si danno con supremo amore e sacrifìcio, con generoso disinteresse e pronta dedizione, a combattere gli errori del giorno per far trionfare il Vangelo e tener lontane sciagure eterne ; potrebbe ciò fornire occasione a lamenti, a pusillanimità, a infiacchimento di un coraggio apostolico, acceso dalla fiamma della carità e dello zelo ? Certamente no. II lamento degno dell'apostolo, il lamento di cui l'operaio evangelico non ha da vergognarsi, è il rammarico che gravava sul cuore del Salvatore e gli faceva versare lacrime alla vista di Gerusalemme, la quale al suo invito e alla sua grazia opponeva quell'accecamento ostinato e quella pervicace sconoscenza, che la condussero, lungo il cammino della colpa, fino al deicidio. Tale cecità o incomprensione degli scopi più nobili della Chiesa nella sua azione dottrinale e pastorale di fronte a correnti del pensiero ino : derno, che, rinnegando verità centrali della nostra santa fede, inceppano con mille catene l'operosità dei suoi ministri, — talvolta da parte anche di malconsigliati cattolici, i quali ascoltano teorie avverse e si fanno mancipii di influssi estranei — fu, è, e sarà sempre; ciò nondimeno dovrà sopportarsi da quanti seguono il Signore in spirito e verità, e accettarsi con tutta la sua amarezza, come partecipazione al calice di Colui che venne per salvare ciò che era perduto. Quando Dio vi chiamò al sacerdozio, quando a non pochi di voi ne concesse la pienezza, quando la fi1 Lue. 2, 34. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 8 dncia dei Nostri Predecessori vi elesse qui, nel centro del mondo cattolico, ad essere consiglieri e collaboratori del Romano Pontefice nel governo della Chiesa Universale; a tutti e a ciascuno di voi in grado diverso, secondo la misura della grazia ricevuta, venne rivolta la doman2 da : Potestis hiñere calicem, quem ego Mbiturus sumf La vostra vita e operosità sacerdotale nella Chiesa e per la Chiesa, la vostra lotta per le anime e per la trasformazione spirituale del mondo, saranno tanto piò 1 efficaci e feconde, quanto più coraggiosa e incondizionata, giorno pe* giorno, ora per ora, diverrà e apparirà la risposta del vostro cuore alili domanda del Maestro. Nulla sarebbe meno conforme ai particolari bisogni dell'ora presente, quanto la pusillanimità di coloro, in mezzo ai quali dimora il « magni .consilii Angelus », che nell'abisso della sua sapienza ha tesori di consigli e rimedi per l'universo intero. Non suona forse proprio adesso per il Cristianesimo, per la fede nostra che vince il mondo, un'ora paragonabili 1 a quella del primo incontro di Cristo con l'antico paganesimo ; un'ora, se densa di gravi pericoli, pur ricca di grandiose promesse e speranze di bene? Possa la potente grazia di Dio suscitare tra il cierro e in mezzo al laicato quegli animi ardenti e generosi, i quali all'umanità errante, ma famelica e sitibonda di unità e di fratellanza, spianino la via alle nobilissime norme e pratiche di vita individuale e sociale, emananti da Colui., a cui la Chiesa rivolge nell'Avvento la commovente invocazione : O Rex Gontium, et desideratur earum, Tapisque angularis, qui facis utraque unum : veni, et salva hominem, quem de limo formasti! Con questa preghiera sul labbro, pregna dell'ansioso desiderio di tutto il genere umano verso quella concordia, che nasce dalla pace, cui il divin Bambino di Betlemme col canto degli angeli ispira agli uomini di buona volontà, impartiamo a voi tutti, Venerabili Fratelli e diletti figli, a coloro che sono con voi uniti nel Signore, e specialmente a quelli che in maniera particolare soffrono delle sciagure dei tempi, con immutato affetto paterno la Nostra Apostolica BenedizioDe. 2 MATTH. 20, 22. Actu Pii Pp. XII 9 NUNTIUS RADIOPHONICUS A SUMMO PONTIFICE DIE X X I V MENSIS DECEMBRIS A. MCMXMT, IN PERVIGILIO NATIVITATIS D. N. IESU CHRISTI, UNIVERSO ORBI DATUS. Il Santo Natale e la umanità dolorante Con sempre nuova freschezza di letizia e di pietà, diletti figli dell'universo intero, ogni anno al ricorrere del Santo Natale, risuona dal presepe di Betlemme alPorecchio dei cristiani, ripercuotendosi dólcemente nei loro cuori, il messaggio di Gesù, luce in mezzo alle tenebre; un messaggio che illumina con lo splendore di celestiali verità un mondo oscurato da tragici errori, infonde una gioia esuberante e fiduciosa ad un'umanità, angosciata da profonda e amara tristezza, proclama la libertà ai figli d'Adamo, costretti nelle catene del peccato e della colpa, promette misericordia, amore, pace alle schiere infinite dei sofferenti e tribolati, che vedono scomparsa la loro felicità e spezzate le loro energie nella bufera di lotta e di odio dei nostri giorni burrascosi. E i saeri bronzi, annunziatori di tale messaggio in tutti i continenti, non pur ricordano il dono divino, fatto all'umanità, negli inizi dell'età cristiana; ma annunziano e proclamano anche una consolante realtà presente, realtà come eternamente giovane, così sempre viva e vivificante; realtà della « luce vera, la quale illumina ogni uomo, che viene in questo mondo» e non conosce tramonto. L'Eterno Verbo, via, verità e vita¿ nascendo nello squallore di una grotta e nobilitando in tal modo e santificando la povertà, così dava inizio alla sua missione di dottrina, di salute e di redenzione del genere umano, e diceva e consacrava una parola, che è ancor oggi la parola di vita eterna, valevole a risolvere i quesiti più tormentosi, insoluti e insolubili da chi vi porti vedute ë mezzi enumeri e puramente umani; quesiti i quali si affacciano sanguinanti, esigendo imperiosamente una risposta, al pensiero e al sentimento di una umanità amareggiata ed esacerbata. Il motto « Misereor super tur barn » è per Noi una consegna sacra, inviolabile, valida e impellente in tutti i tempi e in tutte le situazioni umane, com'era la divisa di Gesù ; e la Chiesa rinnegherebbe se stessa, cessando di essere madre, se s.i rendesse sorda al grido angoscioso e filiale, che tutte le classi dell'umanità fanno arrivare al suo orecchio. Essa non intende di prender partito per Puna o l'altra delle forme particolari e concrete, con le quali singoli popoli e Stati tendono a risolvere i problemi giganteschi delPassetto interno e della collaborazione internazio- Acta Apostolicae Sedis Commentarium Officiale to naie, quando esse rispettano la legge divina; ma d'altra parte, « colonna 1 e base della verità » e custode/per volontà di Dio e per missione di Cristo, dell'ordine naturale e soprannaturale, la Chiesa non può rinunziare a proclamare davanti ai suoi figli e davanti all'universo intero le inconcusse fondamentali norme, preservandole da ogni tra volgimento, caligine, inquinamento, falsa interpretazione ed errore; tanto più che dalla loro osservanza, e non semplicemente dallo sforzo di Una volontà nobile e ardimentosa, dipende la fermezza finale di qualsiasi nuovo ordine nazionale e internazionale, invocato con cocente anelito da tutti i popoli. Popoli, di cui conosciamo le doti di valore e di sacrificio, ma anche le angustie e i dolori, e ai quali tutti, senza alcuna eccezione, in quest'ora d'indicibili prove e contrasti, Ci sentiamo legati da profondo e impar^ riale e imperturbabile amore e da immensa brama di portare loro ogni sollievo e soccorso che in qualsiasi modo sia in Nostro potere. Rapporti internazionali e ordine interno delle nazioni L'ultimo Nostro Messaggio natalizio esponeva i principi, suggeriti dal pensiero cristiano, per stabilire un ordine di convivenza e collaborazione internazionale, conforme alle norme divine. Oggi vogliamo soffermarci, sicuri del consenso e dell'interessamento di tutti gli onesti, con cura particolare e uguale imparzialità sulle norme fondamentali dell'ordine interno degli Stati e dei popoli. Rapporti internazionali e ordine interno sono intimamente connessi, essendo l'equilibrio e l'armonia tra le Na«ioni dipendenti dall'interno equilibrio e dalla interna maturità dei singoli Stati nel campo materiale, sociale e intellettuale. Nè un solido e impérturbato fronte di pace verso l'esterno risulta possibile di fatto ad attuarsi senza un fronte di pace nell'interno, che ispiri fiducia. Solo, quindi, l'aspirazione verso una pace integrale nei due campi varrà a liberare i popoli dal crudele incubo della guerra, a diminuire o superare gradatamente le cause materiali e psicologiche di nuovi squilibri e sconvolgimenti. Duplice elemento della pace nella vita sociale: Ogni convivenza sociale, degna di tal nome, come trae origine dalla volontà di pace, così tende alla pace; a quella tranquilla convivenza aelPordinein cui S. Tommaso, facendo eco al noto detto di S. Agostino, 2 vede l'essenza della pace. Due primordiali elementi reggono quindi la vita sociale : convivenza nell'ordine, convivenza nella tranquillità. 1 a / Tim. 3, 15. S. Th. 2» 2»« p. q. 29 a. 1 ad i; S. Aug. De civitate Dei 1. 19 c. 13 n. 1. AcU Pii Pp. XII n I - CONVIVENZA NELI/OEDINIS L'ordine, base della vita consociata di uomini, di esseri cioè, intellettuali e morali, che tendono ad attuare uno scopo consentaneo alla loro natura, non è una mera estrinseca connessione di parti numericamente diverse ; è piuttosto, e ha da essere, tendenza e attuazione sempre più perfetta di una unità interiore, ciò che non esclude le differenze, realmente fondate, e sanzionate dalla volontà del Creatore o da norme soprannaturali. Una chiara intelligenza dei fondamenti genuini di ogni vita sociale ha un'importanza capitale oggi più che mai, mentre l'umanità, intossicata dalla virulenza di errori e traviamenti sociali, tormentata dalla febbre della discordia di desideri, dottrine e intenti, si dibatte angosciosamente nel disordine, da essa stessa creato, e risente gli effetti della forza distruttrice di idee sociali erronee, le quali dimenticano le norme di Dio o sono ad esse contrarie. E poiché il disordine non può essere superato se non con un ordine, che non sia meramente forzato e fittizio (non altrimenti che l'oscurità coi suoi deprimenti e paurosi effetti non può essere bandita se non dalla luce, e non da fuochi fatui) ; la salvezza, il rinnovamento e un progressivo miglioramento non può aspettarsi e originarsi se non da un ritorno di larghi e influenti ceti alla retta concezione .sociale ; un ritorno che richiede una straordinaria grazia di Dio e una volontà incrollabile, pronta e presta al sacrificio, degli animi buoni e lungimiranti, Da questi ceti più influenti e più aperti per penetrare e ponderare la bellezza attraente delle giuste norme sociali, passerà e entrerà poi nelle moltitudini la convinzione della origine vera, divina e spirituale, della vita sociale, spianando in tal modo la via al risveglio, all'inr cremento e al consolidamento di quelle concezioni morali, senza cui anche le più orgogliose attuazioni rappresenteranno una Babele, i cui abitanti, se pure hanno mura comuni, parlano lingue diverse e contrastanti. Iddio prima causa ed ultimo fondamento della vita individuale e sociale Dalla vita individuale e sociale conviene ascendere a Dio, Prima Causa e ultimo fondamento, come Creatore della prima società coniugale, fonte della società familiare, della società dei popoli e delle nazioni. Rispecchiando pur imperfettamente il suo Esemplare, Dio Uno e Trino, che col mistero del'Incarnazione redense ed innalzò la natura umana, la vita consociata, nel suo ideale e nel suo fine, possiede al lume della ragione e della rivelazione un'autorità morale ed una assolutezza, travalicante ogni mutar di tempi ; e una forza di attrazione, la quale, lungi Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale dall'esser mortificata e scemata da delusioni, errori, insuccessi, muove irresistibilmente gli spiriti più nobili e più fedeli al Signore a riprendere, con rinnovata energia, con nuove conoscenze, con nuovi studi, mezzi e metodi, ciò che in altri tempi ed in altre circostanze fu tentato invano. Sviluppo e perfezionamento della persona umana Origine e scopo essenziale della vita sociale vuol essere la conservazione, lo sviluppo e il perfezionamento della persona umana, aiutandola ad attuare rettamente le norme e i valori della religione e della cultura, segnati dal Creatore a ciascun nomo e a tutta l'umanità, sia nel suo insieme, sia nelle sue naturali ramificazioni. Una dottrina o costruzione sociale, che rinneghi tale interna, essenziale connessione con Dio di tutto ciò che riguarda l'uomo, o ne prescinda, segue falso cammino; e mentre costruisce con una mano, prepara con l'altra i mezzi, che presto o tardi insidieranno e distruggeranno l'opera. E quando, misconoscendo il rispetto dovuto alla persona e alla vita a lei propria, non le conceda alcun posto nei suoi ordinamenti, nell'attività legislativa ed esecutiva, lungi dal servire la società, la danneggia; lungi dal promuovere e animare il pensiero sociale e attuarne le aspettative e le speranze, le toglie ogni valore intrinseco, servendosene come di frase utilitaria, la quale incontra in ceti sempre più numerosi risoluta e franca ripulsa. Se la vita sociale importa unità interiore, non esclude però le differenze, cui suffragano la realtà e la natura. Ma quando si tiene fermo al supremo regolatore di tutto ciò che riguarda l'uomo, Dio, le somiglianze non meno che le differenze degli uomini trovano il posto conveniente nell'ordine assoluto dell'essere, dei valori, e quindi anche della moralità. Scosso invece tale fondamento, si apre tra i vari campi della cultura una pericolosa discontinuità, appare una incertezza e labilità di contorni, di limiti e di valori, talché solo meri fattori esterni, e spesso ciechi istinti,, vengono poi a determinare, secondo la dominante tendenza del giorno, a chi spetti il predominio dell'uno o dell'altro indirizzo. Alla dannosa economia dei passati decenni, durante i quali ogni vita civile venne subordinata allo stimolo del guadagno, succede ora una non meno dannosa concezione, la quale, mentre guarda tutto e tutti sotto l'aspetto politico, esclude ogni considerazione etica e religiosa. Travisamento e traviamento fatali, pregni di conseguenze imprevedibili per la vita sociale, la quale mai non è più vicina alla perdita delle sue più nobili prerogative di quando s'illude di poter rinnegare o dimenticare impunemente l'eterna fonte della sua dignità : Dio. Acta Pii Pp. XII La ragione, illuminata dalla fede, assegna alle singole persone e particolari società nell'organizzazione sociale un posto fisso e nobile; e sa, per parlare solo del più importante, che tutta l'attività dello Stato, politica ed economica serve per l'attuazione duratura del bene comune ; cioè, di quelle esterne condizioni, le quali sono necessarie all'insieme dei cittadini per lo sviluppo delle loro qualità e dei loro unici, della loro vita materiale, intellettuale e religiosa, in quanto, da un lato, le forze e le energie della famiglia e di altri organismi, =a cui spetta una naturale precedenza, non bastano, e, dall'altro, la volontà salvifica di Dio non abbia determinata nella Chiesa un'altra universale società a servizio della persona umana e dell'attuazione dei suoi fini religiosi. In una concezione sociale, pervasa e sanzionata dal pensiero religioso, l'operosità dell'economia e di tutti gli altri campi della cultura rappresenta una universale nobilissima fucina di attività, ricchissima nella sua varietà, coerente nella sua armonia, dove l'uguaglianza intellettuale e la differenza funzionale degli uomini conseguono il loro diritto ed hanno adeguata espressione ; in caso diverso si deprime il lavoro e si abbassa l'operaio. Ordinamento giuridico della società e suoi scopi Affinchè la vita sociale, quale è voluta da Dio, ottenga il suo scopo, è essenziale un ordinamento giuridico, che le serva di esterno appoggio, di riparo e protezione ; ordinamento la cui funzione non è dominare, ina servire, tendere a sviluppare e accrescere la vitalità della società nella ricca molteplicità dei suoi scopi, conducendo verso il loro perfezionamento tutte le singole energie in pacifico concorso e difendendole, cou mezzi appropriati ed onesti, contro tutto ciò che è svantaggioso al loro pieno svolgimento. Un tale ordinamento, «per garantire l'equilibrio, la sicurezza e l'armonia della società, ha anche il potere di coercizione contro coloro, che solo per questa via possono essere trattenuti nella nobile disciplina della vita sociale; ma proprio nel giusto compimento di questo diritto un'autorità, veramente degna di tal nome, non sarà mai che non senta l'angosciosa responsabilità di fronte all'Eterno Giudice, al cui tribunale ogni falsa sentenza, e soprattutto ogni sconvolgi mento delle norme da Dio volute, riceverà la sua immancabile sanzione e condanna. Le ultime, profonde, lapidarie, fondamentali norme della società non possono essere intaccate da intervento d'ingegno umano ; si potranno negare, ignorare, disprezzare, trasgredire, ma non mai abrogare con efficacia giuridica. Certamente, col tempo che volge, mutano le condi- ii Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale zioni di vita; ma non si dà mai manco assoluto, nè perfetta discontinuità tra il diritto di ieri e quello di oggi, tra la scomparsa di antichi poteri e costituzioni e il sorgere di nuovi ordinamenti. Ad ogni modo, in qualsiasi cambiamento o trasformazione, lo scopo di ogni vita sociale resta identico, sacro, obbligatorio : lo sviluppo dei valori personali dell'uomo, quale immagine di Dio; e resta l'obbligo di ogni membro dell'umana famiglia di attuare i suoi immutabili fini, qualunque sia il legislatore e l'autorità, a cui ubbidisce. Rimane quindi sempre e non cessa per opposizione alcuna anche il suo inalienabile diritto, da riconoscersi da amici è nemici, ad un ordinamento e una prassi giuridica, che sentano e comprendano esser loro essenziale dovere di servire al bene comune. L'ordinamento giuridico ha inoltre l'alto e arduo scopo di assicurare gli armonici rapporti sia tra gli individui, sia tra le società, sia anche nell'interno di queste. A ciò si arriverà, se i legislatori si asterranno dal seguire quelle pericolose teorie e prassi, infauste alla comunità e allá sua coesione, le quali traggono la loro origine e diffusione da una serie di postulati errònei. Tra questi è da annoverare il positivismo giuridico; che attribuisce un'ingannevole maestà alla emanazione di leggi puramente umane, e spiana la via ad un esiziale distacco della legge dalla moralità ; inoltre la concezione, la quale rivendica a particolari nazioni o stirpi o classi ristinto giuridico, quale ultimo imperativo e inappellabile norma; infine quelle varie teorie, le quali, diverse in sè e procedenti da vedute ideologiche contrastanti, si accordano però nel considerare lo Stato o un ceto, che lo rappresenti, come entità assoluta e suprema, esente da controllo e da critica, anche quando i suoi postulati teorici e pratici sboccano e urtano nell'aperta negazione di dati essenziali della coscienza umana e cristiana. Chi consideri con occhio limpido e penetrante la vitale connessione tra genuino ordine sociale e genuino ordinamento giuridico, e tenga presente che l'unità interna nella sua multiformità dipende dal predominio di forze spirituali, dal rispetto della dignità umana in sè e negli altri, dall'amore alla società e agli scopi da Dio ad essa segnati, non può meravigliarsi sui tristi effetti di concezioni giuridiche, le quali, allontanatesi dalla via regale della verità, procedono sul terreno labile di postulati materialistici; ma scorgerà subito la improrogabile necessità di un ritorno ad una concezione spirituale ed etica, seria e profonda, riscaldata dal calore di vera umanità e illuminata dallo splendore della fede cristiana, la quale fa mirare nell'ordinamento giuridico una rifrazione esterna dell'ordine sociale, voluto da Dio, luminoso frutto dello spirito umano,-anch'esso immagine dello spirito di Dio. is Actu Pii Pp. X7I Su questa concezione organica, la sola vitale, in che la più nobile umanità e il più genuino spirito cristiano fioriscono in armonia, sta scolpita la sentenza della Scrittura, illustrata dar grande Aquinate : « Opus iusti3 tiae p a x » , che si applica così al lato interno, come al lato esterno della vita sociale. Essa non ammette nè contrasto, uè alternativa : amore o diritto, ma la sintesi feconda : amore e diritto. Nell'uno e nell'altro, entrambi irradiazioni dello stesso spirito di Dio, sta il programma e il suggello della dignità dello spirito umano; l'uno e l'altro a vicenda s'integrano, cooperano, si animano, si sostengono, si danno là mano nel cammino della concordia e della pacifìcazionéj mentre il diritto spiana la via all'amore, i'amore mitiga il diritto e lo sublima. Entrambi elevano la vita umana in quella atmosfera sociale, dóve, pur tra le manchevolezze, gli impedimenti e le durezze di questa terra, si rende possibile una fraterna convivenza. Ma fate che il cattivo spirito di idee materialistiche domini; che la tendenza al potere e al prepotere concentri nelle sue rudi mani le redini degli eventi; voi allora vedrete apparirne ogni giorno più gli effetti disgregatori, scomparire amore e giustizia; tristo preannunzio di minaccianti catastrofi su una società, apostata da Dio. . . * - . . * * II - CONVIVENZA NELLA TRANQUILLITÀ Il secondo elemento fondamentale della pace, verso cui tende quasi istintivamente ogni società umana, è la tranquillità. () beata tranquillità, tu non hai nulla di comune con il fissarsi duro e ostinato, tenace e infantilmente caparbio in ciò che è; nè con la riluttanza, figlia di ignavia e d'egoismo, a porre la mente nei problemi e nelle questioni, che il volgere dei tempi e il corso delle generazioni coi loro bisogni e col progresso fanno maturare, e traggon seco come improrogabili necessità del presente. Ma per un cristiano, cosciente della sua responsabilità anche verso il più piccolo dei suoi fratelli, non vi è tranquillità infìngaJrda, nè si dà fuga, ma lotta, ma azione contro ogni inazione e diserzione nel grande agone spirituale, dove è proposta in palio la costruzione, anzi l'anima stessa della società futura. Armonia fra tranquillità e operosità Tranquillità nel senso dell'Aquinate e ardente operosità non contrastano, ma si accoppiano piuttosto in armonia per colui che è compreso 8 S. Th. 2» 2*e p. q. 29 a. 3. 16 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale della bellezza e della necessità del sostrato spirituale della società, e della nobiltà del suo ideale. E proprio a voi giovani, inclini a volgere le spalle al passato e rivolgere al futuro T'occhio delle aspirazioni e speranze, diciamo, mossi da vivo amore e da paterna sollecitudine : esuberanza e audacia da sè non bastano, se non siano, come bisogna, poste al servizio del bene e di una bandiera immacolata. Vano è l'agitarsi, l'affaticarsi, l'affannarsi senza riposarsi in Dio e nella sua legge eterna. Conviene che siate animati dal convincimento di combattere per la verità, e di farle dedizione delle proprie simpatie ed energie, degli aneliti e dei sacrifici; di combattere per le eterne leggi di Dio, per la dignità delia persona umana, e per il conseguimento dei suoi fini. Dove uomini maturi e giovani, sempre ancorati nel mare della eternamente viva tranquillità di Dio, coordinano le diversità di temperamento e di attività in genuino spirito cristiano, là, se l'elemento propulsore si accoppia con l'elemento infrenatore, la differenza naturale tra le generazioni non diverrà mài pericolosa, ma condurrà anzi vigorosamente all'attuazione delle leggi eterne di Dio nel mutevole corso dei tempi e delle condizioni di vita. il mondo operaio In un campo particolare della vita sociale, dove durante un secolo sorsero movimenti e aspri conflitti, si trova oggi calma, almeno apparente ; nel mondo, cioè, vasto e sempre crescente del lavoro, nell'esercito immenso degli operai, dei salariati e dei dipendenti. Se si considera il presente, con le •sue necessità belliche, come un dato di fatto, questa tranquillità potrà dirsi esigenza necessaria e fondata ; ma sé si guarda lo stato odierno dal punto di vista della giustizia, di un legittimo e regolato movimento operaio, la tranquillità non resterà Che apparente finché tale scopo non sia raggiunto. ' Mossa sempre da motivi religiosi, la Chiesa condannò i vari sistèmi del socialismo marxista, e li condanna anche oggi, com'è suo dovére é diritto permanente di preservare gli uomini da correnti e influssi. Che ne mettono a repentaglio la salvezza eterna. Ma la Chiesa non può ignorare o noi) vedére, che l'operaio, nello sforzo di migliorare la sua condizione, si urta contro qualche congegnò, che, lungi dall'essere conforme alla natura, contrasta con l'ordine di Dio e con lo scopo, Che Egli ha assegnato per i beni terreni. Per quanto fossero e siano false, condannabili e pericolose le vie, che si seguirono ; chi, e soprattutto qual sacerdòte o efistiano, potrebbe restar sordo al grido, che si solleva dal profóndo, è il quale in un mondo di un Dio giusto invoca giustizia e spirito di fratellanza? Ciò sarebbe un silenzio colpevole e ingiustificabile da- Acta Pii Pp. XII 17 vanti a Dio, e contrario al senso illuminato dell'apostolo, il quale, come inculca che bisogna essere risoluti contro l'errore, sa pure che si vuol essere pieni di riguardo verso gli erranti e con l'animo aperto per intenderne aspirazioni, speranze e motivi. Dio, benedicendo i nostri progenitori, disse loro : « Crescete e molti4 plicatevi e riempite la terra e soggiogatela » . E al primo capo di fami5 glia diceva poi : « Nel sudore della tua fronte ti ciberai di pane » . La dignità della persona umana esige dunque normalmente come fondamento naturale per vivere il diritto all'uso dei beni della terra; a cui risponde l'obbligo fondamentale di accordare una proprietà privata, possibilmente a tutti. Le norme giuridiche positive, regolanti la proprietà privata, possono mutare e accordare un uso più o meno circoscritto ; ma se vogliono contribuire alla pacificazione della comunità, dovranno impedire che l'operaio, che è o sarà padre di famiglia, venga condannato ad una dipendenza e servitù economica, inconciliabile con i suoi diritti di persona. Che questa servitù derivi dal prepotere del capitale privato o dal potere dello Stato, l'effetto non muta ; anzi, sotto la pressione di uno Stato, che tutto domina e regola l'intera vita pubblica é privata, penetrando fino nel campo delle concezioni e persuasioni e della coscienza, questa mancanza di libertà può avere conseguenze ancora più gravose, come l'esperienza manifesta e testimonia. -X- K * Cinque punti fondamentali per l'ordine e la pacificazione della società umana: Chi pondera al lume della ragione e della fede i fondamenti e gli scopi della vita sociale, che noi abbiamo tracciati in brevi linee, e li contempla nella loro purezza ed altezza morale e nei loro benefici frutti in tutti i campi, non può non avere la convinzione dei potenti principi di ordine e di pacificazione, che energie rivolte a grandi ideali e risolute ad affrontare gli ostacoli potrebbero regalare, o diciamo meglio, restituire ad un mondo, interiormente scardinato, quando avessero abbàttute le barriere intellettive e giuridiche, create da pregiudizi, errori, indifferenza, e da mi lungo processo di secolarizzazione del pensiero, del sentimento, dell'azione, che venne a staccare e sottrarre la città terrena dalla luce e dalla forza della città di Dio. Oggi più che mai scocca l'ora di riparare ; di scuotere la coscienza del mondo dal grave torpore, in cui i tossici di false idee, largamente diffuse^ 4 Ä Gen. 1, 28. Gen. 3 , 19. ACTA, v o l . X, n. 1. — 26-1-943. 2 18 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale l'hanno fatto cadere; tanto più che, in questa ora di sfacelo materiale e morale, la conoscenza della fragilità e della inconsistenza di ogni ordinamento puramente umano è sul disingannare anche coloro, che, in giorni apparentemente felici, non sentivano in sè e nella società la mancanza di contatto coli'eterno, e non la consideravano come un difetto essenziale delle loro costruzioni. Ciò che chiaro appariva al cristiano, che, profondamente credente soffriva dell'ignoranza altrui, chiarissimo ci presenta il fragore della spaventosa catastrofe dell'odierno sconvolgimento, che riveste la terribile solennità di un giudizio universale, persino agli orecchi dei tiepidi, degl'indifferenti, degl'inconsiderati : una verità, cioè, antica, che si manifesta tragicamente in forme sempre nuove, e tuona di secolo in secolo, di gente in gente, per bocca del Profeta : « Omnes qui Te derelinquunt, confundentur : recedentes a Te in terra scribentur : quoniam dereliquerunt venam aquarum viventium, Dominum » . 6 Non lamento, ma azione è il precetto dell'ora; non lamento su ciò che è o che fu, ma ricostruzione di ciò che sorgerà e deve sorgere a bene della società. Pervasi da un entusiasmo di crociati, ai migliori e più eletti membri della cristianità spetta riunirsi nello spirito di verità, di giustizia e di amore al grido : Dio lo vuole ! pronti a servire, a sacrificarsi, come gli antichi Crociati. Se allora trattavasi della liberazione della terra santificata dalla vita del Verbo di Dio incarnato, si tratta oggi, se possiamo così esprimerci, del nuovo tragitto, superando il mare degli errori del giorno e del tempo, per liberare la terra santa spirituale, destinata a essere il sostrato e il fondamento di norme e leggi immutabili per costruzioni sociali di interna solida consistenza. Per sì alto fine, dal presepe del Principe della pace, fiduciosi che la sua grazia si diffonda in tutti i cuori, Noi Ci rivolgiamo a voi, diletti figli, che riconoscete e adorate in Cristo il vostro Salvatore, a tutti quelli che sono con noi uniti almeno col vincolo spirituale della fede in Dio, a tutti infine, quanti anelano a liberarsi dai dubbi e dagli errori, bramosi di luce e guida; ' e vi esortiamo con scongiurante paterna insistenza, non solo a comprendere intimamente l'angosciosa serietà di quest'ora, ma anche a meditare le sue possibili aurore benefiche e soprannaturali, e a unirvi e operare insieme per il rinnovamento della società in spirito e verità. Scopo essenziale di questa Crociata necessaria e santa è che la stella della pace, la stella di Betlemme, spunti di nuovo su tutta l'umanità IKK 1 7 , 1 3 . Acta Pii Pp. XII 19 nel suo rutilante fulgore, nel suo pacificante conforto, quai promessa e augurio di un avvenire migliore più fecondo e più felice. Vero è che il cammino dalla notte a un luminoso mattino sarà lungo; ma decisivi sono i primi passi sul sentiero, che porta sopirà le prime cinque pietre miliari scolpite con bronzeo scalpello le seguenti massime : 1° Dignità e diritti della persona umana 1) Ohi vuole che la stella della pace spunti e si fermi sulla società, concorra da parte sua a ridonare alla persona umana la dignità concessale da Dio fin dal principio; si opponga all'eccessivo aggruppamento degli uomini, quasi come masse senz'anima ; alla loro inconsistenza economica, sociale, politica, intellettuale e morale ; alla loro mancanza di solidi principi e di forti convinzioni ; alla loro sovrabbondanza di eccitazioni istintive e sensibili, e alla loro volubilità; favorisca, con tutti i mezzi leciti, in tutti i campi della vita, forme sociali, in cui sia resa possibile e garantita una piena responsabilità personale, così quanto all'ordine terreno come quanto all'eterno; sostenga il rispetto e la pratica attuazione dei seguenti fondamentali diritti della persona : il diritto a mantenere e sviluppare la vita corporale, intellettuale e morale, e particolarmente il diritto ad una formazione ed educazione religiosa; il diritto al culto di Dio privato e pubblico, compresa l'azione caritativa religiosa; il diritto, in massima, al matrimonio e al conseguimento del suo scopo, il diritto alla società coniugale e domestica ; il diritto di lavorare come mezzo indispensabile al mantenimento della vita familiare ; il diritto alla libera scelta dello stato, quindi anche dello stato sacerdotale e religioso; il diritto ad un uso dei beni materiali, cosciente dei suoi doveri e delle limitazioni sociali. 2* Difesa della unità sociale e particolarmente della famiglia 2) Ohi vuole che la stella della pace spunti e si fermi sulla società, rifiuti ogni forma di materialismo¿ che non vede nel popolo se non un gregge di individui, ì quali, scissi e senza interna consistenza, vengono considerati come materia di dominio e di arbitrio; cerchi di comprendere la società come un'unità interna, cresciuta e maturata; sotto il governo della Provvidenza, unità la quale, nello spazio ad essa assegnato e secondo le sue peculiari doti, tende, mediante la collaborazione dei diversi ceti e professioni, agli eterni e sempre nuovi fini della cultura e della religione; difenda la indissolubilità del matrimonio; dia alla famiglia, insostituibile cellula del popolo, spazio, luce, respiro, affinchè possa atten- 20 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale dere alia missione di perpetuare nuova vita e di educare i figli in uno spirito, corrispondente alle proprie vere convinzioni religiose; conservi, fortifichi o ricostituisca, secondo le sue forze la propria unità economica, spirituale, morale e giuridica : curi che i vantaggi materiali e spirituali della famiglia vengano partecipati anche dai domestici ; pensi a procurare ad ogni famiglia un focolare, dove una vita familiare, san& materialmente e moralmente, riesca a dimostrarsi nel suo vigore e valore; curi che i luoghi di lavoro e le abitazioni non siano così separati, da rendere il capo di famiglia e l'educatore dei figli quasi estraneo alla propria casa; curi soprattutto, che tra scuole pubbliche e famiglia rinasca quel vincolo dì fiducia e di mutuo aiuto, che in altri tempi maturò frutti così benefìci, e che oggi è stato sostituito da sfiducia colà ove la scuola, sotto l'influsso o il dominio dello spirito materialistico, avvelena e distrugge ciò che i genitori avevano istillato nelle anime dei figli. 3° Dignità e prerogative del lavoro 3) Ohi vuole che la stella della pace spunti e resti sulla società, dia al lavoro il posto da Dio assegnatogli fin dal principio. Come mezzo indispensabile al dominio del mondo, voluto da Dio per la sua gloria, ogni lavoro possiede una dignità inalienabile, e in pari tempo un intimo le- game col perfezionamento della persona ; nobile dignità e prerogativa del lavoro, cui in verun modo non avviliscono la fatica e il peso, che sono da sopportarsi come effetto -del peccato originale, in ubbidienza e sommissione alla volontà di Dio. Chi conosce le grandi Encicliche dei Nostri Predecessori ei Nostri precedenti Messaggi non ignora che la Chiesa non esita a dedurre le conseguenze pratiche, derivanti dalla nobiltà morale del lavoro, e ad appoggiarle con tutto il nome della sua autorità. Queste esigenze comprendono, oltre ad un salario giusto, sufficiente alle necessità dell'operaio e della famiglia, la conservazione ed il perfezionamento di un ordine sociale, che renda possibile una sicura, se pur modesta proprietà privata a tutti i ceti del popolo, favorisca una formazione superiore per i figli delle classi operaie particolarmente dotati di intelligenza e di buon volere, promuova la cura e l'attività pratica dello spirito sociale nel vicinato, nel paese, nella provincia, nel popolo e nella nazione, che, mitigando i contrasti di interessi e di classe, toglie agli operai il sentimento della segregazione con l'esperienza confortante di una solidarietà genuinamente umana e cristianamente fraterna. Il progresso e il grado delle riforme sociali improrogabili dipende dalla potenza economica delle singole nazioni. Solo con uno scambio di Acta Pii Pp. XII forze, intelligente e generoso, tra forti e deboli sarà possibile a compiersi una pacificazione universale in maniera che non restino focolai di incendio e di infezione, da cui potrebbero originarsi nuove sciagure. Segni evidenti inducono a pensare, che nel fermento di tutti i pregiudizi e i sentimenti di odio, inevitabili ma tristi parti di questa acuta psicosi bellica, non sia spenta nei popoli la coscienza della loro intima reciproca dipendenza nel bene e nel male, che anzi sia divenuta più viva e attiva. Non è forse vero che sempre più chiaramente pensatori profondi vedono, nella rinunzia all'egoismo e all'isolamento nazionale, la via di salvezza generale, pronti come sono a domandare ai loro popoli una parte gravosa di sacrifìci, necessari per la pacificazione sociale in altri popoli? Possa questo Nostro Messaggio natalizio, diretto a tutti coloro che sono animati da buona volontà e cuore generoso, incoraggiare e aumentare le schiere della Crociata sociale presso tutte le Nazioni ! E voglia Dio concedere alla loro pacifica bandiera la vittoria, di cui è degna la loro nobile intrapresa ! 4° Reintegrazione dell'ordinamento giuridico 4) Chi vuole che la stella della pace spunti e si fermi sulla vita sociale, collabori ad una profonda reintegrazione dell'ordinamento giuridico. Il sentimento giuridico di oggi è spesso alterato e sconvolto dalla proclamazione e dalla prassi di un positivismo e di un utilitarismo ligi e vincolati al servizio di determinati gruppi, ceti e movimenti, i cui programmi tracciano e determinano la via alla legislazione e alla pratica giudiziale. Il risanamento di questa situazione diventa possibile a ottenersi, quando si ridesti la coscienza di un ordinamento giuridico, riposante nel sommo dominio di Dio e custodita da ogni arbitrio umano ; coscienza di un ordinamento che stenda la sua mano protettrice e punitrice anche sugli inobliabili diritti dell'uomo e li protegga contro gli attacchi di ogni potere umano. Dall'ordinamento giuridico voluto da Dio promana l'inalienabile diritto dell'uomo alla sicurezza giuridica, e con ciò stesso ad una sfera concreta di diritto, protetta contro ogni arbitrario attacco. Il rapporto dell'uomo verso l'uomo, dell'individuo verso la società, verso l'autorità, verso i doveri civili, il rapporto della società e dell'autorità verso i singoli debbono essere posti sopra un chiaro fondamento giuridico e tutelati, al bisogno, dall'autorità giudiziaria. Ciò suppone : a) un tribunale e un giudice, che prendano le direttive da un diritto chiaramente formulato e circoscritto; Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale b) chiare norme giuridiche, che non possano essere stravolte con abusivi richiami ad un supposto sentimento popolare e con mere ragioni di utilità; c) riconoscimento del principio che anche lo Stato e i funzionari e le organizzazioni da esso dipendenti sono obbligati alla riparazione e al ritiro di misure lesive della libertà, della proprietà, dell'onore, dell'avanzamento e della salute dei singoli. 5° Concezione dello Stato secondo lo spirito cristiano 5) Chi vuole che la stella della pace spunti e si fermi sulla società umana, collabori al sorgere di una concezione e prassi statale, fondate su ragionevole disciplina, nobile umanità e responsabile spirito cristiano; aiuti a ricondurre lo Stato e il suo potere al servizio della società, al pieno rispetto della persona umana e della sua operosità per il conseguimento dei suoi scopi eterni; si sforzi e adoperi a sperdere gli errori, che tendono a deviare dal sentiero morale lo Stato e il suo potere e a scioglierli dal vincolo eminentemente etico, che li lega alla vita individuale e sociale, e a far loro rinnegare o ignorare praticamente l'essenziale dipendenza, che li unisce alla volontà del Creatore ; promuova il riconoscimento e la diffusione della verità,.che insegna, anche nel campo terreno, come il senso profondo e l'ultima morale e universale legittimità del u regnare » è il « servire ». Considerazioni sulla guerra mondiale e sul rinnovamento della società Diletti figli! Voglia Dio che, mentre la Nostra voce arriva al vostro orecchio, il vostro cuore sia profóndamente scosso e commosso dalla serietà profonda, dall'ardente sollecitudine, dalla scongiurante insistenza, con cui Noi vi inculchiamo questi pensieri, che vogliono essere un appello alla coscienza universale e un grido di raccolta per tutti quelli che sono pronti a ponderare e misurare la grandezza della loro missione e responsabilità dalla vastità della sciagura universale. Gran parte della umanità, e, non rifuggiamo dall'affermarlo, anche non pochi di coloro che si chiamano cristiani, entrano in certa guisa nella responsabilità collettiva dello sviluppo erroneo, dei danni e della mancanza di altezza morale della società odierna. Questa guerra mondiale, e tutto ciò che le si connette, si tratti dei precedenti remoti o prossimi, o dei suoi procedimenti ed effetti mate- Acta Pii Pp. XII riali, giuridici e morali, che altro rappresenta se non lo sfacelo, inaspettato forse agl'inconsiderati, ma intuito e deprecato da coloro i quali penetravano a fondo col loro sguardo in un ordine sociale, che dietro l'ingannevole volto o la maschera di formóle convenzionali nascondeva la sua debolezza fatale e il suo sfrenato istinto di guadagno e di potere? Ciò che in tempi di pace giaceva compresso, al rompere della guerra scoppiò in una trista serie di azioni, contrastanti con lo spirito umano e cristiano. Le convenzioni internazionali per rendere meno disumana la guerra, limitandola ai combattenti, per regolare le norme dell'occupazione e della prigionia dei vinti, rimasero lettera morta in vari luoghi; e chi mai vede la fine di questo progressivo peggioramento? Vogliono forse i popoli assistere inerti a così disastroso progresso? 0 non debbono piuttosto, sulle rovine di un ordinamento sociale, che ha dato prova così tragica della sua inettitudine al bene del popolo, riunirsi 1 cuori di tutti i magnanimi e gli onesti nel voto solenne di non darsi riposo, finché in tutti i popoli e le nazioni della terra divenga legione la schiera di coloro, che, decisi a ricondurre la società all'incrollabile centro di gravitazione della legge divina, anelano al servizio della persona e della sua comunanza nobilitata in Dio ? Questo voto l'umanità lo deve agl'innumerevoli morti, che giacciono sepolti nei campi di guerra : il sacrificio della loro vita nel compimento del loro dovere è l'olocausto per un nuovo migliore ordine sociale. Questo voto l'umanità lo deve all'infinita dolente schiera di madri, di vedove e di orfani, che si son veduti strappare la luce, il conforto e il sostegno della loro vita. ~ Questo voto l'umanità lo deve a quegrinnumerevoli esuli che l'uragano della guerra ha spiantati dalla loro patria e dispersi in terra straniera ; i quali potrebbero far lamento col Profeta : « Hereditas nostra versa est ad alienos, domus nostrae ad extraneos». 7 Questo voto l'umanità lo deve alle centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento. Questo voto l'umanità lo deve alle molte migliaia di non combattenti, donne, bambini, infermi e vecchi, a cui la guerra aerea, — i cui orrori Noi già fin dall'inizio più volte denunziammo, -r~ senza discernimento o con insufficiente esame, ha tolto vita, beni, salute, case, luoghi di carità e di preghiera. 7 IEB., Lam. 5, 2. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale Questo voto l'umanità lo deve alla fiumana di lagrime e amarezze, al cumulo di dolori e tormenti, che procedono dalla rovina micidiale dell'immane conflitto e scongiurano il cielo, invocando la discesa dello Spirito, che liberi il mondo dal dilagare della violenza e del terrore. Invocazione al Redentore del mondo E dove potreste voi deporre con più tranquilla sicurezza e fiducia e con fede più efficace questo voto per il rinnovamento della società, se non ai piedi del « desideratus cunctis gentibus », che giace davanti a noi nel presepio in tutto l'incanto della sua dolce umanità di Pargolo, ma anche nell'attrattiva commovente della sua incipiente missione redentrice? In qua! luogo potrebbe questa nobile e santa crociata per la purificazione ed il rinnovamento della società avere consacrazione più espressiva e trovare stimolo più efficace che a Betlemme, dove nell'adorabile mistero dell'Incarnazione apparve il nuovo Adamo, alle cui fonti di verità e di grazia conviene in ogni modo che l'umanità attinga l'acqua salutare, se non vuole perire nel deserto di questa vita ? « De plenitudine eius nos omnes 8 accepimus » . La sua pienezza di verità e di grazia, come da venti secoli, si riversa anche oggi sull'orbe con forza non diminuita; più potente delle tenebre è la sua luce, il raggio del suo amore più valido dell'agghiacciante egoismo, che rattiene tanti uomini dal crescere ed eccellere nel loro essere migliore. Voi, volontari crociati di una nuova nobile società, alzate il nuovo labaro della rigenerazione morale e cristiana, dichiarate lotta alle tenebre della defezione da Dio, alla freddezza della discordia fraterna; lotta in nome d'una umanità gravemente inferma e da sanare in nome della coscienza cristianamente elevata. La Nostra benedizione e il Nostro paterno augurio e incoraggiamento sia colla vostra generosa intrapresa, e perduri con tutti coloro che non rifuggono dai duri sacrifici, armi più che il ferro potenti a combattere il male, di cui soffre la società. Sulla vostra crociata per un ideale sociale, umano e cristiano, splenda consolatrice ed incitatrice la stella che brilla sulla grotta di Betlemme, astro augurale e perenne dell'era cristiana. Alla sua vista attinse, attinge e attingerà forza ogni cuore 9 fede: « Si consistant adversus me castra... in hoc ego sperano». Dove questa stella risplende, è Cristo: « Ipso ducente, non errabimus; per ipsum ad ipsum eamus, ut cum nato hodie puero in perpetuum gaudeamus». 10 * IOAN. 1, 16. 9 1 0 Ps. S. 26, 3 AUGUSTIN., Sermo m, c. 4 ; MIGNE, PL, t. 38 col. 1007. Suprema Sacra Congregatio S. Officii ACTA SS. CONGREGATIONUM SUPREMA SACRA CONGREGATIO S. OFFICII DECRETUM PROSCRIPTIO LIBRI Feria IV, die 20 ianuarii 1943 In generali consessu Supremae Sacrae Congregationis Sancti Officii Emi ac Revmi Domini Cardinales rebus fidei ac morum tutandis praepositi, audito R R . D D . Consultorum voto, damnarunt atque in Indicem librorum prohibitorum inserendum mandarunt librum qui inscribitur: STSPHANOS JOHANNES, Christliche Einheit im Zeichen des Kreuzes. Et sequenti feria V, die 21 eiusdem mensis et anni, Ssmus D. N..Pius divina Providentia Papa X I I , in solita audientia Excmo ac Revmo D. Adsessori Sancti Officii impertita, relatam Sibi Emorum Patrum resolutionem adprobavit, confirmavit et publicari iussit. Datum Romae, ex Aedibus Sancti Officii, die 26 Ianuarii 1943. Ioannes Pepe, Supr. S. Congr. Sancti Officii Notario*. SACRA CONGREGATIO PROPAGANDA FIDE i PROVISIO E C C L E S I A R U M Singulis, ut infra, datis decretis Sacri Consilii Christiano Nomini propagando, Ssmus D. N. Pius divina Providentia Papa X I I dignatus est sequentes providere Ecclesias, nimirum : die 6 Septembris 1942. — Titulari episcopali Ecclesiae Bendensi praefecit Exc. P. D. Mauritium Bernardum Despatures, hactenus Episcopum Bangalorensem. die 15 Octobris. — Cathedrali Ecclesiae Bangalorensi Exc. P. D. Thomam Pothakamuri, hactenus Episcopum Gunturensèm. '26 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale die 10 Novembris. — Titulari episcopali Ecclesiae Colbasensi R. D. Paulum Eo seu Okamoto, sacerdotem cleri saecularis coreani, quem V i carium Apostolicum de Seul seu Keijo constituit. — Titulari episcopali Ecclesiae Sufetanae R. D. Irenaeum Kyûbei Hayasaka, e clero saeculari dioecesis Sendaiensis. die 17 Decembris. — Archiepiscopali Ecclesiae Hobartensi R. D. Er nestum Tweedy, dioecesis Maitlandensis presbyterum. die 18 Decembris. — Titulari episcopali Ecclesiae Rhosiensi R. P. Marcum Lacroix, O. M. I., quem Vicarium Apostolicus Sinus de Hudson constituit. die 12 Ianuarii 1943. — Titulari episcopali Ecclesiae Baretensi R. D. Hugonem O'Neill, e clero saeculari, quem constituit Coadiutorem cum iure successionis Exc. P. D. Iacobi Whyte, Episcopi Dunedinensis. — Titulari episcopali Ecclesiae Serteitanae R. D. Thomam Niu, cleri in digenae sacerdotem, quem vicarium Apostolicum de Yangku constituit. — Titulari episcopali Ecclesiae Matarinae in Proconsulari R. P. Laurentium Déprimoz, Missionariorum Africae sodalem, quem constituit Coadiutorem cum iure successionis Exc. P. D. Leonis Classe, Vicarii Apostolici de Ruanda. — Titulari episcopali Ecclesiae Neptensi R. P. Thomam Hughes, Societatis pro Missionibus ad Afros presbyterum, quem Vicarium Apostolicum Ondo-Ilorinensem constituit. die 13 Ianuarii. — Titulari episcopali Ecclesiae Soranae R. P. Alfonsum Escalante, e Societate de Maryknoll pro Missionibus exteris, quem Vicarium Apostolicum de Pando constituit. II NOMINATIO Litteris Apostolicis die 10 mensis Novembris a. 1942 datis, Ssmus D. N. Pius div. Prov. Papa X I I Exc. P. D. Thomam Tien, Episcopum titularem Ecclesiae Ruspensis et hactenus Vicarium Apostolicum de Yangku, dignatus est Vicarium Apostolicum de Tsingtao constituere. III DECLARATIO IURISDICTIONIS Congregatio religiosa iuris pontificii cui nomen «Ordo Sororum a Ssmo Salvatore et a S. Birgitta», Sacri Consilii Christiano Nomini Propagando decreto, die 2 mensis Decembris anni 1942 dato, eiusdem S. Dicasterii iurisdictioni proxime subiicitur. Sacra Congregatio Rituum 27 SACRA CONGREGATIO RITUUM BUREMUNDEN. BEATIFICATIONIS ET CANONIZATIONIS SERVI DEI ARNOLDI JANSSEN, FUNDATORIS SOCIETATIS VERBI DIVINI NEC NON DUARUM CONGREGATIONUM MISSIONALIS SERVARUM SPIRITUS SANCTI ET SERVÁRUM SPIRITUS SANCTI DE ADORA- TIONE PERPETUA. S U P E R DUBIO An signanda sit Commissio Introductionis Causae in casu et ad effectum de quo agitur. Lamentabilis vox: Sitio, quam pendens in cruce Dominus emisit, animarum salutis sitim significans, qua vehementius corporali acerbissima siti urebatur, stimulo fuit apostolis innumerisque per sequentia saecula verbi divini praeconibus, eorumque adiutoribus, ut, nullis praepediti difficultatibus, omneque genus incommodis vitaeque periculis spretis, usque ad extremos orbis terrae fines ad Evangelium praedicandum animasque ad Christum adducenda s generose accurrerent. Divina hac voce permoti Romani Pontifices mirabile Pontificium Collegium Urbanum de Propaganda Fide fundaverunt, in quo clerici, e quacumque seu infidelium seu eterodoxorum regióne oriundi, fraterna consuetudine viventes, ad missionale ministerium, quasi sub eorum oculis, alma in hac Urbe instituerentur. Sacram quoque Cardinalium Congregationem constituerunt, « Quae missionibus ad praedicandum Evangelium et catholicam doctrinam praeest» (Cod. I. C.,.252 § 1). Eodem sensu, divino instinctu impulsi, sancti Augustinus, Bonifatius Ansearius, Cyrillus et Methodius aliique varias Europae regiones ad fidem catholicam praedicandam peragrarunt. Saeculo xra Sancti Franciscus et Dominicus, saeculo x vi Ignatius aliique deinceps suos alumnos ad infideles remotiorum regionum miserunt : elapso autem saeculo plurimae missionales Congregationes utriusque sexus sunt constitutae. Quas inter dignae quae memorentur sunt : Societas Verbi Divini, utque duplex Congregatio Servarum Spiritus Sancti quas Famulus Dei Arnoldus Janssen fundavit, de cuius vita congruum est vel breviter aliquid delibare. 28 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale Goch, dioecesis Monasteriensis oppidum, in Germania, pii coniuge» Gerardus Janssen et Catharina Wellesen incolebant, quibus tenuis quidem erat conditio, sed eorum christianae virtutes in exemplum efferebantur; et quidem merito. Pater enim cisarius et agricola, in plaustro iter agens, orationi, rosarii praesertim recitationi, instabat; mater vero « mater orans » vocabatur. Hi undecim genuere filios, quos sancte educa verunt. Hos inter Arnoldus eminuit, qui die 5 Novembris mensis anno Domini 1837 natus est eodemque die per sacras baptismi aquas renatus. Eluxit statim in puero egregia indoles, angelica innocentia, verecunda modestia, pietas eximia, quae virtutum germina, sollicita parentum cura diligenter excoluit. Annales Operis a Propagatione Fidei, quos pater coram filiis legere solebat, Arnoldus cupide auscultabat : quae auscultatio, quasi semen in fertili agro paullatim succrescens, eum missionalis societatis fundatorem fore portendit. Duodennis ad sacram synaxim primitus accessit. Mature ad Sacerdotium se sensit a Deo vocatum; quam gratiam iugibus precibus sartam tectamque servavit. Parvum episcopale Seminarium in urbe Gaesdonck prius, Borromaeum Collegium in urbe Monasteriensi postea, dein studiorum universitatem Bonnensem et Academiam Monasteriensem celebravit, in qua professoris diplomate insignitus est. In Seminario denique Monasteriensi theologicis disciplinis excultus, ad sacrum presbyteratus ordinem, die B. M. V. in caelum Assumptae sacro, anno 1861 fuit promotus, statimque docendi atque Rectoris adiutoris in publicis oppidi Bocholt scholis munere cum laude functus est, insimulque sacris ministeriis impigre se addixit. Pium Opus ab Orationis Apostolatu in multis Germaniae paroeciis flagranti studio propagavit; multis libellis editis, actione atque praedicatione saluberrimam hanc erga Sacrum Cor Iesu religionem diffudit. Verum totum hoc non satis ei erat. Aeterna salus infidelium populorum, quibus Christus nunquam evangelizatas est, Servum Dei impulit ad domum missionalem constituendam, ex qua sacerdotes, congrue formati ad praedicandum Evangelium, ad exteras regiones proficiscerentur. Quoniam autem in Germania contra catholicam Ecclesiam insectario sub « Kulturkampf» nomine dire saeviebat, domum hanc anno 1S75 in oppido Steyl in Hollandia, intra Ruremundensis dioecesis fines, fundavit; in qua, non sine R. P. D. Timoleonis Raimondi, Vicarii Apostoflici de Hong-Kong, e Mediolanensi Instituto Ss. Ambrosii et Caroli, in- Sacra Congregatio Rituum 29 citamento, Ioanne Augusto Paredis, Ruremondensi Episcopo, approbante, Societas Verbi Divini sortita est incunabula. Insuper, ut missionalibus viris efficax adiutorium pro puellarum educatione feminarumque institutione ipse praeberet, Congregationem Missionalem constituit Servarum Spiritus Sancti; ut autem simul missionalia opera divinae gratiae auxiliis plenius ditarentur, aliam Congregationem Servarum Spiritus Sancti de adoratione perpetua pariter constituit. Anno 1879 primos missionales ad Sinas, sequentibus vero annis in alias totius mundi plagas misit. Interim quinque domos in Europa, unam vero in Chicagiensi dioecesi fundavit, in quibus candidati ad missiones pietate et congrua scientia formarentur. Innumerae difficultates ei obstiterunt, multos quoque gravissimosque animi dolores est passus : sed omnia fortiter tulit et superavit -, Deo confisus, qui eius virtutes, quasi aurum igne, tribulationibus probavit, eiusque operi munifice et magnifice benedixit. Societas ad Apostolica Sede a. 1901 decretum, quod vocant, laudis, definitivam vero approbationem a. 1910, paucos post menses ab Arnoldi morte, obtinuit. Ambae quoque Servarum Spiritus Sancti Congregationes approbationem sunt assecutae. Ut regnum Dei magis magisque amplificaretur atque firmaretur, domum Steylensem, ut in ea spiritualia exercitia fierent, omnibus patere voluit; tanta autem fuit hominum frequentia, ut, quamdiu ipse vixit, quinque millia quadringenti viginti sacerdotes, plus quam quadraginta millia laicorum ex quibus fere octo millia ludi magistrorum, ibi piis exercitationibus animos recrearunt. Tot tantisque cumulatus meritis, apoplectico morbo attactus, lucidae tamen mentis compos manens, in osculo Domini die 15 Ianuarii mensis a. D. 1909 supremum diem obiit. Eum Servus Dei Pius Papa X sanctum dixerat, idem iudicium plures ediderunt Cardinales, Episcopi, clerus ac populus. Quare annis Î 935-37 Ordinaria auctoritate Ruremundae seu super sanctitatis fama, seu super scriptis, seu super cultu prohibita nunquam praestito constructus est processus, atque per Rogatoriales litteras in Curiis Romana, Vindobonensi, Bonaerensi, Chicagiensi et Ienchowfuensi inquisitiones sunt peractae. Plures interim Summo Pontifici postulatoriae litterae sunt oblatae, Causae Beatificationis Introductionem expetentes, ex quibus quinque Cardinalium, nec non Archiepiscoporum et Episcoporum Germaniae, qui apud Fuldam conventum habuerunt, aliorumque ex Hungaria, Hollandia, Romania, Foederatis Statibus borealis Americae cum Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 30 Apostolico Delegato, Portorico, Argentina, Brasilia, Paraquaria. Uraquaria, Iaponia, Sinis; Generalium Moderatorum seu Ordinum seu Congregationum, Capituli Cathedralis Ruremundensis, Excmi Gulielmi Miklas Austriacae reipublicae Praesidis, nonnullorum Virorum Princi pum. Directoris Equitum Columbi, Societatis « Catholic Church Extension» plurimorumque aliorum. Die 22 Novembris mensis a. 1 9 3 9 S. R. C. decretum edidit, statuens, scriptis Servi Dei perpensis, nihil obstare quominus ad ulteriora procedi posset. Instante itaque Rmo D. Godefrido Groessl, e Societate Verbi Divini, Causae Postulatore, servatis omnibus de iure servandis, subscriptus Cardinalis S. R. C. Praefectus atque Causae Ponens seu Relator, in Ordinario Sacrae huius Congregationis coetu die 7 Iulii mensis habito, dubium proposuit discutiendum: An signanda sit Commissio Intro- ductionis Causae in casu et ad effectum, de quo agitur, atque de ea de more retulit. Emi ac Rmi Patres Cardinales, audita relatione, auditis quoque Officialium Praelatorum suffragiis, nec non R. P. D. Salvatóre Natucci, Fidei Promotore generali, respondere censuerunt : Affirmative, nempe: Signandam esse Commissionem Introductionis Causae, si Ssmo placuerit. Facta autem Beatissimo Patri per infrascriptum Cardinalem Praefectum relatione die 10 eiusdem mensis, Emorum Patrum ratum habens, Sanctitas Sua, rescriptum Commissionem Introductionis Causae Servi Dei Arnoldi Janssen Sua manu signare dignata est. Datum Romae, die 10 Iulii a. D. 1 9 4 2 . £g O. Card. SALOTTI, Episc. Praen., Praefectus. h. $ S. A. Carinci, Secretarius. Sacra- Romana Rota 31 ACTA TRIBUNALIUM SACRA ROMANA ROTA I Citationes edictàles ALBAE JULIEN. NULLITATIS MATRIMONII (ABRAHAM-BARANYIKOVA) Cum ignoretur locus actualis commorationis Dfiae Borbalae Baranyikova, in causa conventae, eandem citamus ad comparendum, sive per se sive per procuratorem legitime constitutum, in Sede Tribunalis S. R. Rotae (Roma, Piazza e Palazzo della Cancelleria) die 30 martii 1943, hora 10, ad concordandum de dubio disputando, vel infrascripto subscribendum, et ad diem designandam, qua habebitur Turnus Rotalis pro causae definitione: An constet de matrimonii nullitate in casu. Ordinarii locorum, parochi, sacerdotes et fideles quicumque notitiam habentes de loco commorationis praedictae Borbalae Baranyikova, curare debent, ut de hac edictali citatione ipsa moneatur. * Ioannes Teodori, Ponens. Ex Cancellaria Tribunalis S. R. Rotae, die 2 ianuarii 1943. Ioannes M. Pinna, Notarius. * Etant inconnu le lieu de la demeure actuelle de Mme Borbale Baranyikova, défenderesse en cette cause, nous la citons à comparaître, par propre personne ou par un procureur légitimement constitué, au siège du Tribunal de la S. Rote Romaine (Roma, Palazzo della Cancelleria) le 30 mars 1943, à 10 heures, pour concorder ou souscrire le doute ci-dessus rapporté, et fixer le jour de la décision de la cause devant la Rote. Conste-t-iî de la nullité du mariage dans le cas? Les Ordinaires des lieux, les curés, les prêtres, les fidèles ayant connaissance du lieu de la résidence de la dite Borbale Baranyikova devront, dans la mesure du possible, l'avertir rie la présente citation. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale $2 II CBACOVIEN. NULLITATIS MATRIMONII (BACHULA-CIELUCH) Cum ignoretur locus actualis commorationis Dfli Vendelini Cieluch, in causa conventi, eundem citamus ad comparendum, sive per se sive per procuratorem legitime constitutum, in sede Tribunalis S. R. Rotae (Roma, Piazza e Palazzo della Cancelleria) die 30 martii 1943, hora 10,30, ad concordandum de dubio disputando, vel infrascripto subscribendum, et ad diem designandam, qua habebitur turnus Rotalis pro causae definitione : An constet de matrimonii nullitate in casu. Ordinarii locorum, parochi, sacerdotes et fideles quicumque notitiam habentes de loco commorationis praedicti Vendelini Cieluch, curare debent, ut de hac edictali citatione ipse moneatur. * Ioannes Teodori,--.,Ponens. Ex Cancellaria Tribunalis S. R. Rotae, die 2 ianuarii 1943. Ioannes M. Pinna, Notarius. * Etant inconnu le lieu de la demeure actuelle de M. Vendelin Oieluch, défendeur en cette cause, nous le citons à comparaître, par propre personne ou par un procureur légitimement constitué, au siège du Tribunal de la S. Rote Romaine (Roma, Palazzo della Cancelleria) le 30 mars 1943 à 10 heures et demie, pour concorder ou souscrire le doute ci-dessus rapporté, et fixer le jour de la décision de la cause devant la Rote. Conste-t-il de la millité du mariage dans le cas? Les Ordinaires des lieux, les curés, les prêtres, les fidèles ayant connaissance du lieu de la résidence du dit M. Vendelin Cieluch devront, dans la me sure du possible, l'avertir de la présente citation. Ari. et vol. XXXV 19 Februarii 1943 (Ser. n, v. X) -Num. 2 ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE ACTA TRIBUNALIUM SACRA ROMANA ROTA i Causae quae in Tribunali Sacrae Romanae Rotae actae sunt anno 1942, quarum definitiva sententia editur tantum in parte dispositiva. I. ROMANA. - I U R I U M ET DAMNORUM. Turnus Rotalis: A. Wynen, Ponens, G. Heard, S. Janasik. Promotor Iustitiae: Advocati: C. I. Pendola. Bernardini, pro actore; H. Benvignati, pro convento. Dubium: « An sententia Rotalis diei 26 Iulii 1940 sit confirmanda, vel infirmanda, in casu ». Sententia diei 5 Ianuarii : « Infirmandam esse, seu non constare de iniuria neque de diffamatione, in casu ». II. PARENTINA. - N U L L I T A T I S MATRIMONII ex capite vis et metus. Turnus Rotalis: O. Pecorari, Ponens, H. Caiazzo, F. Roberti. Vinculi Defensor deputatus: Advocatus I. M. Casoria. ex mandato gratuiti patrocinii: I. Benedetti. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 7 Ianuarii: III. metus «Negative». SANCTI H I P P O L Y T I . — N U L L I T A T I S et ignoratae MATRIMONII ex capite vis et naturae matrimonii. Turnus Rötalis: I. Grazioli, Decanus, Ponens, A. Jullien, H. Quattrocolo. ACTA, v o l . X, n. 2. — 1 9 - 2 943. 3 34 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale Vinculi Defensoris Substitutus: I. Stella. Advocati ex mandato gratuiti patrocinii: I. Kauer, F. Della Rocca. Dubium: « An sententia Rotalis diei 14 Martii 1935 sit confirmanda, vel infirmanda, in casu ». Sententia diei 12 Ianuarii : « Confirmandam esse, ideoque non constare de matrimonii nullitate, in casu». IV. POSNANIEN. - NULLITATIS Turnus Rotalis: H. Quattrocolo, Ponens, A. Vinculi Defensor deputatus: Advocatus ex ex capite vis et metus. MATRIMONII mandato I. M. gratuiti Wynen, G. Heard. Casoria. patrocinii: H. Napoleoni. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 14 Ianuarii : V. VILNBN. - NULLITATIS Turnus Rotalis: Vinculi MATRIMONII S. Janasik, Defensoris Advocatus « Affirmative ». capite vis et metus. Ponens, A. Substitutus: ex mandato ex I. Canestri, I. Teodori. Stella. gratuiti patrocinii: C. Da Silva. Dubium: « An constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 15 Ianuarii : VI. "^VESTMONASTERIEN. «Affirmative». - N U L L I T A T I S MATRIMONII ob conditionem ap- positam. Turnus Rotalis: G. Vinculi Defensor Heard, deputatus: Ponens, S. Janasik, S. M. A. Canestri. Vitale. Advocatus: H. Ben vignati. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 24 Ianuarii : VII. « Affirmative ». ex capite vis et metus. SENOGALLIEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII Turnus Rotalis: H. Vinculi Quattrocolo, Defensor deputatus: Advocatus ex mandato A. gratuiti Ponens, A. a Wynen, G. Heard. Langasco. patrocinii: M. Mantovani. Dubium: « An constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 4 Februarii: VIII. «Négative». TERGESTINA. - N U L L I T A T I S MATRIMONII Turnus Rotalis: Vinculi G. Heard, Defemor deputatus: Advocatus ex mandato Panem, I. gratuiti M. S. -ex capite vis et rfyetus. Janasik, A. Canestri. Casoria. patrocinii: F. Cartoni. Dubium: « An constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 7 Februarii : « Affirmative ». Sacra Romana Rota 35 ex capite vis et metus. I X . TERGESTINA. - N U L L I T A T I S MATRIMONII Turnus Rotalis: H. Vinculi Defensor Advocatus Caiazzo, deputatus: ex mandato Ponens, F. P. M. Roberti, A. Fidecicehi. Rutten. gratuiti patrocinii: P. A. D'Avack. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 14 Februarii : « Negative ». X . DUBLINEN. - NULLITATIS ex capite vis et metus. MATRIMONII Turnus Rotalis: A. Wynen, Ponens, G. Heard, S. Janasik. Vinculi Defensor deputatus: Advocatus ex mandato I. M. gratuiti Pinna. patrocinii: E. Rufftni. Dubium: « An sententia Rotalis diei 3 Augusti 1939, quoad caput vis et metus, sit confirmanda, vel infirmanda, in casu ». Sententia diei 24 Februarii : « Confirmandam esse, idest constare de matrimonii nullitate, in casu». X I . ROMANA. - NULLITATIS MATRIMONII ex capite vis et metus. Turnus Rotalis: C. Pecorari, Ponens, H. Caiazzo, F. Roberti. Vinculi Substitutus: Defensoris Advocatus ex mandato A. gratuiti Del Corpo. patrocinii: C. Bernardini. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 25 Februarii : « Negative ». X I I . FLORENTINA. - NULLITATIS MATRIMONII ob impotentiam viri et DISPENSATIONIS SUPER RATO. Turnus Rotalis: A. Vinculi Defensor Advocatus: A. Canestri, Ponens, I. deputatus: I. Teodori, C. Pecorari. Moretti. Capalti. Dubia: I. ( t A n constet de nullitate matrimonii, in casu»; et qua tenus negative: I I . « A n consilium praestandum sit Sanctissimo pro dispensatione super matrimonio rato et non consummato, in casu». Sententia diei 28 Februarii : XIII. appositae BURDIGALEN. et - invaliditatis « Negative ad Utrumque ». NULLITATIS MATRIMONII dùpenmtiorms saper ex capite conditionis impedimento disparitatis cultus. Turnus Rotalis: A. Wynen., Ponens, G. Heard, S. Janasik. Vinculi Defensor Advocatus: D. deputatus: I. Morétti. Lazzarato. Dubium: « An constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 3 Martii : « Affirmative ». 36 Acta Apostolicae SecUs - Commentarium Officiale XIV. TYRNAVIEN. - NULLITATIS ex capite defectus con- MATRIMONII sensus. Turnus Rotalis: H. Quattrocolo, Ponens, A. Wynen, G. Heard. Vinculi Defensor Advocatus ex deputatus: mandato I. Moretti. gratuiti patrocinii: E. Ruffini. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 4 Martii : « Negative ». XV. M O N T I S R E G A L I S . - N U L L I T A T I S MATRIMONII et simulati consensus et DISPENSATIONIS SUPER ex capite vis et metus RATO. Turnus Rotalis: I. Teodori, Ponens, C. Pecorari, H. Caiazzo. Vinculi Defensor Advocatus ex deputatus: mandato G. Oesterle. gratuiti patrocinii: I. Benedetti. Dubia: I. « An constet de nullitate matrimonii, in casu »; et quatenus negative : I I . « An consilium praestandum sit Sanctissimo pro dispensatione super matrimonio rato et non consummato, in casu ». Sententia diei 6 Martii : Ad I. « Negative ». Ad I I . « Affirmative ». XVI. DE GUADALAJARA. - NULLITATIS MATRIMONII ex capite vis et metus. Turnus Rotalis: I. Grazioli, Decanus, Ponens, A. Jullien, P, Brennan. Vinculi Defensor Advocatus ex Dubium: deputatus: mandato S. M. Vitale. gratuiti patrocinii: M. D'Alfonso. « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 6 Martii : « Affirmative ». XVII. WESTMONASTERIEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII boni sacramenti et ob exclusionem boni prolis. Turnus Rotalis: G. Heard, Ponens, S. Janasik, A. Canestri. Vinculi Defensoris Advocatus: H. Substitutus : A. Del Corpo. Graziani. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 7 Martii : XVIII. «Affirmative». SALISBURGEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII Turnus Rotalis: C. Vinculi Defensor Advocatus Dubium: ex Pecorari, Ponens, H. deputatus: mandato I. gratuiti ob defectum formae. Caiazzo, F. Roberti. Calvi. patrocinii: C. Da Silva. « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 11 Martii : « Negative ». Sacra Romana Rota XIX. ROMANA. - NULLITATIS 37 ex capite vis et metus. MATRIMONII Turnus Rotalis: A. Canestri, Ponens, I. Teodori, Vinculi Substitutus: Defensoris Advocatus: C. I. F. Roberti. Stella. Bernardini. Dubium: « An constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 14 Martii : XX. «Negative». MANILANA. - N U L L I T A T I S MATRIMONII Turnus Rotalis: H. Vinculi Defensor Advocatus Dubium: ex ob exclusum bonum prolis. Quattrocolo, Ponens, A. Wynen, deputatus: mandato F. G. Heard. Romita. gratuiti patrocinii: R. Romano. « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 18 Martii : «Negative». XXI. FERETRANA. - NULLITATIS MATRIMONII ex capite vis et metus. Turnus Rotalis: I. Grazioli, Decanus, Ponens, A. Jullien, H. Quattrocolo. Vinculi Defensor deputatus: I. Benedetti. Advocatus ex mandato gratuiti patrocinii: P. A. D'Avack. Dubium: « An sententia Rotalis diei 18 Iulii 1936 sit confirmanda, vel infirmanda, in casu ». Sententia diei 20 Martii : « Infirmandam esse, ideoque constare de matrimonii nullitate, in casu ». XXII. P I S A U R E N . - N U L L I T A T I S MATRIMONII ob exclusum bonum prolis. Turnus Rotalis: A. Wynen, Ponens, G. Heard, S. Janasik. Vinculi Defensor deputatus: Advocatus ex mandato A. a gratuiti Langasco. patrocinii: R. Szenwic. Dubium: « An constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 21 Martii: XXIII. MEDIOLANEN. «Negative». - NULLITATIS MATRIMONII ob exclusum bonum prolis. Turnus Rotalis: A. Wynen, Ponens, G. Heard, S. Janasik. Promotor Vinculi Iustitiae: Defensoris Advocatus: C. I. Pendola. Substitutus: A. Del Corpo. Corsanego. Dubium: « An constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 21 Martii : « Affirmative ». 38 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale XXIV. N . N. - NULLITATIS MATRIMONII ex capite impotentiae mu- lieris. Turnus Rotalis: Vinculi H. Defensor Advocatus ex Caiazzo, Ponens, F. deputatus: mandato G. Roberti, A. Fidecicchi. Cesterie. gratuiti patrocinii: E. Ruffini. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 25 Martii : « Negative ». XXV. N . N . - N U L L I T A T I S MATRIMONII ob exclusum bonum prolis. Turnus Rotalis: A. Jullien, Ponens, H. Quattrocolo, A. Wynen. Vinculi Defensor Advocatus ex deputatus: mandato I. M. gratuiti Casoria. patrocinii: F. Cartoni. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 26 Martii : « Negative ». X X V I . R O M A N A . - N U L L I T A T I S MATRIMONII ex capite vis et metus et conditionis appositae. Turnus Rotalis: A , Vinculi Defensor Advocatus: C. Jullien, Ponens, H . Quattrocolo, A . Wynen. deputatus : E. Suárez. Bernardini. Dubia: I. « An admittenda sit nova iudicii instantia, ad tramitem can. 1989 et 1903, in casu »; et quatenus affirmative : I I . « An sententia Rotalis diei 13 Iulii 1940 sit confirmanda, ver infirmanda, in casu » ; I I I . (Vi Commissionis Pontificiae diei 11 iulii 1941:) « A n constet de nullitate matrimonii ex capite conditionis appositae et non verificatae, in casu ». Sententia diei 30 Martii : Ad I. « Negative ». Ad I I . « Provisum 0 in I . » . Ad I I I . « Negative ». X X V I I . Vic. A P . DB UGANDA. - N U L L I T A T I S MATRIMONII ob impotentiam viri et DISPENSATIONIS SUPER RATO. Turnus Rotalis: I. Vinculi Defensor Advocatus ex Teodori, deputatus: mandato Ponens, C. I. gratuiti Pecorari, H. Caiazzo. Calvi. patrocinii: M. D'Alfonso. Dubia: I. « An constet de nullitate matrimonii, in casu »; et quatenus negative : I I . « An consilium praestandum sit Sanctissimo pro dispensatione super matrimonio rato et non consummato, in casu ». Sententia diei 31 Martii: Ad I. « Negative ». Ad I I . « Affirmative, vetito viro transitu ad alias nuptias inconsulta Apostolica Sede ». 39 Sacra Romana Rota XXVIII. et ob conditionem appositam. Turnus Rotalis: A. Wynen, Ponens/G. Vinculi ex capite vis et metus SURRENTINA. - N U L L I T A T I S MATRIMONII Defensor deputatus: Advocatus: I. F. Heard, S. Janasik. Romita. Ojetti. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 9 Aprilis: XXIX. CLOYNEN. Vinculi Defensoris ex ex capite vis et metus. - N U L L I T A T I S MATRIMONII Turnus Rotalis: A. Advocatus «Negative». Jullien, Ponens, F. Substitutus: mandato A. Del Roberti, A. Fidecicehi. Corpo. gratuiti patrocinii: H. Napoleoni. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 13 Aprilis: « Affirmative ». XXX. N. N . - N U L L I T A T I S MATRIMONII ob impotentiam .wri et DISPEN- SATIONIS SUPER RATO. Turnus Rotalis: F. Roberti, Ponens, A. Fidecicehi, F. Brennan. Vinculi Defensoris Advocatus Substitutus: I. Stella. ex mandato gratuiti patrocinii: C. Bernardini. Dubia: I. « An constet de nullitate matrimonii, in casu»; et quatenus negative : I I . « A n consilium praestandum sit Sanctissimo pro dispensatione super matrimonio rato et non consummato, in casu». Sententia diei 14 Aprilis : Ad I. « Negative ». Ad I I . ((Affirmative, vetito viro transitu ad alias nuptias inconsulta Sede Apostolica ». XXXI. SALISBURGEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII ob exclusum "bonum prolis. Turnus Rotalis: A. Canestri, Ponens, I. Teodori, C. Pecorari. Vinculi Defensor deputatus: Advocatus: I. G. Cesterie. Benedetti. Dubium: « An constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 17 Aprilis : XXXII. «Negative». CONSENTINA. - N U L L I T A T I S MATRIMONII ex capite vis et metus. Turnus Rotalis: A. Wynen, Ponens, G. Heard, S. Janasik. Vinculi Defensoris Advocatus: H. Substitutus: I. Stella. Tupini. Dubium: « An sententia Rotalis diei 7 Maii 1940 sit confirmanda, vel infirmanda, in casu ». Sententia diei 21 Aprilis : « Infirmandam esse, ideoque constare de matrimonii nullitate, in casu ». Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 40 X X X I I I . INDIANOPOLITANI. - - N U L L I T A T I S MATRIMONII ob simulatum con- sensum. Turnus Rotalis: I. Teodori, Ponens, C. Pecorari, H. Gaiazzo. Vinculi Defensor deputatus: Advocatus eœ mandato I. M. Casoria. gratuiti patrocinii: C. Da Silva. Dubia: I. « An constet de nullitate matrimonii, in casu »; et quatenus negative : I I . « An consilium praestandum sit Sanctissimo pro dispensatione super matrimonio rato et non consummato, in casu ». Sententia diei 2 1 Aprilis: A d I . «Negative». A d I I . ((Affirmative ». XXXIV. ex capite vis et metus. TAURINEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII Turnus Rotalis: H. Caiazzo, Vinculi Defensor deputatus: Advocatus ex mandato Ponens, F. I. M. gratuiti Roberti, A. Fidecicchi. Casoria. patrocinii: I. Benedetti. Dubium: « An constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 22 Aprilis : « Negative ». XXXV. prolis et TAURINEN. - NULLITATIS ob MATRIMONII exclusionem boni boni sacramenti. Turnus Rotalis: Promotor G. Iustitiae: Heard, Ponens, S. I. Vinculi Defensor deputatus: Advocatus: C. Janasik, A. Canestri. Pendola. I. M. Casoria. Bernardini. Dubium: « An constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 23 Aprilis : XXXVI. « Negative ». NEOSOLIEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII Turnus Rotalis: A. Canestri, Vinculi Defensor Advocatus ex deputatus: mandato Ponens, I. I. gratuiti ex capite vis et metus. Teodori, C. Pecorari. Benedetti. patrocinii: I. Pacelli. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 24 Aprilis: «Affirmative». XXXVII. / I N S U L B N . - N U L L I T A T I S MATRIMONII Turnus Rotalis: H. Vinculi Defensor deputatus: Advocatus Dubium: Caiazzo, ex mandato Ponens, F. L. gratuiti ex capite vis et metus. Roberti, A. Fidecicchi. Koppert. patrocinii: H. Napoleoni. « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 6 Maii: «Negative». Saem Romana Rota X X X V I I I . N. N. - NULLITATIS 41 ob impotentiam viri et MATRIMONII DISPENSATIONIS SUPER RATO. Turnus Rotalis: I. Teodori, Ponens, G. Pecorari, H. Caiazzo. Y inculi Defensoris Substitutus: A. Del Corpo. Advocatus: C. Bernardini. Dubia: I. « An constet de nullitate matrimonii, in casu »; et quatenus negative : I I . « An consilium praestandum sit Sanctissimo pro dispensatione super matrimonio rato et non consummato, in casu ». Sententia diei 12 Maii : Ad I. « Negative ». Ad I I . « Affirmative ». XXXIX. N. N. — NULLITATIS ob impotentiam viri et MATRIMONII DISPENSATIONIS SUPER RATO. Turnus Rotalis: C. Pecorari, Ponens, H. Caiazzo, F. Roberti. Vinculi Defensor deputatus: I. M. Pinna. Advocatus: R. Romano. Dubia: I. « A n constet de matrimonii nullitate, in casu»; et quatenus negative : I I . « An consilium praestandum sit Sanctissimo pro dispensatione super matrimonio rato et non consummato in casu ». Sententia diei 20 Maii: Ad I. « Negative ». Ad I I . « Affirmative, vetito viro transitu ad alias nuptias inconsulta S. Sede». XL. POMPEIANA. - N U L L I T A T I S MATRIMONII O b clandestinitatem. Turnus Rotalis: I. Grazioli, Decanus, Ponens, A. Jullien. H. Quattrocolo. Vinculi Defensor: I. Trezzi. Advocati: C. Pacelli, I. B. Ferrata et I. Torre. Dubium: « An sententia Rotalis diei 30 Iulii 1941 sit Confirmanda, vel infirmanda, in casu». Sententia diei 25 Maii : « Infirmandam esse, ideoque constare de matrimonii nullitate, in casu ». XLI. TAURINEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII ob defectum consensus. Turnus Rotalis: I. Teodori, Ponens, C. Pecorari, H. Caiazzo. Promotor Iustitiae: Vinculi Defensoris I. Pendola. Substitutus: A. Del Corpo. Advocati: M. Zacchi, F. Della Rocca. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 26 Maii : « Negative ». XLII. ob DIVIONEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII exclusam indissolubilitatem. ex capite vis et metus et 42 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale Turnus Rotalis: S. Janasik, Ponens, A. Canestri, I. Teodori. Vinculi Defensor deputatus: R. Bidagor. Advocatus ex mandato gratuiti patrocinii: G. Da Silva. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 28 Maii : « Negative ». XLIII. ROMANA. ex capite vis et metus. - N U L L I T A T I S MATRIMONII Turnus Rotalis: A. Wynen, Ponens, G. Heard, Vinculi Defensoris Substitutus: A. Del S. Janasik. Corpo. Advocatus ex mandato gratuiti patrocinii: A. De Iorio. Dubium: « An sententia Rotalis diei 16 Novembris 1940 sit confirmanda, vel infirmanda, in casu». Sententia diei 2 Iunii: « Confirmandam esse, ideoque constare de matrimonii nullitate, in casu ». XLIV. COMEN. - NULLITATIS MATRIMONII ex capite defectus con- sensus. Turnus Rotalis: I. Teodori, Ponens, C. Pecorari, H. Caiazzo. Vinculi Defensoris Advocatus ex Substitutus : mandato gratuiti I. Stella. patrocinii: I. Benedetti. Dubium' « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 9 Iunii: XLV. MEDIOLANEN. «Negative». - N U L L I T A T I S MATRIMONII ex capite vis et metus. Turnus Rotalis: H. Caiazzo, Ponens, F. Roberti, A. Fidecicchi. Vinculi Defensoris Advocatus: R. Substitutus: I. Stella. Fiamingo. Dubium: « An constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 10 Iunii: «Negative». XL V I . exclusum N . N . - N U L L I T A T I S MATRIMONII bonum ex capite vis et metus et ob prolis. Turnus Rotalis: H. Quattrocolo, Ponens, A. Wynen, F. Roberti. Vinculi Defensoris Advocatus: T. Substitutus: I. Stella. Ragusa. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 10 Iunii : « Negative ». X L V I I . N. N. sionis boni prolis N U L L I T A T I S MATRIMONII et boni ex capite vis et metus, exclu- sacramenti. Turnus Rotalis: A. Wynen, Ponens, G. Heard, S. Janasik. Sacra Romana Rota Promotor Vinculi Iustitiae: I. 43 Pendola. Defensoris Substitutus: A. Del Corpo. Advocati: C. et M. A. Pacelli, pro actrice; D. Lazzarato, pro convento. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 11 Iunii: «Affirmative». XL V I I I . cae N. N. - NULLITATIS MATRIMONII ob impedimentum publi- honestatis. Turnus Rotalis: A. Jullien, Ponens, H. Quattrocolo, A. Wynen. Promotor Iustitiae: Vinculi I. Pendola. Defensor deputatus: Advocatus ex mandato G. Oesterle. gratuiti patrocinii: G. Da Silva. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 18 Iunii: XLIX. N. N. «Negative». - NULLITATIS MATRIMONII ob impotentiam mulieris et DISPENSATIONIS SUPER RATO. Turnus Rotalis: H. Quattrocolo, Ponens, A. Wynen, G. Heard. Vinculi Defensoris Substitutus : A. Del Corpo. Advocatus: F. Ber sani. Dubia: I. « An constet de matrimonii nullitate, in casu »; et quatenus negative : I I . « An consulendum sit Sanctissimo pro dispensatione super matrimonio rato et non consummato, in casu». Sententia diei 25 Iunii : « Negative ad utrumque ». L. N . N . - N U L L I T A T I S MATRIMONII ex capite vis et metus et DISPEN- SATIONIS SUPER RATO. Turnus Rotalis: A. Canestri, Ponens, I. Teodori, C. Pecorari. Vinculi Defensoris Substitutus: A. Del Corpo. Advocati: I. B. Ferrata, I. Torre et H. Napoleoni, pro actrice; E. Ruffini, pro convento. Dubia: I. ((An constet de matrimonii nullitate, in casu »; et quatenus negative : I I . « A n consulendum sit Sanctissimo pro dispensatione super matrimonio rato et non consummato, in casu ». Sententia diei 27 Iunii : Ad I. « Negative ». Ad I I . « Dilata ». LI. AVERSANA. - N U L L I T A T I S MATRIMONII ex capite vis et metus. Turnus Rotalis: H. Caiazzo, Ponens, F. Roberti, A. Fidecicehi. Vinculi Defensoris Substitutus: A. Del Corpo. Advocatus ex mandato gratuiti patrocinii: F. Ber sani. 44 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 30 Iunii : « Negative ». LH. FLORENTINA. - N U L L I T A T I S MATRIMONII ex capite vis et metus. Turnus Rotalis: C. Pecorari, Ponens, H. Caiazzo, F. Roberti. Vinculi Defensor deputatus: I. Calvi. Advocatus: P . A . D'Avack. Dubium: « An constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 1 Iulii : « Negative ». LUI. SYRACUSANA. - IURIUM. Turnus Rotalis: A . Jullien, Ponens, H . Quattrocolo, A . Wynen. Promotor Iustitiae: Advocati: actrice; F. N. I. Patrizi, Piazza, C. Pendola. ex mandato Bernardini, gratuiti patrocinii, pro parte pro parte conventa. Dubia: I. « An, cuius naturae et in quanam mensura, Regio rescripto diei 26 Septembris 1859 Mensae Episcopali Agrigentinae impositum fuerit supplementum praebendale favore Capituli Metropolitani Syracusani, in casu »; et quatenus affirmative : I I . « An onus de quo supra cessaverit vi articuli 25 solemnis Conventionis inter Sanctam Sedem et Italiae Regnum diei 11 Februarii 1929, in casu»; et quatenus affirmative ad secundum: I I I . «Quaenam summa restituenda sit a Capitulo Metropolitano Syracusano ad Mensam Episcopalem Agrigentinam, in casu »; et quatenus negative ad secundum : I V . « Quaenam summa debeatur a Mensa Episcopali Agrigentina Capitulo Metropolitano Syracusano, in casu ». Sententia diei 1 Iulii : Ad I. « Affirmative, seu supplementum praebendale, de quo in Regio rescripto diei 26 Septembris 1859, esse pro Capitulo Metropolitano Syracusano impositum Mensae Episcopali Agrigentinae uti onus reale ac perpetuum, in annua summa Ducatorum 1.253 (seu Lib. it al. 5.325,25), nedum auctoritate Romani Pontificis, sed etiam ex praescriptione, in casu » ; Ad I I . « Negative » ; Ad I I I . « Provisum in II ; Ad I V . « Annuam summam de qua in Dubio I deberi a Mensa Episcopali Agrigentina Capitulo Metropolitano Syracusano ab anno 1937, cum foenore legali, prouti in sententia statuitur ». LIV. ALBANEN. ex capite vis et metus. - N U L L I T A T I S MATRIMONII Turnus Rotalis,: S. Janasik, Ponens, A. Canestri, I. Teodori. Vinculi Defensoris Advocatus ex Substitutus: A. Del Corpo. mandato gratuiti patrocinii: R. Fiamingo. Sacra Romana Rota 45 Dubium: « An constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 2 Iulii : « Negative ». L V . N. N. - NULLITATIS MATRIMONII ex capite defectus consensus. Turnus Rotalis: H. Quattrocolo, Ponens, A. Wynen, G. Heard. Vinculi Defensor deputatus: I. M. Pinna. Advocatus ex mandato gratuiti patrocinii: F. Bersani. Dubia: I. « An constet de matrimonii nullitate, in casu »; et quatenus negative : I I . « An consulendum sit Sanctissimo pro dispensatione super matrimonio rato et non consummato, in casu ». Sententia diei 8 Iulii: Ad I. «Affirmative». Ad I I . «Provisum in primo ». LVI. ob exclusum bonum prolis. NOVARIEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII Turnus Rotalis: S. Janasik, Ponens, A. Canestri, I. Teodori. Vinculi Defensoris Advocatus:C Substitutus : I. Stella. Bernardini. Dubium: ((An constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia'diei 9 Iulii. LVII. ARRETINA. «Negative». - NULLITATIS MATRIMONII ex capite conditionis ap- positae. Turnus Rotalis: A. Canestri, Ponens, I. Teodori, O. Pecorari. Vinculi Defensor deputatus: I. Moretti. Advocatus ex mandato gratuiti patrocinii: C. Da Silva. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 10 Iulii: « Negative ». LVIII. appositae FLORENTINA. et exclusionis - NULLITATIS > MATRIMONII ex capite conditionis prolis. Turnus Rotalis: I. Teodori, Ponens, C. Pecorari, H. Caiazzo. Vinculi Defensor deputatus: G. Oesterle. Advocatus: A. Capalti. Dubium: « An sententia Rotalis diei 17 Iunii 1939 sit confirmanda, vel infirmanda, in casu ». Sententia diei 14 Iulii : « Confirmandam esse, ideoque non constare de nullitate matrimonii, in casu ». LIX. BRUCEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII ex capite vis et metus. Turnus Rotalis: I. Grazioli, Decanus, Ponens, F. Roberti, A. Fidecicehi. 46 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale Vinculi Defensoris Advocatus: H. Substitutus: I. Stella. Napoleoni. Dubium: « A n sententia Rotalis diei 25 Februarii 1939 sit confirmanda, vel infirmanda, in casu ». Sententia diei 16 Iulii : « Confirmandam esse, ideoque constare de matrimonii nullitate, in casu ». LX. NEAPOLITANA. - N U L L I T A T I S MATRIMONII ex capite vis et metus. Turnus Rotalis: G. Heard, Ponens, S. Janasik, A. Canestri. Vinculi Defensor deputatus: I. M. Pinna. Advocati: I. Benedetti, C. Bernardini. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Senten tia diei 18 Iulii : «Negative». LXI. ROMANA. - N U L L I T A T I S MATRIMONII ex capite vis et metus. Turnus Rotalis: 1. Teodori, Ponens., C. Pecorari, H. Caiazzo. Vinculi Defensoris Substitutus: I. Stella. Advocatus : R. Szenwic. Dubium: « An constet de nullitate.matrimonii, in casu ». Sententia diei 21 Iulii : « Affirmative ». L X I I . N . N. - N U L L I T A T I S MATRIMONII ob impotentiam viri et D I SPENSATIONIS SUPER RATO. Turnus Rotalis: F. Roberti, Ponens, A. Fidecicchi, F. Brennan. Vinculi Defensor Advocatus ex deputatus: mandato G. gratuiti Oester le. patrocinii: P. A. D'Avack. Dubia: I. « An constet de nullitate matrimonii, in casu »; et quatenus negative : I I . « An consilium praestandum sit Sanctissimo pro dispensatione super matrimonio rato et non consummato, in casu ». Sententia diei 21 Iulii : Ad I. « Affirmative ». Ad I I . « Provisum in primo ». LXIII. MEDIOLANEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII ex capite conditionis appositae. Turnus Rotalis: Vinculi F. Defensoris Roberti, Substitutus: PonensA. A. Del Fidecicchi, F. Brennan. Corpo. Advocatus ex mandato gratuiti patrocinii: H. Serafini. Dubium,: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 22 Iulii : « Negative ». Sacra Bomvtna Rota LXIV. et ob 47 BELOGBADEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII exclusam ex capite vis et metus indissolubilitatem. Turnus Rotalis: H. Quattrocolo, Ponens, A. Wynen, G. Heard. Promotor Iustitiae: Vinculi Defensor: I. I. Pendola. Trezzi. Advocati: I. B. Ferrata, I. Torre, pro actore; O. et I. Pacelli, pro conventa. Dubia: I. « A n constet de validitate processus Vindobonen. » ;. I I . <( An constet de nullitate tum actorum processualium, tum sententiae in primo gradu coram Curia Belograden. » ; I I I . « An constet de nullitate sententiae Tribunalis Zagrabien. » ; I V . « An sustineantur appellationes Defensoris vinculi ad N. S. O. a sententia Tribunalis Zagrabien., confirmante sententiam Tribunalis Belograden. ». Sententia diei 22 Iulii: Ad I. «Constare de caducitate processus Vindobonen., deque validitate actorum causae»; Ad I I . « Constare de validitate tum actorum processualium, tum sententiae coram Tribunali Belograden, in prima instantia »; Ad I I I . « Affirmative »; Ad I V . « Provisum in I I I , et causa prosequatur in secunda instantia apud N. S. T., praehabita nova instructoria ». LXV. ex capite vis et metus. IANUEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII Turnus Rotalis: H. Caiazzo, Ponens, F. Roberti, A. Fidecicehi. Vincîdi Defensor deputatus: Advocatus F. Romita. ex mandato gratuiti patrocinii: C. Da Silva. Dubium: ((An constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 29 Iulii : «Negative». LXVI. N. N. - NULLITATIS ob exclusam bonum prolis. MATRIMONII Turnus Rotalis: H. Quattrocolo, Ponens, A. Wynen, G. Heard. Vinculi Defensor deputatus: 1. Advocatus: A. M. Pinna. Merlo. Dubium: ((An constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 29 Iulii : « Negative ». L X V I I . N. N. exclusum bonum N U L L I T A T I S MATRIMONII ex capite vis et metus et ob prolis. f Turnus Rotalis; G. Heard, Ponens, S. Janasik, A. Canestri. Vinculi Defensoris Advocatus: I. Substitutus: A. Del Corpo. Torre. Dubium: « An constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 30 Iulii : « Affirmative ». 48 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale LXVIII. ROMANA. - NULLITATIS MATRIMONII ex capite vis et metus. Turnus Rotalis: I. Grazioli, Decanus, Ponens, F. Roberti, A. Fidecicchi. Vinculi Defensoris Substitutus: Advocatus: N. Patrizi. I. Stella. ( Dubium: « A n sententia Rotalis diei 22 Decembris 1937 sit confirmanda, vel infirmanda, in casu ». Sententia diei 4 Augusti : in Confirmandam esse, ideoque non constare de matrimonii nullitate, in easu ». ex capite vis et metus, ob im- L X I X . N . N . - N U L L I T A T I S MATRIMONII potentiam viri, et DISPENSATIONIS? SUPER RATO. Turnus Rotalis: I. Teodori, Ponens, C. Pecorari, H. Caiazzo. Vinculi Defensoris Substitutus: A. Del Corpo. Advocatus: A. Capalti. Dubia: I. « An constet de nullitate matrimonii, in casu »; et quatenus negative : I I . « An consilium praestandum sit Sanctissimo pro dispensatione super matrimonio rato "et non consummato, in casu ». Sententia diei 4 Augusti : « Negative ad utrumque ». LXX. COLUMBBN. - NULLITATIS sensus et DISPENSATIONIS SUPER RATO. MATRIMONII-eo? '• * . capite defectus con- . Turnus Rotalis: A. Wynen, Ponens, G. Heard, S. Janasik. 6 Promotor Iustitiae: I. Pendola. Vinculi Defensoris Advocatus Substitutus: I. ; Stella. ex mandato gratuiti patrocinii: M. D'Alfonso. Dubia: I. « A n constet de matrimonii nullitate, in casu » ; et quatenus negative : I I . « An consilium praestandum sit Sanctissimo pro dispensatione super matrimonio rato et non consummato, in casu ». Sententia diei 13 Octobris: Ad I. «Negative». Ad I I . « Affirmative ». LXXI. VIGLBVANEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII - INCIDENTIS. Turnus Rotalis: I. Teodori, Ponens, C. Pecorari, H. Caiazzo. Vinculi Defensor: Advocati: A. conventa. I. Trezzi. Mittiga, pro actore; P. Guidi et R; Romano, pro v Dubia: I. « A n decretum, quo Tribunal inferius petitum instructionis supplementum reiecerit, sit appellationi obnoxium » ; et quatenus affirmative : I I . « An concedendum sit instructionis supplemen- Sacra Romana Rota tum, in casu »; I I I . « An decretum Episcopi circa iudicum recusationem sit appellationi obnoxium »; et quatenus affirmative : I V . « An reiiciendi sint iudices Tribunalis primae instantiae, in casu». Sententia diei 13 Octobris: Ad 1. « Affirmative, quatenus habeat vim definitivae ». Ad II et I I I . « Negative ». Ad I V . « Provisum in I I I ». LXXII. N. N . - NULLITATIS MATRIMONII ob exclusum bonum prolis. Turnus Rotalis : S. Janasik, Ponens, A. Canestri, I. Teodori. Vinculi Defensoris Substitutus: Advocatus ex mandato Ai gratuiti Del Corpo. patrocinii:/R. Szenwic. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 15 Octobris : «Negative». LXXIII. N. N. - NULLITATIS MATRIMONII ob defectum consensus. Turnus Rotalis: A. Jullien, Ponens, ii. Quattrocolo, A. Wynen. Vinculi Defensor deputatus: G. Oesterle. Advocati: A. C. Iemolo et P. A. D'Avack. Dubium : « An sententia Rotalis diei 5 Iunii 1941 sit confirmanda, vel infirmanda, in casu». Sententia diei 16 Octobris : « Infirmandam esse, ideoque constare de nullitate matrimonii, in casu, vetito tamen mulieri transitu ad alias nuptias inconsulta Apostolica Sede ». LXXIV. tionem GENBVBN. ET FRIBURGEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII contra ob condi- indissolubilitatem. Turnus Rotalis : A. Jullien, Ponens, H. Quattrocolo, A. Wynen. Vinculi Defensor deputatus: Advocatus ex mandato P. M. Rutten. gratuiti patrocinii: F. Cartoni. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia, diei 30 Octobris: «Affirmative». LXXV. MESSANEN. - N U L L I T A T I S MATRIMONII ex capite vis et metus. Turnus Rotalis: A. Canestri, Ponens, I. Teodori, C. Pecorari. Vinculi Defensor Advocatus ex deputatus: mandato I. Calvi. gratuiti patrocinii: I. Benedetti. Dubium: a An constet de nullitate matrimonii, in casti». Sententia diei 7 Novembris : « Negative ». LXXVI. SENOGALLIEN.:- NULLITATIS MATRIMONII ex capite defectus formae. Turnus Rotalis: Ai Jullien, Ponens, H. Quattrocolo, A. Wynen. ACTA, v o l . X, n. 2. — 19-2-943. 4 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 50 Vinculi Defensoris Substitutus: Advocati: B. Pellegrini, P. I. Stella. Mottis. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 16 Novembris : «Negative». LXXVII. B A S I L B B N . - N U L L I T A T I S MATRIMONII ob exclusam indissolu- bilitatem. Turnus Rotalis: A. Jullien, Ponens, H. Quattrocolo, A. Wynen. Vinculi Defensor Advocatus: E. deputatus: F. Romita. Ruffini. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 28 Novembris : « Affirmative ». L X X V I I I , VERONBN. - N U L L I T A T I S M A I É M O N I I . INCIDENTIS. Turnus Rotalis: F. Roberti, Ponens, A. Fidecicchi, F. Brennan. Promotor Iustitiae: Vinculi Defensor: I. I. Pendola. Trezzi. Advocati: N. Patrizi et I. B. Ferrata. Dubia: I. « An Promotor iustitiae ius habeat appellandi, in casu »; II. «An Promotoris iustitiae interposita appellatio sustineatur, in casu»; I I I . « A n eadem appellatio sit perempta, in casu». Sententia diei 18 Decembris: Ad I et I I . « Affirmative »; Ad I I I . (( Negative ». LXXIX. CARTHAGINEN. consensus et - NULLITATIS MATRIMONII ex capite defectus clandestinitatis. Turnus Rotalis: I. Grazioli, Decanus, Ponens, A. Jullien, H. Quattrocolo. Vinculi Defensor Advocatus: F. deputatus: R. Bidagor. Bersani. Dubium: « An sententia Rotalis diei 1 Februarii 1937 sit confirmanda, vel infirmanda, in casu». Sententia diei 18 Decembris : « Confirmandam esse quoad alteram partem, infirmandam quoad primam, seu constare de matrimonii nullitate ex utroque capite ». LXXX. SANCTI IACOBI DE C H I L E . - N U L L I T A T I S MATRIMONII ex capite clandestinitatis. Turnus Rotalis: C. Pecorari, Ponens, H. Caiazzo, F. Roberti. Vinculi Defensor deputatus : S. M. Vitale. Sacra Romana Rota 51 Advocatus ex mandato gratuiti patrocinii: R. Szenwic. Dubium : « An constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia diei 23 Decembris : « Affirmative ». LXXXI. ROMANA. - NULLITATIS ex capite vis et metus. MATRIMONII Turnus Rotalis: I. Teodori, Ponens, C. Pecorari, H. Caiazzo. Vinculi Defensoris Advocatus ex Substitutus: mandato gratuiti I. Stella. patrocinii: M. D'Alfonso. Dubium : « An constet de nullitate matrimonii, in casu ». Sententia diei 29 Decembris : « Negative ». LXXXII. BAREN. - NULLITATIS MATRIMONII ob exclusam indissolubi- litatem. Turnus Rotalis: H. Quattrocolo, Ponens, A. Wynen, G. Heard. Vinculi Defensor Advocatus: A. deputatus: A. a Langasco. Mittiga. Dubium: « A n constet de nullitate matrimonii, in casu». Sententia 30 Decembris: «Negative». • II ' Causae quae eodem anno 1942 transactae fuerunt, vel quae absque definitiva sententia, ex peculiaribus circumstantiis, finem habuerunt ; quibus adduntur decreta quoad recursus contra libellorum reiectionem. I. FODIANA, - Nullitatis matrimonii, Incidentis, coram R. P. D . Io- anne Teodori. Cum actor appellationi renuntiavisset, B. P. D. Ponens, decreto diei 2 Ianuarii 1942, renuntiationem acceptandam statuit, II. VICARIATUS A P O S T O L I C I DE RABAT. - Nullitatis matrimonii, ob im- pedimentum ligaminis, coram R. P. D. Stanislao Janasik. Cum pars actrix supremum diem obierit, R. P. D. Ponens, decreto diei 17 Ianuarii 1942, acta causae in tabulario S. Tribunalis reponi iussit. III. MASSILIEN. - Nullitatis matrimonii, ob conditionem appositam, coram R. P. D. Alberto Canestri. Cum statuto a iure tempore nullus actus processualis positus fuisset ad appellationem prosequendam, R. P. D. Ponens, decreto diei 22 la- Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 52 nuarii 1942, eandem appellationem desertam declaravit et acta causa* in archivo reponi iussit. IV. Nullitatis matrimonii, Incidentis, coram R. P. ROMANA. - D* Al- berto Canestri. Cum statuto a iure tempore nullus actus processualis positus fuisset ad appellationem prosequendam, R. P. D. Ponens, decreto diei 29 Ianuarii 1942, eandem appellationem peremptam declaravit et acta causae in archivo reponi iussit. V. FLORENTINA. Refectionis - Damnorum, super reiectione libelli, coram R. P. D. Ioanne Teodori. Turnus Rotalis, die 6 Martii 1942, decrevit actricis libellum, a Curia Florentina reiectum, admittendum esse, in casu. VI. TERGESTINA. - Nullitatis matrimonii, ob vim et metum, coram R. P. D. Alberto Canestri. Cum pars conventa supremum diem obierit, R. P. D. Ponens, decreto diei 28 Martii 1942, causam finitam declaravit et acta in archivo reponi iussit. VII. ALBINGANEN. - Nullitatis matrimonii, od conditionem apposi- tam, coram R. P. D. Andrea Jullien. Attento partis conventae obitu, R. P. D. Ponens, decreto diei 18 Aprilis 1942, acta causae in archivo reponi iussit. VIII. Nullitatis matrimonii, ob amentiam SECOVIEN. - mulieris, coram R. P. D. Ioanne Teodori. Cum mulier conventa supremum diem obierit, R. P. D. Ponens, decreto diei 10 Maii 1942, causam finitam declaravit et acta in archivo repoiii iussit. IX. CATANEN. Nullitatis - matrimonii, ob vim et metum, coram R . P . D . Henrico Caiazzo. Cum intra tempus a iure statutum nullus actus processualis positus fuisset, R. P. D. Ponens, decreto diei 26 Maii 1942, appellationem desertam declaravit. X . TERGESTINA. - Nullitatis matrimonii, ob amentiam viri, coram R. P. I ) . Henrico Caiazzo. Cum per annum nullus actus processualis positus fuisset, R. P. D. Ponens, decreto diei 26 Maii 1942^, appellationem desertam declaravit. Sacra Romana Rota XI. ADMINISTRATIONIS APOSTOLICAE 53 DEBRECINEN. - Nullitatis matri- monii, ob vim et metum, coram R. P. D. Henrico Caiazzo. Cum nullus actus processualis positus fuisset intra tempus a iure statutum, R. P. D. Ponens, decreto diei 26 Maii 1942, appellationem desertam declaravit. XII. VICARIATUS APOSTOLICI DE MADADI. Nullitatis matrimonii, ob - vim et metum, coram R. P. D. Henrico Caiazzo. Attento obitu partis conventae, R. P. D. Ponens, decreto diei 27 Maii 1942, acta causae in archivo reponi iussit. XIII. BELOGRADEN. - Nullitatis matrimonii, ob exclusam indissolubi- litatem coram R. P. D. Andrea Jullien. } Cum biennium defluxisset, quin ullus actus processualis positus fuisset, R. P. D. Ponens, decreto diei 30 Maii 1942, appellationem desertam declaravit. XIV. IANUEN. Nullitatis - matrimonii, ob vim et metum, coram R . P . D . Caesare Pecorari. Attenta renuntiatione appellationi, R. P. D. Ponens, decreto diei 3 Iunii 1942, acta in archivo reponi iussit. X V . N. N. - Nullitatis matrimonii, ob impotentiam viri, coram R . P . D . Alberto Canestri. Cum statuto a iure tempore nullus actus processualis positus fuisset ad appellationem prosequendam, R. P. D. Ponens, decreto diei 5 Iunii 1942, eandem appellationem desertam declaravit et acta in archivo reponi iussit. XVI. TERGESTINA. - Nullitatis matrimonii, ob exclusam indissolubi- litatem, coram R. P. D. Guillelmo Heard. Cum per annum et amplius nullus actus processualis positus fuisset, R. P. D. Ponens, decreto diei 6 Iunii 1942, appellationem declaravit desertam et acta in archivo reponi iussit. XVII. CARNUTEN. - Nullitatis matrimonii, ob vim et metum, coram R . P . D . Alberto Canestri. Cum nullus actus processualis positus fuisset per annum et amplius, R. P. D. Ponens, decreto diei 13 Iunii 1942, causam peremptam declaravit et acta causae in archivo reponi iussit. 54 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale XVIII. FLORENTINA. - Crediti et Damnorum, coram P. D . Sta- R. nislao Janasik. Cum die 29 Maii 1942 a partibus transactio ad exitum feliciter perducta esset, R. P. D. Ponens, decreto diei 24 Iunii 1942, litem concordia hac finitam declaravit et acta causae in archivo reponi iussit. XIX. N. N. - Nullitatis matrimonii, ob impotentiam mulieris, coram R. P. D. Andrea Jullien. Cum actrix supremum diem obiisset, R. P. D. Ponens, decreto diei 26 Iunii 1942, acta in archivo reponi iussit. XX. VENTIMILIEN. Nullitatis - matrimonii, ob defectum consensus, coram Excmo P. D. Iulio Grazioli, Decano. Cum actor in causa supremum diem obiisset, Excmus P. D. Decanus Ponens, decreto diei 14 Iulii 1942, acta causae in archivo reponi iussit. XXI. TTJRRITANA. - Nullitatis matrimonii, super reiectione libelli, coram R. P. D. Henrico Caiazzo. Cum nullus actus processualis positus" fuisset ad recursum prosequendum, R. P. D. Ponens, decreto diei 5 augusti 1942, eundem recursum desertum declaravit. XXII. CASALEN. - Nullitatis matrimonii, ob vim et metum, ob simu- lationem consensus, coram R. P. D. Henrico Caiazzo Cum intra tempus a iure statutum nullus actus processualis positus fuisset, R. P. D. Ponens, decreto diei 5 Augusti 1942, instantiam peremptam declaravit. X X I I I . N. N. - Nullitatis matrimonii, ob impotentiam mulieris, ob conditionem appositam, coram R. P. D. Caesar e Pecorari. Cum nullus actus processualis per annum positus fuisset, R. P. D. Ponens, decreto diei 5 Octobris 1942, instantiam peremptam declaravit. XXIV. VARSAVIEN. - Separationis, coram R. P. D. Caesare Pecorari. Cum pars actrix supremum diem obierit, R. P. D. Ponens, decreto diei 16 Octobris 1942, acta causae in tabulario S. Tribunalis reponi iussit. XXV. ROMANA. - Nullitatis matrimonii, ob impedimentum ligaminis, ob errorem in personam, ob vim et metum et ol) impedimentum disparitatis cultus, coram R. P. D. Guillelmo Heard. Sacra Romana Bota 55 Cum per annum et amplius nullus actus processualis positus esset, R. P. D. Ponens, decreto diei 17 Octobris 1942, appellationem declaravit desertam et acta in archivo reponi iussit. XXVI. ROMANA. Nullitatis - matrimonii, ob conditionem appositam, coram R. P. D. Guillelmo Heard. Cum per annum et amplius nullus actus processualis positus esset, R. P. D. Ponens, decreto diei 17 Octobris 1942, appellationem declaravit desertam et acta in archivo reponi iussit. X X V I I . N. N. - Nullitatis matrimonii, ob impotentiam viri, coram R . P . D . Henrico Caiazzo. Cum nullus actus processualis per annum positus esset, R. P. D. Ponens, decreto diei 20 octobris 1942, instantiam viri conventi, causam resumentem, post omissam appellationem, peremptam declaravit. XXVIII. FLORENTINA. - Crediti et Damnorum, coram R. P. D. Sta-* nislao Janasik. Cum transactione diei 10 Septembris 1942 controversia inter partes composita fuisset, R. P. D. Ponens, decreto diei 20 Octobris 1942, acta in archivo reponi iussit. XXIX. Crediti, coram PATAVINA. - R. P. D . Ioanne Teodori. Attenta transactione et subsequenti compositione seu concordia, ad quam partes in causa, interveniente Excmo Ordinario, devenerunt, R. P. D. Ponens, decreto diei 1 Decembris 1942, litem finitam declaravit et acta in archivo reponi iussit. XXX. MEDIOLANEN. Nullitatis matrimonii, ob vim et metum, coram - R. P. D. Caesaré Pecorari. Cum nullus actus processualis per annum positus esset, R. P. D. Ponens, decreto diei 2 Decembris 1942, instantiam peremptam declaravit. XXXI. PERUSINA. Nullitatis matrimonii, ob - vim et metum et ob defectum consensus, coram R. P. D. Guillelmo Heard. Mortuo actore, R. P. D. Ponens, decreto diei 7 Decembris 1942, acta in archivo reponi iussit. XXXII. KATOVICEN. - Nullitatis matrimonii, ob vim et metum, coram R . P . D . Henrico Caiazzo. Cum per annum et ultra nullus actus processualis positus fuisset, Acta Apostolicae Sedis -r Commentarium Officiale 56 R. P. D. Ponens, decreto diei 9 Decembris 1942, appellationem declaravit desertam. XXXIII. MARSORUM. Iurium, coram B . P. D . Alberto Canestri. - Cum statuto a iure tempore nullus actus processualis positus esset, R. P. D. Ponens, decreto diei 10 Decembris 1942, ad instantiam patroni partis conventae, litem desertam declaravit et acta causae in archivo reponi iussit. XXXIV. N. N. - Nullitatis matrimonii, ob impotentiam mulieris, coram R. P. D. Ioanne Teodori. Cum nullus actus processualis ab anno et ultra positus esset, R. P. D. Ponens, decreto diei 14 Decembris 1942, appellationem declaravit desertam et acta causae in tabulario S. Tribunalis, reponi iussit. XXXV. LUGANEN. - Nullitatis matrimonii, ob vim et metum et ob conditionem appositam, coram R. P. D. Ioanne Teodori. Cum nullus actus processualis ab anno et ultra positus esset, R. P. D. Ponens, decreto diei 14 Decembris 1942, appellationem declaravit desertam et acta causae in tabulario S. Tribunalis reponi iussit. XXXVI. NEO-EBORACEN. - Nullitatis matrimonii, ob clandestinitatem, coram R. P. D. Ioanne Teodori. Cum nullus actus processualis intra tempus a iure statutum positus esset, R. P. D. Ponens, decreto diei 15 Decembris 1942, appellationem desertam declaravit. XXXVII. MEDIOLANEN. - Nullitatis matrimonii, ob impotentiam viti, coram R. P. D. Ioanne Teodori. Cum nullus intra tempus a iure statutum positus fuisset processualis actus, R. P. D. Ponens, decreto diei 15 Decembris 1942, appellationem declaravit desertam et acta causae in archivo reponi iussit. XXXVIII. Damnorum, coram R. P. CATACEN. - D. Ioanne Teodori. Cum nullus actus processualis per annum positus fuisset, R. P. D. Ponens, decreto diei 15 Decembris 1942, appellationem declaravit desertam et acta causae in archivo reponi iussit. XXXIX. DREPANEN. - Nullitatis matrimonii, super reiectione li- belli, coram R. P. D. Francisco Roberti. Cum inter partes concordia inita esset, R. P. D. Ponens, decreto diei 18 Decembris 1942, acta in archivo reponi iussit. Sucra Romam Rota Citatio 57 edictalis PARISIEN. NULLITATIS MATRIMONII (THAYBR-MONTGOMERY) Cum ignoretur locus actualis commorationis Duae Alicis Thayer, in causa actricis, quae anno 193(5 migrasse dicitur e Gallia in Status Foederatos Americae Septentrionalis, instante parte conventa, eandem citamus ad comparendum sive per se sive per procuratorem legitime constitutum in Sede Tribunalis Sacrae Romanae Rotae (Roma, Palazzo della Cancelleria) die 21 Decembris 1943, hora 12, ad concordandum de dubio disputando, vel infrascripto subscribendum, et ad diem designandam, qua habebitur turnus Rotalis pro causae definitione : An constet de matrimonii nullitate in casu. Ordinarii locorum, parochi, sacerdotes et fideles quicumque notitiam habentes de loco commorationis praedictae Alicis Thayer curare debent, ut de hac edictali citatione ipsa moneatur. * Arcturus Wynen, Ponens. Ex Cancellaria Tribunalis S. R. Rotae, die 11 Ianuarii 1943. Ioannes M. Pinna, Notarius. * Etant inconnu le lieu de la demeure actuelle de Mme Alice Thayer, demanderesse en cette cause, qu'on dit avoir laissé la France en 1936 pour se rendre aux États-Unis d'Amérique, à l'instance du défendeur, nous la citons à comparaître, par propre personne où par un procureur légitimement constitué, au siège du Tribunal de la S. Rote Romaine (Roma, Palazzo della Cancelleria) le 21 décembre 1913 à 12 heures, pour concorder ou souscrire le doute ci-dessus rapporté, et fixer le jour de la décision dé la cause devant la Rote. Conste-t-il de la nullité du mariage dans le cast Les Ordinaires des lieux, les curés, les prêtres, les fidèles ayant connaissance du lieu de la résidence de la dite Alice Thayer devront, dans la mesure du possible, l'avertir de la présente citation. 58 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale ACTA OFFICIORUM PONTIFICIA COMMISSIO AD CODICIS CANONES AUTHENTICE INTEBPËETANDOS RESPONSA AD PROPOSITA DUBIA Emi Patres Pontificiae Commissionis ad Codicis canones authentice interpretandos, propositis in plenario coetu quae sequuntur dubiis, responderi mandarunt ut infra ad singula : I — DE DELEGATO EPISCOPALI QUOAD MATRIMONIA D. An Delegato episcopali, cui conceditur facultas delegata ad universitatem negotiorum iuxta canonem 199 § 1, hoc ipso concessa intelligatur vel saltem concedi possit delegatio generalis ad assistendum matrimoniis, attento canone 1096 § 1. R. Negative. II - DE CURATORE DEMENTIS D. I. Utrum vi canonis 1651 § 1 ad curatorem dandum iis, qui rationis usu destituti vel minus firmae mentis sunt, requiratur regulare iudicium, an sufficiat decretum Ordinarii, praevia eiusdem prudenti inquisitione. I I . Utrum denuntiatio citationis et communicatio sententiae, de quibus in canonibus 1712 et 1877, fieri debeant ipsi rationis usu destituto aut mente infirmo, an eorumdem curatori legitime constituto. R. Ad I et II : Negative ad primam partem, afiirmative ad secundam. Datum Romae, e Civitate Vaticana, die 25 mensis Ianuarii, anno 1943. Card. M . M A S S I M I , Praeses. L, |$| S. I. Bruno, Secretarius. Diarium Romanae Curiae 59 DIARIUM R O M A N A E CURIAE SACRA CONGREGAZIONE DEI RITI Martedì, 12 gennaio 1943, nel Palazzo Apostolico Vaticano, alla augusta presenza del Santo Padre, si è adunata la S. Congregazione dei Riti generale, nella quale gli Emi e Revmi Signori Cardinali, i Revmi Prelati Officiali ed i Revmi Consultori teologi hanno dato il loro voto sulla eroicità delle virtù della Serva di Dio Vincenza Maria Lopez Vicuña, fondatrice dell'Istituto delle Figlie di Maria Immacolata per le giovani addette al servizio domestico. Martedì, 26 gennaio 1943, nel Palazzo Apostolico Vaticano, si è adunata la S. Congregazione dei Riti preparatoria, nella quale gli Emi e Revmi Signori Cardinali, i Revmi Prelati Officiali ed i Revñii Consultori teologi hanno discusso sulla eroicità delle Virtù del Ven. Servo di Dio Placido Baecher, 7 sacerdote secolare del Terz'Ordine di S. Domenico. ¡. Nei giorni 19 gennaio e 4 febbraio 1943 gli Emi e Revmi Padri della S. Congregazione dei Riti discussero intorno al dubbio, se cioè si possa proporre a Sua .Santità di segnare la Commissione sulla introduzione della Causa di beatificazione del Servo di Dio, il Papa Pio X. Avendo poi Sua Eminenza Revma il Signor Cardinale Carlo Salotti, Prefetto della stessa Congregazione e Ponente o Relatore della suddetta Causa, riferito al Sommo Pontefice Pio XII i risultati della discussione, il Santo Padre ha ordinato che venga introdotta la nobilissima Causa, tenendo conto principalmente della fama universale di santità che circonda il Servo di Dio. Per questa decisione Pontificia si può procedere alla costruzione dei Processi Apostolici, nei quali, come si usa in tutte le Cause, si deve indagare sulle singole virtù del Servo di Dio, allo scopo di accertarsi se queste abbiano raggiunto l'eroicità richiesta dai sacri canoni. Trattandosi poi di un Servo di Dio, che la Provvidenza collocò sul vertice della Gerarchia per governare la Santa Chiesa, l'indagine sarà estesa al modo come egli abbia adempiuto i doveri inerenti al suo altissimo officio. , Martedì, 9 febbraio 1943, nel Palazzo delle Congregazioni a S. Callisto, presso l'Emo e Revmo Signor Cardinale Raffaello Carlo Rossi, Ponente o Relatore della Causa del Beato Francesco Saverio Maria Bianchi, Confessore, sacerdote professo della Congregazione dei Chierici Regolari di S. Paolo, Barnabiti, si è adunata la S. Congregazione dei Riti, antepreparatoria, nella 60 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale quale i Revmi Prelati Officiali ed i Revmi Consultori teologi hanno discusso su due miracoli, che si asseriscono operati ad intercessione dello stesso Beato e che vengono proposti per la sua canonizzazione. Martedì, 16 febbraio 1943, nel Palazzo Apostolico Vaticano, si è adunata la S. Congregazione dei Riti ordinaria particolare, nella quale gli Emi e Revmi Signori Cardinali ed i Revmi Prelati Officiali hanno discusso : Sul non culto dei Servi di Dio : 1) Bernardo Maria di Gesù, Prepósito Generale della Congregazione dei Chierici Scalzi della SS. Croce e Passione di N. S. G. C. (Passionisti) ; 2) Augusto Czartoryski, sacerdote professo della Pia Società 'Salesiana ; 3) Maria Francesca delle Cinque Piaghe (Margarita Sinclair), Suora professa dell'Ordine di S. Chiara; 4) Arnoldo Janssen, fondatore della Pia Società del Verbo Divino e della Congregazione delle Serve dello Spirito iSanto: 5) Maria Clotilde di Savoia, vedova Napoleone. < Sulla validità dei Processi dei Servi di Dio: a 1) Beata Maria Giuseppina Rossello, Vergine del Terz'Ordine di S. Francesco, fondatrice dell'Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Misericordia ; 2) Paola Elisabetta Ceripli, vedova Buzecchi Tassis, fondatrice dell'Istituto delle Suore della S. Famiglia; 3) Paula Delpuig di San Luigi, della Congregazione delle Suore Car: melitane della Carità; y i; : . 4) Fratel Muciano Maria, religioso professo dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane ; 5) Raffaela Maria del S. Cuore di Gesù, fondatrice delle Ancelle del S. Cuore di Gesù ; 6) Raffaele Captier, sacerdote professo della Congregazione di S. Domenico per* la educazione della gioventù, e Dodici Compagni, uccisi in odio alla fede, come viene asserito. NOMINE Con Brevi Apostolici, il Santo Padre Pio XII, felicemente regnante, si è degnato di nominare: 31 ottobre 1942. L'Emo e Revmo Signor Cardinale Raffaello Carlo Rossi, Protettore dell'Arcicon fraternità di 8. Caterina da Siena in Roma. Diarium Romanae Curiae 61 15 dicembre 1942. L'Illmo e Revmo Monsig. Alberto Toso, Prelato Referendario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Assistenti al Soglio Pontificio: 7 gennaio 1943. S. E. Revma Monsig. Giovanni Evangelista Erik Müller, Vescovo tit. di Lorea, Vicario Apostolico della Svezia. 3 febbraio » S. E. Revma Monsig. Giuseppe Rolla, Vescovo di Forlì. ad instar participantium: 3 novembre 1942. Monsig. Emerico Sándor, della diocesi di Alba Julia. » » » Monsig. Alessandro Raskò, della diocesi di Csanád. 9 gennaio 1943. Monsig. Giuseppe Bortoluzzi, della diocesi di Vittorio Veneto. 12 » » Monsig. Salvatore Pandolfi, della diocesi di Castellammare di Stabia. Protonotari Apostolici Prelati Domestici di Sua Santità : 6 dicembre 1942. Monsig. Michele Tommaso Costigan, della diocesi di Rapid City. » » » Monsig. Enrico Ermanno Kipp, della medesima diocesi. )> » » Monsig. Michele Silvestro Roach, della medesima diocesi. » » » Monsig. Venceslao A. Sobolewski, della medesima dio; • . Cesi); " '•' • ' S • » » » Monsig. Giovanni R. Mulroy, dell'archidiocesi di Denver. » » » Monsig. Carlo H. Hagus, della medesima archidiocési. » » » Mönsig. Guglielmo M. Higgins, della medesima archidio1 7 » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » » \» ; :y,: » Monsig. Luca Sharkey, della diocesi di Buffalo. » Monsig. Giovanni Sheehy, della medesima diocesi. » Mónsig. Pasquale Tronolone, della medesima diocesi. » Monsig. Giovanni Weismantel, della medesima diocesi. » Monsig. Enrico Laudenbach, della medesima diocesi. » Monsig. Giuseppe Maguire, della medesima diocesi. » Monsig. Carlo Maxwell, della medesima diocesi. »:: Monsig. Francesco Radziszewski, della medesima diocesi. » Monsig. Giovanni Mullett, della medesima diocesi. » Monsig. Edmondo O'Connor, della medesima diocesi. » Monsig. Alberto Rung, della medesima diocesi. » Monsig. Giuseppe Schemel, della medesima diocesi. » Monsig. Pietro Adamski, della medesima diocesi. » Monsig. Giuseppe Burkè, della medesima diocesi. 62 Acta Apostglicàe Sedi» - Oommentarium Officiale 7 dicembre 1942. Monsig. Giuseppe Glapinski, della medesima diocesi. » » 20 » » » » » » » Monsig. Alberto Toso, dell'archidiocesi di Trento. » Monsig. Francesco Fregonara, della diocesi di Novara. » 28 4 » » » » » Monsig. Michele Heìminiak, della medesima diocesi. Monsig. Guglielmo J. Blake, della diocesi di Hartford. Monsig. Giovanni L. Ceppa, della medesima diocesi. Monsig. Guglielmo J. Fanning, della medesima diocesi. Monsig. Giovanni F. Moore, della medesima diocesi. gennaio 1943. Monsig. Giuseppe Marinelli, della diocesi di San Severino. » » Monsig. Angelo Mariani, della medesima diocesi. 5 » » » » » » Monsig. Evelio Jandelli, del medesimo patriarcato. 8 » Monsig. Paolino Urtovie, dell'archidiocesi di Udine. 12 » » Monsig. Luigi iSenia, della diocesi di Castellammare di Monsig. Giuseppe Spanio, del patriarcato di Venezia. Monsig. Giovanni Urbani, del medesimo patriarcato. Stabia. 20 » » » » Monsig. Luigi Aiolà, della diocesi di Crema. » Monsig. Stefano Savoia, della medesima diocesi. Monsig. Giovanni Sopsichj della diocesi di Csanád. Con Biglietti della Segreteria di Stato, il Santo Padre Pio XII, felicemente regnante,, si è degnato di nominare : Camerieri segreti soprannumerari di ¡3. $. : 26 giugno 17 agosto 20 dicembre » » » 1941. Monsig. Massimo Tessier, dell'archidiocesi di Ottawa. » Monsig. Giovanni Dinn, della diocesi di Leeds. » Monsig. Geronimo Carranza, dell'archidiocesi di Lima. Monsig. Luigi Lituma, della medesima archidiocesi. » » » » Monsig. Giovanni Portales, della medesima archidiocesi. Monsig. Vittore M. Castro, della diocesi di Piura. 1942. Monsig. Desiderio S^alabay, della diocesi di Veszprimia. Monsig. Stanislao Bacosi, della diocesi di Chiusi. 19 novembre » Monsig. Amedeo Poloni, del patriarcato di Venezia. » 10 dicembre Monsig. Giuseppe Olivetti, del medesimo patriarcato. » » » 27 giugno » » » » 31 Monsig. Francesco Sideri, della diocesi di San Severino. Monsig. Francesco Martini, della medesima diocesi. Monsig. Fino Fantini, dell'archidiocesi di Udine. Monsig. Giuseppe Nemecseck, dilla diocesi' di Gran Va- » » » » » » • • Monsig. Antonia Szabados, della medesint$ diocesi. Monsig. Costantino Pettigrew, dell'archidiocesi di Cin». radino. » » cinnati. » » » Monsig. Giovanni Kuhn, della medesima archidiocesi. Diarium Romanae Curiae 63 31 dicembre 1942. Monsig. Clarence Issenmann, della medesima archidiocesi. 6 gennaio 1943. Monsig. Giuseppe Sona, dell'archidiocesi di Torino. » » » 17 » » Monsig. Luigi Della Paolera, della diocesi di Alife. » » » Monsig. Elia Martini, della diocesi di Ascoli Piceno. » » » Monsig. Federico Sgattoni, della medesima diocesi. 20 » » Monsig. Ugo Masotti, dell'archidiocesi di Udine. » » » Monsig. Ruggero Bancale, della diocesi di Sovana-Piti- Monsig. Autari Cerchi (Roma), gliano. » » » Monsig. Tommaso Celata, della medesima diocesi. 22 » » Monsig. Marcantonio De Feo, della diocesi di Avellino. 28 » 3 febbraio » » Monsig. Francesco Fontana, della diocesi di Vicenza. Monsig. Stefano Mnohel, della diocesi di ¡Scepusio. Camerieri segreti soprannumerari di spada e cappa di 8. 8. : 17 dicembre 1942. Il sig. Ludovico dei Marchesi Serafini, dell'archidiocesi di Bologna. » » » Il sig. Conte Carlo Giovanni Antamoro (Roma). » » » Il nobile Rodolfo dei Marchesi Capelletti, della diocesi di Rieti. 19 » » Il sig. Egon von Petersdorff, dell'archidiocesi di Trento. 22 » » Il sig. Giuseppe Archi, dell'archidiocesi di Firenze. Camerieri d'onore in abito paonazzo di 8. 8.: 13 agosto » » 1942- Monsig. Zoltano Autal, della diocesi di Cassovia. » Monsig. Roberto Arányi, della medesima diocesi. 17 dicembre » Monsig. Francesco Airaldi, della diocesi di Mondovì. » » » Monsig. Raffaele Ciabattini, della diocesi di Pontremoli. » » » Monsig. Alfonso Zandini, della medesima diocesi. 19 gennaio 1943. Monsig. Attilio Alai, della diocesi di Reggio Emilio. 28 maggio 1942. Monsig. Giulio Lengyel, dell'amministrazione apostolica di Miskolc. Camerieri d'onore extra Urbem di 8. 8. : 28 gennaio 1943. Monsig. Teodoro Giorgio Romza, della diocesi di Munkács. Camerieri d'onore 27 giugno 17 dicembre sopranmemer*^^ 1942. Il sig. Francesco Saverio Poscetti (Roma). » 11 sig. Giovanni Florio (Roma). Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale ONORIFICENZE Con Brevi Apostolici il Santo Padre Pio XII, felicemente regnante, si è degnato di conferire: La Commenda delVOrdine di 8. Gregorio Magno, classe civile : 15 dicembre 1942. Al sig.. cav. avv. Giuseppe Benvenuti, della diocesi di Treviso. 22 gennaio » 26 1943. Al sig.. cav. Leone Girolami, della diocesi di Concordia. » Al sig.; Vittorio Tapia, della diocesi di Vittoria. Il Cavalierato dell'Ordine di 8. Gregorio Magno, classe civile: 6 dicembre 1942. Al sig. Giovanni J. Sullivan, dell'archidiocesi di Denver. » Al sig. Erberto Fairall, della medesima archidiocesi. » » » Al sig. Giovanni L» Dower, della medesima archidiocesi. » 16 La Commenda delVOrdine di 8. Silvestro Papa: 6 dicembre 1942. Al sig. Carlo Antonio Croce, della diocesi di Lodi. » » AI sig. Leonardo Fumagalli, della medesima diocesi. » Al sig. rag. Vito Bellini, dell'archidiocesi di Milano. 8 10 » 15 16 17 28 5 23 ; » » » » » Al sig. Ferdinando Ricci, della diocesi di Tivoli. » Al sig. ing. Mario Rosa (Roma). » Al sig. cav. Giuseppe De Marchi, della diocesi di Treviso. » » » » » Al sig. Giacomo Girardi, dell'archidiocesi di Torino. Al sig. dott. Edoardo Oderio (Roma). Al sig. Emilio Cavassa, dell'archidiocesi di Torino. gennaio 1943. Al sig. /cav. Giuseppe Doglio!!, della diocesi di Ales- » » sandria. • Al sig. Lorenzo Paulini (Roma). ! - Il Cavalierato dell'Ordine di 8. Silvestro Papa: 6 dicembre 1942. Al sig. Battista Goldaniga, della diocesi di Lodi. » Al sig. Luigi Massa, della diocesi di Ivrea. » » Al sig. Luigi Aldo Polchi, della diocesi di Acqui. » 10 15 » » » » Al sig. Giovanni Tresca, dell'archidiocesi di Benevento. Al sig. dott. Giovanni Battista Marcon, della diòcesi di Treviso. » Al sig. geom. Mario Ferracin, della medesima diocesi. » 14 gennaio 1943. Al sig. dott. Guglielmo Mollari (Roma). » Al sig. rag. Raffaele Quadrani (Roma). » ìiSSSt An. et vol. XXXY 20 Martii 1943 (Ser. H, v. X ) - N u m . 3 ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE ACTA PII PP. xn LITTERAE APOSTOLICAE I BASILICAE MINORIS HONORIBUS DECORATUR CATHEDRALE T E M P L U M BIRMINGAM I E N S I S ARCHIDIOECESIS. P I U S PP. X I I Ad perpetuam rei memoriam. — Exponendum Nobis curavit Ven. Prater Thomas Williams, Birmingamiensium Archiepiscopus, die x x i huius mensis centesimum annum feliciter impletum iri, ex quo cathédrale templum, cura et studio Vicarii Apostolici illius temporis gothica structura erectum omnibus Angliae catholicis plaudentibus et summas Deo gratias agentibus, consecratum fuit, in eoque S. Cadonis reliquiae, tunc repertae, fidelium venerationi propositae fuerunt. Cuius cathedralis templi- sollemnis dedicatio an. MDCCCXLI peracta spem attulit catholicis illius nationis quam maximam fore ut ad sinum communis Matris Ecclesiae plures in dies ex popularibus redirent. Quod quidem, favente Deo, ita factum est, ut dioecesis Birmingamiensis, anno MDCCCL constituta, ad Archidioecesis Metropolitanae dignitatem et gradum anno M C M X I elevata fuerit. Nunc autem ad consecrationis anni centenarii memoriam perennandam rogavit Nos Archiepiscopus, quem diximus, ut cathedralem ecclesiam Birmingamiensem ad dignitatem Basilicae Minoris evehere dignemur. Quibus votis Nos ultro libenterque annuendum censemus ut, non solum ipsi Praesuli Metropolitano oratori gratificemur, sed etiam omnibus Dioecesibus et christifidelibus Anglicae Nationis, qui urbem Birmingam, ex qua laudabilis reditus multorum ad unicum Christi ACTA, TOI. X, n. 3. — 20-3-943. 6 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 66 ovile felix habuit initium, diligunt et venerantur ; ideoque sacram aedem cathedralem eiusdem urbis merito maximi faciunt et veluti monumentum historicum Catholicae Ecclesiae habent. Quare, audito Venerabili Fratre Nostro Carolo S. R. E. Cardinali Salotti, Episcopo Praenestino, Sacrae Rituum Congregationis Praefecto, attenta commendatione Nostri Apostolici Delegati in Anglica Ditione, certa scientia ac matura deliberatione Nostris, deque Apostolicae Nostrae potestatis plenitudine, praesentium Litterarum tenore, perpetuumque in modum, Birmingamiensis archidioecesis cathedrale templum, ad titulum et dignitatem Basilicae Minoris evehimus cum omnibus honoribus ac privilegiis quae huiusmodi titulo de iure competunt. Contrariis non obstantibus- quibuscumque. Haec largimur, statuimus, decernentes praesentes Litteras firmas, validas, atque efficaces iugiter exstare ac permanere; suosque plenos et integros effectus sortiri et obtinere; illisque ad quos spectant sive spectare poterunt, nunc et in posterum plenissime ' suffragari ; sicque rite iudicandum esse ac definiendum; irritumque ex nunc et inane fieri si quidquam secus, super his, a quovis, auctoritate qualibet, scienter sive ignoranter attentari contigerit. Datum Romae, apud S. Petrum, sub anulo Piscatoris, die xi mensis Iunii, an. M C M X L I , Pontificatus Nostri tertio. A. Card. MAGLIONE, a Secretis. II TEMPLUM PAROECIALE FLORENTINAS DICATUM TITULO BASILICAE CIVITATIS MINORIS IN HONOREM S. MARCI DEO ORNATUR. P I U S PP. X I I Ad perpetuam rei memoriam. — Decimo tertio saeculo exeunte iam in Florentina urbe templum in honorem Sancti Marci exstructum, Eugenio Papa IV iubente, Fratrum Praedicatorum Ordo anno millesimo quadringentesimo tricesimo sexto obtinuit iugiterque inde per saecula ad haec usque nostra tempora illud optime ac feliciter tenuit. Fatiscens hoc sacrum aedificium Cosimus Medicus de nova Religiosa Sancti Dominici Familia meritus continuus eiusdemque suis bene factis prosecutor, instaurandum curavit per Michelotium artificem florentinum in aedificatoriis operibus sagacissimum, qui formis laboribusque suis fere per quinquennium productis templum Sancti Marci plane renovavit* ita ut illud Summus ipse Pontifex Eugenius, precibus tum Sancti An- Acia Pii Pp. XII tonini, conventus tunc temporis prioris, ac postea archiepiscopi fiorentini; tum memorati Cosimi de Medicis benigne inclinatus, die Domini Nostri Iesu Christi Epiphaniae sacro anni millesimi quadringen tesimi quadragesimi secundi sollemniter consecravit. At templum quod nunc exstat unica navi constitutum, insequenti saeculo sextodecimo octo altaribus 7 in lateribus ditatum aliisque renovationibus ampliatum est, illique etiam adiectum, marmoribus et quidem insignibus artis operibus auctum, sacellum in quo adhuc nancti Antonini Archiepiscopi, ut iam ipsius Sancti Marci conventus conspicui alumni, corpus servatur, Florentinorum veneratione iugiter excultum. Multa autem alia affabre facta opera templum idem exornant, quae clari nominis artificibus e Tusca regione adscribuntur ; sed paramenta quoque in eodem non desunt supellexque sacra magni pretii ob suam etiam antiquitatem. Fratres vero Praedicatores, praedecessorum suorum ex optime merito Sancti Dominici Ordine vestigiis haer entes, pietate non minus quam doctrina sacrae aedis praedictae cultui et christifidelium bono sollertem operam continentemque praestant. Denique meminisse iuvat eodem in templo, quod a saeculo quarto decimo ineunte etiam est paroeciale, Confraternitates piasque Consociationes Ordinis proprias canonice exstare ; nec non Actionis Catholicae Coetusque Vincentiani instituta ibi fiorescere. Nil mirum itaque si hanc sacram aedem tam conspicuis artis operibus ornatam, pretiosa supellectili refertam, sanctorum lipsanis locupletem, memoriisque historicis insignem, populus fidelis frequens ac devote celebrat. Haec animo repetentes, cum Capitulum provinciale ex Dominicana Sancti Marci et Sardiniae provincia nuperrime coactum suo ceterorumque sodalium nomine Nos efflagitaverit ut, occasione quinti anni saecularis a consecratione a Summo Pontifice Eugenio IV expleta, idem templum ad Basilicae minoris dignitatem evehere dignemur, ac tam S. R. E. Cardinalis Florentinorum Archiepiscopus quam Procurator generalis Ordinis praefati commendationibus suis amplissimis preces easdem augeant, optatis hisce annuendum ultro libenterque censemus. Quamobrem, audito Venerabili Fratre Nostro S. B. E. Cardinali Episcopo Praener stino. Sacrorum Rituum Congregationis Praefecto, Apostolica Nostra auctoritate, praesentium Litterarum vi perpetuumque in modum paroeciale templum Florentinae civitatis atque archidioecesis intra fines in honorem Sancti Marci Deo dicatum ad Basilicae Minoris dignitatem^ evehimus, honoribus privilegiisque solitis adiectis,. Haec concedimus, statuimus, decernentes praesentes Litteras firmas, validas atque efficaces iugiter exstare ac permanere; suosque plenos atque integros effectus sortiri et obtinere ; illisque ad quos pertinent, sive pertinere poterunt, 68 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale amplissime suffragari ; sicque rite iudicandum esse ac definiendum ; irritumque ex nunc et inane fieri si quidquam secus, super his, a quoquam, auctoritate qualibet, scienter sive ignoranter attentari contigerit. Contrariis non obstantibus quibuslibet. Datum Eomae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die vi mensis Ianuarii, an. M C M X X X X I I I , Pontificatus Nostri quarto. A. Card. MAGLIONE, a Secretis. EPISTULA AD E M U M P. D. PETRUM TIT. SANCTAE CRUCIS IN HIERUSALEM S. R. E. PRESBYTERUM CARDINALEM FUMASONI BIONDI, PRAEFECTUM SACRAE CONGREGA- TIONIS DE PROPAGANDA FIDE. P I U S PP. X I I Dilecte Fili Noster, salutem et Apostolicam Benedictionem. — Pulcherrimum sane ac periucundum filialis amoris atque obsequii testimonium Nobis, consecrationis episcopalis memoriam quinquies viciesque renovantibus, Collegium atque Athenaeum Urbanum de Propaganda Fide voluit per humaniter praebere. Volumen enim adfabre compositum, reverenter Nobis dicatum, quod inscribitur « Tu es Petrus », non ex rivulis, sed ex catholicae doctrinae fontibus prolatum, divinam Ecclesiae originem ac Petri eiusque in Romana Sede Successorum principatum luculenter vivideque ostendit. In eo refulgent profecto Evangeliorum loci, priorum Patrum testimoniis confirmati inque recentiores gentium linguas fideliter conversi, quibus catholicae Ecclesiae constitutio super solidissimo Petri fundamento pianissime arguitur atque declaratur. Plura accedunt ipsorum Patrum ac Romanorum Pontificum documenta, quibus suprema Episcoporum Romanorum auctoritas primaevo Ecclesiae ipsius flore comprobatur. Varietas autem regionum, ex quibus testimonia proveniunt, et diversa tot sermonum concinnitas ad unitatem Ecclesiae eiusque traditionis in tanta gentium ac terrarum varietate illustrandam haud parum conferre videntur. Praeclarum igitur eiusmodi opus, quod ipse, Dilecte Fili Noster, « Romanae fidei testimonium » iure ac merito appellasti, et nuntium praeterea sollemnis de episcopali Nostra consecratione Commemorationis, quam idem Collegium atque Athenaeum proxime celebrabit, libentissime excepimus gratosque animi Nostri sensus aperte benigneque profitemur. Minime autem dubitamus, quin universi alumni de Propaganda Fide, tum isti, qui adhuc Romae, Acta Pii Pp. XII ante oculos Nostros commorantes, virtutes omnis generis exercendas doctrinasque in posterum evulgandas sedulo addiscunt, tum illi, qui nunc per varias orbis partes disseminati, sollemnia proxima animis participantes, quondam Romanam Fidem et pietatem largis haustibus in Urbe potaverunt, flagrantiore erga Ecclesiam Petrique Cathedram sint amore exarsuri et sacri apostolatus opera ad pacificum Christi regnum amplificandum magis magisque expedituri. Horum interea caelestium donorum eonciliatrix et praenuntia peculiarisque Nostrae dilectionis testis sit Apostolica Benedictio, quam tibi, Dilecte Fili Noster, Collegii istius atque Athenaei de Propaganda Fide moderatoribus, doctoribus atque alumnis, qui nunc sunt aut prius fuere, amantissime in Domino impertimus. Datum Romae apud Sanctum Petrum, die xxiv mensis Februarii, in festo Sancti Matthiae Apostoli, anno M D C C C C X X X X I I I , Pontificatus Nostri quarto. P I U S PP. X I I ALLOCUTIO Summus Pontifex, die 21 mensis februarii a. Wlß, VII Academiae Scientiarum, Exomis Exterarum aliisque Romanae adstantibus Nationum Curiae Legatis Praelatis Emis et ineunte anno Pont. Patribus eiusdem praeclarisque Cardinalibus, Academiae Viris, haec Sociis, verba fecit. In questa solenne adunanza, onorata dalla presenza di Signori Cardinali, di illustri Diplomatici, di alti personaggi e di insigni cultori del sapere, l'occhio Nostro, ancora una volta, rivede in voi, Eccimi Accademici, i sapienti e indefessi indagatori della natura e dell'universo, che certo voi non cessate di ammirare, se è vero quel che Platone pone in bocca a Socrate e insegno al discepolo suo Aristotele, che dell'amante della sapienza è massimamente proprio il sentimento dell'ammirazione, poiché, fuori di questo, non ha altro principio, comunque s'intenda, la 1 filosofìa. Voi ammirate l'universo, dai confini profondissimi del cielo stellato alla minimissima struttura dell'atomo; e nella grandiosa magnificenza del mondo creato vedete il tempio dell'ordine e della potenza divina. Voi conoscete, voi ammirate la smisurata grandezza di questa macchina dell'universo, della quale il meno da pregiarsi è l'immensità 1 Nel Qeairr}Tos n 9 XI. 70 A.cta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale dei suoi termini, la moltitudine dei corpi e degli elementi, la velocità dei moti, la varietà e bellezza delle parti; mentre — come osservammo già nell'ultimo Nostro discorso in questa Accademia — il più mirabile da considerarsi è la disposizione dell'ordine che tutto distingue e unisce, intreccia e concatena, e accorda le stesse discordanti nature irrazionali con tanta fedeltà e legame scambievole, che, salvo a ciascuna l'operare secondo il diverso istinto della propria inclinazione, tutte, da un principio senza saperlo, cospirano ad un fine senza volerlo. 15 Un tale or- dine universale voi lo contemplate, voi lo misurate, voi lo studiate : non è nè può essere frutto di cieca assoluta necessità, e nemmeno del caso o della fortuna.: il caso è un parto della fantasia; la fortuna un sogno della umana ignoranza. Nell'ordine voi cercate una ragione che ab intrinseco la governi, un ordinamento della ragione in un mondo che, anche senza vita, si muove eome se vivesse, e opera a disegno come se intendesse : in una parola, voi cercate la legge, la quale è appunto un ordinamento della ragione di Chi governa l'universo e l'ha fissato nella natura e nei movimenti del.suo inconscio istinto. Importanza della questione In questa ricerca delle leggi che governano il inondo voi andate incontro a Dio e ne investigate le orme da lui lasciate, quando ne ebbe compiuta la creazione; e Noi ammiriamo le vostre conquiste negl'immensi campi della natura. Le indagini sperimentali degli ultimi decenni, che pur si riannodano con gli studi e i lavori della fine del secolo scorso, vantano scoperte e invenzioni di capitale importanza, se si pensi anche solo alle trasformazioni artificiali del nucleo atomico, alla frantumazione dell'atomo, alle meraviglie del microcosmo, svelate dal microscopio per elettroni. I progressi scientifici hanno condotto alla conoscenza di nuove leggi nei fenomeni della natura e rischiarato di nuova luce la questione della essenza e del valore delle leggi fisiche. Non vi è forse problema che interessi e occupi oggi tanto i pili eminenti scrutatori del mondo naturale — fisici, chimici, astronomi, biologi e fisiologi —, e anche i moderni cultori della filosofìa naturale, quanto il tema delle leggi che reggono l'ordine e l'azione delle materie e dei fenomeni operanti nel nostro globo e nell'universo. Si tratta infatti di questioni fondamentali, la cui soluzione è non meno decisiva per l'oggetto e lo scopo di ogni scienza naturale, che importante anche per la comprensione metafisica, radicata nella realtà obbiettiva. 3 Cfr. BABTOM, Delle grandezze di Cristo, c. 2. AcU Pii Pp. XII Mutamenti nel concetto della legge fisica 71 - Leggi dinamiche e leggi sta- tistiche Una vera e rigida legge dinamica rappresenta una stretta norma regolatrice dell'essere e dell'azione delle cose, in guisa da escludere ogni eccezione di ordine naturale. Scoperta per induzione dall'osservazione e dall'esame di molti casi particolari simili, permette di prevedere, e spesso ancora di calcolare anticipatamente, in modo deduttivo, altri casi particolari nell'ambito della sua applicazione; come fanno la legge della gravità, le leggi della riflessione e rifrazione della luce, la legge della costanza del rapporto dei pesi nelle combinazioni chimiche, e tante altre. Ma il concetto di legge fisica non è perdurato il medesimo; c giova seguire i mutamenti della sua formazione e valutazione, quali si svolsero nel corso degli ultimi cento anni. All'inizio del secolo passato era già nota la legge della conservazione della massa; seguì la conoscenza di rilevanti leggi dell'ottica, dell'elettricità e soprattutto della chimica fisica; scoperte coronate infine da quella delle leggi generali dell'energia. Non è quindi meraviglia, se, al nascere del monismo materialistico, la legge della meccanica fosse esaltata come dea sull'ara della scienza, e al suo dominio assoluto venisse a piegarsi suddito e ligio non solo il mondo della materia, ma anche il regno della vita e dello spirito. L'universo pertanto altro non era che lo smisurato impero del moto; e, secondo una tale concezione, come espose plasticamente il Du Bois-Reymond, nel suo discorso Über d%e Grenzen des Naturèrken- nensf doveva esistere una formóla universale meccanica, conoscendo la quale un genio universale, o mente « laplaciana », sarebbe capace di comprendere pienamente tutto quanto avviene al presente, e nulla per lui arriverebbe incerto, presentandosi chiaro al suo sguardo, così il sepolto passato, come il più lontano futuro. Concetto questo espresso an che dal grande matematico francese Henri Poincaré, quando scriveva : « Tout phénomène, si minime qu'il soit, a une cause, et un esprit in finiment puissant, infiniment bien informe de lois de la nature, aurait pu le prévoir dès le commencement des siècles » . 4 Il postulato sulla « causalità fìsica chiusa » non ammetteva dunque alcuna eccezione nè alcun intervento nel corso delle attività fìsiche, per esempio con un miracolo. Ma questo postulato pareggia Pantico detto che, posta la causa, anche sufficiente, di necessità viene posto l'effetto : sentenza, che il gran Dottore d'Aquino col Filosofo di Stagira dimostrò falsa, perchè s Leipzig, 1907. ' Science et méthode, p. 65. 72 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale non ogni causa è tale, quand'anche sia sufficiente, che il suo effetto non sia possibile a impedirsi, almeno per libera azione umana. In altri termini : ogni effetto ha necessariamente una causa, ma non sempre una causa necessariamente operante, essendovi anche cause che agiscono liberamente. 5 a Eppure un uomo della capacità di Virchow pronunziava alla 47 assemblea annuale degli scienziati e dei medici tedeschi nel 1874 le gravi parole : « Non è certo una presunzione della scienza naturale, se affermiamo che le leggi naturali sono assolutamente efficaci in tutte le circostanze e non soggiacciono a sospensione in un qualsiasi tempo». Ma il Virchow non aveva veduto tutte le circostanze degli eventi del passato, nè di quelli dell'avvenire; e la sua era veramente una presunzione, come lo svolgimento scientifico degli ultimi decenni lascia facilmente riconoscere. Il crasso materialismo di allora si è dimostrato da tempo insostenibile o è venuto a tramutarsi in quel tenebroso angelo di l u c e 6 che si ammanta di spirito e di panteismo; e l'affermazione delle leggi naturali, non sofferenti eccezione alcuna, è rimasta dal progresso della scienza esatta talmente scossa, che oggidì appena è che non si cada nell'altro eccesso di parlare solo di regole medie, di norme statistiche e di leggi di probabilità. Tale pensamento in tanto è legittimo, in quanto moltissime leggi del mondo sensibile o macrocosmo manifestano un carattere statistico-— perchè non esprimono il modo di comportarsi di ogni singolo ente, ma il procedimento medio di un immenso numero di enti simili — e così si prestano a essere trattate per mezzo del calcolo delle probabilità. Ma il voler vedere solo leggi statistiche nel mondo è un errore dei tempi nostri, come uno straniarsi dalla natura dell'ingegno umano, — il quale solo ciò da sensato apprende che fa poscia d'intelletto degno 7 — è l'asserire che dell'antica concezione rigidamente dinamica della legge naturale possa farsi del tutto a meno e sia divenuta vuota di senso. Anzi tant'oltre si avanza il recente positivismo a fianco del convenzionalismo, da metter in dubbio persino il valore della legge causale. 5 Cfr. In libros Peri hermeneias, 1. I capi IX lect. XIV, n. 11. • Cfr. Eph. 6, 12; 2 Cor. 11, 14. Par. IV, 41-42. 1 Acta Pii Pp. XII " 73 Ohe cosa è la scienza? Questo pensiero positivistico viene a buon diritto rigettato dalla sana filosofìa. Che cosa è invero la scienza se non la conoscenza certa delle cose? E come è possibile acquistare questa conoscenza, se delle cose non si scrutano i principi e le cause, da cui procede la dimostrazione del loro essere e della loro natura e azione? Voi osservate, voi ricercate, voi studiate e sperimentate la natura per comprenderne i principi e le cagioni intrinseche, per penetrare le leggi reggitrici della sua costituzione e del suo agire, per ordinare il processo di tali leggi, per dedurne una scienza con principi, cause e conclusioni promananti per logica conseguenza. Voi cercate dunque la regolarità e l'ordine nei vari regni della creazione; e quale e quanta ricchezza ne ha scoperto lo spirito indagatore dell'uomo! Il sistema delle leggi naturali a) nel mondo inorganico Ecco infatti, anche solo per cenni, nel macrocosmo dei fenomeni puramente fisico-chimici le numerose particolari leggi della meccanica dei corpi solidi, liquidi e gassosi; le leggi dell'acustica e del calore, della elettricità, del magnetismo e della luce; le leggi dell'andamento della reazione e dell'equilibrio chimico nella chimica inorganica e organica : leggi particolari che sovente si elevano a norme più alte e generali, così da far comprendere e riconoscere in gran numero gruppi di fenomeni naturali, che sulle prime sembravano privi di ogni interna relazione, quali conseguenze di una legge superiore. Ecco le leggi del moto dei pianeti riallacciarsi alla legge universale della gravitazione. Le celebri equazioni di Maxwell non hanno forse gettato un ponte tra i fenomeni dell'ottica e dell'elettricità, e tutti i fenomeni naturali nel mondo inorganico non sottostanno alla legge della costanza e dell'entropia? Se fino à non molto tempo fa si conoscevano due leggi costanti : quella della conservazione della massa e quella della conservazione dell'energia, le più recenti indagini hanno provato con fatti e argomenti sempre più convincenti che ogni massa è equivalente a una determinata quantità d'energia e viceversa. Quindi le due antiche leggi di conservazione sono a rigore applicazioni speciali di una legge superiore più generale, la quale dice : in un sistema chiuso, nonostante tutti i cambiamenti, anche dove si trova una notevole trasformazione di massa in energia o viceversa, la somma di ambedue resta costante. Questa superiore legge di 74 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale costanza è una delle chiavi, di cui oggi si serve il fisico dell'atomo per penetrare nei misteri del nucleo atomico. Un tale sistema scientifico riccamente connesso è ben organizzato del macrocosmo contiene fuori d'ogni dubbio molte leggi statistiche, le quali però, considerata la moltitudine degli elementi, atomi, molecole, elettroni, fotoni, ecc., non sono per sicurezza ed esattezza notevolmente da meno delle leggi strettamente dinamiche. In ogni caso, esse sono fondate e quasi ancorate in leggi rigidamente dinamiche del microcosmo, sebbene la conoscenza delle leggi microcosmiche ci sia nei particolari ancora quasi del tutto nascosta, per quanti sforzi poderosi le nuove ardite indagini abbiano fatti per penetrare nell'attività misteriosa dell'interno dell'atomo. Di mano in mano potranno cadere questi veli: scomparirà allora il carattere apparentemente non causale dei fenomeni microcosmici : un nuovo meraviglioso regno dell'ordine, dell'ordine anche nelle particelle minime, sarà scoperto. E veramente sorprendenti ci si presentano questi intimi processi della investigazione dell'atomo, non solo perchè aprono dinanzi al nostro sguardo la cognizione di un mondo dianzi sconosciuto, la cui ricchezza, molteplicità e regolarità sembrano in qualche modo gareggiare con le sublimi grandezze del firmamento, ma anche per gli effetti imprevedibilmente grandiosi che la tecnica stessa ne può attendere. A questo riguardo non possiamo astenerci dal far menzione di un mirabile fenomeno, del quale il Nestore della fisica teorica, Max Planck, Nostro Accademico, ha scritto in un suo recente articolo Sinn und Grenzen der 8 eœalcten Wissenschaft. Le singolari trasformazioni dell'atomo hanno per lunghi anni occupato soltanto gli scrutatori della scienza pura. Senza dubbio era sorprendente la grandezza della energia che talvolta vi si sviluppava; ma poiché gli atomi sono estremamente piccoli, non si pensava seriamente che potessero mai acquistare una importanza anche per là pratica. Oggi invece tale questione ha preso un aspetto inatteso ih seguito ai risultati della radioattività artificiale. Si è infatti stabilito che nella disgregazione, che un atomo di uranio soffre, se è bombardato da un neutrone, si rendono liberi due o tre neutroni, ognuno dei quali si lancia da solo e può incontrare e frantumare un altro atomo di uranio. In tal modo si moltiplicano gli effetti, e può accadere che l'urto continuamente crescente dei neutroni su atomi di uranio faccia aumentare in breve tempo il numero dei neutroni divenuti liberile proporzionatamente la somma di energia che da essi si sviluppa, fino ad una misura * In Europäische Revue, Februar 1942. Acta, Pii Pp. XII 75 del tutto enorme e appena immaginabile. Da un calcolo speciale è risultato che in tal guisa in un metro cubo di polvere di ossido di uranio in meno di un centesimo di secondo si svolge un'energia sufficiente a sollevare per 27 chilometri un peso di un miliardo di tonnellate : una somma di energia che potrebbe sostituire per molti anni l'azione di tutte le grandi centrali elettriche di tutto il mondo. Il Planck termina con l'osservare che, sebbene non si possa ancora pensare a mettere tecnicamente a profitto un così tempestoso processo, tuttavia esso spiana il cammino a serie possibilità, di maniera che il pensiero della costruzione di una macchina di uranio non può essere stimato come una mera utopia. Soprattutto però sarebbe importante che non si lasciasse effettuare tale processo a modo di esplosione, ma che se ne frenasse il corso con adatti e vigili mezzi chimici. Altrimenti ne potrebbe seguire non solo nelluogo stesso, ma anche per l'intiero nostro pianeta, una pericolosa catastrofe. b) nelle sfere della vita vegetativa e sensitiva Se ora dagli sterminati campi dell'inorganico ci solleviamo nelle sfere della vita vegetativa e sensitiva, vi ritroviamo un nuovo mondo di leggi nella proprietà, nella moltitudine, nella varietà, nella bellezza, nell'ordine, nella qualità e nell'utilità delle nature che empiono l'orbe terráqueo. Accanto a molte leggi del mondo inorganico, noi rinveniamo altresì leggi specificamente superiori, leggi proprie della vita, che non possono ricondursi a quelle puramente fisico-chimiche, a quel modo che torna impossibile considerare gli esseri viventi al pari di mere somme di componenti fisico-chimici. È un nuovo meraviglioso orizzonte che la natura ci presenta; e Ci basti solo come esempi ricordare : le leggi dello sviluppo degli organismi, le leggi delle sensazioni esterne e interne, e sopra ogni cosa la fondamentale legge psico-fisica. Anche la vita superiore spirituale è regolata da leggi di natura, per lo più così qualificate che il definirle con precisione si fa tanto più difficoltoso, quanto più in alto stanno nell'ordine dell'essere. Realtà obbiettiva della conoscenza Questo mirabile e ordinato sistema di leggi qualitative e quantitative, particolari e generali, del macrocosmo e del microcosmo oggi sta innanzi agli occhi dello scienziato nel suo intreccio in buona parte svelato e scoperto. E perchè lo diciamo scoperto? Perchè non è proiettato nè costruito da noi nella natura, mercè una pretesa innata forma soggettiva della conoscenza o dell'intelletto umano, ovvero artefatto a van- 76 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale taggio e uso di una tale economia di pensiero e di studio, per rendere cioè la nostra cognizione delle cose più agevole; e neppure è il frutto o la conclusione di intese o convenzioni di sapienti investigatori della natura. Le leggi naturali esistono, per così dire, incarnate e occultamente operanti nell'intimo della natura, e noi con l'osservazione e con l'esperimento le cerchiamo e scopriamo. Non dite che la materia non è una realtà, ma una astrazione foggiata dalla fìsica, che la natura è in sè inconoscibile, che il nostro móndo sensibile è un altro mondo a sè, dove il fenomeno, ch'è apparenza del mondo esteriore, ci fa sognare la realtà delle cose che occulta. N o : la natura è realtà, e realtà conoscibile. Se le cose appaiono e sono mute, hanno però un linguaggio che parla a noi, che esce dal loro seno, come l'acqua da una fonte perenne. Il loro linguaggio è la loro causalità che arriva ai nostri sensi con la vista dei colori e del moto, col suono dei metalli, dei turbini e degli animali, con la dolcezza e l'amarezza del miele e del fiele, col profumo dei fiori, con la durezza, il peso e il calore della loro materia, imprimendo in noi una immagine o similitudine, che è mezzo al nostro intelletto per ricondurci alla realtà delle cose. Onde voi non parlate già della immagine o similitudine del nostro intelletto, ma bensì delle cose stesse; e sapete distinguere il fenomeno del vostro mondo sensibile dalla sostanza delle cose, l'apparenza del?oro dall'oro stesso, come l'apparenza del pane dal pane medesimo, della cui sostanza vi fate cibo per assimilarla e immedesimarla con la sostanza del vostro corpo. Il moto delle cose verso di noi causa in noi una similitudine; senza similitudine non può esservi conformità del nostro intelletto con le cose reali, e senza similitudine torna impossibile la cognizione; e noi non possiamo dir vera una cosa alcuna se non ha una qualche adeguazione al nostro intelletto. Le cose, donde la mente nostra prende la scienza, misurano la nostra mente e le leggi che noi in esse ritroviamo e ne ricaviamo, ma sono misurate da quell'eterno intelletto divino, nel quale sono tutte le cose create, come nella mente dell'artefice 9 è ogni opera dell'arte sua. Che fa la mano e l'ingegno dello scienziato? Le scopre e le svela, le distingue e le classifica, non come colui che segue uccelli volanti, ma come chi ne è in possessore ne ricerca la natura e le proprietà intrinseche. Quando Lothar Meyer e Mendelejew nel 1869 ordinarono gli elementi chimici in quel semplice schema oggi indicato come il sistema naturale degli elementi, erano profondamente convinti di aver trovato un ordinamento regolare, fondato sulle loro proprietà e 9 Cfr. g. THOMAS AQUIN., De veritate, q. 1 a 2. Acta Pii Pp. XII 77 tendenze interne, una classificazione suggerita dalla natura, il cui progressivo svolgimento prometteva le più penetranti scoperte sopra la costituzione e l'essere della materia. Di fatto da quel punto prese le mosse l'investigazione atomica moderna. Al tempo della scoperta la cosiddetta economia mentale non veniva in considerazione, poiché quel primitivo schema mostrava ancora molte lacune; nè poteva trattarsi di convenzione, poiché le qualità della materia stessa imponevano tale ordinamento. Questo è solo un esempio tra i molti, donde i più geniali scienziati del passato e del presente sono venuti nella nobile persuasione di essere gli araldi di una verità, identica e la medesima per tutti i popoli e le stirpi che calcano il suolo del globo e guardano il cielo; una verità, poggiante nella sua essenza su una adaequatio rei et intellectus, che altro non è se non l'acquisita conformità, più o meno perfetta, più o meno compiuta, del nostro intelletto alla realtà obbiettiva delle cose naturali, in che consiste la verità del nostro sapere. Confutazione del fenomenismo Ma non prendete abbaglio, come quei filòsofi e scienziati i quali stimarono che le nostre facoltà conoscitive non conoscono se non le proprie mutazioni e sensazioni, sicché furono tratti a dire che il nostro intelletto arriverebbe ad avere la scienza solo delle similitudini ricevute dalle cose, e perciò solo le immagini delle cose, e non già le cose stesse,, sarebbero l'oggetto della nostra scienza e delle leggi che formuliamo rispetto alla natura. Manifesto errore! Non sono forse le medesime còse, e quelle che voi intendete, e quelle di cui parla, ragiona e discutè la vostra scienza? Parliamo Noi a voi stessi, o alle immagini che si f ormano nel Nostro occhio dal vedervi qui presenti? Se dunque ciò che voi intendete e conoscete fossero solo le immagini delle vostre sensazioni, ne seguirebbe che tutte le vostre scienze fisiche, dalle stelle all'atomo, dal sole alla lampada elettrica, dai minerali ai cedri del Libano, dai microbi all'uomo e ai farmachi per i suoi morbi, non tratterebbero delle cose che sono fuori dell'anima vostra, ma soltanto di quelle similitudini intelligibili che anche sognando contemplate dentro l'anima vostra. La scienza, che esalta un Copernico e un Galileo, un Kepler e un Newton, un "Volta e un Marconi, e altri famosi e benemeriti investigatori del mondo fisico che ci circonda esterno, sarebbe un bel sogno di mente sveglia; un bel fantasma del sapere fisico; l'apparenza sostituirebbe la realtà e la verità delle cose; e altrettanto vero sarebbe l'asserire quanto il negare una stessa cosa. No; la scienza non è dei sogni nè delle simili- 78 Acta "Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale tudini delle cose : ma delle cose stesse attraverso il mezzo delle immagini che da loro raccogliamo, perchè, come dopo Aristotele insegnò l'Angelico Dottore, la pietra non può essere nell'anima nostra, sì bene la immagine o figura della pietra, che simile a sè essa produce nei nostri sensi e poi nel nostro intelletto, affinchè per tale somiglianza possa essere e sia nell'anima nostra e nel nostro studio e ci faccia ritornare a lei, riconducendoci alla realtà. 10 Anche le recenti indagini della psi> cologia sperimentale attestano, o meglio confermano, che queste similitudini non sono mero prodotto di un'attività soggettiva,autonoma, ma reazioni psichiche a stimoli indipendenti dal soggetto, provenienti dalle cose stesse; reazioni conformi alle diverse qualità e proprietà delle cose, e che variano col variare dello stimolo. Le immagini dunque, che le Cose naturali o per via della luce e del calore, o per via del suono, del sapore e dell'odore o in altro mòdo, imprimono negli organi dei nostri sensi e attraverso i sensi interni arrivano al nostro intelletto, non sono che lo strumento fornitoci dalla natura, nostra prima maestra del sapere, per farsi conoscere da noi; ma non è men vero che noi possiamo esaminare, studiare, indagare un tale strumento e riflettere su queste immagini e su quanto esse ci presentano della natura e sulla via per la quale si fanno nostre fonti di cognizioni del mondo che ci attornia. Dall'atto, con cui il nostro intellètto intende la pietra, noi passiamo all'atto d'intendere come l'intelletto nostro intende la pietra; atto che seconda il primo, perchè l'uomo, nascendo senza idee innate e senza i sogni di una vita anteriore, entra vergine d'immagini e di scienza nel mondo, nato fatto — come già abbiamo ricordato — ad « apprendere solo da sensato ciò che fa poscia d'intelletto degno ». Conclusione Ammirate, o investigatori della natura e delle leggi che la governano, al centro dell'universo materiale la grandezza dell'uomo, ai cui primo incontro con la luce, da lui salutata con gemito infantile, Iddio tiene aperto il teatro della terra e del firmamento con tutte le meraviglie che lo incantano e attirano i suoi occhi innocenti! Questo teatro che mai è se non il fondamentale e primo oggetto di ogni cognizione umana, la quale di lì s'inizia con mille e mille immagini che la maestra natura versa e riversa nell'avidità dei nostri sensi? Voi stupite in voi stessi; voi scrutate i vostri atti interiori, vi ripiegate in voi a cercarne le fonti, 1 0 Cfr. 8. Th., 1 p., q. 76, a. 2 ad 4. Acta Pii Pp. XII 79 e le rinvenite in quei sensi interni, in quelle potenze e facoltà, che fate oggetto di una nuova scienza di voi stessi, dell'intima vostra natura razionale, del vostro senso, del vostro intelletto e della vostra volontà. Ecco la scienza dell'uomo e delle sue leggi corporee e psichiche; ecco l'anatomia, la fisiologia, la medicina, la psicologia, l'etica, la politica e quella somma di scienze, la quale, anche in mezzo ai suoi errori, è un inno a Dio che, plasmando l'uomo, gl'i spirò uno spirito di vita, superiore a quella degli altri esseri viventi, fatto a immagine e a similitudine sua. Il macrocosmo estrinseco materiale così dice di sè una gran parola al microcosmo intrinseco spirituale : l'uno e l'altro nella loro forza operosa sono sovranamente regolati dall'Autore delle leggi della materia e dello spirito, delle quali, come del supremo governo di Dio nel mondo, per non trattenere troppo a lungo la vostra attenzione, Ci ri serbiamo di discorrere, se così piacerà al Signore, in altra occasione; ma i mutamenti dello spirito, che ascolta la voce e le meraviglie dell'universo, talora sono terribili, talora gli danno le vertigini, talora lo esaltano e gli fanno dar passi anche nel cammino della scienza più giganteschi dei moti regolari dei pianeti e delle costellazioni dei cieli, fino a sublimarlo dal mondo fisico materiale del suo studio al mondo spirituale oltre il creato per lodare « l'Amor che muove il Sole e l'altre stelle ». Questo amore, che ha creato, muove e governa l'universo, governa e regge anche la storia e il progresso della intiera umanità, e tutto dirige a un fine, occulto nella caligine degli anni al nostro pensiero, ma da lui fissato ab eterno per quella gloria che di lui narrano i cieli ed egli aspetta dall'amore dell'uomo, al quale ha concesso di riempire la terra e assoggettarla col suo lavoro. Possa questo amore commuovere e volgere il desiderio e la buona volontà dei potenti e di tutti gli uomini per affratellarsi, per operare nella pace e nella giustizia, per infiammarsi al fuoco della immensa e benefica carità di Dio, e cessar dall'inondare di sangue e seminare di rovine e di pianti questa terra, dove tutti, sotto qualunque cielo, siamo posti a militare, come figli di Dio, per una vita eternamente felice! Acta Apostolicae Sedis - Commentarium, Officiale 80 ACTA SS. CONGREGATIONUM SACRA CONGREGATIO CONSISTORIALIS PROVISIO ECCLESIARUM Sanctissimus Dominus Noster Pius divina Providentia Papa X I I , successivis decretis Sacrae Congregationis Consistorialis, singulas quae sequuntur Ecclesias de novo Pastore dignatus est providere, nimirum : 29 Decembris 191$. — Cathedrali Ecclesiae Barcinonensi praefecit Excmum P. D. Gregorium Modrego Casaus, hactenus Episcopum titularem Aezanitanum. — Cathedrali Ecclesiae Salmantinae Excmum P. D. Franciscum Barbado Viejo, hactenus Episcopum Oauriensem. — Cathedrali Ecclesiae Giennensi R. D. Raphaelem García et García De Castro, Canonicum Capituli metropolitam Granatensis. — Cathedrali Ecclesiae Urgellensi R. D. Raymundum Iglesias Nav a m , Ordinariatui Castrensi in Hispania addictum. — Titulari episcopali Ecclesiae Doritanae, cui est perpetuo et canonice adnexus Prioratus Quatuor Ordinum militarium in provincia Cluniensi, R. D. Emeterium Echeverría Barrena, Vicarium Generalem dioecesis Pampilonensis. 9 Ianuarii 19Iß. — Cathedrali Ecclesiae Penedensi R. D. Ferdinan1 dum Gomes dos Santos, parochum oppidi « Patos » in dioecesi Caia zeirasensi. — Titulari episcopali Ecclesiae Poglensi R. P. Gregorium Alonso, Ordinis Recollectorum S. Augustini, quem constituit Praelatum Praelaturae nullius Maraiensis, hactenus eiusdem Administratorem Apostolicum. IS Ianuarii. — Cathedrali Ecclesiae S. Fiori R. D. Henricum Pinson, parochum loci Vierzon in archidioecesi Bituricensi. — Titulari episcopali Ecclesiae Biltensi R. D. Emmanuelem Hurtado Garcia, parochum ecclesiae S. Mariae Magdalenae in urbe Granatensi, quem deputa vit Auxiliarem Exc. P. D. Augustini Parrado et Garcia, Archiepiscopi Granatensis. die 22 Ianuarii. —Cathedrali Ecclesiae Salutiarum Exc. P. D. Aegidium Aloisium Lanzo, hactenus Episcopum Tiberiensem necnon Auxi- Sacra Congregatio Consistorialis 81 Harem Emi P. D. Henrici S. R. E. Card. Sibilia, Episcopi Sabinensis et Mandelensis. — Cathedrali Ecclesiae Verulánae R. D. Aemilium Baroncelli, parochum S. Francisci Xaverii in Urbe. die 25 Ianuarii. — Titulari episcopali Ecclesiae Agathopolitanae R. D. Casimirum Morcillo Gonzalez, Vicarium Generalem dioecesis Matritensis, quem deputavit Auxiliarem Exc. P; D. Leopoldi Eijo et Garay, Episcopi Matritensis. die 26 Ianuarii. — Metropolitanae Ecclesiae Bambergensi Exc. P. D. Iosephum Kolb, hactenus Episcopum titularem Veliciensem. die 9 Februarii. — Titulari episcopali Ecclesiae Usulensi R. D. Nicolaum Eugenium Navarro, Vicarium Generalem archidioecesis S. Jacobi in Venezuela. die 27 Februarii. — Titulari episcopali Ecclesiae Pharbaethitanae R. D. Franciscum Espino Porras, e dioecesi Chihuahuensi, quem deputavit Auxiliarem Exc. P. D. Antonii Guizar y Valencia, Episcopi Chihuahuensis. die 11 Martii. — Archiepiscopali Ecclesiae Perusinae Exc. P. D. Marium Vianello, hactenus Episcopum Fidentinum. die 12 Martii. — Titulari episcopali Ecclesiae Veliciensi R. D. Eduardum Nécsey, Antistitem Urbanum, Vicarium Generalem dioecesis Nitriensis) quem deputavit Auxiliarem Exc. P. D. Caroli Kmetko, Episcopi Nitriensis. SACRA CONGREGATIO'DE PROPAGANDA FIDE OEAE BENINI (la:gosensis) ; "' l V i i ' DECRETUM DE NOMINIS MUTATIONE Cum Emi ac Revmi Patres, huic S. Congregationi de Propaganda Fide praepositi, in plenariis comitiis die 11 vertentis mensis huius anni habitis, novum in Nigeriae Britannicae finibus Vicariatum Apostolicum Ondo-ìlorinensem, qui Societati pro Missionibus ad Afros committeretur, territorii portionibus non ab Apostolico tantum Nigeriae Occidentalis Vicariatu, sed praecipue a Vicariatu Apostolico Orae Benini distractis, erigendum censuissent, nomen Vicariatus Apostolici Orae Benini, ACTA, v o l . X, n. 3. — 20-3-943. 6 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 82 praelaudatae Societati pariter commissi, non amplius cum praesentibus locorum adiunctis congruens visum est. Itaque ipsi Emi ac Revmi Patres in eodem plenario coetu, attento voto Exc. P. D. Antonii Ri beri, Archiepiscopi tit. Barensis et Delegati Apostolici Africae pro Missionibus, memoratum Vicariatum Apostolicum Orae Benini deinceps ab urbis Lagos, ubi Ordinarius residet, nomine Vicariatum Apostolicum Lagosensem appellandum decreverunt. Quam Emorum Patrum sententiam, ab infrascripto huius S. Congregationis Secretario in Audientia diei 12 eiusdem mensis et anni Ssmo D. N. Pio Div. Prov. Papae X I I relatam, ipse Summus Pontifex, benigne excipiens, ratam habere et confirmare dignatus: est, praesensque ad rem Decretum confici iussit. Datum Romae, ex Aedibus S. Congregationis de Propaganda Fide,, die 12 Ianuarii mensis, anno Domini 1943. P. Card. FUMASONI BIONDI, Praefectus. L. & S. f C. Costantini, Archiep. tit. Theodos., Secretarius» SACRA CONGREGATIO RITUUM i BUTHENEN. CANONIZATIONIS B. MARIAE G U L I E L M A E AEMILIAE DE RODAT, VIRGINIS, FUNDATRICIS CONGREGATIONIS A SACRA F A M I L I A . S U P E R DUBIO . An signanda sit Commissio Reassumptionis Causae in casu et ad effectum de quo agitur: Hoc est in Ecclesiae more statutum quod, si post beatificationis sollemnia alicui Servo Dei concessa, fidelis populi devotio incrementum erga illum capiat, nec non plures gratiae seu miracula eius interventione a Deo ferantur accepta, canonizationis causa resumatur. Iamvero vix beatorum fastis Maria Gulielma Aemilia de Rodat die 9 Iunii a. D. 1940 fuit adscripta, cultus erga eamdem Beatam mire percrebuit^ pluresque gratiae, nisi forte quoque miracula, a Deo patrata feruntur, 4 Sacra Congregatio Rituum 83 uti Excmi Archiepiscopus Albien., Episcopus Ruthenen. et Vahren., Episcopus Vivarien. nec non Generalis Superiorissa Sororum a S. Familia, quarum Institutum B. Aemilia fundavit, testantur. Quapropter Revmus P. Eugenius Garnier, causae Postulator legitime constitutus, totius Instituti a S. Familia, praefatorumque Archiepiscopi et Episcoporum nomine humillimas Summo Pontifici preces porrexit ut canonizationis causa resumeretur. Quod, Deo favente, factum est. Etenim in Ordinaria Sacrorum Rituum Congregatione, die 1 Decembris huius anni habita, Emus ac Revmus Cardinalis Alexander Verde, Causae huius Ponens seu Relator, dubium proposuit discutiendum : An signanda sit Commissio Reassumptionis Causae in casu et ad effectum de quo agitur: Et Emi ac Revmi Patres sacris tuendis ritibus praepositi, post Emi Ponentis relationem, audito R. P. D. Salvatore Natucci Fidei Promotore generali, omnibus perpensis, rescribendum censuere : Affirmative, nempe : Signandam esse Commissionem Reassumptionis Causae si Ssmo placuerit. Facta postmodum subsignato die per R. P. D. Salvatorem Natucci Sanctissimo D. N. Pio Papae X I I relatione, Sanctitas Sua, rescriptum Sacrae Rituum Congregationis ratum habens, propria manu Commissionem Reassumptionis miliae de Rodat, Causae Virginis, Canonizationis signare dignata B. Mariae Gulielmae Ae- est. Datum Romae, die 6 Decembris a. D. 1942. ££j C. Card. SALOTTI, Episc. Praen., Praefectus. L. © S. A. Carinci, Secretarius.. II PISTORIEN. BEATIFICATIONIS ET CANONIZATIONIS SERVI DEI I O S E P H I GIRALDI, LAICI PROFESSI ORDINIS FRATRUM M I N O R U M . S U P E R DUBIO An signanda sit Commissio Introductionis Causae ini casu et ad effectum de quo agitur: Ad humanum genus reparandum, quod per protoparëntum superbiamo adoptionem filiorum Dei perdiderat, misericordissimo sapientissimoque consilio Deus, per humilitatem incarnationis, passionis, immo et crucis 84 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale Filii sui, homines ad pristinam dignitatem regali munificentia restituit, Etenim Ubi abundavit delictum, superabundavit gratia (Rom. V, 20). Quoniam autem mundus maximi aestimat sapientiam, potentiam atque nobilitatem, Deus, ita docet Apostolus, ut non glorietur omnis caro in conspectu eius fundat (1 sapientes, Cor. et I, 29), infirma quae stulta mundi elegit ut sunt mundi elegit confundat fortia, ut et conigno- bilia mundi et contemptibilia elegit, et ea, quae non sunt, ut ea quae sunt destrueret (ibid., Ex ipso estis 27-28). Additque: autem vos in Christo Iesu qui factus est nobis sapientia a Deo et iustitia et sanctificatio et redemptio : ut quemadmodum scriptum est : Qui gloriatur in Domino glorietur (ibid., 30-31). Verum ut hos redemptionis fructus percipiamus, atque Filii Dei Domini Nostri Iesu Christi societate, in quam vocati sumus (cfr, ibid., 9), fruamur, discipulos eius fieri, tota mente totoque cordis affectu tanti Magistri praecepta recipere eique, tanquam exemplari, nos conformare oportet. « A d discipulatum Christi, docet Seraphicus Doctor, requiritur perfecta humilitas, perfecta paupertas, perfecta caritas » (Com. in L u c , n. 29, c. V I , 13). Iamvero Frater Iosephus Giraldi, humilitate, paupertate atque caritate, ut videtur, excelluit, ideoque perfectus Christi discipulus atque Seraphici Patris strenuus sectator evasit. Et sane die 26 Ianuarii a. D. 1853 in oppido S. Baronti, intra Pistorien, dioecesis fines, ex Aloisio et Euphrosyna Ferradini, agricolis, lucem aspexit puer, qui sequenti die baptismi gratiam accepit, cuique Paris, Orestis, Benvenuti nomina fuerunt imposita. Duodecim annos natus sacrosancto Christi corpore primitus fuit refectus; anno autem 1868 Confirmationis sacramentum ab Episcopo Henrico Bindi accepit, qui Aemilii nomen ei imposuit. Ad pietatem proclivis, intra domesticos parietes nedum impedimentum, sed et exemplum et impulsum ad eam fovendam religiosissimae matris opera nactus est. Mature se ad religiosam vitam amplectendam vocatum sentiens, quum sancto huic sui animi voto satisfacere tunc ei datum non esset, Tertio Ordini S. Francisci interim se ascripsit, aliosque ad hoc tam salutare institutum allexit. Remotis tandem difficultatibus, sui voti compos factus, annum secundum supra vicesimum agens, a Fratribus Minoribus S. Francisci, in Conventu « del Monte Calvario », sito non longe a patrio oppido, prius uti Oblatus summis precibus excipi obtinuit, dein anno 1875, in festo S. Patriarchae Ioseph, tirocinium posuit, assumpto fratris Iosephi nomine. Quatuor post annos religiosam professionem emisit : denique die 1 Ianuarii a. 1883 sollemnia vota nuncupavit. Iam inde a religiosae vitae initio maturae sanctitatis exemplar visus Sacra Congregatio Rituum 85 est, nec ab incepto sanctae vitae curriculo umquam, vel minime, defiexit. Ordinis enim regulas Superiorumque praecepta aut consilia ad unguem servabat, muneribusque sibi assignatis egregie perfungebatur. Áeditui namque officium ita nitide administrabat, ut Ecclesiam accuratissime custodiret eique polituram splendoremque conferret, adeo ut fideles religiosas libentiusque eam frequentarent. Eleemosynam pro conventu quaeritandi praecipue ei fuit demandatum officium. Quo in munere exercendo insignia virtutum omnium praeclara dedit specimina; patientia nimirum enituit, animi demissione fuit singulari, quam paupertatis amore cumulavit ; parcissimo se reficiebat cibo, asperrimum vitae genus agebat. Viva fides, immota in Deo spes cunctas eius informabat actiones, maxime vero ardentissima caritas, sine qua impossibile est placere Deo et per quam tantummodo ultimum finem assequi possumus. « Nulla virtus, docet Ioannes Duns Scotus, inclinat ad finem ultimum nisi mediante caritate, cuius est per se respicere finem ultimum, et ita si sola caritas respicit finem ultimum, immediate, aliae virtutes non erunt ad finem ultimum nisi mediante caritate » (in I I I Sent., dist. 36, q. 1). Frater Ioseph ut in caritate magis magisque proficeret, iugi precationi instabat. Quare nil mirum si laetos uberesque fructus humile eius ministerium in medio populi colligeret, familiarum pacem conciliando, omnes ad bonum impellendo, peccatores, eos praesertim, qui blasphéma verba effutiebant, ad rectam vivendi atque loquendi normam efficacissime revocando, ita ut passim a fidelibus Sanctus appellaretur. Laboribus morboque fractus die nona Maii mensis a. D. 1889 placidissimo exitu ex hac vita in caelum migravit. Annis 1908-1910 in Pistoriensi episcopali curia informativae inquisitiones sunt peractae seu super scriptis, seu super fama virtutum et miraculorum seu quoque super cultu nunquam exhibito, atque, prout de iure, Sacrae huic Congregationi traditae. Interim duorum S. R. E. Cardinalium, plurium Archiepiscoporum et Episcoporum, praeprimis Episcopi Pistorien, et Praten., Cathedralis Capituli, Parochorum Collegii, Foraneorum Vicariorum Pistorii, Revmi Generalis Ministri O. F. M . , clarissimorum virorum Magistratuum Pistorii et oppidi ((Lamporecchio», in cuius ditione S. Baronti pagus extat, aliorumque, litterae Summis Pontificibus Pio XI s. m. et Pio X I I feliciter regnanti porrectae sunt, ab eisdem Beatificationis causae huius Servi Dei Introductionem enixe postulantes. Scriptis perpensis, S. haec Congregatio nihil obstare causae die 22 Decembris a. 1926 decrevit. Servatis omnibus de iure servandis, Revmo P. Fortunato Scipioni, 86 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale O. F. M. Postulatore generali instante, in Ordinariis Sacrae huius Congregationis comitiis die 1 mensis huius Emus ac Revmus D. Cardinalis Raphael Carolus Rossi, causae Ponens seu Relator, dubium proposuit disceptandum : An signanda sit Commissio Introductionis Causae in casu et ad effectum de quo agitur, atque de ea retulit. Emi ac Revmi Cardinales, Emi Collegae relatione perpensa, auditis quoque Officialium Praelatorum suffragiis necnon R. P. D. Salvatore Natucçi Fidei Promotore generali, respondere censuerunt: gnandam esse Commissionem Introductionis Affirmative, nempe: Causae, si Sanctissimo Sipla- cuerit. Facta autem Beatissimo Patri, subscripto die, per eumdem R. P. D. Promotorem relatione, Sanctitas Sua, rescriptum Emorum Patrum ratum habens, Iosephi Commissionem Giralda Sua manu Introductionis dignata est Causae Servi Dei Fratris signare. Datum Romae, die 6 Decembris a. D. 1942. £ß C. Card. SALOTTI, Episc. Praen., Praefectus. h. rB S - . A. Carinci, Secretarius. TAURINEN. BEATIFICATIONIS ET CANONIZATIONIS SERVAE DEI IOANNAE FRANCISCAS A VISITATIONE S. MARIAE, IN SAECULO ANNAE MICHELOTTI, FUNDATRICIS PARVARUM SERVARUM A S. CORDE IESU PRO INFIRMIS PAUPERIBUS. S U P E R DUBIO An signanda sit Commissio Introductionis Causae in casu et ad effectum de quo agitur. Ad amorem et misericordiam erga inopes, infirmos atque miseros quosque allicere volens, Christus discipulis suis extremum iudicium revelat, in quo Ipse, in sede maiestatis suae, omnibus gentibus coram se congregatis, aeterni praemii pro iis qui misericordiae opera peregerunt, aeternae vero damnationis contra eos qui haec agere neglexerunt, sententiam proferet. Etenim : Amen dico vobis, ait, quamdiu fecistis uni ea> his fratribus meis minimis, mihi fecistis; et: Quamdiu non fecistis uni de minoribus his, nec mihi fecistis (Mt., 25, 40, 45). Fratres suos homines declarat; baptismate enim filii Dei-per adop- Sacra Congregatio Bituum 87 tionem efficiatur' fratresque Christi. Quem Chrysostomus, quasi interr o g a t : «Quid ais? exclamat, si fratres tui sunt, quomodo minimos appellas?» eumque respondentem inducit: « I m m o vero ideo fratres quia humiles, quia pauperes et abiecti. Hos enim, prosequitur S. Doctor, maxime ad fraternitatem convocat suam, qui ignoti et despicabiles sunt» {Horn. 80, ex cap. XXV Mt.). Tantae veritati innixa, Serva Dei Ioanna Francisca a Visitatione S. Mariae pauperibus infirmis tamquam tenerrima mater se dedidit, atque ad tam divinum opus producendum in aevum, Sororum Institutum condidit, vulgo ((Piccole Serve del S. Cuore di Gesù per gli am« malati poveri... quae praeter finem generalem . . . specialem sibi propo<( nunt scopum aegrotos pauperes in privatis domiciliis curandi, prae(( sertim eos qui mediis omnino carerent, ut necessaria ad vitam sibimet « comparare possint» (S. C. de Rei. decr. laudis 3 Iun. 1932). Annecii in Gallia, die 29 Augusti mensis anno 1843, ex Michaele Telesphoro Michelotti atque Petra Mugnier Serand, tertia ex quatuor eorum filiis, orta est Dei Famula, quae sequenti die sacris baptismi aquis est renata, accepto Annae nomine. Sub piissimae matris disciplina in Domini timore et amore fortiter suaviterque fuit educata. Defuncto patre, qui patrimonium penitus absumpserat, familia a creditoribus pressa in summam devenit egestatem, quae cum matris tum filiae virtutes ut magis magisque perficerentur effecit. - Duodennis, sacro Christi corpore fuit primitus refecta, còepitque, praeeunte matre, infirmos visitare atque eisdem assidere curati mesquë diligentissime adhibere. Infirmorum pauperum, qui ab omnibus derelicti, humanae societati diras imprecantes, saepe in desperationem delapsi, impias voces in De am evomentes, moriuntur, miserata sortem, se ad eorum solamen atque salutem, divina extimulante gratia, vocatam sensit. Id autem secum ipsa volutans, dum férvidas preces effundit in ecclesia, in qua Ss. Francisci Salesii atque Ioannae Franciscae de Chantal sacrae exuviae asservantur, quasi ab his sanctis impulsa, Augustam Taurinorum anno 1871 venit. Biennio post, in humili domo, prope templum « S. Maria di Piazza », Archiepiscopo probante, Instituti fundamenta iecit. Anno 1874 ineunte, religiosas vestes, atque nomen : Ioannam Franciscam a Visitatione S. Mariae assumpsit. Sequenti anno, die Ss. Angelis Custodibus sacro, religiosa vota cum nonnullis sociabus nuncupavit. Etsi Ioanna Francisca, in Istituti exordiis, rerum omnium inopia laborabat, plures tamen puellae, Christo in infirmis pauperibus deservire cupientes, eidem 88 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale se adiunxerunt, quas ad arduum vitae genus, quod amplexatae fuerant, diligentissima cura, verbis, maxime vero exemplo, ipsa informare sategit. In tota enim eius vita iugiter studuit et intendit suum cor aliarumque suarum Sacratissimo Cordi Iesu conformare. Quoniam autem« nemo potest, ut ait Augustinus, transire mare huius saeculi nisi Cruce Christi porta tus », multis tribulationibus et angustiis fuit tentata, quas fortiter Deo confisa superavit, magnifica relinquens humilitatis, fortitudinis, patientiae, prudentiae, ceterarumque virtutum exempla, quae Instituto a se condito divina beneficia mire conciliaverunt. Hoc enim, in nonnullis dioecesibus, ea vivente, multoque magis post eius mortem propagatum, lectos uberrimosque fructus in animarum et corporum salutem attulit, meruitque iuris pontificii titulo, per decretum S. C. de Religiosis die 3 Iunii a. 1932, decorari. Ioanna Francisca, laboribus fracta mentisque cumulata, Ecclesiae sacramentis refecta, die 1 Februarii mensis a. 1888, postero quam S. Ioannes Bosco, cuius provido utebatur consilio, inter caelites est receptus, in Domini osculo quievit. Super Sanctitatis fama longe lateque diffusa, super scriptis nec non super obedientia Urbani Pp. V I I I decretis de cultu liturgico Dei Servis non praestando, annis 1933-1935, canonicae inquisitiones ordinaria auctoritate in Taurinensi Curia peractae sunt. Die 27 Novembris a. 1937 S. R. C. decretum edidit, quo scriptis perpensis, Nihil obstare, declaravit, quominus ad ulteriora procedi possit. Interea plures postulatoriae litterae, praeprimis Emi ac Rmi Card. Archiepiscopi Taurinen., plurium Archiepiscoporum et Episcoporum; item Capituli Metropolitam, Collegiatae Ss. ^Trinitatis, Collegii Parochorum, Parvae Domus a Divina Providentiae Seminarii Taurinensis Archidioecesis ; Moderatorum generalium Societatis S. Francisci Salesii, Filiorum S. Mariae Immaculatae, Missionum a Consolata ; Seminariorum Ianuensium ; item generalium Moderatricum Filiarum Mariae Auxiliatricis, Sororum a Providentia, Auxiliatricum Animarum Purgatorii, Praesidum Piae Societatis S. Vincentii a Paulo et Virorum Actionis Catholicae, nec non Mulierum praesidentium Societati a caritate Taurinensi, aliorumque enixe Causae huius Dei Famulae Introductionem expetentium, Summo Pontifici oblatae sunt. Servatis itaque omnibus de iure servandis, instante R. P. D. Ioanne Rosso, Urbano Antistite, Sacrae Congregationis pro Ecclesia Orientali Substituto, huiusque Causae Postulatore, in Ordinario S. R. C. coetu, die 1 Decembris mensis habito, infrascriptus Cardinalis Causae Ponens seu Relator Dubium proposuit : An signanda sit Commissio Introdu- Sacra Congregatio Rituum ctionis Causae praedictae Servae Dei in casu et ad effectum de quo agitur, et super hoc de more retulit. Emi ac Rmi P P . " Cardinales, relatione hac audita, nec non auditis Rmorum Officialium Praelatorum scripto datis suffragiis atque R. P. D. Salvatore Natucci, Fidei generali Promotore, omnibus mature perpensis, rescribere censuerunt : Affirmative, nempe : Signandam esse Commissionem Introductionis Causae, si Sanctissimo placuerit. Facta autem Beatissimo Patri per eundem R. P. D. Promotorem relatione, Sanctitas Sua, subsignato die, Emorum Patrum rescriptum ratum habens, Commissionem Introductionis Causae Servae Dei Ioannae Franciscae a Visitatione S. Mariae Sua manu dignata est signare. Datum Romae, die 6 Decembris a. D. 1942. £g C. Card. SALOTTI, Episc. Praen., Praefectus. L. $ S . A. Carinci, Secretarius. IV MEDIOLANEN. BEATIFICATIONIS ET CANONIZATIONIS VENERABILIS SERVI DEI CONTARDI FERRINI, VIRI L A I C I , PROFESSORIS ATHENAEI PAPIBN. ET ALIORUM. SUPER An, stante ad approbatione sollemnem eiusdem DUBIO virtutum et Ven. Servi miraculorum, Dei Tuto procedi possit Beatificationem. « Iustitia, ita S. Augustinus, est virtus, quae sua cuique distribuit >> (De Civ. D. lib. XIX c. XXI) et S. Thomas classicam Ulpiani definitionem pressius declarans, docet : Iustitia est habitus, «secundum quem aliquis constanti et perpetua voluntate ius suum unicuique tribuit » (2-2, L V I I I , 1, c ) . Quoniam autem in humana societate tranquillitas ordinis obtineri nequit, quin ius suum unicuique tribuatur, recte dicitur iustitiam esse r egnor um fundamentum. «Iustitia, merito s. Bruno Astensis scribit, quam necessaria sit ipsae leges imperatorum et canones et decreta sanctorum, quae ad ipsius custodiam facta sunt, satis ostendunt » (ap. Robert. Aurif.). Nobilissima est itaque scientia iuris, quod, cum unicuique suum tribuere doceat, ad commune societatis bonum ordinatur. Ius autem definitur : Ars boni et aequi (Celsus); nihil autem bonum est, uti perbelle scribit Angelicus Doctor, vel apparet bonum, nisi secundum quod participat aliquam similitudinem summi boni, quod est 90 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale Deus » (1,105, 5. c.) : perfectissima quoque aequitas nonnisi in Deo est, a quo, veluti a fonte, humana iura procedunt, quae eo magis perfectionem attingunt, quo magis divino iuri conformantur. Humana porro inter iura ceteris longe antecellit, Romanum, cuius sapientiam omnes admirantur, quodque fuit et est iuridicae scientiae totius mundi fundamentum princeps. Plurimi saeculorum decursu suis lucubrationibus ius hoc illustravere : nostro autem tempore, Venerabilis Contardus Ferrini, cum libris editis tum doctissimis in Studiorum Universitatibus Messanensi, Mutinensi atque Papiensi, lectionibus habitis, summis Romani et Byzantini Iuris cultoribus merito annumeratur. Verum, etsi Venerabilis Contardus humana scientia praeclarus exstitit, longe maiori laude, ob christianarum omnium virtutum exercitium, est celebrandus, utpote qui plane beati Ambrosii optato satisfecerit : (( Legis peritum in omnibus volo esse perfectum » (In Lc. c. 8). Porro non solum ore sed iuridicis quoque scriptis praelo editis ab evangelica doctrina vetus ius perfectum fuisse docuit (cfr. e. g. Riv. Intern, di Sé. soc. Ag. 1894, p. 581), privatis vero scriptis piissimum animum caelestium desiderio flagrantem prodidit, atque amicos aliosque, sibi aliquo necessitudinis vinculo adstrictos, ad pietatem in Deum et in homines, quos omnes Dei amore proximos habebat, suavissime impulit. Christianae perfectionis studio Tertii Ordinis s. Francisci regulam est professus. Ut autem liberius studiis ac pietatis operibus vacare posset, castitatis voto se astrinxit. Contardus, utpote vere sapiens, singulari nituit humilitate iuxta illud Proverbiorum : UM est humilitas idi et sapientia (11, 2). Tenerrima quoque erga Sacrosanctam Eucharistiam religione tenebatur, tum longas coram ea producendo moras veluti a sensibus abstractus, cum ad eam quotidie sumendam magna pietate accedens. Nec a paenitentialibus cruciatibus se abstinuit. Domini praeceptum servans : Nesciat sinistra tua quid faciat dextera tua (Mt. 6, 3), pauperibus, iuvenibus praesertim qui studiis operam dabant, large quidem, sed clanculum opitulabatur. Hae ceteraeque virtutes, quae admirationem et reverentiam, quoad vixit, ei conciliaverant, postquam sanctam ipse mortem oppetiit, quae die 17 Octobris a. 1902 contigit, magis magisque innotuere atque sanctitatis famam foverunt. Ipse Dei Servus Pius Papa X Ven. Contardi beatificationis causae favit. Ordinaria itaque auctoritate Revmus Cardinalis Andreas Carolus Ferrari sa. me., Archiepiscopus Mediolanen., informativas de more inquisitiones peregit, post quas, die 6 Iulii a. 1922, recolendae memoriae Pius Papa XI causae Introductionis Commissionem sua Sacra Congregatio Rituum manu signavit. Qui pariter, Apostolico processu rite confecto, atque in quatuor S. B. Congregationibus Servi Dei virtutibus diligentissime expensis, decretum, bas omnes eum in gradu heroico exercuisse declarans, die 8 Februarii a. 1931 promulgari mandavit. Duo quoque miracula, eo intercedente, a Deo fuisse patrata per decretum, die 15 Martii elapso anno Te, Beatissime Pater, approbante, latum constat. Verum hoc unum ad sollemnia Beatificationis celebranda desiderabatur, ut dubium : An, stante approbatione virtutum et duorum miraculorum, Tuto procedi possit ad Beatificationem eiusdem Venerabilis Servi Dei sollemnem disceptaretur. Dubium hoc die 9 Iunii, eiusdem anni, subscriptas Cardinalis Causae Ponens, in generalibus S. R. C. comitiis coram Ssmo D. N. Pio Papa X I I habitis, proposuit. Revmi Cardinales, Officiales Praelati Patresque Consultores unanimi voto in affirmativum concessere suffragium. Verum Beatissimus Pater cunctandum esse ratus est, ut suis aliorumque precibus divinam voluntatem agnosceret, antequam Suam ederet sententiam. Tandem hodierna die Dominica, in festo Ssmi Nominis;Jesu, ad Vaticanas aedes subscriptum Cardinalem Episcopum Praenestinum, S. R. C. Praefectum nec non causae Venerabilis Ferrini Ponentem, una cum R. P. Salvatore Natucci Fidei generali Promotore, meque Secretario accivit, sacraque Hostia religiosissime litata, edixit : Tuto procedi posse ad venerabilis Contardi Ferrini sollemnem Beatificationem. Hoc autem decretum promulgari et in acta S. R. C. referri nec non Apostolicas Litteras sub anulo Piscatoris de Beatificationis sollemniis, in Patriarchali Basilica Vaticana quandocumque celebrandis, expediri mandavit. Datum Romae, die 3 Ianuarii a. D. 1943. ¿8 C. Card. SALOTTI, Episc. Praen., Praefectus. L. © S. A. Carinci, Secretarius. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 92 ACTA TRIBUNALIUM SACRA PAENITENTIAEIA APOSTOLICA (OFFICIUM DE INDULGENTIIS) DECRETUM ORATIO AD SANCTISSIMAM TRINITATEM INDULGENTIIS DITATUR Ssmus D. N. Pius div. Prov. Pp. X I I , in audientia infra scripto Cardinali Paenitentiario Maiori die 6 Februarii e a . concessa, Omnibus christifidelibus benigne largiri dignatus est partialem trecentorum dierum Indulgentiam toties lucrandam quoties orationem « Sanctissima Trinitas, adoramus te et per Mariam rogamus te. Da omnibus unitatem in fide eamque fideliter confitendi animum » saltem corde contrito recitaverint et plenariam suetis conditionibus semel in mense acquirendam, si quotidie per integrum mensem eamdem recitationem persolverint. Praesenti in perpetuum valituro absque ulla Apostolicarum Litterarum in forma brevi expeditione et contrariis quibuslibet minime obstantibus. Datum Romae, e S. Paenitentiaria Apostolica, die 9 Februarii 1943. N. Card. CANALI, Paenitentiarius Maior. L. © S. S. Luzio, Regens. 93 Diarium Romanae Curiae D I A R I U M R O M A N A E C U R I A E Giovedì, 25 febbraio 1943, il Santo Padre ha ricevuto in solenne Udienza Sua Eccellenza il Signor Dott. C h é o u K a n g Sie, Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario della Repubblica di Cina, per la presentazione delle Lettere Credenziali. o Lunedì, I marzo 1943, il Santo Padre ha ricevuto in solenne Udienza Sua Eccellenza il Signor Conte Dott. G a l e a z z o Ciano di C o k t e l l a z z o , Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario d'Italia, per la presentazione delle Lettere Credenziali. S A C R A CONGREGAZIONE « DE P R O P A G A N D A FIDE » La Sacra Congregazione « de Propaganda Fide » con Decreto in data 5 dicembre 1942, ha nominato l'Illmo e Revmo Monsig. Bellarmino Garcia Feito, Presidente pubblica della di Pontificia Opera della Propagazione della Fede per la Re- Cuba. S A C R A CONGREGAZIONE DEI RITI Martedì, 23 febbraio 1943, nel Palazzo Apostolico Vaticano, alla augusta presenza di Sua Santità Pio Papa XII, si è adunata la S. Congregazione dei Riti generale, nella quale gli Emi e Revmi Signori Cardinali, i Revmi Prelati Officiali ed i Revmi Consultori teologi hanno dato il loro voto : A) Sul Tuto per la beatificazione dei Venerabili Servi di Dio : Gregorio Grassi, Vescovo di Ortosia; Francesco Fogolla, Vescovo; di Bage; Antonio Fantosati, Vescovo di Adrae, e 26 Compagni uccisi in Cina in odio alla fede. B) Sulla eroicità delle virtù del Servo di Dio Innocenzo da Berzo, sacerdote professo dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Martedì, 9 marzo 1943, nel Palazzo Apostolico Vaticano, si è adunata la S. Congregazione dei Riti preparatoria, nella quale gli Emi e*Revmi Signori Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 94 Cardinali, i Revmi' Prelati Officiali ed i Revmi Consultori teologi hanno discusso sulla eroicità delle virtù del Venerabile Servo di Dio Modestino di Gesù e Maria, sacerdote professo dell'Ordine dei Frati Minori. SEGRETERIA DI STATO NOMINE • Con Biglietto della «Segreteria di Stato in data 11 marzo 1943, il Santo Padre Pio XII, felicemente regnante, si è degnato di nominare Sua Eccellenza 11 Principe Don Leone Massimo, Soprainiendente Generale alle Poste, annoverandolo in pari tempo fra i Suoi Camerieri Segreti di Spada e Cappa. Partecipanti. Con Brevi Apostolici, il Santo Padre Pio XII, felicemente regnante, si è degnato di nominare: 1 marzo 1943. L'Emo e Revmo Signor Cardinale Vincenzo La Puma, Protettore dell'Istituto di 8, ßorotea di Gemmo di Gapodiponte (Brescia). Assistenti al Soglio Pontificio: 26 novembre 1941. S. E. Revma Monsig. Tommaso Williams, Arcivescovo di Birmingham. 10 febbraio 1943. S. E. Revma Monsig. Francesco Steinmetz, Vescovo tit. 17 1 » marzo - » » di Adriani, già Vicario Apostolico di Dahomey. S. E. Revma Monsig. Carmelo Patané, Arcivescovo di Catania. S. E. Revma Monsig. Carlo Pensa, Vescovo di Penne ed Atri. Protonotari Apostolici ad instar participantium : 16 marzo 2 agosto 1941. Monsig. Patrizio J.Còylé, delParchidiocesi di Toronto. » Monsig. Oliviero Zaccaria Letendre, della diocesi di Sher- » Monsig. Guglielmo C. McGrath, dell'archidiocesi di To- brooke. 16 novembre ronto. 7 febbraio 1943. Monsig. Vendelino Huska, della diocesi di Scepusio. 12 marzo » Monsig. Pasquale Vito, della diocesi di Calvi. 17 » » Monsig. Giovanni Battista Rapella, della diocesi di Como. Diarium JRomçmàe; Güriäe 95 Prelati domestici di Sua Santità 1941. Monsig. Francesco Giuseppe O'iSullivan, della diocesi di Peterborough. 10 aprile 28 maggio Monsig. Leonardo Emery, deirarchidiocesi dì Birmlngnam. » Monsig. Giovanni Roskell, della medesima archidiocesi. Monsig. Luigi! Urzúa Urzúa, della diocesi di Antofagasta. 9 11 luglio Monsig. Samuele Valdes-Cortez, dell'archidiocesi di San- » tiago del Chile. » Monsig. Francesco Saverio Valdivia, della medesima archidiocesi. 1 Moriig. Oscar Larson, della medesima archidiocesi. Monsig. Arturo Boniin, della diocesi di Sherbrooke. Monsig. Luca Napoleone Castonguay, della medesima dio- agosto » » 11 12 » marzo cesi. Monsig. Riccardo Castro, della diocesi di Talea. » 1942. Monsig. Leone Giovanni Byrne, dell'archidiocesi di Kingston. » » » Monsig. Michele Meagher, della medesima archidiocesi. 13 aprile » Monsig. Raimondo Michele Clarke, della diocesi di Pembroke. Monsig. Vittorio Wurzer, dell'archidiocesi di Trento. 7 febbraio 1943. Monsig. Giuseppe Tomanócy, della diocesi di Scepusio. Monsig. Giuseppe Kapala, della medesima diocesi. » » Monsig. Salvatore Nestola, della diocesi di Nardo. 13 » Monsig. Antonio Sutera, della diocesi di Agrigento. 16 » Monsig. Lorenzo Lo Verde, dell'archidiocesi di Palermo. 19 16 novembre » » » » 23 » Monsig. Nicola Giuliano, della diocesi di Avellino. Monsig. Giuseppe Arena, della diocesi di Vicenza. Monsig. Luigi Verbatto, della diocesi di Owensboro. » » Monsig. Andrea Cristiano Zoelier, della medesima dio- marzo Monsig. Gioacchino Cañís y Olivé, della diocesi di Barcellona. 22 cesi. 13 Monsig. Rodolfo Valenti, della diocesi di Trieste. 96 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale NECROLOGIO 13 dicembre 1942. Monsig. Agostino Tardieu, Vescovo tit. di Vada, Vicario Apostolico di Quinhon. 2 gennaio 1943. Monsig. Ludovico Fillon, Arcivescovo di Bourges. 10 » » Monsig. Giuseppe Mariétan, Vescovo tit. di Agatopoli. 12 » » Monsig. Ferdinando Rodolfi, Vescovo di Vicenza. 20 » » Monsig. Giovanni Giacomo de Hauck, Arcivescovo di Bamberga. 28 Monsig. Lodovico Szmrecsányi, Arcivescovo di Agria. 31 Monsig. Enrico Montalbetti. Arcivescovo di Reggio Calabria. , 18 febbraio » Monsig. Vincenzo Camacho, Vescovo di Tabasco. 24 » Monsig. Francesco Saverio Vogt, Vescovo tit. di Celen- » deri, Vicario Apostolico di Yaounde. 27 » » Mönsig. Giovanni Geraldo Neville, Vescovo tit. di Carre. 2 marzo » Mons%. Rodolfo Gerken, Arcivescovo di Santa Fé degli 11 » ò Monsig. Angelo Soracco, Vescovo di Fossano. » » » Monsig. Emanuele Raimondo de Mello, Arcivescovo Ve- » » Monsig. Giovanni Battista Castanier, Vescovo tit. di Ze- » » Monsig. Ermanno Giuseppe Sträter, Vescovo tit. di Cesa- '"' Stati Uniti d'America. scovo tit. di Stobi. 12 nopoli di Isauria. 16 ropoli, Amministratore Apostolico di Aqui- sgrana. 17 » » Emo Signor Card. ARTURO HIJSTSLEY, Arcivescovo di Westminster. 18 » » Monsig. Arnoldo Francesco Diepen, Vescovo di Bois-le' • 19 » » Due. Monsig. Paolo Castiglione Vescovo tit. di Famagusta. An. et vol. XXXV 21 Aprilis 1943 (Ser. II, v. X) - Num. 4 ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE ACTA PII PP. xn CONSTITUTIO APOSTOLICA ORAE BENINI - NIGERIAE OCCIDENTALIS (ONDO-ILORXNENSIS) A VICARIATIBUS APOSTOLICIS ORAE BENINI ET NIGERIAE OCCIDENTALIS TERRITORII PARTES DISTRAHANTUR ET NOVUS ERIGITUR VICARIATUS APOSTOLICUS ONDO-ILORINENSIS. PIUS E P I S C O P U S SERVUS SERVORUM DEI AD PERPETUAM REI MEMORIAM Ut in Nigeria Britannica evangelizationis operi aptius consulatur, novum inibi Vicariatum Apostolicum erigi visum est. De venerabilium itaque Fratrum Nostrorum S. R. E. Cardinalium Sacrae Congregationi de Propaganda Fide praepositorum consilio, suppleto, quatenus opus sit, quorum intersit, vel eorum qui sua interesse praesumant consensu, omnibus mature perpensis ac certa scientia, de apostolicae Nostrae potestatis plenitudine, a Vicariatibus Apostolicis Orae Benini et Nigeriae Occidentalis territorii partes distrahimus, quae civiles provincias de Ondo et de llorín complectuntur, et novum erigimus et constituimus Vicariatum Apostolicum, quem Ondo-Ilorinensem nomine appellari decernimus, illarum Ondo et llorín provinciarum territorio circumscriptum. Novum autem Vicariatum hunc sodalium Societatis pro Missionibus ad Afros, qui in regione illa plurimos iam annos tam sollerter adlaborant, missionalibus curis committimus, ad Nostrum tamen et ApoACTA, v o l . X, n. 4. — 21-4-943. g Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 98 stolicae Sedis beneplacitum. Eidem insuper Ondo-Ilorinensi Vicariatui eiusque pro tempore Vicariis Apostolicis omnia tribuimus iura, privilegia, honores et potestates, quibus ceteri per orbem Vicariatus Apostolici eorumque Praesules iure communi fruuntur et gaudent; eosque pariter iisdem adstringimus oneribus et obligationibus, quibus ceteri adstringuntur. Quae omnia, uti supra disposita et constituta, rata ac valida esse volumus et iubemus, contrariis quibuslibet non obstantibus. Harum vero Litterarum transumptis aut excerptis, etiam impressis, manu tamen alicuius notarii publici subscriptis et sigillo viri in ecclesiastica dignitate vel officio constituti munitis, eamdem prorsus volumus haberi fidem, quae hisce Litteris haberetur, si exhibitae vel ostensae forent. Nemini autem hanc paginam dismembrationis, erectionis, constitutionis, commissionis, statuti et voluntatis Nostrae infringere vel ei contraire liceat. Si quis vero id ausu temerario attentare praesumpserit, indignationem omnipotentis Dei et beatorum Apostolorum Petri et Pauli se noverit incursurum. Datum Romae apud S. Petrum, anno Domini millesimo nongentesimo quadragesimo tertio, die duodecima Ianuarii mensis, Pontificatus Nostri anno quarto. ALOISIUS Card. MAGLIONE P. Card. FÜMASONI BIONDI a Secretis Status S. G. de Propaganda Fide Praef. Ludovicus Kaas, Proton. Apost* Alfridus Vitali, Proton. Apost.. Loco £& Plumbi Reg. in Cane. Ap., vol. LXVII, n 1 - Al. Trussardi. LITTERAE APOSTOLICAE TEMPLUM ABBATIALE SANCTI MARTINI DE SACRO MONTE PANNONIAE INTRA FINES HUNGARICOS PRIVILEGIIS BASILICAE MINORIS HONESTATUR. P I U S PP. X I I Ad perpetuam rei memoriam. — Decimo primo saeculo ineunte, a Sancto Stephano Hungariae Rege fundata, Sancti Martini de Sacro Monte Pannoniae Abbatia inter Hungarica ex Ordine Sancti Benedicti coenobia eminet ob historicas memorias quibus ad hoc usque tempus re- 99 Acta Pii Pp. XII fulsit. Templum abbatiale in paucissimis sacris monumentis numeratur quae, ante Tartarorum Turcarunque vastationem incursusque exstructa, adhuc inter Hungaricos fines supersunt, omnium exornatum veneratione Hungarorum qui peregrinorum more ad ipsum confluunt. Formis romanicis antea exaedificata, sacra aedes saeculo tertiodecimo reducta est ad formas quas fere gothicas nuncupant. Renidet autem idem templum tum molis amplitudine tum bonae artis operibus, in eodemque monachorum studio tum officia divina digne celebrantur tum sollerti cura peraguntur alia sacra, quae ad bonum spirituale fidelium huc undique ex regione convenientium perutilia sunt. Nunc vero, cum hodiernas monasterii memorati Archiabbas Nos enixe rogaverit ut templum sancti Martini de Sacro Monte Pannoniae ad Basilicae minoris dignitatem evehere dignemur, atque Apostolicus Noster in Hungaria Nuntius preces huiusmodi commendationibus suis amplissime augeat, Nos, probe noscentes enunciatum templum iugiter Reges Hungariae perspicuis benevolentiae suae signis cumulasse, hodieque illud devotione quoque sua Celsitudinem belgicam Stephaniam quam maxime prosequi, optatis hisce annuendum ultro libenterque censemus. Conlatis itaque consiliis cum Venerabili Fratre Nostro Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinali Episcopo Praenestino, Sacrorum Rituum Congregationis Praefecto, apostolica Nostra auctoritate praesentium Litterarum tenore perpetuumque in modum templum abbatiale Sancti Martini de Sacro Monte Pannoniae inter fines Hungaricos ad titulum et dignitatem Basilicae Minoris evehimus; contrariis non obstantibus quibuslibet. Haec benigne concedimus, decernentes praesentes Litteras firmas, validas atque eflicaces semper exstare ac permanere; suosque plenos atque integros effectus sortiri et obtinere; illisque ad quos pertinent, sive pertinere poterunt nunc et in posterum plenissime suffragari; sicque rite iudicandum esse ac definiendum; irritumque ex nunc et inane fieri, si quidquam secus, super his, a quovis, auctoritate qualibet, scienter sive ignoranter attentari contigerit. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die xi mensis Ianuarii, an. M C M X X X X I Ï I , Pontificatus Nostri quarto. A . Card. MAGLIONE, a Secretis Status. 100 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale EPISTULAE I AD EGREGIUM VIRUM ALOISIUM GEDDA, CONSOCIATIONIS CATHOLICORUM ITALIAE IUVENUM PRAESIDEM : OB QUINTUM ET SEPTUAGESIMUM ANNUM AB INITA EADEM CONSOCIATIONE EXEUNTEM. P I U S PP. X I I Dilecte Fili, salutem et Apostolicam Benedictionem. — Cum proxime exeat quintus ac septuagesimo annus, ex quo Decessor Noster, im. mem. 1 Pius IX, datis ad nobilem virum Ioannem Acquaderni litteris, vix initam Catholicorum Italiae Iuvenum Consociationem confirmavit commendavitque, optime profecto facient, qui pristinae illius generosae cohortis veluti heredes sunt, si emensum hoc temporis spatium secum animo reputando, et gratae erga Deum memoriae causas et fausta in posterum inde sument auspicia. Ac Nobis etiam solacio est, dum undique rerum angustiae premunt, gravissimaeque omne genus sollicitudines afiiciunt animum, huius sodalitatis eventus mente repetere, ac tot egregios iuvenes, qui in Actionis Catholicae agminibus, haud iáediocri cum christianae rei profectu, militarunt, vel militant, debitis exornare laudibus. Cernimus enim per elapsae huius procellosae aetatis decursum adulescentes non paucos, quasi adverso procedentes amne, illecebras, dehonestamenta erroresque saeculi devitare, catholicam fidem retinere mordicus, profiteri fortiter, tueri acriter; suaeque integritatem vitae illibatam servando, ad ardua illa excelsaque facinora, ad quae christiana virtus impellit, nobilissima quadam contentione se animose comparare. Procul dubio iuventus, suapte natura, pulcherrima res est; at si novellae huius aetatis flos christianae castimoniae candore nitet, si iuvenum mens non ad fluxa et caduca, sed ad superna non peritura erigitur, si eorum denique animus veritatis pabulo enutritus divinaeque gratiae firmatus robore, eam, quam amplexus est, catholicam doctrinam in suae aliorumque vitae usum salutariter reducere totis viribus enititur, tum pro certo iuventa aliquid videtur humana pulchritudine excelsius ac nobilius, quod suspicientes omnes in admirationem, in exemplum rapit. Spiritualis autem eiusmodi perfectionis speciem ex iis in se non pauci rettulerunt, qui elapso tempore fuere in istius consociationis ordines adsciti; in se referant itidem omnes, qui in praesens in iisdem militant 1 Dum fllü Belial, d. d. II Maii, a. MDCCCLXVIII. Acta Pii Pp. XII 101 ordinibus. Hoc esto, dilecte Fili, celebrationis huius vestrae fructus : eos nempe, qui sacrum vobis catholicae iuventutis vexillum veluti in manus de manibus tradidere, non modo per posita vestigia sequi,, sed quadam etiam inita inter vos aemulatione sanctissima, pro viribus superare. Ac praesertim impensius cotidie, ut facitis, contendite animorum concordiam unitatemque servare incolumem, sine qua nihil, ut nostis, diu superstitare potest, nihil frugiferum evadere. Arctissimam cum Episcopis, imprimisque cum Romano Pontifice, coniunctionem alite, firmateque; quod quidem actuosae navitati vestrae necessarium est solidumque pignus felicis exitus. «Obsecro... vos... ut id ipsum dicatis omnes... sitis autem perfecti in eodem sensu et in eadem sententia » . 2 Ad hanc vero unitatem sospitandam ea peculiari modo pertinent hortamenta, quae Decessor Noster f. r. Pius XI non semel, occasione data, hac in causa habuit; ut nempe Catholica Actio « ex ipsa natura sua civilium partium studiis minime implicetur », atque « intra angustos factionum fines » compellatur numquam. 3 Ac praeterea operosa haec animorum consensio non modo ex uno regimine unaque disciplina, non modo ex eadem agendi ratione ex iisdemque praeceptis, quibus Actio Catholica ducitur, conformatur, alitur, oriri debet, sed ex fraterna etiam inter se singulorum universorumque sodalium concordia. Cuiusvis scilicet iidem ordinis sint, cuiusvis condicionis, sive fabrili arte addicti, sive liberalibus dediti disciplinis, seu denique humili loco nati, vel nobilitate generis editaque fortuna fruentes, quasi fratres christiana caritate inter se diligant, eodemque apostolatus studio animati, mutuo sibi invicem exemplo sint. Ac meminerint etiam illam, in quam coaluere, consociationem, inde ab exordio, et a catholica religione et a propria gente nationeque duxisse nomen. Ut igitur patria caritate nulli cedere, ut avitam terram peculiari studio amare, eiusque prosperitatem veri nominis provehere debent, ita pariter christianis praeceptis ducti universam hominum familiam, e quavis stirpe e quovis genere constet, divino Iesu Christi amore amplectantur. Etenim non patriae cuiusque suae caritas fraternam cunctorum populorum communitatem secludit vel renuit; neque mutua haec inter universos homines necessitudo debitum erga natale solum amorem minuit. Quod vero primum est ac praecipuum, qui iuvenes Catholicae Actionis proposita atque incepta exsequenda suscepere, iidem suae quisque / Cor 1, 10. Cf. Epist. Quae Nobis ad Card. A. Bertram, A. A. 8. 1928, p. 385, 387; Epist. Laetus sane au Card P. Segura et Saenz, A. A. S. 1929, p. 666. a 3 102 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale perfectioni studeant, uberiorem cotidie caelestium rerum cognitionem sibi comparent, ac solidam potissimum pietatem erga Deum in se excitent, a quo uno necessaria sibi auxilia suppeditari queant. Quam enim grandem atque excelsam volenti generosoque animo aggressi sunt causam, eam agere, suis solummodo viribus innixi, procul dubio non poterunt. Quapropter quemadmodum eorum consociatio, ut memoriae traditur, ex sacra initium duxit pientissimi iuvenis meditatione adorationeque coram Augusto Altaris Sacramento, ita supernis pariter adiumentis divinisque donis eamdem in praesens quoque ali ac foveri necesse est. Haec igitur a caelestium munerum Datore Deo per próximas praesertim celebrationes supplici prece petant; ita ut de iisdem, divina gratia auctis, ea peculiari modo praedicari liceat, quae prisca Ecclesiae aetate de christifidelibus in universum legimus scripta : « Quod est in corpore anima, hoc sunt in mundo christiani ». 4 Et quandoquidem ce- lebrationes vestrae in elapsum annum incidunt quintum ac vicesimum, ex quo Episcopales ínfulas suscepimus, ac novimus vos faustitatem eiusmodi admotis ad Deum precibus egisse atque adhuc agere, editisque erga Nos plurimis pietatis vestrae significationibus, pergratum cupimus — hac occasione data —- Nostrum vobis patefacere animum, supplicationesque Nostras, vestris veluti consertas, ad eum fidente^ adhibere, qui unus potest Nobis, vobis universaeque familiae gentium, discordia si multa teque diffractae, ac praesentibus futurisque discriminibus anxiae, pacata, serena, prospera reducere tempora. Interea vero, in suavissimam hanc spem faustaque auspicia erecti, cum tibi, dilecte Fili, tum ceteris omnibus, qui ex cleri laicorumque ordine sollertem catholicorum iuvenum consociationi moderandae provehendaeque navant operam, tum denique eiusdem sodalibus singulis universis, Apostolicam Benedictionem amantissime in Domino impertimus Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die xn mensis Martii, anno MDCCCCXXXXin, Pontificatus Nostri ineunte quinto. P I U S PP. X I I 4 Epist, ad Diognetum, 6, 1. Acia Pii Pp. XII 103 II AD EMUM P. D. ALOYSIUM S. R. E. PRESB. CARD. MAGLIONE, A PUBLICIS ECCLESIAE NEGOTIIS : PUBLICAE SUPPLICATIONES INDICUNTUR AD POPULORUM PACEM CONCILIANDAM. P I U S PP. X I I Dilecte Fili Noster, salutem et Apostolicam Benedictionem. — Singulis annis, postquam saevissimi conflagratio belli per universum fere terrarum orbem exarsit, per te, mense adventante Maio, christianos omnes adhortati sumus, ac nominatim insontes pueros Nobis sane carissimos, ut, sacra inita precum contentione, a Deipara Virgine contenderent ut pacem omnibus optatissimam benigna a Deo impetraret. Quodsi inter neciva haec dimicatio, quae non modo exercitus, sed pacificas etiam civitates diruit fraternaque caede cruentai, nondum conquievit, non est idcirco concidendum animo, neque a piis supplicationibus abstinendum; quin immo, quo acerbiorum cotidie increscit miseriarum cumulus, quo acrius simultatis aestus multorum inflammat animos, eo impensius precando paenitendoque ad Deum est confugiendnm, qui unus potest et mentibus odio exacerbatis christianae caritatis lumen impertire, et tumescentibus pacatis fluctibus, gentes omnes ad redintegrandam concordiam revocare. Attamen non satis est, ut probe nosti, Dei Numen exorando sibi conciliare propitium; non satis est sanctissimam Iesu Christi nostramque omnium Matrem adiutricem sibi ac patronam suppliciter invocare; aliud etiam profecto postulat a nobis omnibus teterrimum hoc diuturnumque excidium, quod ipsa humanae societatis fundamenta concutere videtur, et ad extremam minitatur rapere ruinam universam gentium communitatem.. Imprimisque necesse est perpendant atque agnoscant omnes bellum eiusmodi, quod post conditum mundum videtur maximum, nihil aliud postremo esse, nisi meritissimam violatae divinae iustitiae poenam. Saepius enim hac nostra aetate videre est humanae mentis rationem, suis elatam viribus, debitam aeterno Numini obedientiam renuere; atque adeo homines religionem sanctissimam vel neglegere, vel omnino despectui habere; evangelicae sapientiae praecepta, quasi obsoleta adultoque saeculo indigna, respuere; ac demum eo unice contendere, ut praesens haec occiduaque vita — in oblivionem posita sempiterna — commodis, divitiis, voluptatibusque omnibus affluât. Atsi summa atque aeterna ratio repu- 104 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale diatur iubentis vetantisque Dei, quae reliqua potest privatos publicosque mores regere? Quae reliqua ipsius humanae consortionis principia ac normas impertire, ac firma solidaque reddere? Nulla prorsus; nam «sanctitate ac religione sublata, perturbatio vitae, sequitur et magna confusio ». 1 Si igitur aberratum est, ad rectum est iter remigrandum; si commenticiae doctrinae species multorum allexit obscuravitque animos, discutienda est erroris caligo luce veritatis; si denique non pauci, terrenis rebus aequo nimius distenti, christianae virtutis divinique cultus officia sanctissima neglexere, se recollegant oportet, atque ad ea imprimis intendant vires, ad eaque operam dirigant, quae potiora sunt bona, quaeque ad vitam respectant sempiternam. Haec est communis omnibus quasi sacra ineunda contentio, quae eo enitatur, ut privati publicique mores ad Iesu Christi praecepta conformentur, eademque quam latissime in vitae usum deducantur. Hoc urgeant omnes, quibus non modo sua cordi sit salus, sed quibus etiam cordi sit ut pax, tranquillitas, prosperitas humanae societati tandem aliquando arrideant. Quodsi omnes, pro sua cuiusque virili parte, hoc peragere nitentur, tum procul dubio gratiores magisque acceptae ad Deum admovebuntur preces, ad sanctissimam^ ue Iesu Christi Matrem. Hisce igitur salutaribus consiliis animati, per proximum mensem peculiari modo Deiparae Virgini sacrum, eius aram adeant omnes ; ac non modo deferant agrorum ac viridariorum flores, non modo preces supplicationesque suas, sed emendatioris etiam perfectiorisque vitae propositum, quo quidem nihil est Divino Redemptori acceptius, nihil est almae eius Genitrici gratius. Nos superiore mense Octobri Ecclesiam sanctam, mysticum Iesu Christi Corpus tot vulneribus sauciatum, itemque universum terrarum orbem, odio exarsum, discidio exacerbatum, suarumque iniquitatum luentem poenas, intaminato Beatae Virginis Cordi devovimus, commisimus, sacravimus; ac summo cum paterni animi Nostri solacio novimus eumdem devotionis actum fere ubique ab Episcopis, a sacrorum administris, et a christianae plebis multitudine fuisse renovatum. At si christiani fere omnes intemerato Mariae Virginis Cordi se ultro libenterque devoverunt, volenter itidem actuoseque eidem se conforment oportet, si reapse cupiunt ut suas preces alma Dei Genitrix benigna accipiat. Atque ita diligenter sancteque conformati non modo ii, qui in puerilis aetatis flore innocentia nitent ac gratia, sed christifideles omnes, per proximum prae1 Cf. C i c , De Nat. Deor. I, 2. Actu Pii Pp. XII 105 gertim mensem Maium a caelesti Matre iteratis enixis precibus impetrent ut in hominum animis, simultate restincta, fraterna caritas triumphet ac vigeat; ut vitiis virtutes, armis iustitia, effrenataeque violentiae serenae mentis ratio concedant;'utque tandem aliquando, saevientis huius tempestatis voluminibus pacatis, gentes omnes ad pacem, ad concordiam, ad Christum redeant, qui unus potest, superna doctrina sua falli nescia, civilis consortionis fundamenta firma solidaque reddere, quique unus ((verba vitae aeternae habet » . 2 Multum Nos sacrae huic precum contentioni confidimus; atque adeo hoc etiam anno gratum tibi munus, Dilecte Fili Noster, concredimus paterna haec hortamenta Nostra, aptiore quo duxeris modo, cum omnibus communicandi, imprimisque cum sacris totius catholici orbis Pastoribus, quibus profecto curae erit et rem demandatis sibi gregibus diligenter proponere, et ad effectum studiosissime deducere. Interea vero, caelestium gratiarum auspicem paternaeque benevolentiae Nostrae testem, cum tibi, Dilecte Fili Noster, tum iis omnibus, qui hortativis hisce litteris libenti volentique respondebunt animo, ac nominatim carissimorum Nobis puerorum turmis, Apostolicam Benedictionem amantissime in Domino impertimus. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die xv mensis Aprilis, anno MDCCCCXxxxni, Pontificatus Nostri quinto. P I U S PP. X I I ALLOCUTIO AD PAROCHOS URBIS ET CONCIONATORES SACRI TEMPORTS QUADRAGESIMALIS : DE NATURA ET EFFICACIA ORATIONIS. * La paterna parola Nostra, diletti figli, ritorna volentieri a voi, che, quali Nostri cooperatori nella sollecitudine spirituale per questa alma diocesi di Roma, a Noi particolarmente cara non solo come Padre comune, ma anche come suo proprio Pastore e Vescovo, porgete nel tempo quadragesimale il pane della divina dottrina, secondo la materia propostavi dallo zelante e degnissimo Nostro Cardinale Vicario, al popolo che ansioso l'attende da voi. Questo pane è veramente un pane quotidiano; è il pane della preghiera; e l'ammaestrare i fedeli intorno alla natura e 2 Cf. IOAN., VI, 69. * Habita die 13 martii 1943. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 106 all'efficacia di così sostanziale elemento e alimento conta, sempre e in ogni luogo, fra i più gravi doveri e scopi dell'apostolato. L'importanza della preghiera ha però oggi per questa Nostra diocesi un valore e una necessità speciale, dacché Roma ha sofferto anch'essa di un affievoliniento della vita religiosa, comune ai nostri tempi, e aggravato dalle condizioni che accompagnano il crescere e il dilatarsi di una grande città. Voi ne conoscete l'ampliamento e l'estensione; dove era il deserto degli uomini, voi vedete addensarsi un nuovo popolo, un nuovo gregge da pascere e adunare intorno ai sacri altari. A tale spettacolo, anche il vostro cuore di apostoli si dilata; e la vostra missione, se non è facile, e anzi esige prontezza a ogni sacrificio, deve però, nobilissima qua! è, suscitare e infiammare nel vostro spirito uno zelo ardente e generoso pari ai bisogni religiosi dei fedeli. La Roma orante Se volgiamo uno sguardo alla storia dei secoli passati, Roma, già negli albori della fede, ci appare come una città orante, non nei delubri e nei templi degli dei falsi del gentilesimo, ma al solo vero Dio nelle case private dei primi seguaci di Cristo, o, in momenti di maggior pericolo, nelle catacombe, poi, fin dal terzo secolo, in edifìci all'aperto, vere chiese simili alle nostre, e infine nelle magnifiche e dorate basiliche; perchè la preghiera fu sin d'allora per lei potentissima arma di vittoria e di trionfo a durare nelle persecuzioni, a sostenersi forte nei tribunali e nei supplizi, a morire martire di Cristo sotto il ferro dei carnefici. Arma della sua difesa e della sua speranza era la preghiera; baluardi e rocche di fede le sue basiliche e i suoi altari di elevazione a Dio; le are dei martiri santuari e tombe, dove la pietà chiamava fin da lontane regioni e d'oltre i mari anche devoti e coronati Principi a chinarsi nell'orazione e ad eleggersi in quei luoghi venerandi il riposo delle loro spoglie mortali. Che se non sono da attenuare le deficienze della vita religiosa attraverso il Medio Evo e le età seguenti, tutta la vita pubblica però, in ogni classe sociale, era accompagnata, animata e nobilitata dalla preghiera; si potrebbe anzi dire che il cristiano veniva educato, cresciuto e mantenuto nella preghiera dalla società stessa. E che Roma splendesse come città orante, n'è testimone la storia e l'hanno conosciuta e descritta i pellegrini, che negli anni giubilari vi confluivano a schiere numerose da ogni parte del mondo. I sepolcri di Pietro e di Paolo di quanti voti e brame non furono la meta a molti santi e sante, a spiriti ardenti, i quali sulle sacre sponde del Tevere appresero i canti Actu Pii Pp. XII 107 liturgici e gl'inni devoti di adorazione a Dio, che fecero poi risonare nella loro patria e, in altre terre, nelle loro chiese, nei loro ritiri e nei loro monasteri! È notò, del resto, quale straordinaria importanza per la vita religiosa dell'Urbe ebbero le Confraternite e le pie Unioni nel 400 e nei susseguenti secoli. 1 Ma in tempi recenti una così pia e larga pratica della preghiera fu vista infrangersi, non quasi che la Roma orante rimanesse distrutta o scomparisse, bensì perchè venne sempre più resa estranea e respinta dalla vita pubblica, la quale, lungi dall'attribuire alcun valore alla preghiera, troppo sovente la impacciava e ne diveniva il maggior ostacolo. Già il crescere per ogni lato ad ampia e popolosa metropoli, la quale accomuna da ogni regione uomini delle più svariate tendenze, non era per tornar di vantaggio al tradizionale carattere religioso della città. Ma. di tale rottura della tradizione la vera causa è da cercare nel processo di trasformazione laica, a cui Roma fu sistematicamente sottoposta. Così il consueto suono delle campane dei molti templi dell'Urbe non parve più un invito e un segno di devozione e di preghiere; e l'educazione del popolo nelle famiglie e nelle scuole si smarrì fuori del cammino che mena alla chiesa e all'orazione. Un tale processo suscitò bensì, quale reazione, una forte falange di cattolici, che, lottando contro corrente, schiva di ogni disprezzo, volle sempre meglio sollevare nella preghiera il cuore e le mani verso Dio; ma, per il contrasto del male col bene, fece ad un tempo sorgere la non piccola schiera di coloro, i quali, più curanti della materia che dello spirito, si abituarono alla perniciosa e funesta separazione della pratica religiosa dalla vita civile, professionale e sociale. E infine ne nacque e venne crescendo la moltitudine di quelli che più non pregano nè levano un pensiero a Dio. Si è detto che la chiesa dell'uomo moderno nelle grandi città è il cinematografo. La parola può apparire ed è un paradosso di pessimo gusto; ma pure voi sapete quanto fondo di tragica verità, di amari frutti e di scabrosi pericoli quel motto adombri e assommi. Dovere e dignità della preghiera Tali tristi e attristanti condizioni che dicono e che chiedono a ogni apostolo? Dicono la decadenza e l'oblìo del pensiero dell'anima e di Dio nel popolo cristiano, e chiedono il riparo del male, suggerendo la via da seguire per vincerlo, che è quella di far rivivere nelle coscienze. 1 Ofr. PASTOR, Geschichte der Päpste, I I I 1, 40. 108 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale massimamente degli nomini, la salutare e necessaria convinzione che la preghiera è non solo un dovere dello spirito, ma anché un obbligo di onore. Se tutto il creato visibile canta la lode di Dio in potenti accordi dal firmamento alla terra, risonanti in sublime armonia per gli spazi dell'universo, come potrebbe l'uomo, cui il Creatore dà a « vedere chiaramente la sua eterna potenza e divinità nelle sue opere » , 2 togliersi dal gran coro dei cieli e di tutte le creature, che gli stanno intorno, ed esimersi dal dovere di benedire Iddio, di adorarlo e di lodarlo? Predicate ai vostri ascoltatori che l'uomo — il quale, solo fra tutte le creature corporee sulla terra, possiede la dignità superiore di comprendere la magnificenza del mondo visibile e di sollevarsi attraverso la corruttibile natura al mondo invisibile, — ha da render grazie di tale privilegio al Donatore supremo. Ricordate loro quante mirabili preghiere Iddio stesso ispirò nel Vecchio Testamento, particolarmente nei Salmi e nei libri Sapienziali, inni di somme adoranti elevazioni alla glorificazione di Dio. Insegnate loro che l'uomo è creato con un manifesto consiglio dalla sapienza divina, che le cose umane neppure un solo istante possono andare e procedere alla ventura e al caso, e che, se nel mondo tutto è retto dalla divina Provvidenza, ciò che riguarda l'uomo è principalmente sottomesso alle disposizioni di una sapienza occulta e particolare, perchè di tutte le opere di Dio l'uomo è colui, donde il Creatore vuol trarre la 3 maggior gloria. La preghiera è un bene, che non umilia e abbassa, ma esalta e fa grande l'uomo. I più eccellenti artisti, questi maestri della psicologia figurata, non hanno creato nulla che maggiormente soggioghi l'animò, quanto la rappresentazione dell'uomo in preghiera. In quell'atteggiamento di orante egli palesa la sua più alta nobiltà, talché si affermò plasticamente che «l'uomo è grande solo quando è in ginocchio ». E non ingrandiscono forse ancor più al vostro sguardo e alla vostra stima i potenti, gli alti personaggi, i Ministri di Stato, allorché li vedete chini e prostrati innanzi a Dio nelle sacre funzioni e nei riti della vita e della morte? Tale convinzione era viva nelle passate generazioni; e, se oggi è da lamentare che sia in gran parte affievolita, incolpatene l'azione devastatrice del razionalismo, del materialismo, del filosofismo incredulo, per i quali la preghiera rappresenterebbe qualche cosa d'insignificante, di spregevole, di non virile; scienze di falso nome che col loro gelido soffio raggelarono spiritualmente molti cuori umani con brividi d'infermi. Conviene dunque che le menti degli uomini si 2 Rom. 1, 20. S BOSSUET, Élévations sur les mystères, I V , 5 Actu Pii Pp. XII 109 srebbino degli errori, rammentino e ricontemplino l'alta loro dignità spirituale, riconoscano il morbo innaturale del loro stato e dello spirito loro, ne cerchino la guarigione, e diano alla preghiera il posto di onore nella loro opera quotidiana. La scala dei valori nella preghiera Non è piccolo il numero di quei cristiani, certamente credenti, ma la cui vita di preghiera si appaga e non va più in là di pratiche per lo più esteriori, di un pellegrinaggio a una venerata Immagine, di una visita tradizionale a qualche santuario, non tanto per devozione e fervore a pro dell'anima, quanto per implorare soccorso in affari puramente terreni. Lodevoli sono pure tali pie pratiche, quando si compiano con retta intenzione e senza inquinamenti superstiziosi, con piena sommissione a quel che Dio dispone; ma non sono il meglio nè il tutto della vita cristiana. Ohe dovete voi dunque fare? Dovete inculcare ai fedeli che — per quanto si possa e si debba pregare anche per il « pane quotidiano » e per i bisogni di questa vita — nella preghiera le grazie terrene e temporali vengono dopo le spirituali, e nella domanda di beni transitori di quaggiù nessuno può esser sicuro di venir esaudito, ignaro com'è se quanto desidera contribuirebbe al suo sommo vantaggio, e perciò ha da rimettersi con fede e umiltà al santissimo beneplacito di Dio, che sa quel che meglio gli giova per questa e per l'altra vita. Al primo posto dunque di ogni vita cristiana, degna di tal nome, sta l'adorare Iddio e l'implorare da Lui i beni soprannaturali ed eterni. « L a nostra 4 patria è nei cieli » ; e lassù dobbiamo alzare la mente e il desiderio, e da quaggiù respirare l'eternità con quella fede che tutto vince, che animava i primi cristiani fra le persecuzioni e le angustie é ha da soggiogare e infiammare anche i cuori dei nostri fedeli e vivificarne la preghiera, così da renderla spiritualmente intima e pura da ogni affetto non ordinato al fine supremo. Necessità della preghiera Di qui si effonde la luce di un'altra verità, che la parola vostra deve far penetrare nella mente e nella coscienza cristiana : l'assoluta necessità della preghiera. È dottrina cattolica che nessuno senza il soccorso della grazia può a lungo osservare la legge di Dio ed evitare la colpa grave; d'altra parte Dio, se senza la nostra cooperazione ci previene con * Phil. 3, 20. 110 Acta Apostolicae Seáis - Commentarium Officiale la sua grazia, esige però, secondo le norme dominanti l'opera salvifica, la cooperazione dell'uomo, in primo luogo con la preghiera. Vigilate et orate, ut non intretis in 5 tentationem! Possiamo quindi affermare che la stessa norma di fede non muta di valore, se, sostituendo al termine « grazia » la parola « preghiera », diciamo : nessuno può senza la preghiera osservare a lungo la legge di Dio ed evitare la colpa grave. Domandate, diletti figli, in quanti cristiani è veramente viva questa fondamentale e luminosa verità e quanti camminano alla sua luce e conformano alla sua guida i loro pensieri, i loro affetti e le loro opere; e ricorrete a questi inconcussi e primi principi della vita personale religiosa, quando istruite i fedeli a ben pregare. Funesta separazione della religione dalla vita civile Abbiamo già fatto menzione di un'altra classe di uomini, dei quali, per la scissione che dimostrano tra vita religiosa e vita civile, si suol dire che la domenica mattina appaiono cristiani, ma nel resto del tempo non danno alcun segno di religioso e cristiano. Vittime come sono della separazione della vita dalla religione, del mondo dalla Chiesa, vivono una doppia contrastante esistenza, pencolante fra Dio e il mondo nemico; triste frutto dell'impronta laica della vita pubblica. Che vi è mai più contrario al senso cattolico di questa pratica divisione? A tale maniera di vita la Chiesa sempre e con ogni energia si opporrà, conscia del suo spirito di formare l'uomo intero, in tutte le sue relazioni della vita quotidiana, perchè l'uomo ha un'anima sola, redenta e col sangue di Cristo fatta figlia di Dio per tutte le vicende e circostanze della vita, così privata come pubblica. Perciò la Chiesa, secondo il comandamento di Dio e la legge di Cristo, inizia la formazione del cristiano dall'interno, per mezzo della vita di preghiera. Alta e divina è la sua pedagogia e la condotta del suo metodo pedagogico,/rimontante ai suoi primi giorni. Prendete in mano e leggete le Lettere di S. Paolo, e consideratene soprattutto i capitoli finali con le loro norme pratiche, e vedrete come l'Apostolo pone ogni cosa sotto la volontà di Dio, il simbolo della redenzione e la preghiera dei fedeli : corpo e anima, azioni e omissioni del cristiano, anche il cibo e la bevanda : « Sia che mangiate, sia che be6 viate, sia che facciate altra cosa, tutto fate a gloria di Dio » ; l'intera vita sociale, matrimonio e famiglia, sposo e sposa, genitori e figli, padroni e servi; anche la vita pubblica fino agli ultimi scopi dello Stato : 8 6 MAÏTH. 26, 44. I Cor. 10, 3 1 . Actu Pii Pp. XII 111 « S i facciano suppliche e preghiere... per i re e per tutte le autorità, affinchè possiamo menare una vita quieta e tranquilla con tutta pietà 7 e onestà»; tutto infine : « Qualunque cosa diciate o facciate, fate tutto nel nome del Signore Gesù Cristo, rendendo per lui grazie a Dio e Padre » . 8 Uomini, in cui la preghiera e il pensiero di Dio siano divenuti una seconda natura e il cibo quotidiano dell'anima, come vuol essere in cristiani di solida tempra, e insegna l'Apostolo, non sarà mai che in ogni contingenza non agiscano a norma della legge divina e non si conformino ad essa nei loro propositi, sia che si tratti di cosa ordinaria, sia che* si presenti un'ora di grandi decisioni nella vita pubblica. Essi costituirono sempre il buon fermento, allorché si ebbe di mira il rinnovamento del mondo nello spirito di Cristo. E tali si mostreranno anche oggidì; ma di così potenti oranti, tocca a voi, diletti figli, il creare e preparare col vostro lavoro apostolico la religiosa schiera. La preghiera comune nella famiglia Questi f ranchi, caratteri, che dalla preghiera attingono la forza per le lotte del bene e la difesa della giustizia, si educano e si formano nelle famiglie, poggiate e cresciute in quella sapienza, di cui è principio il timor di Dio; e Noi vi rivolgiamo l'esortazione con paterno e pastorale zelo : Risvegliate nei fedeli il sentimento per l'antica e pia costumanza della preghiera comune nella famiglia: un'aria di santuario innanzi a qualche sacra immagine vi spiri alle ore consuete; e la preghiera sia attenta, devota, adattata alle circostanze di tempo, di azione e di lavoro, e compiuta in modo che i figli non ne provino stanchezza o fastidio, ma si sentano piuttosto spronati ad aumentarla. La comune preghiera nel focolare domestico è uno spettacolo degno degli angeli! E poiché la vita pubblica, tanto distratta e insidiata, troppo spesso, non che promuovere, mette a repentaglio i più preziosi beni della famiglia, la fedeltà coniugale, la fede, la virtù e l'innocenza dei figli, la preghiera nel santuario domestico è oggidì quasi più necessaria che nei tempi scorsi, quando fioriva in Roma un'unica civiltà cristiana e nel costume non era rinato per la nequizia dell'irreligione un palliato paganesimo. L'immagine della madre di famiglia orante è una visione della grazia di Dio per l'uomo e per i figli; e il ricordo di un padre, che nella sua professione, 7 I Tim. 2, 8 Col. 3, 1 7 . 1-2. na Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale forse in alti posti, compì cose grandi, restando pio e devoto, non di rado riesce di esempio animatore e di salvezza al giovane nei pericoli e nelle lotte spirituali della più matura età. La domenica giorno del Signore Ma il santuario della famiglia, per bello, decoroso e ben mantenuto che sia, non è la chiesa; e vostro dovere è la sollecitudine di far sì che la domenica divenga nuovamente il giorno del Signore, e la Santa Messa sia il centro della vita cristiana, il più sacro alimento del riposo corporeo e della costanza virtuosa dello spirito. La domenica dev'essere il giorno del riposo in Dio, dell'adorare, del supplicare, del ringraziare, dell'invocare dal Signore il perdono delle colpe commesse nella settimana trascorsa, dell'implorare le grazie di luce e di forza spirituale per i giorni della settimana che incomincia. Rammentate al popolo che la domenica è il perenne ricordo del giorno della resurrezione del Signore, che l'uomo ha da risorgere e mettersi fuori dai rifugi e dai ricoveri del lavoro, dell'officina, dei campi, dove appena è che, fra le grandi distrazioni delle cose materiali e delle faccende multiformi della giornata, il pensiero possa elevarsi a Dio e pregarlo, mentre il soffio di vita infusóle dal Cielo penetra l'anima e le fa respirare la tendenza a una futura vita immortale. La domenica deve essere il giorno della quiete corporale e della elevazione spirituale, non quello di eccessi sportivi e di soverchi godimenti, cose tutte che sfibrano e distraggono più che il lavoro nei giorni feriali, e non conducono a Dio, ma piuttosto allontanano da lui. Non è forse motivo di profondo cordoglio che siano mostrate talvolta ai fedeli la domenica scene e spettacoli, che potremmo chiamare con Sant'Agostino (( hanc animorum labem ac pestem, hanc probitatis et honesta9 tis eversionem » ? spettacoli, di cui vale ciò che lo stesso Santo Dottore diceva delle rappresentazioni immorali del suo tempo, le quali nei primi secoli dell'antica Roma, quando si viveva ancora con maggiore naturalezza e semplicità, non sarebbero state tollerate. La domenica ha da essere il giorno, che raduna insieme la famiglia, non quello che la disgrega, il giorno della lettura spirituale e della devota preghiera, non della dissipazione. La S. Messa centro della vita cristiana Se al corpo occorre il pane materiale che lo sostenti, l'anima ha bisogno del pane soprasostanziale, il quale sostiene, accresce e ristora De Civit. Dei, 1. 1, c. 33. Actu Pii Pp. XII 113 quella forza che nelle varie età della vita è necessaria a perseverare nell'esercizio della virtù e nella vittoria sulle passioni. A questo convito celeste la Chiesa chiama particolarmente nella domenica, giorno per eccellenza della celebrazione eucaristica. L'obbligo di udire la Messa nei giorni festivi è grave. Tuttavia quanto spesso le chiese sono quasi deserte di uomini, sparse qua e là di pie donne, di mamme premurose e sollecite di tornare presto alla cura dei bambini, di domestiche devote, che si sottraggono per brevi momenti agli affanni del duro lavoro quotidiano, per trovarvi la forza che le sostenga nella sorte della loro condizione sociale! È però cosa non degna di un cristiano di credersi scu- sato dall'osservanza di questo precetto per qualsiasi lieve e insignifi- cante motivo, e si vorrebbe pensare che i fedeli non agirebbero in tal guisa, se avessero un'idea chiara, profonda, ardente del mistero eucaristico. Spiegate loro dunque questo Sacrifìcio redentore dell'UomoDio, centro di tutto il culto della Chiesa cattolica, al quale sono dedicate basiliche, templi, oratori, altari, luoghi in cui si adora e prega il Signore, verso il quale salgono le invocazioni di tutto il popolo cristiano, nella prosperità e nel pericolo, nei cimenti e nelle sventure, nell'indigenza e nella ricchezza, nella calma e nella procella degli eventi, come faceva il popolo d'Israele intorno all'Arca dell'Alleanza nell'unico tempio di Gerusalemme, simbolo del testamento nuovo ed eterno concluso da Cristo nella verità della sua carne e del suo sangue. Spiegate al popolo il significato e la dignità del sacerdozio cattolico, e avviatelo a partecipare al santo Sacrificio con pietà e con frutto spirituale. Che valore potrebbe avere il culto divino sociale, se esso non fomentasse la partecipazione di ognuno e la santificazione personale? La devozione è sempre, secondo la sua nozione, soggettiva, personale, perchè importa una dedicazione e quasi consacrazione di se stesso a Dio per mezzo delle pratiche di pietà e dell'assistenza al Sacrificio, compiute nella fede, nella speranza e nella carità, che trasformano intimamente l'anima e la uniscono a Dio; una devozione puramente « oggettiva », di cui oggi spesso si parla, sarebbe, a considerarla rigidamente, un tramutare il vero concetto della devozione. Ma di tutte le pratiche di pietà, la massima, più efficace e santa devozione è la partecipazione dei fedeli al santo Sacrificio, per i quali, come presenti, prega lo stesso sacerdote nell'atto di offrire la vittima divina. Essa può avvenire in differenti forme, secondo l'indole, la capacità, la preparazione e l'istruzione assai varie nei singoli fedeli, verso i quali voi cercherete di mostrare comprensione e larghezza di vedute. Ciò posto, Noi lodiamo che voi iniziate i fedeli a intendere e a gustare ACTA, vol. X, n. 4. — 21-4-943. 8 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 114 l'inesauribile ricchezza e la profonda bellezza delle preghiere liturgiche della Messa, e li formiate a parteciparvi attivamente. Voi, che all'altare fate uso quotidiano del Messale, il massimo libro di devozione della Chiesa, conoscete quanta dovizia di testi sacri e di sante elevazioni racchiuda, quanti sentimenti di adorazione e di lode e aneliti verso Dio risvegli e susciti, con quale potente energia muova e innalzi alle cose eterne, e quali tesori di-salutevoli ammonimenti offra per la vita religiosa personale. La frequenza ai Sacramenti Vi dicemmo l'anno scorso, come nella lotta tra il bene e il male, che tuttodì combatte la Chiesa, essa non può trovare un appoggio continuo e sicuro in coloro, che si accostano solo una volta l'anno alla santa Comunione; e vi consigliammo di adunare e formare gruppi di uomini e di giovani, che frequentino almeno mensilmente la mensa eucaristica, e vi conducano seco quanti più possono amici e conoscenti. Voi Ci direte forse che è più urgente la missione di guadagnare almeno ad un minimo di preghiera e di frequenza ai Sacramenti quei numerosi che vivono lontani dalla religione. Ma anche ad ottenere tale vantaggio, quelle schiere di apostoli laici, coraggiosi e prudenti non diverranno forse la via più efficace, anzi spesso la sola, per ricondurre alla Chiesa i figli staccatisi ed estraniatisi da lei? Tale medesima via raccomandiamo e suggeriamo anche per il mondo femminile.il progressivo pareggiamento sociale della donna con l'uomo, che ha effettuato tanto rapidi avanzamenti, ha pure tratto la donna, e specialmente la giovane, avida di fortune, dal ritiro è dalla famiglia, lanciandola, senza riguardo alcuno, nel turbine della società e nel vortice della vita odierna in mezzo a tali e così multiformi pericoli morali, dai quali appena è che arrivi a preservarsi senza una straordinaria energia di franca e buona volontà. La esperienza pastorale ha fatti e testimonianze così dolorose ed eloquenti, che oggidì appare sempre più necessario il far sorgere gruppi eucaristici femminili, per riguadagnare le sviate e rinvigorire quelle rimaste fedeli. Triplice esortazione finale A questi indirizzi e suggerimenti sulla preghiera lasciate, diletti figli, che soggiungiamo una triplice esortazione : Se volete che i fedeli preghino volentieri e con pietà, precedeteli in chiesa con l'esempio, facendo orazione al loro cospetto. Un sacerdote Acta Pii Pp. XII 115 genuflesso davanti al tabernacolo, in atteggiamento degno, in profondo raccoglimento, è un modello di edificazione, un ammonimento e un invito all'emulazione orante per il popolo. Se i fedeli vi interrogano, come possano giungere con celerità e sicurezza a ben pregare, Rispondete loro che l'orazione ha un sostegno efficacissimo nell'abnegazione di sè, nella penitenza e nella misericordia verso il prossimo. Questa verità è tanto chiara, quanto è certo che le opere buone sono un supposto essenziale di una degna e potente preghiera. Sé infine Ci domandate che cosa Noi aspettiamo al presente dai Nostri diocesani, vi risponderemo : la loro preghiera e l'offerta a Dio dei loro sacrifìci. L'umanità vive oggi in una delle ore più ardue e dolorose. Noi navighiamo in un lago, in un mare, in un oceano tempestoso combattuto da venti contrari. La Chièsa, nata per l'umanità, finirà con l'umanità; ma sempre sino alla consumazione dei secoli avrà con sè il divin suo Fondatore, come egli stesso ha promesso : « Ecce ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem saeculi)). 10 In questo mare la nave della Chiesa si avanza in mezzo ai popoli verso il porto dell'eternità, coi suoi Apostoli, col suo Capo, con la sua dottrina, coi suoi Sacramenti, con la sua pacifica azione, circondata dai flutti e dai marosi delle burrasche, durante le quali Cristo Salvatore dorme misteriosamente. Che fa la Chiesa, che fanno gli apostoli in mezzo al terrore del temuto naufragio? Si accostano a Cristo e lo destano col grido e con l'invocazione : « Praeceptor, perimus! » 11 Ecco la preghiera e la sicurezza della Chiesa, la quale sa che « portae inferi non praevalebunt ». 12 La preghiera quindi è l'arma più forte e invincibile contro tutti i pericoli e gli assalti del mondo, perchè, se Cristo sembra che dorma, il suo cuore vigila sempre col suo amore, con la sua fedeltà, con la sua onnipotènza, e sa levarsi in piedi e comandare ai venti e alle tempeste nel momento che il suo divino consiglio ha stabilito e che è congiunto con la nostra invocazione. Non temiamo, ma preghiamo. Gridiamo anche noi al Salvatore : (( Exsurge; quare obdormis, Domineì exsurge, et ne repellas in surge, Domine, adiuva nos! » 1 3 finem. Ex- Uniamo alla nostra preghiera gli innume- revoli sacrifici di quest'ora triste e solenne, le lacrime, le sofferenze, le morti che contristano l'umanità. La nostra preghiera si impregnerà dei nostri pianti e con l'accento suo accorato commoverà il cuore pietoso di 10 MATTH. 28, 20. 1 1 Luc. 8, 24. 12 MATTH. 16, 18. " Ps. 43, 24, 27. 116 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale Cristo, che nel suo sonno apparente veglia sulla sua Chiesa, su di noi, sul mondo. Come potrebbe la Chiesa venir meno alla sua missione, la quale in tali circostanze fu sempre quella di implorare la grazia di Dio e la sua misericordia con la preghiera e con la penitenza, in unione col Sacrifìcio eucaristico dell'Uomo-Dio? Se questa è la missione di tutta la Chiesa, dovrà essere anche santa ambizione della diocesi di Roma, della diocesi Nostra, il precedere tutte le altre in generosità, in zelo, in pietà. Perchè ciò avvenga, e alla vostra parola e al vostro apostolato sia concessa la forza di Cristo e una soprannaturale efiìcacia, Noi impartiamo, diletti figli, a voi, ai vostri cooperatori ecclesiastici, ai collaboratori laici e a tutti i Nostri cari diocesani, dalla pienezza del Nostro cuore paterno, l'Apostolica Benedizione. Sacra Congregatio Rituum 117 V ACTA SS. CONGREGATIONUM SACRA CONGREGATIO RITUUM SINARUM BEATIFICATIONIS SEU DECLARATIONIS MARTYRII SERVORUM DEI GREGORII GRASSI, EPISCOPI ORTHOSIEN., VICARII APOST. DE SCIAN"SI SEPTENTR., MODO DE TAIYÜANFU, FRANCISCI FOGOLLA, EPISCOPI BAGEN., EIUS COADIUTORIS, ANTONINI FANTOSATI, EPISCOPI ADRAHN.-, VICARII A P . MERIDIONALIS HUNANEN., MODO DE H E N G C H O W , ET SOCIORUM, IN ODIUM FIDEI, U T I FERTUR, INTERFECTORUM. SUPER DUBIO An constet de martyrio et causa martyrii, nec non de signis seu miraculis in casu, et ad effectum de quo agitur. « Te martyrum candidatus laudat exercitus » exultantes concinunt fideles, Dei gloriam magnificantes, qui mirabilem maximumque prae ceteris, redemptionis fructum in martyribus colligit. Et sane, S. Bernardus in illud Canticorum : Vineae florentes dederunt odorem suum (Can. 2 13), « si vineae animae, scribit, flps opus, odor opinio est, quid 7 fructus?» respondet : « Martyrium » (Serm. LX). Bene quoque martyres exercitus esse dicuntur ; siquidem eorum numerus a mundi initio ad nostros usque dies est immensus ; plura enim decies centena millia eorum numerantur, qui, Dei gratia suffulti, sanguinem, pro veritate asserenda, in Dei gloriam generose effuderunt : candidatus autem appellatur exercitus hic, quia pressiori atque veriori sensu martyres sunt qui venerunt de tribulatione magna et laverunt stolas suas et dealbaverunt eas in sanguine Agni (Apoc. V I I , 14). Magno huic exercitui plurimi sunt annumerandi, qui in Sinis, anno 1900, Boxerum opera, immanissimo Yiü-sien Prorege mandante ipsaque Imperatrice favente, crudeliter fuere interempti. Hi mortem sustinere maluerunt, quam aut a fide deficere aut gregem, suae curae commissum, derelinquere. Ex ingenti plurium millium victimarum numero Ordo Fratrum Mi- V Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 118 norum prius apud Vicarios Apostolicos, ut ordinaria auctoritate inquisitiones fierent, hisque dein peractis, apud Apostolicam Sedem, ut Causa declarationis martyrii introduceretur, institit, felicique successu. Commissio enim Introductionis causae a s. m. Pio Papa XI die 10 Decembris a. 1926 pro bismille quadrigentis octodecim fuit signata Apostolicusque processus confectus. Postea vero Sacrae huic Congregationi, pro faciliori Causae progressu, novem tantum supra viginti ex his excerpti sunt, quorum quindecim Europaei, quatuordecim vero Sinenses, nimirum : In Vicariatu Apostolico de Scian-Si Septentrionali, modo de Taiyuanfu : EUROPAEI : 1. Gregorius Grassi, in saeculo Petrus Antonius, e « Castellazzo Bor mida » in dioecesi Alexandrina Statiellorum, Episcopus titularis Orthosien., Vicarius Apostolicus; - 2. Franciscus Fogolla. e « Monter eggio » in dioec. Apuana, Episcopus tit. B agen., eius coadiutor ; - 3. Elias Facchini, in saec. Iosephus Petrus, e «Reno Centese » in Bononien. Archidioecesi, Sacerdos ; - 4. Theodoricus Balat, e « Saint-Martin-de-Taur » in dioec. Albien., Sacerdos. - 5. Andreas Bauer, e « Guebwiïîer » in dioec. Argentera ten., laicus professus ; omnes ex Ordine Fratrum Minorum ; - 6. Maria Ermellina, in saec. Irma Grivot, e « Beaune » in dioec. Divionen., Superiorissa; - 7. Maria a Pace, in saec. Marianna Giuliani, e « Bolsena » in dioec. Urbevetana ; - 8. Maria Clara, in saec. Clelia Nanetti, e «Ponte S. Maria Maddalena» in dioec. Adrien ; 9. Maria a S. Natalia, in saec. Ioanna Maria Kerguin, e « Belle-Isle-enTerre » in dioec. Briocen. ; - 1 0 . Maria a S. Iusto, in saec. Anna Moreau, e (( Rouans » in dioec. Nanneten. ; - 11. Maria Amandina, in saec. Paula Jeuris, e « Herk-la-Ville » in dioec. Leodien. ; - 12. Maria Adolphina, in saec. Anna Dierkx, e « Ossendrecht », in dioec. Bredana ; omnes ex Instituto Franciscanum Missionariarum a Maria. SINENSES : 1. Ioannes Tciang, e I I I Ord. S. Francisci, minorista ; 2. Patritius Tun, e I I I Ord. S. Fr., clericus ; - 3 . Ioannes Van, e I I I Ord. S. Fr., de Sin-li-tsun; - 4. Philippus Tciang, e I I I Ord. S. Fr. ; 5. Ioannes Tciang, e I I I Ord. S. Fr., de Nan-sce; omnes alumni Seminarii; - 6. Thomas Sen, e I I I Ord. S. Fr., Episcopi Grassi famulus; 7. Simon Tceng, e I I I Ord. S. Fr., Episcopi Fogolla famulus ; - 8. Petrus U-ngan-pan, e I I I Ord. S. Fr., de Liu-lin-tsuen ; - 9. Franciscus Tciang-iün, de Ki-tze-san, e I I I Ord. S. Fr. ; - 10. Matthias Fun-te, de Shochow, e I I I Ord. S. Fr. ; - 11. Iacobus len-kutun, de Si-kien-ho ; 12. Petrus Tciang-pan-nieu, de Tu-lin-za, e I I I Ord. Fr. ; - 13. Iacobus Tciao-tciuen-sin ; - 1 4 . Petrus Van-ol-man, de Ku-tceng-in ; omnes famuli episcopali residentiae addicti. v Sacra Congregatio Rituum 119 Tum 12 Europaei, eum 14 Sinenses die 9 Iulii a. 1900 martyrium in oppido Tai-yuan-fu, capitis obtruncatione, fecerunt. In Vicariatu Apostolico Hunanen. meridionali : EUROPAEI : 1. Antoninus Fantosati, in saeculo Antonius, e « Trevi » in Archidioecesi Spoletana, Episcopus tit. Adraenus, Vicarius Apostolicus; - 2. Ioseph Maria Gambaro, in saec. Bernardus, e « Galliate » in dioecesi Novarien., Sacerdos; - 3. Caesidius Giacomantonio, in saec. Angelus, e ((Fossa» in Archidioec. Aquilana, Sacerdos; omnes ex Ordine Fratrum Minorum. Episcopus, ubi r esci vit insectationem exarsisse, illico cum p. Gámbaro ad episcopalem sedem — longe enim erat ab ea, pastoralis visitationis ergo — redire conatus est, ut orphanotrophium tutaretur, ceteraque negotia componeret. At dum iter faciunt agniti et comprehensi sunt, et a perfurente plebe infandis cruciatibus die 7 Iulii interfecti. P. Caesidius die 4 eiusdem mensis in episcopali domo, in urbe Hengchow captus, percussus ad mortem, semivivus in ignem iniectus ad caelum evolavit. Hi viginti novem quasi primum agmen constituunt, ac veluti specimen, quod in exemplum atque admirationem christiani populi exhibetur, quodque divinae gratiae efficacitatem non in magistris tantum evidenter ostendit, qui, patria relicta, ad praedicandam aut docendam evangelicam legem, Christum daturi aut sanguinem, generose ad Sinas appulerunt, sed etiam in eorundem discipulis, qui, etsi in medio societatis erroribus et superstitionibus refertae fuerant atque vixerant, tormenta quaeque et mortem ipsam fortissime pro Christo pertulerunt. Et sane Sinensibus omnibus a christiana fide apostasia fuit proposita, quam si edidissent, innoxii omnino e vestigio evasissent. Missionales vero atque Sorores Franciscales Mariae, obtentu quidem quod Europaei essent, fuerunt a boxeribus interempti ; si tamen intimius adiuncta omnia perpendantur, evidenter colligitur principem veramque illatae nostris pugilibus necis causam odium fuisse iii christianam religionem. Hi enim occisi fuerunt utpote qui religionem, avitae sinensium religioni contrariam, docebant, quam tyranni pacis perturbatricem atque animos pervertentem dictitabant. Ceterum non christiani tantum, sed plurimi quoque ethnici, boxerum victimas veros esse Christi martyres agnoscunt atque venerantur. Quibus omnibus rite perpensis et servato iuris ordine, Antepraeparatoria sacrorum Rituum Congregatio coram Revimo D. Cardinali Ianuario Granito Pignatelli di Belmonte, Episcopo Ostien. et Albanen., Causae Ponente, die 4 Aprilis a. 1933 convocata est; Praeparatoria vero coram Emis Patribus, die 15 Decembris a. 1936; Generalis vero coram Ssmo 120 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale D. N. Pio Papa X I I die 24 Novembris a. 1942, in qua idem Cardinalis Ponens seu Relator dubium posuit disceptandum : An constet de martyrio eiusque causa et de Grassi, Episcopi Orthosien., quatuor sociorum, in urbe Adraen. cum sociis duobus signis seu Francisci Taiyuanfu, in miraculis Servorum Fogolla, Ep. nec Vicariatu non Dei Bagen. Antonini meridionalis Gregorii et viginti Fantosati, Hunanen. Ep. inter-> fectorum, in casu et ad effectum de quo agitur. Revmi Cardinales, Officiales Praelati, Patres.que Consultores sua quisque suffragia protulerunt; quibus auditis, Beatissimus Pater mentem suam aperire distulit ut maiori divini luminis gratia in re tanti momenti illustraretur. Diem proin hodiernam Dominicam Ssmo Iesu nomini sacram selegit ut suam aperiret mentem. Quapropter, accitis Revmis Cardinalibus Ianuario Granito Pignafelli di Belmonte, Causae Ponente, atque subscripto, Sacrae Congregationis Praefecto, nec non R. P. Salvatore Natucci, Fidei Promotore Generali, meque infrascripto Secretario, sanctoque Eucharistico sacrificio pie celebrato, edixit : Gregorii Grassi, Ita evidenter constare de martyrio et causa martyrii Francisci Fogolla, Antonini Fantosati, Episcoporum* et Sociorum Martyrum, ut, concessa a signis seu miraculis omnique alia opportuna et necessaria dispensatione, procedi possit ad ulteriora. Hoc autem decretum promulgari et in acta S. R. C. referri mandavit. Datum Romae, die 3 Ianuarii a. D. 1943. C. Card. SALOTTI, Episc. Praen., Praefectus. L. ©S.' A. Carinci, Secretarius. Sacra Romana Rota 121 ACTA TRIBUNALIUM SACRA ROMANA ROTA Citationes edictales I BERYTEN. MARONITARUM NULLITATIS MATRIMONII (TAMBAY-AKL) Cum ignoretur locus actualis commorationis Dfii Assad Said Akl, in causa conventi, eundem citamus ad comparendum, sive per se, sive per Procuratorem legitime constitutum, in Sede Tribunalis Sacrae Romanae Rotae (Roma, Piazza e Palazzo della Cancelleria), die 17 Iunii 1943, hora decima ad concordandum de dubio disputando, vel infrascripto subscribendum, et ad diem designandam, qua habebitur Turnus Rotalis pro causae definitione : An constet de matrimonii nullitate in casu. Ordinarii locorum, parochi, sacerdotes et fideles quicumque notitiam habentes de loco commorationis praedicti Dñi Assad Said Akl, curare debent, ut de hac edictali citatione ipse moneatur. * Albertus Canestri, Ponens. Ex Cancellaria Tribunalis S. R. Rotae, die 22 Martii 1943. Ioannes M. Pinna, Notarius. * Etant inconnu le lieu de la demeure actuelle de Mr Assad Said Akl, défendeur en cette cause, nous le citons à comparaître, par propre personne ou par un procureur légitimement constitué, au siège du Tribunal de la S. Rote Romaine (Roma, Palazzo della Cancelleria) le 17 juin 1943, à 10 heures, pour concorder ou souscrire le doute ci-dessus rapporté, et fixer le jour de la décision de la cause devant la Rote. Conste-t-il de la nullité du mariage dans le cas? Les Ordinaires des lieux, les curés, les prêtres, les fidèles ayant connaissance du lieu de la résidence du dit Mr Assad Said Akl devront, dans la mesure du possible, l'avertir de la présente citation. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale II BHEDONEN. NULLITATIS MATRIMONII (VIAUD-LECOQ) Cum ignoretur locus actualis commorationis Dñi Ioannis Baptistae Lecoq, in causa conventi, eundem citamus ad comparendum, sive per se, sive per procuratorem legitime constitutum, in sede Tribunalis Sacrae Romanae Rotae (Roma, Piazza e Palazzo della Cancelleria), die 16 Iunii 1943 hora 12, ad concordandum de dubio disputando, vel infrascripto subscribendum, et ad diem designandam, qua habebitur turnus Rotalis pro causae definitione : An constet de matrimonii nullitate in casu. Ordinarii locorum, parochi, sacerdotes et fideles quicumque notitiam habentes de loco commorationis praedicti Ioannis Baptistae Lecoq, curare debent, ut de hac edictali citatione ipse moneatur. * Guillelmus Heard, Ponens. Ex Cancellaria Tribunalis S. R. Rotae, die 26 Martii 1943. Ioannes M. Pinna, Notarius. * Etant inconnu le lieu de la demeure actuelle de Mr Jean B. Lecoq, défendeur en cette cause, nous le citons à comparaître, par propre personne ou par un procureur légitimement constitué, au siège du Tribunal de la S. Rote Romaine (Roma, Palazzo della Cancelleria), le 16 juin 1943, à 12 heures, pour concorder ou souscrire le doute ci-dessus rapporté, et fixer le jour de la décision de la cause devant la Rote. Conste-t-il de la nullité du mariage dans le cas? Les Ordinaires des lieux, les curés, les prêtres, les fidèles ayant connaissance du lieu de la résidence du dit Mr Jean B. Lecoq devront, dans la me sure du possible, l'avertir de la présente citation. Diarium Romanae Curiae m DIARIUM ROMANAE CURIAE S A C R A CONGREGAZIONE DEI RITI Martedì, 30 marzo 1943. nel Palazzo Apostolico Vaticano, si è adunata la S. Congregazione dei Riti ordinaria, nella quale gli Emi e Revmi Signori Cardinali ed i Revmi Prelati Officiali hanno discusso : 1) Sulla riassunzione della causa della Beata Filippina Duchesne, vergine, della Società delle Figlie del S. Cuore di Gesù. 2) Sulla introduzione della causa della Serva di Dio Maria Enrichetta Dominici, dell'Istituto delle Suore di ,S. Anna della Provvidenza. Hanno inoltre esaminata la relazione dei Censori sulla revisione degli scritti dei Servi di Dio : 1) Raffaele di S. Giuseppe, sacerdote professo dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi. •2) Maria Maddalena della Passione (Costanza Starace), fondatrice delle Suore Compassioniste Serve di Maria. Martedì, 6 aprile 1943, nel Palazzo Apostolico delle Congregazioni a S. Callisto, alla presenza di Sua Eminenza Revma il Signor Cardinale Carlo Salotti, Prefetto della S. Congregazione dei Riti e Ponente della causa del Venerabile Servo di Dio Vincenzo Maria Morelli, Arcivescovo di Otranto, dei Chierici Regolari Teatini, si è adunata la S. Congregazione dei Riti antepreparatoria, nella quale i Revmi Prelati Officiali ed i Revmi Consultori teologi hanno discusso sulla eroicità delle virtù del predetto Venerabile Servo di Dio. Martedì, 13 aprile 1913, nel Palazzo Apostolico Vaticano, si è adunata la S. Congregazione dei Riti preparatoria, nella quale gli Emi e Revmi Signori Cardinali, i Revmi Prelati Officiali ed i Revmi Consultori teologi hanno discusso su due miracoli, che si asseriscono operati ad intercessione del Beato Michele Garigöitsj fondatore della Congregazione dei Sacerdoti del S. Cuore di Gesù « di Bétharram », e che vengono proposti per la sua canonizzazione. Martedì, 20 aprile 1943, nel Palazzo Apostolico Vaticano, alla augusta presenza del Santo Padre, si è adunata la S. Congregazione dei Riti generale, nella quale gli Emi e Revmi Signori Cardinali, i Revmi Prelati Officiali ed % Revmi Consultori teologi hanno dato il loro voto sulla eroicità delle virtù del Servo di Dio Pietro Donders, sacerdote professo della Congregazione del Ssmo Redentore. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale m SEGRETERÌA DI STATO NOMINE Con Biglietto della Segreteria di Stato in data 14 marzo 1943, il Santo Padre Pio XII, felicemente regnante, si è degnato di nominare il sig. comm. Edoardo Giove, Cameriere d'Onore di spada e cappa di numero. Con Brevi Apostolici, il Santo Padre Pio XII, felicemente regnante, si è degnato di nominare: - Protonotario Apostolico ad instar participantium : 29 marzo 1943. Monsig. Carlo Varitz, della diocesi di Giavarino. Prelati Domestici di Sua Santità : 29 settembre 1942. Monsig. Paolo Emilio Léger, della diocesi di Valleyfield. » » » Monsig. Severino Poirier, della diocesi di Mcolet. » » » Monsig. Onesimo Lalonde, dell'archidiocesi di Ottawa. » » » Monsig. Giorgio David Prud'homme, della medesima archidiocesi. 6 ottobre » Monsig. Rutilio Montaivo, dell'archidiocesi di S. Sal- » » » Monsig. Francesco Castro, della medesima archidiocesi. vador. » » » Monsig. Agapito Martínez, della diocesi di S. Anna. » » » Monsig. Daniele Ventura, della diocesi di S. Michele. 22 febbraio 1943. Monsig. Prospero Bellesini, della diocesi di Como. » » » Monsig. Alessandro Chira, della diocesi di Munkacs. 23 » » Monsig. Luigi Verbatto, dello diocesi di Owensboro. » » » Monsig. Andrea Cristiano Zoeller, della medesima diocesi. 12 marzo » Monsig. Giuseppe Lo Cascio, dell'archidiocesi di Palermo. 13 » » Monsig, Alessandro Selvaggini, della diocesi di Viterbo. » » » Monsig. Enrico Muenstermann, della diocesi di Grand Island. » » » Monsig. Giuseppe Macourex, della medesima diocesi. » » » Monsig. Patrizio Manning, della medesima diocesi. » » » Monsig. Antonio Link, della medesima diocesi. » » » Monsig. Gennaro Fortunati, della diocesi di Sovana-Piti- 14 » » Monsig. Aroldo Edoardo Collins, dell'archidiocesi di » )> » Monsig. Guglielmo Giuseppe Flanagan, della medesima gliano. S. Francisco. archidiocesi. Diarium Romanae Curiae 14 marzo 25 27 » » 1943. Monsig. Giacomo Tommaso O'Don, della medesima archidiocesi. » Monsig. Martino Haag, della diocesi di Basilea. » Monsig. Leone G. Tholen, della diocesi di Peoria. ONORIFICENZE Con Brevi Apostolici il (Santo Padre Pio XII, felicemente regnante, si è degnato di conferire: La Gran Croce dell'Ordine Piano : 12 marzo 1943. A S. E. il sig. dott. Raffaele Guariglia di Vituso, già Ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede. La Commenda dell'Ordine Piano : 12 marzo 1943. Al Nob. Fabio Petrucci, Esente della Guardia Nobile Pontificia. Il Cavalierato dell'Ordine Piano : 12 marzo 1943. A Don Francesco dei Principi Barberini, Guardia Nobile Pontificia. La Gran Croce dell'Ordine di 8. Gregorio Magno, classe civile : 2 aprile 5 » 1943. A S. E. il sig. Conte Aldo Rossini, Senatore del Regno d'Italia. » Al sig. Roberto dei Marchesi Grossi, della diocesi di Città della Pieve. La Commenda con Placca dell'Ordine di 8. Gregorio Magno, classe civile : 7 aprile 1941. Al sig. Gioacchino Echenique Gandarillas, dell'archidiocesi di Santiago del Chile. La Commenda dell'Ordine di 8. Gregorio Magno, classe civile. 27 maggio 3941. Al sig. dott. Giuseppe Edoardo Samson, dell'archidiocesi di Montréal. 2 agosto » Al sig. Carlo Peña Otaegui, dell'archidiocesi di Santiago del Chile. » » » Al sig. Alberto Ruiz Tagle, della medesima archidiocesi. 13 maggio 1942. Al sig. cav. ^ietro Federici (Roma). 23 gennaio 1943. Al sig. dott. Arturo De Maineri, della diocesi di Fiume. 28 » » Al sig. Felice de Parcher (Ungheria). 29 » » Al siìg. prof. Giulio Cesare Della Noce, dell'archidiocesi di Bologna. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 126 febbraio 1943. Al sig. Giuseppe Zugaro De Matteis, della diocesi di Penne. Alfonso Fontana, dell'archidiocesi di Milano. sig. 22 » » Al » » » Al sig. Attilio De Biasi, del patriarcato di Venezia. 26 » Al sig. prof. avv. Antonio Segni, dell'archidiocesi di Sassari. 1 27 12 24 » marzo » 27 » » » aprile » » » 6 » » Al sig. avv. Luigi De Carolis Villars (Roma). Al sig. Anselmo Anselmi, della diocesi di Senigallia. Al sig. Luigi del Gaizo, dell'archidiocesi di Napoli. Al sig. avv. notaio Paolo Baselli, della diocesi di Vigevano. Al sig. Giacomo Costa, dell'archidiocesi di Genova. Al sig. Giuseppe Costa, della medesima archidiocesi. Al sig. Luigi De Michele, dell'archidiocesi di Capua. Il Cavalierato dell'Ordine di 8. Gregorio Magno, elasse civile: agosto 1941. Al sig. Ernesto Sylvestre, della diocesi di Sherbrooke. 1943. Al sig. dott. Giorgio Ghetti, della diocesi di Faenza. febbraio 18 » Al sig. Samuele Majoie, della diocesi di Bois-le-Duc. 21 » » » Al sig. Giovanni Antonio Van der Ven, della diocesi di Haarlem. 1 1 marzo 27 29 » » 2 aprile 6 8 » » » Al sig. Edmondo de Inczédy-Joksman, della diocesi di » » » Alba Julia. Al sig. Michele Pisani, della diocesi di Sora. Al sig. Agostino Kapuvary, della diocesi di Vacia. Al sig. Giorgio Leszkovszky, della medesima diocesi. » » Al sig. Daniele Francesco Guglielmo Pichot, della diocesi di Haarlem. Al sig. Giuseppe Parisi, dell'archidiocesi di Trento. Al sig. Alfredo Petti (Roma). La Commenda dell'Ordine di S. Gregorio Magno, classe militare : 12 marzo 1943. Al sig. Conte Massimo Aluffi Pentini, Cadetto della Guardia Nobile Pontificia. La Gran Croce dell'Ordine di 8. Silvestro Papa : 28 gennaio 1943. Al sig. Franco Marinotti, dell'archidiocesi di Milano. La Commenda con Placca dell'Ordine 8. Silvestro Papa: 28 gennaio 1943. Al sig. Giorgio Max Rodhe (Argentina). 17 febbraio » A S. E. il sig. prof. Francesco Severi, Accademico Pontificio e d'Italia. Diarium Romanae Curiae 127 La Commenda dell'Ordine di S. Silvestro Papa: 7 dicembre 1939. Al sig prof. Carissimo Traf eli (Roma). 2 agosto 1941. Al sig. Domenico Tocornal, dell'archidiocesi di Santiago del Chile. » » » Al sig. Ferdinando Luigi Concha, della medesima archidiocesi. » » » Al sig. Luigi Rascuñan Valdés, della medesima archidio- cesi. 24 novembre 1942. Al sig. Antonio Fiocca, della diocesi di Lecce. Al sig. Giacomo Girardi, dell'archidiocesi di Torino. 16 dicembre » 18 gennaio 1943. Al sig. Augusto Piacitelli (Roma). Al sig. dott. Domenico de Ritis (Roma). 28 » 29 » 30 » » » » » » » » 1 febbraio » 6 » » » 8 » Al sig. Antonio Bottoni, dell'archidiocesi di Bologna. Al sig. dott. Giovanni! Battista Punzi, della diocesi di Monopoli. Al sig. Luigi Bianchi, della medesima diocesi. Al sig. Donato Guarnieri, della medesima diocesi. Al sig. Giovanni Airoldi, della diocesi di Novara. Al sig. Carlo Perini, dell'archidiocesi di Milano. Al sig. Antonio Tensi, della diocesi di Novara. Al sig. cav. Giovanni Martelli, della medesima diocesi. Al sig. Giuseppe Ceretti, della medesima diocesi. Al sig. ing. Riccardo Simonetti, dell'archidiocesi di Cagliari. 12 13 » », » 15 » » » 25- '» Al sig. Pietro Lerma, della diocesi di Casale Monferrato. Al sig. Luigi Gangitano, della diocesi di Agrigento. Al sig. Valentino Malvasio, dell'archidiocesi di Milano. Al sig. Angelo Vittadini, della diocesi di Lodi. Al sig. Pietro Beatrici (Roma). Al sig. Chin Oh Soh, del Vicariato apostolico di Canton. 27 Al sig. Luigi Hausmann (Roma). » » Al sìg. Sebastiano Artusi, dell'archidiocesi di Gorizia. Al sig. cav. Giuseppe Aliberti, dell'archidiocesi di Torino. Al sig. Giovanni Re, della diocesi di Novara. 1 marzo » » 17 » Al sig. cav. Felice Romano (Roma). » Al sig. ing. Gaetano Mariano, della diocesi di Lecce. Al sig. arch. Ignazio Tagle. dell'archidiocesi di Santiago 22 30 » del Chile. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 128 II Cavalierato dell'Ordine di S. Silvestro Papa : 29 » luglio )) 1941. Al sig. Ismaele Garcia Huidobro, dell'archidiocesi di Santiago del Chile. Al sig. Vincenzo Monje Mira, della medesima archidio» cesi. 24 novembre 1942. Al sig. prof. Francesco Morcia, della diocesi di Lecce. 4 febbraio 1943. Al sig. Enzo Villani, dell'archidiocesi di Modena. Al sig. Pietro VecelliOj della diocesi di Belluno. » 9 13 » 15 » » » 1 » » » Al sig- Bruno Meneghesso, della diocesi di Padova. Al sig. Vincenzo Babuscio Rizzo (Roma). Al sig. Vincenzo Rondoni (Roma). Al sig. Giovanni Vittorio Vittadini, della diocesi di Lodi. marzo » Al sig. Sestilio Biagioli, della diocesi di Prato. » » Al sig. Giulio Jelen, della diocesi di Alba Julia. » » Al sig. Martino Oggioni, dell'archidiocesi di Milano. » » Al sig. Carlo Pagliano, dell'archidiocesi di Torino. » ' Al sig. Mario Roveta, della medesima archidiocesi. » Al sig. Mario Pasqualy (Roma). » Al sig. Giacomo Costa, dell'archidiocesi di Genova. Al sig. Giuseppe Rotondo, dell'archidiocesi di Capua. • » . 16 27 » 7 aprile » NECROLOGIO 21 febbraio 1.943. Monsig. Benvenuto Gioacchino Alcaide y Bueso, Vescovo 29 tit. di Castoria, Vicario Apostolico di Goajira. Emo Signor Gard. ERMENEGILDO PELLEGRINETTI, del titolo marzo » 30 » 31 2 » » » aprile » n » di S! Lorenzo in Panisperna. Monsig. Bernardo Burquier, Vescovo tit. di Betlemme. Monsig. Giuseppe Plagens, Vescovo di Grand Rapids. Monsig. Francesco Saverio Geyer, Vescovo tit. di Trócmade. Emo Signor Card. FEDERICO CATTANI, Diacono di S. Maria An. et vol. XXXV 15 Maii 1943 (Ser. II, v. X) - Num. 5 ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE ACTA PII PP. x n EPISTULAE V J A D E X C M O S P P . DD. M A R I U M T O C C A B E L L Î , A R C H I E P I S C O P U M S E N E N S E M , ÇAROL U M CONFA L O N I E R I , A R C H I E P I S C O P U M A Q U I L A N U M , P A U S T I N U M B A L D I N I , E P I S C O P U M M A S S A E VETERNENSIS ET P O P U L O N I A E : QUINTO E X E U N T E SAE- C U L O AB O B I T U SANCTI BERNARDINI S E N E N S I S . PIUS PP. X I I . Venerabiles Fratres, salutem et xlpostolicam Benedictionem. — Cuín -quintum proxime expleatur saeculum, ex quo Bernardinus Senensis, praeclarum Franciscalis Familiae decus, post tot in Dei gloriam animarumque salutem exantlatos labores, « laeto vultu quasi ridens, gloriosum emisit spiritum», 1 non modo qui ex inclito eius Ordine sunt, sed Massae etiam Veternensis, unde ortum duxisse traditur, Senaeque cives, quae veluti altera ei patria fuit, una cum Aquilana civitate, quae sacras eius exuvias religiose adservat studioseque colit, privatis publicisque Christianae pietatis significationibus hoc eventum celebrare apparant. Quod quidem, ut confidimus, non sine ubere spirituali fructu evadet. Si enim huius caelitis vita, si eius virtus eiusque ardens apostolatus studium, sacris habitis per has celebrationes ad populum concionibus, opportunisque editis scriptis, ante omnium oculos refulgeant, fore sperandum omnino est, ut qui in hoc supernae lucis iubar intueantur, iidem, arcana ea vi permoti, quae e sanctitudine manat, ad salu1 Acta Sanctorum, tom. V, Antuerpiae 1685, p. 30O, col. 1, litt. A. ACTA, vol. X, n. 5. — 15-5-943. 9 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 130 taria eius imitanda exempla vehementer excitentur. Etenim « magna vis est in virtutibus; easque excitare, si forte dormiunt » , 2 tum videtur facilius, cum nos recollegendo meditandoque, in eos mentem animumque convertimus, qui fulgidis earum luminibus renideant. Horum in numero Noster profecto est, qui inde a puerili aetate angelicam potiusquam terrenam vitam agere visus est; atque abdicatis rebus omnibus, quibus ex parentum hereditate abunde afiiuebat, se totum divino servitio mancipavit. Franciscalem paupertatem animique demissionem ultro libenterque amplexus, sensuum cupidines compescere, coercere ac frangere, corpus voluntaria castigatione domare, mentem ad caelestia perpetuo erigere, voluntatemque ad evangelicae perfectionis facinora, nullis parcendo laboribus, convertere in deliciis habuit. Atque ita superna gratia roboratus et auctus, divinique verbi praeco delectus, per Italiae urbes, oppida, pagos alacer concursare coepit, cum aberrantes omnes ad rectam semitam et ad catholicam reducens veritatem, tum ingurgitatos in vitiorum volutabrum homines ad paenitentiam sanctam morumque integritatem revocans, tum denique civitates non paucas, discordia simultateque tumultuantes, ad serenam pacem et ad fraternam concordiam, studiosissima data opera, componens. Quibus in apostolatus laboribus suscipiendis exsefruendisque, non ad res politicas agitandas, quae facillime dividunt animos, sed ad catholicam religionem, ad evangelicam veritatem, ad divinamque excitandam caritatem unice spectabat. Doctrinae, praeceptis hortationibusque Ecclesiae summa consensione adhaerescere, velle nolle nihil, nihil aggredi, nisi Dei Numine explorato, nihil aliud denique agendo quaerere, nisi eius gloriae incrementa, sollemnis haec fuit eius vitae norma ac ratio. Quapropter haud mirum est si, tot uberes fructus apostolicus hic agricola messuit; mirum non est si populorum multitudines, e longinquis etiam regionibus affluentes, eum vel ;n sacris aedibus, vel saepenumero sub diu concionantem stipabant, intentisque oculis, auribus, animis edisserentem hortantemque audiebánt. Cum praesertim sacratissimi Iesu Christi nominis laudes praedicabat, in quo oportet omnes homines sal3 vos fieri, angelicus eius vultus superna quadam luce radiari videbatur, atque ad Divinum Amantem impense redamandum, ad eiusque praeceptis suos cuiusque mores conformandos alliciebat rapiebatque omnes. Redeat igitur, Venerabiles Fratres, redeat quodammodo inter suos hic sanctissimus veritatis caritatisque praeco; eos iterum suavissima 2 Cf. Cic. TUSC, III, c. 17. * Cf. Acta Apost., IV, 12. Acta Pii Pp. XII 131 sua voce admoneat, praeclarisque exemplis salutariter commoveat. Ad exilem eius speciem, voluntaria maceratione, paenitentia laboribusque quasi consumptam, fide tamen caritateque vividam ac veluti micantem, si mentes hodie quoque converterint homines, facere profecto non poterunt quin ex terrenis caducisque rebus ad caelestia peritura numquam erigantur bona, ad eaque, utpote potiora imprimisque persequenda, vehementer excitentur. Quemadmodum olim, quinto ac decimo vertente saeculo, hic evangelicae sanctitatis athleta homines suadenti voce sua ab erroribus ad veritatem, ex admissis ad paenitentiam, ex vitiisque ad virtutem revocabat, ita proxima sollemnia vestra, eius praeceptis eiusque egregie factis opportune in sua luce collocatis, eosdem referat salutares fructus. Id non modo ad religiosae, sed ad civilis etiam rei profectum et incrementum summopere conferet. M h i l enim magis valet ad veri nominis instaurandam augendamque prosperitatem et ad pacem tranquillitatemque recto ordine redintegrandam, quam catholica religio, quae reapse norma sit ac ratio cogitandi agendique omnibus. Si christiani spiritus afflatus privatos permeaverit publicosque mores, tum aequiorem licebit rectioremque ordinationem rerum componere, ac feliciora sperare tempora, quibus tandem aliquando, pacatis animis positisque armis, omnes fraterno foedere iungantur homines, ac per terrestre exsilium — veritate, iustitia ducibus, caritateque altrice — fidentes ad caelestem patriam una simul contendant. Harum interea laetissimarum rerum auspex Nostraeque benevolentiae pignus, Apostolica sit Benedictio, quam vobis, Venerabiles Fratres, gregi unicuique vestrum concredito, ac Franciscalis Ordinis sodalibus singulis universis peramanter in Domino impertimus. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die x x v mensis Martii anno M D C C C C X X X X I I I , Pontificatus Nostri quinto. P I U S PP. X I I Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 132 II AD EMUM P, D. FRANCISCUM S. R. E. CARD. MARCHETTI SELVAGGI ANI EPISCOPUM TUSCULANUM EUMDEMQUE URBIS VICARIUM, SACROSANCTAE ARCHIBASILICAE LATERANENSIS ARCHIPRESBYTERUM SANCTI OFFICII SECRETARIUM, QUINA ET SACRAE CONGREGATIONIS LUSTRA EPISCOPATUS FELICITER EXPLENTEM. P I U S PP. X I I Venerabilis Frater Noster, salutem et Apostolicam Benedictionem. — ' Peculiari animi iucunditate semper quidem perfundimur, quotiescumque secunda praebetur Nobis occasio benevolentiae Nostrae sensus declarandi erga carissimos adiutores, qui, et dignitate conspicui et praestantes auctoritate, Sedi huic Apostolicae Nobisque Ipsis studium operamque navant. Perquam gratum igitur Nobis contingit animum tibi aperire, Venerabilis Frater Noster, qui in Nostra Urbe moderanda vicaria fungeris potestate, quandoquidem quintum ac vicesimum ab inito episcopatu annum es feliciter peracturus. In comperto sane exstant tot tantaque egregie gesta, quibus aiutino hoc temporis spatio de religione et Ecclesia es promeritus. In ipso quidem aetatis flore Delegationis Apostolicae Auditor in Foederatis Americae Septemtrionalis Civitatibus fuisti; postea, ad Congregationem pro negotiis ecclesiasticis extraordinariis, tamquam adiutor a studiis, brevi tempore adscitus, Auditoris officio apud, Apostolicam in Bavaria Nuntiaturam perfunctus es atque perdifficili superioris belli Europaei tempore Sedis ipsius Apostolicae persona in Helvetia gerenda commissa tibi fuit. Postquam vero dignitate archiepiscopali auctus es, perhonorifico Apostolici Nuntii munia, primum in Venetiola, deinde in Austria, obiisti; tum autem, Romam arcessitus, Sacrae Congregationis de Propaganda Fide munus a Secretis suscepisti. In hoc vero amplo sacri apostolatus campo, Cardinalis Praefecti van Rossum sagax impigerque adiutor, industriam tuam multifariam protulistL In primis quidem opus a Propagatione Fidei, tunc temporis in Urbem ex Gallia translatum, peropportune amplificatum est inque novam formam redactum, congrua indigenae cleri atque episcopatus institutio vehementer promota, patentes Collegii Urbani aedes in monte Ianiculo excitatae, magni apparatus expediti Missionariae illius Expositionis, cuius exitus omnium expectationem superavit, Museumque Missionale Ethnologicum in Lateranensibus aedibus apte constitutum. Tot itaque merita agnoscens, fel. rec. decessor Noster Pius XI Actu Pii Pp. XII 133 temet ipsum in supremum Ecclesiae Senatum cooptavit, tibique novum opus, in locum Leoniani operis suffectum,« praeservandae Fidei novisque Romae templis exstruendis » commisit et paulo post Vicarium in spiritualibus Generalem pro Urbe eiusque Districtu benigne renuntiavit. De pastorali autem sollicitudine, qua ipse votis inceptisque eiusdem Pontificis ac Nostris obsecundasti, inter ceteras laudes apostolica Urbis visitatio diligentissime acta, cleri urbani incrementa, per ecclesiasticarum vocationum opus praecipue comparata, recens Romani clericorum Seminarii Maioris sedis amplificatio, animarum cura in agro Romano efiicaciter peraucta, tot paroecialia templa, quae in novis praesertim Urbis regionibus condita sunt, alte aperteque loquuntur; Neque silentio praetereunda censemus consilia et studia, quibus et Tusculanae dioecesi suburbicariae et Nostrae Sancti Officii Congregationi adsidue incumbís. Quapropter tibi, Venerabilis Frater Noster, de quinque episcopatus lustris, quae propediem fauste impletas,/ex animo gratulamur ac Deum impensa prece exoramus, ut valetudinem tuam confirmet gravissimumque munus in bonum profectumque Romani Nostri cleri ac populi tibi concreditum tueatur, foveat fructibusque ditet saluberrimis. Quo interea sacri proximi eventus celebratio Christi fidelibus salutarior evadat, tibi libenter potestatem tribuimus, ut, die constituta, post Sacrum peractum nomine Nostro Nostraque auctoritate adstantibus benedicas, plenariam iisdem indulgentiam proponens, usitatis Ecclesiae condicionibus lucrandam. Caelestium autem donorum conciliatrix et praenuntia praecipuaeque Nostrae dilectionis testis sit Apostolica Benedictio, quam tibi, Venerabilis Frater Noster, tuis omnibus adiutoribus laborumque sociis perdilecto Nostro clero populoque Romano nec non Tusculanae suburbicariae dioecesi amantissime in Domino impertimus. Datum Romae apud Sanctum Petrum, die vi mensis Aprilis, anno M D C C C C L X X X I V Pontificatus Nostri quinto. P I U S PP. X I I 134 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale ALLOCUTIO AD PUELLAS AB ACTIONE CATHOLICA EX ITALIAE DIOECESIBUS ROMAE COADUNATAS, ANNO VICESIMOQUINTO EXEUNTE AB INITO EARUMDEM APOSTOLATU. * Letizia e dom del venticinquennio La letizia, che brilla nei vostri occhi e risuona nelle vostre voci, dilette figlie, com'è una balda effusione degli animi vostri, così Oi sembra insieme quasi una irradiazione di questo giorno che il Signore ha fatto, un'eco dell'Alleluia, che oggi canta la Chiesa : quam fecit Dominus; exsultemus et laetemur in ea. 1 Haec est dies, Voi esultate e gioite; e questa allegrezza avete voluto esprimere alla maniera delle anime grandi e generose : non vi sarebbe parsa piena e perfetta, se non foste venute a porgerci anche i vostri doni con totalità di cuore sincero e gioioso; sicché ognuna di voi può ripetere : In simplicitate cordis mei, 2 laeta obtuli universa. Noi ve ne siamo vivamente riconoscenti; nè ignoriamo che queste offerte, frutto delle vostre privazioni, dei vostri tenaci sforzi, delle vostre sante industrie, simboleggiano tanto meglio il dono che fate di voi stesse a Dio con la vostra dedizione al Vicario di Cristo e al servizio della Chiesa. Cotesta esultante adunanza davanti a Noi è anche il vostro proprio Alleluia, che avete cantato nell'inno vibrante del vostro venticinquennio, mentre vi aggiungete l'affettuosa gioia di celebrare al tempo stesso il venticinquesimo anniversario della vostra Presidente centrale, alla cui infaticabile e multiforme attività, benedetta da Dio e dai Romani Pontefici, si deve principalmente il fiorente svolgersi e crescere della vostra Associazione. A lei e a quante hanno con lei cooperato — alcune fin dall'inizio — in questa opera di bene, vada oggi l'elogio riconoscente del Padre comune. Venute sotto la loro guida, voi bramate ora, al termine dei primi cinque lustri della vostra grande famiglia e all'entrare nei cinque seguenti, di ricevere il Nostro paterno incoraggiamento e la Nostra Benedizione. Gravità e doveri dell'ora La data dei giubilei è determinata dall'inesorabile corso degli anni; anni e tempi che variano secondo la successione degli eventi e delle condizioni interne dei popoli e delle nazioni. Così la dolce ricorrenza giu* Habita die 24 mensis Aprilis a. 1943. Ps. 117, 24. Cfr. 1 Par. 29, 17. 1 2 Acta Pii Pp. XII 135 bilare della vostra Associazione, la quale sorge e si dilata in mezzo al popolo, ne partecipa la vita, ne divide le gioie e i dolori, il fermento e la tranquillità, il passato e l'avvenire, sarebbe potuta cadere in tempo quieto e pacifico, senza dover essere un appello e un eccitamento a eccezionali imprese. Invece essa ha incontrato un'ora di grandi risoluzioni e di vasti doveri, risoluzioni e doveri che toccano anche voi, dilette figlie, voi che di questa medesima ora conoscete e sentite la gravità e l'imponente richiesta di cooperazione da parte di tutti. In tali circostanze, come il vostro filiale desiderio, così anche il Nostro personale impulso Ci spinge a dirvi una parola, che sia per voi guida e conforto, ammonimento e sostegno. Il Nostro primo pensiero corre naturalmente alla guerra e al dopoguerra, due fasi che domandano in sommo grado la vostra pronta sollecitudine e generosità, le vostre facoltà, il vostro lavoro, il vostro amore, la vostra abnegazione. Già il vostro programma per l'anno sociale 1943-1944 non ha forse largamente assegnato il campo dell'opera vostra e di quel concorso al bene comune, che richiederanno a voi le vicende della guerra e del tempo che la seguirà? L'animo Nostro vuole senza dubbio aprirsi alla speranza e invoca dal Cielo che ritorni presto la giusta pace nel mondo e cessi il conflitto cruento e distruttore. Ma per questo campo di lavoro una riflessione si affaccia più viva alla Nostra mente. IM verginità cristiana pregio e sostegno per l'opera dell'apostolato e per il trionfo della civiltà Nelle vicende della storia fu raro che la Chiesa dovesse con premura pari a quella di oggi cercare fra i suoi figli e le sue figlie la falange di coloro che, liberamente rinunziando alle nozze terrene per amore di Cristo, consacrassero tutte le proprie forze agli uffici di cura delle anime, di educazione cristiana, di carità e di missione all'estero. Questo è l'alto fine della Chiesa, inteso nella sua fondazione da Cristo Figlio di Dio e di una Vergine Madre, e che in mezzo al popolo cristiano, di fronte al sogno di Roma pagana intorno al tempio di Vesta, suscitò la brama e l'ardore del martirio e della santità verginale, quando negli anfiteatri e nei circhi le vergini cristiane, impavide ai tormenti, arrossenti agli sguardi, celavano a se stesse quella venustà che fioriva nella loro persona per velarla col sangue. Voi non ignorate il sacrifìcio che le famiglie fanno dei loro figli e delle loro figlie nei Seminari, nei Monasteri e nelle Congregazioni religiose, dove il cuore si dilata per abbracciare il mondo cristiano e pagano, e apparirvi come padri e madri A.cta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 136 in verginità di corpo e di spirito, unicamente intenti al bene e alla salute delle anime redente col sangue di-Cristo. Di qui potete comprendere e considerare come oggi fra tanti pericoli e rovine spirituali il celibato ecclesiastico e la verginità religiosa si rivestano di alto pregio e urgente sostegno all'opera e al fine della Chiesa, sia per importanza mistica, come libera rinunzia in unione al sacrificio del Salvatore, quando tutti debbono sottomettersi a privazioni indicibilmente gravi,: sia per ministero apostolico e concorso sociale nel preparare opportune 3 e perenni forze e aiuti per l'opus grande, ch'è la diffusione della fede nel mondo, e per il trionfo della civiltà cristiana, che il Signore coi segni dei tempi affida alla Chiesa. Qui potest capere capiat: Chi può 4 capire, capisca : vorremmo gridare ai giovani e alle giovani cattoliche, prendendo le parole di Cristo in senso di invito e di incoraggiamento. Trasformazione della vita- femminile nel popolo Dalla considerazione della gravità dell'ora, in cui si compie il vostro giubileo, conviene estendere il pensiero oltre la guerra a un fenomeno di procedimento sociale, favorito e accelerato dalle circostanze belìiche, ma già da tempo iniziato, e che in ogni modo domanda la vigile attenzione e l'intervento della Chiesa con le sue forze spirituali : processo di grande importanza religiosa e morale, qua! è il tramutamento o rovesciamento della vita femminile nel popolo. 1/antica figura della donna Il carattere della vita e l'avviamento della cultura della donna erano, secondo l'antichissima tradizione, ispirati dal suo naturale istinto che per proprio regno delle sue opere le assegnava la famiglia, quando per amore di Cristo non avesse preferito la verginità. Ritirata dalla vita pubblica e fuori delle pubbliche professioni, la giovane, come fiore crescente, custodito è riserbato, era destinata per sua vocazione a sposa e a madre. Al fianco della mamma apprendeva i lavori femminili, la cura e le faccende della casa e partecipava alla sorveglianza dei fra- telli e delle sorelle minori, svolgendo così le sue forze, il suo ingegno, e istruendosi nell'arte e nel governo del focolare domestico. Il Manzoni ci presenta nella figura di Lucia la più alta e viva espressione letteraria di questa concezione. Le forme semplici e naturali, in cui la vitadei popolo si svolgeva, l'intima e pratica educazione religiosa, che fin nel secolo decimonono inoltrato tutto animava, l'uso di contrarre ben 3 2 Esdr. 6, 3. 1 MATT. 19, 12. Acta Pii Pp. XII 137 presto il matrimonio, ancora possibile in quelle condizioni sociali ed economiche, la preminenza, che la famiglia aveva nel movimento del popolo, tutto ciò ed altre circostanze ancora, che nel frattempo si sono radicalmente mutate, costituivano il primo alimento e sostegno per quel carattere e quel modo di cultura della donna. Il carattere moderno della cultura femminile Oggi al contrario l'antica figura femminile è in rapida trasforma zione. Voi vedete la donna, e soprattutto la giovane, uscire dal suo ritiro ed entrare in quasi tutte le professioni, dianzi campo di vita è di azione esclusivo dell'uomo. Inizi prima timidi, poi sempre più forti di questo rivolgimento, si erano venuti manifestando da tempo abbastanza lungo, causati principalmente dallo sviluppo dell'industria nel pro; gresso moderno. Ma da alcuni anni, quale fiumana che, travolti gli argini, vince ogni resistenza, la schiera femminile pare che sia penetrata in tutto il terreno della vita del popolo. Che se una tale corrente non si è ancora ugualmente diffusa dappertutto, non è difficile incontrarne il corso anche nel più remoto villaggio montano; mentre nel labirinto delle grandi città, come nelle officine e nelle industrie, l'antico costume e indirizzo ha dovuto incondizionatamente cedere la via al movimento moderno. Considerazioni intorno alla nuova condizione sociale della donna Dinanzi a questa nuova condizione sociale della donna che doveva fare la Chiesa? Poteva negare o ignorare il fatto e non curarlo? In altra occasione, considerandone il lato morale, ne additammo le conseguenze derivanti per la virtù delle singole persone. Dicemmo cioè che un tale nuovo intreccio di vita non è un male in se stesso, ma ordinariamente non va scevro di pericoli. Questi pericoli non possiamo escludere nè attenuare neppur quando, come facciamo oggi, intendiamo di esaminare la moderna situazione della donna in ciò che si riferisce al bene comune e al costume avvenire del proprio Paese e degli altri popoli. L'odierna struttura della società, che ha per fondamento la quasi assoluta parità fra la donna e l'uomo, si appoggia sopra un fallace presupposto. È vero che l'uomo e la donna sono, in quel che riguarda la personalità, di uguale dignità e onore, pregio e stima. Ma non si pareggiano in tutto. Determinate doti, inclinazioni e disposizioni naturali sono proprie soltanto dell'uomo o della donna, ovvero si, trovano loro attribuite in grado e valore diversi, le une più all'uomo, le altre più alla donna, a quel modo che ad essi la natura ha dato anche distinti 138 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale campì e uffici di attività. Non si tratta qui di capacità o disposizioni naturali secondarie, come sarebbero propensioni o attitudini alle lettere, alle arti o alle scienze; bensì di doti di efficacia essenziale nella vita della famiglia e del popolo. Ora chi non sa che la natura, anche se cacciata con la violenza, tuttavia sempre ritornerà, tamen usque re- curret f Rimane quindi da vedere e da attendere se essa non imporrà, quando che sia, una correzione della odierna struttura sociale. Si potrebbe forse dire che un tale difetto costituisce, sì, un pericolo, ma a lungo andare; un pericolo che non minaccia la società nè si affaccia immediato, soprattutto nei casi singoli, e sul quale, se specialmente si ponderino le difficili condizioni del tempo presente, conviene per ora dare solo uno sguardo e passare. Ciò che mette l'animo in pensiero è però la considerazione delle circostanze in cui questo rovesciamento o trasformazione dell'indole e della vita della donna avviene. Da un lato, l'umanità si trova da alcuni decenni nei paesi più civili in un alto grado di cultura e operosità materiale, forse senza esempio nella storia. Se infatti anche in altri tempi fiorirono giorni luminosi di fulgida grandezza materiale, come fu, ai primi secoli dell'era cristiana, l'apogeo della grandezza dell'Impero romano, chi però non vede come quei secoli difficilmente vengono al paragone con l'oggidì? Dalle scoperte degli ultimi duecento anni, dal progresso scientifico, civile ed economico si è originata, in tempi normali — non intendiamo naturalmente di parlare del presente eccezionale stato di guerra — una condizione di vita media, uno stato di comune agiatezza, quali nelle età anteriori non si sarebbero potuti concepire o sognare. Simultaneamente, d'altro lato — non per intrinseca necessità, ma ad ogni modo in seguito a concomitanza storica — si è manifestato un affievolimento del senso religioso, della forza della fede, dell'accoglienza del soprannaturale e del pensiero per l'anima. Una volta incontratesi, queste due tendenze si sono rafforzate l'una con l'altra. Certamente non presso tutti. Una larga e generosa schiera di anime ecco sorgere e rispondere alla sovracultura materiale con una ancor più profonda convinzione religiosa. Ma moiti sembrano così accecati dall'abbagliante splendore del sapere e del benessere materialistico, che la loro interna veduta intellettiva per ciò che è sovrasensibile e soprannaturale vien meno e si dilegua sempre più. Il vuoto e l'abisso spirituale, che in loro si apre, si studiano di riempirlo con le quotidiane rappresentazioni e manifestazioni della cultura terrena, con una filosofìa di sogni, con tutto ciò che il mondo, pur nella dura vita odierna, offre tuttora di distrazioni, di lusso, di piaceri e di godimenti. Acta Pii Pp. XII Un triplice 139 pericolo : Di qui voi scorgete il triplice pericolo che distingue il nostro tempo : a) per la donna 1. Innanzi tutto un pericolo concernente la donna. Indichiamolo subito nella sua forma estrema. Voi conoscete la sorte delle fanciulle, che, specialmente nelle grandi città, appena raggiunta l'età dell'adolescenza, lasciano la famiglia per cercarsi un posto. Il miraggio è allucinante : indipendenza da ogni soggezione, possibilità di sfoggiare lusso, libertà senza ritegno, facilità di stringere amicizie, di frequentare cinematografi, di darsi agli sports, di partire il sabato in liete comitive, facendo ritorno il lunedì e sfuggendo sempre all'occhio dei propri familiari. L'alta retribuzione, che esse di frequente godono, è spesso il prezzo della perdita della loro innocenza e purezza. Le forze della natura, che erano in loro riservate per fondare più tardi una famiglia, dove vanno a finire? Vengono dissipate nei piaceri e nella colpa. Naturalmente, accanto a questo corteo di giovani sconsigliate e infelici, vi è una serie di altre, che vengono sempre meno afferrate da così gran male, fino a quelle, che in mezzo a tutti i pericoli si sanno mantenere pure e forti. Sarebbe tuttavia un'illusione il credere che quella classe estrema si aduni soltanto in lontane regioni e città del mondo. Sventuratamente voi la trovate anche in mezzo al nostro buon popolo, e ne vedete il fatale cammino. b) per il matrimonio 2. Da ciò nasce un altro pericolo per il matrimonio. Giovani donne, come quelle testé descritte, ordinariamente non vengono scelte per il matrimonio, ancor meno per il matrimonio secondo la legge di Cristo. Spesso anzi esse stesse lo respingono come una catena. E quante altre sono contaminate dal medesimo male, sia pure in grado minore! D'altra parte, anche l'uomo, che nel vigore della sua giovane età ha condotto una vita dissoluta, come potrebbe poi costituire nella fedeltà coniugale 5 un santo e casto connubio? Voi conoscete l'ideale delle nozze cristiane, che Noi stessi cerchiamo d'insegnare agli sposi novelli, i quali vengono a Noi. Come potrebbe questo ideale splendere e prosperare, se il suo presupposto, l'impronta cristiana della vita e della cultura, tendesse sempre più a scomparire? 5 Encìel. di S. S. Pio XI, 31 dicembre 1930. 140, Acta Apostolicae Sedis ± Commentarium Officiale c) per il popolo 3. Infine il terzo pericolo riguarda il popolo, il quale ha sempre attinto la sua forza, il suo incremento, il suo onore dalla sana e virtuosa famiglia. Se questa è scalzata nei suoi fondamenti religiosi e morali, si apre la via ai peggiori danni per le istituzioni sociali e per la stessa patria. 8ul programma per il secondo venticinquennio della Gioventù Femminile di Azione Cattòlica Italiana. Conservazione ë difesa della fa- miglia cristiana. Voi attendete ora, dilette figlie, la parola del Vicario di Cristo perii secondo venticinquennio della Gioventù Femminile di Azione Cattolica Italiana. Dopo quanto abbiamo detto, essa non potrebbe sonare 'altrimenti, se non come impulso alla conservazione, preservazione, difesa della famiglia cristiana. La vostra azione può ben comprendere tutta una varietà di' altri scopi, e sforzarsi di raggiungerli. Ma la prima cura deve presentemente essere rivolta alla famiglia, come indicate voi stesse nel vostro programma. È una consegna urgente e al tempo stesso ricca di speranze. Il popolo italiano possiede ancora potenti forze religiose e in alto grado il volere e il sentimento cattolico. Sorrette e guidate da questo pensiero, deve èssere per voi uri vanto e uri vivo conforto il cooperare a conservare ea rafforzare nella vostra patria il saldo e austero vigore della famiglia. Educazione cristiana della gioventù Ma come e da che incominciare? Voi lo avete già fissato nelle vostre intenzioni per i prossimi venticinque anni. L'inizio ha da prendersi dalla educazione cristiana della gioventù, che. è il frutto e la radice della famiglia. Possiamo noi tardare, nell'incerta attesa che le sane forze della natura e lo sviluppo sociale abbiano trovato un equilibrio ideale fra l'antica forma di vita femminile e l'odierno estremo contrasto? Occorre invece adoperarsi per assicurare nel miglior modo possibile alla grandezza della famiglia cristiana, e ai suoi elementi essenziali e sempre indispensabili secondo l'antica tradizione cattolica, la loro forza anche nelle nuove condizioni di vita. A ciò ottenere è forse bastevole d'insegnare e spiegare agli sposi in occasione delle loro nozze il senso e la dignità del matrimonio cristiano e i doveri dei coniugi cattolici? Per importanti ed eflìcaci che siano un tale ministero e un tale insegnamento, solo allora arrecheranno un vantaggio profondo e durevole, Actu Pii Pp. XII 141 quando i giovani verranno tempestivamente informati ed educati alla fede viva, alla purezza morale, alla padronanza di sè. Formazione della gioventù : a) alla fede viva • 1. Educazione dapprima alla fede, e fede viva. Noi intendiamo questa parola in un duplice senso. In primo luogo nel senso di una fede cosciente e sentita. Ma l'esercizio della fede e la sua prontezza può variare, come negli uomini, così anche nei tempi e secondo le diversa condizioni della società. All'età dei vostri avi ciascuno veniva comt portato e trascinato dal largo torrente della vita religiosa, a dimostrarsi e agire apertamente da cattolico. Oggi, se non in ogni paese e regione — massime in questa Italia dalle profonde e nobilissime tradizioni cattoliche — in molte parti l'influsso pubblico della fede è scemato. Conviene pertanto che la gioventù sia non ignara, bensì penetrata delia sua fede, e così senta fortemente nella coscienza la dignità di essere e di vivere cattolica e possa dire nell'età matura : Scio cui credidi; « So in chi ho posto fede » . 6 Ma inoltre la fede, principalmente nei giovani, ha da essere viva, viva per la speranza, viva per la carità con cui opera. Questo è il secondo senso in cui Noi prendiamo la parola «fede». Ohi si propone di condurre una vita interamente cattolica, deve essere in stato di grazia, dedito alla preghiera e in intima unione con Cristo. Non è forse il soffio dello Spirito Santo, che risuscita e rianima oggidì sensibilmente nella cristianità lo zelo della preghiera e chiama ed eccita i fedeli alle fonti eucaristiche della grazia, le quali purificano e dominano il fermento delle passioni nascenti e alimentano le radici di tutte le virtù? Sia la vostra parola educatrice un invito e uno sprone, di modo che fin dalla fanciullezza l'adolescente gusti la pratica dell'orazione come una delizia del cuore, sgorgante da un grave dovere quotidiano. b) alla purezza morale — Dignità della donna 2. Dalla fede, se è fede viva, deve procedere la purezza morale. Intorno al mistero della nuova vita e delle sue fonti naturali si educhi la gioventù a pensare sempre santamente, ricordando che è opera del Creatore e meditando che Cristo, come ha elevato il matrimonio alla dignità di sacramento, così con la sua dimora nel seno della Vergine ha santificato la maternità e le ha conferito una nobiltà così alta. Donde voi potete arguire quale debba essere il forte, operoso Q costante con* 2 Tim. 1, 12. Acta Apostolicae Sedis ~. Commentarium Officiale tegno della giovane cattolica contro pubblicazioni e rappresentazioni, nel cui svolgimento altro non appare se non audace sensualità, intreccio di violazioni della fedeltà coniugale, equivoco linguaggio, quando non anche aperta procacità di scene. Per opporsi a siffatte manifestazioni, che, almeno in molti casi, sono al tempo stesso una trasgressione di provvide leggi dello Stato, vi è sempre un'arma potente : astensione assoluta! Se a questo scopo il vostro lavoro e il vostro apostolato presso la gioventù, il vostro zelo e la vostra prudenza conducessero, una grande vittoria sarebbe la corona dell'opera vostra e dei vostri sforzi per la tutela e la santità del matrimonio, e quindi per il bene stesso del vostro Paese! Educate quindi la gioventù femminile cattolica in quella elevata e santa dignità, in cui sta una così franca e valida difesa della integrità fìsica e spirituale. Questa virtuosa e indomita alterezza e fierezza è un gran pregio dello spirito, che non si lascia ridurre in servitù; che rafforza il vigore morale della donna, la quale, intatta, non si dona se non al suo sposo per la fondazione di una famiglia o a Dio; che proclama suo vanto e gloria la vocazione soprannaturale ed eterna, come già S. Paolo scriveva ai primitivi cristiani: Empti estis pretio magno. Glorificate et portate D&ufrn, in corpore westro : Sacra Congregatio Rituum 153 in catechizandum populum totus incubuit. Sequenti anno, mira Divinae Providentiae dispositione, idem missionalis vir nec opinato in Tekakwitham incidit; cuius singulares animi dotes animámque Christi sensu dotatam admiratus, maturius ceteris catechumenis, die sancto Paschae anno 1676 baptismi sacramento eam Ecclesiae corpori adiunxit, imposito Catharinae nomine. Idem fervidam neophytae pietatem perpendens, ut divina consilia secundare satageret, perfectioris vitae normas rationemque ei tradidit; quas Catharina summa fidelitate servare coepit. Hoc vitae genus humani generis hostis invidiam rabiemque commovit, qui multiplicibus insectationibus a virtute sectanda eam deterrere atque abstrahere conatus est. Verum calumniae, iuges domesticae increpationës, irrisiones, mortis minae famesque incassum cesserunt : fortissima enim, virgo, ne a fide deflecteret, omnia, Deo confisa, superavit. Prudenter autem secum reeogitans nimio fidei morumque periculo, si ibi commoraretur, esse obnoxiam, collatis cum Patre de Lamberville consiliis, clam domo aufugit atque ad missionem S. Francisci Xaverii de Saultj quae ex christifidelibus omnino constabat, se recepit. In qua sub spirituali Patrum Societatis Iesu moderatione tales in virtutum exercitio progressus fecit, ut, praeter morem, post viginti tantum menses a suscepto baptismate, ad primam Corporis Christi susceptionem fuerit admissa. Tres tantum adhuc annos Catharina vixit, virtutum omnium splendore renidens, quae in ultima vitae periodo splendidius, refulserunt. Vehementibus enim doloribus in toto corpore excruciata, integros saepe dies, in lectulo decumbens, urentibus febribus consumpta, nullo solatio levata, orationi ac caelestium contemplationi impendebat. Denique die 17 Aprilis, feria IV maioris hebdomadae, anno 1680, sacrosancto Christi corpore Extremaque Unctione roborata, Iesu, amo te iterans, post brevem agonem, lectissimam animam exhalavit. Sanctitatis fama, qua Catharina vivens fruebatur, vehementius post eius obitum mire percrebuit et ad nostra usque tempora virescit, uti patet ex pluribus postulatoriis litteris ab omni fidelium coetu, immo et a nonnullis infidelibus, Pio Papae XI fel rec. oblatis, ut beatorum honores huic Virgini, primae ex borealis Americae sylvicolis, conferrentur. Servatis itaque omnibus de iure servandis, Sanctissimus Dominus Noster Pius Papa X I I causae Introductionis Commissionem die 19 Maii a. D. 1939 signavit, suscepto ac recognito Sacrae huius Congregationis Historicae Sectionis voto. Quum autem Causa haec inter historicas adnumeretur, ad Motus Proprii Pii Papae XI normas de causis historicis, apostolico processu omisso, tota res eidem nostrae Sectioni demandata est ; quae, omnibus documentis diligenter collectis, iisque ad severam truti- 154 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale nam, ea qua pollet sagacitate perpensis, favorabilem informationem amplissima et concinna relatione confecit. Haec omnia porro una cum R. P. Promotoris Generalis Fidei animadversionibus in Antepraeparatorio Sacrae huius Congregationis Coetu coram subscripto Cardinali Causae Ponente seu Relatore die 26 Novembris mensis anno 1940 fuere examini subiecta. Iterum in Praeparatorio die 10 Novembris sequentis anni : demum in Generali coram Sanctissimo D. N. die 9 Iunii elapsi anni, in quo idem Cardinalis Relator dubium posuit discutiendum : An constet de virtutibus nec theologalibus Fide, Spe, non de cardinalibus Caritate Prudentia, tum in Deum cum in proximum Iustitia, Temperantia, Fortitudine] earumque adnexis in gradu heroico in casu et ad effectum de quo agitur. Revmi Cardinales, Officiales Praelati, Patresque Consultores sua edidere suffragia: quibus exceptis, Beatissimus Pater, ut iteratis precibus Deus suam mentem potiori lumine ditare dignaretur, Suam ad hunc usque diem sententiam proferre distulit. Eapropter subscriptum Cardinalem, R. P. Salvatorem Natucci, Fidei generalem Promotorem, meque Secretarium accivit atque, Sacro pientissime litato, edixit : Constare de virtutibus theologalibus Fide. Spe, Caritate tum in Deum cum in proximum nec non de dentia, Iustitia, Temperantia, Fortitudine earumque cardinalibus adnexis Pru- Venerabi- lis Servae Dei Catharinae Tekakwitha in gradu heroico in casu et ad effectum de quo agitur. Hoc autem decretum rite promulgari et in acta sacrae Rituum Congregationis referri mandavit. Datum Romae, die 3 Ianuarii a D. 1943. £3 C. Card. SALOTTI, Episc. Praen., Praefectus. L. © S A. Carinci, Secretarius. 155 Sacra Congregatio Rituum II ROMANA BEATIFICATIONIS ET CANONIZATIONIS SERVI DEI P I I PAPAE X SUPER An signanda fectum de sit quo Commissio DUBIO Introductionis Causae in casu et ad ef- agitur. Ecclesiae fundamentum constituturus, Dominus ac Redemptor noster quibus virtutibus pollere debeat, qui ad tantum munus eligatur, perspicue in Apostolo Petro ostendit; cum enim ad Caesaream Philippi discipulos interrogaret quid de Ipso sentirent, Petrus animose, Patre revelante, respondit : Tu es Christus Filius Dei vivi! Hanc fidem remunerans, Christus protinus subdit: Tu es Petrus et super hanc petram aedificaoo Ecclesiam meam (Mt. 16. 15-18). Jterum ad lacum Tiberiadis Dominus compellat Petrum: Simon Ioannis, amas me f Petrus quidem suae fragilitatis non immemor, at simul sibi plene conscius amoris, quo prosequebatur Magistrum, respondit : Tu scis, Domine, quia amo Te. Hac amoris professione permotus, totius Ecclesiae supremum regimen ei Dominus contulit, dicens: Pasce agnos, pasce oves meas (Io. 21). Animi demissio suique diffidentia, mira fides ac fervens caritas, queis, divina gratia afflante, Petrus nitebat, proximae steterunt causae cur Ecclesiae fundamentum eiusque supremus Pastor constitueretur. Eaedem porro virtutes Iosephum Sarto Sacerdotem, Episcopum, Patriarcham et Cardinalem ad Summi Pontificatus fastigium evexerunt, atque ad eum christianae perfectionis gradum adduxerunt, quem Pii X late didita fama commonstrare videtur. Anno 1835, die 2 Iunii mensis, in oppido Riese, in Tarvisina dioecesi, primus ex decem filiis, quos Ioannes Baptista Sarto et Margarita Sansón genuerunt, lucem aspexit Iosephus Melchior, atque insequenti die per baptismi aquas regeneratus est. Genitores non censu, sed honestate atque pietate praestantes sortitus est, qui omni diligentia curaverunt ut filiolus pius ac frugi succresceret, atque efficaciter sane, uti exitus comprobavit. Egregia atque festiva indoles, quae eidem amorem et aequalium benevolentiam conciliabat, mentis acies atque sacrorum studium in puero statim eluxerunt. 156 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale Anno 1845 sacro Chrismate fuit confirmatus, biennio vero post ad Sacram Eucharistiam sumendam fuit primitus admissus. Quum magnos in litterarum studio ac pietate progressus fecisset,, inter celebris Seminarii Patavini alumnos, Venetiarum Patriarcha opem ferente, anno 1850 meruit cooptari. Septembri mense a. 1858 sacerdotio initiatus est. In oppido « Tombolo » parochi adiutoris, in oppido « Salzano » Archipresbyteri munere in exemplum est functus. Anno 1875 Tarvisium ab Episcopo revocatus Seminarii alumnis spiritus moderator datus est atque Cancellarii officium ei concreditum, quod ita gessit, ut, Episcopali sede vacante, Capitularis Vicarius fuerit electus; dioecesimque cum laude administraverit. Anno 1884 Episcopus Mantuanus a Leone X.III fel rec. electus, ad S. Apollinaris in Urbe fuit consecratus. Impigre tantum onus obivit, quod usque ad annum 1893 sustinuit. Eius merita idem Pontifex perpendens, eum Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem creavit, et ad Patriarchalem Venetiarum ecclesiam transtulit, cuius regimen sequenti anno assumpsit atque novem annos tenuit, insignia boni pastoris exempla prodens. Bonorum omnium gaudio die 4 Augusti anno 1903 Summus Pontifex eligitur. In sublimi S. Petri cathedra evectus, nil habuit antiquius, quam pergrande propositum : « Instaurare omnia in Christo » sancte tenere. Quare nulli labori, nulli pepercit industriae, ut oyes sibi commissas a lupis tutaretur, sacraque doctrina pasceret; Ecclesiae libertatem vindicaret; divini cultus decori pro videret; cleri sanctitati verbo et opere consuleret; canonicas leges in unum codicem colligendas curaret; atque innumera alia constitueret, quae eius pontificatum gloriosum reddiderunt. Die 20 Augusti anno 1914 morientium sacramentis roboratus pientissimi obdormivit in Domino, universo complorante orbe. Sanctitatis fama, qua Servus Dei, dum vivebat, honestabatur, vehementius post mortem erupit, sive quia magna in Pontificatu facinora fuerat operatus, sive potissimum quia virtutum splendore nituerat, qui non modo fidelium verum etiam plurimorum a religione alienorum oculos perculerat. Insignis enim Dei Famulus exstitit humilitate, caritate in proximum, rerum temporalium despectu atque paupertatis amore. Vere christiana pietate sibi sanguinis vinculo coniunctos adamavit, quos tamen noluit ex humili, in qua erant nati, condicione extollere. Deum prae oculis habens, quae Ei placita esse indicaret, agebat. Iure itaque sanctitatis fama universe hac in Causa emanavit. Neque, uti ferunt, vera miracula a Deo, eius interventione patrata Saera Congregatio Rituum 157 desiderantur, neque aliae rationes, quae eamdem famam comprobant atque confirmant. Merito itaque auctoritate Ordinaria canonicae inquisitiones in Urbe et, per rogatoriales litteras, Venetiis, Mantuae atque Tarvisii, cum super eadem fama, tum super scriptis atque liturgico cultu eidem non praestito sunt peractae. Interim innumerae Summis Pontificibus litterae, Beatificationis et Canonizationis Causae Introductionem expetentes, ab omni Ecclesiastico et civili ordine oblatae sunt. Scriptis perpensis, die 20 Novembris a. 1940, S. C. Nil obstare decrevit, quominus ad ulteriora procedi possit. Servatis itaque de iure servandis, instante Revmo D. Alberto Parenti C. V. U. O. S. B., Postulatore rite constituto, in Ordinariis S. R. C. Coetibus, diebus 19 Ianuarii et 4 Februarii, anni huius, habitis, infrascriptus Cardinalis, S. R. C. Praefectus et Causae Ponens seu Relator, dubium proposuit discutiendum : An signanda sit Commissio Introductionis Causae in casu et ad effectum de quo agitur, atque de Causa retulit. Emi ac Revmi PP. Cardinales, relatione hac suffragiisque Officialium Praelatorum, nec non R. P. D. Salvatore Natucci, Fidei Promotore generali auditis, suam aperuere mentem, quam subscriptas Cardinalis Beatissimo Patri die 12 Februarii renuntiavit. Sanctitas Sua, horum suffragiis ponderatis, eadem die Commissionem Introductionis Servi Dei Pii Papae X sua manu signare dignata Causae est. Datum Romae, die 12 Februarii a. D. 1943. £g C. Card. SALOTTI, Ep. Praen., Praefectus. L. © S. A. Carinci, Secretarius. 158 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale ACTA TRIBUNALIUM SACRI PAENITENTIARIA APOSTOLICA PROROGATUR INDULTUM ALTARIS PRIVILEGIATI SACERDOTIBUS, EUCHARISTICUM SACRIFICIUM CELEBRANTIBUS, CONCESSUM. * DECRETUM Ssmus Dominus Noster Pius div. Prov. Pp. X I I , cum pluribus ex locis instantes postulationes accepisset eo consilio admotas ut Indultum Altaris privilegiati, Sacerdotibus per Apostolicas Litteras « Summo solacio » die X I I Maii M C M X L I I Motu Proprio datas concessum, prorogare vellet, easdem postulationes benignissime excepit; quapropter ut pietatis significationes, per elapsum annum ab inito Episcopatu X X V undique a Christifidelibus sibi tributas, paterno animo rependeret, utque spirituales favores animabus in piaculari igne detentis ex Ecclesiae thesauro uberius haurirentur, in Audientia infrascripto Cardinali Paenitentiario Maiori die iv vertensis mensis data, benigne elargiri dignatus est ut memoratum Indultum ad integrum diem x x i x Iunii huius anni, Festum Ss. Apostolorum Petri et Pauli, iisdem condicionibus produceretur. Contrariis quibuslibet minime obstantibus. Datum Romae, ex Öacra Paenitentiaria Apostolica, die VIII Maii MCMXLIII. N. Card. CANALI, Paenitentiarius Maior. L. © S. S. * V. Acta Apost, Sedis, 1942, p. 153. Luzio, Regens. Sacra Romana Rota 159 SACRA ROMANA ROTA Citatio edictalis ALEPPEN. MARONITARUM NULLITATIS MATRIMONII (ABOUSSOUAN-BATARSÉ) Cum ignoretur locus actualis commorationis Dfii Mansour Batarse, in causa conventi, eundem citamus ad comparendum, sive per se, sive per Procuratorem legitime constitutum, in Sede Tribunalis Sacrae Romanae Rotae (Roma, Piazza e Palazzo della Cancelleria) die 5 Augusti 1943 bora 11 ad concordandum de dubio disputando, vel infrascripto subscribendum, et ad diem designandam, qua habebitur Turnus Rotalis pro causae definitione : An constet de matrimonii nullitate in casu. Ordinarii locorum, parochi, sacerdotes et fideles quicumque notitiam habentes de loco commorationis praedicti Dfii Mansour Batarsé, curare debent, ut de hac edictali citatione ipse moneatur. * Albertus Canestri, Ponens. Ex Cancellaria Tribunalis S. R. Rotae, die 3 Maii 1943. Ioannes M. Pinna, Notarius. •* Etant inconnu le lieu de la demeure actuelle de Mr Mansour Batarsé, défendeur en cette cause, nous le citons à comparaître, par propre personne ou par un procureur légitimement constitué, au siège du Tribunal de la S. Rote Romaine (Roma, Palazzo della Cancelleria) le 5 août 1943, à 11 heures, pour concorder ou souscrire le doute ci-dessus rapporté, et fixer le jour de la décision de la cause devant la Rote. Oonste-t-il de la nullité du mariage dans le cas? Les Ordinaires des lieux, les curés, les prêtres, les fidèles ayant connaissance du lieu de la résidence du dit Mr Mansour Batarsé devront, dans la mesure du possibile, l'avertir de la présente citation. 160 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale DIARIUM ROMANAE CURIAE Il Santo Padre, aderendo al desiderio delle Loro Altezze Reali i Principi di Piemonte, lunedì 10 maggio 1943, ha amministrato il Sacramento della Confermazione a S. A. R. la Principessa Maria Pia di Savoia, primogenita degli Augusti Principi. Ha quindi celebrata la santa Messa, durante la quale la Principessa ha ricevuto per la prima volta la santa Comunione dalle mani venerate del Sommo Pontefice. Al sacro Rito hanno assistito gli Augusti Genitori e la Madrina, Sua Altezza Reale la Duchessa di Aosta Vedova. SEGRETERIA DI STATO NOMINE .... Con Biglietti della Segreteria di.Stato, il Santo Padre Pio XII, felicemente regnante, si è degnato di nominare : 4 maggio 1943. Il Revmo Monsig. Luigi Solari, Segretario dell'Elemosineria 8 », » Apostolica. S. E. Revma Monsig. Mario Giardini, Arcivescovo tit. di Laodicea di Siria, S. E. Revma Monsig. Alfonso Carinci, Segretario della .S. Congregazione dei Riti, gl'Illmii e Revmi Monsignori Paolo Savino e Alberto Serafini, i Revmi Padri Ferdinando Antonelli, dell'Ordine dei Frati Minori, Raimondo Bidagor e Pietro Pirri, ambedue della Compagnia di Gesù, i Revmi Sacerdoti Luigi Paladini e Francesco Bossarélli, ambedue della Congregazione della Missione e il Revmo Padre Servo Goyeneche, dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, Consultori della Sacra Congregazione Ceremoniale. 12 » » Gli Eminentissimi e Reverendissimi Signori Cardinali Alessandro Verde, Pietro Fumasoni Biondi e Vincenzo La Puma, Memori della Sacra Congregazione della disciplina dèi Sacramenti. An. et vol. XXXY 26 Iunii 1943 (Ser. II, v. X) - Num. 6 ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE ACTA PII PP. XU CHIROGRAPHUS P I U S PP. X I I Dopo avere ripetutamente, nella Sua instancabile carità, soccorso i fanciulli poveri, abbandonati ed ammalati di Europa, sia durante la decorsa guerra europea, sia negli anni che immediatamente la seguirono, il Nostro Predecessore di venerata memoria Benedetto XV stabilì di istituire un'opera duratura per i fanciulli che presentavano tendenza alla tubercolosi. E pertanto, dopo alcuni esperimenti, il medesimo Nostro Predecessore, con Suo Chirografo 15 novembre 1920, dispose l'acquisto del compendio immobiliare esistente nel Comune di Nettuno, nel quale aveva sede la casa di cura fondata da Giovanni Orsenigo, figlio del benemerito Ordine degli Ospedalieri di San Giovanni di Dio, detto dei « Fatetoenefrateili ». Con istromento 29 gennaio 1921 a rogito del Notaio Girolamo Buttaoni di Roma il complesso immobiliare fu infatti acquistato dalla Santa Sede, la quale afìidò la direzione e ramministrazione dell'Ospizio ad alcune volenterose e pie persone, fra le quali il Signor Avvocato Professore Commendatore Giuseppe Fornari, sotto il controllo dell'Amministrazione dei Beni della Santa Sede. Gli amministratori assunsero il nome di « Comitato romano di previdenza ed assistenza sanitaria», l'Ospizio fu denominato ((Casa della Divina Provvidenza » : in essa sono stati e sono tuttora ricoverati fanÀCTA, vol. X, n. 6. - 26-6-943. il 162 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale ciulli, giovinetti ed adulti d'ambo i sessi predisposti alla tubercolosi o che abbiano postumi di malattie polmonari, pleuritiche ed ossee. Con Decreto 23 agosto 1935 Sua Maestà il Re d'Italia ha riconosciuto e regolarizzato l'acquisto del complesso immobiliare anzidetto, agli effetti dell'articolo 29 lettera / del Concordato fra la Santa Sede e l'Italia. La Divina Provvidenza, l'attività delle pie persone preposte alla direzione dell'Ospizio, e quella delle benemerite Suore Vincenzine di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, che attendono all'assistenza dei piccoli ammalati, hanno fatto prosperare l'opera. Il fabbricato, nel quale ha sede l'Ospizio, è stato ampliato ed adeguato alle moderne esigenze igieniche e sanitarie. E poiché nel decorso anno 1942 è trapassato dai vivi l'Avvocato Giuseppe Pomari, il quale con tanto zelo ha presieduto all'amministrazione dell'Ospizio, che vien prosperando ormai da quasi cinque lustri, abbiamo ritenuto opportuno d'impartire precise norme circa la direzione e l'amministrazione dell'Ospizio medesimo. Abbiamo perciò risoluto di disporre, come con la Nostra Autorità disponiamo, quanto segue : I. L'Ospizio .della Divina Provvidenza, denominato « Casa della Divina Provvidenza », fondato dal Nostro Predecessore Benedetto XV in Nettunia per la cura igienica e sanitaria e per l'assistenza spirituale e morale dei fanciulli, giovinetti ed adulti d'ambo i sessi, predisposti alla tubercolosi o che abbiano postumi di malattie polmonari, pleuritiche ed ossee, rimane di proprietà della Santa Sede. Nell'Ospizio medesimo possono èssere ricevuti da ogni parte d'Italia fanciulli, giovinetti ed adulti di ambo i sessi, con speciale riguardo ai romani, ë particolarmente ai dipendenti non agiati della Santa Sede, delle sue istituzioni e dello Stato della Città del Vaticano, ed ai figliuoli dei dipendenti medesimi. I I . L'amministrazione dell'Ospizio è affidata ad un Consiglio, composto di sette membri, la cui attività è gratuita. Del Consiglio medesimo fanno parte di diritto, durante munere, il Nostro Elemosiniere Segreto, il Segretario della Commissione Cardinalizia per l'Amministrazione dei Beni della Santa Sede e il Direttore dei Servizi Sanitari della Città del Vaticano. La nomina degli altri quattro membri è fatta per un quinquennio (con facoltà di conferma per uno o più periodi di uguale durata) dalla Commissione Cardinalizia per l'Amministrazione dei Beni della Santa Sede, previa la Nostra approvazione. . . , Actu Pii Pp. XII 163 I I I . Il Presidente del Consiglio è eletto da Noi in seno al Consiglio stesso per la durata di cinque anni, e può essere da Noi confermato per uno o più periodi di uguale durata. Il Presidente medesimo ha, per tutti gli effetti legali di fronte ai terzi, la qualità di legittimo rappresentante per gli affari dell'Ospizio. I V . La Commissione Cardinalizia per l'Amministrazione dei Beni della Santa Sede esercita la tutela e la vigilanza sull'Ospizio. Qualsiasi deliberazione del Consiglio di amministrazione dell'Ospizio eccedente l'ordinaria amministrazione non è efficace ed esecutiva, se non dopo l'approvazione scritta della Commissione Cardinalizia, di cui al comma precedente. V. Per l'esecuzione delle precedenti disposizioni conferiamo alla Commissione Cardinalizia per l'Amministrazione dei Beni della Santa Sede le più ampie facoltà, compresa quella di emanare norme regolamentari. V I . Qualsiasi disposizione contraria al presente Nostro Chirografo è abrogata. V I I . U presente Nostro Chirografo sarà pubblicato negli Acta Apostolicae Sedis. Dato dal Nostro Palazzo Apostolico Vaticano, il giorno due giugno millenovecentoquarantatre, anno quinto del Nostro Pontificato. PIUS PP. X I I LITTERAE APOSTOLICAE SANCTUS FRANCISCUS DE PAULA, CONFESSOR, UNIVERSITATUM MARITIMAE GENTIS CURIS PRAEPOSITARUM, NAVIGATIONIS SOCIETATUM NAVICULARIORUMQUE OMNIUM ITALICI REGNI PECULIARIS COELESTIS PATRONUS DECLARATUR. P I U S PP. X I I Ad perpetuam rei memoriam. — Quod Sanctorum patronatus variis Christianae Societatis Ordinibus data opportunitate tribuatur, id, cum christifideles iubeat in necessitatibus suis auxilium a Deo per caelicolarum intercessionem fidenter impetrare, Nobis etiam suadet ut ad spirituale nauticorum Italiae bonum procurandum eisdem peculiarem coelestem Patronum, precibus quoque annuentes nuperrime Nobis adhibitis nunc iam decernamus. Est enim Nobis exploratum quam nitida fide sodaliciae universitates gentis maritimae curis praepositae, navigationis 164 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale societates naviculariique omnes ex italica ditione Nos enixe rogaverunt ut Sanctum Franciscum de Paula eorum coelestem Patronum apud Deum statuere dignemur; quam instantibus quoque verbis tum Viri Principes e Sabaudiae Domo et Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalis lanuensium Archiepiscopus, tum sive Archiepiscopus Castrensis pro Italia Ordinarius sive Ordinis Minimorum Generalis Corrector, tum denique civiles Italici Rectores suffragiis suis amplissimis preces easdem auxerint. Sanctum enim Franciscum de Paula, Confessorem, qui Ordinis Minimorum institutor exstitit et virtutibus miraculisque clarus a Decessore Nostro Leone Pp. decimo in Sanctorum numerum adscriptus est, iugiter Italici litoris homines maritimi magna devotione venerati sunt, cum ipsamet Thaumaturgi vita prodigiis in mari expletis ac saepe pro nautarum utilitate plena sit; cumque postea navigatores invocaverint atque experti sint validam eiusdem Sancti protectionem periculis in suis, sicut ex donariis ipsis votivis praesertim colligi potest, quibus ianuense templum-sanctuarium, ob suam «campanam maris» abhinc paucos annos sollemniter benedictam, omnibus e Tyrrhenis oris notum, exornatur. Quapropter cum opportunum Nobis videatur hac ipsa die, sexto nempe Kalendas Aprilis, qua anno salutis millesimo quadringentesimo sexto decimo idem Sanctus thaumaturgus in Calabria natus est, postulationibus ipsis annuere, audito quoque Venerabili Fratre Nostro Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinali Episcopo Praenestino, Sacrae Rituum Congregationis praefecto, praesentium Litterarum tenore deque Apostolicae Nostrae potestatis plenitudine perpetuumque in modum, Sanctum Franciscum de Paula, Confessorem, peculiarem Universitatum maritimae gentis curis praepositarum, navigationis Societatum naviculariorumque omnium Italici Regni coelestem apud Deum Patronum ultro libenterque constituimus et confirmamus. Contrariis non obstantibus quibuslibet. Haec benigne statuimus, decernentes presentes Litteras firmas, validas atque efficaces iugiter exstare ac permanere; suosque plenos atque integros effectus sortiri et obtinere; illisque ad quos pertinent seu pertinere poterunt, nunc et in posterum plenissime suffragari; sicque rite iudicandum esse ac definiendum, irritumque ex nunc et inane fieri si quidquam secus, super his, a quovis, scienter sive ignoranter, attentari contingerit. Datum Romae apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die X X V I I mensis Martii, anno M C M X X X X I I I , Pontificatus Nostri quinto. A . Card. M A G L I O N E , a Secretis Status. Acta PU Pp. XII 165 ALLOCUTIONES I AD EM0S PP. DD. CARDINALES, IN FESTO S. EUGENII I PP. FAUSTA OMINANTES. Annua ricorrenza Or è un anno, Venerabili Fratelli e diletti Figli, la vigilia dell'Ascensione coincideva col venticinquesimo anniversario della Nostra consacrazione episcopale, eterno e sacrosanto sigillo dell'anima Nostra. In quella occasione non Oi lasciammo sfuggire l'opportunità di rivolgere una parola a tutti i Nostri figli, oppressi da gravi angustie, sitibondi di verità e bisognosi di conforto, indicando a loro e all'umanità intera le vie che x menano alle «fonti della salvezza», donde zampillano perenni e abbondanti all'ombra della roccia di Pietro le acque che dissetano, purificano e vivificano. La stessa vigilia è quest'anno congiunta con la festiva ricorrenza del mite e santo Pontefice Eugenio I, Nostro Predecessore e Patrono, in onore della cui venerata memoria l'amore generoso dei fedeli dell'Orbe cattolico ha fornito i mezzi per erigere un tempio, degno della Città Eterna, in uno dei quartieri dell'Urbe, dove vive, si addensa e si accresce un nuovo popolo, a vantaggio del quale potrà così più efficacemente esercitarsi il pastorale ministero. E da questa medesima aurora echeggiano le voci, che s'innalzano supplichevoli nel ritorno delle Eogazioni e sono una singolare manifestazione di pietà e di amore. A così sacri ricordi Voi, nel farCi il gradito dono della vostra presenza, avete voluto aggiungere — per il labbro del venerando Decano del Sacro Collegio, a cui quasi un secolo non ha tolto nè diminuito l'ardore della operosità e dello zelo — fervidi e devoti auguri, che si uniscono in armonia con le preghiere liturgiche di questi giorni, le quali nelle vetuste Basiliche, e fin nelle più remote chiese, salgono al trono di Dio, come odoroso incenso, a placarne la giustizia e a invocarne la clemenza, infondendo la dolce speranza che sia esaudita rimplorazione del popolo cristiano. Aspettazione di futuri eventi In questi tempi di angoscia per il mondo intero, Venerabili Fratelli e diletti Figli, come non accoglieremmo con viva riconoscenza le vostre 1 Is. 12, i. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 166 preghiere e i vostri voti, qual dono spirituale e quale conforto, presaghi come siamo delle sempre più difficili prove, a cui potrà trovarsi esposta anche la Chiesa? Ma sicuri della dedizione e della fedeltà incrollabile del vostro spirito per tutto ciò che la Sposa di Cristo sente, vuole ed opera, Noi Ci facciamo incontro animosi e con piena fiducia ai futuri eventi, senza stancarci o venir meno nel soccorrere e confortare i Nostri figli dell'umanità tutta, additando loro lo stretto sentiero, che conduce alla terra promessa di un avvenire benedetto da Dio e degno dell'uomo, nel quale — vorremmo sperare non troppo tardi — la Chiesa possa ripetere col cuore colmo di letizia e di gratitudine : In columna nubis ductor eorum fuisti per diem, Sollecitudini Chiesa della nel et in columna prolungarsi ignis del 2 per noctem. conflitto armato Ma il prolungarsi del conflitto armato, il crescere febbrile degli ordigni di guerra, il progressivo inasprirsi dei metodi bellici fanno sì che la missione soprannaturale e pacificatrice della Chiesa trovi contro di sè urti, difficoltà e misconoscimenti, ignoti e insospettati in tale misura ai passati tempi, e che diventano pericoli per lei e per l'opera sua. Di fronte a tali ostacoli la Chiesa, non mai dimentica della responsabilità che grava su di lei per la cura delle animé, sente vivo il dovere di premunirsi e di sventare ogni tentativo di chi intendesse offuscare la purezza della sua dottrina e del suo insegnamento, comprimere l'universalità della sua missione, negare l'aperto disinteresse del suo amore, che pur si estende con uguale sollecitudine a tutti i popoli, quasi che essa si lasciasse attirare e travolgere nel turbine di ideali esclusivamente terreni e nel vortice di contrasti puramente umani. Non tornerà quindi difficile, Venerabili Fratelli e diletti Figli, alla perspicacia del vostro intelletto e all'intensità del vostro amore e del vostro attaccamento il ponderare e misurare meglio di altri di quanta gravezza siasi accresciuto in simili circostanze il peso di Chi in nome di Cristo e per suo mandato ha la missione di farsi tutto a tutti, nella « lotta di tutti contro tutti », per guadagnare tutti a Dio. Compresi e consci dell'universalità di questi Nostri sentimenti paterni, essendoci stato affidato il governo della Chiesa di Dio in un tempo, in cui maturano gli amari frutti di false teorie antiche e recènti, riteniamo essere Nostra alta e precipua cura di difendere e salvare l'eredità spirituale dei Nostri santi e illuminati Predecessori e di denunziare, con 1 2E SDR. 9, 12. Acta Pii Pp. XII 167 verità ma con amore, gli errori, che sono alla radice di tanti mali, affinchè gli uomini se ne guardino é ritornino nella via della salvezza. Il che facendo, come pure rivolgendoci nei Nostri Messaggi al mondo intero, non è, nè fu mai, Nostra intenzione di muovere un atto di accusa, bensì di richiamare gli uomini al sentiero della verità e a salvamento : la Nostra era la voce della scolta vigile, suscitata e posta da Dio a tutela dell'umana famiglia ; era, alla vigilia dell'immane conflitto, il grido erompente dal cuore paterno, angosciato e straziato dalla previsione dell'imminente catastrofe, ma ispirato dall'amore per tutti i popoli senza distinzione, dall'amore di Cristo che tutto vince e tutto supera e che 3 Noi stessi spinge ed infiamma. Oggi, quando tutti vedono e sperimentano a quali spaventose tragedie abbia condotto la guerra, molti intelletti e molti animi, che considerarono e ritennero l'appello alle armi come più promettente di vantaggi e più onorato che non il saggio intento e la cooperazione (per mezzo di mutue e leali concessioni) ad una nobile concordia, si aprono forse a nuovi pensieri e a ben diversi sentimenti. Quando tacevano ancora il fermento e la violenza delle passioni e nella vita dei popoli vigeva un maggior senso di fraternità e di fiducia, la voce del Sommo Pastore poteva liberamente arrivare a tutti i fedeli, sì direttamente, come anche per cura e per le labbra dei loro Vescovi, non oscurata, non mutilata, nè fraintesa; e l'evidenza stessa dei fatti, non meno che la chiarezza medesima del linguaggio, valevano ed erano bastevoli a svigorire e render vani tutti i tentativi di alterare o travisare la parola del Vicario di Cristo. Se ciò avvenisse anche oggi senza impedimento, tutti gli uomini onesti e di buona volontà avrebbero modo e facilità di accertarsi che il Papa ha per tutti i popoli indistintamente e senza eccezione soltanto ((pensieri di pace e non di afflizione». Sofferenze di popoli per ragione di nazionalità 4 o di stirpe - Le Nazioni minori D'altra parte non vi meraviglierete, Venerabili Fratelli e diletti Figli, se l'animo Nostro risponde con sollecitudine particolarmente premurosa e commossa alle preghiere di coloro, che a Noi si rivolgono con occhio di implorazione ansiosa, travagliati come sono, per ragione della loro nazionalità o della loro stirpe, da maggiori sciagure e da più acuti e gravi dolori, e destinati talora, anche senza propria colpa, a costrizioni sterminatrici. Non dimentichino i reggitori dei popoli che colui, il quale Cfr. 2 Cor. 5, 14. * 1ER. 29, 11. s 168 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale (per usare il linguaggio della S. Scrittura) «porta la-spada », non può disporre della vita e della morte degli uomini che secondo la legge di Dio, 5 da cui viene ogni potestà ! — Il Nostro pensiero e il Nostro affetto corrono alle minori Nazioni, le quali, per la loro posizione geografica e geopolitica, nell'odierna noncuranza delle norme morali e giuridiche internazionali, sono es'poste e aperte ad essere travolte nelle contese delle grandi Potenze, e ad assistere nella loro terra, fatta teatro di lotte devastatrici, a orrori indicibili anche fra i non combattenti e all'eccidio del fiore della loro gioventù e delle loro persone colte. Nè vi aspetterete che esponiamo qui patitamente tutto quello che abbiamo tentato e procurato di compiere per mitigare le loro sofferenze, migliorare le loro condizioni morali e giuridiche, tutelare i loro imprescrittibili diritti religiosi, sovvenire alle loro strettezze e necessità. Ogni parola, da Noi rivolta a questo scopo alle competenti Autorità, e ogni Nostro pubblico accenno, dovevano essere da Noi seriamente ponderati e misurati nell'interesse dei sofferenti stessi, per non rendere, pur senza volerlo, più grave e insopportabile la loro situazione. Purtroppo i miglioramenti, visibilmente ottenuti, non corrispondono alla grandezza della sollecitudine materna della Chiesa in favore di questi gruppi particolari, soggetti a più acerbe sventure; e come Gesù davanti alla sua città dovette esclamare dolente : Quo6 ties volui!... et ñoluisti! così anche il suo Vicario, pur chiedendo solo compassione e ritorno sincero alle elementari norme del diritto e dell'umanità, si è trovato, talora, davanti a porte, che nessuna chiave valeva ad aprire. Grandezze, dolori e speranze del popolo polacco Confidandovi queste amare esperienze, che han fatto sanguinare il Nostro cuore, non dimentichiamo neppur uno dei popoli sofferenti, anzi tutti e ciascuno ricordiamo con paterno compatimento ed affetto, anche se in questo momento richiamiamo la vostra attenzione in modo speciale sulla tragica sòrte del popolo polacco, il quale, circondato da potenti Nazioni, soggiace alle vicissitudini e agli andirivieni di un ciclonico dramma di guerra. I Nostri insegnamenti e le Nostre dichiarazioni tante volte ripetute non lasciano dubbio di sorta sui principi, con cui la coscienza cristiana deve giudicare simili atti, chiunque ne appaia responsabile. Nessuno, che conosca la storia dell'Europa cristiana, può ignorare o porre in oblio quanto i Santi e gli eroi della Polonia, i suoi stu5 6 Cfr. Rom. 13, 4. Luc. 13, 34. ' Acta Pii Pp. XII Ì69 diosi e pensatori abbiano concorso a costituire il patrimonio spirituale dell'Europa e del mondo ; e quanto anche il semplice e fedele popolo polacco, col silenzioso eroismo delle sue sofferenze nei secoli, abbia contribuito allo sviluppo e alla conservazione di un'Europa cristiana. E Noi imploriamo dalla Celeste Regina, che a questo popolo tanto duramente provato, e agli altri; che insieme con lui hanno dovuto bere l'amaro calice di questa guerra, sia riservato un avvenire, che uguagli la legittimità delle loro aspirazioni e la grandezza dei loro sacrifìci, in un'Europa rinnovata su fondamenti cristiani, e in un consesso di Stati, scevro degli errori e dei traviamenti del passato. Rinnovata di esortazione umanità nelle all'osservanza azioni delle leggi morali e dei principi belliche Non meno penoso e deplorevole, Venerabili Fratelli e diletti Figli, è che spesso in questa guerra il giudizio morale su alcune azioni, contrastanti col diritto e con le leggi dell'umanità, si faccia dipendere dall'appartenere chi ne è responsabile all'una o all'altra delle parti in conflitto, senza riguardo alla conformità o difformità con le norme sancite dall'Eterno Giudice. D'altra parte, l'inasprirsi della tecnica di guerra, l'affermarsi progressivo dell'uso di mezzi di lotta, che non fanno discriminazione tra i cosiddetti « obiettivi » militari e i non militari, richiamano per se stessi l'animo ai pericoli, che racchiude in sè la trista e inesorabile gara tra azione e rappresaglia, a danno non meno dei singoli popoli, che della comunità intera delle Nazioni. Noi, che fin dall'inizio abbiamo fatto quanto era in Nostro potere per indurre i belligeranti a rispettare le leggi dell'umanità nella guerra aerea, Ci sentiamo in dovere, a vantaggio di tutti, di esortare ancora una volta alla loro osservanza. Nel momento anzi, in cui lo spettro di più orridi strumenti di distruzione e di morte si affaccia a tentare le menti degli uomini, non è superfluo l'ammonire il mondo civile che esso cammina sull'orlo di un abisso di indicibili sciagure. Invocazione alla pace Come mai, Venerabili Fratelli e diletti Figli, da tali metodi di guerra potrebbe poi sorgere una pace di giustizia, d'intesa, di umanità e di fratellanza? Eppure non crediamo di andare errati, pensando che l'anelito e la volontà di una tal pace unisce in uno spirituale legame, oltrepassante ogni barriera di confini, di lingua e di stirpe, gran numero di anime, pronte al sacrifìcio e alla concordia; disingannate eirca i frutti Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 170 della violenza, molte di esse si sono incamminate, nell'intimo del loro pensiero, verso l'idea di una pace, che tenga in onore la dignità umana e le leggi morali. O pace, o pace ! Quando echeggerà da regione a regione, dall'uno all'altro mare, il tuo nome e brillerà il tuo volto sulla faccia della terra? Quando l'aurora del tuo sorriso rallegrerà i popoli e le Nazioni? E quando sulla posa delle armi e nel silenzio dei cannoni ti incontrerai con la giustizia, e di sincero e concorde affetto la bacerai in fronte? Non dubitate, Venerabili Fratelli e diletti Figli : pur verrà l'ora di Dio, di Lui che disse al mare : « Verrai fin qui, e non passerai oltre; 7 qui infrangerai gli orgogliosi tuoi flutti » . Oggi perdura l'ora della sommissione agli impenetrabili e sapienti disegni di Dio : è l'ora d'invocare con perseveranza la moltitudine e la grandezza delle sue misericordie. Noi pertanto Ci auguriamo che quella porzione sana, che è buon fermento di concordia in ogni popolo, e specialmente coloro che sono uniti dal nome di Cristo e ripongono nella preghiera le migliori speranze, non esiteranno al momento propizio a mettere in atto tutte le forze del loro zelo e del loro volere per trarre a vita dalle rovine dell'odio e promuovere l'avvenire di un mondo nuovo, in cui tutte le Nazioni, risanate dalle ferite aperte dalla violenza, si riconoscano sorelle e avanzino con armonia nella via del bene. Non è certamente tale lo spirito che al presente domina il mondo e aleggia sull'umanità perseverante nella lotta; nè ancora si vede sorgere l'albore di questo giorno; contro ogni brama e desiderio di vita, viviamo e soffriamo tuttora in mezzo alla morte. Perciò, intimamente persuasi come siamo della debolezza e insufficienza di ogni mezzo terreno e degli umani accorgimenti, insieme con Voi, Venerabili Fratelli e diletti Figli, con tutto l'Episcopato, coi sacerdoti e i fedeli dell'Orbe cattolico, Ci rivolgiamo con tanto maggior fiducia al Sacratissimo Cuore di Gesù, « fornace ardente di carità », « re e centro di tutti i cuori », a cui la Chiesa consacra il mese, che abbiamo teste iniziato. « L'incendio del sommo 8 a m o r e » , che avvampa in quel Cuore divino, indichi il cammino della vera pace a un mondo in guerra, come columna ignis per noctem! E Colui, « cui omne cor patet, et omnis voluntas loquitur, et quem nullum latet secretum », illumini e infiammi le menti e i cuori di coloro, nelle cui mani sono poste le sorti delle genti, aftinché riconoscano che essi nulla di più grande possono offrire ai popoli, nulla di più nobile e di più necessario, nulla di più glorioso e di più benefico, che il ramo d'ulivo di quella pace, IOB 38, 11. * S. BONAVENTURAE De praeparatione ad Missam, e. 1, par. 3 B. 10 - ed. Quaracchi tom. VIII p. 102. 7 Acta Pii Pp. XII 171 la quale, insieme con la massima e sicura tranquillità, premunisca tutti contro il ritorno del sanguinoso diluvio della guerra e garantisca, quasi iride di un imperturbabile avvenire, l'accordo di giustizia ed equità per l'azione generosa di quanti amano di collaborare con nobile e consapevole lealtà a stabilire l'universale fratellanza del genere umano. Con questo auspicio e con questa preghiera, impartiamo a voi, Venerabili Fratelli e diletti Figli, a tutti quelli che sono uniti spiritualmente con Noi, e soprattutto alla schiera innumerevole dei sofferenti, degli angustiati ed oppressi, che incedono rassegnati per le vie del dolore, dalla pienezza del Nostro cuore paterno, come pegno di copiose grazie divine, l'Apostolica Benedizione. II Summus Pontifex, MCMXXXXIII, ob annum Patri Gioia in festo opificibus, XXV ominantibus, Pentecostes ex Italiae expletum a suscepto haec verba die XIII dioecesibus Episcopatu mensis Iunii a. convenientibus et fausta Beatissimo fecit: paterna La vostra gradita presenza, diletti figli e figlie, che nel lavoro passate le ore e le giornate per guadagnare la vita a voi e alle vostre famiglie, ridesta in Noi un gran pensiero e un gran mistero : il pensiero che il lavoro fu imposto da Dio al primo uomo, dopo il peccato, per chiedere alla terra il pane col sudore del suo volto; e il mistero che il Figlio di Dio, disceso dal Cielo a salvare il mondo e fattosi uomo, si sottopose a questa legge del lavoro e passò la sua giovinezza, faticando in Nazareth insieme col suo Padre putativo, cosicché fu stimato e chia1 mato « il Figlio del legnaiuolo ». Mistero sublime, che Egli cominciasse prima a lavorare che ad insegnare, umile operaio prima che maestro di tutte le genti! 2 Voi siete venuti a Noi come al Padre, che tanto più ama óVintrattenersi coi suoi figli, quanto più duro e incessante è il loro travaglio quotidiano, più difficile e grave di angustie e di ansie è la loro vita. Siete venuti a Noi come al Vicario di Cristo, che prova in S'è, perpetuato per ineffabile partecipazione della potenza divina, quel senso di tenerezza e di commiserazione per il popolo, da cui fu mosso il nostro Re1 MATT. 13, 5 5 . 2 Cfr. Act. 1, 1. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale m dentore ad esclamare un giorno : « Misereor super turbant : 3 Ho compas- sione di questo popolo! » Siete venuti a Noi come al Pastore, che in voi e oltre di voi estende lo sguardo sulla assai più numerosa porzione del gregge affidatoGli dall'amore di Dio, e nel vostro attaccamento e nella vostra devozione raccoglie, come da fedele rappresentanza, i sentimenti, i voti e l'affetto di tanti suoi figli lontani. Di gran cuore vi ringraziamo per così viva gioia, che Ci offre anche l'opportunità di dirvi una parola d'intima benevolenza e d'incoraggiamento, una parola che sia per voi guida, sostegno e conforto in questi giorni tormentati di affanni e di lutti. Provvide riforme sociali Delle dure condizioni presenti la moltitudine degli operai, più di altri gravata e afflitta, non è però sola a risentire il peso; ogni ceto deve portare il suo fardello, quale più, quale meno penoso e molesto; nè soltanto lo stato sociale dei lavoratori e delle lavoratrici domanda ritocchi e riforme, ma tutta l'intera e complessa struttura della società ha bisogno di raddrizzamenti e di miglioramenti, profondamente scossa com'è nella sua compagine. Chi non vede però che la questione operaia, per l'arduità e la varietà dei problemi che implica, e per il vasto numero dei membri che interessa, è tale e di così gran necessità e importanza, che merita più attenta, vigilante e provvida cura? Questione se altra mai delicata; punto, si direbbe, nevralgico del corpo sociale, ma talvolta anche terreno mobile e infido, aperto a facili illusioni e a vane inattuabili speranze, per chi non tenga davanti all'occhio dell'intelligenza e all'impulso del cuore la dottrina di giustizia, di equità, di amore, di reciproca considerazione e convivenza, che inculcano la legge di Dio e la voce della Chiesa. La Chiesa tutrice delle giuste aspirazioni del popolo lavoratore Certo voi non ignorate, diletti figli e figlie, che la Chiesa intensamente vi ama e, non soltanto da oggi, con ardore ed affetto materno e con vivo senso della realtà delle cose, ha considerato le questioni che toccano voi più particolarmente; i Nostri Predecessori e Noi stessi con ripetuti insegnamenti non abbiamo tralasciato occasione alcuna di far comprendere a tutti i vostri bisogni e le vostre necessità personali e familiari, proclamando come fondamentali esigenze di concordia SO- MARO. 8, 2. Actu Pii Pp. XII 173 ciale quelle aspirazioni che vi stanno tanto a cuore : un salario, che assicuri l'esistenza della famiglia, tale da rendere possibile ai genitori l'adempimento del loro naturale dovere di crescere una prole sanamente nutrita e vestita; un'abitazione degna di persone umane; la possibilità di procurare ai figli una sufficiente istruzione e una conveniente educazione, di prevedere e provvedere per i tempi di strettezze, di infermità e di vecchiaia. Queste condizioni di provvidenza sociale devono condursi a compimento, se si vuole che la società non sia ad ogni stagione scossa da torbidi fermenti e da sussulti pericolosi, ma si tranquilli e si avanzi nell'armonia, nella pace e nel mutuo amore. Ora, per lodevoli che siano vari provvedimenti e concessioni di pubblici poteri e il sentimento umano e generoso che anima non pochi datori di lavoro, chi potrebbe veramente affermare e sostenere essere stati tali intenti dappertutto raggiunti? Ad ogni modo i lavoratori e le lavoratrici, consapevoli della loro grande responsabilità per il bene comune, sentono e ponderano il dovere di non aggravare il peso delle difficoltà straordinarie, da cui si trovano oppressi i popoli, presentando clamorosamente e con moti inconsulti le loro rivendicazioni in quest'ora di universali e imperiose necessità; ma persistono nel lavoro e vi durano con disciplina e con calma, recando un inestimabile sostegno alla tranquillità e al vantaggio di tutti nella convivenza sociale. A tale pacifica concordia di animi Noi tributiamo il Nostro elogio e vi invitiamo ed esortiamo paternamente a perseverare in essa con fermezza e dignità; il che però non deve indurre alcuno a ritenere, come ammonivamo già nell'ultimo Nostro Messaggio natalizio, che ogni questione sia da considerarsi risolta. / falsi profeti La Chiesa, custode e maestra della verità, nell'asserire e propugnare coraggiosamente i diritti del popolo lavoratore, a varie riprese, combattendo l'errore, ha dovuto mettere in guardia a non lasciarsi illudere dal miraggio di speciose e fatue teorie e visioni di benessere futuro e dagli ingannevoli adescamenti e incitamenti di falsi maestri di prosperità sociale, che dicono bene al male e male al bene e, vantandosi amici del popolo, non consentono tra capitale e lavoro e tra datori di lavoro e operai quelle mutue intese, che mantengono e promuovono la concordia sociale per il progresso e l'utilità comune. Tali amici del popolo voi li udiste già nelle piazze, nei ridotti, nei congressi; ne conosceste le promesse sui fogli volanti; li sentiste nei loro canti e nei 174 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale loro inni; ma alle loro parole quando mai hanno risposto i fatti o hanno sorriso le speranze con la realtà? Inganni e delusioni ne provarono e ne provano i privati e i popoli, che loro prestarono fede e li seguirono per vie, le quali, lungi dal migliorare, peggiorano e aggravano le condizioni di vita e di avanzamento materiale e morale. Tali falsi pastori danno a credere che la salvezza deve procedere da una rivoluzione, che tramuti la consistenza sociale o rivesta carattere nazionale. Non rivoluzione sociale... La rivoluzione sociale si vanta di innalzare al potere la classe operaia : vana parola e mera parvenza di impossibile realtà! Di fatto voi vedete che il popolo lavoratore rimane legato, aggiogato e stretto alla forza del capitalismo di Stato; il quale comprime e assoggetta tutti, non meno la famiglia che le coscienze, e trasforma gli operai in una gigantesca macchina di lavoro. Non diversamente da altri sistemi e ordinamenti sociali, che pretende di combattere, esso tutto raggruppa, ordina e costringe in uno spaventevole strumento di guerra, che domanda non solo il sangue e la salute, ma anche i beni e la prosperità del popolo. E se i dirigenti vanno alteri di questo o di quel vantaggio o mir glioramento conseguito nell'ambito del lavoro, menandone e diffondendone rumoroso vanto, tale profìtto materiale non è mai che riesca un degno compenso delle rinunzie a ciascuno imposte, che ledono i diritti della persona, la libertà nella direzione della famiglia, nell'esercizio della professione, nella condizione di cittadino, e in particolar modo nella pratica della religione e fin nella vita della coscienza. No, non è nella rivoluzione, diletti figli e figlie, la salvezza vostra; ed è contro la genuina e sincera professione cristiana il tendere, — pensando solo al proprio esclusivo e materiale vantaggio, che appare però sempre incerto —, ad una rivoluzione che proceda dall'ingiustizia e dall'insubordinazione civile, e il rendersi tristamente colpevoli del sangue dei concittadini e della distruzione dei beni comuni. Guai a chi dimentica che una vera società nazionale include la giustizia sociale, esige una equa e congrua partecipazione di tutti ai beni del Paese; altrimenti voi intendete che la Nazione finirebbe in una lustra sentimentale, in un vaneggiante pretesto, palliativo di ceti particolari per sottrarsi ai sacrifìci indispensabili a conseguire l'equilibrio e la tranquillità pubblica. E scorgereste allora come, venuta meno al concetto di società nazionale la nobiltà largitagli da Dio, le competizioni e le lotte interne diventerebbero per tutti una temibile minaccia. Actu Pii Pp. XII ...ma concorde e benefica 175 evoluzione Non nella rivoluzione, ma in una evoluzione concorde sta la salvézza e la giustizia. La violenza non ha fatto mai altro che abbattere, non innalzare; accendere le passioni, non calmarle; accumulare odi e rovine, non affratellare i contendenti; e ha precipitato gli uomini e i partiti nella dura necessità di ricostruire lentamente, dopo prove dolorose, sopra i ruderi della discordia. Solo una evoluzione progressiva e prudente, coraggiosa e consentanea alla natura, illuminata e guidata dalle sante norme cristiane di giustizia e di equità, può condurre al compimento dei desideri e dei bisogni onesti dell'operaio. Non distruggere dunque, ma edificare e consolidare : non abolire la proprietà privata, fondamento della stabilità della famiglia, ma promuoverne la diffusione quale frutto della fatica coscienziosa di ogni lavoratore o lavoratrice, in modo che ne venga la diminuzione graduale di quelle masse di popolo irrequiete e audaci, che, talora per cupa disperazione, tal'altra per ciechi istinti, Si lasciano trasportare da ogni vento di fallaci dottrine, o da subdoli artifici di agitatori privi di Ogni morale. — Non disperdere il capitale privato, ma promuovere il suo ordinamento prudentemente vigilato, come mezzo e sostegno a ottenere e ampliare il vero bene materiale di tutto il popolo. — Non comprimere nè dare esclusivamente preferenze all'industria, ma procacciarne l'armonico coordinamento con l'artigianato e con l'agricoltura, che fa fruttificare la multiforme e necessaria produzione del suolo nazionale. — Non avere, nell'uso dei progressi tecnici, in mira unicamente il maggior guadagno possibile, ma dei frutti, che se ne ricavano, giovarsi anche per migliorare le condizioni personali dell'operaio, per rendere meno ardua e dura la sua fatica e rafforzare i vincoli della sua famiglia, nel terreno dove abita, nel lavoro di cui vive. — Non mirare a far dipendere totalmente la vita dei singoli dall'arbitrio dello Stato, ma piuttosto procurare che lo Stato, di cui è dovere promuovere il bene comune, con istituzioni sociali, quali sono le società di assicurazione e di previdenza sociale, supplisca, assecondi e compia quel che giova a confermare nella loro azione le associazioni operaie, e specialmente i padri e le madri di famiglia, che assicurano a sè e ai loro col lavoro la vita. La fede in Cristo e la fedeltà alla Chiesa radici profonde di vera fra- tellanza Voi direte forse che questa è una bella visione della realtà; ma come si potrà metterla in atto e darle vita in mezzo al popolo? Fa di bisogno, 176 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale anzitutto, grande probità di volere e perfetta lealtà di propositi e di azione nell'andamento e nel governo della vita pubblica, tanto da parte dei cittadini quanto da parte delle Autorità. Fa di bisogno che uno spirito di vera concordia e fratellanza animi tutti : superiori e inferiori, direttori e operai, grandi e piccoli, in una parola tutti gli ordini del popolo. Questa vostra adunata intorno a Noi, diletti figli e figlie, cui esalta il fatto di essere dai vari vostri campi di attività qui convenuti nella casa del Padre comune rappresentanti di tutti i gruppi, è per Noi prova e documento che voi conoscete, sentite e comprendete dove abbia le sue radici profonde il divinamente genuino senso sociale di « fratelli, stretti ad un patto », «tutti fatti a sembianza d'un Solo, figli tutti d'un solo riscatto » : cioè nella santa comune religione, nella stessa professione di fede verso il Redentore di tutti, Gesù Cristo, nella uguale fedeltà alla sua santa Chièsa e al suo Vicario. E Noi eleviamo a Dio la Nostra fervida preghiera che tutto il vasto, immenso popolo di lavoratori e di lavoratrici partecipi della vostra fede; sicché conceda il Signore che, pur attraverso differenze di opinioni e di mezzi, si apra, in giustizia e carità, il cammino verso quel progresso, benefico è pacifico, da Noi tanto ! ardentemente auspicato, che renda l'Italia prospera e forte di una inconcussa e cristiana compagine. Mostruosa calunnia Ma Noi non ignoriamo — e voi stessi avete potuto farne l'esperienza — come in questi tempi gravosi e difficili al vivere familiare e civile le passioni umane prendano occasione per rialzare la testa e suscitare sospetti e travisamenti di parole e di fatti. È così che una propaganda di spirito antireligioso va spargendo in mezzo al popolo, soprattutto n e l ceto operaio, che il Papa ha voluto la guerra, che il Papa mantiene la guerra e fornisce il denaro per continuarla, che il Papa non fa nulla per là pace. Mai forse non fu lanciata una calunnia più mostruosa e assurda di questa! Chi non sa, chi non vede, chi non può accertarsi che nessuno più di Noi si è insistentemente opposto, in tutti i modi consentitici, allo scatenarsi e poi al proseguire e al dilagare della guerra; che nessuno più di Noi ha continuamente invocato e ammonito : pace, pace, pace!; che nessuno più di Noi ha cercato di mitigarne gli orrori? Le somme di denaro, che la carità dei fedeli mette a Nostra disposizione, non sono destinate nè vanno ad alimentare la guerra, ma ad asciugare le lagrime delle vedove e degli orfani, a consolare le famiglie in Actu Pii Pp. XII 177 angosciosa ansietà per i loro cari lontani p dispersi, a sovvenire i sofferenti, i poveri e i bisognosi. Testimoni di tutto ciò sono il Nostro cuore e il Nostro labbro, che non si contraddicono fra loro, perchè Noi non neghiamo coi fatti quello che diciamo, e abbiamo la coscienza della falsità di quanto i nemici di Dio vanno insidiosamente spacciando per turbare gli operai e il popolo, e dalie pene della vita che essi soffrono trarre argomento contro la fede e contro la religione, la quale pure è l'unico conforto e l'unica speranza che sostiene nel dolore e nella sventura Fuomo sulla terra. No ; i Nostri Discorsi e i Nostri Messaggi nessuno li potrà cancellare o travolgere nel loro intento e nella loro sostanza. Tutti hanno potuto ascoltarli come parola di verità e di pace, come impeti del Nostro animo per la tranquillità del mondo e per illuminare i potenti. Sono testimoni irrefutabili dei desideri che immensi erompono dal Nostro cuore, perchè in questa terra, data all'uomo come dimora per un passaggio a vita migliore e imperitura, domini l'ordinata concordia di tutto il genere umano. La Chiesa non teme la luce della verità, nè per il passato, nè per il presente, nè per il futuro. Quando le circostanze dei tempi e le passioni umane permetteranno o richiederanno la pubblicazione di Documenti, non ancora resi di pubblica ragione, concernenti la costante azione pacificatrice della S. Sede, non timida dei rifiuti e delle resistenze, durante questa immane guerra, apparirà in luce più che meridiana la stoltezza di tali accuse, procedènti, più che dall'ignoranza, da quell'irreligione e da quel disprezzo della Chiesa, che alligna solo in alcuni cuori umani, pur troppo più inclinati e pronti a pervertire le rette e benigne intenzioni, onde è animata la Sposa di Cristo, che non a favorire il popolo, a calmare e mitigare le difficoltà del vivere, a sostenere gli spiriti in mezzo alle gravi condizioni dell'ora presente. Dite ai diffamatori della Chiesa che la verità brillerà, come oggi pur brilla nei vostri cuori, in tutti coloro, che rendono ragionevole ossequio a quanto comprendono di bene, e che non credono alla menzogna e alla calunnia. Dall'aperta realtà dei fatti e dell'opera Nostra ne andranno confusi quanti con l'ingannevole loro parola si studiano di rigettare sul Papato la responsabilità di tutto il sangue delle battaglie terrestri e delle rovine delle città, dei conflitti aerei e degli abissi dei mari. Il conforto delia preghiera Innalzate, o cristiani operai e operaie, la vostra fede col pensiero della mente e col sentimento del cuore, irrobustendovi e rinnovellanACTA, vol. X , n. 6. — 26-6-943. 12 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 178 dovi ogni dì nel conforto della preghiera, che inizi, santifichi e chinda la vostra giornata di lavoro; pensiero e sentimento che illuminino e infervorino le anime vostre, specialmente nel riposo delle domeniche e delle feste, e vi accompagnino e vi guidino nelFassistere alla santa Messa. Sull'altare, incruento Calvario, il nostro Redentore, nella sua vita terrena fattosi operaio al pari di voi, come fino alla morte fu obbediente al Padre, rinnova perpetuamente il sacrifìcio di Se stesso a pro del mondo e si fa largitore di grazie e di pane di vita per le anime, che lo amano e nei loro affanni ricorrono a Lui per essere ristorate. Davanti all'altare, nella chiesa, ogni lavoratore cristiano rinnovi la sua volontà di operare ossequente alla legge divina del lavoro, qualunque esso sia, della mente o delle braccia, di procurare con le sue fatiche e rinunzie il pane per i suoi cari, di mirare al fine morale della vita di quaggiù e alla beatitudine eterna, conformando le sue intenzioni con quelle del Salvatore e armonizzando la sua opera come un inno di lode a Dio. La osservanza della legge di Dio nella vita delle fabbriche In ogni cosa e in ogni tempo, dilètti figli e figlie, sostenete e custodite la vostra dignità personale. La materia Che voi trattate, creata da Dio fin dall'inizio del mondo, e attraverso il lavorio dei secoli modificata da Lui nelle viscere e sulla superfìcie della terra con cataclismi, fermenti, eruzioni e trasformazioni, per preparare la migliore stanza all'uomo e al suo lavoro, sia per voi un continuo ricordo della mano creatrice di Dio ed elevi l'animo vostro verso di Lui, Legislatore supremo, le. cui norme si debbono osservare anche nella vita delle fabbriche. Forse a voi si accostano e lavorano insieme fanciulli e fanciulle. Ricordatevi che ai fanciulli e agli innocenti è dovuta una gran riverenza, e che Cristo di chi li scandalizza dichiarò che sarebbe meglio per lui che una macina gli fosse appesa al collo per precipitarlo nel pro4 fondo del m a r e . O padri e madri, quali ansie accompagnano i passi dei vostri figli e delle vostre figlie alle fabbriche, quali timori! Voi operai sostenete le loro veci nella custodia e nella vigilanza sull'innocenza e sulla purezza di quella giovane età, quando la professione e le necessità di famiglia la costringono ad allontanarsi dall'occhio amorevole dei genitori. Dagli anziani e dal loro esempio, dalla volontà energica e decisa della direzione della fabbrica nell'esigere un'onesta disciplina dipende il conservarsi della gioventù negli opifìci fisicamente e spiritualmente * Cfr. MATT. 18, 6. Actu Pii Pp. XII 179 sana, o se invece si corrompa con immoralità, con avidità di godimenti e con prodigalità, mettendo a repentaglio anche le future generazioni. Nessuna parola, nessuna facezia, nessuna novella esca dalle vostre labbra, che offenda l'udito dei giovani che vi ascoltano. Possa la gioventù operaia, nel Clero, nelle Congregazioni religiose femminili, nei membri dell'Azione Cattolica, trovare persone, che in armonia con i diligenti si prodighino con tutta l'energia fìsica e morale in loro favore, anche nella vita quotidiana della fabbrica. Non cessino però mai il mutuo affetto e rispetto, il buon esempio, la parola, ammonitrice e incoraggiante, l'aiuto anche modesto tra gli stessi operai. Implorazione delle grazie •$ divine Lasciate infine che la Nostra parola ritorni là, donde prese le mosse, e vi additi di nuovo il divino modello dell'operaio cristiano, Cristo fa5 legname nella bottega di Nazareth, che, Figlio di Dio e restauratore della perduta grazia di Adamo, effonde sopra di voi quella forza, quella pazienza, quella virtù, che vi fa grandi dinanzi a Lui, la più eccelsa immagine dell'operaio che voi potete ammirare ed adorare. Nelle vostre ofiicine, nei vostri stabilimenti, al sole dei campi, all'ombra delle miniere, fra gli ardori delle fornaci, fra il freddo delle ghiacciaie, dovunque vi chiamino la parola di chi vi dirige, l'arte vostra, il bisogno dei fratelli, della patria, della pace, scenda sopra di voi la copia dei favori di Lui, che vi sia di aiuto, di salvezza, di conforto, e trasformi in merito per una felicità oltremondana il duro lavoro, in cui quaggiù spendete e sacrificate la vita. Non dubitate: Cristo è sempre con voi! Pensate di vederlo nei luoghi del vostro lavoro aggirarsi in mezzo a voi, osservare la vostra fatica, ascoltare i vostri discorsi, consolare i vostri cuori, appianare i vostri dissensi; e vedrete l'officina tramutata nel santuario di Nazareth e regnare anche fra voi quella fiducia, quell'ordine, quella concordia, che sono un riflesso della benedizione del Cielo, la quale sparge quaggiù e sostiene la giustizia e la buona volontà degli uomini saldi nella fede, nella speranza, nell'amore di Dio. Mentre pertanto invochiamo la protezione divina su di voi, diletti operai e operaie, sulle vostre famiglie, sopra quanti vi dirigono e vi guidano nel lavoro, sopra le vostre stesse officine perchè il Signore le guardi da ogni pericolo e danno, vi impartiamo con tutto il cuore, pegno delle più elette grazie, la Nostra paterna Apostolica Benedizione. 5 MARO. 6, 3. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 180 ACTA SS. CONGREGATIONUM SACRA CONGREGATIO CONSISTORIALIS PROVISIO ECCLESIARUM Sanctissimus Dominus Noster Pius divina Providentia Papa X I I , successivis decretis Sacrae Congregationis Consistorialis, singulas quae sequuntur Ecclesias de novo Pastore dignatus est providere, nimirum : Die 9 Ianuarii 191$. — Cathedrali Ecclesiae Kaisedorensi praefecit Exc. P. D. Theophilum Matulionis, hactenus Episcopum tit. Matregensem. 22 Aprilis. — Titulari archiepiscopali Ecclesiae Nicaenae Exc. P. D. Franciscum Pascucci, hactenus Episcopum Sionensem. 8 Maii. — Titulari episcopali Ecclesiae Famagüstanae Exc. P. D. Hectorem Castelli, hactenus Episcopum Messeniensem, quem deputavit Auxiliarem Emi P. D. Alafridi Hildefonsi S. R. E. Cardinalis Schuster, Archiepiscopi Mediolanensis. 12 Maii. — Metropolitanae Ecclesiae Rheginensi et Cathedrali Ecclesiae Bovensi, unitis in personam, R. D. Antonium Lanza, Suum cubicularium intimum, professorem Theologiae Moralis in Pontificio Athenaeo Lateranensi. —- Cathedrali Ecclesiae Fidentinae R. D. Franciscum Giberti, canonicum Capituli metropolitam Mutinensis ibique Rectorem Seminarii. — Cathedrali Ecclesiae Aquensi R. D. Iosephum Dell'Omo, parochum pagi Settimo Torinese in archidioecesi Taurinensi. 28 Maii. — Titulari episcopali Ecclesiae Carrhenae R. P. Iosephum Turcios, e Societate S. Francisci Salesii, quem deputavit Auxiliarem Excmi P. D. Angeli Navarro, Episcopi S. Rosae de Copan. 1 Iunii. — Titulari archiepiscopali Ecclesiae Sergiopolitanae Exc. P. D. Natalem Gabrielem Moriondo, hactenus Episcopum Caserta^num. 5 Iunii. — Metropolitanae Ecclesiae Serenensi Exc. P. D. Alafridum Gifuentes, hactenus Episcopum Antofagastensem. — Cathedrali Ecclesiae Peterboroughensi R. P. Ioannem Rodericum MacDonald, Cancellarium dioecesis Antigonicensis. Sacra Congregatio Consistorialis 181 — Cathedrali Ecclesiae Ogdensburgensi R. D. Bryan J. McEntegart, ex archidioecesi Neo-Eboracensi. 8 Iunii. —- Cathedrali Ecclesiae Vicentinae R. P. D. Carolum Zinato, Antistitem Urbanum, Cancellarium Curiae patriarchalis Venetiarum. 10 Iunii. — Cathedrali Ecclesiae Illerdensi Exc. P. D. Ioannem Villar et Sanz, hactenus Episcopum Iacensem. — Cathedrali Ecclesiae Gadicensi, cui est unita Ecclesia Septensis, Exc. P. D. Thomam Gutiérrez Diaz, hactenus Episcopum Oxomensem. — Cathedrali Ecclesiae Victoriensi Exc. P. D. Carmelum Ballester Nieto, hactenus Episcopum Legionensem. — Cathedrali Ecclesiae Palentinae Exc. P. D. Franciscum Xaverium Lauzurica Torralba, hactenus Episcopum titularem Siniandenum. — Cathedrali Ecclesiae Asturicensi R. D. Iesum Mérida Perez, Vicarium Generalem Archidioecesis Granatensis et Abbatem Collegiatae Sacri Montis. — Cathedrali Ecclesiae Almeriensi R. D. Henricum Delgado Gómez, Vicarium Generalem dioecesis Pacensis et Decanum Capituli Cathedralis. — Cathedrali Ecclesiae Guadicensi R. D. Raphaelem Alvarez Lara, Archipresbyterum oppidi Linares in dioecesi Giennensi. — Cathedrali Ecclesiae Conchensi R. D. Innocentium Rodríguez Diez, parochum ecclesiae Sancti Marcelli in civitate Legionensi. 12 Iunii. — Metropolitanae Ecclesiae Sanctae Fidei in America Sept. Exc. P. D. Edvinum V. Byrne, hactenus Episcopum Sancti Ioannis Portoricensis. — Cathedrali Ecclesiae de Santos Exc. P. D. Idilium Sóares, hactenus Episcopum Petrolinensem. Iii Iunii. — Metropolitanae Ecclesiae Bituricensi Exc. P. D. Iosephum Lefebvre, hactenus Episcopum Trecensem. 19 Iunii. — Titulari episcopali Ecclesiae Palmyrenae R. D. Dominicum Fiori, Vicarium Generalem dioecesis Sabinensis et Mandelensis, quem deputavit Auxiliarem Emi P. D. Henrici S. R. E. Cardinalis Sibilia, Episcopi eiusdem dioecesis Sabinensis et Mandelensis. 22 Iunii. — Titulari episcopali Ecclesiae Castoriensi R. D. Stanislaum Courbe, Vicarium Generalem archidioecesis Parisiensis, quem deputavit Auxiliarem Emi P. D. Emmanuelis Coelestini S. R. E. Cardinalis Suhard, Archiepiscopi Parisiensis. — Titulari episcopali Ecclesiae Lebessenae R. D. Paulum Aloysium Touzé, Vicarium Generalem archidioecesis Parisiensis, quem deputavit 182 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale Auxiliarem Emi P. D. Emmanueli^ Coelestini Cardinalis Suhard, Archiepiscopi Parisiensis. — Titulari episcopali Ecclesiae Isbitanae R. D. Mauri tium Rousseau, Vicarium Generalem dioecesis Blesensis, quem deputavit Auxiliarem Exc. P. D. Georgii Audollent, Episcopi Blesensis. SACRA CONGREGATIO CONCILII ARCHIDIOECESIS T. DISTRIBUTIONUM Die llf INTER PRAESENTES Februarii 19^2 SPECIES FACTI. — Duo capitulares ecclesiae cathedralis T., iubilationis indulto a Sacra Congregatione Concilii legitime donati, cum nonnullis functionibus capitularibus, quibus adnexae sunt distributiones inter praesentes, non interfuissent, his a Capitulo privati sunt. De hac agendi ratione penes Capitulum conquesti, innixi praescripto canonis 422 § 2 Codicis I. C, a Capitulo responsum acceperunt : distributiones inter praesentes eisdem non competere, attentis synodo dioecesana anno 1877 celebrata, statutis capitularibus et consuetudine, immo nec ad ipsas fallentias ex distributionibus quotidianis ius habere. Revera synodus dioecesana in tit. X X V I T §-8, praemisso quod «iuris dispositione pro praesentibus habendi qui... post quadragenarum chori servitium iubilationis indultum a Sede apostolica obtinuerint etc. », quapropter distributiones quotidianas percipiunt, in § 12 eiusdem tituli subdit: « nequeunt tamen Illis obventionibus frui quae fundatione, recepta consuetudine vel statuto physicam personae praesentiam ita exigunt tit realiter praesentibus tantum sint concedendae». Statuta vero capitularia anni 1924, quin aliquid singulare innuant, in art. 2 verba antea relata synodi dioecesanae repetunt ac causas me! morant in canonibus 420 et 421 Codicis 1. C. descriptas, « quibus canonici et beneficiati detenti, quamvis choro et functionibus desint, pro praesentibus habentur ac propterea distributiones pariter lucrantur ». Quae statutorum praescripta in suis deductionibus Capitulum ita explicat: « A tale legge e consuetudine della presenza fisica richiesta in determi- Sacra Congregatio Concilii 183 nate funzioni sono pertanto in questa archidiocesi sottoposti, nonostante siano dispensati dall'intervento in coro, i seguenti: 1° i canonici eventualmente inviati dall'Ordinario ad visitanda Limina, i giubilati, dopo 40 anni di servizio, provveduti di apposito indulto, il teologo nei giorni di insegnamento etc., il penitenziere quando confessa, il canonico parroco etc. ». Consuetudinem tandem quod spectat, hoc unum animadvertere praestat, in memorato Capitulo sexaginta abhinc annis nullum fuisse canonicum, qui iubilationis indultum a Sede Apostolica obtinuerit. Cum quaestionem inter se capitulares componere nequissent, Archiepiscopus quaestionem ipsam huic Sacrae Congregationi dirimendam proposuit. ANIMADVERSIONES. — Praescriptum canonis 422 § 2 C. I . C. non videtur recte fuisse a Capitulo intellectum, ea praesertim de causa quia non bene animadvertisset distinctionem, iuxta Codicem, in distributiones quotidianas et distributiones inter praesentes. Ex quo factum est ut capitularibus iubilatis Capitulum denegasset ipsas quoque fallentias ex distributionibus quotidianis contra praescriptum canonis 395, vi cuius « distributiones quotidianae cedunt diligentibus » ; quibus fictione iuris procul dubio accensendi sunt iubilati, quamvis choro non intersint. Quod sanxit haec Sacra Congregatio in causa Maioricen. diei 15 Ianuarii 1921, in qua ad dubium : « An absentes a choro vi indulti apostolici quo conceduntur distributiones, amissis inter praesentes tantum, ius habeant ad fallentias in casu », respondit : « Afiîirmative, dummodo ne agatur de fallentiis e distributionibus inter praesentes tantum provenientibus ». Quae decisio, quae infirmos spectabat apostolico indulto donatos, a fortiori applicanda esse videtur iubilatis, utpote potiore iuris favore fruentibus. Quod vero pressius quaestionem spectat, Capitulum contendit in pluribus functionibus capitularibus requiri physicam canonicorum praesentiam, quamvis ipsi a choro sint dispensati, inter quos indiscriminatim enumerat canonicos accedentes vice Episcopi ad visitanda Limina Apostolorum, canonicos piis exercitiis vacantes, iubilatos, canonicum theologum nec non poenitentiarium, dum suis vacant officiis, aliosque. Et subdit : « Tutti questi, mentre sono dispensati dal coro, se occupati nei loro unici, partecipando tuttavia alle distribuzioni corali, non sono invece qui dispensati dall'intervento alle altre determinate funzioni, per le quali in questa diocesi in virtù del sinodo, degli statuti e di immemorabile consuetudine è richiesta la presenza fìsica ». Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 184 At plura in his sunt animadvertenda. Et in primis, recensiti canonici qui distributionibus inter praesentes privantur, omnes indiscriminatim assimilantur, quoad perceptionem harum distributionum, canonicis iubilatis, qui postremi singulari iuris favore gaudent, utpote qui ad normam citati canonis 422 § 2, licet a choro absentes, ius habent percipiendi distributiones inter praesentes, iis tantum exceptis quibus obstet expressa fundatorum vel oblatorum voluntas etc. Revera memoratum indicem a synodo dioecesana diei 4 septembris 18T7 fere ad literam Capitulum mutuavit, non advertens synodum in loco citato non agere de distributionibus inter praesentes sed de distributionibus quotidianis, uti patet quoque ex eodem titulo X X V I I , qui inscribitur : De quotidianis distributionis. Praeterea Capitulum in aliis deductionibus mentem suam hac in re ita clarius aperuit : « Nel nostro sinodo diocesano celebrato nel settembre 1877, al tit. 27 § 8, i giubilati sono considerati per le puntazioni come gl'infermi, come i canonici che assistono l'Arcivescovo ecc.- Tali disposizioni del nostro sinodo sono state confermate dal nuovo statuto approvato in data 25 dicembre 1924 ». Quae praescripta tamen sunt contra ius commune a Codice firmatum in canone pluries citato, immo nullius sunt momenti, attenta quoque omissione distinctionis, qua laborat argumentatio Capituli, inter distributiones quotidianas et inter praesentes. Quibus attentis, liquido patet statuta Capituli cathedralis T., utpote contra ius commune, hoc caput quod spectat, concinnata, haberi non posse tamquam fontem iuris, vi cuius canonici iubilati priventur distributionibus inter praesentes, iis tantum exceptis de quibus in canone 422 § 2. . RESOLUTIO. — Proposito itaque in Comitiis plenariis diei 14 Februarii 1942 dubio : An iubilati ius habeant ad distributiones inter praesen- tes in casu; Enii Patres huius Sacrae Congregationis responderunt : Affirmative, cauto nisi obstet praeterea ut emendet ad normam expressa Capitulum T. Codicis iuris fundatorum hac in re vel oblatorum propria statuta voluntas: capitularia canonici. Quam resolutionem Sanctissimus Dominus noster Pius Pp. X I I in Audientia diei 22 Februarii 1942, referente subscripto Secretario, approbare et confirmare dignatus est. I. Bruno, Secretarius. Sacra Congregatio de Propaganda Fide 185 SACRA CONGREGATIO DE PROPAGANDA FIDE i PROVISIO E C C L E S I A R U M Singulis, ut infra, datis decretis Sacri Consilii Christiano Nomini Propagando, Ssmus D. N. Pius divina Providentia Papa X I I dignatus est sequentes providere Ecclesias, nimirum : Die IS Ianuarii 191fS. — Titulari episcopali Ecclesiae Aezanitanae praefecit R. P. Ioannem Gay, Congregationis S. Spiritus sodalem, quem constituit Coadiutorem cum iure successionis Exc. P. D. Petri Ludovici Genoud, Episcopi Guadalupensis. 9 Februarii. — Titulari episcopali Ecclesiae Bosetanae R. P. Franciscum Van den Bergh, Congregationis Immaculati Cordis Mariae sacerdotem, quem constituit Coadiutorem cum iure successionis Exc. P. D. Aegidii de Boeck, Vicarii Apostolici de Lisala. 11 Maii. — Titulari episcopali Ecclesiae Caloënae R. P. Aloisium Niedhammer (in religione Matthaeum a New York), O. M. Cap., quem constituit Vicarium Apostolicum Bluefieldensem. II NOMINATIONES Decretis, ut infra, datis S. Congregatio de Propaganda Fide, ad suum beneplacitum, renunciavit : Die 19 Ianuarii 191$. — R. D. Iosephum Kao, e clero saeculari, Praefectum Apostolicum de Bungtung. llf. Maii. — R. P. Ioannem McCarthy, Societatis pro Missionibus ad Afros sodalem, Praefectum Apostolicum, de Raduna. III A P P R O B A T I O CONSTITUTIONUM ' Decreto Sacrae Congregationis de Propaganda Fide diei 19 mensis Maii 1943 Constitutiones Sororum Missionariarum a Spiritu Sancto definitive approbatae sunt. 186 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale DIARIUM ROMANAE CURIAE Sabato, 26 giugno 1943, il Santo Padre ha ricevuto in solenne Udienza Sua Eccellenza il Signor Dott. Prof. HAEKI HOLMA, Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario della Repubblica di Finlandia, per la presentazione delle Lettere Credenziali. SACRA CONGREGAZIONE DEI RITI Martedì, 4 maggio 1943, nel Palazzo Apostolico Vaticano, alla augusta presenza del Santo Padre, si è tenuta la Congregazione generale della S. Congregazione dei Riti, nella quale gli Eiñii e Revmi Signori Cardinali, i Revmi Prelati Officiali ed i Revmi Consultori teologi hanno dato il loro voto : 1) Sui miracoli attribuiti alla Beata Francesca Saverio Cabrini, Vergine, fondatrice delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù. 2) Sul Tuto-per la beatificazione della Venerabile Serva di Dio Maria Teresa di Gesù (Alessia Ledere), fondatrice delle Canonichesse Regolari dì Sant'Agostino, della Congregazione di Nostra Signora. Martedì, 18 maggio 1943, nel Palazzo delle Congregazioni a S. Callisto, alla presenza di Sua Eminenza Revma il Signor Cardinale Gennaro Granito Pignatelli di Belmonte, Vescovo di Ostia e Albano, Ponente della causa di beatificazione e canonizzazione della Ven. Serva di Dio Maria Teresa di Soubiran, fondatrice della Congregazione di Maria Ausiliatrice, si è adunata la S. Congregazione dei Riti antepreparatoria, nella quale i Revmi Prelati Officiali ed i Revmi Consultori teologi hanno discusso su due miracoli che si asseriscono operati ad intercessione della suddetta Venerabile Serva di Dio, e che vengono proposti per la sua beatificazione. Martedì, 25 maggio 1943, nel Palazzo Apostolico Vaticano, si è adunata la S. Congregazione dei Riti preparatoria, nella quale gli Emi e Revmi Signori Cardinali, i Revmi Prelati Officiali! ed i Revmi Consultori teologi hanno discusso sulla eroicità delle virtù del Servo di Dio Placido Riccardi, sacerdote monaco dell'Ordine di S. Benedetto. Martedì, 8 giugno 1943, nel Palazzo Apostolico Vaticano, alla augusta presenza del Santo Padre, si è tenuta la Congregazione generale della S. Congre- Diarium Romanae Curiae 187 gazi'one dei Riti, nella quale gli Emi e Revmi Signori Cardinali, i Revmi Prelati Officiali ed i Revmi Consultori teologi hanno dato il loro voto sulla eroicità" delle virtù del Venerabile Servo di Dio Giovanni Nepqmuceno de Tschiderer, Principe Vescovo di Trento. Martedì, 22 giugno 1913, nel Palazzo delle Congregazioni a S. Callisto, si è adunata la Congregazione antepreparatoria della S. Congregazione dei Riti, alla presenza di Sua Eminenza Revma il Signor Cardinale Gennaro Granito Pignatelli di Belmonte, Vescovo di Ostia e di Albano, Ponente della causa della Serva di Dio Maria della Passione dell'Istituto delle Crocifisse Adoratrici del Ssmo Sacramento, nella quale i Revmi Prelati Officiali ed i Revmi Consultori teologi hanno discusso sulla eroicità delle virtù della stessa Serva di Dio. SEGRETERIA DI STATO NOMINE Con Brevi Apostolici, il Santo Padre Pio XII, felicemente regnante, si è degnato di nominare : 27 maggio 1943. L'Ulñio e Revmo Monsig. Benedetto Renzoni, Assessore della Sacra Congregazione Concistoriale. Assistente al Soglio Pontificio : 25 maggio 1943. S. E. Revma Monsig. Ettore Baranzini, Arcivescovo di Siracusa. Protonotari Apostolici ad instar participantium : 30 marzo 17 maggio 31 » 1943. Mons%. Leone Laffitte, della diocesi di Monaco (Princi» » Monsig. Stefano Hesek, della diocesi di Cassovia. Monsig. Domenico Raimondi, della diocesi di Acqui. Prelati Domestici 6 di Sua Santità: febbraio 1942. Monsig. Giuseppe Maier, della diocesi di Gurk. » » » Monsig. Francesco Zach, della medesima diocesi. 16 giugno » Monsig. Valentino Schneickert, della diocesi di Spira. » » » Monsig. Carlo Hofen, della medesima diocesi. » » » Monsig. Gustavo Weckmann, della medesima diocesi. 14 luglio » Monsig. Gregorio Krüger, della Prelatura « Nullius » di Schneidemühl. 22 » » '. Monsig. Giorgio Werthmann, dell'archidiocesi di Barn. berga. 188 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 21 settembre 1942. Monsig. Nicola Moll, della diocesi di Spira. 17 ottobre » Monsig. Francesco Jénáki, della diocesi di Alba Julia. 27 marzo 1943. Monsig. Giovanni Oopponi, della diocesi di Tuscania. » Monsig. •Rodolfo Formanek, della diocesi di Nitra. 10 aprile Andrea Marsina, della medesima diocesi. » Monsig. » » » Monsig. Tommaso O'Regan, dell'archidiocesi di Los An29 » geles. 11 maggio » Monsig. Martino McNicholas, della medesima archidiocesi. » Monsig. Giovanni Mignone, della diocesi di S. Angelo dei Lombardi. Monsig. Enrico Dante (Roma). Monsig. Giuseppe Rinaldi (Roma). Monsig. Giovanni O'Brien, della diocesi di Wichita. Monsig. Giuseppe A. Klug, della medesima diocesi. Monsig. Giovanni F. Kraemer, della medesima diocesi. Monsig. Guglielmo Schaefers, della medesima diocesi. 15 25 » » » Con Biglietti della Segreteria di Stato, il Santo Padre Pio XII, felicemente regnante, si è degnato di nominare: 27 maggio 7 giugno 1943. LMllmo e Revmo Monsig. Enrico Dante, Sotto-Segretario della Sacra Congregazione Ceremoniale. » LMllmo e Rèvmo Monsig. Giuseppe Ferretto, Sostituto della Sacra Congregazione Concistoriale. Camerieri segreti soprannumerari di S. S. : 3 agosto 1941. Monsig , Giovanni Jedin, dell'archidiocesi di Breslavia. » Monsig . Emiliano Werber, della diocesi di Fulda. 3 ottobre Monsig , Federico Hilbig, della diocesi di Berlino. 30 novembre Monsig . Enrico Gramer, della diocesi di Treviri. 12 dicembre Monsig Mattia Heibges, della medesima diocesi. » » Monsig Villibrordo Schlegas, della medesima diocesi. » » 22 gennaio 1912. Monsig Francesco Draxler, della diocesi di Sant'Ippolito. » Monsig Giovanni Pretzenberger, della medesima diocesi. » » » Monsig 26 febbraio Carlo Frank, della medesima diocesi. » Monsig , Mattia Benz, della diocesi di Treviri. 21 marzo » Monsig Francesco Hrub^, della diocesi di Hradec Kralové. » giugno » Monsig Rodolfo Struckmann, dell'archidiocesii di Pader13 ottobre 3 dicembre » » 31 » » » » borna. Monsig Luca Filie, della diocesi di Scopia. Monsig Simone Gjokaj, della medesima diocesi. Monsig Angelo Galli, della diocesi di Crema. Diarium Romanae Curiae ^ 189 25 febbraio 1943. Monsig. Tommaso Patrini, della medesima diocesi. » » » Monsig. Lalor Riccardo McLaughlin, della diocesi di Pater son. » » » Monsig. Nicostrato Mazzardi, della diocesi di Brescia. 26 » » Monsig. Giuseppe P. McGeough, dell'archidiocesi di Nuo- 28 » » Monsig. Gualtiero Carroll, della diocesi di Pittsburg. » » » Monsig. Emanuele Fernandez Conde, della diocesi di Ba- /- va York. dajoz. 21 marzo » Monsig. Alfonso Basili, della diocesi di Iesi. » » » Monsig. Geremia Magni, della diocesi di Pistoia. » » » Monsig. Antonio Schwartz, della diocesi di Giavarino. » » » Monsig. Michele Winkler, della medesima diocesi. » » » Monsig. Francesco Faragò, della diocesi di Alba Julia. 26 » » Monsig. Giuseppe Beckers, della diocesi di Aquisgràna. 29 » » Monsig. Ludovico Gogl, della diocesi di Gran Varadino. 1 maggio » Monsig. Vincenzo Di Gianlorenzo, della diocesi suburbicaria di Sabina e Poggio Mirteto. 6 » » Monsig. Adriano Ven Der Melijden, della diocesi di Boisle-Duc. » » » Monsig. Vittorio Nunziati, della diocesi di Pistoia. 14 » » Monsig. Vittorio Fogari, della diocesi di Brescia. 20 » » Monsig. Roberto Degasperi, della diocesi di Belleville. » » » Monsig. Tommaso Michele Kealy, della medesima diocesi. » » » Monsig. Giovanni Quack, della medesima diocesi. » » » Monsig. Patrizio Gavan, dell'archidiocesi di San Luigi » » » Monsig. Enrico Ferdinando Schuermann, della medesima » Monsig. Antonio Teodoro Strauss, della medesima archi- (S. U. A.). :,• archidiocesi. » diocesi. » » » Monsig. Alfredo Geraldo Thomson, della medesima archidiocesi. » » » Monsig. Leone Klasinski, della diocesi di Wichita. » » » Monsig. Leone McNeill, della medesima diocesi. 2 giugno » Monsig. Enrico A. Hoerstman, della diocesi di Fort Wayne. » » » Monsig. Giovanni Sabo, della medesima diocesi. Camerieri segreti di spada e cappa soprannumerari di 8. 8.: 7 marzo 1939. Il sig. Giacomo Tommaso Strachey Barnes, dell'archidiocesi di Delhi e Simia. 28 aprile 1943. Il sig. Barone Luigi Parrilli, della diocesi di Novara. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 190 20 maggio 2 giugno 1 1943. Il sig . Giuseppe Desloge, dell'archidiocesi di San Luigi (S. U. A.). » Il sig. Carlo A. Breitung, della diocesi di Oklahoma. Camerieri d'onore m abito paonazzo di 8. 8.: 11 febbraio 1943. Monsig. Pasquale Grieco, della diocesi di Campagna. 22 » » Monsig. Giovanni de Medicis, della diocesi di Marsi. 29 marzo » Monsig. Vincenzo Bruhori, della diocesi di Imola. » » » Monsig. Luigi Emiliani, della medesima diocesi. 15 aprile » Monsig. Giuseppe Pace, della diocesi di Anagni. Cameriere d'onore extra Urbem di 8. 8. : 25 febbraio 1943. Monsig. Giovanni Ziletti, della diocesi di Brescia. Cameriere d'onore di spada e cappa di numero di 8. 8.: 1 giugno 1943. Il sig. Pietro De Sanctis (Roma). Camerieri d'onore di spada e cappa soprannumerari di 8. 8. : 3 marzo » » 1943. U sig. Giuseppe Scacchi, della diocesi di Como. » Il sig. Ferruccio Carli (Roma). ONORIFICENZE Con Brevi Apostolici, il Santo Padre Pio XII, felicemente regnante, si è benignamente degnato di conferire: La Gran Croce dell'Ordine Piano : 10 aprile 1943. A S. E. il sig. dott. Raffaele Calderón Guardia, Presidente della Repubblica di Costarica. La Placca dell'Ordine di 8. Gregorio Magno, classe civile : 6 aprile 1943. Al sig. comm. avv. Lorenzo Valeri (Roma). La Commenda dell'Ordine di 8. Gregorio Magno, classe civile : 13 aprile 1943. Al sig. ing. Eugenio Sebastiani (Roma). 28 » » Al sig. prof. Armando Vené, dell'archidiocesi di Bologna. 11 maggio » Al sig. dott. Luigi Tripiciano (Italia). 19 » » Al sig. Vittorio Longa, dell'archidiocesi di Milano. Il Cavalierato dell'Ordine di 8. Gregorio Magno, classe cibile : 14 aprile 18 » 1943. Al sig. Anselmo Vigano, dell'archidiocesi di Palermo. » Al sig. prof. Luigi Gedda (Roma). 19 » » Al sig. rag. Orlando Rem, della diocesi di Montefeltro. Diarium Romanae Curiae 191 La Gran Croce dell'Ordine di S. Silvestro Papa: 10 aprile 17 » 1943. Al sig. avv. Alberto Echandi Montero, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Costarica. » A S. E. il sig. Giorgio Achates Grigsenberg, Ministro di Finlandia presso la Santa Sede. La Commenda con Placca dell'Ordine di 8. Silvestro Papa : 22 maggio 1943. Al sig. Raffaele Pacifico (Roma). La Commenda dell'Ordine di S. Silvestro Papa : 20 novembre 1942. Al sig. Carlo Lomellini De Lucchi, della diocesi di Cuzco. 23 febbraio 1943. Al sig. Eugenio Vittorio Canevello, dell'archidiocesi di Genova. » » » ». » 8 aprile » Al sig. Pietro Anfossi, dell'archidiocesi di Milano. Al sig. prof. Pietro Flajani, della diocesi di Osimo. » Al sig. Carlo Battisti, dell'archidiocesi di Trento. Al sig. ing. Giovanni Battista Vicentini (Roma). 28 » » Al sig. Alessandro Serra-Zanetti, dell'archidiocesi di Bo- 30 » » 11 maggio logna. Al sig. Mario Bagno, della diocesi di Biella. Al sig. Pio Taborelli, dell'archidiocesi di Milano. 20 19 » Al sig. avv. Rinaldo Pietrogrande, della diocesi di Padova. Al sig. avv. Cesare Crescente, della medesima diocesi. » Al sig. avv. Andrea De Besi, della medesima diocesi. Al sig. Filippo Pascucci, della diocesi di Tivoli. » » 25 » » » » II Cavalierato dell'Ordine di S. 31 marzo » » 12 aprile » » Silvestro Papa: 1943. Al sig. Gaetano Bonfanti, dell'archidiocesi di Milano. » Al sig. Augusto De Angelis (Roma). » Al sig. Luigi Moschioni, dell'archidiocesi di Udine. Al sig. rag. Gaetano Veneroni, dell'archidiocesi di Milano. » Al sig. Nicola Focacci, della medesima archidiocesi. » » Al sig. Rosario Messina (Roma). » Al sig. rag. Giovanni Piredda (Roma). 19 » » » » » Al sig. dott. Francesco Papa, dell'archidiocesi di Bari. Al sig. Umberto Sacripanti (Roma). » Al sig. Umberto Della Valle (Roma). 13 16 » » » » » Al sig. Vincenzo Genesi (Roma). » Al sig. Carlo Maggiani, della diocesi di Casale. Al sig. Cattaneo Fongoli, della diocesi di Foligno. » » » Acta Apostolicae Sedis - Commentarium 192 Officiale 28 aprile 1943. Al sig. Carlo Osti, delParchidiocesi di Bologna. 19 maggio » Al sig. Gerardo Camposampiero, della diocesi di Padova. » » » Al sig. Antonio Guariento, della medesima diocesi. 25 » » Al sig. Roberto Boltri, della diocesi di Casale Monferrato. NECROLOGIO 26 gennaio 1943. Monsig. Antonio Zimniak, Vescovo tit. di Dionisiana. » aprile » Monsig. Alberto Qdorico Timmer, Arcivescovo tit. di Drizipara. Monsig. Bartolomeo Cattaneo, Arcivescovo tit. di Palmira. 14 maggio 19 » Monsig. Luigi Olivares, Vescovo di Nepi e Sutri. 20 » Monsig. Ludovico Sebastian, Vescovo di Spira. 22 » Monsig. Giuseppe Bach, Vescovo tit. di Eriza. 28 » Monsig. Emanuele Anatolio Chaptal, Vescovo tit. dilsinda. 29 » Monsig. Giorgio Prudente M. Bruley des Varannes, Arcivescovo tit. di Claudiopoli di Onoriade. » » Monsig. Sisto (Sosa, Vescovo di Cumanà. 31 » Monsig. Alessandro Stojka, Vescovo di Munkács dei Ruteni. 16 giugno » Monsig. Tommaso Mulvany, Vescovo di Meath. An. et vol. XXXY 20 Iulii 1943 (Ser. H, v. X) - Num. 7 ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE ACTA PII PP. XII LITTERAE ENCYCLICAE AD VENERABILES FRATRES PATRIARCHAS, PRIMATES, ARCHIEPISCOPOS, EPISCOPOS ALIOSQUE LOCORUM ORDINARIOS PACEM ET C O M M U N I O N E M C U M APOSTOLICA SEDE HABENTES : DE MYSTICO IESU CHRISTI CORPORE DEQUE NOSTRA IN EO C U M CHRISTO CONIUNCTIONE. PIUS PP. XII VENERABILES FRATRES SALUTEM ET APOSTOLICAM BENEDICTIONEM 1 Mystici Corporis Christi, quod est Ecclesia, ex ipsius Redemptoris labiis primitus excepta doctrina, ex qua magnum in sua luce ponitur beneficium, satis numquam elatum laudibus, arctissimae coniunctionis nostrae cum tam excelso Capite, res eiusmodi profecto est, quae praestantia dignitateque sua omnes homines, quotquot Divino moventur Spiritu, ad contemplationem invitat, eorumque mentes collustrando, ad salutifera èa opera, quae praeceptis hisce consentanea sint, summopere excitat. Nostrarum igitur esse partium ducimus hac de causa per Encyclicas has Litteras vobiscum colloqui, ea praesertim enucleando edisserendoque, quae ad militantem pertinent Ecclesiam. Ad quod quidem faciendum non modo insignis huius doctrinae granditas Nos permovet, sed praesentes etiam, quibus utimur, rerum condiciones. Loqui siquidem in animo est de divitiis in sinu conditis 1 Cf. Col., I, 24. ACTA, vol. X, n. 1. — 20-7-943. 13 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 194 2 Ecclesiae, quam Christus acquisivit sanguine suo, et cuius membra spineo serto redimito gloriantur Capite. Quod quidem perspicuum testimonium est gloriosissima quaeque atque eximia non nisi ex doloribus nasci, atque adeo communicantibus nobis cum Christi passionibus esse gaudendum, ut et in revelatione gloriae eius gaudeamus exultantes. Ac principio animadvertendum est, quemadmodum humani generis Redemptor ab iisdem fuit, quorum salutem procurandam susceperat, insectationibus, calumniis cruciatibusque affectus, ita constitutam ab eo societatem hac quoque in re divino adsimulari Conditori suo. Etenim, quamquam non infitiamur, immo potius grato erga Deum fatemur animo, turbulenta etiam aetate hac nostra non paucos esse, qui, etsi a Iesu Christi grege seiuncti, ad Ecclesiam tamen veluti ad unicum salutis portum adspiciant, haud ignoramus tamen non modo ab iis, qui, contemptu christianae sapientiae lumine, ad ethnicae vetustatis doctrinas, mores institutaque miserrime regrediantur, Ecclesiam Dei contemni ac superbe hostiliterque detrectari, sed a pluribus etiam christianis, vel fucata errorum specie allectis, vel saeculi illecebris corruptelisque delenitis, eam saepenumero ignorari, neglegi ac quodam etiam taedio fastidioque haberi. Est igitur cur Nos, Venerabiles Fratres, ex ipsius conscientiae Nostrae officio, ac multorum obsecundantes votis, Ecclesiae Matris, cui post Deum omnia debemus, pulchritudinem, laudes, gloriam ante omnium oculos collocando celebremus. Ac spes est haec praecepta hortamentaque Nostra uberiores esse, in praesentibus rerum adiunctis, christifidelibus paritura fructus ; quandoquidem novimus tot procellosae huius aetatis aerumnas doloresque, quibus pene innumeri homines acerbissime torquentur, si veluti e Dei manibus pacata quiescentique voluntate excipiantur, eorum animos e terrenis fluxisque rebus ad caelestia aeternumque mansura naturali quodam impulsu convertere, atque arcanam quandam in eis commovere spiri3 3 Act., XX, 28. * Cf. I Feftr., IV, 13. Acta Pii Pp. XII m tualium rerum sitim impensumque desiderium, quo, Divino exstimulante Spiritu, ad Dei Regnum studiosius inquirendum excitentur ac veluti compellantur. Quo enim magis homines ex huius saeculi vanitatibus et ab inordinato praesentium rerum amore abstrahuntur, eo aptiores profecto fiunt ad supernorum mysteriorum lucem perspiciendam. Atqui luculentius fortasse hodie, quam unquam alias, terrenarum rerum levitas et ina^ nitas cernitur, dum Regna Civitatesque corruunt, dum ingentes opes omneque genus divitiae per vasta oceani spatia submerguntur, dumque urbes, oppida, fertilesque terrae immanibus consternuntur ruinis fraternaque caede foedantur. Ac praeterea fore confidimus ut iis etiam, qui a Catholicae Ecclesiae gremio seiuncti sunt, ea non ingrata neque inutilia evadant, quae mox sumus de mystico Iesu Christi Corpore exposituri. Idque non modo quod eorum erga Ecclesiam benevolentia in dies augeri videtur, sed quod etiam, cum iidem in praesens cernant gentem adversus gentem, Regnumque adversus Regnum exsurgere, atque in immensum excrescere discordias, invidias simultatisque semina, si ad Ecclesiam oculos convertant, si eius divinitus acceptam unitatem contemplentur — qua omnes cuiusvis stirpis homines fraterno foedere cum Christo coniunguntur — tum profecto eiusmodi caritatis coetum admirari cogentur, et ad eandem unitatem caritatemque participandam, divina adspirante iuvanteque gratia, allicientur. Peculiaris quoque ratio est, eaque suavissima, qua huius doctrinae caput menti Nostrae occurrit eamque summopere delectat. Per elapsum scilicet annum a suscepto a Nobis Episcopatu XXV, aliquid summo solacio vidimus, quod mystici Iesu Christi Corporis imaginem in totius terrarum orbis partibus perspicue significanterque refulgere iussit. Vidimus nempe, quamvis per internecivum diuturnumque bellum fraterna gentium communitas misere diffracta esset, quotquot tamen ubique habemus in Christo filios, una omnium voluntate caritateque, animum ad communem Patrem erigere, qui, omnium sollicitudines anxitudinesque in se referens, Catholicae Ecclesiae navi- 196 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale gio tam adversa tempestate moderatur. Qua quidem in re, non modo mirabilem christianorum coetus unitatem, sed hoc etiam testatum animadvertimus, quemadmodum Nos omnes cuiusvis nationis populos paterno amplectimur pectore, ita undique catholicos homines, e gentibus etiam inter se digladiantibus, ad Iesu Christi Vicarium, quasi ad universorum Parentem amantissimum suspicere, qui integra in utrasque partes aequabilitate incorruptoque iudicio ductus, ac turbulentas humanarum perturbationum procellas transcendens, veritatem, iustitiam, caritatemque commendet ac pro viribus tueatur. Nec minus solacii id attulit, quod novimus ultro libenterque fuisse stipem corrogatam, qua sacra aedes Romae excitari queat sanctissimo Decessori Nostro ac nominali Praestiti Eugenio I dicanda. Ut igitur hoc templo, christifidelium omnium voluntatibus largitionibusque excitando, faustissimi huius eventus erit memoria perennanda, ita cupimus ut grati animi Nostri testimonium per Encyclicas has Litteras exhibeatur, in quibus res est de vivis illis lapidibus, qui superaedifìcati lapidi vivo angulari, qui Christus est, coaedificantur in templum sanctum, quovis templo manibus constructo longe excelsius, in habitaculum videlicet Dei in Spiritu. Pastoralis autem sollicitudo Nostra potissimum in causa est, cur Nos in praesens hac de excelsa doctrina enucleate satis pertractemùs. Multa siquidem hac super re in lucem prolata sunt; neque ignoramus non paucos hodie actuosiore voluntate ad haec studia converti, quibus etiam christianorum pietas delectatur et alitur. Quod quidem inde praesertim repetendum esse videtur, quod et renovatum sacrae liturgiae studium, et frequentius in morem inducta Eucharistici pabuli perceptio, et impensior denique sacratissimo Cordis Iesu cultus, quo hodie laetamur, ad altiorem contemplationem investigabilium divitiarum Christi, quae in Ecclesia adservantur, multorum animos adduxerint. Accedit quod, quae de Catholica Actione postremis hisce temporibus prodiere documenta, quandoquidem 4 * Cf. Eph., II, 21-22; I Petr., II, 5. 197 Actu Pii Pp. XII christianorum inter se et cum ecclesiastica hierarchia, ^imprimisque cum Romano Pontifice, magis magisque adstrinxere nexus, ad hanc causam in sua luce ponendam haud parum procul dubio contulere. Nihilo secius, si de his, quae supra attigimus, iure meritoque gaudere possumus, diffitendum tamen non est, non modo ab iis, qui sunt a vera Ecclesia disiuncta, graves, ad hanc doctrinam quod attinet, disseminari errores, sed inter christifideles etiam vel minus accuratas, vel omnino falsas serpere sententias, quae quidem mentes e recto/veritatis tramite abducant. Dum enim ex una parte commenticius perdurat rationanalismus, qui perabsurdum reputat, quidquid transcendat atque evincat humani ingenii vires, dumque eidem comitatur cognatum erroris genus, naturalismum vulgarem quem vocant, qui in Ecclesia Christi, nihil aliud nisi vincula mere iuridica et socialia nec videt, nec cernere vult; ex altera parte falsus subrepit mysticismus, qui immobiles limites removere conatus inter creatas res earumque Creatorem, Sacras Litteras adultérât. Haec autem contraria sibique invicem adversantia ac falsa commenta id efficiunt, ut quidam inani quodam timore perculsi, altiorem eiusmodi doctrinam utpote periculosum quiddam considerent, atque adeo ab ea tamquam a pulchro, sed prohibita Paradisi pomo abhorreant. Haud recte id sane : non enim revelata a Deo mysteria exitialia hominibus esse possunt, nec instar thesauri in agro absconditi, infructuosa permanere debent; sed idcirco divinitus data sunt, ut pie con templan tium ad spiritualem conferant profectum. Nam, ut Vaticana Synodus docet, ((ratio fide illustrata, cum sedulo pie et sobrie quaerit, aliquam Deo dante mysteriorum intelligentiam eamque fructuosissimam assequitur, tum ex eorum, quae naturaliter cognoscit analogia, tum e mysteriorum nexu inter se et cum fine hominis ultimo » ; quamquam eadem, ut ipsa sacra Synodus admonet, « numquam idonea redditur ad ea perspicienda instar veritatum, quae proprium ipsius obiectum constituunt ». 5 4 Sessio I I I : Const. de fide cath., c. 4. Acta Apostolicae Sedis - 198 Commentarium Officiale Quibus omnibus coram Deo mature perpensis: ut summa Ecclesiae pulchritudo nova gloria affulgeat; ut fidelium qui in Christi Corpore cum Capite suo coniunguntur, nobilitas eximia supraque naturam elata luculentius innotescat; ut denique multiplicibus erroribus in hanc rem penitus claudatur aditus, Nos pastoralis Nostri officii partes duximus universo christiano gregi per Encyclicas has Litteras doctrinam proponere de mystico Iesu Christi Corpore deque fidelium in eodem Corpore cum divino Redemptore coniunctione; simulque ex suavissima eadem doctrina documenta quaedam proferre, quibus altior mysterii huius investigatio uberiores usque edat perfectionis sanctitatisque fructus. Tr *7v *7v" Meditantibus nobis huius doctrinae caput Apostoli verba principio occurrunt : « Ubi abundavit delictum, superabundavit gratia ». Constat siquidem totius humani generis parentem in tam excelsa fuisse a Deo condicione constitutum, ut una cum terrena supernam posteris traderet caelestis gratiae vitam. Attamen post miserum Adae casum, universa hominum stirps, hereditaria labe infecta, divinae naturae consortium amisit, omnesque facti sumus filii irae. Sed miserentissimus Deus «sic ... dilexit mundum, ut Filium suum unigenitum daret », et Verbum Aeterni Patris una eadem divina dilectione sibi ex Adae progenie humanam assumpsit naturam, innocentem tamen omnique labe expertem, ut ex novo ac caelesti Ada Spiritus Sancti gratia in omnes protoparentis filios deflueret; qui quidem cum fuissent per peccatum primi hominis divinae subolis adoptione privati, per Incarnatum Verbum, fratres secundum carnem effecti Filii Dei Unigeniti, potestatem acciperent, qua filii Dei fierent. Atque adeo pendens e Cruce Christus Iesus non 6 7 8 9 10 * Rom., V, 20. Cf. II Petr., I, 4. Eph., II, 3. 7 8 • IOANW., I I I , 1 6 . w Of. IOANN., I, 1 2 . Actu Pii Pp. XII 199 modo violatam resarsit Aeterni Patris iustitiam, sed ineffabilem nobis consanguineis suis gratiarum copiam promeruit. Quam directo per se ipse universo humano generi dilargiri potuerat; voluit tamen per adspectabilem, in quam homines coalescerent Ecclesiam, ut per eam omnes in divinis impertiendis Redemptionis fructibus sociam quodammodo sibi operam praestarent. Sicut enim Dei Verbum, ut doloribus cruciatibusque suis homines redimeret, nostra voluit natura uti, eodem fere modo per saeculorum decursum utitur Ecclesia sua, ut inceptum opus perennet. Iamvero ad definiendam describendamque hanc veracem Christi Ecclesiam — quae sancta, catholica, apostolica, Romana Ecclesia est — nihil nobilius, nihil praestantius, nihil denique divinius invenitur sententia illa, qua eadem nuncupatur «mysticum Iesu Christi Corpus »; quae quidem sententia ex iis effluit ac veluti efflorescat, quae et in Sacris Litteris et in sanctorum Patrum scriptis crebro proponuntur. 11 12 «it 4t* -It TV* *7v* "A* Ecclesiam esse corpus saepe Sacra Eloquia praedicant. « Christus, inquit Apostolus, est Caput Corporis Ecclesiae ».. Quodsi corpus est Ecclesia, unum quiddam et indivisum sit oportet secundum illud Pauli : « Multi unum corpus sumus in Christo ». Nec solummodo unum quiddam et indivisum esse debet, .sed aliquid etiam concretum ac perspicibile, ut Decessor Noster fel. rec. Leo XIII in Encyclicis Litteris Satis cognitum affirmat: « Propter eam rem quod corpus est, oculis cernitur Ecclesia ». Quapropter a divina veritate ii aberrant, qui Ecclesiam ita eifingunt, ut neque attingi neque videri possit, ,a 14 J5 11 Cf. Conc. Vat., Const. de Eccl., prol. Cf. ibidem, Const. de fid. cath., cap. 1. " Col., I, 18. 12 " Rom., XII, 5. " Cf. A. S. S., XXVIII, p. 710. 200 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale sitque tantum « pneumaticum » aliquid, ut aiunt, quo multae Christianorum communitates, licet fide ab se invicem seiunctae, inter se tamen haud adspectabili nexu coniungantur. At corpus multitudinem quoque membrorum exigit, quae ita inter se connectantur, ut mutuo sibi auxilio veniant. Et quemadmodum in mortali conci etione nostra cum membrum dolet, cetera omnia condolescunt; et quae sana sunt aegrotantibus suppetias veniunt: ita in Ecclesia singula membra non sibi unice vivunt, sed aliis quoque opitulantur, atque omnia sibi invicem adiutricem operam praestant, cum ad mutuam consolationem, tum ad ampliorem usque aedificationem totius Corporis. Ac praeterea sicut in natura rerum non ex qualibet membrorum congerie constituitur corpus, sed organis, uti aiunt, instructum sit oportet, seu membris, quae non eundem actum habeant ac sint apto ordine composita : ita Ecclesia ea maxime de causa Corpus dicenda est, quod recta consentaneaque coalescit partium temperatione coagmentationeque, ac diversis est sibique invicem congruentibus membris instructa. Nec aliter Apostolus Ecclesiam describit, cum dicit : « Sicut... in uno corpore multa membra habemus, omnia autem membra non eundem actum habent, ita multi unum corpus sumus in Christo, singuli autem alter alterius membra. Minime autem reputandum est hanc ordine digestam, seu ce organicam », ut aiunt, Ecclesiae Corporis structuram solis hierarchiae gradibus absolvi ac definiri; vel, ut opposita sententia tenet, unice ex charismaticis constare; qui quidem donis prodigialibus instructi, numquam sunt in Ecclesia defüturi. Omnino utique retinendum est, qui sacra potestate in eiusmodi Corpore fruantur, primaria eos ac principalia membra exsistere, cum per eosdem, ex ipso Divini Redemptoris mandato, munera Christi doctoris, regis, sacerdotis perennia fiant. Attamen iure meri16 16 Rom., XII, 4. Actu Pii Pp. XII 201 toque Ecclesiae Patres, cum huius Corporis ministeria, gradus, professiones, status, ordines, officia dilaudant, non eos tantum prae oculis habent, qui sacris fuerint ordinibus initiati; sed eos quoque omnes, qui evangelica consilia amplexi, vel operosam inter homines, vel umbratilem in silentio vitam agant, vel utrumque pro peculiari instituto suo efficere contendant; eosque etiam, qui licet in saeculo vivant, actuosa tamen voluntate misericordiae operibus se dedant, sive animis, sive corporibus iuvandis; ac denique eos quoque, qui casto sint connubio coniugati. Quin imo animadvertendum est, in praesentibus potissimum rerum condicionibus, patres matresque familias, ac patres matresque ex baptismate, eosque nominatim, qui ex laicorum ordine ad Divini Redemptoris regnum dilatandum adiutricem ecclesiasticae hierarchiae operam navent, honorificum, etiamsi saepenumero humilem, in christiana societate obtinere locum ; ac vel eos posse, adspirante f aventeque Deo, ad sanctitudinis culmen ascendere, numquam in Ecclesia ex Iesu Christi promissionibus defuturum. Sicut autem humanum corpus propriis instrumentis ornatum - cernitur, quibus vitae, sanitati, ac sui ipsius singulorumque membrorum incremento consulat: sic humani generis Servatur ex infinita bonitate sua Corpori suo mystico mirum in modum prospexit, illud sacramentis ditando, quibus membra quasi per non intermissos gratiarum gradus, ab incunabulis ad extremum usque halitum sustentarentur, itemque socialibus totius Corporis necessitatibus uberrime provideretur. Siquidem per lustralis aquae lavacrum non modo qui sunt mortali huic vitae nati, ex peccati morte renascuntur et Ecclesiae constituuntur membra, sed spirituali etiam charactere insigniti capaces aptique fiunt ad cetera suscipienda munera sacra. Confirmationis vero chrismate credentibus novum robur inditur, ut Ecclesiam Matrem et quam ab ea acceperint fidem, strenue tueantur ac defendant. Per Paenitentiae autem Sacramentum Ecclesiae membris, in peccatum lapsis, salutaris praebetur medicina, non solum ut ipsorum saluti consulatur, sed ut ab aliis 202 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale etiam mystici Corporis membris contagionis periculum removeatur, immo potius virtutis iisdem praestetur incitamentum atque exemplum. Neque id satis ; nam per sacram Eucharistiam fideles uno eodemque epulo enutriuntur ac roborantur, atque inter se et cum divino totius Corporis Capite ineffabili ac divino copulantur vinculo. Ac postremo hominibus ad mortem oblanguescentibus praesto est pia Mater Ecclesia, quae per sacram infirmorum unctionem, si non semper mortalis huius corporis sanitatem, ita volente Deo, impertit, supernam tamen sauciatis animis medicinam praestat, ut novos cives novosque sibi datos praestites coelo transmittat, divina bonitate omne per aevum fruituros. Ac peculiari modo Christus socialibus Ecclesiae necessitatibus per duo instituta ab se sacramenta consuluit. Matrimonio enim, quo coniuges sibi invicem sunt ministri gratiae, externo Christianae consortionis providetur ordinateque incremento ; et quod maius est, rectae etiam religiosaeque subolis educationi, sine qua mysticum eiusmodi Corpus gravissimum in discrimen vocaretur. Sacro autem Ordine ii Deo mancipantur ac consecrantur, qui Eucharisticam Hostiam immolent, qui fidelium gregem Angelorum Pane et doctrinae pabulo enutriant, qui divinis eum praeceptis consiliisque dirigant, qui ceteris denique supernis muneribus confirment. Quam ad rem animadvertendum est, quemadmodum Deus initio temporis hominem ditissimo corporis apparatu instruxit, quo creatas res sibi subiceret, ac multiplicatus repleret terram, ita eum christiani aevi exordio necessariis opibus comparasse Ecclesiam, ut, pene innumeris superatis periculis, non modo universum terrarum orbem, sed caelestia quoque repleret regna. In Ecclesiae autem membris reapse ii soli annumerandi sunt, qui regenerationis lavacrum receperunt veramque fidem profitentur, neque a Corporis compage semet ipsos misere separarunt, vel ob gravissima admissa a legitima auctoritate seiuncti sunt. « Etenim in uno Spiritu, ait Apostolus, omnes nos in unum Corpus baptizati sumus, sive Iudaei, sive gentiles, sive 203 Acta Pii Pp. XII 17 servi sive liberi ». Sicut igitur in vero christifidelium coetu unum tantummodo habetur Corpus, unus Spiritus, unus Dominus et unum Baptisma, sic haberi non potest nisi una fides ; atque adeo qui Ecclesiam audire renuerit, iubente Domino habendus est ut ethnicus et publicanus. Quamobrem qui fide vel regimine invicem dividuntur, in uno eiusmodi Corpore* atque uno eius divino Spiritu vivere nequeunt. Neque existimandum est Ecclesiae Corpus, idcirco quod Christi nomine insigniatur, hoc etiam terrenae peregrinationis tempore, ex membris tantummodo sanctitate praestantibus constare, vel ex solo eorum coetu exsistere, qui a Deo sint ad sempiternam felicitatem praedestinati. Id enim est infinitae Servatoris nostri misericordiae tribuendum, quod heic in mystico suo Corpore iis locum non deneget, quibus olim in convivio locum non denegaverit. Siquidem non omne admissum, etsi grave scelus, eiusmodi est ut — sicut schisma, vel haeresis, vel apostasia faciunt — suapte natura hominem ab Ecclesiae Corpore separet. Neque ab iis omnis vita recedit, qui licet caritatem divinamque gratiam peccando amiserint, atque adeo superni promeriti iam non capaces evaserint, fidem tamen christianamque spem retinent, ac caelesti luce collustrati, intimis Spiritus Sancti suasionibus impulsionibusque ad salutarem instigantur timorem, et ad precandum suique lapsus paenitendum divinitus excitantur. Horreat igitur omnium animus peccatum, quo mystica maculantur Redemptoris membra; sed qui misere deliquerit, nec contumacia sese indignum reddiderit christifidelium communione, summo excipiatur amore, in eoque actuosa caritate conspiciatur infirmum Iesu Christi membrum. Praestat enim, ut Hipponensis Episcopus animadvertit, « in Ecclesiae compage sanari, quam ex illius corpore veluti insanabilia membra rese18 19 20 " I Cor., XII, 13. Cf. Eph., IV, 5. 1 8 19 Cf. MATTH., XVIII, .17. 20 Cf. MATTH., ÍX, 11; MABC, II, 16; L u c , XV, 2. 204 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 21 cari ». « Quidquid enim adhuc haeret corpori, non desperatae sanitatis est; quod autem praecisum fuerit, nec curari nec sanari potest ». 22 4f- «U. J ¿ "/V* "ff* VT Usque adhuc edisserendo vidimus, Venerabiles Fratres, ita constitutam esse Ecclesiam, ut corpori adsimulari queat; superest in praesens ut enucleate accurateque explanemus quibus de causis eadem non qualecumque corpus, sed Iesu Christi Corpus praedicanda sit. Quod quidem ex eo eruitur quod Dominus Noster mystici huius Corporis est Conditor, Caput, Sustentatur, Servator. Exposituris breviter, qua ratione Christus sociale Corpus suum condiderit, principio haec Nobis occurrit Decessoris Nostri fel. rec. Leonis ¡XIII sententia : « Ecclesia, quae iam concepta, ex latere ipso secundi Adami, velut in Cruce dormientis, orta erat, sese in lucem hominum insigni modo primitus dedit die celeberrima Pentecostes ». Divinus enim Redemptor mystici Ecclesiae templi aedificationem tum inchoavit, cum concionando sua tradidit praecepta; tum consummavit, cum clarificatus e Cruce pependit; ac tum denique manifestavit promulgavitque, cum adspectabili modo Paraclitum Spiritum in discipulos misit. Dum nimirum concionatoris munus obibat, Apostolos eligebat, mittens eos sicut ipse erat missus a Patre, doctores nempe, rectores, sanctitatisque effectores in credentium coetu; eorum Principem suumque in terris Vicarium indicabat; omnia, quae audierat a Patre, eis nota faciebat ; Baptismum quoque designabat, quo credituri Ecclesiae Corpori insere23 24 25 26 27 2 1 AUGUST., EPIST., CLVII, 3, 22 : MIGNE, P. H., XXXIII, 686. 2 2 AUGUST., Serm., CXXXVII, 1: MIGNE, P. L., XXXVIII, 754. Encycl. Divinum Illud: A. ¡3. 8., XXIX, p. 649. 23 24 2 i 2 IOANN., XVII, 18. Cf. MATTH., XVI, 18-19.. » IOAKN., XV, 15 coll. XVII, 8 et 14. 37 Cf. IOANN., I I I , 5. 205 Acto Pii Pp. XII rentur; ac tandem ad vitae vesperam cum pervenisset, novissimam celebrans coenam, Eucharistiam, mirabile sacrificium mirabileque sacramentum, instituebat. Opus autem suum in Crucis patíbulo consummavisse, haud interrupta Sanctorum Patrum testimonia asseverant, qui quidem animadvertunt in Cruce Ecclesiam e latere Salvatoris esse natam instar novae Evae, matris omnium viventium. « Et nunc, ita magnus Ambrosius de latere Christi perforato agens, aedificatur, et nunc formatur, et nunc... figuratur, et nunc creatur... Nunc domus spiritalis surgit in sacerdotium sanctum ». Quam venerandam doctrinam qui religiose perscrutatus fuerit, haud difficulter rationes, quibus eadem innititur, cernere poterit. Et primo quidem Redemptoris morte, Legi Veteri abolitae Novum Testamentum successit; tunc Lex Christi una cum suis mysteriis, legibus, institutis, ac sacris ritibus pro universo terrarum orbe sancita est Iesu Christi sanguine. Nam, dum Divinus Servator in angusto territorio concionabatur — non enim erat missus nisi ad oves quae perierant domus Israel — simul currebant Lex et Evangelium; in suae autem mortis patíbulo Iesus Legem cum decretis suis evacuavit, chirographum Antiqui Testamenti Cruci affìxit, in sanguine suo, pro universo humano genere profuso, Novum Testamentum constituens. « Adeo tunc, ita S. Leo Magnus de Cruce Domini verba faciens, a Lege ad Evangelium, a Synagoga ad Ecclesiam, a multis sacrificiis ad unam hostiam evidens facta est translatio, ut emittente spiritum Domino velum illud mysticum, quod templi penetralia sanctumque secretum suo intercludebat obiectu, a summo usque ad imum vi subita scinderetur ». In Cruce igitur Lex Vetus mortua est, mox sepelienda et 28 29 30 31 32 33 34 35 S i 19 Cf. Gen., III, 20. AMBBOS., In Luc, II, 87 : so Cf. MATTH., X V , 24. " Cf. S. THOM., I - I I , q. 103, MIGNE, P. L., XV, 1585. a. 3, ad 2. " Cf. Eph., I I , 15. Cf. Col., I I , 14. S 3 34 Cf. , ? LEO M . , Berm., L X V I I I , 3 : MIGNE, P. L., L I V , 374. MATTH., XXVI, 28 et / Cor., XI, 25. 206 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 36 mortifera futura, ut Novo Testamento locum cederet, cuius quidem Christus idoneos ministros Apostolos elegerat: atque e Crucis virtute Servator noster, etsi iam in utero Virginis Caput totius humanae familiae constitutus, ipsum Capitis munus in Ecclesia sua plenissime exercet. « Per Crucis enim victoriam, ex Angelici Communisque Doctoris sententia, meruit potestatem et dominium super gentes » ; per eandem in immensum nobis auxit thesaurum illum gratiarum, quas gloriosus regnans in caelo, membris suis mortalibus nulla intermissione elargitur; per sanguinem in Cruce prof usum id effecit, ut divinae irae remoto obice, omnia caelestia dona imprimisque spiritualia Novi et Aeterni Testamenti munera e fontibus Servatoris in salutem hominum, maximeque fidelium, effiuere possent; in arbore Crucis denique sibi suam acquisivit Ecclesiam, hoc est omnia mystici sui Corporis membra, quippe quae per Baptismatis lavacrum mystico huic Corpori non coagmentarentur, nisi ex salutifera virtute Crucis, in qua quidem iam plenissimae Christi ditionis facta essent. 37 38 Quodsi morte sua Servator noster, plena atque integra verbi, significatione, factus est Ecclesiae Caput: haud secus Ecclesia per sanguinem eius uberrima illa Spiritus communicatione ditata est, qua quidem, inde a « Filio hominis » in suum dolorum patibulum elato ibique clarificato, divinitus illustratur. Tunc enim, ut Augustinus animadvertit, conscisso templi velo factum est, ut ros charismatum Paracliti, qui eo usque descenderat in solum vellus, hoc est in populum Israel, large abundanterque, exsiccato et relicto veliere, universam terram, Catholicam scilicet Ecclesiam irrigaret, quae nullis vel stirpis, vel territorii finibus terminaretur. Sicut igitur primo incarnationis momento, Aeterni Patris Filius humanam naturam sibi substantialiter unitam Sancti Spiritus plenitudine ornavit, 39 3 6 Cf. HIEB, et AUGUST., Epist. CXII, 1 4 et CXVI, 1 6 : MIGNE, P . h., XXII, 924 et 943; S. THOM., I-II, q. 103, a. 8 ad 2 ; a. 4 ad 1 ; Concil. Flor., pro Iacob. : MANSI, XXXI, 1738. Cf. II Cor., III, 6. 3 7 48 Cf. S. THOM., III, 30 Cf. De pece, orig., XXV, 29 : MIGNE, P. L., XLIV, 4Ö0. q. 42, a. 1. Acta Pii Pp. XII 207 ut aptum divinitatis instrumentum esset in cruento Redemptionis opere: ita pretiosae suae mortis hora Ecclesiam suam uberioribus Paracliti muneribus ditatam voluit, ut in divinis Redemptionis fructibus impertiendis validum evaderet incarnati Verbi instrumentum, numquam utique defuturum. Iuridica enim, quam vocant, Ecclesiae missio, ac docendi, gubernandi sacramentaque administrandi potestas, idcirco ad aedificandum Christi Corpus supernam vim habent atque vigorem, quod Christus Iesus e Cruce pendens Ecclesiae suae divinorum munerum fontem aperuit, quibus et fallentem numquam doctrinam homines docere posset, et eos per divinitus illuminatos Pastores salutariter regere, ac caelestium gratiarum imbre perfundere. Quodsi haec omnia Crucis mysteria attente consideramus, iam ea non obscura nobis sunt Apostoli verba, quibus docet Ephesios, Christum sanguine suo Iudaeos et Gentes unum fecisse, « medium parietem... solvens... in carne sua », quo duo populi dividebantur; itemque Legem Veterem evacuasse, « üt duos conderet in semetipso in unum novum hominem », Ecclesiam videlicet : et ambos in uno Corpore reconciliaret Deo per Crucem. Quam autem sanguine suo condidit Ecclesiam, eam Pentecostes die peculiari virtute, caelitus delapsa, roboravit. Siquidem, in excelso suo munere sollemniter eo constituto, quem suum iam antea designaverat Vicarium, caelum ascenderai; ac sedens ad Patris dexteram, Sponsam suam adspectabili Spiritus Sancti adventu, cum sonitu flammis vehementis ignitisque linguis, manifestare ac promulgare voluit. Nam, sicut ipse, cum concionandi munus inchoare t, ab Aeterno Patre suo per Spiritum Sanctum, sub specie columbae descendentem manentemque super eum, manifestatus est; ita pariter, dum Apostoli sacrum concionandi officium inituri erant, Christus Do4U 41 42 4 0 4 1 42 Cf. Eph., II, 14-16 Cf. Act., II, 1-4. Cf. Luc, III, 22; MARC, I, 10. 208 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale minus suum e caelo demisit Spiritum, qui eosdem per flammeas linguas attingens, supernam Ecclesiae missionem supernumque munus veluti divino digito indicaret. *** Secundo autem loco, hoc mysticum Corpus, quod est Ecclesia, Christi nomine insigniri ex eo evincitur, quod ipse eiusdem Caput reapse sit ab omnibus habendus. « Ipse, ut inquit Paulus, est Caput Corporis Ecclesiae ». Ipse est Caput, ex quo totum Corpus congruo ordine compositum, succrescit et augmentum facit in aedificationem sui. Exploratum habetis, Venerabiles Fratres,,, quibus luculentissimis sententiarum luminibus Scholasticam Theologiae Magistri, ac praecipue Angelicus Communisque Doctor, hac de re disputaverint; vobisque profecto est cognitum prolata ab eo argumenta sanctorum Patrum placitis fideliter respondere, quae ceteroquin nihil aliud referebant edisserendoque commentabantur, nisi divina Sacrarum Litterarum eloquia. Libet tamen Nobis heic in communem utilitatem id presse attingere. Ac principio perspicuum est Dei Beataeque Virginis Filium peculiarissima quadam excellentiae ratione Ecclesiae Caput esse vocandum. Caput enim in sublimi locatum est. Quis autem est altiore loco locatus, quam Christus Deus, qui utpote Aeterni Patris Verbum, « primogenitus omnis creaturae» haberi debet ? Quisnam elatiore in vertice positus, quam Christus homo, qui e Virgine labis experte natus, verus naturalisque Dei Filius est, et ob prodigialem gloriosamque anastasim, qua ex triumphata morte surrexit, « primogenitus mortuorum » exsistit? Quisnam denique excelsiore in culmine collocatus quam. ille, qui utpote « unus... mediator Dei et hominum », 43 44 45 4 6 47 43 Col., I, 18. Cf. Eph., IV, 16 coli. Col., II, 19. Col., I, 15. Col., I, 18; Apoc, I, 5. " I Tim., II, 5. 44 45 46 209 Acta Pii Pp. XII mirando prorsus modo terram cum coelo coniungit; qui exaltatus in Cruce, veluti in misericordiae solio, omnia traxit ad semet ipsum ; quique, filius hominis electus ex myriadibus, plus quam omnes homines, omnes angeli, omnesque creatae res a Deo diligitur ? Quia vero Christus tam sublimem occupat locum, iure meritoque ipse solummodo est, qui Ecclesiam regit atque gubernat; proptereaque hac quoque de causa capiti adsimulari debet. Siquidem, quemadmodum caput — ut Ambrosii verbis utamur — est « arx regalis » corporis, ab eodemque, utpote potioribus dotibus praedito, omnia membra, quibus superponitur ut consulat, natura ipsa diriguntur, ita Divinus Redemptor universae Christianorum reipublicae clavum tenet eiusque gubernacula moderatur. Ac quandoquidem hominum coetum regere nihil est aliud, nisi utili eos providentia, idoneis opibus Tectisque rationibus ad a s s i g n a t u m finem perducere, facile cernere est Servatorem nostrum, qui b o n o r u m Pastorum forma et exemplar exsistit, haec omnia mirando prorsus exercere modo. Ipse enim, cum in terris commorabatur, legibus, consiliis, monitis, per eiusmodi verba nos docuit, quae numquam transibunt, quaeque cuiusvis aetatis hominibus spiritus erunt et vita. Ac praeterea triplicem potestatem Apostolis eorumque successoribus impertiit; docendi nempe, regendi, ad sanctitudinemque ducendi homines ; quam quidem potestatem peculiaribus praeceptis, iuribus officiisque praefinitam, primariam legem statuit totius Ecclesiae. Sed directo etiam per se divinus Servator noster conditam ab se societatem moderatur ac dirigit. Ipse enim regnat in men48 49 50 51 52 53 54 q. 48 Cf. IOAITO., X I I , 32. 4 9 Cf. 20, 40 8 1 a. CYR. 4, ad ALEX., Comm. in Ioh. T, 4 : MIGNE, P. G., L X X I I I , 69; S. THOM., 1. Hexaëm., V I , 55 : MIGNE, P. L., X I V , 265. Cf. AUGUST., De Agon. Ohrist., X X , 2 2 : MIGNE, P . L., X L . 301. •* Cf. S. THOM., I, q. 22, a. 1-4. •* Cf. IOAKN., X , 1-18; / Petr., V , 1-5. st Cf. IOANN., V I , 63. ACTA, vol. X , n. 7. — 20-7-943 14 I, 210 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale tibus animisque hominum et ad beneplacitum suum vel re belles inflectit ac compellit voluntates. « Cor regis in manu Domini, quocumque voluerit inclinabit illud ». Quo quidem interno moderamine non modo ipse, ut « pastor et episcopus animarum nostrarum », singulorum curam habet, sed universae quoque prospicit Ecclesiae; sive quando eius rectores ad munia cuiusque sua fideliter fructuoseque obeunda illuminat atque corroborat; sive, quando — in gravioribus praesertim rerum adiunctis, — viros ac mulieres, sanctitatis fulgore enitentes, e gremio Ecclesiae Matris excitat, ut ceteris christifidelibus exemplo sint ad mystici sui Corporis incrementum. Huc accedit quod e caelo Christus intemeratám Sponsam, heic in terris exsilio laborantem, peculiari semper amore respicit ; cumque eam periclitantem cernit, vel per se ipsemet, vel per angelos suos*- vel per eam, quam Auxilium Christianorum invocamus, aliosque caelestes praestites, et tempestatis fluctibus eripit, ac sedato tranquillatoque mari, pace ea solatur, « quae exsuperat omnem sensum ». 55 56 57 58 Non est tamen reputandum eius regimen modo non conspicuo vel extraordinario tantum absolvi; cum contra, adspectabili quoque ordinariaque ratione, Divinus Redemptor per suum in terris Vicarium Corpus suum mysticum gubernet. Norunt enim omnes, Venerabiles Fratres, Christum Dominum, postquam per hoc mortale iter « pusillum gregem » per se ipse perspicibili modo rexisset, mox hunc mundum relicturum ac rediturum ad Patrem, totius ab se conditae societatis adspectabile regimen Apostolorum Principi commisisse. Siquidem, ut sapientissimus erat, constitutum ab se sociale Ecclesiae corpus nequaquam sine conspicuo capite relinquere poterat. Neque ad rem eiusmodi infitiandam asseverari potest per statutum in Ecclesia iurisdi59 60 " Proverb., X X I , 1. Cf. I Petr., I I , 25. 5t s7 Cf. Act., V I I I , 2 6 ; I X , 1-19; X , 1-7; X I I , 3-10. " Philipp., I V , 7. M Cf. LEO X I I I , Satis Cognitum: A. 8. 8., X X V I I I , 725. Luc., X U , 32. Acta Pii Pp. XII ctionis primatum, mysticum eiusmodi Corpus gemino instructum fuisse capite. Est enim Petrus, vi primatus, nonnisi Christi vicarius, atque adeo unum-tantum primarium habetur huius Corporis Caput, nempe Christus: qui quidem arcana ratione Ecclesiam per sese gubernare non desinens, adspectabili tamen modo per eum, qui suam in terris personam gerit, eandem regit Ecclesiam, iam post gloriosam suam in caelum Ascensionem non in se solo, sed in Petro quoque tamquam in perspicuo fundamento aedificatam. Unum solummodo Caput constituere Christum eiusque Vicarium, Decessor noster imm. mem. Bonifacius VIII per Apostolicas Litteras Unam Sanctam solemniter docuit, idque subinde Successores eius iterare non desiere unquam. Periculoso igitur in errore ii versantur, qui se Christum Ecclesiae Caput amplecti posse existimant, licet eius in terris Vicario fideliter non adhaereant. Sublato enim adspectabili hoc Capite, ac diffractis conspicuis unitatis vinculis, mysticum Redemptoris Corpus ita obscurant ac déformant, ut ab aeternae quaerentibus salutis portum iam nec videri, neque inveniri queat. 61 Quae autem Nos heic de universali Ecclesia diximus, id de peculiaribus etiam asseverari debet christianorum communitatibus, cum Orientalibus, tum Latinis, ex quibus una constat ac componitur Catholica Ecclesia: quandoquidem et ipsae a Christo Iesu proprii uniuscuiusque Episcopi voce potestateque reguntur. Quamobrem sacrorum Antistites non solum eminentiora universalis Ecclesiae membra habendi sunt, ut qui singulari prorsus nexu iunguntur cum divino totius Corporis Capite, atque adeo iure vocantur « partes membrorum Domini primae »; sed, ad propriam cuiusque Dioecesim quod spectat, utpote veri Pastores assignatos sibi greges singuli singulos Christi nomine pascunt ac regunt; id tamen dum faciunt, 62 63 " Cf. Corp. Iur. Can., Extr. comm., I, 8, 1. " GREG. MAGN., Moral., XIV, 35, 4 3 : MIGNE, P. L., LXXV, 1062. M Cf. Conc. Vat., Const. de Eccl., cap. 3. 212 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale non plane sui iuris sunt, sed sub debita "Romani Pontificis auctoritate positi, quamvis ordinaria iurisdictionis potestate fruantur, immediate sibi ab eodem Pontifice Summo impertita. Quapropter, ut Apostolorum ex divina institutione successores, a populo venerandi sunt; ac magis quam huius mundi moderatoribus, etiamsi altissimis, illud Episcopis, utpote Spiritus Sancti chrismate ornatis, convenit effatum : « Nolite tangere Christos meos ». " Itaque summo Nos maerore afficimur, cum Nobis affertur, non paucos e Nostris in Episcopatu Fratribus, idcirco quod facti sint forma gregis ex animo, ac sacrum sibi traditum « fidei depositum » strenue, ut addecet, fideliterque custodiant; idcirco quod sanctissimas leges urgeant, in animis hominum divinitus insculptas, ac sibi creditum gregem, supremi Pastoris exemplo, adversus rapaces lupos tutentur, non modo in semetipsos illatas insectationes vexationesque perpeti, sed — quod crudelius ipsis graviusque est — in oves etiam suis curis commissas, in apostolici laboris socios, ac vel iii ipsas virgines Deo sacratas. Eiusmodi Nos iniuriam, utpote Nobismet ipsis inustam reputantes, Decessoris Nostri imm. rec. Gregorii Magni grandiloquam sententiam iteramus: -Honor noster universalis Ecclesiae est honor; honor Noster solidus Fratrum Nostrorum est vigor; ac tunc Nos vere honorati sumus, cum singulis quibusque debitus honor non negatur. 64 66 67 68 Nec tamen putandum est, Christum Caput, cum tam sublimi in loco sit positum, opem non requirere Corporis. Etenim de mystico quoque hoc Corpore illud asseverandum est, quod Paulus de humana concretione asseverat : « Non potest dicere... caput pedibus: non estis mihi necessarii ». Liquido utique patet christifideles divini Redemptoris ope omnino egere, cum 03 " Cf. Cod. Iur. Can., can. 329, 1. I Paral., XVI, 22; Ps., CIV, 15. Cf. / Petr., V, 3. " Cf. i" Tim., VI, 20. M 66 ** Cf. Ep. ad Eulog., 30 : MIGNE, P. L., LXXVII, 933. •• / Cor., XII, 21. Actu Pii Pp. XII 213 70 ipse dixerit : « Sine me nihil potestis facere », et cum ex Apostoli sententia, omne mystici huius Corporis incrementum in aedificationem sui ex Christo Capite sit. Attamen hoc quoque retinendum est, quamvis mirandum prorsus videatur, Christum nempe requirere membra sua. Idque primo quidem, quatenus Iesu Christi persona a Summo geritur Pontifice, qui ne pastoralis officii onere obruatur, alios non paucos in sollicitudinis suae partes vocare debet, ac cotidie est totius comprecantis Ecclesiae adiutorio relevandus. Ac praeterea Servator noster, prout ipse per se non adspectabili modo Ecclesiam regit, a mystici vult sui Corporis membris adiuvari in exsequendo Redemptionis opere. Quod tamen non ex eius indigentia debilitateque accidit, sed ex eo potius quod ipsemet ad maiorem intemeratae suae Sponsae honorem rem ita disposuit. Dum enim in Cruce emoriens, immensum Redemptionis thesaurum Ecclesiae suae, nihil ea conferente, dilargitus est; ubi de eiusmodi thesauro distribuendo agitur, id efficiendae, sanctitatis opus non modo cum intaminata sua Sponsa communicat, sed ex eius etiam opera vult quodammodo oriri. Tremendum sane mysterium, ac satis numquam meditatum : multorum nempe salutem a mystici Iesu Christi Corporis membrorum precibus voluntariisque affiictationibus, ab iisdem hac de causa susceptis, pendere, et ab adiutrice Pastorum ac fidelium, imprimisque patrum matrumque familias opera, quam iidem divino Servatori nostro quasi sociam praestare debeant. In praesens autem rationibus modo expositis, quibus eruitur Christum Dominum socialis sui Corporis Caput esse vocandum, tres aliae adiciendae sunt, quae et ipsae intimis nexibus devinciuntur. Initium sumimus ex invicem conformata ratione, quam inter caput et corpus intercedere videmus, cum eiusdem naturae exsistant. Quam ad rem animadvertendum est naturam nostram, quamvis inferior sit angelica, ex Dei tamen bonitate 71 IOANN., XV, 5. " Cf. Eph., IV, 16; Col., II, 19. 214 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale angelorum naturam evincere: « Christus enim, ut dicit Aquinas, est Caput angelorum. Nam Christus praeest angelis etiam secundum humanitatem... Item etiam secundum quod homo angelos illuminat et in eis influit. Quantum autem ad naturae conformitatem, Christus non est Caput angelorum, quia non angelos apprehendi^ sed — secundum Apostolum .— semen Abrahae » . Nec solum naturam nostram apprehendit Christus, sed in fragili etiam, patibili mortalique corpore consanguineus noster factus est. At si, Verbum « semetipsum exinanivit, formam servi accipiens » , hoc ea quoque de causa egit, ut suos secundum carnem fratres consortes faceret divinae naturae, cum in terrestri exsilio per sanctitatis effectricem gratiam, tum in caelesti patria per sempiternam assequendam beatitatem. Idcirco enim Aeterni Patris Unigenitus filius hominis esse voluit, ut nos conformes efficeremur imagini Filii Dei, ac renovarentur secundum imaginem illius, qui creavit nos. Ii igitur omnes, qui .christiano nomine gloriantur, non modo divinum Servatorem nostrum, veluti excelsum perfectissimumque virtutum omnium exemplar intueantur, sed per sollertem etiam peccatorum fugam sanctimoniaeque exercitionem studiosissimam, ita eius doctrinam ac vitam suis moribus exprimant, ut cum Dominus apparuerit, in gloria similes ei fiant, videntes eum sicuti est. 72 73 74 75 76 77 Quemadmodum autem singula membra sibi adsimulata vult Christus, ita totum etiam Ecclesiae Corpus. Quod profecto evenit, cum ipsa, Conditoris sui vestigiis insistens, docet, regit, divinumque sacrificium immolat. Ipsa praeterea, dum evangelica consilia amplectitur, Redemptoris paupertatem, obedientiam, virginitatemque in se refert. Ipsa per multiplicia variaque instituta, quibus veluti monilibus ornatur, Christum quodam72 Comm. in ep. ad Eph., cap. 1, lect. 8; Hebr., II, 16-17. Philipp., II, 7. '* Cf. II Petr., 1, 4. Cf. Rom., VIII, 29. Cf. Col., III, 10. " Cf. / Ioann., III, 2. 73 7 6 Acta Pii Pp. XII 215 modo commonstrat, vel in monte contemplantem, vel concionantem ad populos, vel sanantem aegros et saucios, ac peccatores ad frugem bonam convertentem, vel denique bene facientem omnibus. Nihil igitur mirum si eadem,, quamdiu hisce in terris degit, insectationibus quoque, vexationibus doloribusque, Christum imitando, afficiatur. Ac praeterea idcirco Ecclesiae Caput habendus est Christus, quod supernorum munerum plenitudine perfectioneque cum praestet, ex eiusmodi plenitudine mysticum eius Corpus haurit. Sicut enim — quod plures Patres animadvertunt — mortalis nostri corporis caput sensibus omnibus pollet, dum ceterae concretiones nostrae partes tactu solummodo fruuntur, ita quae in societate christiana virtutes sunt, quae dona, quae charismata, ea omnia in eius Capite Christo perfectissime renident. « In ipso complacuit omnem plenitudinem inhabitare ». Eum superna ea munera exornant, quae hypostaticam unionem comitantur : siquidem in eo Spiritus Sanctus habitat cum tali gratiarum plenitudine, ut maior intellegi nequeat. Ei data est « potestas omnis carnis ». ; uberrimi in eo sunt « omnes thesauri sapientiae et scientiae ». Eaque etiam, quam visionis scientiam vocant, ita in eo viget ut tam ambitu quam claritate beatam id genus scientiam prorsus exsuperet sanctorum omnium caelitum. Ac denique tam ipse est plenus gratiae et veritatis, ut de inexhausta plenitudine eius nos omnes accipiamus. Haec autem illius discipuli verba, quem singulari caritate diligebat Iesus, ad extremam edisserendam rationem Nos movent, e qua quidem peculiari quodam modo evincitur Christum Dominum mystici sui Corporis Caput esse asseverandum. Sicut scilicet nervi in omnes nostri corporis artus e capite diffunduntur, iisdemque sentiendi seseque movendi facultatem impertiunt, ita Servator noster vim virtutemque suam in Ecclesiam immittit, qua fit ut res divinae et illustrius a christifideli78 79 80 81 78 Col. 79 Cf. IOANN., X V I I , 2. I , 19. 80 Col., II, 3. 81 Cf. IOANN., I, 14-16, 216 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale bus cognoscantur et appetantur avidius. Ex eo profluit in Ecclesiae Corpus omnis lux, qua credentes divinitus illustrantur, omnisque gratia, qua sancti fiunt, sicut ipse sanctus est. Universam Ecclesiam suam illuminat Christus; quod quidem ex pene innumeris Sacrarum Litterarum sanctorumque Patrum locis comprobatur. '« Deum nemo vidit unquam : unigenitus Filius, qui est in sinu Patris, ipse enarravit ». Veniens a Deo magister, ut testimonium perhiberet veritati, primaevam Apostolorum Ecclesiam ita sua luce illustravit, ut Apostolorum princeps exclamaret: « Domine, ad quem ibimus? verba vitae aeternae habes » ; Evangelistis e caelo ita adfuit, ut tamquam membra Christi illud operati sint, quod veluti dictante Capite cognoverunt. Atque etiam hodie nobis, hoc in terrestri exsilio commorantibus, est auctor fidei, sicut in patria consummator. Ipse est qui in fideles lumen fidei infundit; ipse qui Pastores et Doctores, imprimisque suum in terris Vicarium, supernis scientiae, intellectus, sapientiaeque donis divinitus ditat, ut fidei thesaurum fideliter ad servent, strenue defendant, pie diligenterque explicent atque corroborent; ipse denique est, qui, etsi non visus, Ecclesiae Conciliis praesidet atque praelucet. Sanctitatis auctor est atque effector Christus. Nullus siquidem salutaris actus haberi potest, qui ex eo, tamquam e superno fonte, non profluat. « Sine me, inquit, nihil potestis facere ». * Si, ob admissa perpetrata, animi dolore paenitentiaque movemur, si filiorum timore ac spe ad Deum convertimur, ipsius semper virtute ducimur. Gratia et gloria ex inexhausta eius plenitudine oriuntur. Eminentiora praesertim mystici sui Corporis membra, consilii, fortitudinis, timoris pietatisque donis 82 83 84 8 5 86 87 88 8 82 Cf. IOANN., I, 18. 83 Cf. IOANN., I I I , 2. 84 Si Cf. IO ANN., X V I I I , 37. Cf. IOANN., V I , 68. 8 6 Cf. AUGUST., De cons. evang., I , 35, 5 4 : MIGNE, P. L., X X X I V , 1070. 87 Cf. Hebr., X I I , 2. 8 8 88 Cf. CÏR. ALEX., Ep. 55 de Symb. : MIGNE, P. O-., L X X V I I , 293. Cf. IOANN., X V , 5. Actu Pii Pp. XII 217 Servator noster continenter numerat, ut totum Corpus magis in dies magisque vitae sanctitate integritateque augeatur. Et quando Ecclesiae Sacramenta externo ritu administrantur, ipsemet effectum in animis operatur. Itemque ipse est, qui redemptos nutriens propria carne et sanguine, concitatos ac túrbidos animi motus sedat; ipse est, qui gratias auget assequendamque animorum corporumque gloriam praeparat. Quos quidem divinae bonitatis thesauros, mystici sui Corporis membris non modo idcirco impertire dicendus est, quod eos, tam eucharistica hostia in terris, quam clarificata in coelis, ostensione vulnerarti precumque effusione a Patre Aeterno efflagitat, sed idcirco etiam quod singulis singulas gratias « secundum mensuram donationis Christi », eligit, determinat, distribuit. Ex quo consequitur ut a Divino Redemptore, tamquam ex capitali fonte vim hauriens, «totum corpus compactum et con nexum per omnem iuncturam subministrationis, secundum operationem in mensuram uniuscuiusque membri, augmentum corporis faciat in aedificationem sui in caritate » . 90 91 92 Ji, "Tv *7V* 4Ívt- Quae supra exposuimus, Venerabiles Fratres, modum presse breviterque explanantes, quo Christus Dominus ex divina plenitudine sua in Ecclesiam vult ubera sua dona influant, ut eadem sibimet ipsi quam maxime adsimuletur, haud parum profecto conferunt ad tertiam illam edisserendam rationem, ex qua etiam eruitur cur sociale Ecclesiae Corpus nomine Christi decoretur: quae quidem in eo ponitur, quod Servator noster ab se conditam societatem ipse divinitus sustentat. Ut acute subtiliterque Bellarminus animadvertit, haec Corporis Christi nominatio non ex eo solummodo explicanda est, quod Christus mystici sui Corporis Caput est dicendus, 93 80 Cf. S. THOM., III, q. 64, a. 3. , l Eph., IV, 7. Eph., IV, 1 6 ; cf. Col., II, 19. * Cf. De Rom. Pont., I, 9; De Concil., II, 19 M 3 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 218 sed ex eo etiam quod ita Ecclesiam sustinet, et ita in Ecclesia quodammodo vivit, ut ipsa quasi altera Christi persona exsistat. Quod quidem gentium Doctor ad Corinthios scribens affirmat, cum, nihil aliud adiiciens, « Christum » Ecclesiam vocat, ipsum profecto Magistrum imitatus, qui eidem Ecclesiam insectanti adclamaverat ex alto: « Saule, Saule, cur me persequens? » Quin immo si Nysseno credimus, saepius ab Apostolo Ecclesia « Christus » nuncupatur; nec ignotum vobis est, Venerabiles Fratres, illud Augustini effatum : « Christus Christum praedicat ». Nobilissima tamen eiusmodi appellatio non ita accipienda est, ac si ineffabile illud vinculum, quo Dei Filius concretam assumpsit humanam naturam, ad universam pertineat Ecclesiam; sed in eo posita est, quod Servator Noster bona maxime sibi propria ita cum Ecclesia sua communicat, ut haec secundum totam vitae suae rationem, tam adspectabilem quam arcanam, Christi imaginem q u a m perfectissime exprimat. Nam per iuridicam, ut aiunt, missionem qua Divinus Redemptor Apostolos in mundum misit, sicut ipse missus erat a Patre, ipse est, qui per Ecclesiam baptizat, docet, regit, solvit, ligat, offert, sacrificai Ea vero altiore donatione, interna ac sublimi prorsus, quam supra attigimus, Capitis scilicet rationem describentes influendi in membra sua, Christus Dominus Ecclesiam superna sua vita vivere iubet, totum eius Corpus divina virtute sua permeat, et singula membra secundum locum, ^uem in Corpore occupant, eo fere modo alit ac sustentat, quo cohaerentes sibi palmites vitis nutrit facitque frugiferos. Quodsi divinum hoc, a Christo datum, vitae virtutisque principium attente consideramus, prout ipsum fontem constituit 94 95 96 97 98 99 9 4 95 Cf. I Cor., XII, 1 2 . Cf. Act., IX, 4; XXII, 7; XXVI, 14. 9 6 Cf. GREG. NSSS., De vita Moysis: MIGNE, P. O., XLIV, 385. 9 7 Cf. Serm., CCCLIV, 1 : MIGNE, P. L., XXXIX, 1563. 98 99 Cf. IOANN., XVII, 18 et XX, 2 1 . Cf. LEO XIII, Sapientiae Christianae: A. S. S., XXII, 3 9 2 ; Satis cognitum: Ibidem, XXVIII, 710. Actu Pii Pp. XII cuiusvis doni gratiaeque creatae, facile intellegimus illud nihil aliud esse nisi Paraclitum Spiritum, qui a Patre Filioque procedit, quique peculiari modo « Spiritus Christi » seu « Spiritus Filii » dicitur. Hoc enim gratiae veritatisque Flamine Filius Dei in ipso intaminato Virginis sinu animam suam ornavit; hic Spiritus in deliciis habet in almo Redemptoris animo tamquam in templo suo dilectissimo habitare; hunc Spiritum proprio effuso cruore Christus nobis in Cruce promeruit; hunc denique super Apostolos efflans, Ecclesiae ad peccata remittenda largitus est; ac dum Christus solummodo hunc Spiritum non ad mensuram accepit, membris tamen mystici Corporis non nisi secundum mensuram donationis Christi ex ipsius Christi plenitudine impertitur. Ac postquam Christus in Cruce clarificatus est, eius Spiritus cum Ecclesia uberrima effusione communicatur, ut ipsa eiusque singula membra magis in dies magisque Servatori nostro adsimulentur. Spiritus Christi est, qui nos adoptivos Dei filios effecit, ut aliquando « omnes revelata facie gloriam Domini spéculantes, in eandem imaginem transformemur a claritate in claritatem ». Huic autem Christi Spiritui tamquam non adspectabili principio id quoque attribuendum est, ut omnes Corporis partes tam inter sese, quam cum excelso Capite suo coniungantur, totus in Capite cum sit, totus in Corpore, totus in singulis membris ; quibus pro diversis eorum muneribus atque officiis, pro maiore vel minore, quo fruuntur spiritualis sanitatis gradu, diversis rationibus praesens est atque adsistit. Ille est, qui caelesti vitae halitu in omnibus corporis partibus cuiusvis est habendus actionis vitalis ac reapse salutaris principium. Ille est, qui licet per se ipse in omnibus membris habeatur, in iisdemque divinitus agat, in inferioribus tamen etiam per superiorum ministerium 100 101 102 103 1 0 4 105 100 l u l 1 0 2 l ü 3 104 1 M Rom., VIII, 9; II Cor., III, 1 7 ; Gal., I V , 6. Cf. Io AN N., XX, 22. Cf. IOANN., III, 34. Cf. Eph., I, 8; IV, 7. Cf. Rom., VIII, 14-17; Gal., I V , 6-7. Cf. II Cor., III, 18. «220 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale operatur; ille denique est, qui dum Ecclesiae nova semper in dies, sua afflante gratia, incrementa parit, membra tamen, a Corpore omnino abscissa, renuit sanctitatis gratia inhabitare. Quam quidem Iesu Christi Spiritus praesentiam operationemque sapientissimus Decessor Noster imm. mem. Leo XIII Encyclicis Litteris Divinum illud per haec verba presse nervoseque significavit : « Hoc affirmare sufficiat, quod cum Christus Caput sit Ecclesiae, Spiritus Sanctus sit eius anima ». Si vero vitalem illam vim virtùtemque, qua tota Christianorum communitas a Conditore suo sustentatur, iam non in semet ipsa, sed in creatis, qui inde oriuntur, effectibus spectamus, in caelestibus ea muneribus consistit, quae Redemptor noster una cum Spiritu suo Ecclesiae impertit, unaque cum Spiritu suo, supernae lucis dator sanctitatisque effector, operatur. Ecclesia igitur haud aliter ac sancta eius omnia membra, grandem hanc Apostoli sententiam sibi sumere potest: « Vivo autem; iam non ego; vivit vero in me Christus ». 1 0 6 1 0 7 1 0 8 Haec Nostra de « Capite mystico » facta eloquia imperfecta quidem manerent, si non paucis saltem attingeremus hanc eiusdem Apostoli sententiam : « Christus Caput est Ecclesiae: Ipse Salvator Corporis eius ». Hisce enim verbis postrema indicatur ratio, cur Corpus Ecclesiae Christi nomine donetur. Est nempe Christus huius Corporis divinus Servator. Ipse enim iure meritoque a Samaritanis praedicatur « Salvator mundi »; immo absque ullo dubio dicendus est « Salvator omnium » ; quamvis cum Paulo sit addendum : « maxime fidelium )). Prae aliis videlicet omnibus, membra sua, quae Ecclesiam constituunt, acquisivit sanguine suo. Haec tamen, cum supra de Ecclesia e Cruce orta, de Christo lucis datore 1 0 9 1 1 0 1 1 1 1 1 2 l ü í 107 • P. L., ,08 A. 8. Gal., S., p. 650. Cf. AMBROS.., De Elia et ieiun., 10, 36-37 et In Psalm. 118, serm. 20, 2 : MIGNE, X I V , 710 109 XXIX, I I , 20. Eph., et X V , .1483 V , 23. 1 1 0 IOANN., I V , 42. 1 1 1 Cf. I Tim., I V , Act., X X , 28. 10. Acta Pii Pp. XII efïectoreque sanctitatis, deque eodem mystici sui Gorporis sustentatore, enucleate satis scripserimus, non est cur amplius explanemus, sed cur potius omnes, immortales grates agentes Deo, demisso intentoque animo meditemur. Quod autem Servator noster, olim e Cruce pendens, inchoavit, id perpetuo continenterque in caelesti beatitate peragere non desinit: « Caput nostrum, ait Augustinus, interpellat pro nobis: alia membra recipit, alia flagellât, alia mundat, alia consolatur, alia creat, alia vocat, alia revocat, alia corrigit, alia red integrat ». Nos autem omnes Christo in salutifero hoc opere debemus sociam praestare operam, « qui ex uno et per unum salvamur et salvamus ». 113 1 1 4 •V» «\¿ JZ, "TV" -/V* W Iam nunc, Venerabiles Fratres, ad illud edisserendum gradum faciamus, per quod quidem in sua luce ponere cupimus Christi Corpus, quod est Ecclesia, mysticum esse appellandum. Appellationem eiusmodi, quae iam in plurium aetatis veteris scriptorum usu habetur, haud pauca Summorum Pontificum documenta comprobant. Non autem una de causa haec vox adhibenda est; quandoquidem per illam sociale Ecclesiae Corpus, cuius Christus Caput est ac moderator, internosci potest a physico eius Corpore, quod e Deipara Virgine natum nunc ad Patris dexteram sedet, velisque Eucharisticis delitescit ; ac discerni item potest, quod ob hodiernos errores maioris momenti est, a naturali quovis corpore sive physico, sive, ut aiunt, morali. Dum enim in naturali corpore unitatis principium ita partes iungit, ut propria, quam vocant, subsistentia singulae prorsus careant; contra in mystico Corpore mutuae coniunctionis vis, etiamsi intima, membra ita inter se copulat, ut singula omnino fruantur persona propria. Accedit quod, si totius et singulorum membrorum mutuam inter se rationem conside1 1 3 Enarr. in Ps., L X X X V , 5 : MIGNE, P. L., X X X V I I , 1085. 1 1 4 CXEM. ALEX., Strom., V I I , 2 : MIGNE, P. G., I X , 413. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 222 ramus, in physico quolibet viventi corpore totius concretionis emolumento membra singula universa postremum unice destinantur, dum socialis quaelibet hominum compages, si modo ultimum utilitatis finem inspicimus, ad omnium et uniuscuiusque membri profectum, utpote personae sunt, postremum ordinantur. Itaque — ut ad rem nostram regrediamur — sicut Aeterni Patris Filius ob sempiternam omnium nostrum salutem de caelo descendit, ita Corpus Ecclesiae condidit divinoque Spiritu ditavit ad immortalium procurandam assequendamque animarum beatitatem, secundum illud Apostoli: « Omnia enim vestra sunt; vos autem Christi; Christus autem Dei ». Ut enim Ecclesia in bonum conformatur fidelium, ita in Dei et quem ipse misit Christi Iesu gloriam destinatur. Quodsi mysticum comparamus cum morali, ut aiunt, corpore, tum etiam animadvertendum est non leve quiddam interesse, sed aliquid summi momenti inter utrumque summaeque gravitatis. In hoc enim, quod morale vocant, nihil aliud est unitatis principium, nisi finis communis, communisque omnium in eundem finem per socialem auctoritatem conspiratio; dum in mystico, de quo agimus, Corpore conspirationi huic internum aliud adiungitur principium, quod tam in universa compage, quam in singulis eius partibus reapse exsistens virtuteque pollens, talis est excellentiae, ut ratione sui omnia unitatis vincula, quibus vel physicum vel morale corpus copuletur, in immensum prorsus evincat. Hoc est, ut supra diximus, aliquid non naturalis, sed superni ordinis, immo in semet ipso infinitum omnino atque increatum : Divinus nempe Spiritus, qui, ut ait Angelicus, « unus et idem numero, totam Ecclesiam replet et unit » . 115 116 Recta igitur vocis huius significatio in mentem revocat, Ecclesiam, quae perfecta genere suo societas haberi debet, non ex socialibus solummodo ac iuridicis elementis rationibusque constare. Ea nimirum longe praestantior est quam quaelibet aliae l l i 118 J Cor., III, 23; Pius XI, Divini Redemptoris: A. A. 8., 1937, p. 80. De Veritate, q. 29, a. 4, c. Acta Pii Pp. XII ns 1 1 7 hominum communitates ; quibus quidem sic antecellit, ut gratia naturam exsuperat, rebusque caducis omnibus immortalia sunt praestabiliora. Id genus communitates, imprimisque Civilis Societas, utique non spernendae sunt, nec parvi habendae; verumtamen in earum rerum ordine non tota Ecclesia est, sicut in mortalis corporis nostri concretione, non totus homo. Quamvis enim iuridicae rationes, quibus Ecclesia etiam innititur atque componitur, ex divina oriantur a Christo data constitutione, ad supernumque finem assequendum conferant, id tamen, quo christiana societas ad gradum evehitur, qui omnem naturae ordinem prorsus evincit, Redemptoris nostri Spiritus est, qui ceu fons gratiarum, donorum, ac charismatum omnium, perpetuo et intime Ecclesiam replet et in ea operatur. Siquidem, quemadmodum mortalis nostri corporis compages mirificum utique est Creatoris opus, sed quam longissime distat ab excelsa animi nostri dignitate : sic socialis christianae reipublicae structura, quamvis divini Architecti sui sapientiam praedicet, aliquid tamen inferioris omnino ordinis est, ubi cum spiritualibus donis comparatur, quibus eadem ornatur ac vivit, cum eorumque divino fonte. Ex iis, quae adhuc, Venerabiles Fratres, vobis scribendo explanandoque persecuti sumus, omnino patet gravi eos in errore versari, qui ad arbitrium suum quasi latentem minimeque conspicuam fingant Ecclesiam; itemque qui eam perinde habeant atque institutum quoddam humanum cum certa quadam disciplinae temperatione externisque ritibus, at sine supernae vitae communicatione. Dum contra, sicut Christus Ecclesiae Caput et exemplar, « non omnis est, si in eo vel humana dumtaxat spectetur natura visibilis..., vel divina tantummodo natura invisibilis..., sed unus est ex utraque et in utraque natura...: sic Corpus eius mysticum », quandoquidem Dei 118 119 1 2 0 1 2 1 1 1 7 l l i 1 1 8 1 2 0 1 2 1 Cf. LEO XITI, Sapientiae christianae : A. S. S., XXII, p. 392. Cf. LEO XIII, Satis cognitum : A. S. S., XXVIII, p. 724. Cf. Ibidem, p. 710. Cf. Ibidem, p. 710. Cf. Ibidem, p. 710. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale Verbum humanam naturam assumpsit doloribus obnoxiam, ut adspectabili societate condita et divino sanguine consecrata, « per visibilem gubernationem ad invisibilia homo revocaretur ». Quapropter funestum etiam eorum errorem dolemus atque improbamus, qui commenticiam Ecclesiam sibi somniant, utpote societatem quandam caritate alitam ac formatam, cui quidem — non sine despicientia — aliam opponunt, quam iuridicam vocant. At perperam omnino eiusmodi distinctionem inducunt : non enim intellegunt divinum Redemptorem eadem ipsa de causa conditum ab se hominum coetum, perfectam voluisse genere suo societatem constitutam, ac iuridicis omnibus sodalibusque elementis instructam, ut nempe salutiferum Redemptionis opus hisce in terris perennaret; et ad eundem finem assequendum caelestibus eam voluisse donis ac muneribus a Paraclito Spiritu ditatam. Eam utique Aeternus Pater voluit « regnum Filii dilectionis suae » ; attamen reapse regnum, in quo nimirum credentes omnes plenum praestarent intellectus voluntatisque suae obsequium, ac demisso obedientique animo ei sese confirmarent, qui pro nobis « factus est obediens usque ad mortem » . Nulla igitur veri nominis oppositio vel repugnantia haberi potest inter in visibilem, quam vocant, Spiritus Sancti missionem, ac iuridicum Pastorum Doctorumque a Christo acceptum munus; quippe quae, — ut in nobis corpus animusque — se invicem compleant ac perficiant, et ab uno eodemque Servatore nostro procedant, qui non modo divinum afilando halitum dixit: « Accipite Spiritum Sanctum », sed etiam clara voce imperavit : « Sicut misit me Pater, et ego mitto vos »; itemque: « Qui vos audit, me audit». 122 123 124 1 2 5 126 127 128 1 2 2 124 1 2 5 124 1 2 7 1 2 $ 1 M S. THOMAS, De veritate, q. 29, .a 4, ad 3. Conc. Vat., Sess. IV, Const. dogm. de Eccl., prol. Col., I, 13. Conc. Vat., Sess. I I I , Const. de fide cath., cap. 3. Philipp., I I , 8. IOANN, XX, 22. IOANN., XX, 21 L u c , X, 16. 129 225 Acta Pii Pp. XII Quodsi in Ecclesia aliquid cernitur, quod humanae arguit conditionis nostrae infirmitatem, id quidem non iuridicae est eius constitutioni attribuendum, sed lamentabili potius singulorum ad malum proclivi tati, quam idcirco divinus eius Conditor in altioribus etiam mystici sui Corporis membris esse patitur, üt et ovium Pastorumque virtus comprobetur, et in omnibus increscant christianae fidei promerita. Christus enim, ut supra diximus, ex constituto a se coetu seclusos noluit peccatores; si igitur nonnulla membra spiritualibus morbis laborant, non est cur erga Ecclesiam nostrum minuamus amorem, sed cur potius erga eius membra pietatem adaugeamus. Utique absque ulla labe refulget pia Mater in sacramentis, quibus filios procréât et alit; in fide, quam nullo non tempore intaminatam servat; in legibus sanctissimis, quibus omnes iubet, consiliisque evangelicis quibus admonet ; in coelestibus denique donis et charismatis, per quae innumera parit, inexhausta sua fecunditate, martyrum, virginum confessorumque agmina. Attamen eidem vitio verti nequit, si quaedam membra vel infirma vel saucia languescant, quorum. nomine cotidie ipsa Deum deprecatur : « Dimitte nobis debita nostra », quorumque spirituali curae, nulla interposita mora, materno fortique animo incumbit. Cum igitur « mysticum » Iesu Christi Corpus nuncupamus, per ipsam huius vocis significationem gravissime admonemur. Quae quidem monita in hisce S. Leonis verbis quodammodo resonant : « Agnosce, o Christiane, dignitatem tuam, et divinae consors factus naturae, noli in veterem vilitatem degeneri conversatione redire. Memento cuius Capitis et cuius Corporis sis membrum » . 130 131 áfe áfe W •7S" W Placet in praesens, Venerabiles Fratres, peculiarissimo modo verba facere de nostra cum Christo in Ecclesiae Corpore con1 3 0 1 3 1 Cf. Conc. Vat., Sess. I I I , Const. de fide cath., cap. 3. Serm., X X I , 3 : MIGNE, P. L., L I V , 192-193 ACTA, vol. X, n. 7. — 20-7-943. 15 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 226 1 3 2 iunctione, quae si— ut iure meritoque Augustinus ait — res grandis est, arcana atque divina, hac eadem tamen de causa saepenumero contingit, ut a nonnullis perperam intellegatur atque explicetur. Imprimis patet eam arctissimam esse : nam in Sacris Litteris non modo casti connubii vinculo adsimulatur, et cum vitali palmitum vitisque unitate, nostrique corporis compagine comparatur; sed etiam tam intima exhibetur, ut — secundum illud Apostoli : « Ipse (Christus) est Caput Corporis Ecclesiae » — perantiqua perpetuoque a Patribus tradita documenta doceant, divinum Redemptorem cum suo sociali Corpore unam dumtaxat constituere mysticam personam, seu ut Augustinus ait: Christum totum. Quin immo ipse Servator noster in sacerdotali sua oratione eiusmodi coagmentatioiiem cum miranda illa unitate, qua Filius est in Patre et Pater in Filio, conferre non dubitavit. 133 1 3 4 1 3 5 136 Nostra autem, quae in Christo est et cum Christo compages, primo loco ex eo constat, quod cum christiana respublica ex Conditoris sui voluntate sociale exsistat perfectumque Corpus, idcirco in ea copulatio insit oportet membrorum omnium ob eorum in eundem finem conspirationem. Quo autem nobilior est finis, ad quem haec conspiratio contendit, quo divinior est fons ex quo eadem procedit, eo excelsior procul dubio evadit unitas. Iam vero altissimus finis est : continuata nempe ipsius Corporis membrorum sanctificatio in gloriam Dei et Agni, qui occisus est. Fons autem divinissimus : non modo scilicet Aeterni Patris placitum, studiosaque Servatoris nostri voluntas, sed internus etiam Sancti Spiritus in mentes animosque nostros afflatus atque appulsus. Si enim ne minimus quidem actus, qui ad salutem conducat, elici potest, nisi in Spiritu Sancto, quomodo possunt innumerae cuiusvis gentis, cuiusvis stirpis multitudines 1 3 7 1 M Cf. AUGUST., Contra Faust., 21, 8 : MIGNE, P. L., XLII, 392. 1 3 3 Cf. 134 Col., I, 18. Cf. Enarr. in Ps., XVII, 5 1 et XC, II, 1 : MIGNE, P. L., XXXVI, 154 et XXXV11, 1 3 3 Eph., V, 22-23; 1159. 1 3 6 137 IOANN., XVII, 2.1-23. Apoc, V, 12-13. IOANN., XV, 1-5; Eph., IV, 16. Acta Pii Pp. XII 227 in supremam unius trinique Numinis gloriam communi consilio conspirare, nisi ex illius virtute, qui a Patre Filioque uno aeternoque efflatur amore? Quoniam vero, ut supra diximus, sociale eiusmodi Christi Corpus ex Conditoris sui voluntate adspectabile esse debet, conspiratio illa membrorum omnium extrinsecus etiam sese manifestet opus est, cum per eiusdem fidei professionem, tum per eorundem communionem sacrorum, per eiusdemque participationem sacrificii, tum denique per actuosam earundem legum observantiam. Idque praeterea omnino necessarium est, ut in oculis omnium conspicuum adsit supremum Caput, a quo mutua invicem adiutrix omnium opera ad propositum assequendum finem efficienter dirigatur: Iesu Christi dicimus in terris Vicarium. Quemadmodum enim divinus Redemptor Paraclitum misit veritatis Spiritum, qui suas partes agens, arcanam sumeret Ecclesiae gubernationem, ita Petro eiusque Successoribus mandavit, ut suam in terris gerentes personam perspicibilem quoque christianae reipublicae moderationem agerent. Iuridicis autem "hisce vinculis, quae iam ratione sui sufficiunt, ut cuiusvis alius, etsi supremae, humanae societatis nexus longe exsuperentur, alia necesse est accedat unitatis ratio ob tres illas virtutes, quibus nos inter et cum Deo arctissime copulamur : christianam inquimus fidem, spem caritatemque. Siquidem « unus Dominus, ut admonet Apostolus, una fides » ea nimirum fides, qua uni Deo adhaeremus et ei, quem misit, Iesu Christo. Quam intime vero hac fide obstringamur Deo, verba discipuli docent, quem Iesus peculiari modo diligebat: « Quisquis confessus fuerit, quoniam Iesus est Filius Dei, Deus in eo manet et ipse in Deo » . Nec minus inter nos et cum divino Capite nostro christiana hac fide copulantur. Nam quotquot credentes sumus, « habentes... eumdem spiritum fidei », eadem Christi luce collustramtir,. eodem 138 1 3 9 1 4 0 141 1 4 2 1 3 8 Cf. IOANN., X I V , 16 et 26. 139 Eph., 1 4 0 Cf. IOANN., X V I I , 3 141 I Ioann., I V , 15. II Cor., I V , 13. 142 IV, 5. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 228 Christi pabulo enutrimur, eademque Christi auctoritate et magisterio regimur. Quodsi idem in omnibus fidei spiritus virescit, omnes quoque eandem vitam « in fide vivimus Filii Dei, qui dilexit nos et tradidit semet ipsum pro nobis » ; et Christus Caput nostrum vivida fide in nobis susceptus et habitans in cordibus nostris, sicut fidei nostrae est auctor, ita erit et consummator. Sicut autem per fidem hisce in terris Deo ut veritatis fonti adhaeremus, ita eum per christianae spei virtutem appetimus ut fontem beatitatis, « exspectantes beatam spem et adventum gloriae magni Dei ». Ob commune autem illud caelestis Regni desiderium, q u o heic manentem civitatem habere Tenuim u s , sed futuram i n q u i r i m u s , s u p e r n a m q u e gloriam anhelamus, gentium Apostolus dicere non dubitavit : « Unum Corpus et unus Spiritus, sicut vocati estis in una spe vocationis vestrae »; immo Christus in nobis veluti spes gloriae residet. u : f 1 4 4 1 4 5 1 4 6 1 4 7 148 149 At si fidei et spei nexus, quibus cum Divino Redemptore nostro in mystico eius Corpore iungimur, magnae sunt gravitatis maximique momenti, non minoris profecto gravitatis efficientiaeque sunt vincula caritatis. Namque, si etiam in rerum natura aliquid praestantissimum est amor, ex quo vera amicitia ducitur, quid de superno illo amore dicendum, qui ab ipso Deo in animos infunditur nostros? « Deus caritas est, et qui manet in caritate, in Deo manet et Deus in eo » . Quae quidem caritas id efficit quasi ex constituta a Deo lege, ut in nos amantes eum redamantem descendere iubeat, secundum illud : «Si quis diligit me..., et Pater meus diriget eum, et ad eum veniemus et mansionem apud eum faciemus » . Caritas igitur 150 151 1 4 s Cf. Gal., I I , 20. Cf. Eph., I I I , 1 7 " Cf. Hebr., X I I , 2 Tit., I I , 13. 1 1 4 a 146 1 4 7 14a 1 4 8 150 J Cf. Hebr., X I I I , 14. Eph., I V , 4. Cf. Col., I , 27. / Ioann., I V , .10. " IOANN., X I V , 23. Acta Pii Pp. XII omni alia virtute arctius nos coniungit cum Christo, cuius caelesti ardore infiammati, tot Ecclesiae filii gavisi sunt pro eo contumeliam pati, et ad supremum usque vitae halitum sanguinisque effusionem, quaelibet, etsi maxime ardua, obire atque evincere. Quapropter divinus Servator noster hisce verbis vehementer nos adhortatur: « Manete in dilectione mea ». Et quandoquidem caritas ieiuna res est ac prorsus vacua, si bonis operibus non panditur et quodammodo efficitur, idcirco haec continuo subiungit: « Si praecepta mea servaveritis, manebitis in dilectione mea; sicut et ego Patris mei praecepta servavi et maneo in eius dilectione » . Huic tamen erga Deum, erga Christum amori caritas in proximos respondeat oportet. Siquidem quomodo asseverare possumus divinum nos Redemptorem diligere, si eos oderimus, quos ipse ut mystici sui Corporis membra faceret, pretioso suo sanguine redemit ? Quamobrem ita ille nos admonet, quem prae ceteris Christus dilexit Apostolus : « Si quis dixerit quoniam diligo Deum, et fratrem suum oderit; mendax est. Qui enim non diligit fratrem suum, quem videt, Deum, quem non videt, quomodo potest diligere? Et hoc mandatum habemus a Deo, ut qui diligit Deum, diligat et fratrem suum ». Immo id etiam est affirmandum, eo magis nos fore cum Deo, cum Christo coniunctos, quo magis futuri simus alter alterius membra, pro invicem sollicita ; sicut ex altera parte, eo magis nos fore inter nos cohaerentes caritateque copulatos, quo flagrantiore amore ad Deum divinumque Caput nostrum adstricti fuerimus. 152 153 154 1 5 5 Nos autem Unigenitus Dei Filius, iam ante mundi exordium, aeterna infinitaque cognitione sua perpetuoque amore amplexus est. Quem quidem amorem, ut adspectabili ac miranda prorsus ratione patefaceret, nostram sibi in hypostaticam unitatem adiunxit naturam; qua fit— quod candida quadam simplici1 M 1 8 3 154 155 IOANN., X V , 9-10. I Ioann., I V , 20-21. Born., X I I , 5. / Oor., X I L 2 5 . Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 230 tate Maximus Taurinensis animadvertit — ut « in Christo caro nostra nos diligat ». Eiusmodi vero amantissima cognitio, qua divinus Redemptor a primo Incarnationis suae momento nos prosecutus est, studiosam quamlibet humanae mentis vim exsuperat; quandoquidem per beatam illam visionem, qua vixdum in Deiparae sinu exceptus, fruebatur, omnia mystici Corporis membra continenter perpetuoque sibi praesentia habet, suoque complectitur salutifero amore. O mira erga nos divinae pietatis dignatio; o inaestimabilis ordo immensae caritatis! In praesepibus, in Cruce, in sempiterna Patris gloria omnia Ecclesiae membra Christus sibi conspecta sibique coniuncta habet longe clarius, longeque amantius, quam mater filium suum in gremio positum, quam quilibet semetipsum cognoscit ac diligit. Ex hucusque allatis facile cernitur, Venerabiles Fratres, cur Paulus Apostolus tam frequenter scribat Christum esse in nobis, nosque esse in Christo. Quod quidem subtiliore quoque ratione comprobatur. Est nempe Christus in nobis, ut supra enucleate satis exposuimus, per Spiritum suum, quem nobiscum communicat, et per quem ita in nobis operatur, ut quaecumque divina a Spiritu Sancto in animis peraguntur, etiam a Christo ibi peracta dicantur oporteat. « Si quis Spiritum Christi non habet, inquit Apostolus, hic non est eius: si autem Christus in vobis est..., spiritus vivit propter iustificationem». Ex eadem autem Spiritus Christi communicatione efficitur, ut, cum omnia dona, virtutes et charismata, quae in Capite excellentes uberrime efficienterque insunt, in omnia Ecclesiae membra deriven tur, et in iis secundum locum quem in mystici Iesu Christi Corpore occupant, in dies perficiantur, Ecclesia veluti plenitudo constituatur et complementum Redemptoris ; Christus vero quoad omnia in Ecclesia quodammodo adimpleatur. Quibus quidem verbis ipsam attigimus rationem, cur, 1 5 6 1 5 7 158 1 5 9 1SÍ Serm. X X I X : MIGNE, P. L., LVII, 594. 1 8 7 1 5 8 " 9 Cf. S . THOM., Comm. in Ep. ad Eph., cap. I I , lect 5. Rom., VIII, 9-10. Cf. S . THOM., Comm. in Ep. ad Eph., cap. I , lect. 8. : Actu Pii Pp. XII 231 secundum Augustini placita, iam breviter indicata, Caput mysticum, quod Christus est, et Ecclesia, quae hisce in terris veluti alter Christus eius personam gerit, unum novum hominem constituant, quo in salutifero Crucis opere perpetuando caelum et terra iungantur : Christum dicimus Caput et Corpus, Christum totum. Profecto non sumus nescii, arcanae huic intellegendae explicandaeque doctrinae — quae circa nostram versatur cum Divino Redemptore coniunctionem, peculiarique modo circa Spiritus Sancti in animis inhabitationem — multa obstare velamina, quibus arcana eadem doctrina ob inquirentium mentis debilitatem quasi quadam caligine obvolvatur. At novimus etiam ex recta adsiduaque huius rei pervestigatione, atque ex variarum opinionum conflictu sententiarumque concursu, si modo veritatis amor ac debitum Ecclesiae obsequium eiusmodi inquisitionem dirigant, pretiosa scatere atque exsilire lumina, quibus in sacris quoque id genus disciplinis profectus reapse habeatur. Non eos igitur improbamus, qui diversas vias rationesque ingrediantur ad tam altum attingendum et pro viribus collustrandum mirandae huius nostrae cum Christo coniunctionis mysterium. Verumtamen id omnibus commune atque inconcussum esto, si a germana velint doctrina, a rectoque Ecclesiae magisterio non aberrare: omnem nempe reicendum esse mysticae huius coagmentationis modum, quo christifideles, quavis ratione ita creatarum rerum ordinem praetergrediatur, atque in divina perperam invadant, ut vel una sempiterni Numinis attributio de iisdem tamquam propria praedicari queat. Ac praeterea certissimum illud firma mente retineant, hisce in rebus omnia esse habenda Sanctissimae Trinitati communia, quatenus eadem Deum ut supremam efficientem causam respiciant. Animadvertant quoque necesse est, hac in causa de occulto mysterio agi, quod in hoc terrestri exsilio, velamine quolibet detectum, omnino introspici, humanaque lingua significari numquam possit. Inhabitare quidem Divinae Personae dicuntur, quatenus in creatis animantibus intellectu praeditis imperscrutabili modo praesentes, ab iisdem per cognitionem et amorem Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 160 attingantur, quadam tamen ratione omnem naturam transcendente, ac penitus intima et singulari. Ad quam quidem intuendam ut parumper saltem accedamus, non illa via ac ratio neglegenda est, quam Vaticana Synodus in id genus rebus valde commendat; quae quidem ad hauriendam lucem contendens, qua Dei arcana paullisper saltem internoscantur, id assequitur, mysteria eadem inter se comparans et cum supremo fine, quo dirigantur. Opportune igitur sapientissimus Decessor Noster fel. rec. Leo XIII, cum de hac nostra cum Christo coniunctione deque Divino nos inhabitante Paraclito loqueretur, ad beatam illam visionem oculos convertit, qua aliquando in caelis haec eadem mystica copulatio consummationem suam perfectionemque consequetur. « Haec mira coniunctio, inquit, quae suo nomine inhabitatio dicitur, conditione tantum seu statu ab ea discrepat, qua caelites Deus beando complectitur ». Qua quidem visione, modo prorsus ineffabili fas erit Patrem, Filium Divinumque Spiritum mentis oculis superno lumine auctis con templari, divinarum Personarum processionibus aeternum per aevum proxime adsistere, ac simillimo illi gaudio beari, quo beata est sanctissima et indivisa Trinitas. Quae autem hactenus de arctissima hac mystici Iesu Christi Corporis cum Capite suo coniunctione proposuimus, imperfecta Nobis viderentur, si heic pauca saltem de Sanctissima Eucharistia non adiiceremus, qua eiusmodi coniunctio hac in mortali vita velut ad culmen adducitur. Voluit siquidem Christus Dominus ut haec miranda, ac numquam satis exornata laudibus coagmentatio, qua inter nos et cum divino Capite nostro iungimur, per Eucharisticum Sacrificium peculiari modo credentibus manifestaretur. In eo enim sacrorum administri non solum Servatoris nostri vices gerunt, sed totius etiam mystici Corporis singulorumque fidelium; itemque in eo christifideles ipsimet immaculatum Agnum, unius sacerdotis voce in altari praesentem 1 6 1 162 1 4 0 Cf. S. THOM., I, q. 43, a. 3. 1 4 1 Sess. III, Const. de fid. cath., cap. 4. Cf. Divinum illud: A. S. S., XXIX, p. 653. 1 4 2 233 Actu Pii Pp. XII constitutum, communibus votis precibusque consociati, per eiusdem sacerdotis manus Aeterno Patri porrigunt, gratissimam quidem laudis placationisque hostiam pro totius Ecclesiae necessitatibus. Et perinde ac divinus Redemptor, in Cruce monens, semet ipsum, ut totius humani generis Caput, Aeterno Patri obtulit, ita idem « in hac oblatione munda » non modo semet ipsum, ut Ecclesiae Caput, caelesti Patri offert, sed in semet ipso mystica etiam sua membra, quippe qui eadem omnia, debiliora quoque et infirmiora, in Corde suo amantissime includat. Eucharistiae vero sacramentum, dum vivida et mira prorsus unitatis Ecclesiae imago exsistit, — quandoquidem consecrandus panis ex multis granis oriens in unum coalescit — nobis ipsum supernae gratiae auctorem impertit, ut illum ex eo caritatis Spiritum hauriamus, quo non iam nostram, sed Christi vitam vivere iubeamur, et in omnibus socialis sui Corporis membris Redemptorem ipsum diligamus. Si igitur in tristissimis, quibus hodie angimur, rerum adiunctis, plurimi habeantur, qui Christo Domino, Eucharisticis velis delitescenti, ita adhaereant, ut nec tribulatio, nec angustia, nec fames, nec nuditas, nec periculum, nec persecutio, nec gladius eos separare queant ab eius caritate, tum procul dubio sacra Synaxis, non sine providentis Dei consilio, postremis hisce temporibus in frequentiorem usum inde a pueritia restituta, illius fortitudinis fons evadere queat, quae haud raro christianos etiam heroas excitare ac fovere possit. 1 6 3 1 6 4 1 6 5 a fe: a l& w iffew Haec sunt, Venerabiles Fratres, quae, si Christifideles pie ac recte intellegant diligenterque retineant, facilius ab illis etiam erroribus cavere possunt, qui ex difficilis huius causae investigatione, per arbitrium a quibusdam peracta, non sine magno catholicae fidei discrimine animorumque perturbatione scateant. , M 1 6 4 1 8 5 MAL., I, 11. Cf. Didaohe, IX, 4. Cf. Rom., VIII, 35. 234 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale Non enim desunt, qui haud satis considerantes Paulum Apostolum translata tantummodo verborum significatione hac in re fuisse locutum, nec peculiares ac proprias corporis physici, moralis, mystici significationes, ut omnino oportet, distinguenfces, perversum aliquod inducunt unitatis commentum; quandoquidem divinum Redemptorem et Ecclesiae membra in physicam unam personam coire et coalescere iubent, et dum hominibus divina attribuunt, Christum Dominum erroribus humanaeque in malum proclivitati obnoxium faciunt. A qua quidem doctrinae fallacia quemadmodum catholica fides sanctorumque Patrum praecepta prorsus abhorrent, ita pariter gentium Apostoli mens ac sententia omnino refugit, qui, quamvis Christum eiusque mysticum Corpus mira inter se coagmentatione coniungat, alterum tamen alteri, ut Sponsum Sponsae, opponit. 1 6 6 Nec minus a veritate aberrat periculosus eorum error, qui ex arcana omnium nostrum cum Christo coniunctione insanum quemdam, ut aiunt, quietismum deducere conantur; quo quidem spiritualis omnis Christianorum vita eorumque ad virtutem progressio Divini Spiritus actioni unice attribuuntur, ea nempe seclusa ac posthabita, quae a nobis eidem praestari debet, socia ac veluti adiutrice opera. Nemo profecto infitiari potest Sanctum Iesu Christi Spiritum unum esse fontem, ex quo superna omnis vis in Ecclesiam in eiusque membra profluat. Etenim « gratiam et gloriam, ut Psaltes ait, dabit Dominus » . Attamen, quod homines in sanctitatis operibus constanter perseverent, quod in gratia in virtuteque alacri animo proficiant, quod denique non modo ad christianae perfectionis apicem strenue contendant, sed ceteros quoque ad eam assequendam pro viribus excitent, haec omnia caelestis Spiritus operari non vult, nisi iidem homines cotidiana actuosaque navitate suas partes agant. « Non enim dormientibus, ait Ambrosius, divina beneficia, sed observantibus deferuntur ». Namque, si in mortali 167 1 6 8 187 158 Cf. Eph., V, 22-23. Ps., LXXXIII, 12. Expos. Evang. sec. Luc, IV, 49: MIGNE, P. L.. XV, 162C. 235 Actu Pii Pp. XII nostro corpore haud intermissa exercitatione membra roborantur ac vigescunt, multo profecto magis id contingit in sociali Iesu Christi Corpore, in quo singula membra propria cuiusque libertate, conscientia agendique ratione fruuntur. Quam ob rem, qui dixit : « Vivo autem, iam non ego : vivit vero in me Christus »; idem asseverare non dubitavit: « Gratia eius (hoc est Dei) in me vacua non fuit, sed abundantius illis omnibus laboravi: non ego autem, sed gratia Dei mecum » . Omnino igitur perspicuum est fallacibus hisce doctrinis mysterium, de quo agimus, non in spiritualem christifidelium profectum, sed in eorum ruinam miserrime verti. Quod ex falsis etiam eorum placitis evenit, qui asseverant non tanti esse faciendam frequentem admissorum venialium, ut aiunt, confessionem, cum praestet potius generalis illa confessio, quam singulis diebus Sponsa Christi cum filiis suis sibi in Domino coniunctis, per sacerdotes faciat ad altare Dei accessurus. Pluribus utique modis, iisque summopere lau dandis, ut probe nostis, Venerabiles Fratres, haec admissa expiari possunt ; sed ad alacriorem cotidie per virtutis iter progressionem faciendam maxime commendatum volumus pium illum, non sine Spiritus Sancti instinctu ab Ecclesia inductum, crebrae confessionis usum, quo recta sui ipsius cognitio augetur, christiana crescit humilitas, morum eradicatur pravitas, spirituali neglegentiae torporique obsistitur, conscientia purificata, roboratur voluntas, salutaris animorum moderatio procuratur, atque ipsius sacramenti vi augetur gratia. Ii igitur animadvertant, qui inter iuvenis cleri ordines frequentioris confessionis aestimationem minuant atque exténuent, rem se aggredi a Christi Spiritu alienam, ac mystico Servatoris nostri Corpori funestissimam. 1 6 9 170 Sunt praeterea nonnulli, qui precibus nostris omnem veri nominis impetrandi vim denegant, vel qui in hominum mentes insinuare conantur supplicationes ad Deum privatim admotas parvi esse faciendas, cum publicae potius, Ecclesiae nomine 189 170 Gal., II, 20. I Cor., XV, 10. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 236 adhibitae, reapse valeant, quippe quae a mystico proficiscantur Iesu Christi Corpore. Perperam id quidem: nam divinus Redemptor non modo Ecclesiam suam, utpote Sponsam dilectissimam, sibi coniunctissimam habet, sed in eadem singulorum quoque fidelium animos, quibuscum percupit, postquam praesertim ad Eucharisticam mensam accesserint, quam intime colloqui. Et licet publica comprecatio, utpote ab ipsa Matre Ecclesia procedens, ob Sponsae Christi dignitatem prae qualibet alia excellât: attamen preces omnes, vel privatissime prolatae, nec dignitate nec virtute carent, et ad totius etiam mystici Corporis utilitatem, multopere conferunt; in quo quidem nihil bene, nihil recte a singulis membris perfici potest, quod per Sanctorum Communionem in universorum quoque salutem non redundet. Neque singuli homines prohibentur, idcirco quod huius Corporis sunt membra, quominus peculiares quoque gratias, vel ad praesentem Vitam quod attinet, servata tamen divinae voluntati ob temperatone, sibimet ipsis petant : manent enim iidem sui iuris personae, et singularibus suis obnoxii necessitatibus. Caelestium vero rerum meditationem quanti debeant facere omnes, non solummodo Ecclesiae documentis, sed omnium etiam sanctitate praestantium usu atque exemplo comprobatur. Non desunt postremo, qui dicunt supplicationes nostras non ad ipsam Iesu Christi personam, sed ad Deum potius, vel ad aeternum Patrem per Christum esse dirigendas, cum Servator noster, prout mystici sui Corporis Caput, « mediator Dei et hominum » solummodo sit habendus. Attamen id non solum Ecclesiae menti adversatur Christianorumque consuetudini, sed veritati etiam offendit. Christus enim, ut proprie accuratoque loquamur, secundum utramque naturam una simul, totius Ecclesiae est Caput; ac ceteroquin ipse sollemniter asseveravit : <( Si quid petieritis me in nomine meo, hoc faciam ». Et quam1 7 1 1 7 2 173 174 1 7 1 173 1 7 3 1 7 1 Cf. S. THOM., I I - I I , q. 83, a. 5 et 6. I Tim., II, 5. Cf. S. THOM., De Veritate, q. 29, a. 4, c. IOANN., X I V , 14. 237 Actu Pii Pp. XII vis in Eucharistico praesertim Sacrificio — in quo Christus, cum sacerdos ipsemet et hostia sit, conciliatoris munere peculiari modo fungitur — orationes ad aeternum Patrem per Unigenitum suum plerumque admoveantur, nihilo secius non raro, ac vel in ipsa litatione, ad Divinum quoque Redemptorem preces adhibentur; quandoquidem Christianis omnibus cognitum clareque perspectum esse debet hominem Christum Iesum eundem esse Dei Filium, ipsumque Deum. Atque adeo, dum militans Ecclesia intaminatum Agnum sacratamque Hostiam adorat ac precatur, triumphantis videtur Ecclesiae voci quodammodo respondere, perpetuo canentis : « Sedenti in throno et Agno : benedictio et honor et gloria et potestas in saecula saeculorum » . 175 J/. .1/. JA. W W W Postquam, Venerabiles Fratres, in huius commentatione mysterii, quod arcanam omnium nostrum amplectitur cum Christo coniunctionem, ut universalis Ecclesiae Magister, mentes veritatis luce collustravimus, pastorali muneri nostro consentaneum ducimus animis quoque stimulos adiicere ad mysticum eiusmodi Corpus incensa illa caritate adamandum, quae non modo cogitatione verbisque, sed dedita etiam opera proferatur. Si enim Veteris Legis sectatores de terrestri Civitate sua haec cecinere: « Si oblitus fuero tui, Ierusalem, oblivioni detur dextera mea: adhaereat lingua mea faucibus meis, si non meminero tui; si non proposuero Ierusalem in principio laetitiae meae », quanto cum maiore gloria effusioreque gaudio idcirco nobis exsultandum est, quod Civitatem inhabitamus ex vivis et electis lapidibus exstructam in monte sancto, « ipso summo angulari lapide Christo Iesu ». Siquidem nihil gloriosius, nihil nobilius, nihil profecto honorificentius cogitari potest, quam sanctam, catholicam, apostolicam Romanamque Ecclesiam participare, qua unius tam venerandi Corporis membra efficimur, ab uno dirigimur tam 1 7 6 1 7 7 175 1 , r Apoc, V, 13. Ps., CXXXVI, 5-6 Eph., II, 20; I Petr., II, 4-5. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 238 excelso Capite; ab uno perfundimur Divino Spiritu; una denique doctrina unoque Angelico Pane hoc in terreno exsilio enutrimur eo usque dum tandem aliquando una sempiternaque in caelis beatitate fruamur. Ne autem a tenebrarum angelo decipiamur, transfigurante se in angelum lucis, haec sit amoris nostri suprema lex, ut nempe Christi Sponsam, qualem eam Christus voluit suoque sanguine acquisivit, diligamus. Non modo igitur sacramenta, quibus Ecclesia pia Mater nos alit ; non modo sollemnia, quibus nos solacio laetitiaque afficit, ac sacra cantica et liturgici ritus, quibus mentes nostras ad caelestia erigit, carissima nobis sint oportet, sed et sacramentalia, quae dicimus, atque varia illa pietatis exercitia, quibus eadem fidelium animos Spiritu Christi suaviter imbuit et consolatur. Nec solummodo officium nobis est maternam eius erga nos pietatem, ut filios addecet, rependere, sed acceptam etiam a Christo auctoritatem eius revereri, quae in captivitatem redigit intellectus nostros in obsequium Christi; atque adeo eius legibus eiusque de moribus praeceptis, nonnumquam naturae nostrae a primaeva innocentia lapsae durioribus, obtemperare iubemur; itemque rebellans, quod gerimus, corpus voluntaria castigatione compescere; quin immo interdum a iucundis etiam rebus, neque iis noxiis, abstinere admonentur. Nec satis est mysticum hoc Corpus diligere, divino Capite caelestibusque dotibus insigne ; sed actuoso etiam amore idem prosequi debemus, prouti in mortali manifestatur carne nostra, ex humanis nempe infirmisque elementis constans, etsi minus eadem nonnumquam ei loco congruunt, quem in venerando illo Corpore occupant. 178 179 Ut autem solidus eiusmodi atque integer amor in animis resideat nostris, in diesque augeatur, assuescamus necesse est in Ecclesia ipsum Christum videre. Christus est enim, qui in Ecclesia sua vivit, qui per eam docet, regit, sanctitatemque impertit; Christus quoque est qui varie sese in variis suis socialibus membris manifestat. Ubi igitur vivido hoc fidei spiritu 1 7 8 1 7 9 Cf. 77 Cor., XI, 14. Cf. 77 Cor., X, 5. , 239 Actu Pii Pp. XII christifideles omnes vivere reapse conitentur, tum profecto non solum altiora mystici huius Corporis membra, eaque praesertim a quibus est ex divini Capitis mandato ratio aliquando reddenda de animabus nostris, honore debitoque obsequio prosequentur, sed ea etiam sibi cordi habebunt, erga quae Servatur noster peculiarissimo amore affectus est: infirmos dicimus, saucios et aegrotos, qui vel naturali, vel superno medicamine indigent; pueros, quorum innocentia tam facile hodie periclitatur, quorumque animula ut cera effingitur; pauperes denique in quibus iuvandis ipsa Iesu Christi persona miseratione summa agnoscenda est. Ut enim iure meritoque Apostolus admonet : « Multo magis quae videntur membra Corporis infirmiora esse, necessariora sunt; et quae putamus ignobiliora membra esse Corporis, his honorem abundantiorem circumdamus ». Quam quidem gravissimam sententiam Nos in praesens, pro altissimi conscientia officii, quo obstringimur, iterandam reputamus, dum magno cum maerore cernimus corpore deformes, amentes patriisque morbis infectos, utpote molestum societatis onus, vita interdum privari; idque a quibusdam efferri quasi novum humanae progressionis inventum, communique utilitati maxime consentaneum. At quisnam cordatus non videat hoc non tantum naturali divinaeque legi, in omnium animis inscriptae, sed altioris etiam humanitatis sensibus acerrime adversari? Horum igitur sanguis, qui sunt Redemptori nostro idcirco cariores, quod maiore sunt miseratione digni, « clamat ad Deum de terra » . 1 8 0 : 181 182 183 Ne autem sincera illa caritas, qua in Ecclesia eiusdemque membris Servatorem nostrum cernere debemus, pedetemptim languescat, valde opportunum est ipsum Iesum, veluti supremum erga Ecclesiam amoris exemplar, intueri. Et primum quidem huius amoris amplitudinem imitemur. Una profecto est Christi Sponsa, nempe Ecclesia ; attamen divini Sponsi amor tam late patet, ut neminem excludens, uni1 8 0 181 1 8 2 1 8 3 Cf. Hebr., XIII, 17. I Cor., XII, 22-23. Cf. Decret. S. Officii, 2 Dec. 1940 : A. A. 8., 1940, p 553. Cf. Gen., IV, 10. 240 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale versum hominum genus in sua Sponsa amplectatur. Hac scilicet de causa sanguinem suum Servator noster effudit, ut omnes homines, natione ac stirpe seiunctos, Deo reconciliant in Cruce, eosdemque in unum Corpus coalescere iuberet. Verus igitur Ecclesiae amor postulat non solum ut in ipso Corpore simus alter alterius membra pro invicem sollicita, quae gloriante alio membro gaudeant, patienti compatiantur oporteat, sed etiam ut alios homines nobiscum nondum in Ecclesiae Corpore coniunctos, fratres agnoscamus Christi secundum carnem, una nobiscum ad eandem aeternam salutem evocafcos. Utique, proh dolor, hodie praesertim non desunt, qui simultatem, odium livoremque superbe iactent, veluti quiddam extollens atque efferens humanam dignitatem, humanamque virtutem. Nos tamen, dum funestos huius doctrinae fructus dolentes cernimus, pacificum Regem nostrum sequamur, qui nos docuit non solum eos amare, qui non ex eadem gente, neque ex eadem stirpe sint orti, sed vel ipsos inimicos diligere. Nos, suavissimo Apostoli gentium sententia perfusis animis, cum eodem canamus quae sit longitudo, latitudo, sublimitas, profundum caritatis Christi ; quam quidem nec generis morumque diversitas diffringere, nec immensi oceani tractus imminuere, nec bella denique, vel iusta vel iniusta de causa suscepta, dissolvere possunt. Gravissima hac hora, Venerabiles Fratres, qua tot dolores corpora lacérant maeroresque animos, ad hanc supernam caritatem excitari omnes oportet, ut collatis omnium bonorum viribus — eorum praesertim recordamur, qui cuiusvis generis consociationibus ad suppetias occurrendum dant operam — tam ingentibus animi corporisque necessitatibus mira pietatis misericordiaeque contentione subveniatur; atque adeo mystici Iesu Christi Corporis studiosa largitas et inexhausta fecunditas ubique gentium refulgeant. 1 8 4 1 8 5 1 8 6 1 8 7 188 1 M 1 8 5 Cf. Rom., X I I , Cf. I Cor., X I I , 1 8 6 Cf. 1 8 7 Cf. L u c , 1 8 8 Cf. Eph., Luc, X, VI, 5; I Cor., X I I , 25. 26. 33-37. 27-35; I I I , 18. MATTH., V, 44-48. 241 Actu Pii Pp. Xll Quandoquidem autem caritatis amplitudini, qua Christus dilexit Ecclesiam, actuosa in eo respondet caritatis constantia, nos quoque omnes adsidua studiosaque voluntate mysticum Christi Corpus adamemus. Porro nulla assignari potest hora, qua Redemptor noster ab Incarnatione sua, cum primum Ecclesiae fundamentum posuit, usque ad mortalis vitae exitum, et fulgentibus sanctitudinis suae exemplis, et concionando, colloquendo, convocando, consti tuen doque, ad Ecclesiam aut formandam aut confirmandam, ad fatigationem usque, licet Dei Filius, non laboraverit. Cupimus igitur, ut omnes, quotquot Ecclesiam agnoscunt veluti matrem, sedulo perpendant, non modo sacrorum administris, iisque dumtaxat, qui Deo mancipati religiosae vitae se dederint, sed ceteris quoque mystici Iesu Christi Corporis membris, pro sua cuiusque parte, officium esse impense diligenterque adlaborandi ad aedificationem et incrementum eiusdem Corporis. Quod ut peculiari modo animadvertant optamus — quod ceteroquin laudabiliter faciunt — ii, qui in Catholicae Actionis agminibus militantes, sacrorum Antistitibus ac sacerdotibus in apostolatus munere adiutricem operam navant; iique etiam, qui in piis sodaliciis ad eundem finem auxiliariam opem praestant. Quam quidem eorum omnium sollertem navitatem, in praesentibus rerum condicionibus, summi esse momenti, maximaeque gravitatis, nemo est qui non videat. Neque heic praeterire silentio possumus patres matresque familias, quibus Servator noster tenerrima sui mystici Corporis membra concredidit; enixe igitur eos ob Christi Ecclesiaeque amorem compellamus, ut sibi demandatae suboli cura diligentissima prospiciant; eamque ab insidiis omne genus, quibus tam facile hodie illaqueatur, praecavere iubeant. Peculiari autem modo Redemptor noster suum erga Ecclesiam flagrantissimum amorem piis ostendit supplicationibus, ad caelestem Patrem pro eadem admotis. Siquidem — ut haec solummodo in memoriam revocemus — omnes norunt, Venerabiles Fratres, eum, mox Crucis patibulum subiturum, incensissimas efïudisse preces pro Petro, pro ceteris Aposto1 8 9 i S 9 ACTA, Cf. L u c , XXII, 32. vol X, n. 7. — 2 0 - 7 - 9 4 3 16 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 1 9 0 lis, pro omnibus denique, qui per divini verbi praedicationem eidem essent credituri. Quod quidem nos Christi exemplum imitantes, cotidie Dominum messis adprecemur, ut mittat operarios in messem suam; ac cotidie omnium nostrum comprecatio ad caelestia evehatur omniaque commendet mystici Iesu ' Christi Corporis membra. Inprimisque sacrorum Antistites, quibus peculiaris cuique suae Dioecesis cura demandata est; ac sacerdotes dein religiososque viros ac mulieres, qui in sortem Dei vocati, cum apud suos, tum in exteris etiam ethnicorum regionibus divini Redemptoris Regnum tutantur, adaugentj provehunt. Nullius autem membri huius venerandi Corporis haec communis supplicatio obliviscatur; eosque praesertim reminiscatur, qui vel terrestris huius incolatus doloribus angustiisque premuntur, vel vita functi piaculari igne purificantur. Neque eos praetermittat, qui christianis praeceptis instruuntur, ut quam primum lustralis aquae lavacro expiari queant. Ac vehementer cupimus, ut eis quoque communes hae preces incensa caritate prospiciant, qui vel nondum Evangelii sint veritate collustrati, neque in securas Ecclesiae caulas ingressi; vel a Nobis, qui licet immerentes Iesu Christi personam hisce in terris sustinemus, ob miserum fidei unitatisque discidium seiuncti sint. Quam ob rem, divinam illam Servatoris nostri ad caelestem Patrem orationem geminemus: « Ut omnes unum sint, sicut tu, Pater in me et ego in te, ut et ipsi in nobis unum sint; ut credat mundus, quia tu me misisti » . Hos etiam, qui ad adspectabilem non pertinent Catholicae Ecclesiae compagem, ut profecto nostis, Venerabiles Fratres, inde ab inito Pontificatu, supernae Nos commisimus tutelae supernoque regimini, sollemniter adseverantes nihil Nobis, Boni Pastoris exemplum sequentibus, magis cordi esse, quam ut vitam habeant et abundantius habeant. Quam quidem sollemnem 191 192 1 9 3 194 1 9 0 Cf. IOANN., X V I I , 1 9 1 Cf. IOANN., X V I I , 20-23 1 9 3 9-19. Cf. MATTH., I X , 38; L u c , X, 2. 1 9 J IOANN., X V I I , 21. 1 9 4 Cf. Litt. enc. Summi Pontificatus: A. A. S., 1939, p. 419. Actu Pii Pp. XII 243 adseverationem Nostram per Encyclicas has Litteras, quibus (( magni et gloriosi Corporis Christi » laudes praedicavimus, imploratis totius Ecclesiae precibus, iterare cupimus, eos singulos universos amantissimo animo invitantes, ut internis divinae gratiae impulsionibus ultro libenterque concedentes, ab eo statu se eripere studeant, in quo de sempiterna cuiusque propria salute securi esse non possunt; quandoquidem, etiamsi inscio quodam desiderio ac voto ad mysticum Redemptoris Corpus ordinentur, tot tamen tantisque Caelestibus muneribus adiumentisque carent, quibus in Catholica solummodo Ecclesia frui licet. Ingrediantur igitur catholicam unitatem, et Nobiscum omnes in una Iesu Christi Corporis compagine coniuncti, ad unum Caput in gloriosissimae dilectionis societate concurrant. Numquam intermissis ad Spiritum dilectionis et veritatis precibus, eos Nos elatis apertisque manibus exspectamus, non tamquam alienam, sed propriam paternamque domum adituros. At si cupimus non intermissam eiusmodi totius mystici Corporis comprecationem admoveri Deo, ut aberrantes omnes in unum Iesu Christi ovile quam primum ingrediantur, profitemur tamen omnino necessarium esse id sponte libenterque fieri, cum nemo credat nisi volens. Quam ob rem si qui, non credentes, eo reapse compelluntur ut Ecclesiae aedificium intrent, ut ad altare accedant; sacramentaque suscipiant, ii procul dubio veri christifideles non fiunt; fides enim sine qua « impossibile est placere Deo » liberrimum esse debet « obsequium intellectus et voluntatis » . Si igitur aliquando contingat ut, contra constantem Apostolicae huius Sedis doctrinam, ad amplexandam catholicam fidem aliquis adigatur invitus, id Nos facere non possumus quin, pro officii Nostri conscientia, reprobemus. 1 9 5 196 197 198 199 2 0 0 201 2 0 2 1 0 5 IREN., Adv. Haer., IV, 33, 7 ; MIGNE, P. G., VII, 1076. 106 Cf. Pius IX, Iam vos omnes, 13 Sept. 1868: Act. Conc. Vat., C. L., VII, 10. 1 9 7 Cf. GELAS. I, Epist. XIV : MIGNE, P. L., LIX, 89 1 9 8 1 9 9 300 2 0 1 Cf. AUGUST., In Ioann. Ev. tract., XXVI,, 2 : MIGNE, P. L., XXX, 1607. Cf. AUGUST., Ibidem. Hebr., XI, 6. Conc. Vat., Const. de fide cath., cap. 3. Of. LEO XIII, Immortale Dei : A. S. S., XVIII, pp. 174175; Cod. Iur. Can., c. 1351. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale At quoniam homines libera fruuntur voluntate, ac possunt etiam, animi perturbationibus pravisque cupidinibus impulsi, sua libertate abuti, idcirco necesse est, ut a Patre luminum per Spiritum dilecti Filii sui ad veritatem efficaciter pertrahantur, Quodsi multi adhuc, proh dolor, a catholica veritate aberrant, nec divinae adspiranti gratiae volentes concedunt, id non modo idcirco evenit, quod ipsimet, sed quod etiam christifideles preces hac de causa incensiores ad Deum non admovent. Quas quidem Nos ut omnes, erga Ecclesiam amore flagrantes, ac divini Redemptoris exemplum secuti, continenter adhibeant, iterum atque iterum adhortamur. Idque etiam, in praesentibus potissimum rerum adiunctis, non tam opportunum quam necessarium esse videtur, ut nempe pro Regibus ac Principibus, pro iisque omnibus, qui populorum gubernacula moderantes, externa tutela sua Ecclesiae auxiliari queant, incensae fundantur preces, ut rebus recto ordine compositis, « opus iustitiae pax », divina afflante caritate, fatigato humano generi, e teterrimis huius tempestatis fluctibus emergat, ac pia Mater Ecclesia quietam ac tranquillam vitam agere possit in omni pietate et castitate. A Deo est efflagitandum, ut diligant sapientiam omnes, qui praesunt populis, ita quidem ut gravissima haec Sancti Spiritus sententia in eos numquam cadat : « Interrogant Altissimus opera vestra et cogitationes scrutabitur, quoniam, cum essetis ministri regni illius, non recte iudicastis, nec custodistis legem iustitiae, neque secundum voluntatem Dei ambulastis. Horrende et cito apparebit vobis, quoniam iudicium durissimum his, qui praesunt, fiet. Exiguo enim conceditur misericordia, potentes autem potenter tormenta patientur. Non enim subtrahet personam cuiusquam Deus, nec verebitur magnitudinem cuiusquam; quoniam pusillum et magnum ipse fecit, et aequaliter cura est illi de omnibus; fortioribus autem fortior instat cruciatio. Ad vos ergo, 2 0 3 2 0 4 2 0 5 2 0 6 2 0 3 2 0 4 2 0 5 2 0 8 Cf. AUGUST., Ibidem, /s., XXXII, 17. Cf. I Tim., II, 2. Cf. Sap., VI, 20. Acta Pii Pp. XII Reges, sunt hi sermones mei, ut discatis sapientiam et non excidatis». 207 Non modo autem impense laborando constanterque precando, Christus Dominus suum erga intaminatam Sponsam patefecit amorem, sed per dolores etiam angoresque suos, libenter pro ea amanterque toleratos. « Cum dilexisset suos, ... in finem dilexit eos ». Ac non nisi sanguine suo Ecclesiam acquisivit. Hisce igitur cruentis Regis nostri vestigiis, ut nostra salus in tuto collocanda postulat, volentes ingrediamur: « Si enim compiantati sumus similitudini mortis eius, simul et resurrectionis erimus » et « si commortui sumus, convivemus ». Id postulat quoque tum Ecclesiae, tum earum etiam, quas eadem Christo procréât, animarum germana actuosaque caritas. Quamvis enim Servator noster per acerbos cruciatus acerbamque mortem infinitum prorsus gratiarum thesaurum Ecclesiae suae meruerit, harum tamen gratiarum munera, ex providentis Dei consilio, nobis per partes dumtaxat impertiuntur; earumque maior vel minor ubertas haud parum a nostris quoque pendet recte factis, quibus eiusmodi caelestium donorum imber, sponte a Deo datus, super hominum attrahatur animos. Qui quidem caelestium gratiarum imber uberrimus profecto erit, si non modo incensas adhibebimus ad Deum preces, Eucharisticum praesertim Sacrificium vel cotidie, si potest, pie participando, si non modo per christianae caritatis officia tot indigentium aegritudines relevare conabimur, sed si caducis etiam huius saeculi rebus non peritura bona praeoptabimus, itemque si mortale hoc corpus voluntaria affiictatione cohibebimus, eidem illicita denegando atque aspera etiam imponendo et ardua; ac si denique praesentis huius vitae labores doloresque veluti e Dei manibus demisso animo suscipiemus. Ita enim, secundum Apostolum (( adimplebimus ea, quae desunt passionum Christi, in carne nostra, pro Corpore eius, quod est Ecclesia». 2 0 3 2 0 9 2 1 0 211 3 1 2 207 2 9 8 2 0 9 210 211 2 1 2 Ibidem, V I , 4-10. IOANN., X I I I , 1 Cf. Act., X X , 28. Rom., V I , 5. II Tim., II, 11 Cf. Gol., I, 24 MG Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale Quae dum scribimus, paene infinita, proh dolor, ante oculos Nostros ob versatur miserorum multitudo, quibus dolenter inlacrimamur: infirmos dicimus, pauperes, artubus mu tilos, in viduitate vel orbitate degentes, ac plurimos etiam ob proprias vel suorum acerbitates haud raro ad mortem usque oblanguescentes. Omnes igitur, qui quavis de causa in maestitia in angoreque iacent, paterno adhortamur animo, ut fidentes ad caelum respiciant, suasque aerumnas ei offerant, qui aliquando iisdem uberem est mercedem redditurus. Ac meminerint omnes non inanem esse dolorem suum, sed sibimet et Ecclesiae etiam esse admodum profuturum, si iidem, in hunc finem erecti, eum sint patienter toleraturi. Ad quod quidem propositum aptius efficiendum multum profecto multumque confert cotidiana sui ipsius Deo oblata devotio, quae membris in usu est piae illius sodalitatis, quam ab orationis apostolatuvocant; quam quidem sodalitatem utpote Deo gratissimam, Nobis cordi est heic summopere commendare. Quodsi nullo non tempore ob animarum salutem procurandam, cum divini Redemptoris cruciatibus nostri sunt dolores consociandi, id hodie potissimum, Venerabiles Fratres, omnibus officium esto, dum ingens belli conflagratio paene universum terrarum orbem incenditi, ac tot mortes, tot miserias, tot aerumnas parit; itemque hodie peculiari modo omnibus officium esto sese a vitiis, ab illecebris saeculi ab effrenatisque corporis voluptatibus abstinere, atque ab ea etiam terrenarum rerum inanitate vanitateque, quae nihil ad animum christiano more excolendum, nihil ad caelum assequendum attineant. Ea potius mentibus nostris inculcanda sunt gravissima immortalis Decessoris Nostri Leonis Magni verba, adseverantis nos baptismate factos esse Crucifixi carnem; ac pulcherrima illa S. Ambrosii precatio : <( Porta me, Christe, in Cruce, quae salutaris errantibus est, in qua sola est requies fatigatis, in qua sola vivent, quicumque moriun tur » . 213 214 Antequam scribendi finem facimus, temperare Nobis non Cf. Serm. LXIII, 6; LXVI, 3: MIGNB, P. L., LIV, 357 et 366. "« IN PS. m. XXII, 30 : MIGNB, P. L., XV, 1521. Acta Pii Pp. XIÎ possumus quin iterum atque iterum adhortemur omnes, ut piam Matrem Ecclesiam studiosa actuosaque caritate diligant. Pro eius incolumitate ac felicioribus auctioribusque incrementis preces, labores angoresque nostros cotidie Aeterno Patri ofîeramus, si reapse universae hominum familiae, divino sanguine redemptae, nobis cordi est salus. Ac dum caelum coruscantibus infuscatur nubibus, magnaque discrimina in universum hominum consortium in ipsamque Ecclesiam • ingruunt, nos nostraque omnia misericordiarum Patri committamus supplicantes : « Respice, quaesumus, Domine, super hanc familiam tuam, pro qua Dominus noster Iesu Christus non dubitavit manibus ¿radi nocen tium et Crucis subire tormén tum » . Efficiat, Venerabiles Fratres, haec Nostra paterna vota, quae vestra etiam profecto sunt, ac veracem erga Ecclesiam amorem omnibus impetret Deipara Virgo, cuius sanctissima anima fuit, magis quam ceterae una simul omnes a Deo creatae, divino Iesu Christi Spiritu repleta ; quaeque consensit « loco totius humanae naturae », ut « quoddam spirituale matrimonium inter Filium Dei et humanam naturam » haberetur. Ipsa fuit, quae Christum Dominum, iam in virgineo gremio suo Ecclesiae Capitis dignitate ornatum, mirando partu utpote caelestis omnis vitae fontem edidit; eumque recens natum, iis qui primum ex Iudaeorum ethnicorumque gentibus adoraturi advenerant, Prophetam, Regem, Sacerdotemque porrexit. Ac praeterea Unigeña eius, eius maternis precibus « in Cana Galileae » concedens, mirabile signum patravit, quo «crediderunt in eum discipuli eius». Ipsa fuit, quae vel propriae, vel hereditariae labis expers, arctissime semper cum Filio suo coniuncta, eundem in Golgotha, una cum maternorum iurium maternique amoris sui holocausto, nova veluti Eva, pro omnibus Adae filiis, miserando eius lapsu foedatis, Aeterno Patri obtulit; ita quidem, ut quae corpore erat nostri Capitis mater, spiritu facta esset, ob novum etiam doloris gloriaeque titulum, eius membrorum s l 5 2 1 6 217 "* Off. Maior. Held. " 6 S. THOM., III. » " IOANN., I I , 11. q. 80, a. 1. Acta Apostolicae Sedis - Öommentarium Officiale omnium mater. Ipsa fuit, quae validissimis suis precibus impetravit, ut Divini Redemptoris Spiritus, iam in Cruce datus, recens ortae Ecclesiae prodigialibus muneribus Pentecostes die conf erre tu r. Ipsa denique immensos dolores suos forti fidentique animo tolerando, magis quam Christifideles omnes, vera Regina martyrum, « adimplevit ea quae desunt passionum Christi... pro Corpore eius, quod est Ecclesia »; ac mysticum Christi Corpus, e scisso Corde Servatoris nostri natum, eadem materna cura impensaque caritate prosecuta est, qua in cunabulis puerulum Iesum lactentem refovit atque enutrivit. Ipsa igitur, omnium membrorum Christi sanctissima Genitrix, cuius Cordi Immaculato omnes homines fidenter consecravimus, et quae nunc in caelo corporis animique gloria renidet, unaque simul cum Filio suo regnat, ab eo efflagitando contendat, ut uberrimi gratiarum rivuli ab excelso Capite in omnia mystici Corporis membra haud intermisso ordine deriventur; itemque praesentissimo patrocinio suo, sicut anteactis temporibus, ita in praesens Ecclesiam tueatur, eique atque universae hominum communitati tandem aliquando tranquilliora a Deo tempora impetret. Qua Nos superna spe freti, caelestium gratiarum'auspicem, peculiarisque Nostrae benevolentiae testem, vobis singulis universis, Venerabiles Fratres, ac gregibus unicuique vestrum concreditis, Apostolicam benedictionem effuso animo impertimus. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die xxix mensis Iunii, in festo Ss. Apostolorum Petri et Pauli, anno M D C C Ç C X X X X I I I , Pontificatus Nostri quinto. 2 1 8 2 1 9 2 2 0 PIUS PP. XII »" Coi., i, 24. Cf. Off. Ssmi Cordis in hymno ad vesp. Cf. Pius X, Ad diem illum : A. S. S., XXXVI, p. 453. a i 9 9 2 0 rasa . : An. et vol. XXXY U Augusti 1943 (Ser. H, v. X) - Num. 8 ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE ACTA PII PR XII CONSTITUTIO APOSTOLICA TABORENSIS, DE KILIMA-NYARO ET DE DODOMA (MBULUENSIS) A VICARIATIBUS APOSTOLICIS TABORENSI ET DE KILIMA-NYARO, NECNON A PRAEFECTURA APOSTOLICA DE DODOMA PARTES DETRAHUNTUR, EX QUIBUS NOVA ERIGITUR PRAEFECTURA APOSTOLICA MBULUENSIS. PIUS EPISCOPUS SERVUS SERVORUM DEI AD PERPETUAM REI MEMORIAM Ad evangelizationis operi in partibus infidelium rite consulendum quam maxime prodesse videtur Missionum territorium nimia amplitudine redundans in partes dividere atque novas erigere Missiones aliorum Praesulum regimini concredendas. Quod quidem fere necessarium visum est praestare in Africa Orientali Britannica et novam ibi praefecturam Apostolicam constituere. De venerabilium itaque Fratrum Nostrorum S. R. E. Cardinalium Sacrae Congregationi de Propaganda Fide praepositorum consilio, et favorabili voto praehabito venerabilis Fratris Antonii Riberi, Archiepiscopi titularis Darensis et Africae pro Missionibus Delegati Apostolici, suppleto, quatenus opus sit, quorum intersit vel eorum qui sua interesse praesumant consensu, omnibus mature perpensis ac certa scientia, de apostolicae Nostrae potestatis plenitudine, a Vicariatu Taborensi, Societati Missionariorum Africae commisso, integrum civilem de Mkalama districtum, item totum civilem ACTA, vol. X, n. 8. — 24-8-943. • 17 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 250 districtum de Moulu, partim ab eodem Vicariatu Taborensi partim a finitimo Vicariatu Apostolico de Kilima-Nyaro, qui Congregationi Sancti Spiritus concreditus est, nec non totum civilem districtum de -Singida partim ab ipso Vicariatu Taborensi, partim a Praefectura Apostolica de Dodoma, Congregationi Passionis commissa, distjrahimus, et territorium istud, ita distractum et'constitutum, in novam erigimus Praefecturam Apostolicam, nomine Mbuluensem, eamque Piae Societatis Missionum sodalium curis, qui iam ibi sedulo adlaborant, ad Nostrum tamen et Sedis Apostolicae beneplacitum, concredimus. Huic igitur novae Praefecturae Apostolicae Mbuluensi eiusque pro tempore Praefectis Apostolicis omnia tribuimus iura, privilegia, honores et potestates, quibus ceterae per orbem Praefecturae Apostolicae earumque Praesules iure communi fruuntur et gaudent; eosque pariter iisdem adstringimus oneribus et obligationibus, quibus ceteri adstringuntur. Quae omnia, uti supra disposita et constituta, rata ac valida esse volumus et iubemus, contrariis quibuslibet non obstantibus. Harum vero Litterarum transumptis aut excerptis, etiam impressis, manu tamen alicuius notarii publici subscriptis et sigillo viri in ecclesiastica dignitate vel officio constituti munitis, eamdem prorsus volumus haberi fidem, quae hisce Litteris haberetur, si exhibitae vel ostensae forent. Nemini autem hanc paginam dismembrationis, erectionis, constitutionis, commissionis, statuti et voluntatis Nostrae infringere vel ei contraire liceat. Si quis vero id ausu temerario attentare praesumpserit, indignationem omnipotentis Dei et beatorum Apostolorum Petri et Pauli se noverit incursurum. Datum Romae apud S. Petrum, anno Domini millesimo nongentesimo quadragesimo tertio, die tertiadecima Aprilis mensis, Pontificatus Nostri anno quinto. ALOISIUS Card. MAGLIONE P. Card. FUMASONI BIONDI a Secretis Status S. C. de Propaganda Fide Praef. Ioseph Wilpert, Decanus Proton. Franciscus Hannibal Ferretti, Loco £8 Plumbi Reg. in Cane. Ap., vol. LXV1I, n. 20 - Al. TrussaròU. Apost. Proton. Apost. Acta Pii Pp. XII LITTERAE 251 APOSTOLICAE PAROECIALIS CONLEGIATAQUE ECCLESIA, IN « TAGGIA » INTRA FINES VENTIMILIENSIS DIOECESIS, SUB TITULO SANCTORUM IACOBI ET PHILIPPI ERECTA, DIGNITATE AC TITULO BASILICAE MINORIS DECORATUR. PIUS PP. X I I Ad perpetuam rei memoriam. — Ventimiliensium Episcopus Nos edocet castri satis perspicui, quod intra fines dioecesis suae « Taggia » nuncupant, paroecialem titulo sanctorum Iacobi et Philippi ecclesiam saeculo decimo septimo munificentia Hieronymi Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalis Gastaldi ortu taggiensis exaedificatam esse formis, uti fertur, a celeberrimo. Berninio delineatis. Satis propterea nobili structura atque amplitudine idem templum excellit, pluribusque artis operibus sive pictis sive sculptis renidet. Praecipuum vero inter altaria, quibus ornatur ecclesia, locum tenet pretiosum illud cui Sacri Cordis Immaculati Beatae Mariae Virginis simulacrum imminet, in spatioso atque affabre decorato sacello quod Sanctuarium Mariale vocatur a clero loci populoque, qui illum non modo e civitate ac finitima provincia sed e ceteris omnibus Italiae regionibus saepe more peregrinorum devote confluii. Facile propterea apud Sanctuarium eiusdem thaumaturgae imaginis, quae iam anno millesimo octingentesimo quinquagesimo sexto aurea corona exornata est, pietatis caritatisque opera fiorent, quae in christifidelium bonum optime vertunt. Cum autem ecclesia ipsa sit etiam conlegiata, in eadem Canonicorum Capitulum assidue diligenterque sacris functionibus et caeremoniis fungitur: idque eo magis quod in eadem ecclesia, pretiosa supellectili sacra referta, multae sanctorum Reliquiae coluntur eidemque copiosas Apostolica Sedes Indulgentias contulit. Quapropter cum Venerabilis Frater hodiernus Ventimiliensium Episcopus humiliter Nobis preces adhibuerit, ut idem paroeciale Taggiehse templum ad Basilicae minoris gradum evehere dignaremur, Nos rem opportunam facturos putavimus si huiusmodi precibus concederemus. Conlatis itaque consiliis cum Venerabili Fratre Nostro Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinali Praenestino Episcopo,, Sacrae Rituum Congregationis Praefecto, apostolica Nostra auctoritate, praesentium Litterarum tenore praefatam paroecialem conlegiatamque ecclesiam sub titulo Sanictorum Iacobi et Philippi erectam in « Taggia» intra dioecesis Ventimiliensis limites titulo ac dignitate Basilicae Minoris perpetuum in modum augemus. Contrariis non obstantibus quibuslibet. Haec benigne 252 Acta Apostolicae Sedie -- Commentarium Officiale concedimus decernentes praesentes Litteras firmas, validas atque efficaces semper exsistere et fore, s nosque plenos atque integros effectus sortiri et obtinere, illique, ad quam spectant,. Taggiensi ecclesiae necnon Mariali Sanctuario plenissime suffragari; sicque rite iudicandum esse ac definiendum, irritum que ex nunc et inane fieri si quidquam secus, super his, a quovis, auctoritate qualibet, scienter sive ignoranter attentari contigerit. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die X I I mensis Februarii anno M C M X X X X I I I , Pontificatus Nostri quarto. A. Card. MAGLIONE, a Secretis Status. EPISTULAE AD E M U M P. D. FRANCISCUM EPISCOPUM T U S C U L A N U M S . R . E. CARDINALEM MARCHETTI SELVAGGIANÏ, VICE SACRA IN URBE ANTISTITEM. Eminentissimo Signor Cardinale, A Lei, che così da vicino è partecipe del Nostro governo e delle Nostre pastorali premure per questa Diocesi di Roma, centro e capo dell'Orbe cattolico e del pensiero e della fede cristiana, vogliamo che giunga la Nostra parola in un'ora di particolare amarezza, in cui è immerso l'animo Nostro. Ella sa bene come il triste spettacolo delle stragi e rovine, che si addens a n o — doloroso primato della presente guerra! — sopra popolazioni inermi ed innocenti, Ci abbia spinto, fin dagli inizidel conflitto, a tentare ogni via affinchè, pur nell'urto delle armi, sentimenti e dettami di umanità non rimanessero completamente travolti e soffocati dalle passioni. Perciò nei Nostri Messaggi a tutti i fedeli ricordammo ai belligeranti, da qualunque parte militassero, che se volevano tenere alta la dignità delle loro Nazioni e l'onore delle loro armi, rispettassero la incolumità dei pacifici cittadini e i monumenti della fede e della civiltà. Pensate — volevamo dir loro — quale severo giudizio le generazioni future daranno di chi distrusse quanto doveva essere custodito gelosamente come ricchezza e vanto di tutta l'umanità e del progresso dei popoli. Considerate" che l'odio non fu mai padre della pace, e il risentimento originato dalle vaste e non necessarie distruzioni fa sorgere più tardi e meno stabile e sereno il giorno di un pacifico incontro, il quale non può consistere nella umiliazione dei vinti, ma riposa e si consolida soltanto nella fraterna Acta Pii Pp. XII 25S concordia conciliatrice degli spiriti e moderatrice delle passioni e dèi rancori. > Come Vescovo di quest'alma Città, con assiduo interessamento Ci adoperammo — ed Ella, Signor Cardinale, ha seguito tutti i Nostri passi —, perchè alla Nostra diletta Roma fossero risparmiati gli orrori e i danni dei bombardamenti. Senza ricordare l'immensa importanza storica dell'Urbe vetusta, per Noi Roma è la città santa del cattolicismo, ascesa a nuova e più fulgida gloria nel nome di Cristo, ricca di meravigliosi monumenti di religione e di arte, custode di preziosissimi documenti e reliquie : Roma, nei cui sotterranei furono, in momenti di più fiera persecuzione, i primi rifugi del popolo cristiano e dei martiri che resero sacri gli anfiteatri e i circhi, ai cui sepolcri ancora si scende a pregare come nella culla del cristianesimo; Roma, nel cui territorio sono disseminati i Dicasteri della Curia Romana, numerosi Istituti ed Opere Pontificie; Enti internazionali e Collegi da Noi dipendenti; tanti e tanti Santuari, oltre alle Nostre superbe Basiliche Patriarcali; tante Biblioteche ed opere dei più famosi geni delle arti belle; Roma, dove tanti convengono da tutto il mondo per apprendere non solo la fede, ma anche la sapienza antica, e guardano come a un faro di civiltà fondata sulle virtù cristiane. Ma inoltre, quasi al centro dell'Urbe — e perciò esposta a pericoli di offesa aerea —'• è la Nostra Città del Vaticano, Stato indipendente e neutrale, che accoglie inestimabili tesori di fede e di arte, patrimonio sacro non soltanto della Sede Apostolica, ma dell'intero mondo cattolico. Tutto questo Noi facemmo chiaramente e ripetutamente presente, raccomandando a chi di dovere, in nome della dignità umana e della civiltà cristiana, l'incolumità di Roma. Ci sembrava lecito sperare che la ponderazione di così evidenti ragioni; l'autorità di cui, per quanto indegnamente, siamo rivestiti; il comune riconoscimento della Nostra superiore imparzialità e della larga e costante attività benefica da Noi svolta a vantaggio di tutti, senza distinzione di nazionalità o di confessione religiosa, Ci avrebbero procurato, tra tante amarezze, il conforto di trovare presso ambedue le Parti belligeranti accoglienza per il Nostro interessamento in favore di Roma. Ma purtroppo questa Nostra così ragionevole speranza è andata delusa. Ed ora quanto deprecammo è avvenuto: quanto, temendo, prevedemmo, è una ben triste realtà, perchè una delle più insigni Basiliche romane, quella di San Lorenzo fuori le mura — sacra alla venerazione di tutti i cattolici per le antiche memorie e per il nobilissimo sepolcro del Nostro venerato Predecessore Pio IX, è ormai in grandissima parte 254 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale distrutta. Nel contemplare quelle rovine dell'insigne tempio Ci sono ritornate alla mente le parole del profeta Geremia: tum est aurum, mutatus est color optimus, 1 dispèrsi Quomodo observasunt lapides san- ctuarii... La dolorosa esperienza dei fatti ancora una volta dimostra come, nonostante le precauzioni che si vogliano prendere, è quasi impossibile evitare, su questo sacro suolo di Roma, lo scempio di venerandi edifici. Perciò Noi Ci crediamo in dovere di elevare di nuovo la Nostra voce in difesa dei più alti pregi che ornano grandezze umane e cristiane, anche perchè è Nostra sacra intenzione, come Ci spinge il Nostro cuore, di tutelare e proteggere, dinanzi all'opinione di tutti i ben pensanti ed al giudizio delle generazioni future, il deposito che Ci è stato affidato da custodire e trasmettere. La Nostra parola, se sgorga da un cuore ferito, vuole essere non già eccitazione al risentimento e all'odio, ma insistente e — vorremmo augurarci — efficace richiamo a sensi di nobile comprensione del sacro destino di Roma, non meno che di umanità e di carità cristiana. Ai Nostri diocesani di Roma così duramente provati, e la cui miserevole condizione abbiamo potuto vedere coi Nostri occhi, in mezzo alle recenti rovine, abbiamo cercato di venire subito in soccorso con tutti i mezzi, di cui abbiamo potuto disporre. Ad essi diciamo : Mostrate oggi più che mai l'ardore e la prova di quella fede, per la quale l'Apostolo delle genti già lodava i vostri antenati. La cristiana rassegnazione vi renda accettevoli il dolore e le privazioni. La sventura sia per voi un incitamento a purificare le anime vostre, ad espiare le vostre colpe, a ritornare o ad avvicinarvi di più al Signore. A tutti i Nostri figli, che guardano a Roma e ài Vicario di Cristo, il Quale come Vescovo ne è il padre particolare e affettuoso, dovunque si trovino — e in particolar modo a quanti nel mondo intero l'esperienza del dolore proprio e altrui ha reso più compassionevoli verso le molteplici umane miserie — rivolgiamo con paterna insistenza l'invito ad innalzare fiduciose preghiere al Signore, affinchè affretti l'ora della sua misericordia, quando, deposte le armi e rasserenati gli animi, tornerà a splendere sai mondo sconvolto la luce e la gioia della vera pace. Con questa speranza nel cuore impartiamo a Lei, Signor Cardinale, al Nostro diletto Clero e popolo di Roma, la Benedizione Apostolica. Dato a Roma, presso S. Pietro, il giorno 20 luglio dell'anno 1943, quinto del Nostro Pontificato. P I U S PP. X I I 1 Thren. 4, 1. Acta Pii Pp. XII 255 II AD EMUM P. D. ALOISIUM S. R. E. CARD. MAGLIONE, A PUBLICIS ECCLESIAE NEGOTIIS : SUPPLICATIONES INDICUNTUR AD POPULORUM PACEM CONCILIANDAM. Dilecte Fili Noster, salutem et Apostolicam Benedictionem. — Dum diffracta miserrime fraterna Civitatum concordia, annorum vis, quibus non modo exercitus, sed pacificae etiam populi multitudines atrociter afferuntur ac profligantur, fere ubique terrarum dòminatur et imperai, Nos, qui omnium dolores anxitudinesque in paterno gerimus animo, nihil intentatum relinquimus, quo possimus in simultatis vicem reponere caritatem, et in discordiae contentionisque locum mutuam reducere consensionem serenaeque pacis munera. A t , quandoquidem ad trepidalo supplicantemque vocem Nostram hominum clausae videntur aures, preces tristesque oculos Nostros ad misericordiarum Patrem et Deum totius consolationis 1 convertimus; ad eumdemque cupimus ut omnes paenitendo precandoque revocentur. Id iam pluries, ut nosti, fecimus, postquam immane hoc bellum exarsit; at multorum filiorum votis, quae undique admoventur Nobis, ultro libenterque concedentes, iterandum in praesens ducimus, dum caelum, nedum disserenascat, gravioribus potius infuscatur nubibus. Volumus nempe per te, Dilecte Fili Noster, etiam atque etiam adhortari omnes, ac nominatim sacrorum Antistites, qui ubicumque terrarum commissum sibi gregem moderantur, ut, quo deteriora videantur maiorum discrimina in christianam populorum familiam incumbere, eo impensiores ad Deum ad eiusque divinam Matrem publicae adhibeantur supplicationes. Idque optamus peculiari modo fiat festo die, qui iam adveniat, Deiparae Virgini caelis receptae sacro, ut summa Dei Parens, tot filiorum clades, tot miserias, tot angores miserata, a benignissimo Filio suo admissorum impetrata venia, ex superno eius munere atque impulsu animos serenet, odia simultatesque restinguat, concordiam componat, ac christianam illam tandem aliquando iubeat refulgere pacem, qua solummodo una vieti victoresque populi, non vi, sed iustitia aequitateque copulati, diuturna poterunt tranquillitate prosperitateque perfrui. Impensas has preces supplicationesque, sacra quadam inita contentione, fundant omnes; iisdemque precibus respondeat redintegrata christianis praeceptis christianoque more singulorum vita. Omnes in exem1 II Cor., i, 3. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 256 pium ceteris praefulgere enitantur; atque ita feliciter contingat ut saevientibus belligerantium armis, caritatis, precationis fraternaeque necessitudinis arma succedant. Carissimos autem Italiae filios peculiarisslmo modo adhortari Nobis liceat, ut necessario gravissimoque hoc tempore christianam suorum maiorum virtutem aemulentur, aemulentur fidem; atque adeo, quemadmodum superioribus aetatibus, ita in praesens a Deo, quod iisdem, quod Nobis in votis est, publicis habitis supplicationibus impetrent, innumerabilem adhibita apud eum sanctorum deprecatione, quos alma eorum tellus per omnis aetatis decursum caelo peperit. Tibi igitur, Dilecte Fili Noster, munus concredimus paterna haec hortamenta Nostra cum omnibus aptiore modo communicandi, imprimisque cum sacrorum Antistitibus totius catholici Orbis, quos novimus paternae voluntati Nostrae nullo esse non tempore deditissimos. Interea vero, caelestium munerum auspicem, Nostraeque benevolentiae testem, cum tibi, Dilecte Fili Noster, tum iis omnibus, singulis universis, quos habemus in Christo Filios,, Apostolicam Benedictionem amantissime impertimus. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die v mensis Augusti, in Festo Mariae Nivalis, a. MDCCCCXXXXIII, Pontificatus Nostri quinto. P I U S PP. X I I ALLOCUTIONES 1 Summus Pontifex, die 26 mensis Iunii anni 19!f3, nobilissimis verbis quibus Excñius Vir Harri H olma qua Finniae Legatus extra ordinem liberis cum mandatis litteras publicas porrexit, haec verba fecit : Monsieur le Ministre, Une année à peine s'est écoulée depuis le rétablissement des relations ofiicielles entre le Saint-Siège et la République de Finlande : ce laps de temps, si court, mais si plein de graves événements, a pourtant suffi pour porter ces relations à un degré élevé de mutuelle compréhension et de confiance réciproque. Dans Notre joie de constater ce fait, également avantageux pour l'Eglise et pour l'Etat, Nous ne voudrions pas laisser passer l'occasion que Nous offre la solennelle inauguration de Actu. Pii Pp. XII 257 votre haute et importante charge d'Envoyé Extraordinaire et Ministre Plénipotentiaire, sans en exprimer Notre intime satisfaction et sans donner aux vœux de bienvenue, que Nous adressons à Votre Excellence, une empreinte de cordialité qui corresponde aux rapports heureusement existants entre les deux Puissances. En Nous manifestant par votre intermédiaire son adhésion à Nos efforts incessants en vue de la restauration de la félicité du monde sur ses véritables bases qui, posées par le Créateur lui-même, demeurent immuables en dépit de la variété des formes et des organisations sociales, Son Excellence Monsieur le Président de la République a usé de termes qui Nous ont vivement réjoui. Nous trouvons en effet dans ses paroles une preuve que les yeux des gouvernants, qui veillent aux destinées de la noble Nation finlandaise, au milieu des difficultés actuelles et sous le lourd fardeau des responsabilités, tiennent leur regard fixé sur les problèmes moraux essentiels, dont la solution marque le premier pas vers le salut des individus, des peuples et de la comnmnauté des Nations. Ces principes, brillant comme l'étoile polaire dans la nuit ténébreuse des événements présents, révèlent aux peuples errants et désorientés les desseins de l'Eternel; de leur claire intelligence, de la résolution de les traduire dans la pratique en vue de l'avenir prochain, dépendra en dernière analyse que le démon de la discorde, aujourd'hui souverain, cède la place à l'ange de la concorde sincère et de la bienfaisante fraternité. Nous avons tout particulièrement apprécié, dans la déclaration du Chef de l'Etat finlandais, le fait, souligné en son nom par Votre Excellence, que l'activité déployée par le Saint-Siège pour la cause de la paix et la prospérité de tous les peuples, rencontre l'unanime assentiment de la Nation. La chaleureuse émotion, qui anime tout spécialement cette partie de votre discours, Nous est le témoignage du sens moral, sérieux et délicat, avec lequel votre peuple reconnaît et veut mettre en vigueur ces lois, ces valeurs spirituelles, fruit précieux de la conception chrétienne de la vie. Nous faisons les vœux les plus ardents pour que, au terme de lalutte gigantesque, source d'indicibles douleurs pour le cœur de tant de ses fils, la Nation finlandaise, après avoir, dans sa longue et souvent pénible marche au cours des siècles, surmonté toutes les difficultés, tous les obstacles, se trouve enfin en présence d'une conscience mondiale qui, instruite par l'expérience des erreurs passées, aspire uniquement à la paix fondée sur les principes éternels d'une justice franche et loyale, résolue à réagir contre le mensonge et la funeste primauté de la force, Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 258 à user d'une même mesure pour le respect des droits d'autrui et pour la revendication de son propre droit. L'avènement et la préparation d'une telle disposition des esprits fait l'objet de Nos continuelles préoccupations. C'est dans cette atmosphère sereine que, tout à la fois, les nécessités de l'espace vital et les exigences des relations de bon voisinage vaudront également pour les grands et pour les petits, pour les forts et pour les faibles. La conquête spirituelle de cette saine conception juridique, purifiée de toute trace des instincts indomptés de la violence et du lucre, doit d'abord et avant tout mûrir à l'intérieur d'un peuple pour qu'il puisse ensuite espérer voir, au-delà de ses frontières, les coeurs accueillir ce message élevé et salutaire, mais qui exige des sacrifices. Avec la confiance que la bénédiction du ciel ne manquera pas à l'effort tendu vers un idéal si haut et si difficile à atteindre, Nous répondons de tout cœur par Nos propres vœux à ceux que Son Excellence Monsieur le Président de la République Nous a exprimés pour Notre personne et pour l'exercice de Notre charge Apostolique; et Nous invoquons la protection du Tout-Puissant sur toutes les classes de la Nation finlandaise et d'une manière particulière sur la jeunesse, sur tous ceux qui ont leur part plus grande dans les douleurs et les sacrifices de cette guerre. Quant à vous, Monsieur le Ministre, soyez bien assuré que, dans l'accomplissement de votre haute Mission, vous trouverez auprès de Nous toute la compréhension, la bienveillance et le concours empressé qu'est en droit d'attendre le très digne et docte représentant d'une Nation si noble, si éprouvée et si chère à Notre cœur. II Die 4 mensis Iulii a. pro verba celebratione 19Iß, Summus Pontifex, XXV anni episcopatus Consilio nationali italico Ipsius gratias agens, haec fecit : Se dal Nostro labbro esce sempre commossa e grata la parola di compiacimento per le molteplici adunate di fedeli che con filiale devozione vengono a Noi; oggi e in quest'ora dall'intimo dell'animo Nostro erompe più viva e ampia l'esultanza, perchè sorge dal ricordo, incancellabile come il carattere sacerdotale, della Nostra consacrazione episcopale, ricordo che assomma nella Nostra mente tutta la Nostra vita e le vi- Actu Pii Pp. XII 259 cende che l'accompagnarono. Il benemerito Comitato Nazionale Italiano, di cui voi, Venerabili Fratelli e diletti figli, avete fatto parte, ha voluto entrare in questa profondità del Nostro cuore e vincere il silenzio in cui avremmo amato di occultare i sentimenti del Nostro spirito nelle meditazioni della grandezza e della misericordia di Dio verso di Noi. Come dunque non saluteremmo con particolare gradimento e riconoscenza qui riuniti intorno a Noi, guidati dal venerando Signor Cardinale Decano del Sacro Collegio, la Presidenza e i Membri del Comitato, che in difficili tempi ha saputo dimostrarsi tanto alacre e operoso, da ottenere in Italia un così largo concorso nell'avvivare l'ossequio verso la Cattedra di Pietro, nel preparare l'erezione di un tempio al Nostro santo Predecessore e Patrono Eugenio I e nel curare la pubblicazione di un volume che congiungesse in armonia l'arte, la scienza e la religione? Di queste prove di affetto per Noi e di esaltazione della Chiesa eloquentemente ha parlato il devoto e nobilissimo indirizzo del Signor Cardinale Lavitrano, Presidente de! Comitato. Oh, perchè non è egli presente? L'illuminata e coraggiosa sua sollecitudine per il popolo a lui affidato l'ha trattenuto nella sua arcidiocesi, infaticabile Pastore e confortatore del suo gregge, così duramente colpito e afflitto. Egli, pur lontano di qui, pone un suggello alla chiusura dell'anno ricordante la pienezza del Nostro sacerdozio, presente in mezzo a Noi col suo spirito, mentre interpreta apertamente il pensiero, le aspirazioni, gli aneliti del popolo cattolico italiano. L'anno testé decorso Ci innalza verso Dio e Ci f a come in una visione contemplare, in mezzo alle tempeste degli eventi umani, una fonte esuberante di favori celesti e di beni soprannaturali, tanto più convenienti al bisogno e ardentemente invocati, quanto più gli animi sono stati premuti da ogni sorta di angustie e dolori. A questa considerazione, Noi, da un lato, eleviamo un cantico di ringraziamento alla infinita liberalità e provvida generosità del Signore, il quale non permette che la tribolazione superi le nostre forze, ma vuole che dalla tentazione ricaviamo profìtto spirituale; dall'altro, rivolgiamo a voi, membri del Comitato Nazionale, e ai vostri collaboratori un grazie affettuoso e paterno, e vi diamo lode per la multiforme e devota perizia, la piena dedizione, l'intesa fraterna con cui vi siete consacrati, secondo la Nostra intenzione, a fare di quest'anno un an1 num placabilem, un anno di risveglio e di rinnovamento religioso, di purificazione e di elevazione spirituale. Volto a placare la giustizia 1 is. 61, 2. 260 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale di Dio, un tale anno non doveva esplicarsi in cose esterne, in manifestazioni pubbliche di letizia e in quanto altri tempi tranquilli avrebbero concesso, ma voleva essere un anno di perfezione tutta interna avvinta e sostenuta nella grazia di Dio, sicché il progresso spirituale del popolo più apparisse nell'esercizio della pietà, della virtù, della carità verso il prossimo, della unione con Dio e con la Chiesa. Questa Nostra preghiera è stata esaudita. In mille modi si sono manifestate una nobiltà di sentimenti e una generosità di azioni, che hanno maturato frutti di bene in innumerevoli cuori, a cominciare dalla Città Eterna fino all'angolo più remoto del mondo cattolico; con inconsueta veemenza lo Spirito Santo ha fatto sentire l'ardenza e il fuoco dell'amore e del fervore della grazia in ogni luogo a tal segno che le opere promosse e suscitate vennero crescendo così numerose, che possiamo pure far Nostre, in senso diverso, esaltando la bontà del Signore, le parole : In nationes gratia Spiritus sancti effusa 2 est. E in mezzo alle Nazioni l'Italia, tanto a Noi diletta per quella fede che non venne mai meno attraverso i secoli dalla venuta di Pietro in Roma, ha trovato, pur nelle strettezze dell'ora presente, l'impulso a maggiori ascensioni di pensieri e di opere virtuose. Le innumerevoli manifestazioni di fede pronta ad ogni cimento, di tenero amore sgorgante dalle sorgenti più profonde del cuore, di fiducia che le durezze dei tempi lungi dal mortificare hanno rinvigorita e irrobustita, voi le avete non solamente registrate e tramandate negli atti del Comitato Centrale, ma anche impresse e scolpite indelebilmente nell'animo Nostro; il quale esulta al pensiero che una così fervorosa rinnovazione spirituale abbia rianimato tanti cuori, in ogni regione della penisola, dalle Alpi al mare che la circonda, dalle dimore dei ricchi ai tuguri dei poveri, e in magnifica armonia abbia fatto risorgere e dominare, sopra ogni diversità di classe e di censo, il ritmo melodico di un amore, che si rivolgeva alla Cattedra di Pietro con una impetuosità simile a quella delle onde spumeggianti, che si affrettano e corrono a riposarsi sulle rive. In quest'anno, più che in altri tempi, abbiamo sperimentato come l'Italia cattolica mantiene vivi e potenti i vincoli santi, che la legano alla roccia di Pietro e a Colui che ha da custodire e promuovere la sua sania eredità, vincoli che non vengono dalla terra, ma dal cielo, da quella fede, da quella speranza e da quella carità che la stringono a Cristo e alla Chiesa. Non avete voi visto come, fra i migliori di questo 2 Act. 10, 45. Acta Pii Pp. XII 261 popolo, membri dell'Episcopato, del Clero e del laicato cattolico, eminenti Personaggi e cultori insigni di arti e di scienze, i cui nomi spesso in ammirata rinomanza travalicano le frontiere nazionali, non conoscono vanto più nobile che quello di congiungere, in unità compatta e infrangibile, l'attaccamento al loro popolo con la provvidenziale missione affidata a Roma nell'essere la Sede della Cattedra di Pietro, il centro vitale della Chiesa universale? Chi non rivede anche qui in Roma l'ammirabile scena di Cristo risorto, apparso sulle sponde del lago di Genesareth, che compie la promessa fatta a Pietro di edificare sopra di lui la sua Chiesa e davanti agli altri discepoli lo crea Pastore degli agnelli e delle pecore? 3 Per divino consiglio l'Apostolo fece di Roma l'ultimo riposo delle sue fatiche e del suo martirio, e vi portò la Croce da piantare in Campidoglio, al posto dell'aquila romana, come nuova aquila di conquista imperitura, che le sue braccia distende a guisa di due ali, e nel suo cartello ha un nome, che trionfa e trionferà di tutta la storia del genere umano per entrare glorioso nell'eternità. Dopoché la navicella di Pietro volse le vele verso la città allora signora e dominatrice dell'orbe, il mondo assistette ad avvenimenti singolari di arcano mistero : alla fulgida vittoria della Croce sullo scettro dei Cesari; al silenzioso germogliare della sementa cristiana, che trasformò le coscienze, strappandole alle concezioni pagane e volgendole alle soprannaturali norme evangeliche : ai sorgere di una nuova Roma, la quale, inviando i suoi apostoli ad annunziare a tutte le genti il verbo di salute, ricostruiva un impero indistruttibile e custodiva gelosamente e diffondeva alle future generazioni tutto quello che di nobile e grande era nella tradizione dell'Urbe antica. Voi comprendete perciò di quanta consolazione — per la quale umilmente rendiamo commosse grazie al Signore, che dirige e illumina i cuori, — sia per Noi il vedere come l'intimo pensiero, l'amore e la fedeltà per la missione della Chiesa sono profondamente impressi nell'anima dei cattolici d'Italia e hanno raggiunto un tale grado di persuasione e di ardore, da poter stare al paragone con ogni altra età della storia. Coloro che sono avvezzi a guardare, oltre l'apparenza, nel fondo delle cose, appena è che non vedano in questo risveglio di devozione più sentita e più intensa verso la Sposa di Cristo un tratto singolarmente benevolo della Provvidenza divina, mentre più e più si vengono rivelando nel mondo la caducità di potenze e di istituti pu- 3 IOANN. 21, 15-17. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale ramente terreni e l'inefficacia di mezzi e di accorgimenti umani per la stessa convivenza civile. Una prova palese di tali sentimenti Oi compiacciamo di ravvisare nell'albo — teste rimessoci — contenente i devoti indirizzi di Magistrati e di Podestà, non meno cbe nel largo contributo portato alla raccolta di offerte per l'edificazione della chiesa di S. Eugenio, contributo, di cui ricchi e poveri, in nobile gara di generosità e di amore, hanno voluto farsi partecipi. La pietra di fondazione di questa chiesa, da Noi benedetta sul sepolcro del primo Papa, è tratta dalle mistiche oscurità delle Grotte Vaticane, da quell'antica Basilica Costantiniana, nelle cui venerande navate incedeva la maestosa e pia figura di Eugenio I. Essa, con l'iscrizione incisavi, predica alle generazioni odierne e alle future la infrangibile continuità, spirituale tra il passato e il presente; salda sull'incrollabile fondamento degli Apostoli, esorta a rimanere fedeli, a vigilare, a lottare; promette nuove vittorie e nuove corone, quale guiderdone di prove e sofferenze coraggiosamente sostenute. Ma un attestato altamente pregevole dell'interiore attaccamento a questa Prima Sede è il volume, magnifico anche per la veste tipografica, a Noi ora presentato, in cui la scienza, l'arte e il lavoro si fondono con la religione come in un inno solenne di fede, dovè trionfano il fulgore della verità cristiana e la maestà della umana sapienza. Ai suoi Autori Noi rendiamo la meritata lode insieme con la espressione della Nostra stima e del Nostro gradimento. Pur solo uno sguardo fugace, che abbiamo potuto qui stesso dare al contenuto del volume, che si apre col capitolo « Tu es Petrus » e si chiude con quello sulla missione universale della Chiesa, è valso a farCi apprezzare il gran valore del dono, qual prezioso monumento costruito dalla mente e dal cuore di una eletta schiera di illustri collaboratori, monumento a cui la perizia della professione, l'altezza del pensiero è lo splendore dell'arte aggiungono singolare autorità e bellezza. Nè la libera scelta dei temi, nè la f ranca esposizione di propri convincimenti fu mai che scemassero la vivezza della fede e la fiamma dell'amore alla Santa Chiesa Apostolica Romana, fede e amore che dalla molteplice sostanza trattata nel volume si irraggeranno su quanti vorranno posarvi un occhio onesto e scevro da travedimenti e nei loro ricordi raffronteranno i discordi tempi non molto lontani coi nuovi orientamenti odierni. Saremo lieti e crescerà il Nostro compiacimento nella piena lettura del libro e nel sentirvi echeggiare l'antica e perseverante tradizione dell'anima italica, tradizione rassodatasi e radicatasi immutabile, tra varie vicende nei secoli densi di storia e di eventi, difesa e sostenuta con- Acta Pii Pp. XII 263 tro tutte le insidie, i pervertimenti e gli assalti, che'tramavano alla comune saldezza e unità di fede. Da queste pagine si avviverà in Noi la fiducia che l'odierna riaifermazione di adesione e di vincolo al fondamento e alla colonna della verità, che si erge in Roma a faro del mondo, sarà il valido sostegno e il baluardo contro gli inganni e le lotte che si ordissero e si accendessero a danno del suo divino patrimonio. Non è forse vero che la Chiesa e l'universo intero sono nelle mani di Dio che tutto governa? Soltanto elevandosi sopra i turbamenti della sfera terrestre e le contese umane e fissando lo sguardo in Dio, è possibile di assicurare l'armonia e la tranquillità dei popoli e delle Nazioni, di stabilire e consolidare la grandezza e la prosperità dei consorzi politici, intimamente intrecciate e indissolubilmente legate alla civiltà che da Cristo, Redentore del genere umano e rinnovatore del vivere civile, prende il nome, civiltà di cui hanno vissuto l'Europa e tanta parte del mondo e che ha il suo centro in Roma. Protetto da questo vallo spirituale, innalzato dal concetto della secolare saggezza romana e cristiana, sicuro e impavido in questo fortilizio presidiato e difeso da generosi spiriti e da saldi petti, il popolo italiano rivivrà l'ardente zelo dei primi secoli della Chiesa e saprà preservarsi da ogni contaminazione ed errore. Quando la tempesta e la bufera, che oggi pervadono gli oceani e i continenti, si placheranno e si tranquilleranno sotto la mano di Dio, che volge a bene anche il male, allora, come tutti i popoli, anche il popolo italiano sentirà il bisogno di una luce superiore che gli rischiari la somma dei grandi doveri a cui si troverà di fronte, doveri che richiederanno limpidezza di pensiero, purezza di concezione morale e giuridica, amore e intesa fraterna, perdono e oblio delle offese. La Chiesa, custode della giustizia e della pace non solo fra i popoli, ma anche fra le classi di un popolo stesso, dovunque le tornerà possibile, eserciterà la sua missione soprannaturale, banditrice qual è di verità, tutrice delle norme del diritto, protettrice della santa disciplina e dell'onestà morale, educatrice sapiente e materna della gioventù, promotrice di concordia nella convivenza sociale, coraggiosa promulgatrice di una concezione di vita conscia e responsabile dei propri doveri. Voi vedrete allora crescere generazioni, gioventù e uomini non timidi dei cimenti, al cui eroico valore non dubiterà la patria di fare appello nei tempi sereni e tranquilli, come nei giorni oscuri e burrascosi del Paese. Da questo voi intenderete quanto i ricordi che avete ravvivati nell'animo Nostro sono per Noi un conforto che Ci solleva verso la bontà di Dio. Noi dall'intimo del cuore ve ne siamo grati e abbracciamo in Acta Apostolicae Sedis - Commentarium 264 Officiale voi il popolo italiano d'ogni regione. Quel che avete detto, quel che avete fatto, resterà non solo nei Nostri più dolci pensieri, ma anche in voi, che riporterete alle varie classi sociali l'assicurazione del Nostro gradimento e continuerete in quell'operosa attività di fede, di carità, di soccorso, che anche in Italia ha tanta ampiezza di sofferenze e di consolazioni. Quest'anno trascorso è stato realmente un annus placabilis, un'anno di benevolenza e di grazia divina. Oh plachi esso veramente la giustizia di Dio! Le opere di bene da voi compiute, il fervore religioso ridestato, la santa gara di vita spirituale pur nel dolore e nelle lacrime, ascendano al trono dell'Altissimo; schiudano i tesori dei suoi favori e delle sue benedizioni; richiamino ai sentimenti e alla pratica della fede coloro che ne sono ancora lontani; dove è desolazione e rovina, facciano risorgere il sollievo e la serenità dello spirito; dove il pianto non cessa, sovvenga la rassegnazione che tranquilla; dove è speranza, sorrida il gaudio del compimento; dove la carità sì moltiplica in mille forme, l'abbondanza del premio divino ne intrecci le corone. Nell'augurio che a voi, spirituale avanguardia di un popolo consapevole della sua tradizione religiosa, sia presto concesso di vivere ed operare in un'atmosfera di pace, conforme alle norme dell'umanità, della giustizia e della fratellanza, Noi vi impartiamo, Veneràbili Fratelli e diletti figli, come anche a tutto il popolo italiano, e soprattutto a coloro i quali, per le crescenti prove della guerra e le sue sofferenze, hanno un titolo particolare alla Nostra sollecitudine é alla Nostra tenera ed operante compassione, in profondo amore paterno l'Apostolica Benedizione. Sacra Congregatio de Propaganda Fide ACTA 265 SS. C O N G R E G A T I O N U M • SACHA CONGREGATIO DE P R O P A G A N D A EIDE . TAB OREN. — DE KILIMA-NJARO DECRETUM SBPAR VTTONIR ET TTNIONIS Cum in Africa Orientali Britannica propter Praefecturae Apostolicae Mbuluensis, Piae Societati Missionum concredendae, erectionem, aliqua districtus civilis de Masai portio a Taborensi, ad quem pertinebat, Vicariatu Apostolico, Societati Missionariorum Africae commisso, omnino seiuncta mansisset, Emi ac Revmi Patres, huic S. Congregationi de Propaganda Fide praepositi, die 12 vertentis mensis huius anni, in iisdem plenariis comitiis, in quibus erectio illa facta est, audito favorabili voto Exc. P. D. Antonii Riberi, Archiepiscopi titularis Darensis atque Apostolici Africae pro Missionibus Delegati, eam quam diximus districtus civilis de Masai portionem Vicariatui Apostolico de Kilima-Njaro, Congregationi Sancti Spiritus concredito, qui iam reliquam eiusdem districtus de Masai partem possidet, adnectendam censuerunt. Quam Emorum Patrum sententiam, in audientia diei 13 eiusdem mensis et anni ab infrascripto huius S. Congregationis Secretario Ssmo I). N. Pio div. Prov. Papae X I I relatam, Ipse Summus Pontifex benigne excipiens ratamque habens, memoratam districtus civilis de Masai portionem, quae usque adhuc ad Vicariatum Apostolicum Taborensem pertinebat, ab hoc Vicariatu distrahere et Vicariatui Apostolico de KilimaNjaro adnectere dignatus est, atque praesens ad rem Decretum expediri mandavit. Datum Romae, ex Aedibus S. Congregationis de Propaganda Fide, die 13 Aprilis mensis anno Domini 1943. P. Card. FUMASONI BIONDI, Praefectus. L. £¡3 S. f Celsus Costantini, Archiep. tit. Theodos., Secretarius. A c t a , vol. X, n. 8. — 2* -8-953 18 266 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale SACRA CONGREGATIO RITUUM i • SANCTI DEODATI SEU NANCEIEN. BEATIFICATIONIS ET CANONIZATIONIS VENERABILIS SERVAE DEI MARIAE TERESIAE A I E S U , IN SAECULO A L E X I A S LE CLERC, FUNDATRICIS CANONISSARUM REGULARIUM S. AUGUSTINI CONGREGATIONIS NOSTRAE DOMINAE. S U P E R DUBIO An et de quibus miraculis constet in casu et ad effectum de quo agitur. Labente X V I saeculo atque X V I I ineunte, Venerabilis Maria Teresia a Iesu, in saeculo Alexia Le Olere, auctore atque fautore S. Petro Fourier, novam religiosam familiam constituit, in qua contemplativa vita atque actuosa mire componuntur. Puellarum enim gratuita educatio una cum liturgica statis horis prece, finis, quem in condendo Instituto sibi proposuerat, fuit. Quo in opere moliendo, virtutum omnium splendore ita enituit, ut ad sanctitatis culmen visa sit pervenisse. Ad Superos anno 1622 evolavit. Servatis de iure servandis, heroicis ipsam fulsisse virtutibus, Pio Papa XI fel. rec. approbante, Sacra haec Congregatio di 3 Aprilis anno 1932 declaravit. Ut autem ad Beatificationis honores eidem conferendos via sterneretur, quatuor miracula, ad normam iuris, a Deo, ad eius intercessionem, patrata, fuissent comprobanda. Verum quoniam Venerabilis Maria Teresia fundatricis titulo decoratur, de Apostolicae Sedis benigno indulto concessum est, ut tria tantum miracula a Sacra hac Congregatione approbarentur. Quod per hoc decretum feliciter contingit. Tres enim sanationes ab actoribus allatae nonnisi divinae actioni sunt tribuendae. Et sane: I. Soror Maria a S. Aloisio, in saeculum Ludovica Marey-Monge, Canonissa Regularis S. Augustini e Congregatione Nostrae Dominae, medio anno 1898, « mali moris » tumore tentari coepit. Qua in diagnosi cum medentes, tum quatuor periti ab hac Sacra Congregatione adlecti 267 Saera Congregatio Rituum conveniunt. Venerabili Maria Teresia invocata, Soror Maria in morali instanti sanata fuit, nec amplius in eumdem morbum recidit. Miraculum medentes atque periti sine haesitatione agnoscunt. I I . Soror Maria Caecilia, in saeculo Elisabeth e Comitibus de 1'Estoille, ex eadem religiosa Congregatione, pottiano, quem vocant, morbo, nempe tuberculari spondylite, fuit affecta, qui morbus latenter a nonnullis annis eam attigerat, anno autem 1926 ineunte manifeste erupi t, uti medentes testantur atque radiographicae tabulae commonstrant. Hae namque quintam cervicalem vertebram fuisse destructam, sextam vero attactam ostendunt. Quum morbus in peius rueret, fervidae ad Deum preces ad sanationem obtinendam, Venerabili Maria Teresia interveniente, effusae sunt; quas Ipse exaudivit: Soror enim Maria Caecilia, dum Molinis ad urbem Berk transfertur, ut in quodam valetudinario aptis curis subiceretur, de repente sanatam se sensit; septingentorum circiter kilometrorum iter sine incommodo fecit; nullumque morbi symptoma a valetudinarii medico et in radiographia tum peracta inventum est. Medens tresque periti ex officio miraculum in sanatione evenisse fatentur. I I I . Soror Eleonora Le Clerc, ex Ordine Visitationis S. Mariae, in saeculo Elisabeth, ab impetiginoso eczemate capitis et aurium graviter affecta fuerat, quod, a medente, saltem comparate, insanabile fuit declaratum. Diagnosim hanc tres periti ex officio confirmant. Iamvero Soror Eleonora post Venerabilis Mariae Teresiae invocationem, intra duos vel tres dies sanata perfecte fuit, et in morbum non recidit. Miraculum itaque cum medente et peritis est agnoscendum. Super primo miraculo Lutetiae Parisiorum, super altero Molinis, apostolicae inquisitiones habitae sunt, quarum iuridica vis per decretum S. huius Congregationis die 13 Decembris anno 1922 recognita fuit. Super tertio, praeter processum auctoritate Ordinaria confectum, alter Apostolica fuit constructus, quorum validitas die 12 Augusti a. 1933 fuit recognita. Hisce praemissis, Antepraeparatoria Sacrae Congregationis Coetus coram Revmo Cardinali Eugenio Tisserant, Causae Ponente seu Relatore, die 4 Martii anno 1941 habitus est, quem Pra eparatorius coram Patribus Cardinalibus die 24 Martii anni 1942 sequutus est : Generalis demum coram Ssmo D. N. die 22 Decembris eiusdem anni, in quo idem Revmus Cardinalis Relator dubium proposuit discutiendum : An et de quibus miraculis constet in casu et ad effectum de Cardinales, Patresque Officiales Praelati quo agitur. Consultores suum Revmi edide- runt suffragium. Verum Pater Beatissimus suum pandere iudicium di- Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 268 stulit, ut suis adstantiumque precibus maiori divino lumine sua mens illustraretur. Diem itaque hanc selegit Dominicam secundam sacratissimae Quadragesimae, vicesimam primam Martii mensis, ut suam aperiret mentem. Quapropter Revmis Cardinalibus Carolo Salotti, Episcopo Praenestino, et S. R. C. Praefecto et Eugenio Tisserant, Causae Ponente seu Relatore, nec non R. P. Salvatore Natucci, Fidei generali Promotore meque infrascripto Secretario accitis, sacratissima Hostia religiose oblata, edixit: Constare de instantánea perfectaque sanatione. I. Sororis Mariae a S. Aloisio a cancro in abdomine: I I . Sororis Mariae Caeeiliae de VBstoille a spondylite cervicali tuberculari: III. Sororis Eleonora e Le Clerc a gravissimo impetiginoso eczemate capitis et aurium. : Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta S. R. C. referri mandavit. Datum Romae, die 21 Martii a. D. 191-3. £8 C. Card. SALOTTI, Ep. Praen., Praefectus. L. S B . 8 . . A. fCarinci, Secretarius. II R O M A N A SEU S. - L U D O V I C I CANONIZATIONIS B. P H I L I P P I N A E DUCHESNE VIRGINIS, E SOCIETATE SORORUM A SACRO CORDE IESU. S U P E R DUBIO An signanda sit Commissio Reassumptionis Causae in casu et ad effectum de quo agitur. Intima Sancti Spiritus impulsione acta, beata Philippina Duchesne, e Societate Sororum a Sacro Corde Iesu, diutissime a Sancta Magdalena Sophia Barat petiit aliquandoque tandem obtinuit, ut aa dissitas borealis Americae regiones mitteretur ut beneficiorum atque thesaurorum sacratissimi Cordis Iesu gentes illas participaret. Voti compos facta, a sancta Fundatrice ad Institutum ibi constituendum fuit electa, rarissimoque tunc exemplo ad longinquas illas regiones uti Missionalis transmigravit, « Christum datura aut sanguinem ». Difficile dictu est quanta in hoc apostolatu exercendo sit passa : ye- Sacra Congregatio Rituum 269 rüm omnia Deo innixa fortissime superavit, innumerasque animas verbo, praecipue vero, vitae sanctimonia, aut ad unitatem Ecclesiae revocavit, aut ad Evangelii lumen perduxit. Meritis cumulata die 18 Novembris a. D. 1852 ad Caelestis Agni nuptias firmandas advolavit. Tantas virtutes ipse Deus miraculorum testimonio dignatus est comprobare. Eapropter, servatis de iure servandis, die 12 Maii mensis a. D. 1940 in Vaticana Basilica, Ssmi D. N. Pii Papae X I I auctoritate, Beatificationis gloria est honestata. Verum quum plures gratiae quin immo miracula, ea interveniente, ferantur a Deo patrata, Revmus P. Carolus Miccinelli S. I., Causae huius Postulator legitime constitutus, instanter postulavit ut Causa Canonizationis Beatae huius resumeretur. Quare in Ordinario sacrorum Rituum Congregationis coetu, die 30 Martii mensis habito, subscriptus Cardinalis S. R. C. Praefectus, vice Emi ac Revmi Cardinalis Petri Boetto, causae Ponentis seu Relatoris, dubium proposuit discutiendum : An signanda sit Commissio Reassumptionis Causae praedictae Beatae in casu et ad effectum, de quo agitur. Et Emi ac Revmi Cardinales, post relationem Cardinalis Praefecti, audito quoque R. P. D. Salvatore Natucci Fidei generali Promotore, attentis Postulatoriis litteris Emorum ac Revmorum Cardinalium Francisci Vidal y Barraquer, Archiep. Tarraconen., Petri Segura, Archiep. Hispalen., Aloysii Lavitrano, Archiep. Panormitan. et Aloysii Maglione a Secretis Status S. S., Societatis a Sacro Corde Iesu Protectoris, Excmorum S. R. E. Vice-Camerarii, Archiep. Senonen., Apostolici Nuntii apud Belgas, ac Revmi generalis Praepositi S. L, omnibus mature perpensis, rescribere censuerunt: Affirmative, nempe, Causae, Ssmo si Signandam esse Commissionem Reassumptionis placuerit. Facta postmodum, subsignato die, per infrascriptum Cardinalem, Sanctissimo D. N. Pio Papae X I I relatione. Sanctitas Sua, Emorum Patrum Cardinalium rescriptum ratum habens, propria manu Gom Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 288 derunt suffragium; Beatissimus vero Pater quid de re iudicaret, proferre distulit, ut multiplicatis precibus lumen a Deo imploraret. Diem itaque hanc constituit, Dominicam secundam Quadragesimae, vicesimam primam Martii mensis. Quocirca Revmos Cardinales Carolum Salotti, Episcopum Praenestinum, S. R, C. Praefectum atque Ianuarium Granito Pignatelli di Belmonte, Causae Relatorem nec ñon R. P. Salvatorem Natucci Fidei Promotorem generalem meque infrascriptum Secretarium arcessiri iussit, atque, Eucharistico Sacrificio religiosissime litato, edixit : Constare de virtutibus theologalibus proximum nec Fortitudine earumque heroico in casu et ad non Fide, de Spe, Caritate cardinalibus adnexis Prudentia Venerabilis effectum, de cum quo in Deum, Iustitia, 3 Innocentii a tum in Temperantia, Bertio in gradu agitur. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta S. Rituum Congregationis referri mandavit. Datum Romae, die 21 Martii a. D. 1943. £g C. Card. SALOTTI, Ep. Praen., Praefectus. L. © S. A. Carinci, Secretarius. II MATRITEN. BEATIFICATIONIS ET CANONIZATIONIS VENERABILIS SERVAE DEI VINCENTIAE MARIAE L Ó P E Z Y VICUÑA, FUNDATRICIS INSTITUTI F I L I A R U M MARIAE I M M A CULATAE PRO P U E L L I S F A M U L A T U I ADDICTIS. S U P E R DUBIO An constet de virtutibus theologalibus Fide, Spe, Caritate tum in Deum cum in proximum nec non de cardinalibus Prudentia, Iustitia, perantia, ad Fortitudine effectum de earumque qtio adnexis in gradu heroico in Tem- casu et agitur. Apostolus Ioannes, qui u fluenta Evangelii de ipso sacro Dominici pectoris fonte potavit » (2 Resp. festi eiusd.), « Videte, dixit, qualem caritatem dedit nobis Pater, ut filii Dei nominemur et simus» (1 Io. 3, 1). Ipse autem Dominus Iesus: « Omnes vos, docuit, fratres estis» (Mt. 23, 8). Apostolus Paulus, hoc idem enucleando: « in uno spiritu, Sacra Congregatio Rituum scribit, liberi omnes (1 Gor. nos in unum X I I , 13), corpus et non est baptizati 289 sumus... sive servi sive acceptio personarum apud Deum)) (Rom. I I , 1 1 ) F r a t e r n o itaque vinculo omnes nos invicem necesse est connecti atque adamari. Hoc permota spiritu, Venerabilis Vincentia Maria López y Vicuña magnificum in ancillas domestico famulatui addictas apostolatum exercuit, novamque religiosam familiam hac mente constituit. In oppido « Cascante », in dioecesi Tirasonen. in Hispania, die 22 Mar. tii mensis anno Domini 1874, e Iosepho Maria López et Mcolaa Vicuña, pietate ac nobilitate praestantibus, infantula nata est, quae, die insequenti sacris baptismi aquis abluta, Vincentiae, Mariae, Deogratias nomina accepit. His orta parentibus pie ac liberaliter diligentissime fuit educata ; quin etiam pater ipse, etsi forensibus negotiis admodum districtus, prima litterarum christianaeque catechesis elementa filiolae tradere sibi reservavit. Sexennis sacro Chrismate fuit delibuta ; decennis vero Christi corpore primitus refecta. Erga B. Virginem Immaculatam religione tenerrima tum coepit inardescere, quae amoris flamma Servam Dei ad mortem usque iugiter adussit. Ab ipsa infantia in ea pietas erga pauperes crevit, praecipue ex vitae consuetudine, quam Matriti cum matertera diu habuit. Haec enim infelicem miserata sortem plurium puellarum, quae, domestico servitio addictae, propter infirmitatem, ministerio orbatae atque, recuperata sanitate, e valetudinario dimissae, vagae per urbem, innumeris periculis obnoxiae mendicare cogebantur, hospitium iisdem sua impensa comparaverat. Huic sé Vincentia Maria adiunxit atque, ut idem egregium opus perpetuo producere posset, divina gratia impellente, novam religiosam familiam constituere curavit, cuius titulus : Institutum Filiarum Mariae Immaculatae pro Puellis famulatui addictis. Institutum hoc ab Ordinario Toletano, cuius iurisdictioni Matritum tunc subdebatur, fuit approbatum, quin etiam ipse Ordinarius die 11 Iunii a. D. 1876 religionis vestes Servae Dei duabusque sodalibus imposuit. Eadem post biennium simplicia religionis vota nuncupavit ; regulas quoque, atque Constitutiones conscripsit. Die 18 Aprilis a. 1888 S. C. Episcoporum et 'Regula-? rium decretum, quod laudis audit, concessit. Anno 1889 Generalis Antistita canonice Dei Famula electa fuit. Perpetua vota sequenti anno, die 31 Iulii emisit ; die autem 26 Decembris mensis eiusdem anni sanctorum mortem oppetiit. Sanctam quidem sortita est mortem, quia sancte vixerat, uti eruitur quoque ex unanimi iuratorum testium concordia in magnificandis atque ACTA, vol. X, n. 9. — 24-9-943. 20 290 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale exaltandis eius virtutibus, multiplicia facta et actus arferentium* quae has plene comprobant. Deponunt enim eam frequenter, delectabiliter et constanter virtutes exercuisse. Eius quoque sanctitatis excellentia elucet ex perpetua vitae innocentia, ex mirabili erga Ssmam Eucharistiam amore, ex perfecta mandatorum Dei, Ecclesiae preceptorum, munerum atque officiorum observatione, ex sui abnegatione, ex caritate, patientia atque prudentia una cum profundissima humilitate, quibus, amantissimae matris ad instar, puellas in hospitio receptas erudieba t, moderabatur, ad virtutes et pietatem stimulabat, atque eas extra hospitium vigili cura prosequebatur, atque ex numquam, ad mortem usque, interrupta suae voluntatis uniformitate cum divina, vel in arduis obeundis. Arduum sane fuit opus, quod est aggressa ; multa enim propter hoc cum a nonnullis puellis quas beneficiis cumulaverat, tum ab iis, qui operis novitate perculsi eam contemptui habebant et fatuam dictitabant, est passa. Ast Dei Famula magna animi fortitudine omnia superavit, quin etiam àlias sui Instituti domos, Episcoporum pressa petitionibus, constituere fuit coacta. Virtutum omnium iubar, quod aequalium oculos mire, dum vivebat, praestrinxerat, verae sanctitatis "famam ei post mortem conciliavit, quae tanta visa est, ut Matriti atque per Eogatoriales litteras Barcinone atque Valentiae canonicae inquisitiones ab anno 1915 ad annum 1919 fuerint peractae. Post signatam a Pio Papa XI fel. rec. die 18 Iulii anno 1928 Introductionis Causae Commissionem, Apostolicus processus Matriti fuit constitutus, de cuius et praecedentium iuridico valore ex S. huius Congregationis decreto die 19 Iulii 1939 edito constat. Omnibus itaque servatis de iure servandis, die 4 Februarii mensis, anno 1941, coram Revmo Cardinali Alexandro Verde, Causae Ponente seu Relatore, Antepraeparatoria super virtutibus habita est Congregatio; die 28 Aprilis a. 1942 Praeparatoria; die denique 12 Ianuarii horno Generalis coram Ssmo D. N. Pio Papa X I I , in qua idem Cardinalis Relator dubium proposuit discutiendum : An constet de virtutibus theologalibus Fide, Spe, de cardinalibus adnexis in gradu Caritate cum in Prudentia, heroico Iustitia, Deur.i tum Temperantia, in proximum, nec non Fortitudine in casu et ad effectum de quo earumque agitur. Revmi Cardinales, Officiales Praelati Patresque Consultores suum quisque iudicium aperuit; Beatissimus vero Pater, ut ingeminatis precibus maiori Sancti Spiritus lumine illustraretur, hac die, Dominica secunda in Quadragesima, vicesima prima mensis Martii, suam mentem patefacere statuit. Sacra Congregatio Rituum 291 Quapropter arcessiri iussit Revmos Cardinales Carolum Salotti, Episcopum Praenestinum, S. R. C. Praefectum, atque Alexandrum Verde Causae Ponentem seu Relatorem nec non R.. P. Salvatorem Natucci, generalem Fidei Promotorem meque infrascriptum Secretarium, atque, sacrosancto Missae sacrificio pientissimo litato, edixit: virtutibus mum tudine nec theologalibus Fide, Spe, non de earumque cardinalibus adnexis Caritate eum in Deum Prudentia, Venerabilis cuña in gradu, heroico in casu et ad Iustitia, Vincentiae Constare de tum in proxi- Temperantia, Mariae effectum de quo López Fortiy Vi- agitur. Hoc autem decretum promulgari et ad acta S. Rituum Congregationis referri mandavit. Datum Romae, die 21 Martii a. D. 1943. £B C. Card. SALOTTI, Ep. Praen., Praefectus. L. & S. A. Carinci, Secretarius. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale ACTA TRIBUNALIUM SACRA PAENITENTIARIA APOSTOLICA (OFFICIUM DE INDULGENTIIS) DECRETUM INDULGENTIAE CONCEDUNTUR P I A M INVOCATIONEM RECITANTIBUS Ssmus D. N. Pius divina Providentia Pp. X I I , in Audientia infra scripto Cardinali Paenitentiario Maiori die 17 Iulii 1943 concessa, benigne elargiri dignatus est ut christifideles omnes, qui invocationem « Domine, salva nos, perimus » (Matth., V I I I , 25), quavis lingua reddita (v. g. « Signore, salvaci, ci perdiamo », « Seigneur, sauvez-nous, nous périssons », « Lord, sa ve us : we perish », « Rette uns, o Herr, wir gehen zugrunde») pia mente recitaverint, infra relatas Indulgentias consequi valeant : I. Partialem, quingentarum dierum, saltem corde contrito lucrandam; I I . Plenariam, suetis conditionibus acquirendam, si quotidie per integrum mensem invocatio pie repetita fuerit. Praesenti in perpetuum valituro absque ulla Apostolicarum Litterarum in forma brevi expeditione et contrariis quibuslibet non obstantibus. Datum Romae, ex Aedibus Sacrae Paenitentiariae, die 18 Augusti 1943. N. Card. CANALI, Paenitentiarius Maior. L. $ S. S. Luzio, Regens. Diarium Romanae Curiae 293 DIARIUM ROMANAE CURIAE SEGRETERIA DI STATO NOMINE Con Biglietti della Segreteria di Stato, il Santo Padre Pio XII, felicemente regnante, si è degnato di nominare: 26 luglio 1943. Sua Eccellenza Revma Monsig. Giovanni Costantini, Arcivescovo tit. di Colosse, President e de Ila Pontificia Commissione Centrale per l'Arte Sacra. 3 agosto » I Revmi Padri Umberto Noots, Abate Generale dei Premostratensi, e Raffaele Maria Baldini, dell'Ordine dei Servi di Maria, Consultori della Sacra Congregazione dei Religiosi. Camerieri segreti soprannumerari di S. 26 marzo 23 aprile S. 1942. Monsig. Pietro Mlles, della diocesi di Treviri. » Monsig. Luigi Hennerfeind, dell'archidiocesi di Monaco e Frisinga. Monsig. Enrico Wismeir, della medesima archidiocesi. » 20 maggio 8 Monsig. Eugenio Caire, della diocesi di Spira. » » Monsig. Vincenzo Schreiber, della medesima diocesi. luglio » Monsig. Felice Delgadillo, dell'archidiocesi di Sucre. » Monsig. Massimiliano Jüttner, dell'archidiocesi di Bre- 29 settembre slavia. 17 aprile 6 maggio 1943. Monsig. Nicolò Pieger, dell'archidiocesi di Bamberga. Monsig. Virgilio Bartoli, della diocesi di Città della Pieve. » » Monsig. Francesco Ogliari, della diocesi di Crema. 14 » Monsig. Vittorio Fogari, della diocesi di 'Brescia. 15 giugno » » 17 » » » 10 luglio » » » » » » Monsig. Ferdinando Feliziani, della diocesi! di Osimo. » Monsig. Desiderio Nobels, della diocesi di Gand. Monsig. Marcello Magliocchetti (Roma). Monsig. Pietro Santini (Roma). » Monsig. Giulio Baroli, della diocesi di Novara. » » Monsig. Angelo Bertolino, della medesima diocesi. Monsig. Francesco Pozzo, della medesima diocesi. Monsig. Giovanni Battista Nicola, dell'archidiocesi di Vercelli. 294 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 10 luglio » » » » » » » » » » » )) 15 » 1943. Monsig. Raffaele Calabria, della diocesi di Ñusco. Monsig. Giacomo Crovari, dell'archidiocesi di Genova. » » » Monsig. Giovanni Massa, della medesima archidiocesi. Monsig. Lazzaro De Simoni, della medesima archidiocesi. Monsig. Arturo Grassi Fonseca, della diocesi di Todi. Monsig. Matteo Giraudo, della diocesi di Pinerolo. Monsig. Corrado Ursi, della diocesi di Andria. Monsig. Francesco Saverio Donnarumma, della diocesi di Castellammare di Stabia. » » Monsig. Biagio De Andrea, della diocesi di Casale Monferrato. » » » » » » » » » » » Monsig. Pietro Amato Frutaz, della diocesi di Aosta. » » » » Monsig. Paolo Zadra, dell'archidiocesi di Trento. » » » Monsig. Giacomo E, Howard, della diocesi di Alexandria » » Monsig. Giovanni Maria Pinna, della diocesi di Bosa. 5 agosto » » » 21 22 » » 29 Monsig. Luigi Volponi, della diocesi di Ascoli Piceno. Monsig. Uberto Jedin, dell'archidiocesi di Breslavia. Monsig. Francesco Bassoli, della diocesi di Guastalla. Monsig. Igino Lombardini, della medesima diocesi. Monsig. Giacomo Brüning, del patriarcato latino di Gerusalemme. » Monsig. Uberto Antonio Lerschen, della diocesi di Lafayette. (U. S. A . ) . Monsig. Giuseppe Chiavalon, della diocesi di Parenzo e Pola. » 12 » » Monsig. Antonio Angeli, della medesima diocesi. » Monsig. Antonio Carroll Badeaux, della medesima archi- Monsig. Edoardo Carlo Prendergast, dell'archidiocesi di Nuova Orleans. » » diocesi. » » » Monsig. Arminio Giuseppe Jacobi, della medesima archi diocesi. 21 » » Monsig. Antonio Marano, della diocesi di Lacedonia. Monsig. Rinaldo Giuliani, della diocesi di Brescia. 1 settembre Camerieri segreti di spada e cappa soprannumerari di 8. S. : 29 maggio 1943. Il sig. Marchese Edoardo Persichetti Ugolini di Castelcolbuccaro (Roma). 26 giugno » » » » Il sig. Marchese Giorgio Rappini (Roma). Il sig. Don Diego Invitti dei Principi di Conca, dell'archidiocesi di Napoli. Diarium Romanae Curiae 295 Camerieri d'onore in abito paonazzo di 8. $. : 29 aprile 6 maggio 1943. Monsig. Domenico Pipparelli, della diocesi di Orvieto. » 1942. Monsig. Antonio Kradepohl, della diocesi di Aquisgrana. » » Monsig. Alipio Ruina, della medesima diocesi. Monsig. Giuseppe Stella, della medesima diocesi. » » » » » » Monsig. Grazia I varo vie, della diocesi di Oattaro. 29 luglio » Monsig. Guglielmo Biasutti, dell'archidiocesi di Udine. 21 agosto » Monsig. Quintili© Bianchi, della diocesi di Città di Castello. Camerieri d'onore di spada e cappa di numero di 8. 8.: 14 marzo 1 giugno 1943. Il sig. Odoardo Giove (Roma). » Il sig. Pietro De Sanctis (Roma). Camerieri d'onore di spada e cappa soprannumerari di 8. 8.: 26 giugno 1943. Il sig. Francesco Fornari (Roma). » » » » » Il sig. Carlo d'Amelio (Roma). » » » Il sig. Serafino Pompilj, dell'archidiocesi di Spoleto. » Il sig. Giovanni Pediconi (Roma). Cappellano segreto d'onore di 8. 8. : 10 luglio 1913. Monsig. Ambrogio Ammanniti, dell'archid. di L'Aquila. Cappellani d'onore extra Urbem di 8. 8. : 1 maggio 1943. Monsig. Giusto Soranzo, dell'archidiocesi di Gorizia. 5 agosto » Monsig. Abbondio Morino, della diocesi di Como. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium 296 Officiale NECROLOGIO 8 luglio 12 1943. Monsig. Giustino Staugaitis, Vescovo di Telerai. Monsig. Fortunato Antonio Spruit, Vescovo tit. di Vaga, » Vicario Apostolico di Luanfu. 20 » » Monsig. Giovanni Antonio Pimenta, Vescovo di Montesclaros. Monsig. Macario Saba, Arcivescovo di Aleppo dei Mel- 28 chiti. 12 agosto 20 » Monsig. Edoardo Mulhern, Vescovo di Dromore. » Monsig. Mattia Clemente Lenihan, Arcivescovo tit. di Preslavo. Monsig. Mariano Blaha, Vescovo di Neosolio. 21 Monsig. Leandro Astelarra, Vescovo di Bahia Bianca. 24 » Monsig. Giuseppe Gaspare de Affonseca y Silva, Arcive- 30 » Monsig. Michele Giuseppe O'Brien, Arcivescovo di Kings- » » Monsig. Giulio Glattfelder, Arcivescovo Vescovo di Csa- » Monsig. Giuseppe Castelli, Vescovo di Novara. 27 » • • , • scovo di San Paolo del Brasile. ton. » nád. 12 settembre 13 » Eñio Signor Card. FRANCESCO D'ASSISI VIDAL Y BARRAQUEE, Arcivescovo di Tarragona. An. et vol. XXXV 20 Octobris 1943 (Ser. II, v. X) -Num. 10 ACTA APOSTOLICAE COMMENTARIUM OFFICIALE ACTA PII PP. XII LITTERAE ENCYCLICAE AD VENERABILES FRATRES PATRIARCHAS, PRIMATES, ARCHIEPISCOPOS, EPISCOPOS ALIOSQUE LOCORUM ORDINARIOS PACEM ET COMMUNIONEM CUM APOSTOLICA SEDE HABENTES, ITEMQUE AD UNIVERSUM CLERUM ET CHRISTIFIDELES CATHOLICI ORBIS: DE SACRORUM BIBLIORUM STUDIIS OPPORTUNE PROVEHENDIS. PIUS PP. XII VENERABILES FRATRES, DILECTI FILII SALUTEM ET APOSTOLICAM BENEDICTIONEM Divino afflante Spiritu, illos Sacri Scriptores exararunt libros, quos Deus, pro sua erga hominum genus paterna caritate, dilargiri voluit « ad docendum, ad arguendum, ad corripiendum, ad erudiendum in iustitia, ut perfectus sit homo Dei, ad omne opus bonum instructus ». Nihil igitur mirum, si Sancta Ecclesia hunc e caelo datum thesaurum, quem doctrinae de fide et moribus pretiosissimum habet fontem divinamque normam, ut ex Apostolorum manibus illibatum accepit, ita omni cum cura custodivit, a quavis falsa et perversa interpretatione defendit, et ad munus supernam impertiendi animis salutem sollicite adhibuit, quemadmodum paene innumera cuiusvis aetatis documenta luculenter testantur. Recentioribus autem temporibus, Sacras 1 1 II Tim. III, 16 sq. ACTA, YOI. X, a. 1 0 . — 2 0 - 1 0 - 9 4 3 298 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale Litteras, cum divina earum origo et recta earumdem explanatio peculiari ratione in discrimen vocarentur, maiore etiam alacritate et studio tutandas ac protegendas suscepit Ecclesia. Itaque iam sacrosancta Tridentina Synodus « libros integros cum omnibus suis partibus, prout in Ecclesia catholica legi consueverunt et in veteri vulgata latina editione habentur, pro sacris et canonicis » esse agnoscendos sollemni edixit decreto, Ac nostra aetate Concilium Vaticanum, ut falsas de inspiratione doctrinas reprobaret, hos eosdem libros, « pro sacris et canonicis » ab Ecclesia habendos esse declaravit « non ideo quod sola humana industria concinnati, sua deinde auctoritate sint approbati, nec ideo dumtaxat, quod revelationem sine errore contineant, sed propterea, quod Spiritu Sancto inspirante conscripti Deum habent auctorem, atque ut tales ipsi Ecclesiae traditi sunt ». Deinceps vero, cum contra sollemnem hanc catholicae doctrinae definitionem, qua libris « integris cum omnibus suis partibus » divina eiusmodi vindicatur auctoritas, quae cuiusvis erroris immunitate fruatur, catholici quidam scriptores ausi essent Scripturae Sacrae veritatem ad res tantum fidei morumque coarctare, cetera autem, sive physici sive historici generis, ceu (( obiter dicta » et cum fide — prout ipsi contenderunt — minime conexa reputare, Decessor Noster imm. mem. Leo XIII Encyclicis Litteris Providentissimus Deus, die xvin mensis Novembris anno M D C C C L X X X X I I I datis, et illos errores iure meritoque confodit, et Divinorum Librorum studia praeceptis normisque munivit sapientissimis. Quandoquidem vero quinquagesimum exeuntem annum recolere addecet, cum Encyclicae hae Litterae, quae princeps studiorum biblicorum habentur lex, editae sunt, Nos quidem, pro ea, quam inde a Summi Pontificatus exordiis de sacris disciplinis curam professi sumus, illud opportunissime factum iri 2 3 4 2 Sessio IV, decr. 1 ; Ench. Bibl. n. 45. Sessio III, Cap. 2 ; Ench. Bibl. n. 62. Sermo ad alumnos Seminariorum... in Urbe (die 24 Iunii 1939); Acta Ap. Seáis XXXI (1939), p. 245-251. s 4 Acta Pii Pp. Xll censuimus, si et ea, quae Decessor Noster sapienter statuit eiusque successores ad opus stabiliendum perficiendumque contulerunt, confirmemus et inculcemus, et quae in praesens tempora postulare videantur decernamus, ut omnes Ecclesiae filios, qui hisce studiis se dedunt, ad rem tam necessariam tamque laudabilem magis magisque incitemus. I ' Haec prima ac summa Leonis XIII cura fuit, ut doctrinam de Sacrorum Voluminum veritate exponeret et ab impugnationibus vindicaret. Gravibus igitur verbis edixit nullum omnino haberi errorem cum hagiographus, de rebus physicis loquens, « ea secutus sit quae sensibiliter appareant », ut ait Angelicus, verba faciendo « aut quodam translationis modo, aut sicut communis sermo per ea ferebat tempora, hodieque de multis fert rebus in cotidiana vita, ipsos inter homines scientissimos >v. Ipsos enim « scriptores sacros, seu verius —- verba sunt Augustini — Spiritum Dei, qui per ipsos loquebatur, noluisse ista — videlicet intimam adspectabilium rerum constitutionem — docere homines nulli saluti profutura » ; quod quidem « ad cogí i atas disciplinas, ad historiam praesertim, iuvabit transferí i », nimiru i1 « haud dissimili ratione adversariorum fallacia s » refeller do et « historicam Sacrae Scripturae fidem ab eorum impugnationibus » tuendo. Neque Sacro Scriptori errorem imputand um esse, ubi « quaedam librariis in codicibus describendis minus recte exciderint » aut « germana alicuius loci sententia permaneat anceps ». Denique nefas omnino esse « aut inspirationem ad aliquas tantum Sacrae Scripturae partes coangustare, aut concedere sacrum ipsum errasse scriptörem », 5 6 7 8 6 a Cf. I , q. 70, art. 1 ad 3. De Gen. ad litt, 2, 9, 20; Ph. XXXIV, col. 270 sq.; CSEL. XXVIIl (Sectio III, pars 2) p. 46. LEONIS XIII Acta XIII, p. 355 ; Ench. Bibl. n. 106. * Cf. BENEDICTUS XV, Enc. Spiritus Paraclitus, Acta Ap. Sedis XII (1920), p. 396 ; Ench. Bibl. n. 471. 6 7 300 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale cum divina inspiratio « per se ipsa non modo errorem excludat omnem, sed tam necessario excludat et respuat, quam necessarium est Deum; summam Veritatem, nullius omnino erroris auctorem esse. Haec est antiqua et constans fides Ecclesiae ». * Hanc igitur, quam Decessor Noster Leo XIII tanta cum gravitate doctrinam exposuit, Nos quoque auctoritate Nostra proponimus et, ut ab omnibus religiose teneatur, inculcamus. Nec minus sollerter iisdem vel hodie obsequendum esse statuimus consiliis et incitamentis, quae ille, pro suo tempore, sapientissime adiunxit. Nam cum novae nec leves surgerent difficultates et quaestiones, tum ex praeiudicatis rationalismi usque quaque grassantis opinionibus, tum maxime ex antiquissimis monumentis passim in orientalibus regionibus efïossis et exploratis, idem Decessor Noster sollicitudine muneris apostolici impulsus, non modo ut praeclarus eiusmodi catholicae revelationis fons tutius atque uberius ad utilitatem dominici gregis pateret, verum etiam ut eumdem ne pateretur ulla in parte violari, optavit et cupiit, « ut plures patrocinium Divinarum Litterarum rite susciperent tenerentque constanter; utque illi potissime, quos divina gratia in sacrum ordinem vocavit, maiorem in dies diligentiam industriamque iisdem legendis, meditandis, explanandis, quod aequissimum est, impenderent ». Quapropter idem Pontifex, ut iam pridem Scholam studiis Bibliorum Sacrorum colendis Hierosolymae ad Sancti Stephani, cura quidem Magistri Generalis Sacri Praedicatorum Ordinis conditam, laudaverat et comprobaverat, ex qua, ut ipsemet ait, «ipsa res biblica non levia cepit incrementa maioraque exspectat »; ita postremo suae vitae anno novam etiam adiecit rationem, qua haec studia, per Encyclicas Litteras Providentissimus Deus tantopere commendata, cotidie magis perficerentur et quam tutissime proveherentur. Litteris enim Apo: 10 11 • LEONIS XIII Acta XIII, p. 857 sq. ; Ench. Bibl. n. 109 sq. " Cf. LEONIS XIII Acta XIII, p. 328; Ench. Bibl. n. 67 sq. Litt. Apost. Hierosolymae in coenobio d. d. 17 Sept. 1892; LEONIS XIII Acta XII, pp. 239-241, v. p. 240. 1 1 301, Acta Pii Pp. XII stolicis Vigilantiae, die xxx mensis Octobris, anno M C M I I datis, Consilium, seu Commissionem, quam vocant, gravium virorum constituit, « qui eam sibi haberent provinciam, omni ope curare et efficere, ut divina eloquia et exquisitiorem illam, quam tempora postulant, tractationem passim apud nostros inveniant, et incolumia sint non modo a quovis errorum afflatu, sed etiam ab omni opinionum temeritate »; quod quidem Consilium Nos quoque, decessorum Nostrorum exemplum secuti, re ipsa firmavimus et auximus, illius ministerio, ut pluries antea, usi, ut Sacrorum librorum interpretes ad sanas illas catholicae exegeseos leges revocaremus, quas Sancti Patres et Ecclesiae Doctores et Summi ipsi Pontifices tradiderunt. 12 13 Heic autem haud abs re alienum videtur grate recolere, quae Nostri subinde Decessores in eumdem finem praecipua et utiliora contulerunt, quaeque felicis incepti Leoniani dixerimus sive complementa sive fructus. Ac primo quidem Pius X, volens « certam suppeditare rationem, unde bona paretur copia magistrorum, qui gravitate et sinceritate doctrinae commendati, in scholis catholicis Divinos interpretentur Libros, ... academicos prolytae et doctoris in Sacrae Scripturae disciplina gradus ... a Commissione Biblica conferendos » instituit; deinde legem tulit « de ratione studiorum S. Scripturae in Seminariis Clericorum servanda » eo nempe spectans, ut sacrorum alumni (( non modo vim rationemque et doctrinam Bibliorum haberent ipsi perceptam et cognitam, sed etiam scite probeque possent et in divini verbi ministerio versari, et conscriptos Deo afflante libros ab oppugnationibus ... defendere »; denique, « ut in Urbe Roma altiorum studiorum ad Libros Sacros pertinentium haberetur centrum, quod efficaciore, quo liceret, modo doctri14 15 12 Cf. LEONIS XIII Acta XXII, p. 232 ss.; Ench. Bibl. n. 130-141 ; v. nn. 130, 132. Pontificiae Commissionis de Re biblica Litterae ad ExefBos PP. DD. Archiepiscopos et Episcopos Italiae d. d. 20 Aug. 1941 ; Acta Ap. Sedis XXXIII (1941), pp. 465-472. Litt. Apost. Scripturae Sanctae d. d. 23 Febr. 1904; Pu X Acta I, pp. 176-179; Ench. Bibl. nn. 142-150; v. nn. 143-144. Cf. Litt. Apost. Quoniam in re biblica d. d. 27 Mart 1906; P I I X Acta III, pp. 72-76; Ench. Bibl nn. 155-173, v. n. 155. 1S 14 15 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 302 nam biblicam et studia omnia eidem adiuncta, sensu Ecclesiae catholicae promoveret », Pontificium Institutum Biblicum condidit, quod, inditae Societatis Iesu curis concreditum, « altioribus magisteriis omnique instrumento eruditionis biblicae ornatum » voluit, eiusque leges ac disciplinam praescripsit, hac in re « salutare ac frugiferum propositum » Leonis XIII sese exsequi professus. Haec denique omnia proximus Decessor Noster fel. rec. Pius XI perfecit, inter alia decernens, ne ullus esset « Sacrarum Litterarum disciplinae in Seminariis tradendae doctor, nisi, confecto peculiari eiusdem disciplinae curriculo, gradus academicos apud Commissionem Biblicam vel Institutum Biblicum adeptus legitime esset ». Quos quidem gradus eadem iura eosdemque effectus parere voluit, ac gradus in Sacra Theologia vel in iure canonico rite collatos; itemque statuit ne ulli conferretur « beneficium, in quo canonice inesset onus Sacrae Scripturae populo explanandae, nisi, praeter alia, is esset licentia aut laurea in re biblica potitus ». Atque una simul exhortatus tam summos Ordinum regularium Sodalitatumque religiosarum Moderatores, quam catholici orbis Episcopos, ut ex alumnis suis aptiores ad Scholas Instituti Biblici celebrandas et ad gradus academicos ibi adipiscendos mitterent, hortationes eiusmodi suo exemplo confirmavit, annuis, in id ipsum efficiendum, ex largitate sua reditibus constitutis. Idemque Pontifex, postquam fuit, Pio X fel. rec. favente et approbante, anno M C M V I I « delatum Sodalibus Benedictinis munus pervestigationum studiorumque apparandorum, quibus nova innitatur editio Conversionis Latinae Scripturarum, quae Vulgatae nomen invenit», hoc idem, quod diuturnum tempus magnosque sumptus postulat, « operosum et arduum facinus », 16 17 18 15 Litt Apost. Vinea electa d. d. 7 Maii 1909; Acta Ap. Sedis I (1909), pp. 447-449; Ench. Bibl. nn. 293-306, v. nn. 296 et 294. " Cf. Motu proprio Bibliorum scientiam d. d 27 Aprilis 1924; Acta Ap. Sedis X V I (1924), pp. 180-182; Ench. Bibl. nn. 518-525. " Epistula ad Revmum D. Aidanum Gasquet d. d. 3 Dec. 1907; P I I X Acta I V , pp 117-119; Ench. Bibl. n. 285 sq. 303 Actu Pii Pp. XII cuius permagnam utilitatem egregia os tender ant volumina iam in lucem edita, firmius securiusque constabrlire volens, Urbanum S. Hieronymi Coenobium, quod in illud opus unice incumberet, a fundamentis exstruxit, et bibliotheca ceterisque investigationis subsidiis uberrime ditavit. 19 Nec silentio heic praetereundum esse videtur, quantopere iidem Decessores Nostri, datis occasionibus, Sacrarum Scripturarum sive studium, sive praedicationem, sive piam denique lectionem ac meditationem commendaverint. Etenim Pius X sodalitatem a S. Hieronymo, quae consuetudinem, sane laudabilem, legendi meditandique sacrosancta Evangelia christifidelibus suadere studet, idque pro viribus facilius reddere, vehementer probavit; et ut alacriter in incepto persisteret hortatum est, edicens « eam esse omnium utilissimam rem quae tempori magis respondeat » quippe quae haud parum conferat ad (( abolendam opinionem Scripturis Sacris vernacula lingua legendis repugnare Ecclesiam aut impedimenti quidpiam interponere ». Benedictus autem XV, revoluto decimo ac quinto saeculo, ex quo Maximus in Sacris Litteris exponendis Doctor e vita excessit, postquam tum eiusdem Doctoris praecepta et exempla, tum principia ac normas a Leone XIII et ab Se datas religiosissime inculcavit, atque alia hoc in rerum genere maxime opportuna neque unquam oblivioni tradenda commendavit, hortatus est « filios Ecclesiae universos, clericos potissimum, ad Sacrae Scripturae reverentiam, cum pia lectione assiduaque meditatione coniunctam » ; monuitque « in his paginis cibum quaerendum esse, unde vita spiritus ad perfectionem alatur », ac « praecipuum Scripturae usum ad divini verbi ministerium pertinere sancte f ructuoseque exercendum » ; itemque iterum dilaudavit operam Societatis ab eodem S. Hieronymo nuncu20 " Const. Apost. Inter praecipuas d. d. 15 iun. 1938; Acta Ap. Sedis XXVI (1934), pp 85-87. Epist, ad Emum Card. Cassetta Qui piam d. d. 21 ian. 1907; Pn X Acta IV, pp. 23-25. 20 304 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale patae, cuius cura Evangelia et Acta Apostolorum quam latissime pervulgantur, « ita ut nulla iam sit christiana familia quae iis careat, omnesque cotidiana eorum lectione et meditatione assuescant ». 21 Non modo autem hisce Decessorum Nostrorum institutis, praeceptis, incitamentis, sed eorum etiam omnium, qui diligenter iisdem obsecundarunt, operibus ac laboribus, cum in meditando, in pervestigando, in scribendoque, tum in docendo, in concionando, in Sacrisque Libris vertendis ac propagandis exantlatis, aequum ac gratum est profiteri Sacrarum Scripturarum scientiam et usum inter catholicos haud parum profecisse. Permulti enim e scholis, in quibus altiores de re theologica et biblica disciplinae traduntur, ac praecipue e Nostro Pontificio Instituto Biblico, iam prodierunt et in dies prodeunt Scripturae Sanctae cultores, qui incenso studio erga Sacra Volumina animati, hoc eodem impenso studio adulescentem clerum imbuunt, eamque, quam hauserunt, doctrinam eidehi sedulo impertiunt. Eorum non pauci scriptis quoque rem biblicam multifariam provexerunt et provehunt; sive cum sacros textus ad criticae artis normas concinnatos edunt, eosque explicant, illustrant, in vulgatas linguas vertunt, sive cum fidelibus ad piam eorumdem lectionem et meditationem proponunt, sive denique cum profanas disciplinas ad Scripturam explanandam utiles excolunt atque adsciscunt. Ex hisce igitur aliisque inceptis, quae in dies latius propagan tur et invalescunt, ut, exempli gratia, de re biblica consociationibus, congressibus, coetibus per hebdomadam habitis, bibliothecis, sodalitatibusque meditandis evangeliis, spem concipimus haud dubiam fore, ut in posterum et reverentia et usus et scientia Sacrarum Litterarum etiam atque etiam ad animorum bonum ubique proficiant, dummodo studiorum biblicorum rationem a Leone XIII praescriptam, ab eius Successoribus luculentius perfectiusque declaratam, a Nobis 31 Litt. encycl. Spiritus Paraclitus d. d. 15 Sept. 1920; Acta Ap. Sedis XII (1920), pp. 385-422; Ench. Bibl. nn. 457-508; v. nn. 457, 495, 497, 491. Acta Pii Pp. XII 305 -vero confirmatam et auctam — quae quidem unice tuta est atque experimento comprobata — firmius, alacrius, fideliusque retineant omnes, illis haudquaquam impediti difficultatibus, quae, ut in humanis rebus assolet, huic quoque praeclaro operi numquam deerunt. II Biblicae disciplinae, ceterarumque quae eidem utilitati sunt, condiciones, his quinquaginta annis valde mutatas esse nemo est, quin facile possit animadvertere. Nam, ut alia praetereamus, quo tempore Decessor Noster Encyclicas Litteras Providentissimus Deus edidit, vix unus vel alter in Palaestina locus effossionibus ad eiusmodi res pertinentibus coeperat exploran. Nunc vero id genus investigationes et numero auctae sunt plurimum, et severiore ratione atque arte ipso usu expolita, multo plura ac certiora nos docent. Quantum porro lucis ex illis investigationibus ad Sacros Libros rectius pleniusque intellegendos eliciatur, norunt periti omnes, norunt quotquot his studiis dant operam. Augetur autem harum explorationum momentum repertis identidem monumentis scriptis, quae ad cognitionem linguarum, litterarum, eventuum, morum ac cultuum antiquissimorum multum conferunt. Atque haud minoris momenti est inventio et inquisitio, adeo frequens aetate hac nostra, papyrorum, quae ad cognoscendas litteras, institutionesque publicas et privatas, temporis praesertim Servatoris Nostri, tantopere valuere. Ac praeterea vetusti Sacrorum Librorum codices inventi et sollerti data opera editi sunt; exegesis Ecclesiae Patrum latius pleniusque pervestigata est; antiquorum denique modus loquendi, narrandi, scribendique innumeris exemplis illustratur. Haec omnia, quae, non sine providentis Dei consilio, aetas haec nostra consecuta est, Sacrarum Litterarum interpretes quodammodo invitant atque admonent, ut ad Divina Eloquia penitius perscrutanda, illustranda clarius, lucidiusque proponenda, tanta hac luce data alacriter utantur. Acta Apostolicae Sedis r- Commentarium Officiale 306 Quodsi, summo cum animi solacio, cernimus eosdem interpretes invitationi huic naviter iam obsecutus esse, atque adhuc obsequi, id non postremus profecto, nec minimus fructus est Encyclicarum Litterarum Providentissimus Deus, quibus Decessor Noster Leo XIII, hunc novum disciplinae biblicae florem quasi animo praesagiens, exegetas catholicos et ad laborem advocavit, et iisdem quae esset laboris via ac ratio sapienter definivit. Ut autem labor non modo constanter perseveret, sed in dies etiam perficiatur ac reddatur fecundior, Nos quoque Encyclicis his Litteris consequi cupimus, in id maxime intenti ut omnibus ostendamus, quae agenda restent, et qua mente exegetae catholico tantum ac tam excelsum munus hodie adgrediendum sit, utque operariis, in vinea Domini sedulo laborantibus, novos stimulos novumque animum addamus. Catholico interpreti, qui ad Sacras Scripturas intellegendas explanandasque accederet, iam Ecclesiae Patres, imprimisque Augustinus, veterum linguarum studium et ad textus primigenios recursum magnopere commendabant. Veruntamen ita tunc temporis ferebant litterarum condiciones, ut non multi, iidemque imperfecte tantum, hebraicam linguam noscerent. Media vero aetate, cum Scholastica Theologia maxime florebat, graeci etiam sermonis cognitio apud Occidentales adeo iam dudum imminuta erat, ut ipsi summi illorum temporum Doctores, in Divinis Libris explicandis, sola niterentur latina conversione, quam Vulgatam vocant. Ex contrario nostris hisce temporibus non graeca tantummodo lingua, quae inde a renatis humanior bus litteris ad novam quodammodo vitam revocata est, omnibus paene antiquitatis et litterarum cultoribus est familiaris, sed hebraicae quoque aliarumque orientalium linguarum cognitio inter litteratos viros late propagata est. Tanta porro nunc suppetit subsidiorum copia ad eos sermones addiscendos, ut Bibliorum interpres qui, illis neglectis, ad textus primigenios 22 2 2 Cf. ex. gr. S. HIERON., Praef, in, IV Evang. ad Damasum; PL. X X I X , eoi. 526-527; S. AUGUST., De doctr. christ. I I , 1 6 ; PL X X X I V , col. 42-43. Actu Pii Pp. XII 307 praecluserit sibi aditum, levitatis et soeordiae notam effugere minime possit. Exegetae enim est etiam minima quaeque, quae Divino Flamine inspirante, ex hagiographi calamo prodiere, summa cum cura ac veneratione quasi arripere, quo penitius pleniusque mentem eius intellegat. Quare diligenter id agat, ut linguarum biblicarum ac ceterorum quoque orientalium sermonum in dies maiorem sibi comparet peritiam, suamque interpretationem omnibus illis fulciat adiumentis, quae a cuiusvis generis philologia repetantur. Id quidem divus Hieronymus, pro suae aetatis cognitionibus, sollicite consequi studuit; idque etiam haud pauci ex magnis saeculi xvi et xvn exegetis, quamquam multo minor tum fuit quam hodie linguarum scientia, indefesso studio ac fructu non mediocri appetivere. Eadem igitur ratione primigenium illum textum explanari oportet, qui ab ipso sacro auctore conscriptus maiorem auctoritatem maiusque pondus habet, quam quaelibet, utut optima, sive antiqua sive recentior conversio; quod facilius profecto utiliusque fieri potest, si cum cognitione linguarum etiam solida criticae artis peritia, ad eumdem textum quod attinet, coniungitur. Quantum momentum in eiusmodi critice sit collocandum, scite monuit Augustinus, cum inter praecepta Sacrorum Librorum studioso inculcanda curam emeridati textus habendi primo loco posuit. « Codicibus emendandis — ita ille ait clarissimus Ecclesiae Doctor — primitus debet invigilare sollertia eorum qui Scripturas Divinas nosse desiderant, ut emendatis non emendati cedant ». Hodie vero haec ars, quae entices teœtualis nomine venit et in edendis profanis scriptionibus magna cum laude et fructu adhibetur, in Libris quoque Sacris, ob ipsam reverentiam divino eloquio debitam, iure optimo exercetur. Id enim ex instituto suo praestat, ut textum sacrum, quantum fieri potest, quam perfectissime restituat, a depravationibus infirmitate amanuensium illatis eum expurget, eumque a glossis et lacunis, a verborum inversionibus ac repetitio23 28 De doct. christ. II, 21; PL. XXXIV, col. 46. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 308 nibus ab aliisque omne genus mendis, quae in litteras per multa saecula traditas irrepere solent, pro viribus liberet. Ac vix opus est animadvertere istiusmodi criticen, quam abhinc aliquot decenniis non pauci arbitrio plane suo adhibuerunt, atque ita non raro, ut quis dixerit eosdem ad inferendas in sacrum textum praeiudicatas suas opiniones id fecisse, hodie eam legum stabilitatem et securitatem attigisse, ut insigne facta sit instrumentum ad divinum eloquium purius accuratiusque edendum, et ut quilibet abusus facile detegi possit. Neque oportet hoc loco in memoriam revocare — quippe quod omnibus Sacrae Scripturae cultoribus notum ac perspicuum sit — quanto videlicet Ecclesia, inde a primis saeculis ad aetatem usque hanc nostram, haec criticae artis studia in honore habuerit. Hodie igitur, postquam huius artis disciplina ad tantam pervenit perfectionem, rei biblicae studiosorum munus est honorificum, etsi non semper facile, omni ope curare, ut quam primum a catholicis opportune apparentur tam Sacrorum Librorum, quam antiquarum con versionum editiones ad has normas redactae, quae nempe cum summa sacri textus reverentia accuratam coniungant omnium legum criticarum observationem. Atque omnes probe sciant diuturnum hunc laborem non solum esse necessarium ad scripta divino instinctu data recte perspicienda, sed vehementer etiam ex pietate illa postulari, qua providentissimo Deo, qui hos libros veluti paternas litteras e maiestatis suae sede propriis filiis misit, gratos nos esse summopere decet. Neque arbitre tur quisquam hunc primorum textuum usum, ad critices rationem habitum, praescriptis illis quae de Vulgata Latina Concilium Tridentinum sapienter statuit, ullo modo officere. Constat enim e litterarum monumentis Concilii Praesidibus fuisse creditum, ut ipsius Sacrae Synodi nomine Summum Pontificem rogaren!— quod illi quidem fecerunt — ut Latina primum editio, dein vero et Graeca et Hebraica, quoad 24 2 * Decr. de editione ei usu Sacrorum Librorum; Conc. Trid. ed. Soc. Goerres. t. V, p. 91 8. Acta Pii Pp. XII 25 309 fieri posset, corriger en tur, in Ecclesiae Sanctae Dei utilitatem tandem aliquando vulgandae. Cui voto, si tunc propter temporum difficultates aliaque impedimenta non plene responderi potuit, in praesens, ut fore confidimus, doctorum catholicorum collatis viribus perfectius ampliusque satisfieri potest. Quod autem Vulgatam Tridentina Synodus esse voluit latinam conversionem, « qua omnes pro authentica uterentur», id quidem, ut omnes norunt, latinam solummodo respicit Ecclesiam, eiusdemque publicum Scripturae usum, ac nequaquam, procul dubio, primigeniorum textuum auctoritatem et vim minuit. Neque enim de primigeniis textibus tunc agebatur, sed de latinis, quae illa aetate circumferebantur conversionibus, inter quas idem Concilium illam iure praeferendam edixit, quae «longo tot saeculorum usu in ipsa Ecclesia probata est ». Haec igitur praecellens Vulgatae auctoritas seu, ut aiunt, authentici non ob criticas praesertim rationes a Concilio statuta est, sed ob illius potius legitimum in Ecclesiis usum, per tot saeculorum decursum habitum; quo quidem usu demonstratur eamdem, prout intellexit et intellegit Ecclesia, in rebus fidei ac morum ab omni prorsus esse errore immunem; ita ut, ipsa Ecclesia testante et confirmante, in disputationibus, lectionibus concionibusque tuto ac sine errandi periculo, proferri possit; atque adeo eiusmodi authentia non primario nomine critica, sed iuridica potius vocatur. Quapropter haec Vulgatae in rebus doctrinae auctoritas minime vetat — immo id hodie fere postulat — quominus eadem haec doctrina ex primigeniis etiam textibus comprobetur et confirmetur, atque etiam quominus passim in auxilium iidem textus vocentur, quibus recta Sacrarum Litterarum significatio ubique magis in dies patefiat atque explanetur. Ac ne id quidem Tridentini Concilii decreto prohibetur, quominus nempe ad christifidelium usum et bonum et ad faciliorem divini eloquii intellegentiam, conversiones in vulgatas linguas conficiantur, eaeque etiam ex ipsis primige25 Ib. t. X, p. 471 ; cf. t. V, pi>. 29, 59, 65; t. X, p. 446 sq.. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 310 niis textibus, ut iam multis in regionibus, approbante Ecclesiae auctoritate, laudabiliter factum esse novimus. Linguarum antiquarum cognitione et criticae artis subsidiis egregie instructus, exegeta catholicus ad illud accedat munus, quod ex omnibus ei impositis summum est, ut nempe germanam ipsam Sacrorum Librorum sententiam reperiat atque exponat. Quo in opere exsequendo ante oculos habeant interpretes sibi illud omnium maximum curandum esse, ut clare dispiciant ac definiant, quis sit verborum biblicorum sensus, quem litteralem vocant. Hanc litteralem verborum significationem omni cum diligentia per linguarum cognitionem iidem eruant, ope adhibita contextus, comparationisque cum assimilibus locis; quae quidem omnia in profanorum quoque scriptorum interpretatione in auxilium vocari solent, ut auctoris mens luculenter patescat. Sacrarum autem Litterarum exegetae, memores de verbo divinitus inspirato heic agi, cuius custodia et interpretatio ab ipso Deo Ecclesiae commissa est, non minus diligenter rationem habeant explanationum et declarationum magisterii Ecclesiae, itemque explicationis a Sanctis Patribus datae, atque etiam « analogiae fidei », ut Leo XIII in Encyclicis litteris Providentissimus Deus sapientissime animadvertit. Singulari vero studio id agant, ut non tantum —^ id quod in quibusdam commentariis fieri dolemus — eas res exponant quae ad historiam, archaeologiam, philologiam ad aliasque huiusmodi disciplinas spectent; sed, illis quidem opportune allatis, quantum ad exegesin conferre possint, ostendant potissimum quae sit singulorum librorum vel textuum theologica doctrina de rebus fidei et morum, ita ut haec eorum explanatio non modo theologos doctores adiuvet ad fidei dogmata proponenda confirmandaque, sed sacerdotibus etiam adiumento sit ad doctrinam christianam coram populo enucleandam, ac fidelibus denique omnibus ad vitam sanctam h omineque christiano dignam agendam adserviat. 26 2 E LEONIS XIII Acta XIII, pp. 345-346 ; Ench. Bibl. n. 94-96. Acta Pii Pp. XII 311 Talem cum dederint interpretationem, imprimis, ut diximus, theologicam, efficaciter illos ad silentium redigent, qui, asseverantes se vix quidquam in biblicis commentariis invenire, quod mentem ad Deum extollat, animum enutriat, interiorem vitam promoveat, ad spiritualem quamdam et mysticam, ut aiunt, interpretationem confugiendum esse dictitant. Quod quam parum recte profiteantur, ipsa multorum experientia docet, qui verbum Dei iterum atque iterum considerantes ac meditantes, suum animum perfecerunt, et erga Deum sunt vehementi amore permoti; idemque perpetua Ecclesiae institutio ac summorum Doctorum monita lucide ostendunt. Non omnis sane spiritualis sensus a Sacra Scriptura excluditur. Quae enim in Vetere Testamento dicta vel facta sunt, ita a Deo sapientissime sunt ordinata atque disposita, ut praeterita spirituali modo ea praesignificarent, quae in novo gratiae foedere essent futura. Quare exegeta, sicut litteralem, ut aiunt, verborum significationem, quam hagiographus intenderit atque expresserit, reperire atque exponere debet, ita spiritualem etiam, dummodo rite constet illam a Deo fuisse datam. Deus enim solummodo spiritualem hanc significationem et novisse potuit, et nobis revelare. Iamvero eiusmodi sensum in Sanctis Evangeliis nobis indicat, nosque edocet divinus ipse Servator; hunc etiam, Magistri exemplum imitati, Apostoli loquendo scribendoque profitentur; hunc perpetuo tradita ab Ecclesia doctrina ostendit; hunc denique antiquissima liturgiae usus declarat; ubicumque rite adhiberi potest notum illud pronuntiatam: Lex precandi lex credendi est. Hunc igitur spiritualem sensum, a Deo ipso intentum et ordinatum, exegetae catholici ea diligentia patefaciant ac proponant, quam divini verbi dignitas exposcit; alias autem translatas rerum significationes. ne tamquam genuinum Sacrae Scripturae sensum proferant, religiose caveant. Nam etsi, in concionatoris praesertim obeundo munere, amplior quidam Sacri Textus usus translata verborum ratione habitus, ad res fidei et morum illustrandas et commendandas utilis esse potest, dummodo moderate ac Acta Apostolicae Sedis - Commentarium 312 Officiale sobrie fiat, nunquam tamen obliviscendum est hunc verborum Sacrae Scripturae usum eidem esse quasi externum et adiectum; eumdemque hodie potissimum non carere periculo, cum christifideles, ii nominatim qui tam sacris quam profanis disciplinis instructi sint, quaerant quid ipse Deus in Sacris Litteris nobis significet, potius quam quid facundus orator vel scriptor, Bibliorum verbis dexteritate quadam adhibitis, exponat. Nec a vivus sermo Dei et efficax et penetrabilior omni gladio ancipiti et pertingens usque ad divisionem animae ac spiritus, compagum quoque ac medullarum, et discretor cogitationum et intentionum cordis », calamistris indiget, vel humana accommodatione, ut animos moveat ac percellat; ipsae enim Sacrae Paginae, Dei afflante Spiritu exaratae, per se nativo abundant sensu; divina virtute ditatae, per se valent; superno decore ornatae, per se lucent ac splendent, dummodo ab interprete tam integre et accurate explicentur, ut omnes thesauri sapientiae et prudentiae, quae in eis latent, in lucem proferantur. Qua in re praestanda catholicus exegeta egregie iuvari poterit sollerti illorum operum studio, quibus Sancti Patres, Ecclesiae Doctores, illustresque superiorum temporum interpretes Sacras Litteras explanarunt. Illi enim, etsi interdum eruditione profana et linguarum scientia minus instructi «rant, quam nostrae aetatis interpretes, pro eo tamen, quod Deus in Ecclesia eis attribuit munere, suavi quadam eminent caelestium rerum perspicientia miroque mentis acumine, quibus divini eloqui! profunda intime penetrant, et in lucem afferunt quidquid ad doctrinam Christi illustrandam sanctitatemque vitae promovendam conducere potest. Dolendum sane est pretiosus huiusmodi christianae antiquitatis thesauros non paucis e nostrorum temporum scriptoribus parum esse cognitos, neque historiae exegeseos cultores iam ea omnia peregisse, quae ad rem tanti momenti rite pervestigandam recteque aestimandam necessaria videantur. Utinam multi exsistant, qui catholicae Scri27 27 Hebr. IV, 12. 313 Actu Pii Pp. XII pturarum interpretationis auctores et opera studiose perquirentes, ab iisdemque paene immensas congestas opes quasi exhaurientes, valide ad id conferant, ut et in dies magis appareat, quantopere illi divinam Sacrorum Librorum doctrinam perspexerint atque illustraverint, et hodierni quoque" interpretes inde exemplum sumant opportunaque repetant argumenta. Sic enim tandem aliquando fiet et veterum doctrinae spiritalisque dicendi suavitatis, et recentiorum maioris eruditionis adultiorisque artis felix et fecunda coniunctio, novos utique fructus allatura in Divinarum Litterarum campo, nunquam satis exculto, nunquam exhausto. Ac praeterea nostra quoque tempora ad Sacras Litteras penitius et accuratius interpretandis aliquid conferre posse iure meritoque sperare licet. Non enim pauca, inter ea praesertim quae ad historiam spectant, aut vix, aut non satis explicata sunt a superiorum saeculorum explanatoribus, quippe quibus fere omnes notitiae deessent ad illa magis illustranda necessariae. Quam difficilia ipsis quoque Patribus et quasi impervia quaedam fuerint, illis ostenditur, ut alia mittamus, conatibus, quos multi ex iisdem iterarunt ut prima interpretaren tur Geneseos capita ; itemque ex repetitis illis a S. Hieronymo tentaminibus ita ver• tendi Psalmos, ut litteralis, seu ex verbis ipsis expressus, eorum sensus clare patefieret. Alii denique habentur libri vel sacri textus, quorum difficultates recens demum detexit aetas, postquam ex altiore rerum antiquarum cognitione novae sunt obortae quaestiones, quibus aptius in causam introspiciatur. Perperam igitur quidam, scientiae biblicae condiciones haud recte perspicientes, nihil iam catholico nostrae aetatis exegetae dictitant ad ea addendum superesse, quae christiana antiquitas protulerit; cum, ex contrario, nostra haec tempora adeo multa proposuerint, quae nova investigatione novoque examine indigeant, et actuosum hodierni interpretis studium non parum exstimulent. Nostra siquidem aetas, ut novas aggerit quaestiones novasACIA, voi. X, n. 10. - 20-10-943. 22 314 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale que difficultates, ita, favente Deo, nova etiam praebet exegeseos subsidia et adiumenta. Inter haec illud videtur peculiari mentione dignum, quod catholici theologi, Sanctorum Patrum ac potissimum Angelici Communisque Doctoris doctrinam secuti, inspirationis biblicae naturam et effectus aptius perfecti usque explorarunt ac proposuere, quam praeteritis saeculis fieri assolerei Ex eo enim edisserendo profecti, quod hagiographus in sacro conficiendo libro est Spiritus Sancti Ópyavov seu instrumentum, idque vivum ac ratione praeditum, recte animadvertunt illum, divina motione actum, ita suis uti facultatibus et viribus, « ut propriam uniuscuiusque indolem et veluti singulares notas ac lineamenta » ex libro, eius opera orto, facile possint omnes colligere. Interpres igitur omni cum cura, ac nulla quam recentiores pervestigationes attulerint luce neglecta, dispicere enitatur, quae propria fuerit sacri scriptoris indoles ac vitae condicio, qua floruerit aetate, quos fontes adhibuerit sive scriptos sive ore traditos, quibusque sit usus formis dicendi. Sic enim satius cognoscere poterit quis hagiographus fuerit, quidque scribendo significare voluerit. Neque enim quemquam latet summam interpretandi normam, eam esse, qua perspiciatur et definiatur, quid scriptor dicere intenderli, ut egregie Sanctus Athanasius monet : « Hic, ut in omnibus aliis divinae Scripturae locis agere convenit, observandum est, qua occasione locutus sit Apostolus, quae sit persona, quae res cuius gratia scripsit, accurate et fideliter attendendum est, ne quis illa ignorans, aut aliud praeter ea intellegens, a vera aberret sententia ». Quisnam autem sit litteralis sensus, in veterum Orientalium auctorum verbis et scriptis saepenumero non ita in aperto est, ut apud nostrae aetatis scriptores. Nam quid illi verbis significare voluerint, non solis grammaticae, vel philologiae legibus, nec solo sermonis contextu determinatur; omnino oportet mente 28 29 2 8 Cf. BENEDICTUS X V , Enc. Spiritus Paraclitus; Acta Ap. Sedis X I I (1920), p. 390; Ench. Bibl. n. 461. Contra Arianos 1, 54; PG. X X V I , col. 123. 29 Actu Pii Pp. XII 315 quasi redeat interpres ad remota illa Orientis saecula, ut subsidiis historiae, archaeologiae, ethnologiae aliarumque disciplinarum rite adiutus, discernat atque perspiciat, quaenam litteraria, ut aiunt, genera vetustae illius aetatis scriptores adhibere voluerint, ac reapse adhibuerint. Veteres enim Orientales, ut quod in mente haberent exprimerent, non semper iisdem formis iisdemque dicendi modis utebantur, quibus nos hodie, sed illis potius, qui apud suorum temporum et locorum homines usu erant recepti. Hi quinam fuerint, exegeta non quasi in antecessum statuere potest, sed accurata tantummodo antiquarum Orientis litterarum pervestigatione. Haec porro, postremis hisce decenniis maiore, quam antea, cura et diligentia peracta, clarius manifestavit, quaenam dicendi formae antiquis illis temporibus adhibitae sint, sive in rebus poetice describendis, sive in vitae normis et legibus proponendis, sive denique in enarrandis historiae factis atque eventibus. Haec eadem pervestigatio id quoque iam lucide comprobavit, israeliticum populum inter ceteras Orientis veteres nationes in historia rite scribenda, tam ob antiquitatem, quam ob fidelem rerum gestarum relationem singulariter praestitisse ; quod quidem ex divinae inspirationis charismate atque ex peculiari historiae biblicae fine, qui ad religionem pertinet, profecto eruitur. Nihilominus etiam apud Sacros Scriptores, sicut apud ceteros antiquos, certas quasdam inveniri exponendi narrandique artes, certos quosdam idiotismos, linguis praesertim semiticis proprios, approximationes quae dicuntur, ac certos loquendi modos hyperbolicos, immo interdum etiam paradoxa, quibus res menti firmius imprimantur, nemo sane miretur, qui de inspiratione biblica recte sentiat. A Libris enim Sacris nulla aliena est illarum loquendi rationum, quibus apud veteres gentes, praesertim apud Orientales, humanus sermo ad sententiam exprimendam uti solebat, ea tamen condicione, ut adhibitum dicendi genus Dei sanctitati et veritati haud quaquam repugnet, quemadmodum, pro sagacitate sua, iam ipse Angelicus Doctor hisce verbis animadvertit: « In Scriptura divina tra- Acta Apostolicae Sedis - Commentarium 316 Officiale 30 duntur nobis per modum, quo homines solent uti ». Sicut enim substantiale Dei Verbum hominibus simile factum est quoad omnia « absque peccato », ita etiam Dei verba, humanis linguis expressa, quoad omnia humano sermoni assimilia facta sunt, excepto errore; quod quidem utpote providentis Dei o-vyKaraßacriv, seu « condescensionem », iam Sanctus Ioannes Chrysostomus summis laudibus extulit, et in Sacris Libris haberi iterum iterumque asseveravit. Quapropter catholicus exegeta, ut hodiernis rei biblicae necessitatibus rite satisfaciat, in exponenda Scriptura Sacra, in eademque ab omni errore immuni ostendenda et comprobanda, eo quoque prudenter subsidio utatur, ut perquirat quid dicendi forma seu litterarum genus, ab hagiographo adhibitum, ad veram et genuinam conferat interpretationem; ac sibi persuadeat hanc officii sui partem sine magno catholicae exegeseos detrimento neglegi non posse. Non raro enim — ut hoc solummodo attingamus — cum Sacros Auctores ab historiae fide aberrasse, aut res minus accurate rettülissé obiurgando nonnulli iactant, nulla alia de re agi comperitur, nisi de suetis illis nativis antiquorum dicendi narrandique modis, qui in mutuo hominum inter se commercio passim adhiberi solebant, ac reapse licito communique more adhibebantur. Iusta igitur mentis aequitas postulat, ut haec, cum in divino eloquio, quod pro hominibus verbis humanis exprimitur, inveniantur, non magis erroris arguantur, quam cum eadem in cotidiano vitae usu habeantur. Cognitis igitur accurateque aestimatio antiquorum loquendi scribendique modis et artibus, multa dissolvi poterunt, quae contra Divinarum Litterarum veritatem fidemque historicam opponuntur; neque minus apte eiusmodi studium ad Sacri Auctoris mentem plenius illustriusque perspiciendam conduce! 31 32 30 Comment, ad Hebr. cap. I, lectio 4. Hebr. IV, 15. Cf.. v. gr. In Gen. I, 4 (PG. LUI, col. 34-35); In Gen. II, 21 iib. col, 121); In Gen, III, 8 (iö., col, 135); Horn., 15 in Ioan., ad I, 18 (PG. LIX, col. 97 sq.),. 31 32 Acta Pii Pp. XII 317 Nostri igitur rerum biblicarum cultores in hanc quoque rem animum debita diligentia intendant, neque quidquam omittant, quod novitatis attulerint, cum archaeologia, tum antiqua rerum gestarum historia priscarumque litterarum scientia, quodque aptum sit, quo melius veterum scriptorum mens, eorumque ratiocinandi, narrandi scribendique modus, forma et ars cognoscatur. Qua in causa laicorum etiam ordinis catholici viri animadvertant se non tantum ad profanae doctrinae utilitatem conferre, sed de re quoque christiana optime mereri, si omni, qua par est, sedulitate ac studio rebus antiquis explorandis et investigandis se dedant, et ad quaestiones id genus, hucusque minus claras et perspicuas, enodandas pro viribus adiuvent. Omnis enim humana cognitio, etiamsi non sacra, ut suam habet quasi insitam dignitatem et excellentiam — quippe quae sit quaedam finita participatio infinitae cognitionis Dei — ita novam altioremque dignitatem et quasi consecrationem assequitur, cum ad res ipsas divinas clariore luce collustrandas adhibetur. Per provectam illam, de qua supra diximus, orientalium rerum antiquarum explorationem, per ipsius primigenii textus accuratiorem investigationem, itemque per ampliorem diligentioremque tum linguarum biblicarum, tum earum quoque omnium, quae ad Orientem pertinent, cognitionem, feliciter, suffragante Deo, contigit, ut non paucae ex quaestionibus illis, quas Decessoris Nostri imm. rec. Leonis XIII aetate, contra Sacrorum Librorum authentiam, antiquitatem, integritatem, fidemque historicam critici ab Ecclesia alieni, vel eidem etiam adversantes habuere, hodie iam expeditae ac solutae sint. Exegetae enim catholici, iisdem doctrinae armis recte usi, quibus adversarii non raro abutebantur, illas protulerunt interpretationes, quae et catholicae institutioni genuiñaeque a maioribus traditae sententiae congruae sunt, et una simul pares evasisse videntur difficultatibus, quas sive novae explorationes novaque inventa attulerint, sive antiquitas nostris temporibus enodandas Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 318 reliquerit. Inde autem evenit, ut Bibliorum auctoritatis et veritatis historicae fiducia, tot impugnationibus apud quosdam aliquatenus labefactata, hodie apud catholicos in integrum restituta sit; quin immo scriptores non desunt etiam non catholici, qui inquisitionibus sobrio et aequo animo institutis, ad id adducti sint ut, relictis recentiorum placitis, ad antiquiores sententias, saltem hic illic, redierint. Quae rerum mutatio magna ex parte indefesso illi debetur labori, quo catholici Sacrarum Litterarum explanatores, difficultatibus omnisque generis obstaculis minime perterriti, totis viribus contenderunt, ut iis, quae hodierna eruditorum hominum pervestigatio, sive in archaeologiae, sive in historiae ac philologiae rebus ad novas quaestiones solvendas attulisset, debito modo uterentur. Nemo tamen miretur non omnes adhuc esse difficultates expeditas atque evictas, sed graves etiam hodie quaestiones catholicorum exegetarum mentes non parum agitare. Quam ad rem non est profecto concidendum animo ; neque est obliviscendum, in humanis disciplinis rem non aliter se habere atque in rerum natura : videlicet incepta paulatim crescere, ac non posse nisi post multos labores colligi fructus. Ita factum est, ut quaedam, quae elapsis temporibus non solutae ac suspensae haberentur disputationes, nostra demum aetate, progredientibus studiis, feliciter enodatae sint. Quamobrem fore spes est, ut illae etiam, quae nunc maxime implicatae maximeque arduae videantur, constanti conamine tandem aliquando plena luce pateant. Quodsi optata enodatio diu tardet, nec nobis arrideat, sed forte posteris assequendus rerum felix relinquatur exitus, nemo idcirco succenseat, cum id ad nos quoque pertinere sit aequum, quod Patres, ac potissimum Augustinus, suo tempore monuere: Deum nempe Sacros, quos ipse inspiravit, Libros consulto difficultatibus adspersisse, ut et intentius ad eos evolvendos et perscrutandos excitaremur, et salubriter mentis nostrae limites experti, debita animi demissione exerceremur. 33 3 3 Cf. S. AUGUST., Epist. 149 ad Paulinum, n. 34 (PL. XXXIII, col. 644) ; De diversis quaestionibus, q. 53, n. 2 (ib. XL, col. 36); Enarr. in Ps. 146, n. 12 (ib, XXXVII, col. 1907),. Acta, Pii Pp. XII 319 Nihil igitur mirum, si unius alteriusve quaestionis nullum unquam habebitur responsum plane perfectum, cum interdum agatur de rebus obscuris et a nostris temporibus nostraque experientia nimis longe remotis ; et cum etiam exegesis, sicut ceterae graviores disciplinae, sua habere possit secreta, quae mentibus nostris impervia, quibusvis conatibus aperiri nequeant. Hac tamen in rerum condicione catholicus interpres, actuoso fortique suae disciplinae amore actus, ac Sanctae Matri Ecclesiae sincere devotus, neutiquam retineri debet, quominus difficiles quaestiones, hucusque nondum enodatas, iterum atque iterum aggrediatur, non modo ut, quae ab adversariis opponantur, propulset, sed ut solidam etiam explicationem reperire enitatur, quae et cum Ecclesiae doctrina, cum iisque nominatim, quae de Sacra Scriptura ab omni errore immuni tradita sunt, fideliter concordet, et certis quoque profanarum disciplinarum conclusionibus debito modo satisfaciat. Horum autem strenuorum in vinea Domini operariorum conatus non solummodo aequo iustoque animo, sed summa etiam cum caritate iudicandos esse ceteri omnes Ecclesiae filii meminerint; qui quidem ab illo haud satis prudenti studio abhorrere debent, quo quidquid novum est, ob hoc ipsum censetur esse impugnandum, aut in suspicionem adducendum. Illud enim imprimis ante oculos habeant, in normis ac legibus ab Ecclesia datis, de fidei morumque doctrina agi; atque inter multa illa, quae in Sacris Libris, legalibus, historicis, sapientialibus et propheticis proponuntur, pauca tantum esse quorum sensus ab Ecclesiae auctoritate declaratus sit, neque plura ea esse, de quibus unanimis Sanctorum Patrum sit sententia. Multa igitur remanent, eaque gravissima, in quibus edisserendis et explanandis catholicorum interpretum acumen et ingenium libere exerceri potest ac debet, ut ad omnium utilitatem, ad maiorem in dies doctrinae sacrae profectum, et ad Ecclesiae defensionem et honorem ex suo quisque viritim conferat. Haec vera filiorum Dei libertas, quae et Ecclesiae doctrinam fideliter teneat, et quaecumque profana attulerit cognitio, tamquam Dei donum grato accipiat animo et 320 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale adhibeat, studio utique omnium elata ac sustentata, omnis sinceri fructus omnisque in scientia catholica solidi profectus condicio est et fons, ut praeclare admonet decessor Noster fel. rec. Leo XIII cum dicit: « Nisi salva consensione animorum collocatisque in tuto principiis, non licebit ex variis multorum studiis magnos exspectare huius disciplinae progressus » . 3 4 Qui ingentes illos consideraverit labores, quos exegesis catholica per duo fere annorum milia suscepit, ut verbum Dei, per Sacras Litteras hominibus impertitum, penitius cotidie perfectiusque intellegatur, vehementiusque adametur, facile is sibi persuaserit christifidelibus, ac praesertim sacerdotibus, grave eiusmodi officium esse, ut thesauro illo a summis ingeniis per tot saecula congesto, copiose et sancte utantur. Sacros enim Libros Deus hominibus non ideo concessit, ut eorum satisfaceret curiositati, vel ut studendi investigandique praeberet argumentum, sed quemadmodum animadvertit Apostolus, ut divina haec eloquia nos possent « instruere ad salutem pei fidem quae est in Christo Iesu » et « ut perfectus esset homo Dei ad omne opus bonum instructus». Sacerdotes igitur, quibus aeternae fidelium salutis procuratio commissa est, postquam sacras paginas diligenti studio ipsi perquisierint, suasque precando meditandoque effecerint, supernas divini verbi opes sermonibus, homiliis, exhortationibus sedulo promant; iidemque christianam doctrinam sententiis ex Sacris Libris haustis confirment, praeclaris exemplis e sacra historia, ac nominatim é Christi Domini Evangelio illustrent, atque haec omnia — accommodationibus illis, privato arbitrio inductis et ex rebus longe alienis expetitis, quae quidem divini sermonis non usus sed abusus sunt, studiose diligenterque vitatis — adeo eloquenter, adeo dilucide clareque proponant, ut fideles non solum ad vitam recte conformandam moveantur et incendantur, sed summam etiam animo concipiant Scripturae 35 5 4 s s Litt. Apost. Vigilantiae; LEONIS X I I I Acta X X I I , p. 237; Ench. Bibl. n. 136. Cf. I I Tim. I I I , 15, 17. Actu Pii Pp. XII Sacrae venerationem. Hanc porro venerationem sacri Antistites in fidelibus sibi commissis satius in dies augere et perficere studeant, provectis omnibus inceptis illis, quibus viri, apostolico studio repleti, Sacrorum Librorum inter catholicos cognitionem et amorem excitare ac fovere laudabiliter nituntur. Faveant igitur atque auxilium praestent piis illis consociationibus, quibus propositum sit Sacrarum Litterarum, Evangeliorum potissimum, edita exemplaria inter fideles diffundere, eorumque cotidiana lectio studiosissime curare ut in christianis familiis rite sancteque fiat; Sacram Scripturam, in vulgatas hodie linguas probante Ecclesiae auctoritate conversam, et .alloquio-et usu, ubi per liturgiae leges licet, efficaciter commendent; ac publicas de rebus biblicis dissertationes, seu acroases, aut ipsi habeant, aut ab aliis apprime peritis sacris oratoribus habendas curent. Commentarios vero, qui tanta cum laude tantoque cum fructu in variis terrarum orbis partibus statis temporibus eduntur, sive ad quaestiones ex scientiae ratione tractandas et exponendas, sive ad huiusmodi investigationum fructus, vel ministerio sacro, vel fidelium utilitati accommodandos, omnes sacrorum administri pro viribus sustentent et inter varios gregis sui coetus et ordines apposite divulgent. Qui quidem sacrorum administri haec omnia, et quaecumque id genus alia apostolicum studium ac sincerus divini verbi amor ad excelsum hoc propositum apta invenerit, efficax sibi in animorum cura auxilium esse futurum persuasum habeant. Neminem autem fugit haec omnia a sacerdotibus rite perfici non posse, nisi ipsimet, dum in Seminariis commorati sunt, Sacrae Scripturae actuosum ac perennem imbiberint amorem. Quare sacrorum Antistites, quibus Seminariorum suorum paterna incumbit cura, diligenter vigilent, ut in hac quoque re nihil omittatur, quod ad eiusmodi finem assequendum iuvare possit. Sacrae autem Scripturae magistri totam de re biblica institutionem in Seminariis ita perficiant, ut adulescentes ad sacerdotium atque ad divini veibi ministerium efformandos ea Sacrarum Litterarum cognitione instruant, eoque erga illas im- Acta Apostolicae Sedis - Commentarium 322 Officiale buant amore, sine quibus uberes apostolatus fructus haberi nequeunt. Quare exegetica explanatio ad rationem potissimum theologicam spectet, supervacaneis vitatis disputationibus, atque iis praetermissis, quae curiositatem potius nutriant, quam veram foveant doctrinam solidamque pietatem; sensum litteralem, quem vocant, ac praesertim theologicum, ita solide proponant, ita scite explicent, ita ardenter inculcent, ut id quodammodo eorum alumnis contingat, quod Iesu Christi discipulis evenit Emmaus euntibus, qui, auditis Magistri verbis, exclamarunt : « Nonne cor nostrum ardens erat in nobis, dum aperiret nobis Scripturas? ». Sic Divinae Litterae futuris Ecclesiae sacerdotibus fiant et propriae cuiusque vitae spiritualis fons purus atque perennis, et sacri concionandi muneris, quod suscepturi sunt, alimentum ac robur. Quod quidem si gravissimae huius disciplinae in Seminariis magistri assecuti fuerint, se ad animorum salutem, ad rei catholicae profectum, ad Dei honorem et gloriam summopere contulisse, seseque opus perfecisse apostolico officio coniunctissimum, laeti sibi persuadeant. 36 Haec, quae diximus, Venerabiles Fratres ac dilecti filii, si omni aetate necessaria sunt, multo magis profecto nostris urgent luctuosis temporibus, dum populi ac nationes fere omnes calamitatum pelago merguntur, dum immane bellum ruinis ruinas caedesque caedibus accumulât, dumque, acerbissimis populorum invicem excitatis odiis, in non paucis summo dolore cernimus non modo christianae animorum moderationis caritatisque, sed ipsius etiam humanitatis restingui sensum. His autem letiferis humanae consortionis vulneribus quisnam alius mederi potest, nisi ille, quem Apostolorum Princeps, amore ac fiducia plenus, his verbis appellat: « Domine, ad quem ibimus? verba vitae aeternae habes ». Ad hunc igitur oportet miserentissimum Redemptorem nostrum totis viribus 37 86 LUC, XXIV, 37 IOAN. V I , 69. 32. 323 Achí Pii Pp. XII reducere omnes : ipse enim est maerentium consolator divinus ; ipse est, qui docet omnes — sive qui publica auctoritate praestant, sive qui oboediendi obsequendique tenentur officio — veri nominis probitatem, integram iustitiam, generosamque caritatem; ipse denique est, ipseque unus, qui firmum exsistere potest pacis tranquillitatisque fundamentum atque praesidium. « Fundamentum enim aliud nemo potest ponere praeter id quod positum est, quod est Christus Iesus ». Hunc autem salutis auctorem Christum eo plenius cognoscent homines, eo impensius adamabunt, eo fidelius imitabuntur, quo studiosius ad Sacrarum Litterarum, Novi praesertim Testamenti,, cognitionem meditationemque permoti erunt. Nam, ut Stridonensis ait: « Ignoratio Scripturarum, ignoratio Christi est », et « si quidquam est, quod in hac vita sapientem virum teneat, et inter pressuras et turbines mundi aequo animo manere persuadeat, id esse vel primum reor, meditationem et scientiam Scripturarum ». Hinc enim qui adversis affiictisque rebus fatigan tur atque opprimuntur, vera haurient solacia, divinamque ad patiendum, ad sustinendum virtutem; hinc — ex Sanctis nempe Evangeliis — omnibus adest Christus, summum atque perfectum iustitiae, caritatis, misericordiaeque exemplar; ac laniato et trepido humano generi patent divinae illius gratiae fontes, qua posthabita ac neglecta, populi populorumque rectores rerum tranquillitatem animorumque concordiam nullam inire, nullam stabilire poterunt; inde denique omnes discent Christum, « qui est caput omnis principatus et potestatis » et « qui factus est nobis sapientia a Deo et iustitia et sanctificatio et redemptio ». 38 39 40 41 42 3 8 I Cor. III, i l . . , ' S. HIERONYMUS, In Isaiam, prologus; PL. XXIV, col. 17. Id., In Ephesios, prologus; PL. XXVI, col. 439. Col. II, 10. " ' i Cor. I. 30. 39 40 41 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale zu # # # His igitur, quae ad Sacrarum Scripturarum studia hodiernis necessitatibus accommodanda spectant, expositis et commendatis, iam reliquum est, Venerabiles Fratres ac dilecti filii, ut Bibliorum cultoribus, quotquot devoti sunt Ecclesiae filii, eiusque doctrinae et normis fideliter obsequuntur, non modo paterna gratulemur voluntate quod ad munus adeo excelsum delecti et vocati sint, sed animum etiam addamus, ut opus feliciter susceptum, renovatis in dies viribus, omni studio, omnique cura exsequi pergant. Excelsum dicimus munus : quid enim sublimius, quam ipsum verbum Dei, Spiritu Sancto inspirante hominibus datum, perscrutari, explicare, fidelibus proponere, ab infidelibus defendere? Pascitur hoc spirituali cibo ipse interpretis animus, nutriturque « ad commemorationem fidei, ad consolationem spei, ad exhortationem caritatis ». « Inter haec vivere, ista meditari, nihil aliud nosse, nihil quaerere, nonne vobis videtur iam hic in terris regni caelestis habitaculunl? » Pascantur hoc eodem cibo fidelium quoque mentes, quae inde Dei cognitionem et amorem, ac proprii cuiusque sui animi profectum et felicitatem hauriant. Omni igitur mente huic sancto negotio divini eloquii explanatores se dedant. « Orent ut intellegant » ; laborent, ut in Sacrarum Paginarum secreta altius in dies introspiciant ; doceant et concionentur, ut verbi Dei thesauros aliis etiam reserent. Quae revolutis saeculis praeclari illi Sacrae Scripturae interpretes magno cum fructu praestitere, id hodierni quoque pro facultate aemulentur, ita quidem ut, sicut elapsis temporibus, ita etiam in praesens eximios Ecclesia habeat in Divinis exponendis Litteris doctores; atque christifideles, eorum opera ac labore, omnem Sacrarum Scripturarum percipiant lucem, exhortationem, laetitiam. Quo in arduo sane ac gravi munere ipsi quoque « solatio Sanctos Li43 44 4 5 3 * Cf. S . AUG., Contra Faustum X I I I , 18; PL. X L I I , col. 294; CSEL. X X V , p. 400. 4 4 S. HIEKON., Ep. 53, 10; PL. X X I I , col, 549; 4 5 S. AUG., De doctr. christ., I I I , 56; PL. X X X I V , col. 89. CSEL. L I V , p. 463. Actu Pii Pp. XII 325 46 bros » sibi habeant, ac propositae mercedis sint memores: quandoquidem qui « docti fuerint, fulgebunt quasi splendor firmamenti, et qui ad iustitiam erudiunt multos, quasi stellae in perpetuas aeternitates ». Interea vero, dum omnibus Ecclesiae filiis, ac nominatim biblicae disciplinae praeceptoribus, adulescenti clero sacrisque oratoribus vehementer optamus, ut eloquia Dei perpetuo meditantes, gustent quam bonus et suavis sit spiritus Domini; caelestium munerum auspicem paternaeque benevolentiae Nostrae testem, vobis singulis universis, Venerabiles Fratres ac dilecti filii, Apostolicam Benedictionem peramanter in Domino impertimus. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die xxx mensis Septembris, in festo S. Hieronymi, Doctoris in exponendis Sacris Scripturis Maximi, anno M D C C C C X X X X I I I , Pontificatus Nostri quinto. 47 48 v PIUS PP. XII 16 I Mach. X I I , 9. " D A N . X I I , 3. 4 8 Cf. Sap. X I I , 1. 326 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale : • I N D E X PAG. INTRODUCTIO: Litterarum Encycl. Providentissimus Deus occasio. Mo- dus celebrandi eius annum quinquagesimum . . . . . . . . 297 I Curae Leonis XIIJ et successorum eius de studiis biblicis 1. Opus Leonis XIII : Doctrina de inerrantia. Curae promovendi studia biblica: Schola Biblica Hierosolymitana. Commissio Biblica . . 299 2. Opus successorum Leonis XIII: Pius X: Gradus academici creati. Ratio studiorum biblicorum. Institutum Biblicum 301 Pius XI : Gradus academici praescripti. Monasterium S. Hieronymi pro revisione Vulgatae . 302 3. Curae Summorum Pontificum pro usu et diffusione S. Scripturae . 303 4. Fructus huius multiplicis actionis 304 II De studiis S. Scripturae nostris temporibus Hodierna condicio studiorum biblicorum 305 1. Recursus ad textus primigenios. Studium linguarum biblicarum. Momentum criticae textualis. Vis decreti Tridentini de Vulgata adhibenda. Versiones in linguas vulgares 306 2. De interpretatione. Sensus litteralis momentum et investigatio. Rectus usus sensus spiritualis. Studium SS. Patrum et magnorum interpretum fovendum 310 3. Peculiaria munera interpretum nostris temporibus. Condicio hodierna exegeseos. Ratio habenda indolis hagiographi. Momentum generis litteram, praecipue in historia. Studia antiquitatum biblicarum promovenda 313 4. Ratio tractandi quaestiones difficiliores. Difficultates studiis recentioribus feliciter solutae. Difficultates nondum solutae aut insolubiles. Positivae solutiones quaerendae 317 5. Usus S. Scripturae in instruendis fidelibus. Varii modi adhibendi S. Scripturam in ministerio sacro. Praeparatio sacerdotum in Seminariis. Sensus Librorum Sacrorum hoc belli tempore : consolatio afflictis: omnibus via iustitiae CONCLUSIO. Exhortatio ad cultores studiorum biblicorum 320 324 Acta Pii Pp. XII {e LÈTTERA 327 textu latinó versio italica) ENCICLICA AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI, PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI ED ALTRI ORDINARI AVENTI PACE E COMUNIONE CON LA SEDE APOSTOLICA, COME PURE A TUTTO IL CLERO E AI FEDELI DELL'ORBE CATTOLICO : SUL MODO PIÙ OPPORTUNO DI PROMUOVERE GLI STÙDI BIBLICI. PIO P A P A X I I VENERABILI FRATELLI, DILETTI FIGLI SALUTE ED APOSTOLICA BENEDIZIONE INTRODUZIONE Occasione délV Enciclica Modo di celebrarne «Providentissimus il Deus». cinquantenario. Ispirati dal Divino Spirito, i Sacri Autori scrissero quei Libri, dei quali Dio, nel suo paterno,amore verso l'uman genere, si è degnato far dono «per ammaestrare, per convincere, per correggere, per educare alla giustizia, affinchè compito sia l'uomo di Dio, attrezzato per ogni opera 1 buona » . Non fa quindi meraviglia se la S. Chiesa, che questo tesoro dal Cielo donatole tiene qua! fonte preziosissima e norma divina del domma e della morale, come lo ricevette illibato dalle mani degli Apostoli, cosi con ogni cura lo conservò, lo difese da qualsiasi errata e storta interpretazione, e con premura lo adoperò allo scopo^di arrecare alle anime l'eterna salute. Di ciò fanno eloquente testimonianza quasi innumerevoli documenti d'ogni secolo. Ma nei tempi più recenti, venendo minacciata da speciali assalti la divina origine dei Sacri Libri e la retta loro interpretazione, con ancor maggiore impegno e diligenza la Chiesa ne prese la difesa e la protezione. Perciò il sacro Concilio di Trento con solenne decreto stabilì doversi riconoscere «per sacri e canonici i Libri interi con tutte le loro parti, quali si usò leggerli nella Chiesa cattolica e stanno nell'antica edi2 zione latina volgata » . Nell'età nostra il Concilio "Vaticano, a riprovazione delle false dottrine intorno all'ispirazione, dichiarò che la ragione del doversi quei medesimi libri tener dalla Chiesa per sacri e canonici « non è che, dopo essere stati composti per sola industria umana, la Chiesa li abbia poi con la sua autorità approvati, nè soltanto il fatto che conten1 2 II Tim. ILI, 16 sq. Sessione IV, decr. 1; Ench. Bibl. n. 45. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 328 gono la rivelazione senza alcun errore, ma bensì che, scritti sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali alla stessa Chiesa furono affidati » . 3 Tuttavia anche dopo, in contrasto con questa solenne definizione della dottrina cattolica, la quale ai libri «interi con tutte le loro parti » rivendica tale autorità divina, che va esente da qualunque errore, alcuni autori cattolici non si peritarono di restringere la verità della Sacra Scrittura alle sole cose riguardanti la fede e i costumi, e di considerare le rimanenti, sia di scienze naturali sia di storia, come « dette alla sfuggita » e senza alcuna connessione, secondo loro, con le verità di fede. Perciò il Nostro Predecessore d'immortale memoria Leone X I I I , con l'Enciclica Providentissimus Deus del 18 novembre 1 8 9 3 come inflisse a quegli errori la ben meritata condanna, così lo studio dei Libri Divini regolò con prescrizioni e norme sapientissime. Di quella Enciclica, che va tenuta come la Magna Carta degli studi "biblici, è ben giusto che si celebri il compiersi del cinquantesimo anno dalla sua pubblicazione. Quindi è che Noi per quella cura della quale sin da 4 quando salimmo al Sommo Pontificato circondammo gli studi sacri, abbiamo stimato opportunissimo Nostro compito, da una parte confermare e inculcare quanto già quel Nostro Predecessore ha con tanta saggezza stabilito ed i Successori di Lui hanno contribuito a rassodare e perfezionare, dall'altra insegnare quanto sembrano al presente richiedere i tempi, per maggiormente spronare tutti i figli della Chiesa, che a tali studi si dedicano, in così necessaria e lodevole impresa. I PARTE STORICA . CURE DI LEONE XIII E SUOI SUCCESSORI PER GLI STUDI BIBLICI § 1 - ATTI D I LEONE XIII Dottrina suW inerranza biblica. Prima e somma cura di Leone X I I I fu di esporre la dottrina della Verità dei Sacri Libri e difenderla dagli attacchi avversari. Perciò con gravi parole affermò non esservi alcun errore quando l'agiografo, parlando di «ose fìsiche, « si attenne a ciò che appare ai sensi », come scrisse l'Ange5 l i g o , esprimendosi « o con qualche locuzione metaforica o in quella ma3 Sessione III, Cap. 2; Ench. Bibl. n. 6?. Sermo ad alumnos Seminariorum... in Urbe (24giugno 1939); Acta Ap. Sedis X X X I (1939), p . 245-251. Cf. I , q. 70, art. 1 ad 3. 4 5 a Actu Pii Pp. XII 329 niera, che ai suoi tempi si usava riel comune linguaggio, ed ancor oggi si usa di molte cose nel quotidiano conversare anche fra la gente più dotta ». Infatti « non fu intenzione dei sacri autori o meglio — per usare le parole 6 di S. Agostino — dello Spirito di Dio, che per mezzo di essi parlava, di insegnare agli uomini queste cose — e cioè l'intima costituzione degli og7 getti visibili — che nulla importano per la salute eterna » . Tale principio « gioverà applicarlo anche alle scienze affini, specialmente alla storia », confutando cioè «in maniera non molto diversa i sofismi degli avversari » e sostenendo « contro le loro obiezioni la verità storica della Sacra Scrittura ». 8 Nè può essere tacciato di errore il sacro scrittore, se in qualche luogo «ai copisti, nel trascrivere i codici, è sfuggito qualche sbaglio », ovvero se « rimane dubbio il senso preciso di qualche frase ». Infine non è assolutamente permesso « o restringere l'ispirazione soltanto ad alcune parti della Sacra Scrittura, o concedere che abbia errato lo stesso autore sacro », perchè la divina ispirazione « di sua natura non solo esclude ogni errore, ma con quella medesima necessità lo esclude e lo respinge, con la quale è d'uopo che Dio, somma Verità, non possa essere autore d'alcun errore. Tale è l'antica e costante fede della Chiesa ». 0 Questa dunque è la dottrina, che il Nostro Predecessore Leone X I I I con tanta gravità ha esposta, e che Noi pure con la Nostra autorità proponiamo e inculchiamo perchè sia da tutti scrupolosamente mantenuta. Nè minor impegno vogliamo che si ponga anche oggi nel seguire i consigli e gli incitamenti che egli, in conformità al suo tempo, con somma saggezza vi aggiunse. Infatti vedendo sorgere nuove e non lievi difficoltà e questioni, sia per i preconcetti del razionalismo dilagante, sia, soprattutto, • per gli antichissimi monumenti scavati ed investigati in Oriente, il medesimo Nostro Predecessore, spinto dallo zelo del suo apostolico ufficio, e bramoso che ad una così segnalata fonte della rivelazione cattolica non solo si desse più sicuro e più fruttuoso adito per utilità del gregge del Signore, ma insieme non si recasse alcun nocumento, espresse il suo vivo desiderio «che molti intraprendessero e saldamente sostenessero la difesa delle divine Carte, e che specialmente quelli, che dalla grazia divina sono chiamati ai sacri ordini, con diligenza ogni dì più grande si applicassero, come è più che giusto, alla lettura, meditazione, spiegazione di esse » . 6 1 0 De Gen. ad litt. 2, 9, 20; PL. XXXIV, col. 270 s.; CSEL. XXVIII (Sectio III, pars 2), p. 46. 7 8 LEONIS XIII Acta XIII, p. 355; Ench. Bibl. n. 106. Cf. BENEDETTO XV, Enc. Spiritus Paraclitus, Acta Ap. Sedis XII (1920), p. 396; Ench. Bibl. n. 471. LEONIS XIII Acta XIII, p. 357 sq.; Ench. Bibl. n. 109 sq. Cf. LEONIS XIII Acta XIII, p. 328; Ench. Bibl. n. 67 sq. 9 10 ACTA, vol. X, n. 10. — 20-10-943. 23 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 330 Impulso dato agli studi biblici: Scuola Biblica di Gerusalemme. Commissione Biblica. Con tali intenti lo stesso Pontefice aveva ancor prima lodata e approvata la Scuola Biblica eretta a Gerusalemme presso la Basilica di Santo Stefano per cura del Maestro Generale del Sacro Ordine dei Predicatori, perchè da essa, come egli medesimo si espresse, «erano venuti agli studi biblici grandi vantaggi, e maggiori ancora se ne aspettavano » ; 1 1 e poi l'ultimo anno di sua vita aggiunse un nuovo mezzo, per cui questi studi tanto raccomandati nell'Enciclica Providentissimus venissero sempre me : glio coltivati e con tutta sicurezza promossi. Infatti con la Lettera Apostolica Vigilantiae del 30 ottobre 1902 istituiva un Consiglio o Commissione, come suol dirsi, di gravi persone, « le quali avessero per proprio loro compito l'adoperarsi con ogni mezzo a far sì che le Divine Lettere siano dai nostri universalmente maneggiate con quella più squisita cura che richiedono i tempi, e si tengano immuni non solo da qualsivoglia soffio di errore, ma anche da ogni temerità di opinare » . 1 2 Questa Commissione Eoi pure, dietro l'esempio dei Nostri Predecessori, l'abbiamo confermata e rafforzata col fatto, valendoci, come più volte per l'innanzi, della sua opera per richiamare gli espositori dei Sacri Libri a quelle sane leggi di interpretazione cattolica, che i Santi Padri e i Dottori della Chiesa e i Sommi Pontefici stessi hanno tramandate. 13 § 2 - A T T I D E I SUCCESSORI DI L E O N E X I I I Pio X: Gradi accademici. Programma di studi biblici. Istituto Biblico. Qui sembra non fuori di luogo il ricordare con animo grato i principali e più utili contributi dei Nostri Predecessori al medesimo fine, quelli che si potrebbero dire o compimenti o f rutti della f elice iniziativa di Leone X I I I . E anzitutto Pio X volendo «fornire un mezzo pratico di preparare buon numero di maestri, stimati per sodezza e sincerità di dottrina, i quali nelle scuole cattoliche spiegassero i Sacri Libri » istituì « i gradi accademici di Licenziato e di Dottore in Sacra Scrittura da conferirsi dalla Cornmissione 11 Lett. Apost. Hierosolymae in coenobio del 17 sett. 1892; LEONIS X I I I Acta X I I , pp. 239-241, v. p. 240. Cf. LEONIS X I I I Acia X X I I , p. 232 ss.; Ench. Bibl. n. 130-141; v. nn. 130, 132. Lettera della Pontificia Commissione Biblica agli E comi Arcivescovi e Vescovi d'Italia, del 20 ag. 1941; Acta Ap. Sedis X X X I I I (1941), pp. 465-472. 12 13 331 Actu Pii Pp. XII Biblica » ; 1 4 poi dettò leggi « sul programma degli studi di Sacra Scrittura mei Seminari » allo scopo qhe gli Ecclesiastici «non solo avessero essi una profonda cognizione della Bibbia, del suo valore e dottrina, ma anche sapessero poi rettamente esercitare il ministero della divina parola e difendere dalle obbiezioni i libri scritti sotto l'ispirazione di Dio » ; 1 5 infine « affinchè si avesse in Roma un centro di alti studi biblici, il quale, nel modo più efficace che sia possibile, facesse progredire la scienza della Bibbia e delle materie con essa connesse », fondò, affidandolo all'inclita Compagnia di Gesù, il Pontifìcio Istituto Biblico, il quale volle fosse «fornito di scuole superiori e di ogni attrezzatura di istruzione biblica», e ne prescrisse il funzionamento e le regole, dichiarando di eseguire per tal guisa « il salutare e fruttuoso proposito » di Leone X I I I . Pío X I : Monastero di 8. 1 6 Gradi accademici resi obbligatori. Girolamo per la revisione della Volgata. A tutto questo infine diede il coronamento il Nostro immediato Predecessore, Pio XI di felice memoria, decretando fra l'altro che nessuno fosse nominato «Professore di Sacra Scrittura nei Seminari, se prima, compiuto uno speciale corso di studi biblici, non avesse regolarmente conseguiti i gradi accademici presso la Commissione Biblica o l'Istituto Biblico »; gradi, che volle equiparati, per i diritti e gli effetti, ai gradi debitamente conferiti in s. Teologia o in Diritto Canonico: stabilendo inoltre che a nessuno sia conferito « un benefìcio, a cui vada canonicamente annesso l'obbligo di spiegare la S. Scrittura al popolo, se, oltre il resto, non abbia ottenuta la licenza o la laurea in Sacra Scrittura ». In pari tempo, dopo aver esortato sia i Generali degli Ordini regolari e delle Congregazioni religiose, sia i Vescovi dell'orbe cattolico a mandare i più idonei fra i loro Chierici a frequentare i corsi dell'Istituto Biblico per conseguirvi i gradi accademici, tale esortazione ravvalorò col suo esempio, fondando appunto a quell'effetto, con sua elargizione, delle annue rendite. 17 Il medesimo Pontefice, poiché l'anno 1907, col favore e l'approvazione di Pio X di fel. mem. «era stato commesso ai Monaci Benedettini l'inca14 Lett. Apost. Scripturae Sanctae del 23 febr. 1904; Pu X Acta I, pp. 176-179; Ench. Bibl. nn. 142-150; v. nn. 143-144. Cf. Lett. Apost.. Quoniam in re biblica dei 27 marzo 1906; P I I X Acta III, pp. 72-76; Ench. Bibl. nn. 155-173, v. n. 155. Lett. Apost. Vinea electa dei 7 maggiol909; ActaAp. Sedis I (1909), pp. 447-449; Ench. Bibl. nn. 293-30 6, v. nn. 296 et 294. Cf. Motu proprio Bibliorum scientiam dei 27 aprile 1924; Acta Ap: Sedis XVI (1924), pp. 180-182; Ench. Bibl. nn. 518-525. 15 16 17 332 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale rico di fare ricerche e preparativi per una nuova edizione della versione latina della Bibbia, che suol chiamarsi Volgata » , 1 8 volendo dare più solida base e maggior sicurezza a questa «faticosa'ed ardua impresa », che, se richiede lungo tempo e grandi spese, mostra però la sua somma utilità negli eccellenti volumi già dati alla luce, eresse dalle fondamenta il Monastero di S. Girolamo in Urbe, tutto interamente dedicato a quell'opera, e indagine. riccamente lo dotò di biblioteca e d'ogni altro mezzo di 19 § 3 PER L'USO - C U B E D E I SOMMI PONTEFICI E LA DIFFUSIONE D E I L I B R I SACRI Nè si vuole qui passare sotto silenzio quanto i medesimi Nostri Predecessori, presentandosene l'occasione, abbiano raccomandato sia lo studio sia la predicazione sia infine la pia lettura e meditazione delle Sacre Soritture. Infatti Pio X diede calorosa approvazione alla Società di San Girolamo, che ha per scopo di indurre i fedeli alla tanto lodevole usanza di leggere e meditare i santi Vangeli, e di rendere per quanto è possibile più facile questa pia pratica. La esortò poi a perseverare con alacrità nell'impresa affermando « esser cosa fra tutte la più utile e più adattata ai tempi », contribuendo essa non poco a « sfatare il pregiudizio, che la Chiesa si opponga alla lettura delle Sacre Scritture in lingua volgare o vi metta ostacolo » . 2 0 Benedetto XV poi, al compiersi del quindicesimo secolo dalla morte del Dottor Massimo nell'esposizione delle Sacre Scritture, dopo avere scrupolosamente inculcati sia gli insegnamenti e gli esempi del medesimo Dottore, sia i principii e le norme da Leone X I I I e da Lui stesso dettate, dopo altre opportunissime raccomandazioni di questo genere che sempre si debbono tener presenti, esortò « tutti i figli della Chiesa, e soprattutto i Chierici, alla venerazione delle Sacre Scritture congiunta con la pia lettura e l'assidua meditazione »; ed avvertì che « in quelle pagine •si deve cercare il cibo, che la vita dello spirito fa crescere verso la perfezione», e che «il principale uso della Scrittura consiste nel valersene per esercitare santamente e con frutto il ministero della divina parola ». E poi di nuovo lodò l'operato della Società detta di San Girolamo, che fa la più 18 Lettera al Revmo B. Aidano Gasquet del 3 die. 1907; Pn X Acta IV, pp. 117-119; Ench. Sibi. n. 285 sq. 19 Cost. Apost. Inter praecipuas dei 15 giugno 1933; Acta Ap. Sedis X X V I (1934), pp. 85-87. Lettera all'Emo Card. Cassetta Qui piam dei 21 genn. 1907; P I I X Acta IV, pp. 23-25. 20 •>v-r Acta Pii Pp. XII 333 larga propaganda dei Vangeli e degli Atti degli Apostoli, «sicché ormai non c'è famiglia cristiana, che ne sia priva, e tutti prendono l'abitudine di leggerli e meditarli ogni giorno » . §A ? 1 - F R U T T I DI QUESTA M O L T E P L I C E A T T I V I T À È dunque giusto e grato riconoscere, che non pochi progressi ha fatti la scienza delle Sacre Scritture e il loro uso fra i cattolici, grazie alle disposizioni, ordini, eccitamenti dei Nostri Predecessori, ma ben anche al concorso di tutti coloro, che, secondando con premuroso ossequio le cure dei Sommi Pontefici, spesero le loro fatiche nel meditare, nell'inda gare, nello scrivere, ovvero nell'insegnare, nel predicare, nel tradurre e. diffondere i Libri Santi. Inf atti dalle scuole superiori di Teologia e di Sacra Scrittura, e principalmente dal Nostro Pontificio Istituto Biblico, uscirono e tuttora escono cultori delle Divine Lettere, che, animati da vivo ardore per esse, questo medesimo ardore accendono negli animi del giovane clero e ad esso comunicano la dottrina da loro appresa. Di essi non pochi, anche con gli scritti, in molte guise hanno fatto e fanno progredire le scienze bibliche, ora col pubblicare i sacri testi secondo le norme della vera critica, e con lo spiegarli, illustrarli, tradurli nelle lingue moderne; ora col proporli alla pia lettura e meditazione dei fedeli, ora infine col mettere a profìtto quelle scienze profane, che giovano alla intelligenza della divina Scrittura. Queste ed altre opere, che ogni giorno più si vanno propagando e consolidando, come associazioni, congressi, settimane di studi biblici, biblioteche, sodalizi per la meditazione dei Yangeli, Ci fanno concepire ferma speranza, che nell'avvenire la venerazione, l'uso, e la scienza delle Sacre .Lettere andranno sempre più progredendo a pro delle anime. Ma ciò non avverrà se non a condizione che tutti con crescente fermezza, alacrità e coraggio si attengano al programma di studi biblici da Leone X I I I prescritto, dai Successori di lui più ampiamente e compiutamente dichiarato, da Noi ancora confermato ed accresciuto, programma che è il solo sicuro e dall'esperienza comprovato; nè si lascino trattenere dalle difficoltà che, come accade nelle cose umane, anche in questa esimia opera non mancheranno mai. 21 Encicl. Spiritus Paraclitus del lo sett. 1920; Acta Ap. pp. 385-422; Ench. Bibl. nn. 457-508; v. nn. 457, 495, 497, 491. Sedis XII (1920), 334 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale II PAETE DOTTRINALE LO STUDIO DELLA S. SCRITTURA AI NOSTRI TEMPI Stato attuale degli studi biblici. In questi cinquantanni niuno è che non veda come le condizioni dello studio della Bibbia e di quanto può a quello giovare son grandemente cambiate. Infatti, per tacer d'altro, allorché il Nostro Predecessore emanò l'Enciclica Providentissimus Deus, ben pochi luoghi di Palestina s'era cominciato ad esplorare con opportuni scavi al detto scopo. Ora invece tali esplorazioni sono cresciute enormemente di numero e si praticano con più severo metodo e con arte affinata dalla stessa esperienza, sicché più copiosi e più certi ne riescono i risultati. Quanto poi da quelle indagini si tragga lume a meglio e più a fondo comprendere i Sacri Libri, lo sanno gli esperti, lo sanno tutti coloro che si applicano a questo genere di studi. Ad aumentare il valore dei detti scavi ne vennero fuori sovente monumenti scritti, che immensamente giovano a farci conoscere le lingue, le letterature, gli avvenimenti, i costumi e i culti di antichissime popolazioni. Nè minore importanza hanno le ricerche e le scoperte, così frequenti ai nostri giorni, dei papiri, che tanta luce apportarono alla conoscenza delle lettere, e delle istituzioni pubbliche e private, specialmente^ al tempo del nostro divin Salvatore. Inoltre furono trovati e a rigor di critica pubblicati antichi manoscritti dei Sacri Libri; l'esegesi dei Padri della Chiesa venne con più esteso e più maturo esame investigata; il modo di parlare, di narrare, di scrivere proprio degli antichi con innumerevoli esempi fu messo in piena luce. Tutto questo, che non senza provvido consiglio di Dio fu concesso alla nostra età, invita ed in certo modo ammonisce gli interpreti delle Sacre Lettere a valersi premurosamente di tanta luce per scrutare più a fondo le Divine Pagine, illustrarle con più precisione, esporle con maggiore chiarezza. Certo vediamo, con somma compiacenza dell'animo Nostro, che a questo invito hanno corrisposto i detti interpreti con lodevole zelo; orbene ciò stesso è non ultimo nè minimo frutto dell'Enciclica Providentissimus Deus, con la quale il Nostro Predecessore, come presago di questa nuova fioritura di studi biblici, chiamò gli esegeti cattolici al lavoro, e con sapiente intuito ne tracciò ad essi la via e il metodo. Pertanto far sì che il lavoro non solo perduri continuamente, ma anche si vada ogni dì più perfezionando è si renda più fecondo, è lo scopo Acta Pii Pp. XII 335 di questa Nostra Enciclica, con la quale Gi proponiamo principalmente di mostrare a tutti quel che resta a fare e con quali disposizioni deve oggi l'esegeta cattolico accingersi a sì grave e sublime compito, e d'infondere nuovo coraggio e nuovi stimoli agli operai che strenuamente lavorano nella vigna del Signore. § 1 - R I C O R S O AI T E S T I O R I G I N A L I Studio delle lingue bibliche. Al cattolico interprete, che si accinge all'opera di intendere e spiegare le Divine Scritture, già i Padri della Chiesa, e in prima linea S. Agostino, grandemente raccomandavano lo studio delle lingue antiche e il ricorso ai testi originali. 22 Tuttavia tali erano a quei tempi le condizioni degli studi, che non molti, e quei medesimi soltanto in grado imperfetto, possedevano la lingua ebraica. Al medio evo poi, mentre era in sommo fiore la Teologia Scolastica, anche la conoscenza del greco era da grande tempo scemata in Occidente, sicché anche i più grandi Dottori di quel tempo nello spiegare i Sacri Libri non si potevano basare che sulla versione latina detta Volgata. Ai giorni nostri al contrario non soltanto la lingua greca, che col Rinascimento risorse, per così dire, a novella vita, è pressoché familiare a tutti i letterati e studiosi dell'antichità, ma anche dell'ebraico e di altre lingue orientali è diffusa la conoscenza fra le persone colte. Si ha poi adesso tanta abbondanza di mezzi per imparare quelle lingue, che un interprete della Bibbia, il quale col trascurarle si precluda da sè la via di giungere ai testi originali, non può sfuggire alla taccia di leggerezza e di ignavia. Dovere dell'esegeta per fermo è raccogliere con somma cura, e con venerazione quasi afferrare ogni apice anche minimo, che provenga dalla penna dell'agiografo sotto l'azione del Divino Spirito, affine di penetrarne a fondo ed appieno il pensiero. Perciò seriamente procuri di acquistarsi una perizia ogni dì maggiore nelle lingue bibliche, ed anche nelle altre lingue orientali, e rincalzi la sua interpretazione con tutti quei sostegni, che fornisce ogni specie di filologia. Tutto ciò si studiò già di conseguire s. Girolamo con le cognizioni della sua età, e ad altrettanto mirarono con indefessa applicazione e frutto più che ordinario non pochi dei grandi esegeti dei secoli xvi e xvii, sebbene allora fosse assai minore, che adesso, la scienza delle lingue. Per ugual via dunque occorre spiegare quel testo originale, che, per essere immediato prodotto del sacro autore, ha maggiore autorità e maggior peso di qualunque traduzione, antica o moderna 22 Cf. p. es. S. GIROLAMO, Praef, in IV Evang. ad. Bamasum; PL. X X I X , col. 526§27; S. AGOSTINO, Be doctr. christ. II, 16; PL. X X X I V , col. 42-43. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 336 che sia, per quanto ottima; e ciò per certo si otterrà con più facilità e profìtto^ se alla conoscenza delle lingue si accoppierà una soda perizia della critica relativa al testo medesimo. Importanza della critica testuale. Quanta importanza si debba annettere a tale critica, accortamente lo fa intendere S. Agostino, quando fra i precetti da inculcare allo studioso dei Sacri Libri mette in primo luogo la cura di procacciarsi un testo corretto. « A d emendare i codici —• così quel chiarissimo Dottore della Chiesa — deve anzitutto attendere la solerzia di coloro, che bramano conoscere le Divine Scritture, affinchè gli scorretti cedano il posto agli emendati » . 2 3 Oggi poi quest'arte, che suol chiamarsi critica testuale e nelle edi- zioni degli autori profani s'impiega con grande lode e pari frutto, con pieno diritto si applica ai Sacri Libri appunto per la riverenza dovuta alla parola di Dio. Scopo di essa infatti è restituire con tutta la possibile precisione il sacro testo alsuo primitivo tenore, purgandolo dalle deformazioni introdottevi per le manchevolezze dei copisti, e liberandolo dalle glosse e lacune, dalle trasposizioni di parole, dalle ripetizioni e da simili difetti d'ogni genere, che negli scritti tramandati a mano per molti secoli usano infiltrarsi. È vero che di tal critica alcuni decenni or sono non pochi abusarono a loro talento, non di rado in guisa che si direbbe abbiano voluto introdurre nel sacro testo i loro preconcetti. Ma oggi appena fa d'uopo dire, che quell'arte ha raggiunta una tale stabilità e sicurezza di norme, che agevolmente se ne può scoprire l'abuso, e coi progressi conseguiti essa è divenuta un insigne strumento atto a propagare la divina parola in una forma più accurata e più pura. Neppure fa bisogno qui ricordare — essendo cosa nota e palese a tutti gli studiosi della Sacra Scrittura — in quanto onore abbia tenuti la Chiesa, dai primi secoli all'età nostra, questi lavori di critica. Oggi dunque, poiché quest'arte è giunta a tanta perfezione, è onorifico, benché non sempre facile, ufficio degli scritturisti procurare con. ogni mezzo che quanto prima da parte cattolica si preparino edizioni dèi Sacri Libri, si nei testi originali e sì nelle antiche versioni, regolate secondo le dette norme; tali cioè che con una somma riverenza al sacro testo congiungano un'accurata osservanza di tutte le leggi della critica. E sappiano bene tutti, che questo lungo lavorio di critica non solo è necessario a rettamente comprendere gli scritti divinamente ispirati, ma anche è imperiosamente richiesto da quella pietà, che deve renderci 23 De doctr. christ. II, 21; PL. X X X I V , col. 46. Actu Pii Pp. XII 337 sommamente grati a quel prowidentissimo Dio, che questi libri a noi, quasi a propri figli, mandò quali paterne lettere dal trono della sua Maestà. Valore del decreto Tridentino intorno alVuso della Traduzioni in lingue Volgata. moderne. H"è vi sia chi pensi, che l'accennato uso dei testi originali condotto a norma di critica venga in alcun modo a derogare a quanto il Concilio di Trento saggiamente prescrisse intorno alla Volgata latina. 24 È un fatto documentato, che i Presidenti del Concilio ebbero l'incarico, da essi fedelmente eseguito, di pregare a nome del Concilio stesso il Sommo Pontefice, che facesse correggere, come meglio si potesse, anzitutto l'edizione latina della Bibbia, poi anche il testo greco e l'ebraico da pubblicare poi a vantaggio delia santa Chiesa di Dio. 25 A questo desi- derio, se allora per le difficoltà dei tempi e per altri ostacoli non si potè dare piena soddisfazione, al presente però con la collaborazione , di dotti cattolici si può dare più ampia e perfetta esecuzione, e confidiamo che cosi infatti avverrà. Che se il Concilio di Trento volle che la Volgata fosse quella versione latina, «di cui tutti dovessero valersi come autentica », anzitutto ciò riguarda solo, come tutti sanno, la Chiesa latina e l'uso che in essa si ha da fare della Scrittura, e del resto non vi è dubbio che non diminuisce punto l'autorità e il valore dei testi originali. Infatti non era allora questione dei testi originali della Bibbia, ma delle traduzioni latine, che a quel tempo circolavano, e fra queste giustamente il medesimo Concilio stabilì doversi preferire quella che «per il diuturno uso di tanti secoli nella Chiesa stessa aveva ricevuta l'approvazione». Questa preminente autorità^ ovvero, come suol dirsi, autenticità della Volgata fu dal Concilio decretata non già principalmente per motivi di critica, ma piuttosto per l'uso legittimo che se ne fece nelle Chiese lungo il corso di tanti secoli, il quale uso dimostra che essa, nel senso in cui In intese e la intende la Chiesa, va affatto immune da errore in tutto ciò che tocca la fede ed i costumi. Da questa immunità, di cui la Chiesa fa testimonianza e dà conferma, proviene che nelle dispute, lezioni e prediche si possa citare la Volgata con tutta sicurezza e senza pericolo di sbagliare. Perciò qaelVautenticità va detta non critica, in prima linea, ma piuttosto giuridica. Quindi l'autorità, che ha la Volgata in materia di dottrina, non impedisce punto— anzi ai nostri giorni quasi esige 24 Decr. de editione et usu Sacrorum Librorum; Conc. Trid. ed. Soc. Goerres, t. V, p. 91 s. Ib. t. X , p. 471 ; cf. t. V; pp. 29, 59, 65; t. X , p . 446, sg. 2 5 338 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale — ehe quella medesima dottrina venga provata e confermata per mezza dei testi originali, e che inoltre ai medesimi testi si ricorra per dischiudere e dichiarare ogni di meglio il vero senso delle Divine Scritture. Anzi neppur vieta il decreto del Tridentino, che, per uso e profìtto dei fedeli e per facilitare l'intelligenza della divina parola, si facciano traduzioni nelle lingue volgari, e precisamente anche dai testi originali, come sappiamo che in molti paesi lodevolmente si è fatto con l'approvazione dell'autorità ecclesiastica. § 2 - L'INTERPRETAZIONE DEI LlBEI S A ORI Valore del senso letterale e sua ricerca. Fornito cosi della conoscenza delle lingue antiche e del corredo della critica, l'esegeta cattolico si applichi a quello, che fra tutti i suoi compiti è il più alto, cioè di trovare ed esporre il genuino pensiero dei Sacri Libri. In ciò fare gli interpreti abbiano ben presente, che loro massima cura deve essere quella di giungere a discernere e precisare quale sia il senso lette-, rale come suol chiamarsi, delle parole bibliche. Perciò essi devono con f ogni diligenza rintracciare il significato letterale delle parole, giovandosi della cognizione delle lingue, del contesto, del confronto con luoghi simili; cose tutte, donde anche nell'interpretazione degli scritti profani si suole trarre partito per mettere in limpida luce il pensiero dell'autore. I commentatori però della Sacra Scrittura, non perdendo di vista che si tratta della parola da Dio ispirata, della quale da Dio stesso fu affidata alla Chiesa la custodia e l'interpretazione, con non minore diligenza terranno conto delle spiegazioni e dichiarazioni del Magistero ecclesiastico, come pure delle esposizioni dei Santi Padri, ed anche della « analogia della fede», secondo che Leone X I I I nell'Enciclica Providentissimus Deus con somma sapienza avvertì. 26 Particolare attenzione porranno a non limi- tarsi — come deploriamo farsi in alcuni commentari — ad esporre ciò che tocca là storia, l'archeologia, la filologia e simili altre materie; diano pure a luogo opportuno tali notizie in quanto possono contribuire all'esegesi, ma principalmente mettano in vista la dottrina teologica di ciascun libro o testo intorno alla fede ed ai costumi. Per tal guisa la loro esposizione non solo gioverà ai Professori di teologia nel proporre e provare i dommi della fede, ma verrà pure in aiuto dei sacerdoti per la spiegazione della dottrina cristiana al popolo, ed infine tutti i fedeli ne caveranno profitto per condurre una vita santa, degna d'un vero cristiano. 26 LEONIS X I I I Acta X I I I , pp. 345-346; Ench. Bibl. n. 94-96. Acta Pii Pp. XII Retto uso del senso spirituale. Una cosiffatta interpretazione, principalmente teologica, come abbiamo detto, sarà mezzo efficace per ridurre al silenzio coloro, che, asserendo di non trovare nei commenti biblici nulla che innalzi la mente a Dio, nutrisca l'anima e fomenti la vita interiore, mettono innanzi, quale unico scampo, un genere d'interpretazione spirituale e, com'essi dicono, mistica. Quanto poco giusta sia questa loro pretesa, lo prova l'esperienza di molti, che con la ripetuta considerazione e meditazione della parola di Dio hanno santificate le loro anime e si sono infiammati di acceso amore verso Dio; ne danno luminosa mostra la costante pratica della Chiesa e gli insegnamenti dei più grandi Dottori. Certo non va escluso dalla Sacra Scrittura ogni senso spirituale, poiché quello che nel Vecchio Testamento fu detto 0 fatto, venne da Dio con somma sapienza ordinato e disposto in tal modo, che le cose passate prefigurassero le future da avverarsi nel nuovo Patto di grazia. Perciò l'esegeta, come è tenuto a ricercare ed esporre il significato letterale delle parole inteso ed espresso dal Sacro Autore, cosi la stessa cura deve avere nella ricerca del significato spirituale, purché realmente risulti che Dio ve lo ha posto. Solo Dio difatti potè sia conoscere sia rivelare a noi quel significato spirituale. Ora un tal senso ce lo mostra e ce lo insegna il divin Salvatore medesimo nei Santi Vangeli, lo professano nel parlare e nello scrivere gli Apostoli, seguendo l'esempio del Maestro, lo addita la costante tradizione della Chiesa, lo dichiara infine l'antichissimo uso della liturgia, nei casi in cui può rettamente applicarsi il noto principio: La legge del pregare è legge del credere. Questo senso spirituale, da D io inteso e ( ordinato, lo scoprano dunque e lo espongano gli esegeti cattolici con quella diligenza che richiede la dignità della divina parola; si guardino invece scrupolosamente dal presentare come genuino senso della S. Scrittura altri valori figurativi delle cose. Può ben essere utile, specialmente nella predicazione, lumeggiare e raccomandare le cose della fede e della morale cristiana con uso più largo del Sacro Testo in senso figurato, purché si faccia con moderazione e sobrietà; ma non bisogna mai dimenticare che un tal uso delle parole della Sacra Scrittura è ad essa quasi estrinseco ed avventizio, e che soprattutto ai giorni nostri non va senza pericolo, perchè 1 fedeli, segnatamente le persone istruite nelle scienze sia sacre sia profane, vogliono sapere ciò che Dio ci ha detto nelle Sacre Lettere, anziché quello che un facondo oratore o scrittore, usando con destrezza le parole della Bibbia, ne sa cavare. « La parola di Dio, viva ed operosa, tagliente più d'ogni spada a due tagli, penetrante sino a dividere anima e spirito, ginn- Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 340 ture e midolle, scrutatrice dei sentimenti e dei pensieri » , 2 7 non ha biso- gno, per commuovere i cuori e scuotere gli animi, di artifizi e di accomodamenti umani; le Sacre Pagine, da Dio ispirate, sono di per s è ricche di nativo significato; dotate d'una forza divina, valgono da sè; adorne di un superno splendore, da sè brillano e risplendono, se l'interprete con una spiegazione accurata e fedele ne sa trarre alla luce tutti i tesori di sapienza e di prudenza che vi stanno nascosti. Eccitamenti allo studio dei Santi Padri e dei grandi interpreti. Per fare questo l'esegeta cattolico potrà valersi del solerte studio di quegli scritti, nei quali i Santi Padri, i Dottori della Chiesa, e gli illustri interpreti delle età passate hanno commentati i Sacri Libri. Essi, benché fossero meno forniti d'istruzione profana e di scienza delle lingue, che gli scritturisti dei nostri giorni, però per l'ufficio da Dio loro dato nella Chiesa spiccano per un certo soave intuito delle cose celesti e per un meraviglioso acume di mente, con i quali penetrano sino all'intimo le profondità della divina parola e traggono alla luce quanto può giovare ad illustrare la dottrina di Cristo e a promuovere la santità della vita. Ea dispiacere che s ì preziosi tesori della cristiana antichità a non pochi scrittori dei nostri tempi siano mal noti e che i cultori della storia dell'esegesi non abbiano ancora tutto fatto per meglio approfondire e giustamente apprezzare un punto di tanta importanza. Piacesse a Dio, che molti si dessero a ricercare gli autori e le opere d'interpretazione cattolica delle Scritture, e cavandone le ricchezze quasi immense ivi accumulate, efficacemente concorressero a far sì che sempre più manifesto si renda quanto quegli antichi hanno penetrata e dilucidata la divina dottrina dei Libri Sacri, di maniera che gli odierni interpreti ne prendano esempio e ne derivino opportuni argomenti. Così finalmente si attuerà la felice e feconda fusione della dottrina e soave unzione degli antichi con la più vasta erudizione e progredita arte dei moderni, il che di certo produrrà nuovi frutti nel campo, non mai abbastanza coltivato, nè mai esausto, delle Divine Lettere, § 3 - S P E C I A L I C O M P I T I D E G L I I N T E R P R E T I AI N O S T R I T E M P I Stato attuale dell'esegesi. Per fermo anche dai nostri tempi possiamo aspettarci, che si apporti del nuovo per meglio approfondire e con più accuratezza interpretare le Sacre Carte. Infatti non poche cose, specialmente ''n ciò che tocca alla 27 Ehr. IV, 12. Acta Pii Pp. XII 341 storia, a mala pena o imperfettamente furono spiegate dagli espositori dei secoli scorsi, mancando ad essi quasi tutte le notizie necessarie per maggiori schiarimenti. Quanto ardui e quasi inaccessibili agli stessi Padri siano rimasti alcuni punti, ben lo mostrano, per tacer d'altro, i ripetuti sforzi di molti fra essi per interpretare i primi capi della Genesi, ed anche i ripetuti tentativi di s. Girolamo per tradurre i Salmi in guisa che il loro senso letterale, cioè espresso nelle parole stesse del testo, chiaramente trasparisse. In altri libri o testi solamente l'età moderna scoperse diûicoltà prima insospettate, dappoiché una conoscenza ben più profonda dei tempi antichi fece sorgere nuove questioni, per le quali si getta più addentro lo sguardo nel soggetto. A torto perciò alcuni, mal conoscendo lo stato della scienza biblica, vanno dicendo che all'odierno esegeta cattolico nulla resta da aggiungere a quanto ha prodotto l'antichità cristiana; al contrario bisogna dire, che il nostro tempo molte cose ha tirato fuori, che nuovo esame richiedono e nuove ricerche, e non leggero sprone mettono all'attività dell'odierno scritturista. Conto da tenere delVindole dell'agiografo. Ed in vero la nostra età, se accumula nuove questioni *e difficoltà, però insieme, grazie a Dio, offre all'esegesi anche nuovi mezzi e strumenti. Era questi va messo in speciale rilievo il fatto che i teologi cattolici, seguitando la dottrina dei Santi Padri e principalmente del Dottore Angelico e Comune^ con maggior precisione e finezza, che non solesse farsi nei secoli andati, hanno esaminata ed esposta la natura dell'ispirazione biblica ed i suoi effetti. Partendo nelle loro disquisizioni dal principio, che l'agiografo nello scrivere il libro sacro è organo ossia strumento dello Spirito Santo, ma strumento vivo e dotato di ragione, rettamente osservano che egli sotto l'azione divina talmente fa uso delle sue proprie facoltà e potenze, che dal libro per sua opera composto tutti possono facilmente raccogliere «l'indole propria di lui e come le sue personali fattezze e il suo carattere». 28 Quindi l'interprete con ogni diligenza, non trascurando quei nuovi lumi, che le moderne indagini avessero apportati, procuri discernere quale sia stata l'indole propria del Sacro Autore, quali le condizioni della sua vita, in qual tempo sia vissuto, quali fonti, scritte od orali, abbia adoperate, di quali forme del dire si avvalga. Così potrà più esattamente conoscere chi sia stato l'agiografo, e qual cosa abbia voluto dire nel suo scritto. Nessuno ignora infatti che 1 a suprema norma d'interpretare è ravvisare 28 Cf. BENEDETTO XV, Enc. p. 390; Ench. Bibl. n. 461. Spiritus Paraclitus; Acta Ap. Sedis X I I (1920), 342 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale e stabilire ehe cosa si proponga di dire lo scrittore, come egregiamente avverte s. Atanasio: « Qui — come in ogni altro luogo|della Scrittura si ha da fare — deve osservarsi in qual occasione abbia parlato l'Apostolo, chi sia la persona a cui scrive, per quale motivo le scriva; a tutto ciò si deve attentamente e imparzialmente badare, perchè non ci accada, ignorando tali cose o fraintendendo una per l'altra, di andar lontano dal vero pensiero dell'autore ». Importanza del 29 genere letterario, specialmente nella storia. Quale poi sia il senso letterale di uno scritto, sovente non è così ovvio nelle parole degli antichi Orientali com'è per esempio negli scrittori dei nostri tempi. Quel che hanno voluto significare con le loro parole quegli antichi non va determinato soltanto con le leggi della grammatica o della filologia, o arguito dal contesto; l'interprete deve inoltre quasi tornare con la mente a quei remoti secoli dell'Oriente, e con l'appoggio della storia, dell'archeologia, dell'etnologia e di altre scienze, nettamente discernere quali generi letterari abbiano voluto adoperare gli scrittori di quella remota età. Infatti gli antichi Orientali per esprimere i loro concetti non sempre usarono quelle f orme o generi del dire, che usiamo noi oggi, ma piuttosto quelle ch'erano in uso tra le persone dei loro tempi e dei loro paesi. Quali esse siano, l'esegeta non lo può stabilire a priori, ma solo dietro un'accurata ricognizione delle antiche letterature d'Oriente. Su questo punto negli ultimi decenni l'indagine, condotta con maggior cura e diligenza, ha messo in più chiara luce quali fossero in quelle antiche età le forme del dire adoperate, sia nelle composizioni poetiche, sia nel dettare le leggi o le norme di vita, sia infine nel raccontare i f atti della storia. L'indagine stessa ha pure luminosamente assodato che il popolo d'Israele fra tutte le antiche nazioni d'Oriente tenne un posto eminente, straordinario, nello scrivere la storia, sia per l'antichità sia per la fedele narrazione degli avvenimenti, pregi che per verità si possono dedurre dal carisma della divina ispirazione e dal particolare scopo religioso della storia biblica. Tuttavia a niuno, che abbia un giusto concetto dell'ispirazione biblica, farà meraviglia che anche negli Scrittori Sacri, come in tutti gli antichi, si trovino certe maniere di esporre e di narrare, certi idiotismi, propri specialmente delle lingue semitiche, certi modi iperbolici od approssimativi, talora anzi paradossali, che servono a meglio stampar nella mente ciò che si vuol dire. Delle maniere di parlare, di cui presso gli antichi, specialmente *» Contra Arianos I, 54; PG. XXVI, col. 123. Acta Pii Pp. XII m Orientali, servivasi l'umano linguaggio per esprimere il pensiero della mente, nessuna va esclusa dai Libri Sacri, a condizione però che il genere di parlare adottato non ripugni affatto alla santità di Dio nè alla verità delle cose. L'aveva già, col suo solito acume, osservato l'Angelico Dottore con quelle parole: « Nella Scrittura le cose divine ci vengono presentate nella maniera che sogliono usare gli uomini » . 3 0 In effetto, come il Verbo sostanziale di Dio si è fatto simile agli uomini in tutto, « eccettuato il peccato » , 3 1 così anche le parole di Dio, espresse con lingua umana, si sono fatte somiglianti all'umano linguaggio in tutto, eccettuato l'errore. In questo consiste quella condiscendenza (o-vytcaTaßa< » Monsig. Guglielmo J. Lee, della diocesi di Wheeling. » » » Monsig. Martino J. Egan, della medesima diocesi. » » » Monsig. Daniele P. Murphy, della medesima diocesi. Monsig. Edmondo J. Yahn, della medesima diocesi. » » » 21 » » Monsig. Luciano Creusen, della diocesi di Liegi. 27 » » Monsig. Pietro Mattioli (Roma). 3 luglio » Monsig. Antonio Avelino Goncalves, del Patriarcato di Lisbona. Diarium Romanae Curiae 379 8 luglio 1943. Monsig. Edoardo D'Ari, della diocesi di Sessa Aurunca. 10 » » Monsig. Giovanni Pasqualitti, della diocesi di Veroll » » » Monsig. Giacomo Marroni, della medesima diocesi. » » » Monsig. Pietro Quattrociocchi, della medesima diocesi. 21 » » 9 agosto » Monsig. Genesio Turcio (Roma). Monsig. Ferdinando Baldelli, della diocesi di Pergola. 12 » - » Monsig. Giuseppe De Luca (Roma). 20 » » Monsig. Luigi H. Boudreaux, della diocesi di Lafayette. » ' » » Monsig. Luigi Massebiau, della medesima diocesi. 24 » » Monsig. Antonino Bresciani, della diocesi di Guastalla. » » » • Monsig. Bartolomeo Tornatore, della diocesi di Ventimiglia. » Monsig. Cesare Ferrari, della diocesi di Pavia. 2 settembre » » » Monsig. Maurizio Giovanni Burgeois, della diocesi di La- » » » Monsig. Giovanni W. Planche, della diocesi di Alexandria » » » Monsig. Francesco J. Plutz, della medesima diocesi. 3 » » Monsig. Alberto Roberto Koenig, dell'archidiocesi di New » » » Monsig. Luciano Giuseppe Caillovet, della medesima ar- » » » Monsig. Raifaele Cristoforo Labit, della medesima archi- 4 » » Monsig. Giuseppe Leone Zryd, della diocesi di Marquette. » » » Monsig. Geremia Moriarty, della medesima diocesi. » » » Monsig. Mattia Jodocy, della medesima diocesi. fayette. (U. S. A.). Orleans. chidiocesi. diocesi. » » » Monsig. Giuseppe Dittman, della medesima diocesi. » » » Mönsig. Giovanni Taddeo Holland, della medesima dio- 6 » » Monsig. Luigi 0'ì)ay, della diocesi di Winona. cesi. » » )) Monsig. Giuseppe F. Cieminski, della medesima diocesi. » » » Monsig. Giulio W. Haun, della medesima diocesi. » » » Monsig. Bernardo A. Cramer, della medesima diocesi. » » » Monsig. Daniele Coleman, della medesima diocesi. » » » Monsig. Guglielmo E. F. Griffin, della medesima diocesi. » .» » Monsig. Luigi Gmeinder, della medesima diocesi. .0 » » Monsig. Giuseppe Augusto Stefano Schmidt, della diocesi di Harrisburg. » » » Monsig. Carlo Giovanni Tighe, della medesima diocesi. 13 » » Monsig.. Michele Marczell, dell'archidiocesi di Strigonia. 22 »• ». Monsig. Leone Giuseppe Ryan, della diocesi di Richmond. » » » Monsig. Federico Pietro Lackey, della medesima diocesi. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 380 22 settembre 1943 Monsig. Giacomo Luigi Brennan, della medesima diocesi, Monsig. Guglielmo Agostino Gill, della medesima diocesi. » Monsig. Giuseppe Türk, della diocesi di Lubiana. » Monsig. Francesco J. Wagner, della diocesi di Erie. ottobre » » » Monsig. Stefano H. Cauley, della medesima diocesi. Monsig. Augusto Hoeing, della medesima diocesi. Monsig. Giovanni Guglielmo Murphy, della medesima diocesi. » Monsig. Francesco Antonio Robaczewski, della medesima » Monsig. Giulio Morelli, dell'archidiocesi di Ravenna. diocesi. 12 ONORIFICENZE Con Brevi Apostolici, il Santo Padre Pio XII, felicemente regnante, si è degnato di conferire : La Oran Croce dell'Ordine Piano: 20 23 luglio » » settembre 1943. A S. E. il sig. Nicola De Kallay (Ungheria). » A S. E. il sig. Milai Antonescu (Romania). » A S. E. il sig. Giuseppe Emanuele Llobet (Argentina). Il Cavalierato dell'Ordine Piano : 15 luglio 1943. Al sig. dott. Walter Martino Holleran, dell'archidiocesi di Los Angeles. La Gran Croce dell'Ordine di 8. Gregorio Magno, classe militare : 24 luglio 1943. A S. E. il Generale Daniele Papp (Romania). La Placca dell'Ordine di 8. Gregorio Magno, classe civile : 12 ottobre 1943. Al sig. comm. dott. Gioacchino Lei va (Salvador). La Commenda con Placca di 8. Gregorio Magno, classe civile : 7 agósto 1941. Al sig. Gioacchino Echenique Gandarillas, delParchidio- cesi di Santiago del Cile. 26 luglio 1943. Al sig. Stefano Muntyán, della diocesi di Csanád. 10 settembre » Al sig. Teodoro Galitza (Romania). La Commenda dell'Ordine di 8. Gregorio Magno, classe civile : 2 agosto » » 1941. Al sig. Carlo Peña Otaegui, dell'archidiocesi di Santiago del Cile. » Al sig. Alberto Ruiz Tagle, della medesima archidiocesi. Diarium Romanae Curiae 7 maggio 29 23 14 giugno luglio » 17 26 30 23 » » » » » agosto 381 1943. Al sig. Salvatore Gutiérrez, dell'archidiocesi di Lima. » Al sig- Marchese Orso Serra, dell'archidiocesi di Genova» Al sig. Maestro Bonaventura Somma (Roma). Al sig. Riccardo Ambrini (Roma). » Al sig. Renato Mariani (Roma). » Al sig. Ettore Gnudi, dell'archidiocesi di Milano. Al sig. Riccardo Curry, della diocesi di Csanád. Al sig. Erminio Magni, dell'archidiocesi di Bologna. Al sig. cav. Giuseppe Bianchi Cagliesi (Roma). 17 Cavalierato dell'Ordine di $. Gregorio Magno, classe civile : 21 febbraio 1943. Al sig. Gerardo Antonio Gründemann, dell'archidiocesi di Utrecht. Al sig. 22 maggio Raffaele Pacifico (Roma). » 29 » » Al sig. geom. Gino Casale, della diocesi di Vigevano. Al sig. Michele Möhr, della diocesi di Wichita. 1 giugno » » Al sig. Guglielmo D. Jochems W. Dower, della medesima » 4 » » » » » » 10 1 luglio 15 » » 7 agosto » 21 » » 30 diocesi. Al sig. Ladislao Zaitz, dell'archidiocesi di Strigonia. Al sig. prof. Oddone Aliventi, della diocesi di Sant'Angelo in Vado. Al sig. Enrico Giorgio Johansing, dell'archidiocesi di Los Angeles. Al sig. Bernardo Enrico Vroom, dell'archidiocesi di » Al sig. » Al Al Al Al Al » » diocesi. Al sig. Martino Hagan, della medesima diocesi. Al sig. Giovanni Battista Towner, della medesima diocesi. Al sig. Eugenio Mudd, dell'archidiocesi di Saint-Louis. Al sig. Oliviero Parks, della medesima archidiocesi. Al sig. Edoardo Schneiderhanlm, della medesima archi- sig. •sig. sig. sig. sig. Utrecht. Giuliano Agostino Aubertin, della diocesi di Lafayette. Tommaso Marco Callahan, della medesima diocesi. Giuseppe Cleveland Fruge, della medesima diocesi. Carlo Hamilton, della medesima diocesi. Francesco E. Landry, della medesima diocesi. Francesco Saverio Mouton, della medesima diocesi. » Al sig. Daniele Guglielmo Woorhies, della medesima dio- » cesi. Al sig. Giulio Geist, della diocesi di Gran Varadino dei Latini. 382 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Offici-aie 2 settembre 1943. Al sig. Giovanni Walsh, della diocesi di Marquette. 22 » » » » Al sig. Allison Owen, dell'archidiocesi di New Orleans. » Al sig. Giacomo Giovanni Enrico Kessels, della medesima archidiocesi. » » » Al sig. Giuseppe Ruggiero Bandier, della medesima archidiocesi. » » » Al sig. Guglielmo Giuseppe Guste, della medesima archidiocesi. La Gran Croce dell'Ordine di 8. Silvestro Papa : 17 agosto 1943. Al sig. Teodoro de Homonnay, dell'archidiocesi di Strigonia. 12 » » Al sig. dott. Francesco Antonio Reyes (Salvador). » » » Al sig. dott. Arturo Ramon Avila (Salvador). » » » Al sig. Rodolfo V. Morales (Salvador). La Placca dell'Ordine di 8. Silvestro Papa : 15 settembre 1943. Al sig. comm. Paolo Castelli, dell'archidiocesi di Milano. La Commenda dell'Ordine di S. Silvestro Papa : 2 agosto 1941. Al sig. Domenico Tocornal, dell'archidiocesi di Santiago del Cile. » » » Al sig. Ferdinando Luigi Concha, della medesima archi- » » » diocesi. Al sig. Luigi Bascuñan Valdés, della medesima archidiocesi. 6 5 9 maggio 1943. Al sig. Luigi Mollari (Roma). giugno » Al sig. Albino Monti, della diocesi di! Forlì. » » Al sig. prof. Silvio Galimberti (Roma). 11 » » Al sig. Arnaldo Canepa (Roma). 25 » »• » » » Al sig. avv. Giuseppe Manziana, della diocesi di Brescia. Al sig. Lorenzo Herzog. (Roma). 1 luglio » Al sig. Primo Antonio Giacomo Polenghi, della diocesi di Alessandria. » » Al sig. Umberto Bertelli, dell'archidiocesi di Milano. » Al sig. Ermenegildo Torricelli, della medesima archidio- » » Al sig. Paolo Mezzanotte, della medesima archidiocesi. Al sig. Luigi Zangheri, della diocesi di Rimini. » ».. » Al sig. ing. Giuseppe Basile, dell'archidiocesi di Bari. Al sig. cav. Ildebrando Appetiti (Roma). Al sig. Decio Moscatelli (Roma). 16 » » cesi. » 21 » » 23 24 29 » » » • Diarium Romanae Curiae 6 agosto ); » » 10 » » 383 1943. Al sig. Pietro Abbona, della diocesi di Alba. 1 settembre » Al sig. cav. Umberto Belotti (Roma). Al sig. prof. Alessandro Terribili (Roma). Al sig. Carlo A. Walsh, della diocesi di Concordia in America. 17 » » Al sig. Giulio Sacconaghi, dell'archidiocesi di Milano. 22 » » Al sig. dott. Giuseppe De Sevo, della diocesi di Teggiano. 9 ottobre » Al sig. Roberto Francesco Romei, della diocesi di Prato. » » » Al sig. Luigi De Torres Quevedo y del Hoyo (Spagna). Il Cavalierato di S. Silvestro Papa : 24 luglio 1941. Al sig. Ismaele Garcia Huidobro, dell'archidiocesi di Santiago del Cile. » » » Al sig. Vincenzo Monje Mira, della medesima archidiocesi. 18 maggio 1943. Al sig. Adalberto Fabuss, della diocesi di Rosnavia. » » » Al sig. Arpad Horvath, della medesima diocesi. 12 giugno » Al sig. Michele Aurigo, della diocesi di Ventimiglia. 21 » » Al sig. Telesforo Epifanio Coeehini, della diocesi di Teramo. 25 » » » » » Al sig. dott. Aguinaldo Baxiu, della diocesi di Brescia. Al sig. dott. Carlo Tagliaferri, della medesima diocesi. » » » Al sig. Tommaso Giambattista Maggini, della medesima diocesi. 1 luglio » Al sig. Luigi Di Nunzio (Roma). » » » Al sig. Sallustio Santucci (Roma). )) » » Al sig. Davide Scarellino (Roma). » » » Al sig. Orlando Lefevre (Roma). » 5 » » » » Al sig. Pietro Paolo Francesco Provenzano (Roma). Al sig. Franco Cima, della diocesi di Como. 13 » » Al sig. Siila Antonio Corona, della diocesi di Aquino, 19 » » Al sig. Enrico Giamminola, della diocesi di Como. 23 » 3 » » agosto » » » Al sig. Nicola Vito Grimaldi, dell'archidiocesi di Bari. Al sig. Francesco Rega, della medesima archidiocesi. Al sig. ing. Carlo Francesco Giani, dell'archidiocesi di » Milano. Al sig. rag. Giovanni Di Martino, dell'archidiocesi di Sora e Pontecorvo. 6 » Pisa. 10 » » » » » Al sig. prof. Ferdinando Romano Senatori (Roma). Al sig. Marcello Talice, della diocesi di Casale. 11 23 » » » » Al sig. Giovanni Maria Uda, della diocesi di Alghero. Al sig. avv. Gino Napoleoni, della diocesi di Albano. Acta 384 30 agosto Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 1943. Al sig. Gaspare Geist, della diocesi di Gran Yaradino dei Latini. 3 settembre » Al -sig. Carlo De Tamassy, della diocesi di Vacia. 8 » Al sig. Luigi Aliberti, della diocesi di Gubbio. » 14 » » Al sig. Carlo Moroni, della diocesi di Ventimiglia. 22 » » Al sig. Ottavio Caligaris, della diocesi di Biella. 27 » » Al sig. Giovanni Battista Troccoli, della diocesi di Ver oli. 11 ottobre » Al sig. prof. Giuliano Bonfatti, della diocesi di Pavia. NECROLOGIO 21 agosto 1943. Monsig. Eugenio van Reohem, Vescovo tit. di Carpasia. » Monsig. Giovanni Maiztegui Beisoitaiturria, Arcivescovo » Monsig. Edoardo Komar, Vescovo tit. di Alinda. » Monsig. Secondo Bologna, Vescovo di Boiano-Campobasso. 31 » Monsig. Domenico Ettorre, Vescovo di Nocera Umbra e 4 novembre » Emo Signor Card. VINCENZO LA PUMA, Diacono dei Ss. Co- 13 » Monsig. Pietro Brioschi, Arcivescovo di Cartagena. 17 » Monsig. Bonaventura Broderick, Vescovo tit. di Giulio- » » Monsig. Eugenio Beccegato, Vescovo di Vittorio Veneto. 29 settembre di Panama. » 11 ottobre Gualdo Tadino. sma e Damiano. poli. 18 » Monsig. Felice Bilbao y Ugarrizà, Vescovo di Tortosa. 25 » Emo Sig. Card. CARLO CREMONESI, del Titolo di S. Lorenzo in Lucina. An. et vol. XXXV 23 Decembris 1943 (Ser. II, v. X) - Num. 12 ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE ACTA PII PP, x n CONSTITUTIONES APOSTOLICAE I CLEVELANDENSIS (YOUNGSTONIENSIS) A DIOECESI CLEVELANDENSI TERRITORII PARS DISMEMBRATIO, EX QUA NOVA ERIGITUR DIOECESIS <( YOUNGSTONIENSIS », METROPOLITANAE ECCLESIAE CINCINNATENSI SUFFRAGANEA. PIUS EPISCOPUS SERVUS SERVORUM DEI AD PERPETUAM REI MEMORIAM Ad animarum bonum satius promovendum maxime prodest ut dioecesium circumscriptiones ita aliquando immutentur, ut fidelium necessitatibus atque temporum locorumque adiunctis apprime respondeant. Qua de causa, cum ab Apostolica Sede expostulatum sit ut dioecesis Clëvelandensis, nimio redundans territorio, dividatur et nova exinde erigatur dioecesis, Nos, habito venerabilis Eratris Ioseph Schrembs, Archiepiscopi-Episcopi Clevelandensis, favorabili voto, et suffragante venerabili Fratre Hamleto Ioanne Oicognani, Archiepiscopo titulari Laodicensi in Phrygia, Delegato Apostolico in Statibus Foederatis Americae Septentrionalis, de venerabilium Fratrum Nostrorum S. R. E. Cardinalium S. Congregationi Consistoriali praepositorum consulto, oblatis Nobis precibus Iubenti animo annuere statuimus. Suppleto igiACTA, vol. X, n. 12. - 23-12-943. 27 386 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale tur, quatenus opus sit, quorum intersit vel eorum qui sua interesse praesumant consensu, certa scientia, de Apostolicae Nostrae potestatis plenitudine decernimus ut a dioecesi Clevelandensi integrum coinitatuum civilium Ashatabula, Trumbull, Mahoning, Columbiana, Stark et Portage territorium separetur ac tenore praesentium separamus; atque ex ita avulso territorio novam erigimus et constituimus dioecesim quam Youngstoniensem nuncupandam volumus ac decernimus; coarctatio proinde dioecesis Clevelandensis finibus. Novae insuper huius dioecesis sedem et cathedram episcopalem in urbe Youngstown, a qua dioecesis ipsa nomen mutuatur, constituimus, ipsamque idcirco urbem ad civitatis episcopalis fastigium extollimus; eidemque sedi et cathedrae atque pro tempore Episcopis Youngstoniensibus omnia tribuimus iura et privilegia, quibus ceterae episcopales sedes et Episcopi iure communi fruuntur eosdemque iisdem oneribus et obligationibus adstringimus, quibus ceteri adstringuntur. Ecclesiam autem Deo in honorem Sanctae Columbae dicatam, in urbe illa Youngstotvn exstantem, ad Ecclesiae Cathedralis gradum et dignitatem evehimus, cum praerogativis et privilegiis ad ceteras Cathedrales Ecclesias spectantibus. Decernimus porro ut nova haec Cathedralis Ecclesia Youngstoniensis suffraganea sit metropolitanae Ecclesiae Cincinnatene!, ad cuius provinciam ecclesiasticam pertinet. Cum autem praesentis temporis adiuncta haud permittant, quominus in hac nova dioecesi Canonicorum Capitulum modo constituatur, indulgemus ut interim pro Canonicis dioecesani Consultores, usque dum Capitulum ipsum constituatur, ad iuris tramitem eligantur et adhibeantur. Quod autem ad clerum spectat, statuimus ut simul ac hae Litterae Nostrae ad exsecutionem demandatae sint, eo ipso clerici in eius territorio legitime exstantes eidem Ecclesiae adscripti censeantur. Quod vero ad huius dioecesis Youngstoniensis regimen et administrationem, itemque fidelium iura et onera aliaque id genus, servanda iubemus quae de hac re sacri canones et Concilium plenarium Baltimorense Tertium praescribunt. Mandamus denique ut omnia documenta et acta, quae novam hanc dioecesim respiciunt, quamprimum fieri poterit, a cancellaria dioecesis Clevelandensis tradantur Curiae Youngstoniensi ut in eius archivo asserventur. Ad quae omnia exsecutioni mandanda venerabilem quem supra diximus Fratrem Hamletum Ioannem Cicognani, Delegatum Apostolicum in Statibus Foederatis Americae Septentrionalis, delegamus, eidemque facultates necessarias et opportunas tribuimus, etiam subdelegandi, ad effectum de quo agitur, quemlibet virum in ecclesiastica dignitate constitutum, et ei onus imponimus authenticum peractae exsecutionis actorum exemplar ad S. Con- Acta Pii Pp. XII 387 gregationem Consistorialem quam primum transmittendi. Praesentes autem Litteras et in eis contenta quaecumque, etiam ex eo quod quilibet quorum intersit, vel illi qui sua interesse praesumant, etiam si specifica et individua mentione digni sint, auditi non fuerint, vel praemissis non consenserint, nullo unquam tempore de subreptionis, vel obreptionis aut nullitatis vitio, seu intentionis Nostrae, vel quolibet alio, licet substantiali et inexcogitato, defectu notari, impugnari vel in controversiam vocari posse, sed eas, tamquam ex certa scientia ac potestatis plenitudine factas et emanatas, perpetuo validas exsistere et fore suosque plenarios et integros effectus sortiri et obtinere atque ab omnibus ad quos spectat inviolabiliter observari debere, et, si secus super his a quocumque, quavis auctoritate, scienter vel ignoranter contigerit attentari, irritum prorsus et inane esse et fore volumus ac decernimus; non obstantibus, quatenus opus sit, regulis in synodalibus, provincialibus, generalibus universalibusque Conciliis editis, generalibus vel specialibus Constitutionibus et ordinationibus Apostolicis et quibusvis aliis Romanorum Pontificum, Praedecessorum Nostrorum, dispositionibus, ceterisque contrariis, etiam speciali mentione dignis, quibus omnibus per praesentes derogamus. Volumus autem ut harum Litterarum transumptis, etiam impressis, manu tamen alicuius notarii publici subscriptis et sigillo viri in ecclesiastica dignitate vel officio constituti munitis, eadem prorsus tribuatur fides, quae hisce Litteris tribueretur, si ipsaemet exhibitae vel ostensae forent. Nemini autem hanc paginam dismembrationis, erectionis, constitutionis, subiectionis, statuti, mandati, decreti, delega- tionis, derogationis et voluntatis Nostrae infringere vel ei contraire liceat. Si quis vero id ausu temerario attentare praesumpserit, indignationem omnipotentis Dei et beatorum Apostolorum Petri et Pauli se noverit incursurum. Datum Romae apud S. Petrum, anno Domini millesimo nongentesimo quadragesimo tertio, die quintadecima Maii mensis, Pontificatus Nostri anno quinto. ALOISIUS Card. MAGLIONE Fr. RAPHAEL C. Card. ROSSI a Secretis Status S. C. Consistorialis a Secretis Ioseph Wilpert, Alfonsus Carinci, Decanus Proton. Loco gßi Plumbi Reg. in Conc. Ap., vol. LXVII, n. 66. - Al. GPrussardi. Collegii Proton. Apost. Apost. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 388 II SUOEENSIS (PACENSIS) A PROVINCIA ECCLESIASTICA SUCRENSI IN BOLIVIANA R E P U B L I C A S E I U N G U N T U R DIOECESES P A C E N S I S , METROPOLITANAE VINCIA COCHABAMBENSIS ET ORURENSIS, ECCLESIAE ECCLESIASTICA GRADUM PACENSIS EVEHITUR, Q U A R U M P R I M A AD E T NOVA EX ILLIS PRO- CONSTITUITUR. PIUS E P I S C O P U S SERVUS SERVORUM DEI AD P E R P E T U A M REI M E M O R I A M Ad spirituale bonum fidelium in ecclesiastica provincia Sucrensi in Boliviana Republica degentium satius consulendum, quippe quae latissimo pateat territorio, ab hac Apostolica Sede expostulatum est ut provincia illa bipartiatur et nova constituatur provincia, cuius metropolitana sit episcopalis hucusque cathedralis Ecclesia Pacensis in Bolivia, quae antiquitate praestat et religioso civilique decore fulget. Nos itaque, praehabito favorabili voto venerabilis Fratris Aegidii Lari, Archiepiscopi titularis Tyrensis, Nuntii Apostolici in Bolivia, omnibus mature perpensis, oblatis Nobis precibus libenter annuere statuimus. Quare, suppleto, quatenus opus sit, quorum intersit vel eorum qui sua interesse praesumant consensu, Apostolicae Nostrae potestatis plenitudine, cathedralem Ecclesiam Pacensem in Bolivia, a metropolitico archidioecesis Sucrensis iure solvimus, eamque tenore praesentium ad metropolitanae Ecclesiae gradum et dignitatem evehimus. Item a metropolitico Archiepiscopi Sucrensis iure dioeceses Cochabambensem et Orurensem eximimus et subtrahimus, easque novae illi metropolitanae Ecclesiae Pacensi suffraganeas subiicimus et declaramus; quae proinde una cum ipsa archidioecesi Pacensi novam Provinciam ecclesiasticam Pacensem constituent. Novae insuper huic metropolitanae Ecclesiae Pacensi eiusque pro tempore Archiepiscopis omnia tribuimus iura, privilegia, insignia, honorés et praerogativas, quibus ceterae in catholico orbe metropolitanae Ecclesiae earumque Antistites iure communi fruuntur et gaudent; Archiepiscopis peculiarem concedimus facultatem crucem intra limites ,suae provinciae ante se ferendi, nec non sacro Pallio iuxta liturgicas leges utendi, postquam tamen illud in sacro consi- 389 Acta Pii Pp. XII storio rite postulaverint et obtinuerint. Item eamdem metropolitanam Ecclesiam eiusque pro tempore Archiepiscopum iisdem adstringimus oneribus et obligationibus, quibus ceterae metropolitanae Ecclesiae earumque Praesules iure communi adstringuntur. Demum Capitulum cathedralis Ecclesiae Pacensis ad metropolitani Capituli gradum et dignitatem extollimus, ribus et insignibus, teris Capitulis cum omnibus iuribus et privilegiis, nec non oneribus et obligationibus, metropolitanis sunt propria. Ad quae hono- quae ceomnia uti supra disposita et constituta exsecutioni mandanda, venerabilem quem supra diximus Fratrem Aegidium Lari, in Boliviana Republica Nuntium Nostrum, delegamus, eique necessarias et opportunas tribuimus facultates, etiam subdelegandi, ad effectum de quo agitur, quemlibet virum in ecclesiastica dignitate constitutum, eidemque onus imponimos ad S. Congregationem Consistorialem quam primum transmittendi authenticum peractae exsecutionis actorum exemplar. Praesentes autem Litteras et in eis contenta quaecumque, etiam ex eo quod quilibet quorum intersit, vel illi qui sua interesse praesumant, etiam si specifica et individua mentione digni sint, auditi non fuerint, vel praemissis non consenserint, nullo unquam tempore de subreptionis, vel obreptionis aut nullitatis vitio, seu intentionis Nostrae, vel quolibet alio, licet substantiali et inexcogitato, defectu notari, impugnari vel in controversiam vocari posse, sed eas tamquam ex certa scientia ac potestatis plenitudine factas et emanatas, perpetuo validas exsistere et fore suosque plenarios et integros effectus sortiri et obtinere atque ab omnibus ad quos spectat inviolabiliter observari debere, et, si secus super his a quocumque, quavis auctoritate, scienter vel ignoranter contigerit attentari, irritum prorsus et inane esse et fore volumus ac decernimus; non obstantibus, quatenus opus sit, regulis in synodalibus, provincialibus, generalibus universalibusque Conciliis editis, generalibus vel specialibus Constitutionibus et Ordinationibus Apostolicis et quibusvis aliis Romanorum Pontificum, Praedecessorum Nostrorum, dispositionibus, ceterisque contrariis, etiam speciali mentione dignis, quibus omnibus per praesentes derogamus. Volumus autem ut harum Litterarum transumptis, etiam impressis, manu tamen alicuius notarii publici subscriptis et sigillo viri in ecclesiastica dignitate vel officio constituti munitis, eadem prorsus tribuatur fides, quae hisce Litteris tribueretur, si ipsaemet exhibitae vel ostensae forent, Nemini autem hanc paginam dismembrationis, erectionis, constitutionis, subiectionis, statuti, mandati, decreti, delegationis, derogationis et voluntatis Nostrae infringere vel ei contraire liceat. Si quis vero id ausu temerario attentare praesumpserit, Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 390 indignationem omnipotentis Dei ac beatorum Apostolorum Petri et Pauli se noverit incursurum. Datum Romae apud S. Petrum, anno Domini millesimo nongentesimo quadragesimo tertio, die decima octava Iunii mensis, Pontificatus Nostri anno quinto. ALOISIUS Card. MAGLIONE Fr. RAPHAEL O. Card. ROSSI a Secretis Status S. C. Consistorialis a Secretis Ioseph Wilpert, Alfonsus Carinci, Decanus Proton. Collegii Proton. Apost. Apost. Loco £& Plumbi Reg. in Cano. Ap., vol. LXVII, n. 73. - Al. Trussardi. LITTERAE APOSTOLICAE I CONSTITUTIONES CONGREGATIONIS CASAMARIENSIS E SACRO ORDINE CISTERCIENSI, PLENIUS RECOGNITAE, ADPROBANTUR. PIUS PP. X I I Ad perpetuam rei memoriam. — Cum ex Summi Pontificatus munere, quo Dei benignitate fungimur, omnium Religiosorum Coetuum atque Ordinum utilitati consulere teneamur, ad ea diligentior! studio mentem Nostram dirigimus, quae speciali modo eorundem regimini prospiciant. Ad Sanctae enim Matris Ecclesiae decus honoremque Religiosae Familiae praesertim Monasticae, pro opportunitate temporum a Deo provide suscitatae, praeclaris pietatis suae laborisque monumentis tam" quam lucernae in Ecclesia splendent, Regulasque suas attente nitideque secutae, virtutum christianarum exempla christifidelibus praebent. Ex quo dum oritur, primis fundationum condicionibus mutatis, necessitas Constitutiones Regulasque easdem aptandi, cum novus etiam Codex iuris canonici promulgatus sit, ut ad ipsius praescripta propriae monasticae regulae opportune conformarentur atque ita etiam necessitatibus ¡quoque hodierni temporis magis responderent, Religiosorum Ordines vel antiquitate conspicui diligentem operam dederunt tum multa, quae obsoleverant, tollendo, tum alia congruenter accommodando, tum alia denique utiliter innovando, aditum propterea sollertiae stu- AcU Pii Pp. XII 391 diaque sodalium suorum aperientes ad novam vel magis propriam agendi rationem in Dominico agro excolendo. Quos quidem inter monasticos coetus omni laude digna memoranda est Congregatio Casamariensis e Sacro Ordine Cisterciensi, quae a Sancto Bernardo Claravallensi ipsomet ortum suum, uti fertur, duxit temporibus Decessoris Nostri Eugenii Pp. I I I , qui Fratres Cistercienses in monasterio Casamariensi suffecit monachis ex Ordine Sancti Benedicti, qui iam ab ineunte saeculo undecimo idem, progressu temporis privilegiis perspicuis indulgentiisque ditatum, incolebant. Tertio decimo vero saeculo antiquum aedificium vetustate imminutum Cistercienses a fundamentis denuo exaedificarunt novo stilo gothico, cuius in Latiali regione cultoribus artis adhuc magni momenti testimonium praebet. At religiosa Familia Casamariensis maius quoque exemplum omnibus praebuit tum amoris sui erga monasticam vitam, quam integram continenter servandam ac depressam instaurandam curavit, tum observantiae suae erga Sanctam Sedem cui anteactis temporibus opera sollerti ac sagaci virorum suorum fideliter famulata est. Perturbationes autem temporum ac bella huic quoque monachorum Familiae gravia damna iacturasque intulerunt; sed, doloribus cruciatibusque superatis, eadem Dei ope non modo feliciter ad hodierna Nostra tempora pervenit, sed iterum sese extendit, cum in monasterio Casamariensi nunc etiam Opus pro catholicis monachis indigenis Aethiopiae, seu Abissiniae, vigeat. Nil mirum itaque si Decessor Noster rec. mem. Pius Pp. XI Casamariense Archicoenobium in Congregationem sui iuris cum domibus filialibus erexerit et constituerit, ac novissimis diebus eiusdem Congregationis Constitutiones iam a Pio Pp. IX tum die VII mensis Decembris an. MDCCCLXIV, tum die x x n i mensis Februarii an. MDCCCLXXII, atque a supra memorato Pio Pp. X I die X V mensis Augusti an. M C M X X I X adprobatae, eisdem nunc etiam additis mutationibus ad Codicis iuris canonici praesertim tenorem redactis quae cum hodiernis necessitatibus rebusque congruant, novo pontificio consensu honestandae. Sacrae Congregationis pro Religiosorum Sodalium negotiis examini et iudicio propositae sint. Constitutionum vero huiusmodi, quarum exemplar latino sermone exaratum et a memorata Sacra Congregatione recognitum in eiusdem tabulario asservatur, tenor est qui sequitur, videlicet : « CONSTITUTIONES CONGREGATIONIS CASA- MARIENSIS SACRI ORDINIS CISTERCIENSIS ». Pars prima — De institutione ac regimine Congregationis Casamariensis : Titulus primus — De institutione Congregationis Casamariensis, I a Abbatia seu Archicoeno- bium Casamarii et Monasteria doinusque regulares... {et quae sunt re- Acta Apostolicae Sedâs - Commentarium Officiale 392 Uqua). Votis igitur Abatis Casamariensis, omniumque eiusdem Congregationis Sodalium exceptis, ut uberiore ipsi cum fructu salutare ministerium suum in terris adimplere valeant, conlatis consiliis cum Dilecto Filio Nostro Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinali Congregationis pro Religiosorum coetuum negotiis pertractandis Praefecto, omnibusque rei momentis attente perpensis, ex certa scientia ac matura deliberatione Nostris deque Apostolicae Nostrae potestatis plenitudine, praesentium Litterarum tenore Constitutiones suprascriptas Congregationis Casamariensis ex Ordine Cisterciensi plenissime adprobamus eisdemque Nostrae Apostolicae sanctionis robur adiicimus. Ominamur nunc propterea ut benignissimus Deus hanc monasticam Congregationem servet ac foveat, ita ut eiusdem Sodales, vestigiis suos antecessores secuti, ac diligentes novarum Constitutionum observatores tum in sanctificatione adipiscenda tum in sacro animorum ministerio explendo uberes iugiter fructus colligant. Haec statuimus decernentes praesentes Litteras firmas, validas atque efficaces semper exstare ac permanere, suosque plenos atque integros effectus sortiri et obtinere, eidem Congregationi Casamariensi nunc et in posterum plenissime suffragari; sicque rite iudicandum esse ac definiendum, irritumque ex nunc et inane fieri si quidquam secus super his, a quovis, auctoritate qualibet, scienter sive ignoranter contigerit attentari. Non obstantibus Constitutionibus et Ordinationibus Apostolicis ceterisque in contrarium facientibus quibuslibet. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die X I I I mensis Iunii an. M C M X X X X I I I , Pontificatus Nostri quinto. A . Card. M A G L I O N E , a Secretis Status. II BEATA MARIA VIRGO AB ANGELO ANNÜNTIATA VIAREGINAE CIVITATIS INTRA FINES LUCENSIS ARCHIDIOECESIS PRAECIPUA PATRONA DECLARATUR. P I U S PP. X I I Ad perpetuam rei memoriam. — Viareginae civitatis intra fines Lucensis archidioecesis paroeciali in templo Beatae Mariae Virginis ab Angelo Annuntiatae titulo Imago servatur quam fere ab initiis saeculi decimi septimi christifideles loci veluti Matrem potentem ac benignam devotissime colunt. Nunc vero edocemur civiles ac militares magistra- Actu Pii Pp. XII 393 tus ob voti religionem, quam anno millesimo octingentesimo septuagesimo se obstrinxerunt, iugiter sollemnibus officiose adstare quae die Annuntiatae Virgini sacro cum magno populi concursu peraguntur. Nil mirum itaque si, sicuti in postremo bello europeo matres viareginae natos suos speciali protectioni Deiparae, quam sub titulo memorato in patrio loco venerantur, animo fidenti commendaverint; ita nunc immani hodierno bello saeviente frequentissimi cives de praesentissima Virginis Annuntiatae ope comperti cotidie pro patriae multumque incolumitate ad Dei Genitricem, cuius e materno gremio in christianam plebem quasi e fonte perenni iugiter emanant gratiae, continentes preces pientissime admoveant. Cum autem iam Virgo Annuntiata veluti peculiaris loci Patrona decreto maiorum dato anno millesimo septingentésimo octuagesimo putetur atque habeatur, modo civitatis Viareginae optimates, clerus, populusque postularunt a Nobis ut huiusmodi coelestem Patronatum auctoritate etiam Nostra confirmare seu declarare dignemur. Audito vero Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinali Praenestino Episcopo, Sacrae Rituum Congregationis Praefecto, Nos memorata vota, amplissimis Venerabilis Fratris Lucensium Archiepiscopi commendationibus suffulta, excipienda censemus; ideoque Nos, certa scientia ac matura deliberatione Nostris deque Apostolicae Nostrae potestatis plenitudine, praesentium Litterarum tenore perpetuumque in modum Beatissimam Mariam Virginem ab Angelo Annuntiatam praecipuam civitatis Viareginae apud Deum Patronam confirmamus seu declaramus et constituimus, omnibus et singulis privilegiis liturgicis adiectis, quae Patronis locorum praecipuis rite competunt. Contrariis non obstantibus quibuslibet. Haec edicimus decernentes praesentes Litteras firmas, validas atque efficaces iugiter exstare ac permanere; suosque plenos atque integros effectus sortiri et obtinere; illisque ad quos spectant seu spectare poterunt plenissime suffragari; sicque rite iudicandum esse ac definiendum; irritumque ex nunc atque inane fieri si quidquam secus, super his, a quovis, auctoritate qualibet, scienter sive ignoranter attentari contigerit. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die X V mensis Augusti, an. M C M X X X X I I I , Pontificatus Nostri quinto. A . Card. MAGLIONE, a Secretis Status. 394 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale EPISTULA AD PRAESIDEM, MODERATORES, DOCTORES ET ALUMNOS STUDIORUM UNIVERSITAT I S , A NOSTRA DOMINA NUNCUPATAE, IN STATU « INDIANA )) AMERICAE SEPTENTRIONALIS : PRIMO SAECULO AB EIUS ORTU EXEUNTE. P I U S PP. X I I We are unwilling that the Centenary of Notre Dame University sìiould pass without Our having some part, even from afar off, in that happy commémoration. We recali with especial pleasure at this time the bonds of esteem and affection that link Us to your great institution and We cordially rejoice with you as One Who has personally moved among you and received the University's devoted homage. Our sojourn on the beautiful campus of Notre Dame, brief though it was of nëcessity, amply served to demónstrate to Us, with a clarity that surpassed ail verbal description, the progress that has been made during the past Century. The quiet beauty, the simple grandeur, the spiritual tranquillity of the University and its surrpundings ali bespoke a spirit of sacrifice and loving dévotion to the cause of Catholic éducation on the part of the venerated founders and their esteemed successors. We were impressed first of ali, perhaps, by the very size of the University, with its campus of some seventeen hundred acres, its fortyfive modem buildings and its student body of more than three thousand two hundred young men drawn from the forty eight States and the American territories, as well as from several foréign countries. These are indeed indications of an extraordinary physical growth, made necessary by the scientific and spiritual expansion of the University. In fact, We like to think of them rather as an external expression of the "Spirit of Notre Dame, " that indefinable, yet very real and wholesome spiritual atmosphère which ho vers over your campus and which is spread to the corners of the earth by your alumni, whose training has prepared them to serve as edifying examples of the virility and real value of truly Christian éducation. It is a spirit winch gives meaning to the life and direction to the éducation of thousands of young men, a spirit which imbues the students of Notre Dame with a happy, purposeful concept of life, of man's dépendance on his Creator and of his active membership in the Mystical Body of Christ. We gladly avail Ourselves of this occasion to renew Our commendation of that "Spirit of Notre Actu Pii Pp. XII 395 Dame " and pray that it may enjoy an ever more universal and fruitful expansion. It must have been a> similar spirit of dévotion to duty and of self-sacrificing collaboration that inspired the venerated Edward Sorin and his devoted and energetic associâtes, Brothers Marie, Gratian, Patrick, William, Basii, Peter and Francis, as they began their labors in the cause of Catholic éducation on the beautiful shores of St. Mary's Lake on that memorable day in November 1842. Poor in material assets, but rieh in strength and confidence born of Divine Faith, these brave mén had accepted from Celestine de la Hailandière, Bishop of Vincennes, his generous offer of the site at Ste. Marie des Lacs, with a promise that they would establish there a college and no vitia te. The fact that in little more than one year a chapel, mission house and college building had been erected and the charter of the "University of Notre Dame du Lac " obtained from the State of Indiana bear s eloquent testimony to the intelligent and devoted work of those founders of the University. The early history of the University, however, was not without its periods of trial and tribulation, and Father Sorin's courageous group, together with the beloved Sisters of the Holy Cross, who were even then lending such noble and selfless assistance, were often faced with Problems that demanded stout hearts and an abiding faith in Divine Providence. First among these was the disastrous epidemie of cholera and malaria! fever to which one-third of the faculty succumbed. The tragic effeets of this deadly blow were still being felt when some years later, in 1879, a devastating tire destroyed most of the buildings which had been erected on the campus during the first thirty-five years of toil and sacrifice. Undaunted, Father Sorin surveyed the smoldering ruins and, gathering his Religious about him discouraged. > declared : "I am not Even if it were all gone, I would not lose hope. will begin at once. We Our Blessed Mother to Whom we have given everything will not désert us!" W a s this not perhaps the first public enunciation of the true " Spirit of Notre Dame, " the spirit of quiet and determined confidence in Almighty God and in His Blessed Mother, the spirit that is so beautifully symbolized in the statue of Our Lady which today dominâtes the campus as a sign of her protection and a reminder of the power of her heavenly intercession? The zealous men who have been charged with the direction of the University throughout its long and glorious history have eminently merited the international renown that has crowned their efforts, for they have established a University that is worthy of the name—an 396 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale institution of higher learning in which the traininig of the student is not limited to the cultivation of the intellect alone. They based the educational program of the University on the long and valuable expérience of the Church, which teaches that the training of youth must not he confìned within those narrow limits but, in providing for the development of the entire man, must prepare the student to play his part, intelligently and honestly, in this earthly prelude to that fuller life promised by Our Divine Master. That this program has met with success is demonstrated by the outstanding results which have been aehieved and by the fact that Notre Dame alumni, as they take their place in the various walk of life, continue to do honor to their three loves—God, Country and Notre Dame. It must, indeed, be a source of profound satisfaction to the beloved Religions of the Congrégation of Holy Cross to know that the spiritual training afforded the students at the University bear s ample fruit as those yóung men go forth to spread in the outside world, by their example and wholesome ënthusiasm, their dévotion tó the Sacrament and to Mary Immaculate. Blessed There is a great measure of recompensing comfort to be derived from the knowledge that in so many instances those men, although beset with worldly cares and often surrounded by a materialistic indifférence to spiritual values, continue the praiseworthy practices of their student day s—that of fréquent or daily Communion and of regular visits to the Blessed Sacrament, the generous rallying to the aid of a friend in need of comfort, fìnancial help or personal assistance, and the habit of prayerfully seeking the enlightenment and direction of Almighty God and His Blessed Mother in ail life's trials and problems. While éxtending Our cordial con- gratulations to the Religious of Holy Cross and to their associâtes on the Faculty of Notre Dame University who have so successfully instilled in the hearts of their students the love of thèse fundamental Christian practices, We would add a word of special praise for the daily Religious Bulletin, which has proved so effective an instrument in the furtheranee of this apostélate on and off the campus. Nor would we have this occasion pass without some mention of the physical éducation system of the University. Based primarily on thé principie of " a sound mind in a sound body " and confined always to its proper place in the curriculum, to the exclusion of the prévalent over-emphasis on physical culture, it has done much, through the exemplary conduct and competitive integrity of the University's représentatives, to dispel from the minds of American youth any notion that ñdelity to one's religious practices is inconsonant with the best in American manhood. Acta Pii Pp. XII 397 It is also every noteworthy that their University préparation does not leave the sons of Notre Dame wanting in loyal patriotism. annals of American history record the Willing The service and sacrifice render ed at all times by the priests, brothers and students of the University and today the students and alumni have engraved in their hearts the glorious tradition of Notre Dame—a truly Catholic tradition of enthusiastic and patrio tic dévotion and service to their country. If We have given particular attention and especial commendation to the spiritual and moral aspects of the educational system at your great University, We have not intended thereby to minimize or pass over its magnifìcent intellectual training and achievements, but rather have desired to lay emphasis on the importance of those basic éléments in Christian éducation which serve so admirably to sustain and fortify the intellectual superstructure. We have seen with Our own eyes the facilitiés provided for the intellectual advancement of the students in the six distinct branches of the University; and the international renown gained by Notre Dame prof essors and alumni gives ampie proof of the thoroughness of their scientific and practica! préparation. The honor roll of the University's scholars is long and impressive and We gladly record bere Our paternal appréciation of their inestimable contribution to human knowledge and to the advancement of scientific research. Their names are immemorably inscribed in the Golden Book of Notre Dame, to serve as Symbols of splendid achievement in ali fields of scientific endeavor and of the proud record of the great body of your alumni who, on leaving the hallowed halls of Notre Dame, unostentatiously but effectively render very noteworthy service to God and Country. It is Our sincere and confident prayer on this joyous occasion that She whose name your University so proudly bears may continue to guide the destinies of the Institution to ever greater achievements for God, Country and Notre Dame, and that her benevolent intercession may obtain for the University and for her beloved children there a bountëous measure of heavenly blessing. As an earnest of that celestial favor and in testimony of Our paternal affection, We impart to you from Our heart Our special Apostolic Bénédiction. Given at St. Peter's in Rome, the second day of Aprii, nineteen hundred and forty-three, the fìfth year of Our Pontificate. P I U S PP. X I I . Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 398 ACTA 88. CONGREGATIONUM SUPREMA SACRA CONGREGATIO S. OFFICII COMMUNICATIO Cum Sac. Lucas Anderwald, Archidioecesis Goritien., iussus, sub poena suspensionis a divinis, Supremae S. Congregationi S. Officii se sistere, contumax permanserit, suspensus est a divinis ad nutum Sancti Officii. Ex Aedibus S. Officii, die 26 Novembris 1943. Sac. IOANNES PEPE, Supremae S. Congregationis S. Officii Notarius. SACRA CONGREGATIO CONSISTORIALIS PROVISIO ECCLESIARUM Sanctissimus Dominus Noster Pius divina Providentia Papa X I I , successivis decretis Sacrae Congregationis Consistorialis, singulas quae sequuntur Ecclesias de novo Pastore dignatus est providere, nimirum : die 2 Iunii 191$. — Cathedrali Ecclesiae Youngstoniensi, noviter erectae, Exc. P. D. Iacobum McFadden, hactenus Episcopum titularem Bidensem. die 18 Iunii. — Metropolitanae Ecclesiae Pacensi in Bolivia, nuper evectae, Exc. P. D. Abelem Isidorum Antezana y Rojas, eiusdem Ecclesiae Episcopum. die 10 Decembris. — Titulari archiepiscopali Ecclesiae Mocissenae Exc. P. D. Rogerium Beaussart, Auxiliarem Emi P. D. Emmanuelis Coelestini S. R. E. Card. Suhard, Archiepiscopi Parisiensis, hactenus Episcopum titularem Elatensem. Sacra Congregatio Concilii 399 SACRA CONGREGATIO CONCILII BOMAKA RESERVATIONIS BENEFICIORUM IN URBE Die 12 Iunii 19Iß D U B I U M . - Cum ortum sit dubium cuinam spectet vacantes canonicatus conferre in Titulis et Diaconus, dum eorum Cardinales Titulares ab Urbe absunt, utrum nempe iisdem Cardinalibits Titularibus et Diaconis an Datariae Apostolicae, dubium ipsum, de speciali mandato Ssmi Domini, delatum est solvendum huic Sacrae Congregationi Concilii. ANIMADVERSIONES. - In canone 1435 § 3 expresse edicitur : « Quod attinet ad collationem beneficiorum quae Romae fundata sint, leges peculiares de eisdem vigentes serventur ». Iamvero hae leges in primis continentur in Regulis Cancellariae Apostolicae et praesertim, quod ad rem nostram attinet, in Regula V I I I quae statuit: « Item (Sanctitas Sua) reservavit dispositioni Suae... collationem, provisionem seu quamvis aliam dispositionem S. R. E. Cardinalium a Romana Curia absentium ratione suorum Episcopatuum Cardinalatus, ac ipsorum Cardinalium Titulorum et Diaconiarum, quamdiu absentia huiusmodi duraverit... ». Quapropter ius quod Summus Pontifex, veluti Episcopus Romanus, Emis Cardinalibus concessit conferendi beneficia in suis Titulis vel Diaconus hac conditione circumscribitur ut sint praesentes in Urbe. Hinc Riganti {Comlment. in Reg. Y III, § 1, n. 27-29) scribit : « Licet Cardinales in suis Titulis iurisdictione episcopali seu quasi fruantur, ut sancivit Honorius I I I , proindeque de iure conferre possint beneficia in iisdem Titulis vacantia, habeantque in illorum collatione fundatam intentionem », attamen in hoc mandato Pontifex « non intelligit comprehendere collationem beneficiorum nisi cum dicta qualitate praesentiae in Romana Curia ». Quae praesentia debet esse realis et personalis, non ficta, fallente in casu regula iuris 68 in VI : « Potest quis per alium quod potest facere per se ipsum », nam, ut ait Reiffenstuel (Reg. 68, vol. 6, n. 9) : ((fallit regula in iis quae ex ipsa natura et institutione sua vel speciali iuris dispositione factum propriae personae requirunt, uti sunt residentia... ». 400 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiai» Nec aliter auctores magnae notae hanc Regulam V I I I Cancellariae Apostolicae interpretati sunt, inter quos, praeter memoratum Riganti, recensendi sunt Lotterius (De re beneficiali, lib. I I , quaest. 2), Fagnanus et Gonzalez (Commentarium ad Reg. TUI), Cardinalis De Luca (De beneficiis, disc. 145, n. 14) aliique. Verum quidem est quod Regulae Cancellariae Apostolicae, qua tales, abrogatae sunt per Codicem iuris canonici. Attamen Codex plures earumdem Regularum dispositiones servavit, inter quas certo recensendae sunt quae respiciunt collationem et reservationem beneficiorum in Urbe vacantium dum Cardinales Titulares vel Diaconi a Romana Curia absunt, cum huiusmodi dispositiones constituant illas leges peculiares antea vigentes, quas ipse Codex in memorato canone 1435 § 3 praescribit ut serventur. Interpretatio autem huius canonis, ad normam canonis 6 n. 2 Codicis, desumenda est « ex veteris iuris auctoritate, atque ideo ex receptis apud probatos auctores interpretationibus », quae supra relatae sunt. Idipsum confirmatur praxi Datariae Apostolicae, quae Regulam V I I I etiam post Codicem promulgatum servavit uti normam in collatione horum beneficiorum; quae praxis est optima iuris interpres in casu, ad normam canonis 20 Codicis iuris canonici. Cui expositae doctrinae et praxi Datariae Apostolicae non adversatur praescriptum canonis 1432 § 1, vi cuius « ad Collationem beneficiorum vacantium Cardinalis in proprio titulo vel diaconia et Ordinarius loci in proprio territorio habet intentionem in iure fundatam ». Nam ex hac clausula « intentio in iure fundata » hoc tantum eruere licet quod Cardinales et Ordinarii locorum, vi iuris communis, ius habent beneficia conferendi in suis titulis vel in suo territorio, exclusis aliis collatoribus inferioribus, nisi aliter constet, immo et ipso Summo Pontifice, nisi aliud caveatur. Verum aliud expresse cavetur, tamquam exceptio huic regulae generali, in Codice I. C. per canonem 1435 § 1 quoad omnes dignitates, familiares Papae, beneficia affecta etc., et per § 3 eiusdem canonis quoad beneficia Romae fundata. RESOLUTIO. - Proposito itaque in Congregatione Plenaria diei 12 Iunii 1943 dubio : An, ad normam canonis llf35 § S Codicis I. 'C, sfâ Sanctae Sedi reservata conus dum collatio Cardinales beneficiorum Titulares vacantium in a Romana Curia Titulis vel absunt; Emi Dia- Patres eiusdem Sacrae Congregationis responderunt : Affirmative. Quam resolutionem Ssmus D. N. Pius Pp. X I I in Audientia diei 18 • eiusdem mensis, referente subscripto Secretario, approbare et confirmare dignatus est. I. Bruno, Secretarius. Sacra Congregatio Rituum SACRA CONGREGATIO RITUUM SINARUM BEATIFICATIONIS SEU DECLARATIONIS MARTYRII VENERABILIUM SERVORUM DEI GREGORII GRASSI, EPISCOPI ORTHO SIEN. VICARII A P . DE SCIAN-SI SEPTENTR. MODO DE T A I Ï U A N F U , FRANCISCI FOGOLLA, EPISCOPI BAGEN., EIUS COADIUTORIS, ANTONINI FANTOSATI, EPISCOPI ADRAEN. VICARII A P , MERIDIONALIS HUNANEN. MODO DE H E N G C H O W , ET SOCIORUM IN ODIUM FIDEI TNTERFECTORUM. SUPER An stante approbatione martyrii DUBIO et causae martyrii, nec non dispensa- tione a signis seu miraculis ad tramitem can. 2116 § 2 Iuris canonici, TUTO Dei procedi possit ad sollemnem eorumdem Venerabilium Servorum Beatificationem, Magni Eegis nuntius, Seraphicus Patriarcha Franciscus, Italiam, Hispaniam, Aegyptum, Syriam, Palaestinam aliasque regiones, pacem et bonum praedicans, peragravit. « Una cum amore Crucis, ita Leo X I I I , pervasit Francisci pectus caritas vehemens, quae impulit hominem, ut propagandum nomen christianum animose susciperet. ob eamque causam obviam sese, vel manifesto capitis periculo, ultro offerret » (Enc. Auspicato, 17 Sept. 1882). Quin etiam suos Fratres in Africain transmisit, qui catholicam fidem propagarent. Quam veluti pretiosam hereditatem universus Fratrum Minorum Ordo ad nostrum usque aevum sancte servavit, innumeros missionales ad infidelium regiones transmittens, quorum plurimi fidem, quam praedicabant, effuso generose sanguine obsignarunt. Boxerum furoris victimae, plura christianorum milia anno 1900 in Sinis gloriosa morte fidem confessi sunt. Ordo Fratrum Minorum, cui ab Apostolica Sede Vicariatus de Scian-si (modo Taiyuanfu) et Hunan meridionalis (modo de Hengchow) commissi sunt, opportunas atque necessarias super hac re inquisitiones, Ordinariorum auctoritate, peractas, Sacrorum Eituum Congregationi exhibuit. Actis scrutatis, Signandam esse Commissionem Introductionis Causae pro bismille quadringentis octodecim, si Sanctissimo placuerit eadem S. C. rescripsit. Quam sententiam fel. rec. Papa Pius XI die 19 Decembris anno 1926 ratam habuit. ACTA, vol. X, n. 12. — 23-12-943. ~ 2S 4u2 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale Expleto Apostolico processu, pro expeditiori causae cursu viginti novem tantum ex his selecti sunt, quorum martyrium solemniter die 3 Ianuarii anni huius, Ssmi D. N. auctoritate, recognitum fuit. Hi autem sunt : In Apostolico Vicariatu de Scian-si Septentrionali, modo de Taiyuanfu : 1. Gregorius Grassi, Episcopus titularis Orthosien., Vicarius Apostolicus, 2. Franciscus Fogolla, Episc. tit. Bagen., eius Coadiutor, 3. Elias Facchini, Sacerdos, 4. Theodoricus Balat, Sacerdos, 5. Andreas Bauer, laicus professus, omnes ex Ordine Fratrum Minorum; his addendae : 1. Maria Ermellina, 2. Maria a Pace, 3. Maria Clara, 4. Maria a S. Natalia, 5. Maria a S. Iusto, 6. Maria Amandina, 7. Maria Adolphina omnes ex Instituto Franciscanum Missionariarum Mariae. Hi martyres ex Europa Sinas appulerunt. Sinenses autem sunt: 1. Ioannes Tciang de Tae-kuo, clericus, 2. Patritius Tun, clericus, 3. Ioannes Van, 4. Philippus Tciang, 5. Ioannes Tciang de Nan-see, omnes Seminarii alumni atque e I I I Ordine S. Francisci, 6. Thomas Sen, e I I I Ordine S. Francisci, 7. Simon Tceng, e I I I Ordine S. Francisci, 8. Petrus U, e I I I Ordine S. Francisci, 9. Franciscus Tciang, e I I I Ordine S. Francisci, 10. Matthias Fun, e I I I Ordine S. Francisci, 11. Iacobus Ien, 12. Petrus Tcia;n¿ e I I I Ordine Sancti Francisci, 13. Iacobus Tciao, 14. Petrus Van. Hi sex supra viginti die 9 Iulii in oppido Tai-yuan-fu capitis obtruncatione Christi fidem confessi sunt. In Apostolico Vicariatu Hunanen. meridionali, diebus 7 et 4 Iulii crudelissimam mortem oppetiere : 1. Antoninus Fantosati, Episcopus tit. Adraenus, Vicarius Apostolicus, 2. Ioseph Maria Gámbaro, Sacerdos, 3. Caesidius Giacomantonio, Sacerdos, omnes ex Ordine Fratrum Minorum. Ex Europaeis octo sunt Itali, quinque ex Gallia, una ex Belgio, una ex Hollandia : ceteri vero Sinenses, apostolicis eorum curis commissi. Fere autem omnes Seraphicum se habere Patrem gloriantur. Authentice declarato martyrio, hoc supererai, ut dubium, quod dicitur de TUTO ab hac Sacra Congregatione coram Sanctitate Sua discuteretur : quod die 23 Februarii mensis hoc anno actum est. Rmus enim Cardinalis Ianuarius Granito Pignatelli di Belmonte, Episcopus Ostien. et Albanen., Causae Ponens seu Relator, in Generali Coetu dubiam proposuit discutiendum : An stante approbatione martyrii et causae martyrii, nec non dispensatione a signis seu miraculis ad tramitem can. 2116 § 2 Iuris canonici, bilium Servorum TUTO Dei procedi possit ad sollemnem eorumdem Beatificationem. Venera- 403 Sacra Congregatio Rituum Rmi Cardinales, Officiales Praelati, Patresque Consultores in unanime affirmativum suffragium concessere. Beatissimus vero Pater sententiam proferre distulit, ut tam grave iudicium coram Deo maturius, effusis precibus, perpenderet. Tandem hodiernum diem, festum Ssmae Trinitatis, ut Suam mentem panderet, elegit. Accitis itaque Rmis Cardinalibus Ianuario Granito Pignatelli di Belmonte, Causae Relatore, atque subscripto S. R. C. Praefecto, nec non R. P. Salvatore Natucci, Promotore generali Fidei meque Secretario, pientissime Eucharistico sacrificio celebrato, decrevit : Turo procedi posse ad sollemnem Venera- bilium Gregorii Episco- porum, et Grassi, Sociorum in Francisci odium Fogolla, fidei Antonini interfectoruni Fantosati, Beatificationem,. Hoc autem decretum promulgari et in acta S. Rituum Congregationis referri mandavit Litterasque Apostolicas sub anulo Piscatoris de Beatificationis sollemnibus in Vaticana Basilica celebrandis expediri iussit. Datum Romae, die 20 Iunii, in festo Ssmae Trinitatis, anno Domini 1943. S£i C. Card. SALOTTI, Ep. Praen., Praefectus. L, © S. A. Carinci, Secretarius. m Acta Apostolicae Sedis - .Commentarium Officiale DIARIUM ROMANAE CURIAE S A C R A CONGREGAZIONE DEI RITI Martedì, 30 novembre 1943, nel Palazzo delle Congregazioni! a San Callisto, alla presenza di Sua Eminenza Revma il Signor Cardinale Carlo Salotti, Vescovo di Palestrina, Prefetto della S. Congregazione dei Riti e Ponente della causa della Ven. Serva di Dio Maria Desolata Torres Acosta, fondatrice delle Suore Serve di Maria Ministre degli! infermi, si è adunata la S. Congregazione dei Riti antepreparatoria, nella quale i Revmi Prelati Officiali ed i Revmi Consultori teologi hanno discusso su due miracoli, che si asseriscono operati ad intercessione della predetta Ven. Serva di Dio e che vengono proposti per la sua beatificazione. Martedì, 7 dicembre 1943, nel Palazzo Apostolico Vaticano, si è adunata la S. Congregazione dei Riti ordinaria, nella quale gli Emi e Revmi Signori Car dinali ed i Revmi Prelati Officiali hanno discusso : 1) sulla introduzione di causa di beatificazione del Servo di Dio Riccardo Friedl, sacerdote professo della Compagnia di Gesù; 2) sull'approvazione ed estensione alla Chiesa Universale dell'Ufficio e Messa del Cuore Immacolato di Maria Vergine; 3) sulla revisione degli scritti : a) della Serva di Dio Margherita Bogner, monaca professa dell'Ordine della Visitazione; d) del Servo di Dio Biagio Verri, sacerdote; c) del Ven. Servo di Dio Benvenuto Bambozzi, sacerdote professo dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali ; d) del Servo di Dio Cesare Guasti. Martedì, 14 dicembre 1943, nel Palazzo Apostolico Vaticano, si è adunata la S. Congregazione dei Riti preparatoria, nella quale gli Emi e Revmi Signori Cardinali, i Revmi Prelati Officiali ed i Revmi Consultori teologi hanno di» scusso su due miracoli, che si asseriscono operati ad intercessione della Venerabile Serva di Dio Teresa Eustochio Verzeri, fondatrice dell'Istituto delle Figlie del Sacro Cuore di Gesù e che vengono proposti per la sua beatificazione. Martedì, 21 dicembre 1943, nel Palazzo delle Congregazioni a San Callisto, sotto la presidenza dell'Emo e Revmo Signor Cardinale Carlo Salotti, Vescovo di Palestrina, Prefetto della S. Congregazione dei Riti, Ponente o Relatore Diarium Romanae Curiae 405 della Causa del Servo di Dio Leonardo Murialdo, sacerdote, fondatore della Pia Società di San Giuseppe, si è adunata la S. Congregazione dei Riti antepreparatoria, nella quale i Revmi Prelati Officiali ed i Revmi Consultori teologi hanno discusso sulla eroicità delle virtù del predetto Servo di Dio. SEGRETERIA DI STATO NOMINE Con Biglietti della Segreteria di Stato, il Santo Padre Pio XII, felicemente regnante, si è degnato di nominare : 3© ottobre 1943. Il Revmo Padre Michele Ledrus, della Compagnia di <3tesù, Consultore della Sacra Congregazione dei Riti per le Cause di beatificazione e canonizzazione. 27 novembre » Il Revmo Padre Arcadio Larraona, dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria, Sotto-Segretario della Sacra Congregazione dei Religiosi. Con Brevi Apostolici, il Santo Padre Pio XII, felicemente regnante, si è degnato di nominare : 23 novembre 1943. L'Emo e Revmo Signor Cardinale Adeodato Giovanni Piazza, Protettore delle Figlie della Santissima Vergine Immacolata di Lourdes di Massalubrense (Terziarie Francescane). Assistenti al Soglio Pontificio : 12 marzo x9 • » 1943. S. E. Revma Monsig. Giuseppe Malouf, Vescovo melchita » di Baalbek. S. E. Revma Monsig. Michele Antonio Mejia, Vescovo di Guayana. Protonotari apostolici ad instar participantium : 2-9 maggio 30 » 1941. Monsig. Francesco Maria Vincent, della diocesi di Angers. 1942. Monsig. Ferdinando Buchwieser, dell'archidiocesi di Monaco e Frisinga. 3 giugno » Monsig. Pietro Michele Four jome, della diocesi di Tarbes 15 ottobre » e Lourdes. Monsig. Benedetto Kreutz, dell'archidiocesi di Friburgo in Brisgovia. 406 17 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale ottobre 23 novembre 4 1942. Monsig. Emerico David, dell'archidiocesi di Colonia. » Monsig. Ippolito Mounier, dell'archidiocesi di Aix. gennaio 1943. Monsig. Paolo Löbmann, della diocesi di Misnia. 21 aprile » Monsig. Carlo Keppl, della diocesi di Hradec Králové. » » » Monsig. Riccardo Popp, della medesima diocesi. 3 maggio » Monsig. Filippo Perrier, dell'archidiocesi'di Montréal. » » » Monsig. Alberto Valois, della medesima archidiocesi. 10 novembre » » » M'onsig. Nazzareno Orlandi, dell'archidiocesi di Siena. » Monsig. Daniele Briedon, della diocesi di Neosolio. Prelati domestici di Bua Santità : 10 gennaio 1940. Monsig. Nicola Pfeiffer, della diocesi di Casso via. 29 maggio 1941. Monsig. Pietro Maria Giuseppe Le Helloco, dell'archidio- 20 marzo 13 aprile » 2 maggio » Monsig. Scolastico Duque, dell'archidiocesi di Marida. » » » Monsig. Andrea Cabiro, dell'archidiocesi di Bordeaux. » » » Monsig. Giuseppe Luigi Demeuran, della medesima archi- cesi di Rennes. 1942. Monsig. Francesco Pouët, della medesima archidiocesi. Monsig. Giorgio Dumenil, della diocesi di Autun. diocesi. 16 ottobre » Monsig. Massimiliano Prange, dell'arcliidiocesi di Colonia. » » » Monsig. Giovanni Francesco Kenvan, » » » Monsig. Michele Francesco Dinn, della diocesi di Harbor » » » Monsig. Filiberto Morel, della diocesi di Chicoutimi. della diocesi di •S. Giorgio. Gr a ce. 17 » » Monsig. Luigi Chamberí, della diocesi di Montaubàn. 26 » » Monsig. Francesco Vives Estevez, dell'archidiocesi di San- » » » Monsig. Enrico Valenzuela Donoso, della medesima archi- 31 » ». Monsig. Ferdinando von Werden, della diocesi di Eichstätt. 3 novembre » Monsig. Raffaele Grovas, della diocesi di S. Giovanni di 7 » Monsig. Carlo Pieper, dell'archidiocesi di Paderborn. tiago del Chile. diocesi. Portorico. 4 » gennaio 1943. Monsig. Francesco Arturo Cronin, .d'ella diocesi di S. Giovanni nel Canada. » » » Monsig. Ugo Hain, della diocesi di Misnia. 28 » » Monsig. Giovanni Pohlschneider, della diocesi di Münster. 23 febbraio » Monsig. Guglielmo Offen stein, della diocesi di Hildesheim. 28 marzo » Monsig. Giuseppe Edoardo Griener, della diocesi di Ra- 29 » » Monsig. Adalberto Vick, della diocesi di Cassovia. tisbona. Diarium Romanae Curiae 30 marzo » » ÎO 13 aprile 3 maggio » » » 1943. Monsig. Alessandro Fernández Feo, dell'archidiocesi di Caracas. » Monsig. Marco Raffaele Tortolero, della medesima archidiocesi. Monsig. Guglielmo Maxen, della diocesi di Hildesheim. » Monsig. Giovanni Bléske, della prelatura « nullius » di Schneidemühl. Monsig. Monsig. Monsig. Monsig. » » mi 18 » 30 novembre Adelardo Harbour, dell'archidiocesi di Montréal. Arcibaldo Mousseau, della medesima archidiocesi. Gerardo McShane, della medesima archidiocesi. Giosafat Verner, della medesima archidiocesi. Monsig. Roberto Pobozsny, della diocesi di Rosnavia. Monsig. Nazzareno Fontana, della diocesi di Acquapendente. Parimenti con Biglietti della Segreteria di Stato, il Santo Padre Pio XIÍ, felicemente regnante, si è degnato di nominare : Camerieri segreti soprannumerari di 8. 8. : 22 » 15 aprile » » » 22 » luglio » » 5 agosto » 21 » 30 settembre » » 30 ottobre 24 novembre 1941. Monsig. Marte Giusti, dell'archidiocesi di Lucca. » Monsig. Giuseppe Marx, della diocesi di Treviri. 1943. Monsig. Tommaso F. O'Carroll, dell'archidiocesi di Los » » » » » Angeles. Monsig. Timoteo Manning, della medesima archidiocesi. Monsig. Valentino Cianfriglia, della diocesi suburbicaria di Palestrina. Monsig. Felice Egidio Van de Loo, dell'archidiocesi eli Utrecht. Monsig. Publio Jacoboni, della diocesi di Rieti. Monsig. Aurelio Sabattani, della diocesi di Imola. Monsig. Giuseppe Orlandi, della diocesi di Todi. Monsig. Giuseppe Pecoraro (Roma). Monsig. Alessandro Persiani, della diocesi di Acquapendente. ? Camerieri d'onore in abito paonazzo di 8. 8.: 21 » ottobre » 1943. Monsig. Giuseppe Glugopolsky, della diocesi di Neosolio. » Monsig. Giovanni Baranik, della medesima diocesi. Camerieri d'onore soprannumerari di spada e cappa di 8. 8. : 8 ottobre 1943. Il sig. Francesco Mario Oddasso (Roma). >> • » » Il sig. Aldo Oddasso (Roma). ±08 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale NECROLOGIO 12 giugno 27 » 8 dicembre 1943. Monsig. Giuliano Gorju, Vescovo tit. di Musti. » Monsig. Edoardo O'Rourke, Vescovo tit. di Sofene. » Monsig. Donato Mackintosh, Arcivescovo di Glasgow. 10 » » Monsig. Edmondo Vansteenberghe, Vescovo di Baiona. 13 » » Monsig. Emanuele Phares, Vescovo tit. di Tarso per i Ma- 17 » » Monsig. Mauro Oaruana, Arcivescovo Vescovo di Malta. roniti. l a . et vol. XXXV 31 Decembris 1943 (Ser. II, v. X) - Num. 13 ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE I INDEX GENERALIS ACTORUM X X X V (AN. I - ACTA PII PP. — APOSTOLICAE, 97, 219, Epistula, 2 8 2 . SACRA CONGREGATIO CONCILII : 273, 385. Responsa, LITTERAE APOSTOLICAE, 6 5 , 9 8 , 1 6 3 , 2 5 1 , 276, 360, 390. SERMO, 5. ALLOCUTIONES, 6 9 , 1 0 5 , 1 3 4 , 1 6 5 , 2 5 6 . SACRA CONGREGATIO DE PROPAGANDA CONGREGATIONUM CONGREGATIO S. Decreta, 8 1 , 1 5 0 , 2 6 5 . Provisiones Ecclesiarum, 2 5 , 1 8 5 , 365. NUNTII RADIOPHONICI, 9, 2 7 7 , 3 5 3 . SS. SACRA 148, 1 8 2 (439),. 3 9 9 . FIDE : EPISTULAE, 6 8 , 1 0 0 , 1 2 9 , 2 5 2 , 3 6 2 , 3 9 1 . SUPREMA v. X) CRAMENTORUM : CHIROGRAPHUS, 1 6 1 . II - A C T A II SACRA CONGREGATIO DE DISCIPLINA SA- XII LITTERAE ENCYCLICAE, 1 9 3 , 2 9 7 . CONSTITUTIONES SER. OF- FICII : Nominationes, 2 6 , 1 8 5 . Approbatio Constitutionum, 1 8 5 . Designatio, 3 6 6 . Declaratio, 2 6 . • SACRA CONGREGATIO RITUUM : Declaratio, lai. Proscriptio libri, 2 5 . Communicatio, 3 9 8 . . Decreta in causis beatificationis ei canonizationis Servorum Dei, 2 7 , 82, 117, 151, 266, 285 (439), 366, 4 0 1 . SACRA CONGREGATIO CONSISTORIALIS : Decretum, 2 8 0 . Provisiones Ecclesiarum, 8 0 , 1 4 5 , SACRA CONGREGATIO DE 'SEMINARIIS STUDIORUM UNIVERSITATIBUS : Statuta et Normae, 3 6 9 . 180, 281, 364, 398. SACRA CONGREGATIO PRO ECCLESIA ORIEN- III - ACTA TRIBUNALIUM TALI : Decretum, 1 4 6 . Provisio Ecclesiarum, ACTA, vol. X, a. 13. — 31-12-943. SACRA PAENITENTIARIA APOSTOLICA : 3 6 5 "(439). Decreta, 9 2 , 1 5 8 , 2 9 2 . 29 ET Index generalis actorum 410 SACRA ROMANA ROTA : Sententiae et decreta, 33, 51. Citationes edictales, 31, 57, 121, 159, 374. IV - A C T A OFFICIORUM PONTIFICIA COMMISSIO DE RE BIBLICA : Responsum, 270. PONTIFICIA COMMISSIO AD CODICIS CANONES AUTHENTICE INTERPRETANDOS : Responsa, 58 (439). Diarium Romanae Curiae: Ritus sollemnis, 160. Audientiae sollemniores, 93, 186, 272, 376. 8. C. de Propaganda Fide : Nominationes, 93. Congregationes Ss. Rituum : 5£, 93, 123, 186, 272, 376, 404. Secretaria Status : Nominationes, * 60, 94, 124, 160, 187, 293, 377, 405. Necrologium, 96, 128, 192, 296, 384, 408. * Ad maius inquirentium commodum haec ponitur distincta recensio : PP. Cardinales dati: S. C. de disciplina Sacramentorum, 160. PP. Cardinalibus concreditae Protectoriae : 60, 94, 377, 405. Episcopi Adsistentes Solio : 61, 94, 187, 377, 405. Consultores dati : 160, 293, 405. Officiales renunciati: In S. C Consistoriali, 187, 188; in S. O. de Religiosis, 405; in S. O. Caeremoniali, 188; in Officio sacrarum largitionum Pontificis, 160; in Pont. Commiss pro Arte sacra, 293. Praefectus Tabellariorum, 94. Praelatus Referendarius Signaturae Apost. : 61. Protonotarii Apostolici ad instar : 61, 94, 124, 187, 377, 405. . Advocatus S. Consistorii: 377. Praelati Domestici : 61, 94, 124, 187, 377. 406. Cubicularii secreti supra numerum : 62, 188, 293, 407. Cubicularii secreti ab ense et lacerna participantes : 94. Cubicularii secreti ab ense et lacerna s. n. : 63, 189, 294. Cubicularii honoris in habitu : 63, 190, 295, 407. Cubicularii honoris extra Urbem : 63, 190. Cubicularii honoris ab ense et lacerna de numero : 124, 190, 295. Cubicularii honoris ab ense et lacerna s. n. : 63, 190, 295, 407 Cappellani secreti hon. : 295. Cappellani honoris extra Urbem: 295. Ex Ordine Piano : Gran Croci, 125, 190, 380; Commendatori, 125; Cavalieri, 125, 380. Ex Ordine S. Gregorii Magni: Gran Croci ci. civ., 125; cl. mil., 380; Placca ci. civ., 190, 380; Commendatori con placca ci. civ., 125, 380; Commendatori cl. mil., 126; cl. civ., 64, 125, 190, 380; Cavalieri ci. civ., 64, 126, 190, 381. Ex Ordine Sancti Silvestri Papae : Gran Croci, 126, 191, 382 ; Placca, 382 ; Commendatori con placca, 126, 191; Commendatori, 64, 126, 191, 382; Cavalieri, 64, 126, 191, 382. II INDEX DOCUMENTORUM CHRONOLOGICO ORDINE DIGESTUS I - ACTA PII PP. XII I - LITTERAE ENCYCLICAE PAG. 1943 Iunii 29 » Sept. 30 Mystici Gorporis Christi. - Ad Venerabiles Fratres Patriarchas, Primates, Archiepiscopos, Episcopos aliosque locorum Ordinarios pacem et communionem cum Apostolica Sede habentes : de Mystico Iesu Christi Corpore deque nostra in eo cum Christo coniunctione . . . 193 Divino afflante Spiritu. - Ad Venerabiles Fratres Patriarchas, Primates, Archiepiscopos, Episcopos aliosque locorum Ordinarios pacem et communionem cum Apostolica Sede habentes, itemque ad universum clerum et christifideles catholici orbis : de Sacrorum Bibliorum studiis opportune provehendis 297 Eius versio italica 327 II - CONSTITUTIONES 1943 Ian. » Maii APOSTOLICAE 12 Orae Benini -Nigeriae Occidentalis (Öndo-Ilorinensis). A Vicariatibus Apostolicis Orae Benini et Nigeriae Occidentalis territorii partes distrahuntur et novus erigitur Vicariatus Apostolicus Ondo-Ilorinensis . 97 » Apr. 13 Taöorensis, de Kilima - N faro et de Dodoma (Mbuluensis). - A Vicariatibus Apostolicis Taborensi! et de Kilima - Njaro, necnon a Praefectura Apostolica de Dodoma partes distrahuntur, ex quibus nova erigitur Praefectura Apostolica Mbuluensis 249 15 Clevelandensis (Youngstoniensis). -A Dioecesi Clevelandensi territorii pars dismembratur, ex qua nova eri- Index documentorum chronologico ordine digestus gitur Dioecesis «Youngstoniensis», Metropolitanae 1943 Maii » Iunii Ecclesiae Oincinnatensi suffraganea 385 23 Limana et aliarum (Arequipen. -Cuschen.-TTuxillen.). A Provincia ecclesiastica Limana, in Peruviana Republica, aliquae separantur suffraganeae Sedes, ex quibus tres novae eriguntur ecclesiasticae Provinciae 18 Arequipensis, Ouscliensis, Truxillensis 273 Sucrensis (Pacensis). - A Provincia ecclesiastica Sucrensi in Boliviana Republica seiunguntur Dioeceses Pacensis, Cochabambensis et Orurensis, quarum prima ad Metropolitanae Ecclesiae gradum evehitur, et nova ex illis Provincia ecclesiastica Pacensis constituitur 388 III 1943 Iunii 2 - CHIROGRAPHUS Normae quibus regitur Hospitium a Divina Providentia, in urbe Neptunia a Benedicto Pp. XV fundatum . . 161 IV - LITTERAE APOSTOLICAE 1941 1943 » Iunii 11 Exponendum Nolis. - Basilicae Minoris honoribus decoratur cathedrale templum Birmingamiensis Archidioecesis Ian. 6- Decimo tertio saeculo. -Templum paroecialeFlorentinae civitatis in honorem S. Marci Deo dicatum titulo Basilicae Minoris ornatur » 11 Decimo primo saeculo ineunte. -Templum abbatiale San- 65 66 cti Martini de Sacro Monte Pannoniae intra fines hungaricos privilegiis Basilicae Minoris honestatur . 98 Ventimiliensium Episcopus. - Paroecialis Conlegiataque Ecclesia, in « Taggia » intra finesVentimiliensis Dioecesis, sub titulo Sanctorum Iacobi et Philippi erecta, dignitate ac titulo Basilicae Minoris decoratur . . 251 Praepositus ad Sancti Nicolai Barensis. - Templum Praepositurale Sancti Nicolai Barensis, Leucii, intra fines Mediolanensis Archidioecesis, Basilicis Minoribus accensetur . 276 » Febr. 12 » » 22 » Martii 27 Quod Sanctorum patronatus. - Sanctus Franciscus de Paula, Confessor, Universitatum maritimae gentis curis praepositarum, navigationis Societatum naviculariorumque omnium Italici Regni peculiaris coelestis Patronus declaratur 163 » Maii 5 Tempia Dei tum vetustate. - Titulus et privilegia Basi- Index documentorum chronologico ordine digestus 1943 Iunii » Aug. 413 licae Minoris tribuuntur Cathedrali Templo Montis Falisci Deo in honorem S. Margaritae Virginis et Martyris dicato . 3(30 13 Cum ex Summi Pontificatus. - Constitutiones Congregationis Casamariensis e Sacro Ordine Cisterciensi plenius recognitae adprobantur . . 390 15 Viareginae civitatis infra fines. - Beata Maria Virgo ab Angelo Annuntiata Viareginae civitatis intra fines Lucensis Archidioecesis praecipua Patrona declaratur 392 V - EPISTULAE 1943 Febr. 24 12 Pulcherrimum sane. - Ad Emum P. D. Petrum tit. Sanctae Crucis in Hierusalem S. R. E. Presbyterum Cardinalem Fumasoni Biondi, Praefectum Sacrae Congregationis de Propaganda Fide 68 » Martii » » » Apr. 2 We ore unwilling that. - Ad Praesidem, Moderatores, Doctores et Alumnos studiorum Universitatis, a Nostra Domina nuncupatae, in Statu « Indiana » Americae Septentrionalis : primo saeculo ab eius ortu exeunte. . . . . . . 394 » » 6 Peculiari animi. - Ad Emum P. D. Franciscum S. R. E. 25 Cum proxime. - Ad egregium virum Aloisium Gedda, Consociationis Catholicorum Italiae Iuvenum Praesidem : ob quintum et septuagesimum annum ab inita eadem Consociatione exeuntem . . . . . . . . 100 Cum quintum. - Ad Excmos PP. DD. Marium Toccabelli, Archiepiscopum Senensem, Carolum Gonfalonieri, Archiepiscopum Aquilanum, Faustinum Baldini, Episcopum Massae Veternensis et Populoniae : quinto exeunte saeculo ab obitu Sancti! Bernardini Senensis 129 Card. Marchetti Selvaggiani Episcopum Tusculanum eumdemque Urbis Vicarium, Sacrosanctae Archibasilicae Lateranensis Archipresbyterum et Sacrae Congregationis Sancti Officii Secretarium, quina lustra Episcopatus feliciter explentem 132 » » 15 » Iulii 20 Singulis annis. - Ad Emum P. D. Aloysium S. R. E. Presb. Card. Maglione, a publicis Ecclesiae negotiis : publicae supplicationes indicuntur ad populorum pacem conciliandam 103 A Lei, che così da vicino. - Ad Emum P. D. Franciscum Episcopum Tusculanum S. R. E. Cardinalem Marchetti Selvaggiani, vice sacra in Urbe Antistitem . 252 Index documentorum chronologico ordine digestus 414 1943 Dum diffracta miserrime. - Ad Emum P. D. Aloisium S. R. E. Card. Maglione, a publicis Ecclesiae negotiis : supplicationes indicuntur ad populorum pacem conciliandam 255 Aug. » N o y . 25 Quamvis immanis. - Ad Emum P. D. Aloisium S. R. E. Presb. Card. Maglione, a publicis Ecclesiae negotiis : publicae supplicationes indicuntur ad populorum pacem conciliandam 362 VI 1942 Dec. » » SERMO 24 Di anno in anno il Nostro cuore. - Quem Ssmus D. N. Pius Pp. XII habuit in penâgilio Nativitatis D. N. Iesu Christi, adstantibus Emis PP. DD. Cardinalibus et Excmis DD. Episcopis ac Romanae Curiae Praelatis * VII 1943 - - 5 ALLOCUTIONES Febr. 21 A Summo Pontifice habita, VII ineunte anno Pont. Academiae Scientiarum, adstantibus Emis Patribus Cardinalibus, Excmis Exterarum Nationum legatis et eiusdem Academiae Sociis, aliisque Romanae Curiae Praelatis praeclarisque Viris . • €9 Martii 13 Ad Parochos Urbis et Concionatores sacri temporis quadragesimalis : de natura et efficacia orationis . . . 105 Apr. 24 Ad puellas ab Actione Catholica ex Italiae Dioecesibus Romae coadunatas, anno vicesimoquinto exeunte ab inito earumdem apostolatu . 134 » Iunii 2 Ad E mos PP. DD. Cardinales, in festo S. Eugenii I Pp. fausta ominantes 165 » » 13 Ad opifices ex Italiae dioecesibus convenientes et ob annum vicesimumquintum expletum a suscepto Episcopatu fausta Beatissimo Patri ominantes 173 » » » Iulii 26 Ad Legatum Finniae 256 4 Ad Consilium nationale italicum pro celebratione XXV anni Episcopatus Summi Pontificis 258 V I I I - NUNTII RADIOPHONICI 1942 Dec. 1943 Sept. 24 Con sempre nuova freschezza. - A Summo Pontifice in pervigilio Nativitatis D. N. Iesu Christi, universo orbi datus . . . . . -,. • . 9 1 Quarto vertente anno ab inito praesenti bello, orbi universo datus 277 Index documentorum chronologico ordine digestus 415 PAG 1943 Ian. 12 Venerables Hermanos y amados hijos. - A Beatissimo Patre, in festo D. N. Iesu Christi Regis, christifidelibus datus, ob I I I conventum eucharisticum e tota peruviana natione in urbe Tmxillensi coadunatis . Eius versio italica II - ACTA SS. 353 357 CONGREGATIONUM I - SUPREMA S. CONGREGATIO S. OFFICII 1943 » » Ian. Apr. Nov. 26 17 26 Decretum. Proscriptio libri Declaratio. De prohibitione librorum Communicatio 25 144 398 II — SACRA CONGREGATIO CONSISTORIALIS 1943 Maii 31 Decretum. De titulo Primatialis ad honorem metropolitanae Ecclesiae Limanae 280 III - SACRA CONGREGATIO PRO ECCLESIA ORIENTALI 1943 Apr. 7 Ordo benedicendi et imponendi quinque Scapularia sub unica formula secundum ritum byzantinum approbatur . 146 IV - SACRA CONGREGATIO DE DISCIPLINA SACRAMENTORUM 1943 Sept. 15 Epistula. Ad Ordinarios de custodia et protectione Sanctissimae Eucharistiae adversus bellicos incursus . 282 V - SACRA CONGREGATIO CONCILII 1942 Febr. 22 Archidioecesis T. - Resolutio: Distributionum inter praesentes 182 » Dec. 20 Resolutio. Reservationum Apostolicarum 1943 Iunii 12 Romana. - Resolutio : Reservationis beneficiorum in Urbe 148 . 399 2 Declaratio iurisdictionis 12 Nigeriae Occidentalis (Asaba-Beninen.). - Decretum. De 26 VI - SACRA CONGREGATIO DE PROPAGANDA FIDE 1942 1943 Dec. Ian. nominis mutatione 150 Index documentorum chronologico ordine digestus 416 pao. 1943 Oct. 31 Orae Benini (Lagosensisì. - Decretum. De nominis mutatione . . . . ....... . . 81 » Apr. 13 Taboren. - de Kilima N jaro. - Decretum. Separationis et unionis 265 V - SACRA CONGREGATIO R I T U U M 1942 Iulii 10 Ruremunden. - Decretum introductionis causae beatificationis Servi Dei Arnoldi Janssen, fundatoris Societatis Verbi Divini nec non duarum Congregationum, Missionalis Serva rum Spiritus Sancti et Servarum Spiritus Sancti de Adoratione perpetua . . . 27 » Dec. 6 Ruthenen. - Decretum reassumptionis causae canonizationis B. Mariae Gulielmae Aemiliae de Rodat, Virginis, fundatricis Congregationis a Sacra Familia . 82 » » » Pistorien. - Decretum introductionis causae beatificationis Servi Dei Fratris Iosephi Girai di, laici professi Ordinis Fratrum Minorum &3 » » » Taurinen. - Decretum introductionis causae beatificationis Servae Dei Ioannae Franciscae a Visitatione S. Mariae, in saeculo Annae Michelotti, fundatricis Parvarum Servar um a S. Corde Iesu pro infirmis pauperibus 8% 1943 Ian. 3 Mediolanen. - Decretum de Tuto pro beatificatione Ven. Servi Dei Contardi Ferrini, viri laici, Professoris Athenaei Papien. et aliorum » » » » » » » Febr. » Martii r> 89 Sinarum. - Decretum pro beatificatione seu declaratione martyrii Servorum Dei Gregorii Grassi, Episcopi Orthosien., Vicarii Apost, de Scian-Si Septentr., modo de Taiyuanfu, Francisci Fogolla, Episcopi Bagen., eius coadiutoris, Antonini Fantosati, Episcopi Adraen., Vicarii Apost. Meridionalis Hunanen., modo de Hengchow, et Sociorum, in odium fidei, uti fertur, interfectortim 117 Marianopolitana seu Albanen, in America. - Decretum de virtutibus pro beatificatione Ven. Servae Dei Catharinae Tekakwitha, virginis indae . . . '. . . 151 12 Romana. - Decretum introductionis causae beatificationis iServi Dei Pii Papae X . . 155 21 Sancti Deodati seu Nanceien. - Decretum de miraculis pro beatificatione Ven. Servae Dei Mariae Teresiae a Iesu, in saeculo Alexiae Le Clerc, fundatricis Cano r nissárum Regularium S. Augustini Congregationis Nostrae Dominae 261 Index documentorum chronologico ordine digestus 417 1943 Martii 21 Brixien. - Decretum de virtutibus pro beatificatione Ven. Servi Dei Innocentii a Bertio, sacerdotis professi Ordinis Minorum Capuccinorum . . . . . 285 Matriten. - Decretum de virtutibus pro beatificatione Ven. Servae Dei Vincentiae Mariae López y Vicuña, fundatricis Instituti Filiarum Mariae Immaculatae pro puellis famulatui addictis {Tide pag. 439) . . 288 » » » » Apr. 4 Taurinen. - Decretum introductionis causae pro beatificatione Servae Dei Mariae Henricae Dominici, ex Instituto Sororum S. Annae a Providentia . . . . 36G » » 9 Romana seu S. Ludovici. - Decretum reassumptionis causae canonizationis B. Philippinae Duchesne Virginis, e Societate Sororum a Sacro Corde Iesu . • 268 » Iunii 20 Sinarum. - Decretum de Tuto pro beatificatione Venerabilium Servorum Dei Gregorii Grassi, Episcopi Orthosien., Vicarii Apost, de Scian-'Si Septentr., modo de Taiyuanfu, Francisci Fogolla, Episcopi Bagen., eius coadiutoris, Antonini Fantosati, Episcopi Adraen., Vicarii Apost. Meridionalis Hunanen., modo de Hengchow, et Sociorum, in odium fidei interfectorum 401 VI - SACRA CONGREGATIO DE SEMINARIIS ET STUDIORUM UNIVERSITATIBUS Statuta Pontificii Operis vocationum sacerdotalium . . Normae ad eadem statuta exsequenda III - ACTA 369 370 TRIBUNALIUM I - SACRA PAENITENTIARIA APOSTOLICA (OFFICIUM DE INDULGENTIIS) 1943 Febr. 9 » Maii 8 » Aug. 18 Decretum. Oratio ad Sanctissimam Trinitatem indulgentiis ditatur 92 Prorogatur indultum Altaris privilegiati Sacerdotibus, Eucharisticum Sacrificium celebrantibus, concessum 158 Decretum. Indulgentiae conceduntur piam invocationem recitantibus 292 Index documentorum chronologico ordine digestus 418 II - SACRA ROMANA ROTA PAG. 1S43 » » » » » » » Sententiae editae anno 1942 33 Decreta in causis aliter eodem anno finitis 51 Citationes edictales : Ian. 2 Albae Julien. -..Nullitatis matrimonii (Abraham - Baranyikova) 31 » » Cracovien. - Nullitatis matrimonii (Bachula - Cieluch) . 32 » 11 Parisien. - Nullitatis matrimonii (Thayer - Montgomery) 57 Martii 22 Beryten. Maronitarum - Nullitatis matrimonii (TambayAkl) . . 121 » 26 Rhedonen. - Nullitatis matrimonii! (Viaud-Lecoq) . . 122 Maii 3 Aleppen. Maronitarum. - Nullitatis matrimonii (Aboussouan - Batarsé) 159 Nov. 8 Varsavien. - Nullitatis matrimonii (Lukasiewicz - Skrzykowna) 374 » 15 Panormitana. - Nullitatis matrimonii (Boscogrande Kiss) 375 IV - A C T A OFFICIORUM I - PONTIFICIA COMMISSIO DE RE BIBLICA 1943 Aug. 22 Responsum. De versionibus Sacrae Scripturae in linguas vernaculas 270 II - PONTIFICIA COMMISSIO AD CODICIS CANONES AUTHENTICE INTERPRETANDOS Responsa ad proposita dubia Vide : Errata-corrige 58 439 III INDICES NOMINUM I. - I N D E X NOMINUM PERSONARUM (OMITTUNTUR NOMINA ACTIS SUBSCRIPTA) A Abbona P., 383. Aboussouan-Bàtarsé, 159. Abraham - Barahyikova, 31. Achates Grigsenberg G., 191. Acqiiaderni I., 100. Adamski P., 61. Aiolfi L., 62. Airaldi F., 63. Airoldi G., 127. Akl A. S., 121. Alai A., 63. f Alcaide y Bueso B. G., 128. Alcini H., 282. Aliberti G., 127. Aliberti L., 384. Aliventi O., 381. Almagro, 354. Alonso G., 80. Alufti Pentini M., 126. Alvarez Lara- R., 181. Ambrini R., 381. Ammariniti A., 295. Anderwald L., 398. Anfossi P., 191. Angeli A., 294. Anselmi A., 126. Antamoro G. G., 63. Antezana, y Rojas A. I., 398. Antonelli F., 160. Antonescu M., 380. Appetiti I., 382. Arányi R., 63. Archi G., 63. Arena G., 95. Artusi S., 127. f Astelarra L., 296. Aubertih G. A., 381. Audollent G., 182. Aurigo M., 383. Autal Z., 63. Avelino Gonçalves A., 378. . B Babuscio Rizzo V., 128. Baccher P. (S. D.), 59. f Bach G., 192. Bachula-Cieluch, 32. Bacosi S., 62. Bagno M., 191. Bagnoli A., 281. Balat T. (S. D.), 118,402. Baldelli F., 379. Baldini F., 129. Baldini R. M., 293. Ballester Nieto C., 181. Bambozzi B. (S. D.), 404. Bancale R., 63. Bandier G. R., 382. Baranik G., 407. Baranyikova B., 31. Baranzini E., 187. Barbado Viejo F., 80. Barberini F., 125. Baroli G., 293. Baroncelli Ae., 81. Bartoli V., 293. Bascuñan Valdés L., 127, 382. Baselli P., 126. Basile G., 382. Basili A., 189. Bassoli F., 294. Batarsé M., 159. Battaglia I., 282. Battisti C, 191. Bauer A. (S. D.), 118, 402. Baxiu A., 383, Beatrici P., 127. Beaussart R., 398. f Beceegato E., 384. Becker C A . , 378, Beckers G., 189. Bellesini P., 124. Bellini V., 64. Belotti V., 383. Benedictus Pp. XV, 161, 303. Benildo Fr. (S. D.), 272. Bennett G. G., 378. Benvenuti G., 64. Benz M., 188. Bernardinus Senensis ( S . ) , 129. Bernardo Maria di Gesù (S. D.), 60. Bertelli U., 382. Bertolino A., 293. Biagioli S., 128. Bianchi F. S. M. (B.), 59. Bianchi L., 127. Bianchi Q., 295. Bianchi Oagliesi G., 381. 420 Index nominum personarum Biasutti G., 295. Bidagor B., 160. f Bilbao y Ugarrüza F., 384. f Blaha M., 296. Blake G. J., 62. Bleske G., 407. Bogiier M. (S. D.), 404. f Bologna B., 384. Boltri R., 192. Bonfanti G., 191. Bonfatti G., 384. Bonifacius Pp. V I I I , 211. Bonin A., 95. Borra D., 146. Bortoluzzi G., 61. Boseogrande-Kiss, 375. Bossarelli F., 160. Bottoni A., 127. Boudreaux L, H., 379. Breitung C. A., 190. Brennan G. L., 380. Bresciani A., 379. Briedon D., 406. f Briosehi P., 384. f Broderick B., 384. Bro&rmann C. F., 378. f Bruley des Varanneis -f- Camacho V., 96. Camposampiero G., 192. Canepa A., 382. Canevello E. V., 191. Cani s y Olivé G., 95. Canuti F., 377. Capelletti R., 63. Captier R. (S. D.), 60. Carinci A., 160. Carli F., 190. Carranza G., 62. Carrara G., 377. Carroll G., 189. Carroll Badeaux A., 294. f Caruana M., 364, 408. Casale G., 381. f Castanier G. B., 96. Castelli H., 180. f Castelli: I., 146, 296. Castelli P., 382. f Castiglioni P., 96. Castonguay L. N., 95. Castro F., 124. Castro R., 95. Castro V. M., 62. f Cattaneo B., 192. f Cattani card. F., 128. Cauley S. H., 380. Cavassa E., 64. Celata T., 63. Ceppa G. L., 62, Cerchi A., 63. Ceretti G., 127. Cerioli vidua Buzecchi G. P. M., 192. Brüning G., 294. Brunori V., 190. Buch wieser F., 405. BumçJ A., 365. Burgeois M. G., 379. Burke G., 61, 146. f Burquier B., 128. Butler G. G., 378. Byrne E. V., 181. Byrne L. G., 95.' C Oabiro A., 406. Oabrini F. S. (B.), 186. Caillovet L. G., 379. Caire E., 293. Calabria R,, 294. Calderón Guardia R., 190. Caligaris O., 384. Callahan T. M., 381. Tassis P. E. (S. D.), 60. Chambert L., 406. f Chaptal E. A., 192. Chéou Kang Sié, 93. Chiavalon G., 294. Chimento I., 282. Chin Oh Soh, 127. Chira A., 121. Ciabattini R., 63. Cianfruglia V., 407. Ciano di Cortei lazzo G., 93. Cieluch V., 32. Cieminski G. F., 379. Cifuentes A., 180. Cima F., 383. Clarke R. M., 95. Classe L., 26. Claudel I., 365. Cleary F., 378. Cleveland Fruge G., 381. Cocchini T. E., 383. Cohalan D., 146. Coleman D., 379. Collins A. E., 124. Concha F. L., 127, 382. Confalonieri C, 129. Copello card. I. A., 282. Copponi G., 188. Corona S. A., 383. Costa. Già,, 126, 128. Costa Giù., 126. Costantini G., 293. Costigan M. T., 61. , Courbe S., 181. Coyle P. J., 94. Cramer B. A., 379. Cramer E., 188. f Cremonesi card. C,384. Crescente C, 191; Creusen L., 378. Croce C. A., 64. Cronin F. A., 406. Crovari G., 294. Curry R., 381. Czapik I., 146. Czartoryski A. (S. D.), 60. D Baly R. G., 377. d'Amelio C, 295. Dante E., 188. D'Ari E., 379. David E., 406. Davis I., 281. f de Affonseca y Silva G. G., 296. De Andrea B., 294. De Angelis A., 191. de Barros Cámara L. 281. De Besi A., 191. De Biasi A,, 126. de Boeck A., 185. De Carolis Villar® L., 126. Index nominum personarum De Feo -M., 63. de Flüe N. (B.), 376. Degasperi R., 189. f de Hauck G. G., 96. de Homonnay T., 382. de Inczédy-Joksman E., 126. De Kallay N., 380. de 1'Estoille E. (Maria Caecilia), 267. Delgadillo F., 293. Delgado Gómez H., 181. del Gaizo L., 126. Della Cioppa I., 281. Della Noce G. C., 125. Della Paolera L., 63. Delia Valle U., 191. Dell'Omo I., 180. De Luca G., 379. De Maineri A.,' 125. De Marchi G., 64. de Medicis G., 190. f de Mello E. R., 96. Demeurai! G. L., 406. De Michele L., 126. de Mogrovejo T., 354. de Farcher F., 125. de Porres M., 354. Déprimoz L., 26. de Ritis D., 127. de Rodât M. G. Ae. (B.), 82. De Sanctis P., 190, 295. De Sevo G., 383. De Simoni L., 294. Desloge G., 190. de Soubiran M. T. (S.D.), 186. Despatures M. B., 25. Despujol Ricart L., 377. De Tamassy C, 384. De Torres Quevedo y del Hoyo L., 383. de Tschiderer - G. N. (V.), 187. de Valois G. (B.), 272. f Diepen A. F., 96. Dierkx A. M. A. (S. D.), 118, 402. Di Gianlorenzo V., 189. Di Martino G., 383. Dinn G., 62. Dinn M. F., 406. Di Nunzio L., 383. Dittman G., 379. Doglioli G., 64. Dominici L, 366. Dominici M. E. (S. 123, 366. Donders P. (S. D.), Donnarumma F. S., Dower G. L,, 64. Draxler F., 188. Duchesne F. (B.), 268. Duffy I., 146, 364. Dumenil G., 406. Duque S., 406. D.), 123. 294. 123, E Echandi Montero A., 191. Echenique Gandarillas G., 125, 380. Echeverría Barrena E., 80. Egan M. J., 378. Eijo y Garay L., 81. Ennery L., 95. Emiliani L.¿ 190. Escalante A., 26. Esorto G., 282. Espino Porras F., 81. f Ettorre D., 384. Eustocchio Verzeri T. (S. D.), 404. F Fabuss A., 383. Facchini I. P. E. (S. D.), 118, 402. Fairall E., 64. Fanning G. J., 62. Fantini F., 62. Fantosati A. ( S . D.), 93, 117, 401. Faragò F., 189. Farrell G. M., 377. Fattal L, 365. mi Faulhaber card. M., 146. Federici P., 125. Feliziani F., 293. Fernandez Conde E., 189. Fernández Feo A., 407/ Ferracin M., 64. Farradini E., 84. Ferrari G., 379. Ferretto G., 188. Ferrini C. (S. D.), 89. Filie L., 188. f Fillon L., 96, Fiocca A., 127. Fiori D., 181. Flajani P., 191. Flanagan G. G., 124. Florio G., 63. Focacci N., 191. Fogari V., 189, 293. Fogolla F. (S. D.), 93, 117, 401. Fongoli C, 191. Fontana A., 126. Fontana F., 63. Fontana N., 407. Formanek R., 188. Fornari F., 295. Fornari G., 161. Fortunati G., 124. Four jome P. M., 105. Franciscus de Paula (H.), 163. Frank C, 188. Fraschetti O., 377. Fraser S. V., 378. Fregonara F., 62. Friedl R. (S. D.), 404. Frutaz P. A., 294. Fumagalli L., 64. Fumasoni Biondi card. P., 68, 160. Fun-te M. (S. D.i, 118, 102. G Galimberti S., 382. Galitza T., 380. Galli A., 188. Gambaro B. I. M. (S.D;), 119, 402. Index nominum personarum Gangitano L., 127. Garcia Feito B., 93. Garcia Huidobro I., 128, 383. Garcia y Garcia de Castro R., 80. Garigoïts M. (B.), 123. Gavan P., 189. Gay I., 185. Gedda A., 100, 190. Geist Ga., 384. Geist Gin., 381. Genesi V., 191. Genoud P. L., 185. t Gerken R., 96. f Geyer F. S., 128. Ghetti G., 126. Giacomantonio A. C. (S. D.), 119, 402. Giamminola E., 383. Giani C. F., 383. Giardini M., 160. Giberti F., 180. Gill G. A., 380. Giove E., 124. Giraldi A., 84. Giraldi I. (S. D.), 83. Girardi G., 64, 127. Girando M., 294. Girolami L., 64. Giuliani M. M. (S. D.), 118, 402. Giuliani R., 294. Giuliano N., .95. Giusti M., 407. Gjokaj S., 188. GÏapinski G., 62. f Glattfelder G., 296. Glugopolsky G., 407. Glynn G. B., 378. Gmeinder L., 379. Gnudi E., 381. Gogl L., 189. Goldaniga B., 64. Gomes dos Santos F., 80. Gonzi M., 364. Gori I., 282. f Gorju I., 408. Goyeneche S., 160. Grassi P. A. G. (S. D.), 93, 117, 401. Grassi Fonseca A., 294. Grieco P., 190. Griener G. E., 4.06, Griffin G. E. F., 379. Grigorcea B., 376. Grimaldi N. V., 383. Grivot I. M. E. (S. D.), 118, 402. Grogan M. C., 378. Grossi R., 125. Grösz I., 146. Grovas R., 406. Gründemann G. A., 381. Guariente A., 192. Guariglia di Vituso R., 125. Guarnieri D., 127. Guasti C. (S. D.), 404. Guevara I., 281, Guidi P., 377. Guizar y Valencia A., 81. Guste G. G., 382. Gutiérrez S., 381. Gutiérrez Diaz T., 181. H Haag M., 125. Haas F., 364. Hagan M., 381. Hagus C. H., 61. Hain-U., 406. Hakim G., 365. Haller L., 281. Hamilton C, 381. Harbour A., 407. Haukap G. S., 378. Haun G. W . , 379. Hausmann L., 127. Heibges M., 188. Helminiak M., 62. Hennerfeind L., 293. Hermosa y Sarmiento P. I., 281. Herzog L., 382. Hesek S., 187. Higgins G. M., 61. Hülbig F., 188. f Hinsley card. A., 96. Hoch L., 378. Hoeing A., 380. Hoerstman E. A., 189. Hofen C, 187. Holguin M., 281. Holland G. T., 379. Holleran W. M., 380. Holma H., 186, 256. Horvath A., 383. Howard G. E., 294. Hruby F., 188. Hughes T., 26. Hurtado Garcia E., 80. Húska V., 94. I Ien-Kutun I. (S. D.), 118, 402. Iglesias Navam R., 80. Innocentius Pp. XI (S. D.), 376. Innocenzo da Berzo (S. D.), 93, 285. Invitti di Conca D., 294. Ioanna Francisca a Visitatione (Michelotti A.) (S. D.), 86, Issenmann C, 63. I varo vie G., 295. J Jacobi A. G., 294. Jacoboni P. 407. Jandelli E., 62. Janssen A. (S, D.), 27, 60. Janssen G., 28. Jeanmard G. B., 377. Jedün G., 188. Jedin U., 294. Jelen G., 128. Jénáki F., 188. Jeuris P. M. A. (S. D.), 118, 402. Jochems W. Dower G. D., 381. Jodocy M., 379. Johansing E. G., 381. Jüttner M., 293. E Kao .1., 185: Kapala G., 95. Kapuvary A., 126. Kealy T. M., 189. Kennedy T. D., 378. Kenny Carroll, 378. Keogan T., 378. Keppl C, 406. Kerguin I. M. M. (S. D.), 118, 402. Kerwan G. F., 406. Kessels G. G. E., 382. Kipp E. E., 61. Kijss F., 375. Klasinski L., 189. Klug G. A., 188. Kmetko C, 81. Koenig A. R., 379. Koerperich A. P., 378. Kolb I., 81, 364. f Komar E., 384. Kradepohl A., 295. Kraemer G. F., 188. Kreutz B., 405. Krüger G., 187. Kuhn G., 62. Kyûbei Hayasaka I., 26. L Labit R. C, 379. Lackey F. P., 379. Lacroix M., 26. Ladyka B., 365. Laffitte L., 187. Lalonde O., 124. Lambertini I. (B.), 376. Landgraf A., 364. Landry F. E., 381. Lanza A., 180. Lanzo Ae. A., 80. f La Puma card. V., 94, 160, 377, 384. Larraona A., 405. Larson O., 95. Laudenbach E., 61. Lauzurica Torralba F.X., 181. Index nominum personarum m Le Clerc A. (Maria Teresa di Gesù (V.), 186, 266. Le Clerc E., 267. Lecoq I. B., 122. Le Couëdic I., 364. Ledros M., 405. Lee G. J., 378. Lefebvre L, 181. Lefevre O., 383. Léger P. E., 124. Le Helloco P. M. G., 406. Leiva G., 380. Lengyel G., 63. f Lenihan M. C, 296. Leo Pp. XIII, 220, 298, 299, 300, 304, 306, 310. Leone M., 378. Lerma P., 127. Lersehen U. A., 294. Leszkovszky G., 126. Détendre O. Z., 94, 377. Link A., 124. Lituma L., 62. Llobet G. E., 380. Lloyd T. G., 378. Löbmann P., 406. Lo Cascio G., 124. Lombardini I., 294. Lomellini De Lucchi C, 191. Longa V., 190. López I. M., 289. Lopez y Vicuña V. M. (S. D.), 59, 288. Lo Verde L., 95. Lukasiewicz - Skrzykowna, 374. Luque, 354. Magni G., 189. Maguire G., 61. Mater G., 187. f Maiztegui Beisoitaát&rria G., 384. Majoie S., 126. Malouf G., 405. Malvasio V., 127. Manning P., 124. Manning T., 407. M anziana G., 382. Marano A., 294. Marchetti Selvaggiani card. F., 132, 252. Marcon G. B., 64. Marczell M., 379. Marey-Monge L. (Maria a S. Aloisio), 266. Margherita d'Ungheria (B.), 272. Maria V. ab Angelo Annuntiata, 392. Maria a S. Aloisio (Marey-Monge L.), 266. Maria Caecilia (de PEstoille E.), 267. Maria della Passione (S. D.), 187. Maria Francesca delle Cinque Piaghe (Sin clair M.) (S. D.), 60. Maria Maddalena della Passione (Starace C.) (S. D.). 123. Mariani A., 62. Mariani R., 381. Mariano G., 127. Maria Pia* a Saba-udia, 160. Maria Teresa di Gesù (Le Clerc A.) (V.), 186,266. f Mariétan G., 96. Marinelli G., 62. Marinotti F., 126. Marroni G., 379. Marsina A., 188. Martelli G., 127. Martínez A., 124. Martini E., 63. Martini! F., 62. Marx G., 407. M f Mackintosh D., 408. Macourex G., 124. Maggiani C, 191. Maggini T. G., 383. Magliocchetti M., 293. Maglione card. A., 103, 255, 362. Magni E., 381. Index nominum personarum Masotti V., 63. Massa G., 294. Massa L., 64. Massebiau L., 379. Massimo L., 94. Matthaeus a New York (Niedhammer A.), 185. Mattioli P., 378. Matulionis T., 180. Maxen G., 407. Max Rodhe G., 126. Maxwell C., 61. Mazzaïrdi N., 189. McCarthy L, 185. McCarty G., 145. McDonald E. L., 378. McDonald I. R., 180. McEntegart B. J., 181. McErléan G., 378. McFadden L, 398. McGeough G. P., 189. McGrath G. C, 94. McLaughlin L. R., 189. MeNeill L., 189. McNicholas M., 188. McShane G., 407. Meagher M., 95. Medawar K., 365. Mejia M. A., 405. Meneghesso B., 128. Mérida Perez L, 181. Messina R., 191. Mezzanotte P., 382. Michelotti A. (Ioanna Francisca a Visitatione (S. D.), 86. Michelotti M. T., 87. Mignone G., 188. Mingoli P., 377. Mnohel S., 63. Mock F. G., 378. Modestino di Gesù e Maria (S. D.), 94. Modrego Casaus G., 80. Mogabgab C. IX, 365. Mohr M., 381. Moll N., 188. Mollari G., 64. Mollari L., 382. Monje Mira V., 128, 383. Mounier I., 406. f Montalbetti E., 96. Montalvo R., 124. Monti A., 382. Moore G. F., 62. Morales R. V., 382. Morcia F., 128. Morcillo Gonzalez C, 81. Moreau A. M. (S. D.), 118, 402. Morel F., 406. Morelli G., 380. Morelli V. M. (S. D.), 123. Moriarty G., 379. Morino A., 295. Moriondo N. G., 180. Moroni C, 384. Moscatelli D., 382. Moschüoni L., 191. Mousseau A., 407. Mouton F. S., 381. Mudd E., 381. Muenstermann E., 124. Mugnier Serand P., 87. f Mulhern E., 296. Müller G. E. E., 61. Mullett G., 61. Mulroy G. R., 61. f Mulvany T., 192. Mummadi L, 365. Muntyán S., 380. Murialdo L. (S. D.), 405. Murphy D. P., 378. Murphy G. G., 380. N Nanetti C. M. C. (S. D.), 118, 402. Napoleoni G., 383. Nathan I., 146. Navarri A., 180. Navarro N. E., 81. Néesey E., 81. Nemeeseck G., 62. Neri T., 378. Nestola S., 95. f N"eville G. G., 96. Nicola G. B., 293. Niedhammer A. (Mat- thaeus a New York), 185. Mlles P., 293, M u T., 26. Nobels D., 293. Noots U., 293. Nunziati V., 189. O O'Brien F. A., 378. O'Brien G., 188. f O'Brien M. G., 296. O'Callaghan E., 145. O'Carroll T. F., 407. O'Connor E., 61. O'Day L., 379. Oddasso A., 407. Oddasso F. M., 407. Oderio E., 64. O'Don G. T., 125. Offenstein G., 406. Oggionü M., 128. Ogliari F., 293. Okamoto (Ro) P., 26. f Olivares L., 192. Olivetti G., 62. O'Neill H., 26. O'Regan T., 188. Orlandi G., 407. Orlandi N., 406. f O'Rourke B., 408. Orsenigo G., 161. Osti C, 192. O'Sullivan F. G., 95. Owen A., 382. P Pace G., 190. Pacifico R., 191, 381. Pagliano C, 128. Paladini L., 160. Pandolfi S., 61. Paolini L., 64. Papa F., 191. Papp D., 380. Parisi G., 126. Parks O., 381. Parrado y Garcia A., 80. Parrilli L., 189. Pascucci Fi., 191. Pascucci Fr., 180. Pasqualitti G., 379. Pasqualy M., 128. Patané C., 94. Patrini T., 189. Pecoraro G., 407. Pediconi G., 295. f Pellegrinetti card. H., 128. Peña Otaegui G., 125, 380. Pensa C., 94. Perini O., 127. Perrier F., 406. Persiani A., 407. Persichetti Ugolini di Castelcolbuccaro E., 294. Petr ucci F., 125. Petti A., 126. Pettigrew C., 62. Pfeiffer N., 406. f Phares E., 408. Piacitelli A., 127. Piazza card. A. L, 405. Piehot D. F. G., 126. Piéger N., 293. Pieper C., 406. Pietrogrande R., 191. f Pimenta G. A., 296. Pinna G. M., 294. Pinson H., 80. Pipino A. M., 366, Pipparelli D., 295. Piiredda G., 191. Pirri P., 160. Pisani M., 126. Pius Pp. X (S. D.), 59, 155, 272, 301, 302. Pius Pp. XI, 302, 305, 391. Pizarro, 354. f Plagens G., 128. Plauche G. W . , 379. Plutz F. J., 379. Pobozsny R., 407. Pohlschneider G., 406. Poirier S., 124. Polehi L. A., 64. ACTA, vol. X , n. 13. — 31-12-943. Index nominum personarum m Polenghi P. A. G., 382. Poli F., 286. Poloni A., 62. Pompilj S., 295. Popp R., 406. Portales G., 62, Portocarrero da Costa I. B., 281. Poscetti F. S., 63. Pothakamuri T., 25. Pouët F., 406. Pozzo F., 293. Prange M., 406. Prendergast E. C, 294. Pretzenberger G., 188. Provenzano P. P. F., 383. Prud'homme G. D., 124. Punzi G. B., 127. Roach M. S., 61. Robaczewski F. A., 380. t Rodolfi F., 96. Rodríguez Diez L, 181. Rohracher A., 146. Rolla G., 61. Romano F., 127. Romei R. F., 383. Romza T. G., 63. Rondoni V., 128. Rosa M., 64. Rosa di S. Maria, 354. Roskell G., 95. Rossello M. G. (B.), 60. Rossi card. R. C, 60,377. Rossini A., 125. Rotondo G., 128! Rousseau M., 182. Roveta M., 128. Ruina A., 295. Ruiz Tagle A., 125, 380. Rung A., 61. Ryan L. G., 379. Ryder G. S., 378. Q Quack G., 189. Quadrani R., 64. Quattrociocchi P., 379. S Ii Racine F. M. G., 377. Radziszewski F., 61. Raffaela Maria del S. Cuore di Gesù (S.D.), 60. Raffaele di S. Giuseppe (S. D.), 123. Raimondi D., 187. Ramon Avila A., 382. Rapella G. B., 94. Rappini G., 294. Raskò A., 61. Re 127. Reffi O., 190. Rega F., 383. Reilly T. U., 377. Ronzoni B., 187. Reyes F. A., 382. Ribeiro Guedes D., 281. Riccardi P. (S. D.), 186. Ricci F., 64. Rinaldi G., 188, 378. Ro (Okamoto), P., 26. Gt., f Saba M., 296. Sabattani A., 407. Sabo G., 189. Sacconaghi G., 383. Sacripanti U., 191. Samson G. E., 125. Sándor E., 61. Sansón M., 155. Santini P., 293. Santucci S., 383. ' Sarto I. B., 155. Savaryn N. N., 365. Savino P., 160. Savoia S., 62. Savoia (di) vidua Napoleone M. C (S. D.), 60. Scacchi G., 190. Scalvinomi P., 286. Scarante A., 282. Scarellino D., 383. Schaefers G., 188. Scharnagl A., 146. Schemel G., 61. 30 426 Index nominum /personarum Sehlegas V., 188. Schmidt G. A. S., 379. Schneickert V., 187. Schneiderhanhn E., 381. Schreiber V., 293, Sclmermann E. F., 189. Schuster card. A. H., 180. Schwartz A., 189. f Sebastian. L., 192. Sebastiani E., 190. Segni A., 126. Selvaggini A., 124. Sen T. (S. D.), 118, 402. Senatori F. R., 383. Senia L., 62. Serafini A., 160. Serafini L., 63. Serra O., 381. Serra-Zanetti A., 191. Sesnon G. T., 378. Severi F., 126. Sgattoni F., 63. Sharkey h., 61. Sheehy G., 61. Sibilia card. H., 81, 181. Sideri F., 62. Simonetti R., 127. Sinclair M. (Maria Francesca delle Cinque Piaghe) (S, P.), 60. Skrzykowna B., 374. Soares I., 181. Soares de Resende S., 146. Sobolewski V. A., 61. Solano F., 354. Solari L., 160. Solari T. I., 282. Somma B., 381. Sona G., 63. Sopsich G., 62. f Soracco A., 96. Soranzo G., 295. Sorin E., 395. f Sosa S,, 192. Spanio G., 62. f Spruit F. A., 296. Starace C. (Maria Maddalena della Passione) (S. D.), 123. f Staugaitis G., 296. Steck L. G., 378. Steinmetz F., 94. Stella G., 295. Stella I., 364. Stephanos J., 25. f Stojka A., 192. Stoppa C, 146. Strachey Barnes G. T., 189. f Sträter E. G., 96. Strauss A. T., 189. Struckmann R., 188. Suhard cwrd. E. C, 181, 182, 398. Sullivan G. J., 64. Sutera A., 95. Sylvestre E., 126. Szabados A., 62. Szalabay D., 62. •j- Szmrecsányi L., 96. T Taborelli P., 191. Tagle I., 127. Tagliaferri C, 383. Talice M., 383. Tambay-Akl, 121. Tapia V., 64. f Tardieu A., 96, Tceng S. (S. D.), 402. Tciang I. (S. D.), 402. Tciang P. (S. D-.), 402. Tciang-iün F. (S. 118, 402. Tciang-pan-nieu P. D.), 118, 402. Tciao-tciuen-sin I. D.), 118, 402. Tedeschini card. F., Tekakwitha C. (S. 151. Tensi A., 127. Terribili A., 383. Tessier M., 62. Thayer A., 57. Thayer-Montgomery, 57. Thiebaut C, 377. Tholen L. G., 125. Thomson A. G., 189. Tien T., 26. Ti^he C. G., 379. f Timmer A. O., 192. Toccabelli M., 129. Tocornal D., 127, 382. Tomanócy G., 95. Tornatore B., 379. Torres Acosta M. D. (S. D.), 404. Torricelli E., 382. Tortolero M. R., 407. Toso A., 61, 62. Touzé P. A., 181. Towner.G. B., 381, Traf eli C, 127. Tresca G., 64. Tripiciano L., 19.0. Troccoli G. B., 384. Tronolone P., 61. Tun P. (S. D.), 118, 402. Turcio G., 379. Turcios Ì . , 180. Türk G., 380. Tweedy E., 26. U 118, 118, 188, D.), Uda G. M., 383. U-ngan-pan P. (S, D.), 118, 402. urbani G., 62. Tirsi C, 294. Urto vic P., 62. Urzúa Urzúa L., 95. (S. T (S. 377. D.), Valdes-Cortez S., 95. Valdivia F. S., 95. Valenti R., 95. Valenzuela Donoso E., 406. Valeri L., 190. r Valois A., 406. Van I. (S. D.), 118, 402. Index nominum personarum. Van de Loo F. E., 407. Van den Bergh F., 185. van der Velden L, 282. Van der Ven G. A . , 126. Van-ol-man P. (S. D.), 118, 402. f van Reekem E., 384. •f Vansteenberghe E.,408. Varitz C., 124. Vecellio P., 128. Ven der Melijden A., 189. Vené A., 190. Veneroni G., 191. Ventura D., 124. Verbatto L., 95, 124. Verde card. A., 160. Verner G., 407. Verri B. (S. D.), 404. Vianello M., 81. Viaud-Leeoq, 122. Vicentini G. B., 191. Vick A., 406. Vicuña N., 289. f Vidal y Barraquer F. d'A., 296. Vigano A., 190. Villani E., 128. Villar y Sanz I., 181. Vincent F. M., 405. Vito P., 94. Vittadini A., 127. Vittadini G. V., 128. Vives Estevez F., 406. f Vogt F. S., 96. Volpicelli G. (S. D.), 272. Volponi L., 294. von Petersdorff E., 63. von Weizsaecker E., 272. von Werden F., 406. Vroom B. E., 381. Winkler M., 189. Wismeir E., 293. Woorhies D. G., 381. Wurzer V., 95. Wynhoven P. M. U., 377. Y Yahn E. J., 378. Z W Wagner F. J., 380. Walsh C. A., 383. Walsh G., 382. Weckmann G., 187. Weismantel G., 61. Wellesen C., 28. Werber E., 188. Werthmann G., 187. Whyte L, 26. Williams T., 94. Zach F., 187. Zadra P., 294. Zaitz L., 381. Zandini A., 63. Zangheri L., 382. Ziletti G., 190. y Zimniak A., 192. 'Zinato C., 181. Zoeller A. O., 95, 124. Zugaro De Matteis G., 126. Zryd G. L., 379. II. - INDEX NOMINUM DIOECESIUM VICARIATUUM, ETC. A Abellinen., 63, 95. Adraen., 93, 117, 401. Aesin., 189. Aezanitan., 80, 185. Agathopolitan., 81, 96. Agrien., 96, 146. Agrigentin., 95, 127. Alba Julien., 61,126,128, 188,189, Albae Julien., 31. Albae Pompéien., 383. Albanen., 44, 383. Albanen, in America, 151. Albinganen., 52. Aleppen. Maronitarum, 159. Aleppen. Melchitarum, 296, 365. Alexandrin., 294, 379. Alexandrin. Statiellorum, 64, 382. Alexien., 365. Algaren., 383. Alinden., 384. Aliphan., 63. Almerien., 181. Altamuren. et Aquaviven., 281. Anaea, 145. Anagnin., 190. Andegaven., 405. Andrien., 294. Angelorum, 188, 380, 381, 407. Antandrin., 365. Antigonicen., 180. Antiochen. Melchitarum, 365. Antofagasten., 95, 180. Apuan., 63. Aquen. (Gallia), 406. Aquén. (Italia), 64, 180, 187. Aquilan., 129, 295. Aquinaten., Soran. et Pontiscurvi, 126, 383. Index nominum dioecesium, vicariatuum, etc. 428 Aquipendien., 407. Aquisgranen., 96, 189, 282, 295. Arequipen., 273, 281. Argentina, 126, .380. Aluminen., 382. Ar machan., 145. Ar retin., 45. Arycanden., 146. Asaba-Beninen., 150. Asculan. in Piceno, 63, 294. Ashatabula, 386. Asturicen., 181. Augustan., 294. Augustodunen., 406. Aulonen., 282. Auximan. et Cingulan., 191, 293. Aver san., 43. Aya-cuquen., 273. B Bagen., 93, 117, 401. Baionen., 408. Bambergen., 81, 96, 187, 293, 364. Bangaloren., 25. Barcinonen., 80, 95, 377. Baren., 51, 191, 382, 383. Bareten., 26. Basileen., 50, 125. Beiren., 146. Beiemen, de Para, 281. Bellevillen., 189. Bellunen. et Feltren.,128. Belograden., 47, 53. Benden., 25. Beneventan., 64. Benin, 151. Bergomen., 282. Berolinen., 188. Bery ten. Maronitar um, 121. Berzo, 93, 286. Bethleemitan., 128, 281. Biden., 398. Bitten., 80. Birmingamien., 65, 94, 95. Birthen., 282, Bituricen., 80, 96, 181. Biesen., 182. Bluefielden., 185. Boianen. - Campobassen., 384. Bonaëren., 282. Bononien., 63, 125, 127, 190, 191, 192, 381. Bosanen., 294. Bosetan., 185. Boven., 180. Bratislava, 377. Brixien., 94, 189, 190, 285, 293, 294, 382, 383. Brugen., 45. Bruklynien., 378. Buftalen., 61, 62, 146, 364. Bugellen., 191, 384. Burdigalen., 35, 406. Buscoducen., 96, 126,189. Caesarien., 365. Caesaropolitan., 96. Caiazeirasen., 80. Cajamarcen., 273. Calaritan., 127. Gallien, et Pergulan., 379. Caloën., 185. Calven, et Theanen,, 94. Campanien., 190. Campi vallen., 124. Canaden., 365. Cantanen., 365. Canton, 127. Capuan., 126, 128. Carnuten., 53. Carpasien., 384. Carrhen., 96, 180. Carthaginen., 50. Carthaginen. in Columbia, 384. Casalen., 54, 127, 191, 192, 294, 383. Casertan., 180. Cassovien., 63, 187, 406. Castorien., 128, 181. Castri Maris, 61, 62, 294. Catacen., 56. Catanen., 52, 94. Catharen., 295. Caurien., 80. Celenderitan., 96. Chachapoyasen., 274. Chicoutimien., 406. Chihuahuen., 81. Cina, 93, 117, 401. Cincinnaten., 62, 63, 385. Civitatis Plebis, 125, 293, 377, 378. Civitatis Castelli, 295. Claudiopolitan. in Honoriade, 192. Clevelanden., 385. Clogherien., 145. Cloynen., 39. Clunien., 80. Clusin. et Pientin., 62. Cochabamben., 388. Colbasen., 26, Colocen., 146. Colonien., 406. Colossen., 293. Columben., 48. Columbiana, 386. Comen., 42, 94, 124, 190, 295, 383. Comp san., Sancti Angeli de Lombardis et Bisacien., 188. Conchen., 181. Concor dien., 64. Concor dien, in America, 377, 378, 383. Oonsentin., 39. Corcagien., 146. Costarica resp., 190, 191. Cracovien., 32. Cremen., 62, 188, 189, 293. Csanadien., 61, 62, 296, 380, 381. Cuba resp., 93. Cumanen., 192. Curacaén., 366. Cuschen., 191, 273, 281. Index nominum dioecesium, vicariatuum, etc. m D .G I Dahomey, 94. Debrecinen., 53. Delhien. et Simien., 189. Denverien., 61, 64. Derthusen., 384. Dianen., 383. Dioelean., 146. Dionysianen., 192. Bionysien., 282. Divionen., 41. Dodoma, 249. Doritan., 80. Drepanen., 56. Driziparen., 192. Bromoren., 296. Dublinen., 35. Dunedinen., 26. Gadicen. et Septen., 181. Gallia, 272. Gandaven., 293. Gaudisien., 364. Geneven. et Friburgen., 49. Germania, 272. Giennen., 80, 181. Glasguen., 408. Goajiren., 128. Goritien, et Gradiscan., 127, 295, 398. Granaten., 80, 181. Grandormen., 128, 364. Guadalajaren., 36. Guadalupen., 185. Guadicen., 181. Guastallen., 294, 379. Guayanen., 405. Gunturen., 25, 365. Gurcen., 187. Guyana Hollandiea, 366. lacen., 181. Illerden., 181. Ilorinen., 26, 81, 97, 150. Imolen., 190, 407. India, 151. Indiana, 394. Indianopolitan., 40. Insulae Grandis, 124. Insulen., 40. Iotan., 365. Isbitan., 146, 182. Isinden., 192. Italia, 93, 125, 126, 190. E Eistetten., 406. Emeri ten. in Venezuela, 406. Eporedien., 64, 146. Erien., 380. Earizen., 192. Eudociaten., 364. Eugubin., 384. F Famagustan., 96, 180. Faventin., 126, 282. Feretran., 37, 190. Fidentin., 81, 180. Finlandia resp., 186, 191, 256. Florentin., 35, 44, 45, 52, 54, 55, 63, 66, 281. Fluminen., 125. Fodian., 51. Forolivien., 61, 382. Fossanen., 96, 146. Friburgen., 405. Fulden., 188. Fnlgiinaten., 191. J Januen., 47, 53, 126, 128, 191, 294, 381. taurinen., 124, 189. Juliopolitan., 384. K H Hadrianien., 94. Harlemen., 126. Harrisburgen., 379. Hartfortien., 62. Heliopolitan. Melchitarum, 405. Hengchow, 117, 401. Hierosolymitan., 294. Hildesheien., 406, 407. Hispania, 383. Hobarten., 26. Huanucen., 274. Huaraz, 274. Hunanen. merid., 117, 401. Hungaria, 98, 125, 272, 380. Hungtung, 185. Hydruntin., 123. t Kabba, 151. Kaduna, 185. Kaisedoren., 180. Katovi'cen., 55. Kilima-Njaro, 249, 265. Kingstonien., 95, 296. L Labacen., 380. Lafayetten.,294,377, 379, 381. Lagosen., 81. Laodicen. in Syria, 160. Laquedonien., 294. Lauden., 64, 127, 128, Lebessen., 181. Lecco, 276. Legionen., 181. Leodien., 378. Leopoldinen., 281. Liman., 62, 273, 280, 381. Index nominum dioecesium, vicariatuum, etc. 430 Lincolnen., 378. Lisala, 185. Lisbonen., 378. Loiden., 62. Lorien., 61. Luanfu, 296. Lucen., 392, 407. Luganen., 56. Lünen., Sarzanen. et Brugnaten., 281. Lycien., 127, 128. Lyrbitan., 364. Monacen, et Frisingen., 146, 293, 405. Monasterien., 28, 406. Monoecen., 187. Monopolitan., 127. Montis Albani, 406. Montisclaren., 296. Montis Falisci, 360. Montis Regalis, 36. Montis Vici, 63. Mossoren., 281. Munkacsien., 63,124,192. Mustitan., 408. Mutinen., 128, 180. M N Madadil, 53. Magnovaradinen. Latinorum, 381, 384. Mahoning, 386. Maitlanden., 26. Manilae., 37. Maraien., 80. Marianopolitana 125,151, 406, 407. Marquetten., 379, 382. Marsorum, 56, 190. Masai, 265. Massalubrense, 405. Massan. et Populonien., 129. Massilien., 51. Matarin. in Proconsulari, 26. Matregen., 180. Matriten., 81, 288, 377. Mbuluen., 249, 265. Mediolanen., 37, 42, 46, 55, 56, 64, 89, 126, 127, 128, 180, 190, 191, 276, 381, 382, 383. Meliten., 364, 408. Messanen., 49. Messenien., 180, 282. Miden., 192. Milwaukien., 364. Miskole, 63. Misnen., 406. Mkalama, 249. Mocissen., 398. Nanceien., 266. Neapolitan., 46, 126, 294. Neo-Eboracen., 56, 181, 189. Neosolien., 40, 296, 406, 407. Nepesin. et Sutrin., 192, 282. Nepten., 26. Neptunia, 161. Neritonen., 95. Nicaen., 180. Mcoletan., 124. Nigeriae Occidentalis, 97, 150. Nitrien., 81, 188. Novae Aureliae, 294, 377, 379, 382. Novarien., 45, 62, 127, 146, 189, 293, 296. Nucerin. et Tadinen., 384. Ñuscan., 294. O Ogdensburgen., 181. Oklahomen. et Tulsen., 190. Olinden. et Recifen., 281. Olomucen., 146. Ondo-Ilorinen., 26, 81, 97, 150. Orae Benini, 81, 97, 150. Orthosien., 93, 117, 401. Oruren., 388. Ossernenon, 152. Ottavien., 62, 124. Owensburgen., 95, 124. Oxomen., 181. P Pacen., 181, 189. Pacen, in Bolivia, 388. Paderbornen., 188, 406. Palentin., 181. Palmyren., 181, 192. Pampilonen., 80. Panamen., 384. Pando, 26. Panormitan., 95, 124,190, 375. Papien., 379, 384. Parentin, et Polen., 33, 294. Parisien., 57, 181, 182, 398. Patavin., 55, 128, 191, 192, 364. Patersonen., 189, 378. Pelusiotan., 365. Pembroken., 95. Peneden., 80. Peorien., 125. Perusin., 55, 81. Peruvia resp., 353. Peterboroughen,, 95, 180. Petrolinen., 181. Pharbaethitan., 81. Pinerolien., 294. Pinnen, et Hatrien., 94, 126. Pisan., 383. Pisauren., 37. Pistorien, et Praten., 83, 128, 189, 282, 383. Pittsburgen., 189. Piuren., 62, 274. Plaoentin. in Hispania, 377. 431 Index nominum dioecesium, vicariatuum, etc. Platon., 282. Poglen., 80. Polonia, 168. Pompeian., 41. Portage, 386. Portugallen., 146. Portus Gratiae, 406. Posnanien., 34. Pouso Alegre, 281. Praenestin., 407. Preslaven., 296. Ptolemaiden. Melchitarum, 365. Punien., 273. Q Quinhon, 96. B Rabat, 51. Rapidopolitan., 61. Ratisbonen., 406. Ravennaten., 380. Reatin., 63, 407. Regien, in Aemilia, 63. Reginae Gradecen., 188, 406. Reyes, 365. Rhedonen., 122, 406. Rheginen., 96, 180. Rhosien., 26. Richmondien., 379, 380. Romana, 33, 35, 37, 38, 42, 46, 48, 51, 52, 54, 55, 63, 64, 81, 106, 125, 126, 127, 128, 148, 155, 188, 190, 191, 252, 268, 293, 294, 295, 377, 378, 379, 381, 382, 383, 399, 407. Romania, 376, 380. Rosnavien., 383, 407. Ruanda, 26. Ruben, et Bituntin., 378. Ruremunden., 27. Ruspen., 26. Ruthenen., 82. S Sabarien., 146. Sabinen, et Mandelen., 81, 181, 189. Sainte Marie des Lacs, 395. Salisburgen., 36, 39, 146. Salmantin., 80. Salutiarum, 80. Salvador, 380, 382. Sanctae Annae, 124. Sanctae Fidei in America Septemtrionali, 96,181. Sanctae Rosae de Copan, 180. Sancti Clodoaldi, 377. Sancti Deodati, 266. Sancti Fiori, 80. Sancti Francisci in California, 124, 125. Sancti Georgii Terrae Novae, 406. Sancti Hippolyti, 33,188. Sancti Iacobi de Chile, 50, 95, 125, 127, 128, 380, 382, 383, 406. Sancti Iacobi in Venezuela, 81, 407. Sancti Ioannis Canaden., 406. Sancti Ioannis Fortori cen., 181, 281, 406. Sancti Ludovici, 189,190, 268, 378, 381. Sancti Martini in Monte Pannoniae, 98. Sancti Mauritii Agaunen., 281. Sancti Michaelis, 124. Sancti Pauli in Brasilia, 296. Sancti Salvatoris in America, 124. Sancti Sebastiani Fluminis Ianuarii, 281. Sancti Severini, 62. Santos, 181. Scepusien., 63, 94, 95. Schneidemühlen., 187, 407. Scian-si septentr., 117, 401. Scopien., 188. Secovien., 52. Sendaien., 26. Senen., 129, 406. Senogallien., 34, 49, 126. Seoul, 26. Serenen., 180. Sergiopolitan., 180. Serteitan., 26. Sherbrooken., 94, 95,126, 377. Singida, 250. Sinianden., 181. Sinus Albi, 296. Sinus de Hudson, 26. Sionen., 180. Siouxormen., 378. Soanen.-Pitilianen., 63, 124. Sophenen., 408. Soran., 26. Spiren., 187, 188, 192, 293. Spoletan., 295. Stark, 386. Stoben., 96. Strigonien., 379, 381, 382. Sueren., 293, 388. Suecia, 61. Suessan., 379. Sufetan., 26. Surrentin., 39. Syracusan., 44, 187. T Tabasquen., 96. Taboren., 249, 265. Taggia, 251. Taiyuanfu, 117, 401. Talcen., 95. Tarbien. et Lourden., 405. Tarraconen., 296. Tarsen. Maronitarum, 408. Tarvisin., 64, 155. 432 Index nominum dioecesium, vicariatuum, etc. Taurinen., 40, 41, 63, 64, 86, 127, 128, 180, 366. Telsen., 2-96. Tergestin., 34, 35, 52, 53, 95. Theramen., 383. Tiberien., 80, 281. Tibnrtin., 64, 191. Torontin., 94. Trecen., 181, 364. Trentonen., 377. Treviren., 188, 293, 407. Tridentin., 62, 63, 95, 126, 187, 191, 294. Trocmadian., 128. Trumbull, 386. Truxillen., 273, 281, 353. Tsingtao, 26. Tucsonen., 281. Tudertih., 282, 294, 407. Turritan., 54, 126. Tusculan., 132, 252. Tyrnavien., 36. U Uganden., 38. Ultraiecten., 381, 407. Urbanien. et Sancti Angeli in Vado, 381. Urbevetan., 295. Urgellen., 80. Usulen., 81. Uticen., 364. Utinen., 62, 63, 191, 295. Viten., 364. Viterbien. et Tuseanen,, 124, 188. Volaterran., 281. Vratislavien., 188, 293, 294. J Vacien., 126, 384. Vaden., 96. Vagen., 296. Varsavien., 54, 374. Vaterfordien. et Lismorien., 145. Velicien., 81. Venetiarum, 62, 126, 181. Ventimilien., 54, 251, 379, 383, 384. Vercellen., 293. Veronen., 50. Versalien., 364. Verulan., 81, 379, 384. Veszprimien., 62, 146. Viareggio, 392. Vicentin., 63, 95, 96, 181. Victorien., 64, 181. Victorien. Venetorum, 61, 384. Viglevanen., 48, 126, 381. Vilnen., 34. W Warri, 151. Wayne Castren., 189, 378. Westmonasterien., 34,36, 96. Whelingen., 378. WicMten., 188, 189, 377, 381. Winonen., 379. Y Yangku, 26. Yaounde, 96. Youngstonien., 385, 398. Z Zenopolitan. in Isauria, 96, 146. I I I . - I N D E X NOMINUM RELIGIONUM ' A Ancelle : — del S. Cuore di Gesù, 60. — del S. Cuore di Gesù della Ven. Volpicelli, 272. € Oanonichesse Regolari di S. Agostino della Congregazione di N. S., 186, 266. Congregatio : — Casamariensis, 390. — Clericorum Excalceatorum Ssmae Crucis et Passionis D. N. Iesu Christi, 60, 250. — Clericorum Regularium S. Pauli, Barnabitarum, 59. — de Damas Apostolicas dei Sacrado Corazón de Jésus, 377. — Helvetica a S. Mauritio Agaunen., 281. — Immaculati Cordis Mariae, 185. Congregatio: —• Missionalis Servarum Spiritus Sancti, 27, 60. — Missionaria S. Pauli de Harissa, 365. — Missionariorum filiorum Immaculati Cordis B. M. V., 160, 405. — Missionis, 160. — Oblatorum B. M. V. Immaculatae, 26. — Sancti Spiritus, 185, 250, 265. — Sanctissimi Redemptoris, 123, 145, 365. Index nominum religionum Congregatio : —»Servarum Spiritus Sancti de adoratione per petua, 27. — Sororum a S. Fami. lia, 82. Congregazione : — delle Suore Carmelitane della Carità, 60. — di Maria Ausiliatrice, 186. — di S. Domenico per la, educazione della gioventù, 60. F Figlie della Santissima Vergine Immacolata di Lourdes (Massalubrense), 405. Filiae Mariae Immaculatae pro puellis famulatui addictis, 288. Istituto : — delle Figlie del S. Cuore di Gesù, 404. — delle Figlie di Maria Immacolata per il servizio domestico, 59. — delle Figlie di Nostra Signora delia Misericordia, 60. — delle Suore della Sacra Famiglia, 60. — delle Suore di S. Anna della Provvidenza, 123, 366. — di S. Dorotea (Cemmo di Capodimonte, Brescia), 94. Ordo : — Fratrum Praedicatorum, 66. — Minimorum, 164. — Praemonstratensis, 293. — Recollectorum S. Augustini, 80. — Sancti Benedicti, 98. 186. — Servorum Mariae, 293. — Sororum a Ssmo Salvatore et a S. Birgitta, 26. Ordine : — delFAnnunziazionè di Maria Ssma, 272. — della Visitazione, 404. M S Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, 186. Missionarii Africae, 26, 249, 265. Monache Clarisse, 60. I Institutum : — Filiarum Ssmi Salvatoris in Bratislava, 377. — Franciscanum Missionariarum a Maria, 118. 402. — Fratrum Scholarum Christianarum, 60, 272. — Parvarum Servarum a S. Corde Iesu pro infirmis pauperibus, 86. —• Sororum Amantium Iesu sub patrocinio Mariae Immaculatae (Plaseneia), 377. Istituto : — delle Crocifìsse Ado ratrici del Ssmo Sacramento, 187. O Ordo : — Basilianus S. Iosa phat, 365. — Cisterciensis, 390. -— Clericorum Regularium vulgo Theatinorum, 123. — Fratrum Carmelita rum Discalceatorum. 123. — Fratrum Minorum, 83, 94, 118, 129, 160, 401. — Fratrum Minorum Capuccinorum, 93, 185, — 285. —Fratrum Minorum Conventualium, 404. Società delle Figlie del S. Cuore di Gesù, 123, 268. Societas: — de Maryknoll pro Missionibus exteris, 26. — Iesu, 160, 404, 405. — Pia Missionum, 265. — Pia Taurinensis S. Ioseph, 405. — Presbyterorum Ssmi Cordis Iesu de Bétharram, 123. —• pro Missionibus ad Afros, 26, 81, 97, 150, 185. — S. Francisci Salesii, 60, 180. — Verbi Divini, 27, 60. Sorores Missionariae a Spiritu Sancto, 185. Suore : — Compassioniste Serve di Maria, 123. — della Croce, 395. — Serve di Maria Ministre degli infermi, 404. IT INDEX RERUM ANALYTICUS A. Academia Pontificia Scientiarum. B. P., septimo ineunte Academiae anno, Socios in Coetu coadunatos alloquitur, 69. Actio catholica. — ob Lxxv ab inita Consociatione catholicorum Italiae iuvenum, B. P. laudibus ac iiortationibus eosdem iuvenes cumulatur, 100. — B. P. puellas ab A. C. alloquitur, anno XXV exeunte ab inito earundem apostolatu, 134. Adprobatio Constitutionum Religiosorum, 185. . 390. Altaris privilegiati indultum. Vide Indultum. Apostolatus orationis a B. P. commendatur, 246. Ascetica vita Errores circa eam, 233-237. Athenaeum urbanum de Propaganda Fide memoriam celebrat episcopalis consecrationis Summi Pontificis, quinquies vicies que renovatam, 68. Auctoritas versionum Sacrae Scripturae in linguas vernaculas, 270. B Baldini Eœc. P. D. Faustinus, Episcopus Massae Veternensis et Populoniae. Ei B. P. scribit ob sollemnia, quinto exeunte sae culo ab obitu S. Bernardini Senensis, celebranda, 129. Basilicae minores declarantur: Templum cathedrale Birmingamiensis archidioecesis, 65; Templum paroeciale S. Marci Florentinae civitatis, 66; Templum abbatiale S. Martini de sacro monte Pannoniae intra fines hungaricos, 98; Conlegiata Ecclesia Ss. Iacobi et Philippi in « Taggia » Ventimiliensis dioecesis, 251; Templum S Nicolai Barensis, Leuci, intra fines Mediolanensis archidioecesis, 276; Cathedrale templum S. Margaritae Montis Falisci, 360. Bellum. Vide Pius Pp. XII. Beneficium : — resignatum intuitu alterius beneficii reservati S. Sedi reservatur, 149. — vacans in Titulis vel Diaconus dum Cardinales Titulares a Romana Curia absunt S. Sedi reservatur, 399. Biblia Sacra, seu Sacra Scriptura. — Eius studia provehenda, 297 ss. — Vide Normae de usu et auctoritate versionum. C Canones. Vide Codex. Canonici iubilati quoad distributiones inter praesentes, 183. Cardinales Titulares quoad beneficia in eorum Titulis vacantia. Vide Beneficium Casa della Divina Provvidenza. Vide Hospitium. Causae actae in Tribunali S. R. Rotae a. 1942 recensentur : quae per definitivam sententiam, 33; et quae transactae vel aliter finitae, 51. Citatio, de qua in can. 1712, denuntianda est non rationis usu destituto aut mente infirmo, sed eius curatori, 85. Codex iuris canonici latinorum. Responsa Pont. Commissionis ad canones authentice interpretandos, 58 (439). Collegium Urbanum de Propaganda Fide memoriam celebrat episcopalis consecrationis Summi Pontificis quinquies viciesque renovatam, 68. Commissio Biblica, 301. Confalonieri Exc. P. D. Carolus, Aquilanus Archiepiscopus. Ei B. P. scribit ob sollemnia, quinto exeunte saeculo ab obitu S. Bernardini Senensis, celebranda, 129. Confessio sacramentalis. Errores circa eam, 235. Confraternitatis Ssmi Sacramenti sodales quoad custodiam et protectionem Ssmae Eucharistiae contra bellicas offensiones, 284. Index rerum -analyticus Congregatio religiosa. Ordo Sororum a Ssmo Salvatore et a S. Birgitta S. Congregationi de Propaganda Fide proxime subiicitur, 26. Coniunctio fidelium cum Christo, 226-233. Constitutiones religiosorum approbatae, 385, 390. Conventus eucharisticus. B. P. fideles alloquitur in urbe Truxillensi coadunatos, 354. Corpus Mysticum Christi. Vide Litterae encyclicae. Curator ei, qui rationis usu destitutus vel minus firmae mentis sit, dari potest ab Ordinario vi canonis 1651 § 1 et 2, sine regulari iudicio, praevia tantum eiusdem prudenti inquisitione, 58 (439). D Delegatus episcopalis non habet ex can. 199 § 1 delegationem generalem ad assisten dum matrimoniis, 58. Demens. Vide Curator, Citatio, Sententia. Denuntiatio citationis. Vide Citatio. Denuntiatio librorum facienda est S. S. Congregationi S. Officii, vel Ordinario loci, 144. de Rodat (B.) Maria Gulielma Aemilia. Decretum reassumptionis causae canonizationis, 83,, Dies dominica sit dies Domini, iuxta monita B. P., 112. Dioeceses : — noviter erecta : Youngstoniensis, 385. — dismembrata : Clevelandensis, 385. — suffraganeae: Punieiisis Arequipensi, 274; Ayacuquensis seu Huamangensis Cusehensi, 274; Caiamarcensis, Chachapoyasensis et Piurensis Truxillensi, 274; Youngstoniensis Oincinnatensi, 385; Cochabambensis et Orurensis Pacensi, 388. Dominici (S. D.) Maria Henrica. Decretum introductionis causae beatificationis, 366. Distributiones inter praesentes quoad canonicos iubilatos, 183. Duchesne (B.) Philippina. Decretum reassumptionis causae pro canonizatione, 268. E Ecclesia -. Corpus Mysticum Christi. Vide Litterae encyclicae : — tutatur iusta opificum desideria, 172. Eucharistia: — saltem semel in mense a fidelibus sumatur, 114. — Signum unitatis Ecclesiae cum Capite, 232. Vide Species Eucharisticae. Evolutio socialis concors et benefica a B. P. auspicatur, 175. 435 F Facultas generalis ad assistendum matrimoniis non competit iuxta can. 199 § 1 Delegato episcopali, 58. Fantosati (S. D.) Antoninus, Episcopus. Decretum declarationis martyrii, 117; Decretum de Tuto pro beatificatione, 401. Fideles quoad custodiam et protectionem Ssmae Eucharistiae contra bellicas offensiones, 284. Finnia. Laeta fiducia ac vota B. P. erga eam, 256. Fogolla (S. D.) Franciscus, Episcopus. Decretum declarationis martyrii, 117; Decretum de Tuto pro beatificatione, 401. Formula pro benedictione et impositione quinque Scapularhim iuxta ritum byzantinum, 146., Fumasoni Biondi Card. Petrus. B. P. ei gra tulatur ob celebrationes ab \thenaeo et Collegio de Propaganda Fide peragendas in vicesimo quinto episcopatus anno Summi Pontificis, 68. Gedda Aloisiiis, Praeses Consociationis Italiae iuvenum. Ei B. P. scribit laudibus ac hortamentis cumulans iuvenes in Actione catholica militantes, 100. Giraldi (S. D.) Iosephus. Decretum introductionis causae beatificationis, 83. Gradus academici in disciplina S. Scripturae. 301; eorundem praescriptio, 302. Grassi (S. D.) Gregorius, Episcopus. Decretum declarationis martyrii, 117 ; Decretum de Tuto pro beatificatione, 401. • H Hospitium a Divina Providentia, in urbe Neptunia, a Benedicto Pp., XV fundatum. Normae quibus regitur, 161. I Janssen (S. D.) Arnoldus. Decretum introductionis causae beatificationis, 27. Indulgentiae concessae recitantibus : Orationem ad Ssmam Trinitatem, 92; piam invocationem « Domine, salva nos, perimûs », 292. Indultum altaris privilegiati, sacerdotibus concessum a Pio Papa XII per annum Eius Episcopatus XXV, prorogatur, 158. Infirmus mente. Vide Curator, Citatio, Sententia. Innocentius (Ven.) a Bertio. Decretum de virtutibus, 285. 436 Index rerum •analyticus Institutum Biblicum, 302. Introductio causae beatificationis Servorum Dei: Arnoldi Ianssen, 27; Iosephi Giraldi, 83; Ioannae Franciscae a Visitatione, in saec. Annae Michelotti, 86; Pii Papae X, 155 ; Mariae Henricae Dominici, 366., Invocatio pia « Domine, salva nos, perimus » indulgentiis ditatur, 292. ItoMae populus. Eius obsequii testimonia erga Summum Pontificem Pium Pp. XII in anuo XXV Episcopatus Eius, et vota B. P. erga eum, 258. , Iubilaria obsequii testimonia Italiae dioecesium erga Pium Pp. XII ob quina lustra Ipsius Episcopatus expleta, 258 ss. L Le Clerc {Yen.) Alexia, seu Maria Teresia, a Iesu. Decretum de miraculis, 266. Libri vetiti censendi sunt, non tantum qui lege positiva ecclesiastica, sed etiam qui ipso iure communi (can. 1399) et ex lege naturali vetantur, 145. Vide Prohibitio librorum. Proscriptio libri. Litterae encyclicae « Mystici Corporis Christi » : de Mystico Iesu Christi Corpore deque nostra in Eo cum Christo coniunctione, 1.93-248. Prooemium, 193-198. PARS PRIMA - Ecclesia Corpus Christi Mycum,. Ecclesia «Corpus», 199-204; unum, indivisum, adspectabile, 199-200; coniunctum «organice», hierarchice, 200-201; cum «organis » vitalibus, seu sacramentis, 201-202; determinatis membris constans, 202-203; non exclusis peccatoribus, 203-204; - Ecclesia Corpus a Christi)-), 204-221; Christus conditor Corporis, 204-208; a) Evangelium praedicando, 204; b) in Cruce patiendo, 205-207; c) Pentecostes die Ecclesiam pro mulgando, 207-208; Christus Caput Corporis, 208-217; a) ratione excellentiae, 208; b) ratione gubernationis, 209; arcane et extraordinarie, 209-210; modo conspicuo et ordinario per Romanum Pontificem, 210211; item per Episcopos, 211-212; c) ratione mutuae necessitatis. 212-213 ; d) ratione similitudinis, 213-215; e) ratione plenitudinis, 215; f) ratione influxus, 215-216; illuminando, 216; sanctitatem donando, 216217; Christus Sustentator Corporis, 217220; a) ratione missionis iuridicae, 218; b) ratione Spiritus Christi, 218-219; c) qui est anima Corporis mystici, 219-220; Christus Servator Corporis, 220-221 ; - Ecclesia Corpus Christi « mysticum », 221-225; Corpus mysticum et corpus physicum, 221-222; Corpus mysticum et corpus mere morale, 222-223; Ecclesia iuridica et Ecclesia caritatis, 223-225. PARS ALTERA - Coniunctio fidelium cum Christo. Vincula iuridica et socialia, 226-227; Virtutes theologicae, 227-229; Amor in proximos, 229; Christus infinita cognitione perpetuoque amore nos amplectitur, 229-230; Ecclesia « pleroma » Christi, 230-231 ; Inhabitatio Spiritus Sancti, 231-232; Eucharistia signum unitatis, 232-233. PARS TERTIA - Exhortatio pastoralis. Errores vitae asceticae, 233-237 ; Falsus mysticismus, 234; Error quietismi, 234235; Errores circa sacramentalem confessionem et precandi modum, 235-237 ; - Exhortatio ad Ecclesiam amandam, 237-247; Sit amor solidus, 238 ; Quo videamus Christum in Ecclesia, 238-239; Imitemur amorem Christi erga Ecclesiam, 239-247 ; a) latitudine dilectionis, 239-240; b) operosa assiduitate, 241 ; c) non intermissis precibus, 241-245;- pro membris Ecclesiae, 242; pro iis qui nondum sunt membra, 242-244 ; pro Principibus, 244-245; d) implendo quae desunt passionum Christi, 245-247. Epilogus : De B. Maria Virgine, 247-248 Litterae encyclicae «Divino afflante Spiritu i) : de Sacrorum Bibliorum studiis opportune provehendis, 297-325. Introductio : Litterarum encycl. Providentissimus Deus occasio. Modus celebrandi eius annum quinquagesimum, 297.. I. Curae Leonis XIII et successorum eius de studiis biblicis: 1. Opus Leonis XIII: Doctrina de inerrantia. Curae promovendi studia biblica : Schola Biblica Hierosoly mitana. Commissio Biblica, 299. - 2. Opus successorum Leonis XIII : Pius X : Gradum academici creati. Ratio studiorum biblicorum. Institutum Biblicum, 301; Pius X I : Gradus academici praescripti. Monasterium S. Hieronymi pro revisione Vulgatae, 302; - 3. Curae Summorum Pontificum pro usu et diffusione S. Scripturae, 303. - 4. Fructus huius multiplicis actionis, 304. II. De studiis S. Scripturae nostris temporibus: Hodierna condicio studiorum bibliorum, 305. - 1. Recursus ad textus primigenios. Studium linguarum biblicarum. Momentum criticae textualis. Vis decreti Tridentini de Vulgata adhibenda. Versiones in linguas vulgares, 306. - 2. De inter* pretatione. Sensus litteralis momentum et investigatio. Rectus usus sensus spiritualis. Studium SS. Patrum et magnorum interpretum fovendum, 310. - 3. Peculiaria munera interpretum nostris temporibus. Condicio hodierna exegeseos. Ratio habenda indolis hagiographi. Momentum generis litterarii, praecipue in historia. Studia antiquitatum biblicarum promovenda, 313., - 4. Ratio tractandi quaestiones diffi- Index rerum -analyticus ciliores. Difficultates studiis recentioribus feliciter solutae. Difficultates nondum solutae aut insolubiles. Positivae solutiones quaerendae, 317. - 5. Usus. S. Scripturae in instruendis fidelibus. Varii modi adhibendi S. Scripturam in ministerio sacro. Praeparatio sacerdotum in Seminariis. Sensus Librorum Sacrorum hoc belli tempore : consolatio afflictis ; omnibus via iustitiae, 320. Conclusio. - Exhortatio ad cultores studiorum biblicorum, 324. López y Vicuña {Ven.) Vincentia Maria. Decretum de virtutibus, 288 (439). M Marchetti Selvaggiani Card. Franciscus. Ei B. P. gratulatur quina lustra episcopatus feliciter explenti, 132. Maria Virgo quoad Corpus Mysticum Christi, 247. Martyres in Sinis interfecti. Decretum declarationis martyrii, 117 et de Tuto pro beatificatione, 401. Martyrii declaratio pro Episcopis Gregorio Grassi, Francisco Fogolla, Antonino Fantosati et Sociis in Sinis interiectis, 117. Matrimonium. Delegato episcopali non competit ex can. 199 § 1 facultas generalis ad assistendum matrimoniis, 58. Metropolitanae Ecclesiae constituuntur dioeceses : Arequipensis, Cuschensis, Truxillensis, 273; Pacensis, 388. Michelotti (S. D.) Anna, seu Ioanna Francisca a Visitatione. Decretum introductionis causae beatificationis, 86. Missa. Participatio fidelium sancto Sacrificio explicanda, inculcanda est, iuxta monita B. P., 11.3. Monasterium S. Hieronymi in urbe pro revisione Vulgatae, 302. Mysticismus fuistis, 234. Navicularii Italici Regni sub Patronatu coelesti S. Francisci de Paula ponuntur, 163. Normae : — quibus fundatur Ordo interior Statuum et gentium, 10 ss. — de prohibitione librorum a S. Officio in memoriam revocantur, 144. — quibus regitur Hospitium a Divina Providentia, in urbe Neptunia, 161. • - de usu et auctoritate versionum Sacrae Scripturae in linguas vernaculas, 270. — de custodia et protectione Ssmae Eucharistiae adversus bellicos incursus, 282. -- Operis pontificii vocationum sacerdotalium, 370. 437 O Opifices. B. P. proclamat tutelam Ecclesiae erga iusta opificum desideria, 172. Opus pontificium vocationum sacerdotalium. Eius statuta ac Normae, 369. Oratio : — ad Ssmam Trinitatem indulgentiis ditatur, 92. — Eius naturam et efficaciam B. P., ad Parochos Urbis alloquens, illustrat, 105. — Errores circa precandi modum, 235 s. Vide Apostolatus orationis. Ordinarius : — curatorem dare potest vi canonis 1651 § 1 et 2 ei qui rationis usu destitutus vel minus firmae mentis sit, sine regulari iudicio, praevia tantum prudenti inquisitione, 58 (439). — moneat fideles circa praescripta de libris prohibitis vel vetitis, iuxta Litteras a S. S. C. S. Officii datas, 144. — Circa versiones Sacrae Scripturae in linguas vernaculas, 270. — quoad custodiam et protectionem Ssmae Eucharistiae adversus bellicos incursus, .282. Ordinatio iuridica humanae 'Societatis eiusque finis. 13. Ordo benedicendi et imponendi quinque Scapularia sub unica formula secundum ritum byzantinum, 146. Ordo interior Statuum et gentium : quibus normis fundetur a B. P. illustratur, 10 ss. Vide Pius Pp. XII. Ordo socialis et orde iuridicus eorumque con nexum, 14. P Patroni declarantur: S. Franciscus de Paula Universitatum maritimae gentis curis prae positarum, navigationis Societatum et'Naviculariorum omnium Italici Ilegni, 163 ; B. Maria V. ab Angelo Annuntiata civitatis Viareginae in Lueensi archidioecesi, 392. Pax a Pio Pp.. XII exoptata, inculcata, implorata, 8, 24, 102, 103, 115, 167, 170, 176 ss., 252, 255, 277 ss., 363,356. Vide Pius Pp. XII. Pericopae biblicae e textu latino liturgico in linguam vernaculam translatae. Quibus normis illustrandae, 271. Persona humana. Eius evolutio et profectus, 12. Peruvia. Eius Fidem B. P. dilaudat, 353. Pius (S. D.) Papa X. Decretum introductionis causae pro beatificatione, 155. Pius Pp. XII: — normas illustrat quibus fundetur Ordo interior Statuum et gentium, 9-24: 438 Index rerum "analyticus Pius Pp. XII: I Iura personarum pro dignitate hominis agnoscenda, 19. 2° Societatis civilis conspiratio necnon familiae coniunctio defendendae ac tuendae, 19. 3° Operum et laborum honestas asserenda, proprietates ac iura tutanda, 20. 4° Disciplina iuris redintegranda, 21. 5° Ut reipublicae notio atque informatio iuxta christianum sensum vigeat, adlaborandum, 22. — mala belli deplorat ac lenire satagit, 23, 103, 167, 169, 176 ss., 252, 255 , 277, 353, 362. — pacem restaurare conatur, 10, 166, 176, 277. — potentes ac populorum duces monet, hortatur ut paci viam sternant, 277 ss. — ad pacem implorandum preces supplicationesque inculcat, 102, 103, 115, 170, .178, 252, 255, 362. — eius fiducia in B. V. Mariam ad pacem assequendam, 104, 255, 363.. — naturam et efficaciam orationis illustrat, 105. — opifices alloquitur eosque monet ac hortatur, 171 ss. Vide Actio catholica. Polonia. Sollicitudo B. P. erga Polonos causa belli afflictos eiusque vota, 168. Praefecturae Apostolicae : — noviter erecta : Mbuluensis, 249. — dismembrata : de Dodoma, 249. Preces. Vide Oratio. Pius Pp. XII. Primatialis titulus Metropolitanae Limanae Ecclesiae tribuitur, 280. Prohibitio librorum. S. S. Congregatio S. Officii in memoriam revocat praescripta sacrorum canonum de prohibitione librorum, eaque explicat et inculcanda per Ordmarios mandat, 144. Proscriptio libri. Stephanos Iohannes, 25. Provinciae ecclesiasticae : — noviter erectae : Arequipensis, Cuschensis, Truxillensis, 273, Pacensis, 388. dismembratae: Limana, 273; Sucrensis, 388. • o Q Quietismus reprobandus, 234. Il Reassumptio causae canonizationis : B. Mariae Gulielmae Aemiliae de Rodat, 82; B. Philippinae Duchesne, 268. Refugium contra bellicas insidias, in communitatibus religiosis aptari potest, servatis servandis, ad asservandam Ssmam Eucharistiam, 283. Religiosi. Vide Constitutiones, Congregatio religiosa, Reservatio Apostolica afficit etiam beneficium resignatum intuitu alterius beneficii reservati, 149; et beneficia vacantia in Titulis et Diaconus dum Cardinales Titulares a Romana Curia absunt, 399. Revolutio socialis a B. P. deprecatur, -174. Ritus byzantinus. Vide Cr do benedicendi. S Sacerdotes quoad custodiam et protectionem Ssmae Eucharistiae adversus bellicos incursus, 282. Sacramenta. Participatio fidelium S. Mensae Eucharisticae saltem semel in mense inculcanda est, iuxta monita B. P., 114. Saecularia sollemnia: quinto exeunte saeculo ab obitu S. Bernardini Senensis, 129; primo exeunte saeculo ab ortu Studiorum Universitatis « of Notre Dame du Lac » in Statu Indiana (U. S. A.), 396. Salus populi non in revolutione sociali, sed in concordi et benefica sociali evolutione a B. P. auspicatur, 174. Scaptilaria. Vide Ordo benedicendi. Schola Biblica Hierosolymitana, 300. Scriptura Sacra. Vide Biblia Sacra. Sententia iudicialis, de qua in can. 1877, communicanda est, non ipsi rationis usu desti tuto aut mente infirmo, sed eius curatori, 85. Societas humana. Eius iuridica ordinatio et finis, 13. Societas S. Hieronymi in Urbe ad S. Scripturam pervulgandam, 303. Societates navigationis Italici Regni sub Patronatu coelesti S. Francisci de Paula -ponuntur, 163. Species Eucharisticae : tutandae a qualibet irreverentia e bello oritura. Vide Normae de custodia, et protectione Ssmae Eucharistiae. Statuta Operis pontificii vocationum sacerdotalium, 369. T TekaJcwitha (Ven.) Catharina. Decretum de virtutibus pro beatificatione, 151. Templum S. Eugenii I Romae aedificandum in obsequium Summi Pontificis, quina lustra Episcopatus explentis, 258 ss. ToccabeUi Exc. P. D. Marius, Senensis Archiepiscopus. Ei B. P. scribit ob sollemnia, quinto exeunte saeculo ab obitu S. Bernardini Senensis, celebranda, 129. universitates praepositae curis gentis maritimae Italici Regni sub Patronatu coelesti S. Francisci de Paula ponuntur, 163. Index rerum analyticus University of Notre Dame du Lac primo saeculo ab eius ortu exeunte a B. P. gratul a t i o n e s ac votis cumulatur, 394. Usus versionum Sacrae Scripturae in linguas vernaculas, 270. V Versiones S. Scripturae in linguas vernaculas. Vide Normae. Vicariatus Apostolici : — noviter erectus : Ondo-Ilorinensis, 97. Vicariatus Apostolici : -- dismembrati: Orae Benini et Nigeriae occidentalis, 97 ; Taborensis et de KilimaNjaro, 249. — Orae Benini in posterum « Lagosensis » nuncupabitur, 81. — Nigeriae occidentalis in posterum « AsabaBeninen. » nuncupabitur, 150. — Districtus de Masai portio, antea Vicariatui Apost. Taborensi pertinens, Vicariatui Apost, de Kilima-Njaro unitur, 265. Vocationum sacerdotalium Opus pontificium. Eius statuta ac normae, 369. Quaedam corrigenda in vol. XXXV stolicae 439 (1943) Commentarii Acta Apo- Sedis. Pag. 58 Ad verbo « Utrum vi canonis 1.651 § 1 » addatur « et § 2 ». » 184, linea 12, loco distributionis, legatur: distributiones. » 289, » 9, loco 1874, legatur : 1847. » 357, » 23, loco glorie, legatur : gliore. » 365, » 14 rectius legatur: die 16 Iulii 1943 Exc. P. D. Isidorus Fatta! constitutus est Coadiutor cum iure successionis Excmi P. D. Macarii Saba, Archiepiscopi Aleppensis Melchitarum, qui die 28 eiusdem mensis defunctus est. TRICESIMUM QUINTUM VOLUMEN COMMENTARII OFFICIALIS «ACTA APOSTOLICAE SEDIS» ABSOLVITUR DIE XXXI M. DECEMBRIS A. MCMXLIII TYPIS POLYGLOTTIS VATICANIS An. et vol. X X X T 20 Iunii 1943 Num. 7 - Appendix ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE ACTA PII PP. XII (e textu latino versio italica) LETTERA ENCÍCLICA AI PATRIARCHI, PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI E ALTRI ORDINARI AVENTI PACE E COMUNIONE CON LA SEDE APOSTOLICA : DEL CORPO MISTICO DI GESÙ CRISTO E DELLA NOSTRA UNIONE IN ESSO CON CRISTO. PIO P A P A X I I VENERABILI FRATELLI SALUTE ED APOSTOLICA BENEDIZIONE INTRODUZIONE 1 La dottrina sul Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa, dottrina attinta originariamente al labbro stesso del Redentore e che pone nella vera luce il gran bene (mai abbastanza esaltato) della nostra strettissima unione con sì eccelso Capo, è tale senza dubbio che, per la sua eccellenza e dignità, invita tutti gli uomini mossi dal divino Spirito, a studiarla e, illuminando la loro mente, fortemente li spinge a quelle opere salutari che corrispondono ai suoi precetti. Reputiamo perciò Nostro compito il trattenerci con voi su questo argomento, svolgendone e sviluppandone specialmente quei punti che riguardano la Chiesa militante. Al che Ci muove non solo l'insigne grandezza di questa dottrina, ma anche lo stato presente dell'umanità. Intendiamo infatti di parlare delle ricchezze riposte nel seno di quella Chiesa che fu acquistata da Cristo col proprio sangue e le cui membra si gloriano di un Capo redimito di spine. Circostanza questa, che è prova evidente come le cose più gloriose ed 2 1 2 Cf. Col. I, 24. Act., XX, 28. ACTA, vol. X , n. 7 - Append. 1 Acta Apostolicae Sedisj- ^ Commentarium Officiale esimie nascano soltanto dal dolore; quindi dobbiamo godere per la nostra partecipazione alla passione di Cristo, affinchè possiamo poi rallegrarci ed esultare quando si manifesterà la sua gloria. Rileviamo intanto sin dall'inizio che, come il Redentore del genere umano ricevette persecuzioni, calunnie e tormenti da quei medesimi la cui salvezza aveva preso su di sè, così la società da lui costituita si assomiglia anche in questo al suo divin Fondatore. Non neghiamo, è vero, esservi anche in questa nostra età turbolenta non pochi i quali, benché separati dal gregge di Cristo, guardano alla Chiesa come all'unico porto di salvezza (e lo riconosciamo con gratitudine verso Dio); ma sappiamo pure essere la Chiesa di Dio dispregiata e con superba ostilità calunniata da coloro i quali, abbandonata la luce della cristiana sapienza, ritornano miseramente alle dottrine, ai costumi, alle istituzioni dell'antichità pagana; spesso anzi è ignorata, trascurata e tenuta in fastidio da molti cristiani, o allettati da errori di falsa bellezza, o adescati dalle attrattive e depravazioni del mondo. Per d o vere quindi di coscienza, o Venerabili Fratelli, e per assecondare il desiderio di molti, porremo sotto gli occhi di tutti ed esalteremo la bellezza, le lodi e la gloria della Madre Chiesa a cui, dopo Dio, tutto dobbiamo. C'è da sperare che questi Nostri precetti ed esortazioni, nelle presenti circostanze, produrranno nei fedeli frutti molto abbondanti; ben sappiamo infatti come tante sventure e dolori del nostro procelloso tempo dai quali sono acerbamente tormentati innumerevoli uomini, se vengono accettati dalle mani di Dio con serena rassegnazione, convertono, per un certo impulso naturale, gli animi dalle cose terrene e instabili alle celesti ed eterne, suscitando in essi un'arcana sete e un intenso desiderio delle realtà spirituali : e stimolati così dal divino Spirito, essi vengono eccitati e quasi sospinti a cercare con maggiore diligenza il Regno di Dio. Infatti, a misura che gli uomini si distolgono dalle vanità di questo mondo e dall'affetto disordinato delle cose presenti, si rendono più atti a percepire la luce dei misteri soprannaturali. E forse oggi più chiaramente che mai si vede la instabilità e inanità delle cose terrene, mentre i regni e le nazioni vanno in rovina, ingenti beni e ricchezze d'ogni genere vengono sommersi nelle profondità degli oceani, città, villaggi e fertili terre son coperte di rovine e insanguinate di stragi fraterne. Confidiamo inoltre che neppure a quanti sono fuori del gremz s Cf. / Petr., IV, 13. Acta Pii Pp. XII 3 bo della Chiesa cattolica, saranno ingrate nè inutili le verità che siamo per esporre intorno al Corpo mistico di Cristo. E ciò non solo perchè la loro benevolenza verso la Chiesa sembra aumentare di giorno in giorno, ma anche perchè essi stessi, mentre osservano le nazioni insorgere contro le nazioni e i regni contro i regni e crescere smisuratamente le discordie, le invidie e i motivi di odio, se pongono lo sguardo alla Chiesa e considerano la sua unità d'origine divina (in virtù della quale tutti gli uomini d'ogni stirpe vengono congiunti da fraterno vincolo con Cristo) certamente son costretti ad ammirare questa grande famiglia alimentata dall'amore; e con l'ispirazione e il soccorso della grazia divina saranno attirati a partecipare della stessa unità e carità. Vi è anche una ragione particolare, tanto cara e dolce, per cui questo punto di dottrina si presenta con sommo diletto alla Nostra mente. Durante il passato venticinquesimo anno del Nostro Episcopato, con grandissimo compiacimento osservammo una cosa che fece luminosamente risplendere in tutte le parti della terra l'immagine del Corpo mistico di Gesù Cristo : mentre cioè una micidiale e diuturna guerra aveva miseramente infranto la fraterna comunanza delle genti, dovunque Noi abbiamo dei figli in Cristo, li vedemmo con una sola volontà ed affetto, elevare il pensiero verso il Padre comune che governa in così avversa tempesta la nave della Chiesa cattolica, portando nel cuore le sollecitudini e le ansietà di tutti. Ed in questa circostanza notammo non soltanto la mirabile unione della famiglia cristiana, ma anche un fatto innegabile : a quella guisa che Noi stringiamo al Nostro cuore paterno i popoli di qualsiasi nazione, così da ogni parte i cattolici, benché appartenenti a popoli fra loro belligeranti, guardano al Vicario di Cristo come all'amantissimo Padre di tutti, il quale, ispirato da assoluta imparzialità e da incorrotto giudizio per ambo le parti, ed elevandosi al di sopra delle procelle delle umane passioni, prende con tutte le forze la difesa della verità, della giustizia, della carità. Nè Ci ha apportato minóre consolazione l'aver appreso essere stata raccolta spontaneamente e volenterosamente una somma per innalzare in Roma un sacro tempio dedicato al Nostro santissimo Predecessore e Patrono onomastico, il Papa Eugenio I. Pertanto, come tale tempio, da erigersi per volere ed elargizione di tutti i fedeli, farà perenne il ricordo del faustissimo evento, così desideriamo che la presente Lettera enciclica renda testimonianza del Nostro animo grato; poiché in essa si tratta appunto di quelle vive pietre umane, le quali, edificate sulla «I 4 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale pietra angolare che è Cristo, vengono a formare quel sacro tempio di gran lunga più eccelso d'ogni altro tempio costruito dalla mano degli uomini, l'abitazione cioè di Dio nello Spirito. La Nostra sollecitudine pastorale poi è il principale motivo per cui trattiamo con una certa ampiezza una così eccelsa dottrina. Molti punti sono stati messi in luce su questo argomento, nè ignoriamo che molti si applicano oggi con grande attività al suo studio, dal quale viene anche rafforzata e nutrita la pietà cristiana. Ciò sembra debba attribuirsi specialmente al fatto che il rinnovato amore per la sacra liturgia, l'uso invalso di accostarsi con maggior frequenza alla mensa eucaristica e il culto del Cuore Sacratissimo di Gesù, che godiamo di veder tanto diffuso, hanno indotto gli animi di molti ad una più accurata indagine delle investigabili ricchezze di Cristo custodite dalla Chiesa. A porre poi questo argomento nella giusta luce, molto influirono gli insegnamenti che in questi ultimi tempi furono pubblicati intorno all'Azione Cattolica : essi resero più stretti i vincoli dei cristiani tra di loro e cori la gerarchia ecclesiastica, particolarmente col Romano Pontefice. Tuttavia, se a buon diritto possiamo godere di quanto abbiamo accennato, pure non si deve negare come su questa dottrina non solo si spargono gravi errori da chi è separato dalla vera Chiesa, ma si diffondono anche tra i fedeli delle teorie o inesatte o addirittura false, che deviano le menti dal retto sentiero della verità. 4 Infatti, da una parte perdura il preteso razionalismo, il quale ritiene completamente assurdo tutto ciò che trascende le forze dell'ingegno umano, mentre gli si associa un altro errore affine (il così detto naturalismo volgare), il quale non vede nè vuol riconoscere altro nella Chiesa di Cristo all'infuori dei vincoli puramente giuridici e sociali; d'altra parte si va introducendo un falso misticismo il quale falsifica la Sacra Scrittura, sforzandosi di rimuovere gli immutabili confini fra le cose create e il Creatore. Intanto questi falsi ritrovati, opposti tra loro, conducono ad un risultato, per cui alcuni, atterriti da certo infondato timore, considerano una così elevata dottrina come cosa pericolosa, e perciò indietreggiano davanti ad essa, come dal pomo del Paradiso, bello sì, ma proibito. Tutto ciò non deve essere : i misteri rivelati da Dio non possono essere nocivi agli uomini, nè devono restare infruttuosi come un tesoro nascosto nel campo; essi sono stati rivelati appunto per il vantaggio spirituale di chi piamente 4 Cf. Eph., II, 21-22; I Petr., II, 5. Acta Pii Pp. XII 5 li medita. Infatti, come insegna il Concilio Vaticano, «quando la ragione, illuminata dalla fede, indaga con pia e sobria diligenza, può raggiungere, concedendolo Iddio, sufficiente ed utilissima intelligenza dei misteri, sia per analogia con ciò che conosce naturalmente, sia per il nesso dei misteri stessi tra di loro e col fine ultimo dell'uomo »; quantunque l'umana ragione, come lo stesso sacro Concilio ammonisce, « non si rende mai atta a penetrarli con la stessa chiarezza di quelle verità che costituiscono il suo naturale oggetto » . Avendo pertanto maturamente considerato queste cose al cospetto di Dio : perchè la bellezza della Chiesa rifulga di nuova gloria; la conoscenza della singolare e soprannaturale nobiltà dei fedeli congiunti nel Corpo di Cristo col proprio Capo si diffonda, e inoltre affinchè sia precluso l'adito ai molteplici errori su questo argomento, abbiamo creduto Nostro dovere pastorale di esporre a tutto il popolo cristiano, con questa Lettera Enciclica, la dottrina del Corpo mistico di Cristo e dell'unione dei fedeli col divin Redentore nello stesso Corpo, ricavando al tempo stesso dalla medesima dottrina alcuni ammaestramenti, per cui una più alta investigazione di questo mistero produca frutti sempre più abbondanti di perfezione. 5 PARTE PRIMA LA CHIESA È IL CORPO MIOTICO DI CRISTO Considerando l'origine di questa dottrina, Ci sovvengono sin dall'inizio le parole dell'Apostolo : « Dove abbondò il peccato, sovrabbondò la g r a z i a » . Risulta infatti che il padre di tutto il genere umano fu costituito da Dio in sì eccelsa condizione da tramandare ai posteri, insieme con la vita terrena, anche quella superna della grazia celeste. Senonchè, dopo la misera caduta di Adamo, tutta la stirpe umana, infetta dalla macchia ereditaria del peccato, perdette la partecipazione alla natura di D i o , e tutti diventammo figli dell'ira divina. Ma il misericordiosissimo Iddio « amò talmente il mondo, da dare il suo unigenito 6 7 8 s Sessio I I I : Const. de fide cath., c. 4. * Rom., V, 20. 7 Of. II Petr., I, 4. * Eph., II, 3. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 6 9 Figlio » , e il Verbo dell'eterno Padre, con identico divino amore si assunse dalla progenie di Adamo l'umana natura, innocente però e senza macchia di colpa, affinchè dal nuovo Adamo celeste scorresse la grazia dello Spirito Santo in tutti i figli del progenitore. Ed essi, dopo essere stati privati della fìgliuolanza adottiva di Dio a causa del primo peccato, divenuti per l'incarnazione del Verbo fratelli secondo la carne del Piglio unigenito di Dio, hanno ricevuto anch'essi il potere di essere figli di D i o . In tal modo Gesù pendente dalla croce non solo risarcì la violata giustizia dell'eterno Padre, ma meritò per noi suoi consanguinei un'ineffabile abbondanza di grazie. Egli avrebbe potuto elargirla da sè a tutto il genere umano; ma volle farlo per mezzo di una Chiesa visibile, nella quale gli uomini si riunissero affin di cooperare tutti con lui e per mezzo di essa comunicare vicendevolmente i divini frutti della redenzione. Come infatti il Verbo di Dio, per redimere gli uomini coi suoi dolori e tormenti, volle servirsi della nostra natura, quasi allo stesso modo, nel decorso dei secoli, si serve della sua Chiesa per continuare perennemente l'opera incominciata. 1 0 11 Pertanto, a definire e descrivere questa verace Chiesa di Cristo (che è la Chiesa santa, cattolica, apostolica, Romana), nulla si trova di più nobile, di più grande, di più divino di quell'espressione con la quale essa vien chiamata « il Corpo mistico di Gesù Cristo »; espressione che scaturisce e quasi germoglia da ciò che viene frequentemente esposto nella Sacra Scrittura e nei Santi Padri. 12 LA C H I E S A È UN « CORPO »' unico, indiviso, visibile Che la Chiesa sia un corpo, lo dichiarano spesso i Sacri Testi. « Cristo, dice l'Apostolo, è il Capo del Corpo della Chiesa ». Orbene, se la Chiesa è un corpo, è necessario che esso sia uno e indiviso, conforme al detto di Paolo : « Molti siamo un solo corpo di Cristo ». Nè dev'essere soltanto uno e indiviso, ma anche concreto e percepibile, come afferma il Nostro Antecessore Leone X I I I di f. m. nella sua Lettera enciclica Satis cognitum : 13 14 9 10 11 12 13 14 IOANN., I I I , 16 Cf. IOANN., I, 12. Gf. Conc. Vat., Const. de Eccl., prol. Cf. ibidem, Const. de fid. cath., cap. 1. Col., I , 18. Rom., X I I , 5 Acta Pii Pp. XII r ~= - - ' 7 •—4 <( Per il fatto stesso ene è corpo, la Chiesa si discerne con gli occhi». Perciò si allontanano dalla verità divina quelli che si immaginano la Chiesa come se non si potesse nè raggiungere nè vedere, quasi che fosse una cosa « pneumatica •» (come dicono) per la quale molte comunità di cristiani, sebbene vicendevolmente separate per fede, tuttavia sarebbero congiunte tra loro da un vincolo invisibile. Ma il corpo richiede anche molteplicità di membri, i quali siano talmente tra loro connessi da aiutarsi a vicenda. E a quella guisa che nel nostro organismo mortale quando un membro soffre, gli altri si risentono del suo dolore e vengono in Suo aiuto, così nella Chiesa i singoli membri non vivono ciascuno per sè, ma porgono anche aiuto agli altri, offrendosi a scambievole collaborazione, sia per mutuo conforto sia per un sempre maggiore sviluppo di tutto il Corpo. 15 composto « organicamente » e « gerarchicamente » Inoltre, come nella natura delle cose il corpo non è costituito da una qualsiasi congerie di membra, ma dev'essere fornito di organi, ossia di membra che non abbiano tutte il medesimo compito, ma siano debitamente coordinate; così la Chiesa, per questo specialmente deve chiamarsi corpo, perchè risulta da una esatta disposizione e coerente unione di membri fra loro diversi. Nè altrimenti l'Apostolo descrive la Chiesa, quando dice : «come in un sol corpo abbiamo molte membra, e non tutte le membra hanno la stessa funzione, così noi molti siamo un corpo in Cristo, e membra gli uni degli altri » . Non bisogna però credere che questa organica struttura della Chiesa sia costituita dai soli gradi della gerarchia e ad essi limitata, oppure, come ritiene un'opposta sentenza, consti unicamente di persone carismatiche (benché cristiani forniti di doni prodigiosi non mancheranno mai alla Chiesa). Si deve, sì, ritenere in ogni modo che quanti usufruiscono della sacra potestà sono in un tal Corpo membri primari e principali, poiché per loro mezzo, in virtù del mandato stesso del Redentore, i doni di dottore, di re, di sacerdote, diventano perenni. Ma giustamente i Padri della Chiesa, quando lodano i ministeri, i gradi, le professioni, gli stati, gli ordini, gli uffici di questo Corpo, hanno presenti sia coloro che furono iniziati ai sacri ordini, sia quelli che, abbracciati i consigli evangelici, menano o una vita nasco1 6 15 16 Cf. A. 8. 8., XXVIIL p. 710. Rom., XII, 4. 8 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale sta nel silenzio o una vita che F una e l'altra congiunge secondo il proprio istituto; sia quelli che nel secolo si dedicano con volontà fattiva alle opere di misericordia per venire in aiuto alle anime e ai corpi; e infine coloro che son congiunti in casto matrimonio. Che anzi, specialmente nelle attuali condizioni, i padri e le madri di famiglia, i padrini e le madrine di battesimo, e in particolare quei laici che collaborano con la gerachia ecclesiastica alla dilatazione del regno del divin Redentore, occupano nella società cristiana un posto d'onore, per quanto spesso nascosto, e anche essi, ispirati ed aiutati da Dio, possono ascendere al vertice della più alta santità, la quale, secondo le promesse di Gesù Cristo, non mancherà mai nella Chiesa. dotato di mezzi vitali di santificazione ossia di Sacramenti Come poi vediamo il corpo umano fornito di mezzi propri con cui provvedere alla"vita, alla sanità e all'incremento delle sue singole membra, così sappiamo che il Salvatore del genere umano, per sua infinita bontà, ha provveduto in modo mirabile il suo Corpo mistico di Sacramenti, per cui i vari membri, quasi attraverso gradi non interrotti di grazie, fossero sostentati dalla culla all'estremo anelito, e si sovvenisse con ogni abbondanza alle necessità sociali di tutto il Corpo. Giacché, per il lavacro dell'acqua battesimale, quanti sono nati a questa vita mortale non solo rinascono dalla morte del peccato e divengono membri della Chiesa, ma sono altresì insigniti di un carattere spirituale, e sono resi capaci di ricevere gli altri Sacramenti. Col crisma della Confermazione poi, viene infusa nei credenti una nuova forza, per difendere la Madre Chiesa e custodire quella fede che da lei ricevettero. Col Sacramento della penitenza, si offre una salutare medicina ai membri della Chiesa caduti nel peccato, non soltanto per provvedere alla loro salute, ma anche per rimuovere il pericolo di contagio dagli altri membri del Corpo mistico, ai quali si offrirà anzi un esempio incitante a virtù. Ñon basta: con la sacra Eucaristia infatti i fedeli vengono nutriti e corroborati in uno stesso convito e vengono uniti da un vincolo ineffabile divino fra di loro e col Capo di tutto il Corpo. Infine, agli uomini illanguiditi per l'imminente morte, la pia Madre Chiesa viene daccanto, e con la sacra Unzione degli infermi, se non sempre, perchè così il Signore dispone, ridona al corpo la sanità, offre tuttavia una superna medicina alla prostrata anima, trasmettendo al cielo nuovi cittadini — per la Acta Pii Pp. XII 9 terra nuovi protettori —, i quali per tutti i secoli godranno della divina bontà. Alle necessità sociali della Chiesa, Cristo disposte in modo particolare con l'istituzione di altri due Sacramenti. Col Matrimonio infatti, in cui i coniugi sono a vicenda ministri della grazia, si provvede ordinatamente all'accrescimento esterno del consorzio cristiano; e, ciò che più importa, alla retta e religiosa educazione della prole, senza la quale il Corpo mistico andrebbe incontro a .gravissimi pericoli. Col sacro Ordine poi si consacrano per sempre al servizio di Dio coloro che son destinati a offrire l'Ostia eucaristica, a nutrire il gregge dei fedeli col Pane degli angeli e col pascolo della dottrina, a dirigerli con i precetti e i consigli divini, e a confermarli nella fede con altri doni soprannaturali. Al qua! proposito, si deve tener presente che siccome Dio sin dall'inizio dei tempi formò l'uomo con un corpo fornito di mezzi atti a sottomettere le cose create, affinchè moltiplicandosi, riempisse la terra, così sin dall'inizio dell'età cristiana arricchì la Chiesa dei mezzi opportuni acciocché, superati innumerevoli pericoli, riempisse non solo tutto l'orbe terrestre, ma anche i regni celesti. formato da membri determinati In realtà, tra i membri della Chiesa bisogna annoverare esclusivamente quelli che ricevettero il lavacro della rigenerazione e, professando la vera fede, non si separarono da se stessi, disgraziatamente, dalla compagine di questo Corpo, e non ne furono separati dalla legittima autorità per gravissime colpe commesse. <( Poiché, dice l'Apostolo, in un solo spirito siamo stati battezzati tutti noi, per essere un solo corpo, o giudei, o gentili, o servi, o liberi » . Come dunque nel vero ceto dei fedeli si ha un sol Corpo, un solo Spirito, un solo Signore e un solo Battesimo, così non si può avere che una sola fede; sicché chi abbia ricusato di ascoltare la Chiesa, deve, secondo l'ordine di Dio ritenersi come etnico e pubblicano. Pertanto quelli che son tra loro divisi per ragioni di fede o di governo, non possono vivere nell'unità di tale Corpo e per conseguenza neppure nel suo divino Spirito. 1 7 18 19 17 1 8 2 I Cor., X I I , 13. Cf. Eph., I V , 5. * Cf. MATTH., X V I I I , 17. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 10 senza esclusione dei peccatori Neppure deve ritenersi che il Corpo della Chiesa, appunto perchè è fregiato del nome di Cristo, anche nel tempo del terreno pellegrinaggio sia composto soltanto di membri che si distinguono nella santità, o di coloro che sono predestinati da Dio alla felicità eterna. Infatti, si deve attribuire all'infinita misericordia del nostro Salvatore il non negare ora un posto nel suo mistico Corpo a coloro ai quali già non negò un posto nel convito. Poiché non ogni delitto commesso, per quanto grave, è tale che di sua natura (come lo scisma, l'eresia, l'apostasia) se^ pari l'uomo dal Corpo della Chiesa. Nè si estingue ogni vita in quelli che, pur avendo perduto col peccato la carità e la grazia divina sì da non essere più capaci del premio soprannaturale, conservano tuttavìa la fede e la speranza cristiana, e, illuminati da luce celeste, da interni consigli e impulsi dello Spirito Santo, sono spinti a concepire un salutare timore e vengono eccitati a pregare e a pentirsi dei propri peccati. 20 Aborriscano quindi tutti il peccato, col quale vengono macchiate le mistiche membra del Redentore; ma chi, dopo aver miseramente mancato, non si rende con la propria ostinatezza indegno della comunione dei fedeli, sia ricevuto con sommo amore, e in lui si ravvisi con carità fattiva un membro infermo di Gesù Cristo. È infatti preferibile, come avverte il vescovo d'Ippona, « essere risanati nella compagine della Chiesa, anziché esser tagliati dal suo corpo a guisa di membra inguaribili » . « Finché una parte aderisce al corpo, la sua guarigione non è disperata; ciò che invece fu reciso, non può nè essere curato n è guarire».^ 2 1 2 LA C H I E S A È IL CORPO « DI CRISTO » Fin qui, Venerabili Fratelli, abbiam visto con particolareggiata trattazione come la Chiesa è siffattamente costituita da potersi paragonare a un corpo; rimane ora da esporre con chiarezza e diligenza per quali motivi essa deve essere dichiarata non un corpo qualsiasi, ma il Corpo di Gesù Cristo. Ciò si deduce dall'essere Nostro Signóre il Fondatore, il Capo, il Sostentatore e il Salvatore di questo mistico Corpo. 20 MATTH., IX, 11; MARC, II, 16; 2 1 AUGUST., Epist., CLVII, 3 , 2 2 ; MIGNE, P. L., XXXIII, 686: AUGUST., Berm., CXXXVII, 1 ; MIGNE, P. L., XXXVIII, 754. 2 2 L u c , XV, 2. Acta Pii Pp. XII 11 Cristo fu il « Fondatore » di questo Corpo Cominciando a esporre brevemente in che modo Cristo fondò il suo Corpo sociale, Ci sovviene la sentenza del Nostro Predecessore Leone X I I I di f. m. : « La Chiesa, che già concepita, era nata dallo stesso costato del secondo Adamo dormente in Crocè, si presentò per la prima volta agli uomini in maniera luminosa nel giorno solennissimo della Pentecoste » . Infatti il divin Redentore iniziò la costruzione del mistico tempio della Chiesa, allorché predicando espose i suoi precetti; lo ultimò, il giorno in cui, crocefisso, fu glorificato; lo manifestò e promulgò, quando mandò in modo visibile lo Spirito Paraclito, sui discepoli. 2 3 a) PREDICANDO IL VANGELO Mentre infatti sosteneva l'ufficio di annunziare le verità, eleggeva gli Apostoli e li mandava come egli stesso era stato mandato dal P a d r e , cioè come dottori, rettori, creatori della santità nel ceto dei credenti; indicava il loro Principe e suo Vicario in t e r r a , manifestava ad essi tutte quelle cose che aveva ascoltato dal Padre; designava anche il Battesimo, col quale quelli che avrebbero creduto sarebbero stati inseriti nel Corpo della Chiesa; e finalmente, giunto al termine della vita, istituiva durante l'ultima cena il mirabile sacrifìcio e mirabile sacramento dell'Eucaristia. 24 25 26 27 b) SOFFRENDO S U L L A CROCE Che poi egli abbia completato la sua opera sul patibolo della Cróce, lo attesta una serie ininterrotta di testimonianze dei Santi Padri, i quali osservano che la Chiesa nacque sulla Croce dal fianco" del Salvatore a guisa di una nuova Eva, madre di tutti i viventi. Dice il grande Ambrogio trattando del costato trafitto di Cristo : « Ed ora è edificato, ed ora è formato, ed ora... è figurato, ed ora è creato... Ora la casa spirituale si erge in sacerdozio santo » . Chi con religioso cuore approfondirà questa 28 2 9 2 3 Encycl. Divinum illud: A. 8. 8., X X I X , p. 649. " IOANN., X V I I , 18. Cf. MATTH., X V I . 18-19. IOANN., X V , 15 coll. X V I I , 8 et 14. Cf. IOANN., I I I , 5. 2 8 Cf. Gen., I I I , 20. AMBROS., In Luc, I I , 8T : MIGNE, P. L., X V , 1585. 2 5 26 27 29 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 12 veneranda dottrina, senza difficoltà potrà vedere le ragioni sulle quali essa si fonda. Anzitutto, con la morte del Redentore, alla Vecchia Legge successe il Nuovo Testamento; da quel momento la Legge di Cristo, coi suoi misteri, leggi, istituzioni e saeri riti, fu sancita per tutto il mondo nel sangue di Gesù Cristo. Infatti, mentre il divin Salvatore predicava in un piccolo territorio (non essendo stato inviato se non alle pecorelle della casa d'Israele ch'erano perite) avevano contemporaneamente valore la Legge e il Vangelo; sul patibolo della sua morte Gesù pose fine alla L e g g e e coi suoi decreti, affisse alla Croce il chirografo del Vecchio Testamento, costituendo nel suo sangue, sparso per tutto il genere umano, il Nuovo Testamento. « Allora, dice S. Leone Magno parlando della Croce del Signore, avvenne un passaggio così evidente dalla Legge al Vangelo, dalla Sinagoga alla Chiesa, dalla molteplicità dei sacrifizi ad una sola ostia, che, quando il Signore rese lo spirito, quel mistico velo che con la sua interposizione nascondeva i penetrali del tempio e il santo segreto si scisse con improvvisa violenza da capo a fondo » . 30 31 32 33 34 3 5 Nella Croce dunque la Vecchia Legge mori, in modo da dover tra breve esser seppellita e divenir mortifera, per cedere il posto al Nuovo Testamento, di cui Cristo aveyar eletto gli Apostoli come idonei ministri : e il nostro Salvatore, pur essendo stato già costituito Capo universale dell'umana famiglia fin dal seno della Vergine, esercita pienissimamente nella sua Chiesa l'ufficio di Capo appunto per la virtù della Croce. « Infatti, secondo la sentenza dell'angelico e comune Dottore, egli meritò la potestà e il dominio sopra le genti per la vittoria della Croce » ; per la medesima, aumentò immensamente per noi quel tesoro di grazie che ora, regnando nel cielo, elargisce, senza alcuna interruzione, ai suoi membri mortali; per il sangue sparso sulla Croce fece sì che, rimosso l'ostacolo dell'ira divina, potessero scorrere dalle fonti del Salvatore per la salvezza degli uomini, e special36 37 3 8 30 Cf. MATTH:, XV, 24. " Cf. S. THOM., I-II, q. 103, a. 3, ad 2. 3 2 Cf. Eph., II, 1 5 . 5 3 Cf. Col., II, 14. Cf. MATTH., XXVI, 28 et / Cor., XI, 25. 34 3 5 LEO M . , Serm., LXVIII; 3 : MIGNE, P. L., LIV, 374. 3 6 Cf. HIEB, et AUGUST., Epist. CXI1, 1 4 et CXVI, 1 6 : MIGNE, P. L., XXII, 924 et 943; S. THOM., I-II, q. 103, a. 3 ad 2; a. 4 ad 1 ; Concil. Flor., pro Iacob. : MANSI, XXXI, 1738. 3 7 Cf. II Cor., III, 6. 31 Cf. S. THOM., III, q. 42, a. 1. Acta Pii Pp. XII 13 mente per i fedeli, tutti i doni celesti, soprattutto quelli spirituali, del Nuovo ed eterno Testamento; sull'albero della Croce infine si conquistò la sua Chiesa, cioè tutti i membri del suo mistico Corpo, poiché non si sarebbero uniti a questo mistico Corpo col lavacro del Battesimo, se non per la virtù salutifera della Croce, nella quale già sarebbero appartenuti alla pienissima giurisdizione di Cristo. Che se con la sua morte, il nostro Salvatore, secondo il pieno ed integrale significato della parola, è diventato Capo della Chiesa, non altrimenti la Chiesa, per il sangue di Cristo, si è arricchita di quella abbondantissima comunicazione dello Spirito, con la quale, in seguito all'elevazione e glorificazione del Figlio dell'uomo sul suo patibolo di dolore, viene essa stessa divinamente illustrata. Allora infatti, come avverte Agostino, squarciatosi il velo del tempio, avvenne che la rugiada dei carismi del Paraclito (discesa fino allora soltanto sul vello di Gedeone, cioè sul popolo d'Israele); essiccato ed abbandonato il vello, irrigasse tutta la terra, cioè la Chiesa cattolica, la quale non sarebbe stata circoscritta da verun termine di stirpe o di territorio. Come dunque nel primo momento deljl'incarnazione, il Figlio dell'Eterno Padre ornò con la pienezza dello Spirito Santo la natura umana che aveva a sè sostanzialmente unita, affinchè fosse un adatto strumento della divinità nell'opera cruenta della Redenzione, cos'i nell'oira della sua morte preziosa volle la sua Chiesa arricchita dei più abbondanti doni del Paraclito, affinchè, nella distribuzione dei divini frutti della Redenzione, divenisse valido e perenne strumento del Verbo incarnato. Infatti, sia la missione giuridica della Chiesa, sia la potestà d'insegnare, di governare e di amministrare i Sacramenti, in tanto hanno forza e vigore soprannaturale per edificare il Corpo di Cristo, in quanto Gesù Cristo pendente dalla Croce aprì alla sua Chiesa la fonte di quei doni divini, grazie ai quali essa non avrebbe mai potuto errare nell'insegnare agli uomini la sua dottrina, li avrebbe anzi guidati salutarmente per mezzo di Pastori illuminati da Dio e li avrebbe colmati con abbondanza di grazie celesti. Se poi consideriamo attentamente tutti questi misteri deliaCroce, non ci riescono più oscure le parole con le quali l'Apostolo insegna agli Efesini che Cristo col suo sangue fuse insieme i giudei e i gentili «annullando... nella sua carne... la parete intermedia » con la quale i due popoli eran divisi; e che abolì 39 3 9 Of. De pece, orig., X X V , 29: MIGNE, P. L., X L I V , 400. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 14 F Antica Legge « per formare iii se stesso di due un solo uomo nuovo » cioè la Chiesa, al fine di riconciliarli entrambi in un Corpo unito a Dio per mezzo della Croce. 40 c) PROMULGANDO LA C H I E S A NEL GIORNO DELLA PENTECOSTE E quella Chiesa che fondò col suo sangue, la fortificò nel giorno della Pentecoste con una peculiare virtù scaturita dall'alto. Egli era salito al cielo, dopo aver solennemente costituito nel suo ufficio colui che già aveva designato quale suo Vicàrio; e sedendo alla destra del Padre, volle manifestare e promulgare la sua Sposa, nella discesa visibile dello Spirito Santo, con il rumore di un vento veemente e con lingue di f u o c o . Infatti, come egli stesso, nell'iniziare la sua missione apostolica, fu manifestato dal Padre suo per mezzo dello Spirito Santo disceso e rimasto su di lui in forma di colomba, parimente, nel momento in cui gli Apostoli stavano per incominciare il sacro ministero della predicazione, Cristo Signore mandò dal cielo il suo Spirito, il quale, toccandoli con lingue di fuoco, indicò loro, come un dito divino, la missione e il compito soprannaturale della Chiesa. 41 42 Cristo è il (( Capo » del Corpo In secondo luogo, che il Corpo mistico della Chiesa si fregi del nome di Cristo, risulta dar fatto che egli deve, in realtà, essere da tutti per speciali ragióni ritenuto Capo della medesima. « Egli stesso, dice l'Apostolo, è il Capo del Corpo della Chiesa » . Egli è il Capo dal quale tutto il Corpo, convenientemente organizzato, cresce ed aumenta nella propria edificazione. Sapete certamente, Venerabili Fratelli, con quali luminosissimi pensieri abbiano trattato questo argomento i Maestri della Teologia scolastica, e specialmente l'angelico e comune Dottore; e vi è senza dubbio noto come gli argomenti da lui proposti corrispondano fedelmente ai principii dei Santi Padri, i quali d'altra parte non riferivano altro nei loro commenti e dissertazioni, se non il divino linguaggio della Scrittura. ••* 4 3 44 40 4 1 Cf. Eph., II, 14-16. Cf. Act., I I , 1-4. 12 Cf. L u c , III, 22- MARC, I, 10. 43 Col., I, 18. Cf. Eph., I V , 16 coli. Col., II, 19. 44 Acta Pii Pp. XII a) P E R MOTIVO 15 DI ECCELLENZA Ci piace quindi trattarne brevemente per comune profitto. E dapprima, è evidente che il Piglio di Dio e della beata Vergine debba chiamarsi Capo della Chiesa per uno specialissimo motivo di preminenza. Chi infatti è posto in un luogo più alto di Cristo Dio, il quale, essendo Verbo dell'Eterno Padre, deve ritenersi (( primogenito di ogni creatura » ? Chi mai è collocato su di un vertice più alto di Cristo Uomo, il quale, nato da una Vergine senza macchia, è vero e naturale Figlio di Dio e, per la prodigiosa e gloriosa risurrezione, è « primogenito dei morti » , avendo trionfato della morte? Chi mai infine venne stabilito in sommità più eccelsa di colui il quale, come « unico mediatore di Dio e degli uomini » , congiunge in modo davvero ammirevole la terra col cielo; esaltato sulla Croce come su di un soglio di misericordia, trasse a sè tutte le cose; ed eletto a figlio dell'uomo tra miriadi, è amato da Dio più di tutti gli uomini, di tutti gli angeli, di tutte le cose create? 4 5 4 8 4 7 48 49 6) P E R MOTIVO DI GOVERNO Poiché Cristo occupa un posto tanto sublime, a buon diritto è egli soltanto che regge e governa la Chiesa; e perciò anche per questo motivo deve essere assomigliato al capo. E infatti, come il capo (per servirci delle parole di Ambrogio) è il « regale baluardo » del corpo , e da esso, perchè fornito delle doti migliori, vengono naturalmente dirette tutte le membra, alle quali è soprapposto appunto affinchè abbia cura di esse; così il divin Redentore tiene il supremo governo del Cristianesimo. E giacché il reggere una società di uomini non vuol dir altro se non il dirigerli al loro fine con provvidenza, con mezzi adeguati e con retti principii, è facile discernere come il nostro Salvatore, il quale si presenta come forma ed esemplare dei buoni Pastori, eserciti in maniera davvero mirabile tutte le dette funzioni. 5 0 51 52 53 45 Col., 40 Gol., I, 18; Apoc, I. 5. I, 15. 47 I Tim., I I , 5. " Cf. IOANN., X I I , 32. Cf. CÏR. ALEX., Comm. in loh. I, 4 : MIGNE, P. G., L X X I I I , 69; S. THOM., 4 9 I, q. 20, a. 4, ad 1. 5 0 Heœaëm., V I , 55 : MIGNE, P. L., X I V , 265. " Cf. AUGUST., De Agon. Christ., X X , 22: MIGNE, P. L., X L , 301. Cf. S. THOM., I, q. 22, a. 1-4. Cf. IOANN., X , 1-18; / Petr., V, 1-5. 52 i S Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 16 Egli infatti, mentre dimorava sulla terra, con leggi, consigli, ammonimenti, c'insegnò quella dottrina che mai non tramonterà, destinata ad essere per gli uomini d'ogni tempo spirito e v i t a . Egli inoltre partecipò agli Apostoli e ai loro successori una triplice potestà : d'insegnare, di governare e di condurre gli uomini alla santità, costituendo tale potestà, ben definita da precetti, diritti e doveri, come legge primaria della Chiesa universale. 54 arcano e straordinario Ma il nostro divin Salvatore dirige e governa anche direttamente da sè la società da lui fondata. Egli infatti regna nelle menti e negli animi degli uomini e al suo volere riduce e spinge anche le volontà ribelli, « II cuore del re è in mano a Dio, ed Egli lo piega a tutto ciò che vuole » . E con questo governo interno egli, <( pastore e vescovo delle anime nostre » , non soltanto ha cura dei singoli, ma provvede anche alla Chiesa universale, sia quando illumina i suoi governanti e li corrobora per sostenere fedelmente e fruttuosamente le mansioni proprie di ciascuno; sia quando (specialmente nelle circostanze più diffìcili) suscita dal grembo della Madre Chiesa uomini e donne che, spiccando col fulgore della santità, siano di esempio agli altri cristiani e di sviluppo del suo Corpo mistico. Inoltre dal cielo Cristo guarda sempre con amore peculiare alla sua Sposa intemerata, che s'affatica in questa terra d'esilio; e quando la vede in pericolo, la salva dai flutti della tempesta o per sè direttamente, o per mezzo dei suoi angeli, o per opera di Colei che invochiamo Aiuto dei Cristiani ed anche degli altri celesti protettori; e, una volta calmatosi il mare, la consola con quella pace « che supera ogni senso » . 5 5 5 6 57 5 8 in modo visibile ed ordinario attraverso il Romano Pontefice Non bisogna tuttavia credere che il suo governo venga assolto soltanto in maniera invisibile e straordinaria. Il divin Redentore governa il suo Corpo mistico anche in modo visibile e ordinario mediante il suo Vicario in terra. Sanno tutti infatti, Venerabili Fratelli, come Cristo Dio, dopo aver governato in 59 Cf. IOANN., V I , 63. Proverò., X X I , 1. Cf. / Petr., I I , 25. Cf. Act., V I I I , 26; I X , 1-19; X, 1-7; X I I ^ 3-10. Philipp., I V , 7. Cf. LEO X I I I , Satis cognitum : A. S. S., X X V I I I , 725. Acta Pii Pp. XII 17 60 persona il « piccolo gregge » durante il suo viaggio mortale, nell'ora di lasciare il mondo e ritornare al Padre, affidò al Principe degli Apostoli il governo visibile di tutta la società da lui fondata. Giacché, sapientissimo quale egli era, non poteva mai abbandonare senza un capo visibile il corpo sociale della Chiesa che aveva fondata. Nè a scalfire siffatta verità si può asserire che, per un primato di giurisdizione costituito nella Chiesa, un tale Corpo mistico sia stato provveduto di un duplice capo. Pietro infatti, in forza del primato, non è altro che il Vicario di Cristo, e in tal guisa si ha di questo Corpo un solo Capo principale, cioè Cristo, il quale, pur continuando a governare in modo arcano la Chiesa direttamente da sè, visibilmente però la dirige attraverso colui che rappresenta la sua persona, poiché, dopo la sua gloriosa ascensione al cielo, non la lasciò edificata soltanto in sè, ma anche in Pietro, quale fondamento visibile. Che Cristo e il suo Vicario costituiscono un solo Capo, lo spiegò solennemente il nostro Predecessore Bonifazio V I I I d'immortale memoria con la sua Lettera Apostolica Unam sanctam, e la medesima dottrina non cessarono mai di ribadire i suoi Successori. Si trovano quindi in un pericoloso errore coloro i quali ritengono di poter aderire a Cristo, Capo della Chiesa, pur non aderendo fedelmente al suo Vicario in terra. Sottratto infatti questo visibile Capo e spezzati i visibili vincoli dell'unità, essi oscurano e deformano talmente il Corpo mistico del Redentore, da non potersi più nè scorgere nè raggiungere il porto della salute eterna. 61 nelle singole Chiese attraverso i Vescovi Ciò che qui abbiamo detto della Chiesa universale,.deve asserirsi anche delle comunità particolari dei cristiani, sia orientali, sia latine, le quali costituiscono una sola Chiesa cattolica. Poiché anch'esse sono governate da Gesù Cristo con la voce e l'autorità del Vescovo di ciascuna. Perciò i Vescovi non soltanto devono esser ritenuti quali membri più eminenti della Chiesa universale, perchè sono uniti al divin Capo di tutto il Corpo con un vincolo veramente singolare (onde con diritto son chiamati « le principali parti delle membra del Signore » , ma anche, in quanto riguarda la propria Diocesi, son veri Pastori che gui6 2 6 0 61 6 2 L u c , XII, 32. Cf. Corp. Iur. Can., Extr. comm., I, 8, 1. GREG. MAGN., Moral., XIV, 35, 43 : MIGNE, P. L., LXXV, 1062. A c t a , vol. X, n. 7 - Append. 2 Acta 18 Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale dano e reggono in nome di Cristo il gregge assegnato a ciascuno. Ma essi mentre fanno ciò, non sono del tutto indipendenti, poiché sono sottoposti alla debita autorità del Romano Pontefice, pur fruendo dell'ordinaria potestà di giurisdizione comunicata loro immediatamente dallo stesso Sommo Pontefice. Perciò essi, come successori degli Apostoli per divina istituzione, devono essere venerati dal popolo; e ai Vescovi, ornati del carisma dello Spirito Santo, più che ai governanti anche più elevati di questo mondo, si addice il detto : « Non toccate i miei unti ». Sicché Ci addolora sommamente, quando Ci viene riferito che non pochi dei Nostri Fratelli nell'Episcopato, solo perchè son veri modelli del gregge e custodiscono con strenua fedeltà il sacro «deposito della fede» loro affidato, solo perchè sostengono con zelo le santissime leggi scolpite da Dio negli animi umani e in conformità all'esempio del supremo Pastore difendono dai lupi rapaci il gregge loro affidato, subiscono persecuzioni e vessazioni suscitate non soltanto contro di loro, ma (quel che è per essi più crudele e più grave) anche contro le pecorelle affidate alle loro cure, contro i compagni di apostolato e financo contro le vergini consacrate a Dio. Pertanto reputando diretto contro di Noi stessi un tale affronto, ripetiamo la grande sentenza del Nostro Predecessore Gregorio Magno.d^immortàle memoria: Il Nostro onore è l'onore della Chiesa universale; il Nostro onore è il saldo vigore dei Nostri Fratelli; e allora Noi ci sentiamo veramente onorati, quando il debito onore non viene negato ad ognuno d'essi. 63 64 65 66 67 68 c) P E R MOTIVO DI BISOGNI SCAMBIEVOLI Nè tuttavia bisogna ritenere che Cristo, il Capo, essendo posto in luogo così sublime, non voglia l'aiuto del Corpo. Si deve infatti asserire di questo Corpo mistico ciò che Paolo afferma del composto umano : » 11 capo non può dire... ai piedi : voi non mi siete necessari » . Appare chiaro quindi che i cristiani hanno assolutamente bisogno dell'aiuto del divin Redentore, poiché egli stesso ha detto : « Senza di me non potete far nulla » , e, 6 9 7 0 3 " Cf. Conc. Vat., Const. de Eccl., cap. 3. Cf. Cod. Iur. Can., can 329, 1. 0 4 65 66 6 r I Paral., XVI, 2 2 ; Ps., CIV, 15. Cf. I Petr., V, 3. Cf / Tim., VI, 20. 68 Cf. Ep. ad Eulog., 30 ; MIGNE, P. L., LXXVII, 933. 69 I Cor., XII, 21. IOANN., XV, 5 > Acta Pii Pp. XII 19 secondo la dottrina dell'Apostolo, ogni accrescimento di questo Corpo mistico per la propria edificazione, dipende dal Capo, C r i s t o , Tuttavia bisogna anche por mente, benché a prima vista ciò possa destar meraviglia, che anche Cristo ha bisogno delle sue membra. Anzitutto perchè la persona di Gesù Cristo è rappresentata dal Sommo Pontefice, il quale, per non essere aggravato dal peso dell'ufficio pastorale, deve rendere molti altri partecipi della sua sollecitudine, e deve essere ógni giorno alleggerito dall'aiuto di tutta la Chiesa supplicante. Inoltre il nostro Salvatore, governando da se stesso la Chiesa in modo invisibile, vuol essere aiutato dalle membra del suo Corpo mistico nell'attuare l'opera della redenzione. Ciò veramente non accade per bisogno o debolezza, ma piuttosto perchè egli stesso così dispose per maggiore onore dell'intemerata sua Sposa. Mentre infatti moriva sulla Croce, donò alla sua Chiesa, senza nessuna cooperazione da parte di essa, l'immenso tesoro della redenzione; quando invece si tratta di distribuire tale tesoro, egli non solo partecipa con la sua Sposa incontaminata quest'opera di santificazione, ma vuole che tale attività scaturisca in qualche modo anche dall'azione di lei. Mistero certamente tremendo, né mai abbastanza meditato : che cioè la salvezza di molti dipenda dalle preghiere e dalle volontarie mortificazioni, a questo scopo intraprese dalle membra del mistico Corpo di Gesù Cristo e dalla cooperazione dei Pastori e dei fedeli, soprattutto dei padri e delle madri di famiglia, in collaborazione col divin Salvatore. 71 Ai motivi esposti, dai quali risulta che Gesù Cristo deve es- . sere chiamato Capo del suo Corpo sociale, bisogna aggiungerne altri tre, i quali si ricollegano con intimi vincoli. d) P E R MOTIVO DI SIMILITUDINE Incominciamo dalla conformità che osserviamo tra il Corpo e il Capo, essendo essi della medesima natura. A questo proposito bisogna avvertire che la nostra natura, benché inferiore all'angelica, tuttavia per bontà di Dio vince la natura degli angeli. « Cristo, infatti, come osserva 1'Aquinate, è il Capo degli Angeli. Poiché Cristo" è al di sopra degli angeli, anche secondo l'umanità... E anche in quanto uomo illumina gli angeli e influisce in essi. Riguardo poi alla conformità della natura, Cristo non è Capo degli angeli, perchè non assunse la natura degli an" Cf. Eph., I V , 16; Col., I I , 19. 20 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 7 2 geli, ma (secondo l'Apostolo) assunse il seme di Abramo » . E non solo Cristo assunse la nostra natura, ma si fece anche nostro consanguineo in un corpo fragile e capace di soffrire e di morire. Ora se il Verbo « si esinanì prendendo fa forma di servo » , ciò fece anche per rendere partecipi della divina natura i suoi fratelli secondo là carne, sia nell'esilio terreno con la grazia santificante, sia nella patria celeste col possesso della beatitudine eterna. Perciò l'Unigenito dell'eterno Padre volle essere figlio dell'uomo, affinchè noi divenissimo conformi all'immagine del Figliuolo di D i o e ci .rinnovassimo secondo l'immagine di colui che ci ha creati. Pertanto tutti quelli che si gloriano del nome di cristiani, non solo considerino il nostro divin Salvatore come il più alto e il più perfetto esemplare di tutte le virtù, ma ne riproducano la vita e la dottrina nei propri costumi mediante una diligente fuga del peccato e un diligentissimo esercizio della virtù, aftinché, quando apparirà il Signore, divengano simili a lui nella gloria, vedendolo com'Egli è . 7 3 74 7 5 76 7 7 Gesù Cristo, come vuole che le singole membra siano simili a lui, così anche tutto il Corpo della Chiesa. E ciò certamente avviene quando essa, seguendo le vestigia del suo Fondatore, insegna, governa e immola il divin sacrifìcio. La Chiesa inoltre, quando abbraccia i consigli evangelici, riproduce in sè la povertà, l'ubbidienza, la verginità del Bedentore. Essa, per molteplici e varie istituzioni di cui si orna come di gemme, fa vedere in certo modo Cristo in atto di contemplare sul monte, di predicare ai popoli, di guarire gli ammalati e i feriti, di richiamare sulla buona via i peccatori, di far del bene a tutti. Nessuna meraviglia dunque, se la Chiesa, finché rimane su questa terra, debba anche subire ad imitazione di Cristo persecuzioni, sofferenze e dolori. e) P E R MOTIVO DI PIENEZZA Inoltre Cristo deve ritenersi Capo della S. Chiesa, perchè, eccellendo nella pienezza e nella perfezione dei doni soprannaturali, il suo Corpo mistico attinge da questa sua pienezza. Infatti (osservano molti Padri), come il capo del nostro corpo mortale gode di tutti i sensi, mentre le altre parti del nostro composto 72 Comm. in ep. ad Eph., cap. 1, lect. 8; Hebr., II, 16-17. 73 Philipp., I I , 7. Cf. II Petr., 1, 4. 74 75 7 6 77 Of. Born., V I I I , 29. Of. Col., I I I , 10. Of. I Ioann., I I I , 2. Acta Pii Pp. XII 21 usufruiscono soltanto del tatto, così le virtù, i doni, i carismi che sono nella società cristiana, risplendono tutti in modo perfettissimo nel suo Capo, Cristo. « In lui piacque (al Padre) che abitasse ogni pienezza». Lo adornano quei doni soprannaturali che accompagnano l'unione ipostatica, giacché lo Spirito Santo abita in lui con tale dovizia di grazia da non potersene concepire maggiore. A lui è stato conferito « ogni potere sopra ogni carne » ; copiosissimi sono in lui « tutti i tesori della sapienza e della scienza » . E anche la visione beatifica vige in lui talmente, che, sia per àmbito sia per splendore, supera in ogni modo la conoscenza beatifica di tutti i santi del cielo. E infine egli è talmente ripieno di grazia e di verità, che della inesausta pienezza di lui noi tutti riceviamo. 78 7 9 8 0 81 / ) P E R MOTIVO D I INFLUSSO Queste parole poi del discepolo prediletto di Gesù Ci muovono a trattare dell'ultima ragione per cui siamo in modo particolare costretti ad asserire che Gesù Cristo è il Capo del suo Corpo mistico. Come i nervi si diffondono dal capo in tutte le membra del nostro corpo, e danno ad esse la possibilità di sentire e di muoversi, così il nostro Salvatore infonde nella sua Chiesa la sua forza e virtù, onde avviene che le cose divine siano dai fedeli più chiaramente conosciute e più intensamente desiderate. Da lui scaturisce nel Corpo della Chiesa tutta la luce con cui i credenti sono illuminati da Dio, e tutta là grazia per cui divengono santi come è santo egli stesso. illuminando Cristo illumina tutta la sua Chiesa, come dimostrano quasi innumerevoli passi della Sacra Scrittura e dei Santi Padri. « Nessuno ha mai veduto Dio : il Piglio Unigenito, che è nel seno del Padre, ce l'ha fatto conoscere». Venendo da Dio in qualità di maestro per rendere testimonianza alla verità, illuminò talmente con la sua luce la primitiva Chiesa degli Apostoli, che il principe degli Apostoli potè esclamare: « Signore, da chi andremo? tu hai parole di vita eterna » ; dal cielo assi82 83 84 8 5 78 Col., I, 19. Of. IOANA., 80 Col., I I , 3. " Cf. IOANN., Cf. IOANN., Cf. IOANN., Cf. IOANN., Cf. IOANN., 70 82 83 M 85 X V I I , 2. I, 14-16. I. 18. III, 2. X V I I I . 37. V I , 68. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 22 stette gli Evangelisti in modo che essi scrissero, come 'membra di Cristo, quasi sotto la dettatura del C a p o . Egli è Fautore della nostra fede in questa terra d'esilio, come né,sarà il consumatore nella patria celeste. Egli infonde nei fedeli il lume della fede; egli arricchisce in maniera divina i Pastori ei Dottori, e specialmente il suo Vicario in tèrra, dei doni soprannaturali della scienza, dell'intelletto e della sapiènza, affinchè custodiscano con fedeltà il tesoro della fede, lo difendano con coraggio, e piamente lo spieghino e diligentemente lo ravvivino; egli infine, sebbene non visto, presiede e guida i Concilii della Chiesa. ••• 8 6 87 88 donando la santità Cristo è causa prima ed efficiente della santità, giacché non vi può essere nessun atto salutare che non promani da lui come da fonte suprema: « Senza di me, egli ha detto, voi non potete far n u l l a » . Se, per i peccati commessi, il nostro animo è mosso dal dolore è dalla penitenza, se con timore e speranza filiale ci rivolgiamo a Dio, è sempre la sua forza che ci spinge. La grazia e. la gloria nascono dalla sua inesausta pienezza. Il nostro Salvatore arricchisce di continuo tutte le membra del suo Corpo mistico e specialmente le più eminenti, con i doni del consiglio, della fortezza, del timore e della pietà, affinchè tutto il Corpo si accresca sempre di più nella santità e nella integrità della vita. E quando dalla Chiesa vengono amministrati con rito esteriore i Sacramenti, è lui che produce l'effetto interiore. È proprio lui che nutrendo i redenti con la sua carne e col suo sangue, seda i moti concitati e turbolenti dell'animo. È lui che aumenta la grazia e prepara alle anime e ai corpi il conseguimento della gloria. 8 9 90 Siffatti tesori della divina bontà, egli partecipa alle membra del suo Corpo mistico, non solo perchè li impetra dall'Eterno Padre quale vittima eucaristica-sulla terra e quale vittima glorificata nel cielo, col pregare per noi e col mostrare le sue piaghe, ma ancora perchè egli stesso sceglie, determina e distribuisce a ciascuno le grazie « secondo la misura del dono di Cristo » . Ne segue che dal divin Redentore come da fonte principale « tut9 1 *• Of. AUGUST., De cons. evang., I , 35, 54: MIGNE, P. L., X X X I V , 1070. *' Cf. Hebr., X I I , 2. •• Cf. C Ï R . ALEX., Ep. 55 de Symb. : MTGNE, P. C, L X X V I I , 293. Cf. IOANN , X V , 5. Cf. S. THOM., I I I , q. 64, a. 3. 91 Eph., I V , 7. so Acta Pii Pp. XII 23 to il corpo ben composto e connesso con l'utile concatenazione delle articolazioni, efficacemente, nella misura di ciascuna delle sue parti, compie il suo sviluppo per l'edificazione di se stesso nell'amore » . ¿ • • 9 2 Cristo è il <( Sostentatore » del Corpo Venerabili Fratelli, quelle cose che abbiamo sopra esposte, spiegando brevemente il modo con cui Gesù Cristo vuole che l'abbondanza dei suoi doni dalla propria divina pienezza affluisca nella Chiesa, affinchè essa quanto più è possibile sia a lui somigliante, Ci inducono a spiegare la terza ragione per cui il Corpo sociale della Chiesa si gloria del nome di Cristo : ragione che consiste nel fatto che il nostro Salvatore sostenta egli stesso in maniera divina la società da lui fondata. 93 Come osserva con acuta sottigliezza il Bellarmino, questo appellativo del Corpo di Cristo non deve spiegarsi semplicemente col fatto che Cristo debba dirsi Capo del suo Corpo mistico, ma anche col fatto che egli così sostenta la Chiesa e così vive in certo modo nella Chiesa, che essa sussista quasi come una seconda persona di Cristo. Ciò del resto anche il Dottore delle genti afferma, allorché scrivendo ai Corinti, senz'altra aggiunta, denota la Chiesa col nome di « Cristo », imitando in ciò lo stesso Maestro il quale a lui persecutore della Chiesa aveva gridato dall'alto : « Saulo, Saulo, perchè mi perseguiti? » Anzi, se crediamo al Msseno, spesso la Chiesa viene chiamata dall'Apostolo semplicemente « Cristo » ; nè vi è ignoto, Venerabili Fratelli, quel detto di Agostino : « Cristo predica Cristo » . 94 95 9 6 9 7 a) P E R LA SUA MISSIONE GIURIDICA Tuttavia tale nobilissima denominazione non dev'essere presa come se appartenesse all'intera Chiesa quell'ineffabile vincolo col quale il Figlio di Dio assunse un'individua umana natura; ma consiste in ciò che il nostro Salvatore comunica talmente con la sua Chiesa i beni suoi propri, che questa, secondo tutto il suo modo di vivere, quello visibile e quello invisibile, presenta una perfettissima immagine di Cristo. Poiché, in virtù di quella 92 93 5 4 94 0 4 9 7 Eph., I V , 16; cf. Col., I I , 19. Cf. De Rom. Pont., I, 9; De Concil., II, 19. Cf. I Cor., X I I , 12. Cf. Act., IX, 4; X X I I , 7; X X V I , 14. Cf. GEEG NYSS., De vita Moysis: MIGNE, P. G., X L I V , 385. Cf Serm., CCCLIV, 1 : MIGNE, P. L., X X X I X , 1563. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale missione giuridica per la quale il divin Redentore mandò nel mondo gii Apostoli come egli stesso era stato mandato dal Padre, è proprio lui che battezza, insegna, governa, assolve, lega, offre, sacrifica, per mezzo della Chiesa. 98 ö) P E R LO S P I R I T O DI CRISTO Con quell'alta donazione poi, del tutto interna e sublime a cui abbiamo sopra accennato nel descrivere il modo d'influire del Capo nelle sue membra, Gesù Cristo fa vivere la Chiesa della sua propria superna vita, avvivando con la sua divina virtù tutto il Corpo di lei, e alimentando e sostentando le singole membra, secondo il posto che occupano nel Corpo, come la vite nutre e fa fruttificare i tralci ad essa u n i t i . 99 Che se poi consideriamo attentamente questo divino principio di vita e di virtù dato da Cristo, in quanto costituisce la stessa fonte di ogni dono e grazia creata, capiremo facilmente che esso non è altro se non lo Spirito Santo, il quale procede dal Padre e dal Figlio e viene chiamato in modo proprio « Spirito di Cristo », ossia « Spirito del Figlio ». Per opera di questo Spirito di grazia e di verità, il Figlio di Dio dispose la propria anima nel seno incontaminato della Vergine; questo Spirito pone le sue delizie nell'abitare nell'anima del Redentore come nel suo tempio preferito; questo Spirito ci fu meritato da Cristo sulla Croce, a prezzo del proprio sangue; questo egli lo donò alla Chiesa per rimettere i peccati, alitandolo sopra gli Apostoli; e mentre soltanto Cristo ricevette questo Spirito senza m i s u r a , alle membra del Corpo mistico viene distri^ buito dalla pienezza dello stesso Cristo secondo la misura del dono di Cristo. Dopo che Cristo fu glorificato sulla Croce, il suo Spirito è comunicato alla Chiesa con copiosissima effusione, aftinché le sue singole membra di giorno in giorno siano sempre più simili al Redentore. È lo Spirito di Cristo che ci ha, resi figli adottivi di D i o , sicché un giorno « noi tutti, mirando a faccia svelata la gloria del Signore quasi in uno specchio, siamo trasformati di gloria in gloria nella stessa sua immagine » . 1 0 0 101 102 1 0 3 1 0 4 1 0 5 94 8 9 Cf. IOANN., X V I I , 18 et XX, 21. Cf. LEO X I I I , Sapientiae Christianae : A. S. S., X X I L 392; Satis cognitum : Ibidem, X X V I I I , 710. Rom., V I I I , 9; II Cor., I I I , 17; Gal., I V , 6. Cf. IOANN., XX, 22. Cf. IOANN., I I I , 34. l o s Cf. Eph., I, 8; I V , 7. Cf. Rom., V I I I , 14-17; Gal., I V , 6-7. 1 0 8 Cf. II Cor., I I I , 18. 1 0 0 1 0 1 1 0 2 1 0 4 Acta Pii Pp. XII c) 25 P E R C H È È L'ANIMA DEL CORPO MISTICO A questo Spirito di Cristo, come a principio invisibile, bisogna anche attribuire l'unione di tutte le parti del Corpo tra di loro e con l'eccelso lOr Capo, risiedendo esso tutto nel Capo, tutto nel Corpo, tutto nelle singole membra : a queste egli è presente con la sua assistenza in maniere diverse secondo i loro diversi uffici, e il lóro maggiore o minor grado di perfezione spirituale. Egli, col suo celeste soffio di vita, è il principio dfogni azione vitale ed efficacemente salutare nelle diverse parti del mistico Corpo. Egli, sebbene sia personalmente presente in tutte le mistiche membra e in esse agisca in modo divino, tuttavia nelle parti inferiori opera per ministero delle membra superiori. Egli infine, mentre, spirando la sua grazia, produce sempre nuove perfezioni, pure non vuole abitare con la grazia santificante in quelle membra che siano del tutto separate dal Corpo. Siffatta presenza di attività dello Spirito di Gesù Cristo fu con vigorosa sintesi esposta dal Nostro Predecessore Leone X I I I d'immortale memoria, nella sua Lettera Enciclica Divinum illud, allorché dichiarò : « È tutto detto affermando che, essendo Cristo il Capo della Chiesa, lo Spirito Santo è l'anima di lei ». 1 0 6 Se poi quella forza e virtù vitale con cui tutta la comunità dei Cristiani viene sostentata dal suo Fondatore, noi la consideriamo non in se stessa, ma negli effetti creati che da lei promanano, essa consiste nei doni celesti che, quale causa efficiente della luce soprannaturale e della santità, il nostro Redentore insieme col suo Spirito dà alla Chiesa, e produce insieme allo stesso Spirito. Perciò la Chiesa non diversamente che tutte le sante sue membra, può far sua questa grande sentenza dell'Apostolo : (( Vivo non più io, ma vive in me Cristo ». 1 0 7 Cristo è il « Salvatore » del Corpo 1 0 8 La Nostra esposizione intorno al « Capo mistico » rimarrebbe di certo incompleta, se non accennassimo, almeno brevemente, ad un'altra sentenza dello stesso Apostolo : « Cristo è Capo della Chiesa; Egli il Salvatore del Corpo di l e i » . Con 3 0 9 1 0 6 107 1 0 8 A. «. S., XXIX, p. 650. Gal., I I , 20. Cf. AMBROS., De Elia et ieiun., 10, 36-37 et In Psalm. 118, serm. 20, 2 : M I - GNE, P. L., X I V . 710 et X V , 1483. 109 Eph., V , 23. 26 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale tali parole infatti, viene indicata l'ultima ragione per cui il Corpo della Chiesa è fregiato del nome di Cristo. Cristo cioè è il divino Salvatore di questo Corpo. Egli infatti a buon diritto vien proclamato dai Samaritani « Salvatore del mondo » , anzi senza alcun dubbio dev'essere chiamato ((Salvatore di tutti », sebbene con Paolo bisogna aggiungere che ciò è « specialmente dei fedeli » , vale a dire che, a preferenza di tutti gli altri, egli conquistò col suo sangue le sue membra costituenti la Chiesa. Avendo già detto abbastanza sulla Chiesa nata dalla Croce, su Cristo datore della luce, causa della santità e sostentatore del suo Corpo mistico, non è il caso di soffermarci ancora su questo argomento, ma piuttosto è opportuno meditare le dette verità con animo umile e attento, rivolgendo a Dio sentimenti di gratitudine perenne. Pertanto quello che il nostro Salvatore pendente dalla Croce iniziò, non cessa di perpetuare nella beatitudine celeste : « Il nostro Capo, dice Agostino, interpella per noi : alcune membra egli riceve, altre flagella, altre purifica, altre consola, altre ancora crea, chiama, corregge, rinnova ». Noi dobbiamo pertanto cooperare con Cristo in quest'opera salutare, giacché (( da uno e per mezzo di uno veniamo salvati e salviamo » . 1 1 0 1 1 1 1 1 2 1 1 3 1 1 4 LA C H I E S A È IL CORPO DI CRISTO « MISTICO » Ed ora, Venerabili Fratelli, passiamo a un altro punto nella esposizione di questa dottrina, per spiegare cioè le ragioni per cui il Corpo di Cristo (che è la Chiesa) deve chiamarsi mistico. Tale denominazione, eh'è in uso presso parecchi antichi scrittori, è comprovata da non pochi documenti dei Sommi Pontefici. Quest'appellativo infatti deve adoperarsi per varie ragioni, poiché per mezzo di esso si può distinguere il Corpo sociale della Chièsa, di cui Cristo è Capo e condottiero, dal corpo fisico dello stesso Cristo, che, nato dalla Vergine Madre di Dio, è ora assiso alla destra del Padre in cielo e nascosto in terra sotto i veli eucaristici; e, ciò che maggiormente importa per gli errori moderni, per mezzo di questa determinazione lo si può distinguere da qualunque altro corpo sia fisico sia morale. 1 1 0 IOANN., I V , 42. 1 1 1 Of. I Tim., I V , 10. Act., X X , 28. 112 1 1 3 1 1 4 Enarr. in Ps., L X X X V , 5 : MIGNE, P. L., X X X V I I , 1085. CLEM. ALEX., Strom., V I I , 2 : MIGNE, P . C, I X , 413. Acta Pii Pp. XII II corpo mistico e il corpo fisico i Mentre infatti nel corpo naturale, il principio dell'unità epngiunge le parti in modo che le singole manchino completamente della propria sussistenza, invece nel Corpo mistico la forza di mutua congiunzione, sebbene intima, unisce le membra tra loro di guisa che le singole godano completamente di una propria personalità. Se poi consideriamo il mutuo rapporto del tutto e delle singole membra, esse in ogni corpo fisico vivente sono in ultima analisi destinate soltanto a profitto di tutto il composto; mentre, in una compagine sociale di uomini, nell'ordine del fine dell'utilità, l'ultimo scopo è il bene di tutti e di ciascun membro, essendo essi persone. Così (per ritornare al nostro argomento), come il Figlio dell'Eterno Padre discese dal cielo per la salvezza eterna di noi tutti, così fondò il Corpo della Chiesa e lo arricchì del divino Spirito per procurare ed assicurare la beatitudine delle anime immortali, secondo il detto dell'Apostolo : « Tutte le cose sono vostre; voi siete di Cristo; Cristo poi è di Dio». La Chiesa invero è costituita per il bene dei fedeli e per la gloria di Dio e di Gesù Cristo ch'egli ci ha mandato. 1 1 5 Il corpo mistico e il corpo puramente morale Se poi confrontiamo il Corpo mistico con quello morale, allora bisogna notare tra i due una differenza di somma importanza. Nel corpo morale, il principio di unità non è altro che il fine comune e la comune cooperazione ad un medesimo fine, mediante l'autorità sociale; invece nel Corpo mistico, di cui qui trattiamo, alla comune tendenza per lo stesso fine, va aggiunto un altro principio interno che esiste ed agisce con forza e nell'intera compagine e nelle singole sue parti, ed è di tale eccellenza da superare per se stesso immensamente tutti i vincoli di unità che conglutinano sia un corpo fisico sia un corpo morale. Ciò, come sopra abbiamo detto, non è qualche cosa di ordine naturale, bensì soprannaturale, anzi in se stesso infinito ed increato, cioè lo Spirito divino che, come dice l'Angelico, « uno e identico per numero, riempie ed unisce tutta la C h i e s a » : 116 Il retto significato dunque di questa sentenza rammenta che la Chiesa, la quale deve ritenersi una società perfetta nel suo 115 I Cor., I I I , 23; PITTS X I , Divini Redemptoris: A. A. 8., 1937, p. 80. 116 De Veritate, q. 29, a. 4. c. . Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 28 genere, non consta soltanto di elementi ed argomenti sociali e giuridici. Essa è senza dubbio molto più eccellente di qualunque altra società umana e la supera come la grazia supera la natura e come le cose immortali trascendono tutte le cose caduche. Certo le altre società umane, e in'specie la Società Civile, devono essere tenute in non poco conto, ma nel loro ordinamento, non vi sono tutti gli elementi della Chiesa, come nella parte materiale del nostro corpo mortale non vi è tutto l'uomo » . Sebbene infatti le ragioni giuridiche sulle quali anche la Chiesa è fondata e costruita abbiano origine dalla costituzione divina datale da Cristo e contribuiscano al conseguimento del suo fine soprannaturale, tuttavia ciò che eleva la società cristiana a quel grado che supera in modo assoluto ogni ordine naturale, è lo Spirito del nostro Redentore che, come ionte di tutte le grazie, doni e carismi, pervade intimamente la Chiesa e opera in essa. Infatti, come la compagine del nostro corpo mortale, benché sia opera meravigliosa del Creatore, pure dista moltissimo dall'eccelsa dignità dell'animo nostro, così la struttura della società cristiana, benché sia tale da mostrare la sapienza del suo divino Artefice, tuttavia è qualche cosa di ordine del tutto inferiore, se si paragona ai doni spirituali di cui essa è dotata e con cui vive, nonché alla divina loro sorgente. 1 1 7 1 1 8 1 1 9 La Chiesa giuridica e la Chiesa della Carità Da quanto finora abbiamo spiegato, Venerabili Fratelli, appare il grave errore sia di quelli che s'immaginano arbitrariamente la Chiesa quasi nascosta e del tutto invisibile, sia di quelli che la confondono con altre istituzioni umane fornite di regola disciplinare e di riti esterni, ma senza comunicazione di vita soprannaturale. Invece, come Cristo, Capo ed esemplare della Chiesa, « non è tutto il Cristo se in lui si considera o soltanto la natura umana visibile... o soltanto la natura divina invisibile..., ma è uno con le due nature e nelle due nature, così è il suo Corpo mistico » . U Verbo di Dio assunse infatti l'umana natura soggetta ai dolori, affinchè, fondata la società visibile e consacrata col sangue divino, » l'uomo fosse richiamato alle cose invisibili attraverso un governo visibile » . 1 2 0 1 2 1 1 2 2 1 1 7 u t 118 130 ' 121 I A A Cf. LEO X I I I , Sapientiae christianae: A. S. S., X X I I , p. 392. Cf. LEO X I I I , Satis cognitum: A. S. S., X X V I I I , p. 724. Cf. Ibidem, p. 710. Cf. IUdem, p. 710. Cf. Ibidem, p. 710. S. THOMAS, De Veritate, q. 29, a. 4, ad 3. ' Acta Pii Pp. XII Perciò compiangiamo e riproviamo anche il funesto errore di coloro i quali sognano una Chiesa ideale, una certa società alimentata e formata di carità, cui (non senza disprezzo) oppongono l'altra che chiamano giuridica. Ma erroneamente suggeriscono una tale distinzione, giacché essi non avvertono che il divin Redentore volle che il ceto di uomini da Lui fondato fosse anche una società perfetta nel suo genere e fornita di tutti gli elementi giuridici e sociali, per perpetuare in terra l'opera salutare della Redenzione; e perciò la volle arricchita dallo Spirito Santo di celesti doni e grazie. L'Eterno Padre la volle, è noto, come «regno del Figlio del suo a m o r e » ; ma un regno vero, nel quale cioè tutti i credenti gli offrissero la completa sottomissione dell'intelletto e della volontà, e con animo umile ed obbediente si conformassero a lui che per noi « si fece ubbir diente sino alla morte ». Or dunque nessuna vera opposizione o ripugnanza può esistere tra la missione invisibile dello Spirito Santo e l'ufficio giuridico che i Pastori e i Dottori hanno (ricevuto da Cristo. Che anzi queste due realtà si completano e perfezionano a vicenda (come in noi il corpo e l'anima) e procedono da un solo identico Salvatore, il quale, quando alitò augii Apostoli, non solo disse : « Ricevete lo Spirito Santo » ma comandò anche a voce alta : « Come il Padre mandò me, così anche io mando v o i » , e altrove: « C h i ascolta voi, ascolta me ». 123 124 125 1 2 6 1 2 7 1 2 8 1 2 9 Che se nella Chiesa si scorge qualche cosa che indica la debolezza della nostra condizione, ciò non deve attribuirsi alla costituzione giuridica di essa, ma piuttosto alla deplorevole tendenza dei suoi singoli membri al male, tendenza che il divin Fondatore permette si incontri anche nei membri più ragguardevoli del suo Corpo mistico, perchè sia messa alla prova la virtù sia delle pecorelle sia dei Pastori e in tutti si accumulino i meriti della fede cristiana. Cristo infatti, come abbiamo detto più sopra, dal ceto che aveva fondato non volle che fossero esclusi i peccatori : se dunque alcuni membri soffrono malattie spirituali, non c'è motivo di diminuire il nostro amore verso la Chiesa, ma piuttosto di aumentare la nostra pietà verso le sue membra. Sì, certamente, senza alcuna macchia risplende la pia Madre 1 2 3 124 1 2 5 128 1 2 7 1 2 8 1 2 8 Conc. Vat., Sess. IV, Const. dogm. de Eccl., prol. Col., I, 13. Conc. Vat., Sess. III, Const de fide cath., cap. 3. Philipp., II, 8. IOANN., XX, 22. IOANN., XX, 21. L u c , X, 16. Acta 30 Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale nei Sacramenti coi quali genera ed alimenta i figli, nella fede che conserva sempre incontaminata, nelle santissime leggi con le quali comanda, nei consigli evangelici coi quali ammonisce, nei celesti doni e carismi coi quali nella sua inesausta fecondità genera innumerevoli eserciti di martiri, di vergini e di confessori. Ma non si può ascriverle a difetto, se alcune membra languiscono inferme o ferite : in nome loro ogni giorno essa stessa prega Dio dicendo : « Rimetti a noi i nostri debiti » e nella loro cura spirituale si applica senza indugio e con forte e materno animo. 1 3 0 Quando dunque il Corpo di Gesù Cristo lo chiamiamo « mistico », dal significato stesso di questa parola riceviamo ì più gravi ammaestramenti, che risuonano nella espressione di S. Leone : « Riconosci, o cristiano, la tua dignità, e, divenuto partecipe della natura divina, non voler con un disdicevole tenor di vita, ritornare all'antica bassezza. Ricordati di quale Capo e di quale Corpo sei membro ». 1 3 1 PARTE SECONDA L'UNIONE DEI FEDELI CON CRISTO Ci piace ora, Venerabili Fratelli, trattare in modo particolarissimo dell'unione nostra con Cristo nel Corpo della Chiesa, il quale argomento (come giustamente osserva A g o s t i n o ) è cosa grande, arcana e divina, e perciò spesso avviene che da alcuni sia male compresa e male spiegata. Anzitutto è chiaro che essa è strettissima. Infatti, nella Sacra Scrittura, viene raffigurata nel vincolo d'un casto matrimonio e paragonata ora all'unità vitale dei tralci con la vite, ora alla stretta compagine del nostro c o r p o . Si presenta inoltre nei libri ispirati così intima, che antichissimi documenti costantemente tramandati dai Padri e fondati sul detto dell'Apostolo : « E g l i (Cristo) è il Capo della Chiesa» insegnano che il divin Redentore costituisce col suo Corpo sociale una sola persona mistica, ossia, 132 133 1 3 1 13ü Cf. Conc. Vat., Sess. III, Const. de fide cath., cap. 3. 1 3 1 Serm., XXI, 3 : MIGNE, P. L., LIV, 192-193. 1 3 2 Cf. AUGUST.., Contra Faust., 21, 8: MIGNE, P L., XLII, 392. 1 3 3 Cf. 16. 134 Eph., V, Col,, I, 18. 22-23; IOANN., XV, 1-5; Eph., IV, Acta Pii Pp. XII 31 135 come dice Agostino : tutto C r i s t o . Anzi lo stesso Salvatore nostro nella sua preghiera sacerdotale non dubitò di paragonare cotale unione con quella mirabile unità per la quale il Figlio è nel Padre e il Padre è nel Figlio. 1 3 6 Vincoli giuridici e sociali Questa nostra compagine in Cristo e con Cristo nasce anzitutto dal fatto che la società cristiana per volontà del suo Fondatore, è un Corpo sociale perfetto, per cui in essa l'unione deve consistere nel concorso di tutte le membra allo stesso fine. Quanto più infatti è nobile il fine cui tende questa cooperazione, quanto più divina è la fonte dalla quale essa procede, tanto più sublime diventa senza dubbio l'unità. Orbene, il fine è altissimo : continuare cioè la santificazione delle membra dello stesso Corpo, per la gloria di Dio e dell'Agnello che è stato ucciso per noi. La sorgente è divinissima : il beneplacito dell'Eterno Padre, l'amabile volontà del nostro Salvatore, e specialmente l'interna ispirazione ed impulso dello Spirito Santo negli animi nostri. Se infatti senza lo Spirito Santo non si può compiere neppure un minimo atto che conduca alla salvezza, come potrebbero innumerevoli moltitudini d'ogni popolo e di ogni stirpe aspirare con lo stesso intento alla gloria di Dio uno e trino, se non per virtù di Colui che procede dal Padre e dal Figlio in un solo eterno amore? 1 3 7 Poiché, come abbiam detto, questo Corpo sociale di Cristo dev'essere visibile per volontà del suo Fondatore, quella cooperazione di tutte le membra deve anch'essa manifestarsi esternamente, sia nèll'attuarsi di una idèntica fede, sia per la comunione dei medesimi Sacramenti, sia partecipando allo stesso sacrificio, sia per un'operosa osservanza delle identiche leggi. È poi assolutamente necessario che sia manifesto agli occhi di tutti il Capo supremo, cioè il Vicario di Cristo, dal quale venga diretta con efficacia la cooperazione dei membri al conseguimento del fine proposto. A quella guisa infatti con cui il divin Redentore inviò il Paraclito Spirito di verità, che per suo mandato dirigesse invisibilmente la Chiesa, così ordinò a Pietro e ai suoi Successori che, rappresentando in terra la sua persona visibile, governassero la società cristiana. 1 3 8 1 S S Gì.Enarr. in Ps., X V I I , 51 et X O , I I , 1 : MIGNE, P. L., X X X V I , 154 et X X X V I I , 1159. IOANN., X V I I , 21-23. 1 3 6 137 Apoc, V, 12-13. 1 3 8 Cf. IOANN., X I V , 16 et 26 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 32 Tirtù teologiche Ai vincoli giuridici, tali in se stessi da trascendere quelli di qualsiasi altra società umana anche suprema, è necessario aggiungere un'altra ragione di unità proveniente da quelle tre virtù con le quali noi ci uniamo a Dio nel modo più intimo : la fede, la speranza e la carità cristiana. Certo, come osserva l'Apostolo, « uno solo è il Signore, una sola la f e d e » , quella fede cioè con la quale aderiamo a Dio e a Colui ch'egli mandò, Gesù C r i s t o . Quanto noi intimamente restiamo congiunti a Dio con questa fede, lo insegnano le parole del discepolo prediletto : « Chiunque confesserà che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio » . Nè, mediante questa stessa fede cristiana, siamo meno congiunti tra di noi e col nostro Capo divino. Infatti, tutti noi credenti, « avendo il medesimo spirito di fede », siamo illuminati dalla medesima luce di Cristo, ci nutriamo al medesimo convito di Cristo, veniamo governati dalla medesima autorità e magistero di Cristo. Che se fiorisce in tutti lo stesso spirito di fede, tutti anche «viviamo (la identica vita) nella fede del Figlio di Dio che ci amò e diede se stesso per noi » . E Cristo nostro Capo, che per la viva fede abbiamo ricevuto in noi ed abita nei nostiri cuori, come è autore della nostra fede, così sarà colui che la perfeziona. 1 3 9 140 1 4 1 1 4 2 1 4 , 3 1 4 4 145 Come per mezzo della fede qui in terra aderiamo a Dio, fonte di verità, così per mezzo della speranza cristiana lo desideriamo quale fonte di beatitudine, « attendendo quella beata speranza che è l'apparizione gloriosa del grande Dio » . Per quel comune desiderio poi del Regno celeste, per cui non vogliamo avere qui sulla terra una dimora stabile ma cerchiamo quella f u t u r a e aneliamo alla gloria superna, l'Apostolo delle genti non dubitò di asserire : « Un corpo solo, un solo spirito, come siete stati chiamati in un'unica speranza » ; anzi Cristo risiede in noi come la speranza della g l o r i a . 1 4 6 147 1 4 8 149 139 Eph., 1 4 0 Cf. 141 I Ioann., I V , 15. 142 II Cor., I V , 13. Of. Gal, I I , 20. Cf. Eph., I I I , 17. 1 4 3 1 4 4 145 148 I V , 5. IOANN., X V I I , Of. Hebr., X I I , 2. Tit., II, 13. 1 4 7 Cf. Hebr., X I I I , 14. 148 Eph., I V , 4. Of. Col., I , 27. 1 4 9 8. Acta Pii Pp. XII 33 Ma se i vincoli della fede e della speranza coi quali siamo congiunti al nostro divin Redentore nel suo Corpo mistico, sono di grandissima importanza, di non minore entità ed efficienza sono i vincoli della carità. Infatti, se anche in natura è cosa eccellentissima l'amore, da cui nasce la vera amicizia, che cosa deve dirsi di quell'amore soprannaturale che viene infuso nei nostri cuori dallo stesso Dio? « Dio è carità : e chi sta nella carità, sta in Dio e Dio in lui ». La quale carità, quasi per legge istituita da Dio, fa sì che egli, riamandoci discenda in noi Che lo amiamo, in conformità alle parole divine : « Se uno mi ama, . . . anche il Padre mio l'amerà e verremo a lui e faremo dimora presso di lui » . La carità dunque, più strettamente di qualsiasi altra virtù ci congiunge con Cristo, dal cui celeste ardore infiammati, tanti figli della Chiesa hanno gioito nel poter essere oltraggiati per lui e nell'affrontare sino all'estremo anelito i più ardui sacrifizi, anche l'effusione del sangue. Perciò il nostro divin Salvatore ci esorta ardentemente con le seguenti parole : « Perseverate nel mio amore ». E poiché la carità è una cosa inutile e del tutto vuota, se non è attuata e manifestata con le buone opere, soggiunge : « Se osserverete i miei comandamenti, persevererete nel mio amore, come io stesso ho osservato i comandamenti del Padre e rimango nel suo amore » . 1 5 0 1 5 1 1 S 2 amore verso il prossimo È necessario però che all'amore verso Dio e verso Cristo corrisponda l'amore verso il prossimo. Come possiamo infatti asserire di amare il divin Redentore, se odiamo -coloro ch'egli redense col suo sangue prezioso per farli membra del suo Corpo mistico? Perciò così ci ammonisce l'Apostolo prediletto : « Se uno dirà : io amo Dio, e odierà il suo fratello, è mentitore. Infatti, chi non ama il suo fratello che vede, come può amare Dio che non vede? E questo comandamento abbiamo da Dio : che chi ama Dio, ami anche il proprio fratello ». Anzi bisogna anche affermare che noi saremo sempre più uniti con Dio e con Cristo, a misura che saremo membra l'uno dell'altro e vicendevolmente premurosi; come d'altra parte, quanto più saremo stretti a Dio e al nostro Capo divino con un ardente amore, tanto maggiormente saremo uniti e fusi mediante la carità. 1 5 3 1 5 4 155 160 I Ioann., I V , 16. 1 5 1 IOANN., X I V , 28. 1 5 2 IOANN., X V , 9-10. " 3 I Ioann., I V , 20-21. "* Rom., / Cor., 155 X I I , 5. X I I , 25. ACTA, vol. X , n. 7 - Append. 3 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 34 Cristo ci ama con una conoscenza infinita e una carità eterna Il Figlio Unigenito di Dio, già prima dell'inizio del mondo, con la sua eterna infinita conoscenza e con un amore perpetuo, ci ha stretti a sè. E perchè potesse manifestare tale amore in modo ammirabile e del tutto visibile, congiunse a sè la nostra natura nell'unione ipostatica; donde avviene che « in Cristo la nostra carne ami noi », come, con candida semplicità, osserva Massimo di T o r i n o . 156 In verità, questa amantissima conoscenza, con la quale il divin Redentore ci ha seguiti sin dal primo istante della sua Incarnazione, supera ogni capacità della mente umana, giacché, per quella visione beatifica di cui godeva sin dal momento in cui fu ricevuto nel seno della Madre divina, egli ha costantemente e perfettamente presenti tutte le membra del Corpo mistico e le abbraccia col suo salvifico amore. O ammirevole degnazione della divina pietà verso di noi; o inestimabile ordine dell'immensa carità! Nel presepio, sulla croce, nella gloria eterna del Padre, Cristo ha presenti e congiunte a sè tutte le membra della Chiesa in modo molto più chiaro e più amorevole di quello con cui una madre guarda il suo figlio e se lo stringe al seno, e con cui un uomo conosce ed ama se stesso. La Chiesa « pienezza » di Cristo Da quanto abbiamo detto fin qui, si vede chiaramente, Venerabili Fratelli, perchè l'Apostolo Paolo tanto spesso scriva che Cristo è in noi, e noi in Cristo. Il che egli dimostra ancora con una ragione alquanto sottile : Cristo, come sufficientemente abbiamo detto sopra, è in noi per il suo Spirito che ci comunica e per mezzo del quale egli agisce in noi in maniera tale, da doversi dire che qualsiasi cosa divina si operi dallo Spirito Santo in noi, viene operata anche da Cristo. « Se uno non ha lo Spirito di Cristo (dice l'Apostolo), non è dei suoi : se invece Cristo è in voi..., lo spirito vive per effetto della giustificazione » . 1 5 7 1 5 8 l s t Serm. X X I X : MIGNK, P . L., L V I I , 594. 1 S 7 Cf. S. THOM., Comm. in Ep. ad Eph., cap. I I , lect. 5. 1S « Rom., VIII, 9-10. Acta Pii Pp. XII 35 Per la medesima comunicazione dello Spirito di Cristo, avviene poi clie la Chiesa sia quasi la pienezza ed il complemento del Redentore, perchè tutti i doni, le virtù e i carismi che si trovano nel modo più eminente, abbondante ed efficace nel Capo, derivano in tutte le membra della Chiesa e in esse si perfezionano di giorno in giorno a seconda del posto di ciascuna nel Corpo mistico di Gesù Cristo : quindi Cristo in certo modo e sotto ogni riguardo si completa nella Chiesa. Con le quali parole tocchiamo la stessa ragione per cui, secondo il parere già accennato di Agostino, il Capo mistico, che è Cristo, e la Chiesa, la quale rappresenta in terra la sua persona come un altro Cristo, costituiscono un unico nuovo uomo, pel quale, nel perpetuare l'opera salutare della Croce, si congiungono il cielo e la terra; ragione per cui possiamo dire come in sintesi : Cristo, Capo e Corpo, tutto Cristo. 1 5 9 L'inabitazione dello Spirito Santo Certo, non ignoriamo che nel comprendere e nello spiegare questa dottrina riguardante la nostra unione col divin Redentore e, in modo particolare, Pinabitazione dello Spirito Santo nelle anime, vi sono dei velami che l'avvolgono come caligine, a causa della debolezza della nostra mente. Ma sappiamo anche che dalla retta ed assidua indagine di questa materia, dal conflitto delle varie opinioni, dal concorso delle diverse teorie, purché nella investigazione siamo diretti dall'amore della verità e dal dovuto ossequio verso la Chiesa, scaturiscono e prorompono preziosi lumi, per mezzo dei quali si fa un vero profìtto negli studi sacri in tale genere. Non biasimiamo quindi coloro che intraprendono diverse vie e metodi per trattare ed illustrare con ogni sforzo l'altissimo mistero di questa nostra unione con Cristo. Però tutti abbiano per certa ed indiscussa, se non vogliono allontanarsi dalla genuina dottrina e dal retto insegnamento della Chiesa, la seguente norma : respingere cioè, in questa mistica unione, ogni modo col quale i fedeli, per qualsiasi ragione, sorpassino talmente l'ordine delle creature ed invadano erroneamente il campo divino, che anche un solo attributo di Dio eterno possa predicarsi di loro come proprio. E inoltre fermamente e con ogni certezza ritengano che in queste cose tutto è comune alla Santissima Trinità, in quanto tutto riguarda 'Dio quale suprema causa efficiente. 1 5 9 Cf. S. THOM., Comm. in Ep. ad Eph., cap. I, lect. 8. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 36 Devono anche tener presente che in questo argomento si tratta di un mistero occulto,, il quale, in questo terreno esilio, non può mai essere intravveduto libero da ogni velame, nè può essere espresso da lingua umana. Si dice che le Persone divine inabitano, in quanto che, presenti in modo imperscrutabile negli esseri dotati d'intelletto, questi si pongono con esse in relazione mediante la conoscenza e l'amore in un modo del tutto intimo e singolare che trascende ogni natura creata. Per cercare di comprendere alquanto questo modo, bisogna por mente al metodo tanto raccomandato dal Concilio V a t i c a n o nelle cose di tal genere, per cui si paragonano gli stessi misteri tra di loro e col loro fine supremo, sforzandosi di attingerne quel tanto di luce che faccia almeno intravvedere gli arcani divini. Quindi opportunamente il sapientissimo Nostro Predecessore Leone X I I I di f. m., parlando della nostra unione con Cristo e del divin Paraclito inabitante in noi, volge gli occhi a quella beatitudine con ia quale un giorno la mistica unione otterrà il suo compimento nel cielo, e dice : « Questa mirabile unione, detta con nome suo proprio inabitazione, si differenzia da quella con cui Iddio abbraccia e fa beati i celesti, soltanto per il nostro stato [di viatori sulla terra] ». In quella celeste visione, sarà poi concesso agli occhi della mente umana rinvigoriti da luce soprannaturale, di contemplare in maniera del tutto ineffabile il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, di assistere per tutta l'eternità al procedere delle divine Persone l'una dall'altra, inebriandosi di un gaudio molto simile a quello con cui è beata la santissima e indivisa Trinità. 1 6 0 161 1 6 2 Quanto finora abbiamo esposto dell'intima unione del Corpo mistico di Gesù Cristo col suo Capo, ci parrebbe imperfetto, se qui non aggiungessimo almeno poche parole intorno alla santissima Eucaristia, con la quale una siffatta unione in questa vita mortale raggiunge il grado più alto. L'Eucaristia, segno di unità Gesù Cristo infatti volle che questa mirabile unione, non mai abbastanza lodata, per la quale veniamo congiunti tra di noi e col divino nostro Capo, si manifestasse ai credenti in modo speciale per mezzo del sacrifìcio eucaristico. In esso infatti i ministri dei Sacramenti non solo rappresentano il Salvatore nòstro, ma anche tutto il Corpo mistico e i singoli fedeli; in esso i fß1 6 0 161 1 , 2 Of. S. THOM., I, q. 43, a. 3. Sess. III, Const. de fid. cath., cap. 4. Of. Divinum illud : A. 8. S., XXIX, p. 653. Acta Pii Pp. XII 37 deli, uniti al sacerdote nei voti e nelle preghiere comuni, per le mani dello stesso sacerdote, offrono all'Eterno Padre, quale ostia graditissima di lode e di propiziazione pei bisogni di tutta la Chiesa, l'Agnello immacolato, dalla voce del solo sacerdote reso presente sull'altare. E come il divin Redentore, morendo in Croce, offrì all'Eterno Padre se stesso quale Capo di tutto il genere umano, così « in questa oblazione pura», non offre quale Capo della Chiesa soltanto se stesso, ma in se stesso offre anche le sue mistiche membra, poiché egli nel suo Cuore amantissimo tutte le racchiude, anche se deboli e inferme. Il Sacramento dell'Eucaristia, vivida e stupenda immagine dell'unità della Chiesa in quanto il pane da consacrarsi deriva da molti grani che formano una cosa unica, ci dà lo stesso autore della grazia santificante, aftinché da lui attingiamo quello Spirito di carità con cui viviamo non già la nostra vita ma la vita di Cristo, e in tutte le membra del suo Corpo sociale amiamo lo stesso Redentore. 1 6 3 1 6 4 Se dunque nelle tristissime circostanze in cui ora versiamo, vi sono moltissimi i quali aderiscono a Gesù Cristo nascosto sotto i veli eucaristici così intimamente, che né la tribolazione nè l'angoscia nè la fame nè la nudità nè il pericolo nè la persecuzione nè la spada potrebbero mai separarli dalla sua c a r i t à , allora senza dubbio la sacra Comunione, non senza disegno del provvidentissimo Iddio ritornata in questi ultimi tempi d'uso frequente anche pei fanciulli, potrà diventare fonte di quella fortezza che non raramente suscita e irrobustisce anche gli eroi cristiani. 165 PAETE TEEZA ESORTAZIONE PASTORALE ERRORI D E L L A V I T A A S C E T I C A Venerabili Fratelli, se i cristiani comprenderanno piamente e con rettitudine queste cose e con diligenza le riterranno, più facilmente potranno guardarsi anche da quegli errori che, con grande pericolo della fede cattolica e smarrimento degli animi, scaturiscono dalla investigazione, da alcuni arbitrariamente intrapresa, di questa difficile materia. 1 6 3 16 MAL., I, 11. * Cf. Didacfie, IX, 4. 1 6 S Cf. Rom., VIII, 35. Acta 38 Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale Falso «misticismo)) Infatti non mancano coloro i quali non considerando abbastanza che l'Apostolo Paolo circa questo argomento parlò metaforicamente, e senza distinguere (com'è assolutamente necessario) i significati particolari e propri di corpo fisico, di corpo morale, di corpo mistico, danno di questa unione una spiegazione alterata. Giacché fanno unire e fondere in una stessa persona fìsica il divin Redentore e le membra della Chiesa, e mentre attribuiscono agli uomini cose divine, fanno Gesù Cristo soggetto ad errori e a debolezze umane. Dalla falsità di questa dottrina ripugnano la fede cattolica e i precetti dei Santi Padri, rifugge la mente e la dottrina dell'Apostolo delle Genti, il quale, sebbene congiunga tra loro con mirabile fusione Cristo e il Corpo mistico, tuttavia oppone l'uno all'altro come lo Sposo alla Sposa. 166 Falso <( quietismo » Non meno lontano dalla verità è il pericoloso errore di quelli che dall'arcana unione di noi tutti con Cristo si studiano di dedurre un certo insano quietismo, col quale tutta la vita spirituale dei cristiani e il loro progresso nella virtù vengono attribuiti unicamente all'azione del divino Spirito, escludendo cioè e lasciando da parte la nostra debita cooperazione. Nessuno certamente può negare che il Santo Spirito di Gesù Cristo sia l'unica fonte donde promana nella Chiesa e nelle sue membra ogni forza superna. Infatti, come dice il Salmista, « i l Signore largisce grazie e gloria » . Ma che gli uomini perseverino costantemente nelle opere di santità, che progrediscano con alacrità nella grazia e nella virtù, che infine non soltanto tendano strenuamente alla vetta della perfezione cristiana; ma incitino secondo le proprie forze anche gli altri a conseguire la medesima perfezione, tutto questo, lo Spirito celeste non vuol compiere, se gli stessi uomini non cooperano ogni giorno con diligenza operosa. « Infatti, come osserva Ambrogio, i benefìci divini non vengono trasmessi a chi dorme, ma a chi veglia». Poiché, se nel nostro corpo mortale le membra si corroborano e si sviluppano con ininterrotto esercizio, molto più ciò accade nel Corpo sociale di Gesù Cristo, nel quale le singole membra godono di una propria libertà, coscienza, azione. Perciò colui che disse : 1 6 7 1 6 8 1 8 8 J8? 188 Of. Eph., V, 22-23. Ps., LXXXLTI, 12. Expos. Evang. sec. Luc, IV, 49; MIGNE, P. L., XV, 1626. Acta PU Pp. XII 39 1 6 9 « Vivo, non più io, ma vive in me Cristo » , non dubitò di asserire : (da grazia di lui, cioè di Dio, verso di me non fu cosa vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non già io, ma la grazia di Dio con me ». Quindi è chiarissimo che nelle accennate fallaci dottrine, il mistero di cui trattiamo non sarebbe diretto allo spirituale profìtto dei fedeli, ma si volgerebbe miseramente alla loro rovina. 1 7 0 Errori circa la confessione sacramentale e l'orazione Da tali false asserzioni proviene anche che alcuni affermino non doversi molto inculcare la frequente confessione dei peccati veniali, poiché meglio si adatta quella confessione generale che ogni giorno la Sposa di Cristo coi suoi figli a sè congiunti nel Signore fa per mezzo dei Sacerdoti sul punto di ascendere all'altare di Dio. È vero che in molte e lodevoli maniere, come voi, o Venerabili Fratelli, ben conoscete, possono espiarsi questi peccati, ma per un più spedito progresso nel quotidiano cammino della virtù, raccomandiamo sommamente quel pio uso, introdotto dalla Chiesa per ispirazione dello Spirito Santo, della confessione frequente, mercè la quale si accresce la retta conoscenza di se Stesso, si sviluppa la cristiana umiltà, si sradica la perversità dei costumi, si resiste alla negligenza e al torpore spirituale, si parifica la coscienza, si rinvigorisce la volontà, si procura la salutare direzione delle coscienze e si aumenta la grazia in forza dello stesso Sacramento. Quelli dunque che fra il giovane clero attenuano o estinguono la stima della confessione frequente, sappiano che intraprendono cosa aliena dallo Spirito di Cristo e funestissima al Corpo mistico del nostro Salvatore. Vi sono inoltre alcuni i quali o negano alle nostre preghiere ogni vera efficacia d'impetrazione, ovvero si sforzano di insinuare nelle menti che le suppliche rivolte a Dio in privato bisogna ritenerle di poco valore, ma piuttosto realmente valgono quelle pubbliche, usate in nome della Chiesa come quelle che partono dal Corpo mistico di Gesù Cristo. Ciò è del tutto errato, poiché il divin Redentore non ha a sè strettissimamente congiunta soltanto la sua Chiesa, quale amantissima Sposa, ma in essa, anche gli animi dei singoli fedeli, coi quali desidera ardentemente trattenersi in intimi colloqui, specie dopo che essi si sono accostati alla mensa eucaristica. E benché la preghiera collettiva» come procedente dalla Madre Chiesa, superi tutte le 1 , 9 1T0 Gal., II, 20. I Cor., XV, 10. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 40 altre per la dignità della Sposa di Cristo, pure tutte le preghiere, dette anche in forma privatissima, non sono prive nè di dignità nè di virtù e conferiscono moltissimo anche all'utilità dell'intero Corpo mistico, in quanto che tutto ciò che si compie di bene e di retto dai singoli membri ridonda anche in profìtto di tutti grazie alla Comunione dei Santi. Nè ai singoli uomini, appunto perchè membra di questo Corpo, si vieta di chiedere per se stessi delle grazie speciali anche per quanto riguarda la vita presente, serbando tuttavia la conformità alla volontà di Dio : essi infatti rimangono persone libere e soggette ai propri individuali bisogni. Quanto poi debbano tutti grandemente stimare la meditazione delle cose celesti, è comprovato non soltanto dai documenti della Chiesa, ma anche dall'uso e dall'esempio di tutti i Santi. 1 7 1 Non mancano infine di quelli i quali dicono che le nostre preghiere non devono essere dirette alla stessa persona di Gesù •Cristo, ma piuttosto a Dio o all'Eterno Padre per mezzo di Cristo, poiché il nostro Salvatore, in quanto Capo del suo Corpo mistico, dev'essere considerato semplicemente « mediatore di Dio e degli uomini » . Ma ciò non solo si oppone alla mente della Chiesa e alla consuetudine dei cristiani, ma offende anche la verità. Cristo infatti, per parlare con esatto linguaggio, è Capo di tutta la C h i e s a secondo l'una e l'altra natura insieme, la divina e l'umana, e del resto egli stesso asserì solennemente : « Se mi domanderete qualche cosa in mio nome, io lo farò». E sebbene le preghiere siano rivolte all'Eterno Padre per mezzo del suo Unigenito di preferenza nel sacrifìcio eucaristico, nel quale Cristo, essendo egli stesso sacerdote ed ostia, compie in modo speciale l'ufficio di conciliatore, tuttavia non poche volte, e persino nello stesso santo sacrifizio, si usano preghiere rivolte allo stesso divin Redentore, giacché tutti i cristiani devono conoscere e comprendere chiaramente che l'uomo Gesù Cristo è lo stesso Figlio di Dio e il medesimo Dio. Anzi, mentre la Chiesa militante adora e prega l'Agnello incontaminato e la sacra Ostia, in certo qual modo sembra rispondere alla voce della Chiesa trionfante che canta in eterno : « A Colui che siede sul trono e all'Agnello, la benedizione e l'onore e la gloria e il potere per i secoli dei secoli ». . 1 7 2 173 1 7 4 1 7 5 1 7 1 372 1 7 3 1 7 I 17S Cf. S. THOM., I I - I I , q. 83, a I I , 5. 5 et 6. I Tim., Cf. S. THOM., De Veritate, q 29, a. 4, c. IOANN.,, X I V , 14. Apoc, V, 13. Acta Pii Pp. XII 41 E S O R T A Z I O N E PER A M A R E L A C H I E S A Dopo avere, Venerabili Fratelli, nell'accurata spiegazione di questo mistero che riassume l'arcana unione di tutti noi con Cristo, nella Nostra qualità di Maestro della Chiesa universale, irradiate le menti con la luce della verità, riteniamo conforme al Nostro pastorale ufficio l'aggiungere anche un invito agli animi, affinchè un tale Corpo mistico venga amato con quell'ardore di carità che non si limita ai pensieri e alle parole, ma che prorompe in attività di opere. Giacché, se i seguaci dell'antica legge poterono così cantare della loro Città terrestre : « Se mi dovessi dimenticare di te, o Gerusalemme, cada in oblio la mia destra; resti attaccata al palato la mia lingua, se non mi ricordo di te, se non colloco Gerusalemme al disopra di ogni mia gioia » , con quanta maggior gloria e più ampio gaudio abbiamo noi il dovere di esultare appunto per il fatto che siamo cittadini di una Città costruita sul monte santo con vive e scelte pietre e della quale è «pietra angolare Gesù C r i s t o » . Niente invero si può immaginare di più glorioso, niente di più nobile, niente senza dubbio di più onorifico, dell'appartenere alla santa, cattolica, apostolica e romana Chiesa, per la quale diventiamo membra di un unico e così venerando Corpo, siamo guidati da un unico e così eccelso Capo, siamo ripieni di un unico divino Spirito, siamo nutriti in questo terrestre esilio da una sola dottrina e da uno stesso Pane angelico, sino al momento in cui ci ritroveremo a godere di un'unica sempiterna beatitudine nei cieli. 1 7 6 1 7 7 Sia un amore solido Ma, per non essere ingannati dall'angelo delle tenebre che suole trasfigurarsi in angelo di l u c e , sia norma suprema del nostro affetto l'amare la Sposa di Cristo quale Cristo stesso la volle, conquistandola col suo sangue. Quindi non solo ci devono stare sommamente a cuore i Sacramenti, coi quali la Madre nostra la Chiesa ci nutrisce; non solo devono esserci carissime le grandi feste, che essa celebra a nostra consolazione e gioia, e i sacri cantici e i riti liturgici, coi quali innalza le nostre menti alle cose celesti; ma dobbiamo anche avere in gran conto quelli che si chiamano sacramentali, come pure tutte le pratiche di 178 178 Ps., CXXXVI, 5-6. 177 Eph., II, 20: I Petr., II, 4-5. 1 7 8 Cf. II Cor., XI, 14. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 42 pietà con le quali la Chiesa stessa mira a pervadere soavemente dello Spirito di Cristo gli animi dei fedeli, per loro consolazione. Nè soltanto è nostro dovere il ricambiare come si conviene a figli la materna pietà della Chiesa verso di noi, ma dobbiamo anche professarle riverenza per F autorità conferitale da Cristo, in modo tale da sottometterle pienamente il nostro giudizio, in ossequio a Cristo stesso. Perciò siamo tenuti ad obbedire alle sue leggi ed ai suoi precetti in fatto di costumi, anche se talvolta ciò riesca abbastanza pesante alla nostra natura, decaduta qual'è dallo stato dell'innocenza originale. Così pure dobbiamo reprimere con volontarie penitenze la nostra carné ribelle, mentre ci viene altresì inculcato di saper talvolta rinunziare a cose piacevoli, anche se non siano nocive. Nè dobbiamo limitarci ad amare questo Corpo mistico essendo insigne per la divinità del suo Capo e per le sue doti celesti, ma dobbiamo amarlo con amore operoso anche quale si manifesta in questa nostra carne mortale, composto talvolta di membri che hanno tutte le debolezze dell'umana natura, anche se essi siano meno degni del posto che occupano in quel venerando Corpo. 1 7 9 Col quale vediamo Cristo nella Chiesa Ad ottenere poi che un tal pienissimo amore regni negli animi nostri e di giorno in giorno aumenti, è necessario assuefarsi a riconoscere nella Chiesa lo stesso Cristo. È infatti Cristo che nella sua Chiesa vive, che per mezzo di lei insegna, governa e comunica la santità; è Cristo che in molteplici forme si manifesta nelle varie membra della sua società. Se tutti i cristiani si daranno con impegno a vivere di un così vigoroso spirito di fede, allora non solo essi tributeranno il debito ossequio d'onore alle più eccelse membra di questo mistico Corpo e specialmente a quelle che per mandato del divin Capo un giorno dovranno render conto delle anime nostre; ma avranno a cuore anche quelle membra verso le quali il Salvator nostro dimostrò un amore di preferenza : i deboli, i feriti e i malati bisognosi o di medicina materiale o di rimedio soprannaturale, i fanciulli, la cui innocenza si trova oggi esposta a tanti pericoli e la cui tenera anima è plasmabile come cera, i poveri infine, nei quali, mentre li soccorriamo, dobbiamo ravvisare la persona stessa di Gesù Cristo. 180 Ben a ragione l'Apostolo ci avverte : « L e membra del corpo Of. II Cor., X, 5 " Of. Hebr., XIII, 17. 1 7 0 14 Acta Pii Pp. XII 43 che paiono più deboli sono molto più necessarie, e quelle che stimiamo di minor pregio, le circondiamo di onore maggiore » . Tale gravissima sentenza Noi, consapevoli dell'altissima responsabilità che Ci è stata affidata, riteniamo doveroso ripetere al giorno d'oggi, mentre con profonda afflizione vediamo che ai deformi di corpo, ai deficienti ed agli affetti di malattie ereditarie vien talora tolta la vita, come se costituissero un molesto peso per la società. Peggio ancora, tale espediente da certuni si esalta come una trovata dell'umano progresso, quanto mai giovevole al comune benessere. Ma chi mai, se abbia senno, non vede che ciò ripugna non soltanto alla legge naturale e d i v i n a , impressa nell'animo di ciascuno, ma è di violenta offesa contro i più nobili sensi di umanità? Il sangue di tali sventurati, al nostro Redentore tanto più cari quanto più degni di commiserazione, « grida a Dio dalla terra ». 1 8 1 182 1 8 3 Imitiamo Pamore di Cristo verso la Chiesa Affinchè poi quella sincera carità, per la quale nella Chiesa e nelle sue membra dobbiamo riguardare il nostro Salvatore, non vada, a poco a poco illanguidendosi, è di somma opportunità il tener di mira lo stesso Gesù, come insuperabile modello di amore verso la Chiesa. a) CON LARGHEZZA DI AMORE Anzitutto, cerchiamo d'imitare l'estensione di tale amore. Unica è la Sposa di Cristo, e questa è la Chiesa : eppure l'amore dello Sposo divino ha tale ampiezza che, senza escludere alcuno, nella sua Sposa abbraccia tutto il genere umano. La causa infatti per cui il Salvator nostro sparse il suo sangue, fu appunto quella di riconciliare con Dio nella Croce tutti gli uomini, per quanto diversi di nazione e di stirpe, e farli congiungere in un unico Capo. Il vero amore della Chiesa esige quindi non solo che siamo vicendevolmente solleciti l'uno dell'altro, come membri dello stesso Corpo che godono della gloria degli altri membri e soffrono dell'altrui d o l o r e , ma che altresì negli altri uomini, sebbene non ancora a noi congiunti nel Corpo della Chiesa, riconosciamo dei fratelli di Cristo secondo la carne, chiamati insieme con noi alla medesima eterna salvezza. 184 185 181 182 1 8 2 1 8 < 1 8 5 I Cor., X I I , 22-23. Of. Decret. S. Officii, 2 Dec. 1940 : A. A. 8., 1940, p. 553. Cf. Gen., I V , 10. Cf. Rom., X I I , 5; I Cor., X I I , 25. Cf. J Cor., X I I , 26. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale È vero, purtroppo, che, specialmente oggigiorno, non mancano di quelli che nella loiro superbia esaltano l'avversione, l'odio, il livore come qualcosa che elevi e nobiliti la dignità e il valore umano. Noi però, mentre vediamo con dolore i funesti frutti di tale dottrina, seguiamo il nostro pacifico Re, che ci insegnò ad amare non solo quelli che non sono della nostra nazione e della nostra s t i r p e , ma persino i nemici. Noi, penetrati l'animo del soavissimo sentimento dell'Apostolo delle genti, con lui esaltiamo quale e quanta sia la lunghezza, la larghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di C r i s t o ; quell'amore, cioè, che nessuna diversità d'origine e di costumi può fiaccare; che neppure l'immensa distesa dell'oceano può attenuare; e che finalmente neppure le guerre, siano esse intraprese per causa giusta o ingiusta, potranno mai distruggere. 186 1 8 7 188 In quest'ora così grave, Venerabili Fratelli, mentre tanti corpi sono dolorosamente straziati e tante anime oppresse di tristezza, è necessario richiamare tutti a questi sensi di superiore carità, affinchè nello sforzo collettivo di tutti i buoni si sovvenga a così immani necessità spirituali e materiali, in una meravigliosa gara d'amore e di commiserazione : mentre il Nostro pensiero va particolarmente a quanti appartengono a quelle organizzazioni, di qualsivoglia genere, che esplicano opera di soccorso. Per tal modo, la generosità piena di zelo del Corpo mistico di Gesù Cristo e la sua fecondità inesauribile, diffonderanno splendori in tutto il mondo. b) C O N ASSIDUA OPEROSITÀ Dato poi che all'ampiezza della carità onde Cristo amò la sua Chiesa corrisponde la sua amorosa costanza di opere, con questa stessa carità noi tutti, in assidua e zelante volontà, dobbiamo amaré il Corpo mistico di Cristo. Ed invero non è possibile trovare nella vita del nostro Redentore un'ora sola in cui non abbia lavorato fino a spossarsi di fatica, benché fosse Figlio di Dio, per fondare la sua Chiesa o per renderla stabile: dalla sua Incarnazione, allorché gettò la prima base della Chiesa, fino al termine del suo corso mortale, con gli esempi della più fulgida santità, con la predicazione, con la conversazione, col radunar le turbe, coli'insegnare. È Nostro desiderio adunque che tutti, quanti riconoscono la Chiesa per madre, ponderino con diligenza che non solo ai sacri ministri ed a coloro soltanto che han 1 8 8 1 8 7 1 8 8 Cf. L u c , X, 33-37. Cf. L u c , V I , 27-35; MATTH., V, 44-48. Cf. Eph., I I I , 18. Acta Pii Pp. XII 45 fatto oblazione di sè a Dio nella vita religiosa, ma anche agli altri membri del'mistico Corpo di Cristo, per ciascuno in ragione della propria possibilità, incombe il dovere di adoperarsi con ogni impegno e diligenza alla costruzione ed allo sviluppo del medesimo Corpo. In modo speciale desideriamo che a ciò pongano mente (come del resto già lodevolmente fanno) coloro che, arruolati nelle schiere dell'Azione Cattolica, cooperano all'apostolato dei vescovi e dei sacerdoti nella loro attività apostolica : come pure quelli che, riuniti in pii sodalizi, collaborano allo stesso fine. Non c'è chi non veda come la solerte attività di tutti costoro sia di somma importanza e di massimo momento nelle attuali circostanze. Nè possiamo non dire una parola ai padri e alle madri di f amiglia, cui il Redentore nostro affidò le membra più delicate del suo mistico Corpo. Li scongiuriamo quindi ardentemente che, per amore di Cristo e della Chiesa, provvedano con tutta sollecitudine alla pro] data loro in custodia, affinchè la si guardi da ogni sorta di insidie con cui oggi viene con tanta facilità adescata. e) SENZA TRALASCIARE LE PREGHIERE In particolar modo il Redentore nostro manifestò il suo ardentissimo amore per la Chiesa con le supplici preghiere innalzate per essa al suo celeste Padre. Giacché (per citar solo qualche esempio) è noto a tutti, Venerabili Fratelli, come Egli mentr'era per salire sul patibolo della croce, elevò ferventissime invocazioni per Pietro, per gli altri A p o s t o l i , e finalmente per tutti coloro che, alla predicazione della divina parola, avrebbero creduto in Lui. 1 8 9 190 1 9 1 Per i memori della Chiesa Ad esempio di Cristo, anche noi dobbiamo chiedere ogni giorno che il Signore voglia inviare operai alla sua mesSe; ogni giorno deve salire al cielo la comune preghiera per raccomandare tutte le membra del mistico Corpo di Gesù Cristo. In primo luogo i sacri Presuli, alla cui particolare sollecitudine è affidata la diocesi di ciascuno; di poi i sacerdoti e infine i religiosi e le religiose, che, seguendo la chiamata di Dio, sia in patria che in paesi infedeli, difendono, accrescono, promuovono il Regno del Redentore divino. Nessuno dei membri di questo venerando Corpo de192 1 , 9 1 8 0 1 8 1 1 6 2 Cf. Cf. Cf. Cf. Luc., X X I I , 32. IOANN., X V I I , 9-19. IOANN., X V I I , 20-23. MATTH., IX, 3 8 ; L u c , X, 2. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 46 v'essere dimenticato nella comune preghiera; ma specialmente si abbiano presenti quelli che o sono oppressi dalle sofferenze o dalle angosce di questa terra o, compiuto il corso mortale, vengono purificati nelle fiamme espiatoci. E neppure debbono essere trascurati coloro che si stanno istruendo nella dottrina cristiana, affinchè possano al più presto mondarsi nel lavacro delle acque battesimali. Bramiamo altresì vivamente che le comuni preghiere abbraccino nella stessa ardente carità sia coloro che non ancora illuminati dalla verità evangelica, non sono ancora entrati nel sicuro ovile della Chiesa; sia coloro che, a causa di una miserevole scissione dell'unità della fede, si sono separati da Noi che, pur immeritevoli, rappresentiamo in terra la persona di Gesù Cristo. Per questo ripetiamo la implorazione divina del nostro Salvatore al Padre celeste : « Che tutti siano una cosa sola, come tu, Padre, sei in me ed io in te, così anch'essi siano in noi una cosa sola; affinchè il mondo creda che tu mi hai mandato » . 1 9 3 Per coloro che non ancora sono memDfi Anche coloro che non appartengono al visibile organismo della Chiesa, come voi ben sapete, Venerabili Fratelli, fin dal principio del Nostro Pontificato, Noi affidammo alla celeste tutela ed alla celeste direzione, protestando solennemente che, sull'esempio del buon Pastore, nulla Ci stava più a cuore che essi abbiano la vita e l'abbiano in sovrabbondanza. E quella solenne Nostra affermazione, dopo aver implorate le preghiere di tutta la Chiesa, intendiamo ripetere in questa Lettera Enciclica, con la quale abbiamo celebrato le lodi «del grande e glorioso Corpo di Cristo » ; con animo riboccante di amore, invitiamo tutti e singoli ad assecondare spontaneamente gli interni impulsi della divina grazia e a far di tutto per sottrarsi a quelle attuali condizioni, sulle quali non possono certo sentirsi sicuri della propria salvezza, perchè, sebbene da un certo inconsapevole desiderio e anelito siano ordinati al mistico Corpo del Redentore, tuttavia sono privi di quei tanti doni ed aiuti celesti che solo nella Chiesa Cattolica è dato di godere. Rientrino perciò nella cattolica unità e tutti uniti a Noi nell'unica compagine del Corpo di Gesù Cristo, si accostino con Noi all'unico Capo nella società di un gloriosissimo amore. Senza mai interrompere di pregare lo Spirito dèl1 9 4 1 9 5 196 1 9 7 1 9 S IOANN., XVII, 2 1 . 1 9 4 Cf. Litt. enc. Summi Pontificatus : A. A. S., 1939, p. 419. 1 9 5 IREN., Adv. Haer., IV, 3 3 . 7 : MIGNE, P. G., VII, 1076. 1 9 6 Cf. Pros IX, Iam vos omnes, 13 Sept. 1 8 6 8 : Act. Conc. Vat., C. L., VII, 10. 1 9 7 Cf. GELAS. I, Epist. XIV : MIGNE, P. L., LIX, 89. Acta Pii Pp. XII 47 1'amore e della verità, Noi li aspettiamo con le braccia aperte, non come estranei, ma quali figli che entrano nella loro stessa casa paterna. Però, mentre desideriamo che una tale preghiera salga ininterrotta a Dio da parte dell'intero Corpo mistico, affinchè tutti gli sviati entrino al più presto nell'unico ovile di Gesù Cristo, dichiariamo essere assolutamente necessario che ciò sia fatto di libera e spontanea volontà, non potendo credere se non chi lo vuole. Onde, se alcuni, non credenti, vengono di fatto forzati ad entrare nell'edificio della Chiesa, ad avvicinarsi all'altare, a ricevere i Sacramenti, costoro, senza alcun dubbio, non diventano veri cristiani, poiché la fede, senza la quale è impossibile piacere a Dio, deve essere il libero « ossequio dell'intelletto e della volontà » . Se dunque dovesse talvolta accadere che, in contrasto con la costante dottrina di questa Sede Apostolica, taluno venga forzato, suo malgrado, ad abbracciare la fede cattolica, Noi non possiamo esimerci, per coscienza del Nostro dovere, dall'esprimere la Nostra riprovazione. E poiché gli uomini godono di libera volontà e possono anche, sotto l'impulso di perturbazioni d'animo e di perverse passioni, abusare della propria libertà, è necessario che vengano attratti con efficacia alla verità del Padre dei lumi per opera dello Spirito del suo diletto Figlio. 198 1 9 9 2 0 0 2 0 1 2 0 2 Che ancora molti, purtroppo, errano lontani dalla cattolica verità e non piegano l'animo all'afflato della grazia divina, ciò avviene perchè nè essi nè i fedeli cristiani innalzano a Dio più ferventi preghiere a tal fine. Noi quindi vivamente e insistentemente esortiamo tutti coloro che sentono amore per la Chiesa, di non desistere mai, seguendo l'esempio del divin Redentore, dall'elevare tali suppliche. 2 0 3 Per i Governanti E del pari, soprattutto nel momento attuale, Ci sembra non solo opportuno ma necessario che vengano innalzate ardenti suppliche per i re, per i principi e per tutti coloro che, attendendo al governo dei popoli, possono con la loro tutela esterna recar 1 8 8 1 9 3 Of. ATJGTJST., In Ioann. Ev. tract., X X V I , 2 : MIGNE, P. L., X X X , 1607. Of. AUGUST., Ibidem. 200 Hebr., X I , 6.. 2 0 1 Conc. Vat., Const. de fide oath., cap. 3. 2 0 2 Cf. LEO X I I I , Immortale Dei : A. 8. 8., X V I I I , pp. 174-175; Cod. Iur. Can., c. 1351. 2 0 8 Cf. AUGUST., Ibidem. Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 48 aiuto alla Chiesa, affinchè, riordinato rettamente il civile consorzio, « la pace, opera di giustizia », al soffio della divina carità arrida al genere umano tormentato dai terrificanti flutti della presente tempesta, e la santa Madre Chiesa possa condurre vita quieta e tranquilla nella pietà e nella castità. Dobbiamo chiedere con insistenza a Dio che tutti coloro che sono al governo dei popoli amino la sapienza in modo che la seguente gravissima sentenza dello Spirito Santo non ricada mai su di essi : (( L'Altissimo esaminerà le vostre opere e scruterà i pensieri; perchè, ministri del suo regno, non avete governato rettamente, nè avete osservato la legge di giustizia, nè secondo il volere di Dio avete camminato. Terribile e veloce egli piomberà su voi, che rigorosissimo giudizio sarà fatto di quei che stanno in alto. Al tapino invero si usa misericordia, ma i potenti saranno potentemente puniti! Perchè non indietreggerà dinanzi a persona il Signore di tutti, nè avrà soggezione della grandezza di nessuno; che il grande e il piccolo egli ha creato, ed ha cura ugualmente di tutti. Ma ai potenti sovrasta più rigoroso giudizio; a voi pertanto, o re, son rivolte le mie parole perchè impariate la sapienza e non cediate » . 2 0 4 2 0 5 2 0 6 2 0 7 d) COMPIENDO CIÒ CHE MANCA NELLA PASSIONE DI CRISTO Inoltre, non solo faticando senza posa e pregando ininterrottamente, Cristo Signore palesò il suo amore verso la sua Sposa incontaminata, ma anche per mezzo dei dolori e delle angosce sopportate volentieri e con amore per essa : « Avendo egli amato i suoi... li amò sino alla fine ». Anzi non acquistò la Chiesa che per mezzo del proprio sangue. 2 0 8 209 Adunque, su queste orme cruente del nostro Re, come esige la nostra salvezza da porsi al sicuro, intraprendiamo volenterosi il nostro cammino : « Poiché se siamo stati innestati alla somiglianza della sua morte, lo saremo anche a quella della resurrezione » , e « se siamo insieme morti, con lui anche vivremo » . Ciò è richiesto anche dalla vera ed operosa carità sia verso la Chiesa, sia verso quelle anime che la medesima 2 1 0 2 1 1 2 a i 2 0 5 2 0 4 207 2 0 5 2 0 9 310 211 Is., X X X I I , 17. Cf. I Tim., I I , 2. Cf. Sap., V I , 23. Ibidem, V I , 4-10. IOANN:, X I I I , .1. Cf. Act., X X , 28. Rom., V I , 5. II Tim., I I , 11. Acta Pii Pp. XII 49 Chiesa genera allo stesso Cristo. Sebbene infatti il Salvator nostro con le sue durissime pene e la sua acerba morte abbia meritato alla sua Chiesa un tesoro addirittura infinito di grazie, per disposizione però della provvidenza di Dio, esse solo partitamente ci vengono distribuite; e la loro minore o maggior dovizia non poco dipende anche dalle nostre buone opere, dalle quali una vera pioggia di celesti doni volontariamente largita da Dio, viene attirata sulle anime umane. La qual pioggia di grazie celesti sarà certamente sovrabbondante, se non solo faremo uso di fervorose preghiere a Dio, specialmente col prendere parte anche ogni giorno, se si può, e con pietà al Sacrificio eucaristico; non solo se faremo del nostro meglio per alleggerire le sofferenze di tanti bisognosi con servizi di cristiana carità; ma se ameremo i beni imperituri a preferenza di quelli caduchi di questa vita; se con volontarie mortificazioni terremo a freno questo corpo mortale, negandogli ciò che è illecito e imponendogli invece ciò che gli è sgradito e arduo; e se finalmente accetteremo con sottomissione come dalla mano di Dio le fatiche e i travagli della presente vita. Poiché in tal modo, secondo l'Apostolo, « diamo compimento, nella nostra carne, a quello che rimane dei patimenti di Cristo, a pro del Corpo di Lui che è la Chiesa » . 2 1 2 Mentre così scriviamo Ci si presenta, purtroppo, dinanzi allo sguardo una moltitudine sterminata di miseri, che con dolore compiangiamo : infermi, poveri, mutilati, vedove e orfani, e móltissimi che per le proprie sventure o per quelle dei loro cari giacciono talvolta in vero languore mortale. Tutti quanti dunque coloro che per qualsiasi motivo sono immersi nella tristezza e nell'angoscia con cuore paterno vivamente esortiamo perchè, pieni di fiducia, levino gli occhi al cielo, offrano le loro pene a quel Dio che un giorno renderà loro una copiosa mercede. Ed abbiano tutti per fermo che il loro dolore non è vano, ma è oltremodo fecondo di bene per se stessi e per la Chiesa, se essi, mirando a tal fine, sapranno sopportarlo con pazienza. A meglio conseguire siffatto proposito, giova moltissimo la quotidiana e devota oblazione di se stesso a Dio, quale usano fare i membri di quella pia associazione, che si denonima l'Apostolato della preghiera, sodalizio che in questa occasione, come a Dio gratissimo, Ci sta a cuore di raccomandare nel modo più vivo. Che se ci fu mai tempo in cui, per conseguire la salvezza delle anime, dobbiamo unire i nostri dolori agli strazi del divin Redentore, oggi specialmente, Venerabili Fratelli, tale è il do2 1 2 Cf. Col., I, 24. ACTA, v o l . X, n. 7 - Ap pend 4 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale 50 vere di tutti, mentre una guerra immane avvolge nelle sue fiamme quasi tutto l'orbe terrestre, causando tante morti, tante miserie, tante sventure. E particolarmente oggi è doveroso per tutti l'astenersi dai vizi, dalle lusinghe del mondo, dagli sregolati piaceri del senso, come pure da quelle cose terrene, futili e vane che non hanno alcun rapporto nè con la cristiana formazione dell'animo, nè con il conseguimento del cielo. Dobbiamo, piuttosto, ribadire nelle nostre menti la gravissima sentenza del Nostro Predecessore Leone Magno, il quale afferma che noi, col battesimo, siamo fatti carne del Crocefisso, e quella bellissima preghiera di s. Ambrogio :