An. et vol. XCVII 4 Novembris 2005 N. 11 ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE Directio: Palazzo Apostolico – Città del Vaticano – Administratio: Libreria Editrice Vaticana ACTA BENEDICTI PP. XVI HOMILIA Occasione conclusionis XI Coetus Generalis Ordinarii Synodi Episcoporum simulque canonizationis beatorum Iosephi Bilczewski, Caietani Catanoso, Sigismundi Gorazdowski, Alberti Hurtado Cruchaga et Felicis a Nicosia.* Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio! Cari fratelli e sorelle! In questa XXX Domenica del tempo ordinario, la nostra Celebrazione eucaristica si arricchisce di diversi motivi di ringraziamento e di supplica a Dio. Si concludono contemporaneamente l’Anno dell’Eucaristia e l’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dedicata proprio al mistero eucaristico nella vita e nella missione della Chiesa, mentre sono stati da poco proclamati santi cinque Beati: il Vescovo Józef Bilczewski, i presbiteri Gaetano Catanoso, Zygmunt Gorazdowski e Alberto Hurtado Cruchaga, e il religioso Cappuccino Felice da Nicosia. Inoltre, ricorre quest’oggi la Giornata Missionaria Mondiale, appuntamento annuale che risveglia nella Comunità ecclesiale lo slancio per la missione. Con gioia rivolgo il mio saluto a tutti i presenti, ai Padri Sinodali in primo luogo, e poi ai pellegrini venuti da varie nazioni, insieme con i loro Pastori, per festeggiare i nuovi Santi. L’odierna liturgia ci invita a contemplare l’Eucaristia come fonte di santità e nutrimento spirituale per la nostra missione nel mondo: questo sommo « dono e mistero » ci manifesta e comunica la pienezza dell’amore di Dio. * Die 23 Octobris 2005. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 970 La Parola del Signore, risuonata poc’anzi nel Vangelo, ci ha ricordato che nell’amore si riassume tutta la legge divina. Il duplice comandamento dell’amore di Dio e del prossimo racchiude i due aspetti di un unico dinamismo del cuore e della vita. Gesù porta cosı̀ a compimento la rivelazione antica, non aggiungendo un comandamento inedito, ma realizzando in se stesso e nella propria azione salvifica la sintesi vivente delle due grandi parole dell’antica Alleanza: « Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore... » e « Amerai il prossimo tuo come te stesso ».1 Nell’Eucaristia noi contempliamo il Sacramento di questa sintesi vivente della legge: Cristo ci consegna in se stesso la piena realizzazione dell’amore per Dio e dell’amore per i fratelli. E questo suo amore Egli ci comunica quando ci nutriamo del suo Corpo e del suo Sangue. Può allora realizzarsi in noi quanto san Paolo scrive ai Tessalonicesi nell’odierna seconda Lettura: « Vi siete convertiti, allontanandovi dagli idoli, per servire al Dio vivo e vero ».2 Questa conversione è il principio del cammino di santità che il cristiano è chiamato a realizzare nella propria esistenza. Il santo è colui che è talmente affascinato dalla bellezza di Dio e dalla sua perfetta verità da esserne progressivamente trasformato. Per questa bellezza e verità è pronto a rinunciare a tutto, anche a se stesso. Gli basta l’amore di Dio, che sperimenta nel servizio umile e disinteressato del prossimo, specialmente di quanti non sono in grado di ricambiare. Quanto provvidenziale, in questa prospettiva, è il fatto che oggi la Chiesa additi a tutti i suoi membri cinque nuovi Santi che, nutriti di Cristo Pane vivo, si sono convertiti all’amore e ad esso hanno improntato l’intera loro esistenza! In diverse situazioni e con diversi carismi, essi hanno amato il Signore con tutto il cuore e il prossimo come se stessi « cosı̀ da diventare modello a tutti i credenti ».3 Świe˛ty Józef Bilczewski był człowiekiem modlitwy. Msza św., Liturgia Godzin, medytacja, różaniec i inne praktyki religijne wyznaczały rytm jego dni. Szczególnie wiele czasu poświe˛cał adoracji eucharystycznej. Również świe˛ty Zygmunt Gorazdowski zasłyna˛ł swoja˛ pobożnościa˛ oparta˛ o sprawowanie i adoracje˛ Eucharystii. Przeżywanie Ofiary Chrystusa prowadziło go ku chorym, biednym i potrzebuja˛cym. Ukbœjrt pyfyyz Œjujckjd’z, dhb nf ðdfhbcnb̆yjº yfœjqyjcn B̆jcbaf Œkmxtdcmrjuj dxbybkb nfr, oj dy cnfd ghbrkfljv lkz cdzotybrd  cdlrjv dhb lkz dc hbcnbzy. 1 2 3 Cfr Dt 6, 5; Lv 19, 18. 1 Ts 1, 9. 1 Ts 1, 6-7. Acta Benedicti Pp. XVI 971 Pbuveyl Ujhfpljdcmrbb̆, pfcyjdeæxb Fcjwzwæ cdzotybrd, Rjyuhtufwæ Ctcnth Cd. B̆jcbaf nf hzl yib fhbnfnbdyb jhufypfwb̆, rthedfdcz pfdqlb lejv cjghbxfcnz, zrbb̆ vcnbnmcz d Ghtcdznb̆ Ðdfhbcnº. « Amarás al Señor tu Dios con todo tu corazón... y a tu prójimo como a ti mismo ».4 Éste serı́a el programa de vida de San Alberto Hurtado, que quiso identificarse con el Señor y amar con su mismo amor a los pobres. La formación recibida en la Compañı́a de Jesús, consolidada por la oración y la adoración de la Eucaristı́a, le llevó a dejarse conquistar por Cristo, siendo un verdadero contemplativo en la acción. En el amor y entrega total a la voluntad de Dios encontraba la fuerza para el apostolado. Fundó El Hogar de Cristo para los más necesitados y los sin techo, ofreciéndoles un ambiente familiar lleno de calor humano. En su ministerio sacerdotal destacaba por su sencillez y disponibilidad hacia los demás, siendo una imagen viva del Maestro, « manso y humilde de corazón ». Al final de sus dı́as, entre los fuertes dolores de la enfermedad, aún tenı́a fuerzas para repetir: « Contento, Señor, contento », expresando ası́ la alegrı́a con la que siempre vivió. San Gaetano Catanoso fu cultore ed apostolo del Volto Santo di Cristo. « Il Volto Santo — affermava — è la mia vita. È lui la mia forza ». Con una felice intuizione egli coniugò questa devozione alla pietà eucaristica. Cosı̀ si esprimeva: « Se vogliamo adorare il Volto reale di Gesù ... noi lo troviamo nella divina Eucaristia, ove col Corpo e Sangue di Gesù Cristo si nasconde sotto il bianco velo dell’Ostia il Volto di Nostro Signore ». La Messa quotidiana e la frequente adorazione del Sacramento dell’altare furono l’anima del suo sacerdozio: con ardente ed instancabile carità pastorale egli si dedicò alla predicazione, alla catechesi, al ministero delle Confessioni, ai poveri, ai malati, alla cura delle vocazioni sacerdotali. Alle Suore Veroniche del Volto Santo, che egli fondò, trasmise lo spirito di carità, di umiltà e di sacrificio, che ha animato l’intera sua esistenza. San Felice da Nicosia amava ripetere in tutte le circostanze, gioiose o tristi: « Sia per l’amor di Dio ». Possiamo cosı̀ ben comprendere quanto fosse intensa e concreta in lui l’esperienza dell’amore di Dio rivelato agli uomini in Cristo. Questo umile Frate Cappuccino, illustre figlio della terra di Sicilia, austero e penitente, fedele alle più genuine espressioni della tradizione francescana, fu gradualmente plasmato e trasformato dall’amore di Dio, vissuto e attualizzato nell’amore del prossimo. Fra Felice ci aiuta a scoprire il 4 Mt 22, 37.39. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 972 valore delle piccole cose che impreziosiscono la vita, e ci insegna a cogliere il senso della famiglia e del servizio ai fratelli, mostrandoci che la gioia vera e duratura, alla quale anela il cuore di ogni essere umano, è frutto dell’amore. Cari e venerati Padri Sinodali, per tre settimane abbiamo vissuto insieme un clima di rinnovato fervore eucaristico. Vorrei ora, con voi ed a nome dell’intero Episcopato, inviare un fraterno saluto ai Vescovi della Chiesa in Cina. Con viva pena abbiamo sentito la mancanza dei loro rappresentanti. Voglio tuttavia assicurare a tutti i Presuli cinesi che siamo vicini con la preghiera a loro e ai loro sacerdoti e fedeli. Il sofferto cammino delle comunità, affidate alla loro cura pastorale, è presente nel nostro cuore: esso non rimarrà senza frutto, perché è una partecipazione al Mistero pasquale, a gloria del Padre. I lavori sinodali ci hanno permesso di approfondire gli aspetti salienti di questo mistero dato alla Chiesa fin dall’inizio. La contemplazione dell’Eucaristia deve spingere tutti i membri della Chiesa, in primo luogo i sacerdoti, ministri dell’Eucaristia, a ravvivare il loro impegno di fedeltà. Sul mistero eucaristico, celebrato e adorato, si fonda il celibato che i presbiteri hanno ricevuto quale dono prezioso e segno dell’amore indiviso verso Dio e il prossimo. Anche per i laici la spiritualità eucaristica deve essere l’interiore motore di ogni attività e nessuna dicotomia è ammissibile tra la fede e la vita nella loro missione di animazione cristiana del mondo. Mentre si conclude l’Anno dell’Eucaristia, come non rendere grazie a Dio per i tanti doni concessi alla Chiesa in questo tempo? E come non riprendere l’invito dell’amato Papa Giovanni Paolo II a « ripartire da Cristo »? Come i discepoli di Emmaus che, riscaldati nel cuore dalla parola del Risorto e illuminati dalla sua viva presenza riconosciuta nello spezzare il pane, senza indugio fecero ritorno a Gerusalemme e diventarono annunciatori della risurrezione di Cristo, anche noi riprendiamo il nostro cammino animati dal vivo desiderio di testimoniare il mistero di questo amore che dà speranza al mondo. In questa prospettiva eucaristica ben si colloca l’odierna Giornata Missionaria Mondiale, alla quale il venerato Servo di Dio Giovanni Paolo II aveva dato come tema di riflessione: « Missione: Pane spezzato per la vita del mondo ». La Comunità ecclesiale quando celebra l’Eucaristia, specialmente nel giorno del Signore, prende sempre più coscienza che il sacrificio di Cristo è « per tutti » 5 e l’Eucaristia spinge il cristiano ad essere « pane spezzato » per gli 5 Mt 26, 28. Acta Benedicti Pp. XVI 973 altri, a impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno. Ancor oggi, di fronte alle folle, Cristo continua ad esortare i suoi discepoli: « Date loro voi stessi da mangiare » 6 e, in suo nome, i missionari annunciano e testimoniano il Vangelo, talvolta anche con il sacrifico della vita. Cari amici, dobbiamo tutti ripartire dall’Eucaristia. Ci aiuti Maria, Donna eucaristica, ad esserne innamorati; ci aiuti a « rimanere » nell’amore di Cristo, per essere da Lui intimamente rinnovati. Docile all’azione dello Spirito e attenta alle necessità degli uomini, la Chiesa sarà allora sempre più faro di luce, di vera gioia e di speranza, realizzando appieno la sua missione di « segno e strumento di unità dell’intero genere umano ».7 ALLOCUTIONES I Ad pueros eucharistica communione primum refectos.* Andrea: « Caro Papa, quale ricordo hai del giorno della tua prima Comunione? » Innanzitutto vorrei dire grazie per questa festa della fede che mi offrite, per la vostra presenza e la vostra gioia. Ringrazio e saluto per l’abbraccio che ho avuto da alcuni di voi, un abbraccio che simbolicamente vale per voi tutti, naturalmente. Quanto alla domanda, mi ricordo bene del giorno della mia Prima Comunione. Era una bella domenica di marzo del 1936, quindi 69 anni fa. Era un giorno di sole, la chiesa molto bella, la musica, erano tante le belle cose delle quali mi ricordo. Eravamo una trentina di ragazzi e di ragazze del nostro piccolo paese, di non più di 500 abitanti. Ma nel centro dei miei ricordi gioiosi e belli sta questo pensiero — la stessa cosa è già stata detta dal vostro portavoce — che ho capito che Gesù è entrato nel mio cuore, 6 Mt 14, 16. Lumen gentium, 1. —————— 7 * Die 18 Octobris 2005. Textus hic viva voce, sine scripto, a Summo Pontifice est prolatus. 974 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale ha fatto visita proprio a me. E con Gesù Dio stesso è con me. E che questo è un dono di amore che realmente vale più di tutto il resto che può essere dato dalla vita; e cosı̀ sono stato realmente pieno di una grande gioia perché Gesù era venuto da me. E ho capito che adesso cominciava una nuova tappa della mia vita, avevo 9 anni, e che adesso era importante rimanere fedele a questo incontro, a questa Comunione. Ho promesso al Signore, per quanto potevo: « Io vorrei essere sempre con te » e l’ho pregato: « Ma sii soprattutto tu con me ». E cosı̀ sono andato avanti nella mia vita. Grazie a Dio, il Signore mi ha sempre preso per la mano, mi ha guidato anche in situazioni difficili. E cosı̀ questa gioia della Prima Comunione era un inizio di un cammino fatto insieme. Spero che, anche per tutti voi, la Prima Comunione che avete ricevuto in quest’Anno dell’Eucaristia sia l’inizio di un’amicizia per tutta la vita con Gesù. Inizio di un cammino insieme, perché andando con Gesù andiamo bene e la vita diventa buona. Livia: « Santo Padre, prima del giorno della mia Prima Comunione mi sono confessata. Mi sono poi confessata altre volte. Ma volevo chiederti: devo confessarmi tutte le volte che faccio la Comunione? Anche quando ho fatto gli stessi peccati? Perché mi accorgo che sono sempre quelli ». Direi due cose: la prima, naturalmente, è che non devi confessarti sempre prima della Comunione, se non hai fatto peccati cosı̀ gravi che sarebbe necessario confessarsi. Quindi, non è necessario confessarsi prima di ogni Comunione eucaristica. Questo è il primo punto. Necessario è soltanto nel caso che hai commesso un peccato realmente grave, che hai offeso profondamente Gesù, cosı̀ che l’amicizia è distrutta e devi ricominciare di nuovo. Solo in questo caso, quando si è in peccato « mortale », cioè grave, è necessario confessarsi prima della Comunione. Questo è il primo punto. Il secondo: anche se, come ho detto, non è necessario confessarsi prima di ogni Comunione, è molto utile confessarsi con una certa regolarità. È vero, di solito, i nostri peccati sono sempre gli stessi, ma facciamo pulizia delle nostre abitazioni, delle nostre camere, almeno ogni settimana, anche se la sporcizia è sempre la stessa. Per vivere nel pulito, per ricominciare; altrimenti, forse la sporcizia non si vede, ma si accumula. Una cosa simile vale anche per l’anima, per me stesso, se non mi confesso mai, l’anima rimane trascurata e, alla fine, sono sempre contento di me e non capisco più che devo anche lavorare per essere migliore, che devo andare avanti. E questa pulizia dell’anima, che Gesù ci dà nel Sacramento della Confessione, ci aiuta ad avere una coscienza più svelta, più aperta e cosı̀ Acta Benedicti Pp. XVI 975 anche di maturare spiritualmente e come persona umana. Quindi due cose: confessarsi è necessario soltanto in caso di un peccato grave, ma è molto utile confessarsi regolarmente per coltivare la pulizia, la bellezza dell’anima e maturare man mano nella vita. Andrea: « La mia catechista, preparandomi al giorno della mia Prima Comunione, mi ha detto che Gesù è presente nell’Eucaristia. Ma come? Io non lo vedo! » Sı̀, non lo vediamo, ma ci sono tante cose che non vediamo e che esistono e sono essenziali. Per esempio, non vediamo la nostra ragione, tuttavia abbiamo la ragione. Non vediamo la nostra intelligenza e l’abbiamo. Non vediamo, in una parola, la nostra anima e tuttavia esiste e ne vediamo gli effetti, perché possiamo parlare, pensare, decidere ecc... Cosı̀ pure non vediamo, per esempio, la corrente elettrica, e tuttavia vediamo che esiste, vediamo questo microfono come funziona; vediamo le luci. In una parola, proprio le cose più profonde, che sostengono realmente la vita e il mondo, non le vediamo, ma possiamo vedere, sentire gli effetti. L’elettricità, la corrente non le vediamo, ma la luce la vediamo. E cosı̀ via. E cosı̀ anche il Signore risorto non lo vediamo con i nostri occhi, ma vediamo che dove è Gesù, gli uomini cambiano, diventano migliori. Si crea una maggiore capacità di pace, di riconciliazione, ecc... Quindi, non vediamo il Signore stesso, ma vediamo gli effetti: cosı̀ possiamo capire che Gesù è presente. Come ho detto, proprio le cose invisibili sono le più profonde e importanti. Andiamo dunque incontro a questo Signore invisibile, ma forte, che ci aiuta a vivere bene. Giulia: « Santità, tutti ci dicono che è importante andare a Messa alla domenica. Noi ci andremmo volentieri ma spesso i nostri genitori non ci accompagnano perché alla domenica dormono, il papà e la mamma di un mio amico lavorano in un negozio e noi spesso andiamo fuori città per trovare i nonni. Puoi dire a loro una parola perché capiscano che è importante andare a Messa insieme, ogni domenica? » Riterrei di sı̀, naturalmente, con grande amore, con grande rispetto per i genitori che, certamente, hanno tante cose da fare. Ma tuttavia, con il rispetto e l’amore di una figlia, si può dire: cara mamma, caro papà, sarebbe cosı̀ importante per noi tutti, anche per te incontrarci con Gesù. Questo ci arricchisce, porta un elemento importante alla nostra vita. Insieme troviamo un po’ di tempo, possiamo trovare una possibilità. Forse anche dove abita la 976 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale nonna si troverà la possibilità. In una parola direi, con grande amore e rispetto per i genitori, direi loro: « Capite che questo non è solo importante per me, non lo dicono solo i catechisti, è importante per tutti noi; e sarà una luce della domenica per tutta la nostra famiglia ». Alessandro: « A cosa serve andare alla Santa Messa e ricevere la Comunione per la vita di tutti i giorni? » Serve per trovare il centro della vita. Noi la viviamo in mezzo a tante cose. E le persone che non vanno in chiesa non sanno che a loro manca proprio Gesù. Sentono però che manca qualcosa nella loro vita. Se Dio resta assente nella mia vita, se Gesù è assente dalla mia vita, mi manca una guida, mi manca una amicizia essenziale, mi manca anche una gioia che è importante per la vita. La forza anche di crescere come uomo, di superare i miei vizi e di maturare umanamente. Quindi, non vediamo subito l’effetto dell’essere con Gesù quando andiamo alla Comunione; lo si vede col tempo. Come anche, nel corso delle settimane, degli anni, si sente sempre più l’assenza di Dio, l’assenza di Gesù. È una lacuna fondamentale e distruttiva. Potrei adesso facilmente parlare dei Paesi dove l’ateismo ha governato per anni; come ne sono risultate distrutte le anime, ed anche la terra; e cosı̀ possiamo vedere che è importante, anzi, direi, fondamentale, nutrirsi di Gesù nella comunione. È Lui che ci dà la luce, ci offre la guida per la nostra vita, una guida della quale abbiamo bisogno. Anna: « Caro Papa, ci puoi spiegare cosa voleva dire Gesù quando ha detto alla gente che lo seguiva: “Io sono il pane della vita”? » Allora dobbiamo forse innanzitutto chiarire che cos’è il pane. Noi abbiamo oggi una cucina raffinata e ricca di diversissimi cibi, ma nelle situazioni più semplici il pane è il fondamento della nutrizione e se Gesù si chiama il pane della vita, il pane è, diciamo, la sigla, un’abbreviazione per tutto il nutrimento. E come abbiamo bisogno di nutrirci corporalmente per vivere, cosı̀ anche lo spirito, l’anima in noi, la volontà, ha bisogno di nutrirsi. Noi, come persone umane, non abbiamo solo un corpo, ma anche un’anima; siamo persone pensanti con una volontà, un’intelligenza, e dobbiamo nutrire anche lo spirito, l’anima, perché possa maturare, perché possa realmente arrivare alla sua pienezza. E, quindi, se Gesù dice io sono il pane della vita, vuol dire che Gesù stesso è questo nutrimento della nostra anima, dell’uomo interiore del quale abbiamo bisogno, perché anche l’anima deve nutrirsi. E non basta- Acta Benedicti Pp. XVI 977 no le cose tecniche, pur tanto importanti. Abbiamo bisogno proprio di questa amicizia di Dio, che ci aiuta a prendere le decisioni giuste. Abbiamo bisogno di maturare umanamente. Con altre parole, Gesù ci nutre cosı̀ che diventiamo realmente persone mature e la nostra vita diventa buona. Adriano: « Santo Padre, ci hanno detto che oggi faremo l’Adorazione Eucaristica? Che cosa è? Come si fa? Ce lo puoi spiegare? Grazie » Allora, che cos’è l’adorazione, come si fa, lo vedremo subito, perché tutto è ben preparato: faremo delle preghiere, dei canti, la genuflessione e siamo cosı̀ davanti a Gesù. Ma, naturalmente, la tua domanda esige una risposta più profonda: non solo come fare, ma che cosa è l’adorazione. Io direi: adorazione è riconoscere che Gesù è mio Signore, che Gesù mi mostra la via da prendere, mi fa capire che vivo bene soltanto se conosco la strada indicata da Lui, solo se seguo la via che Lui mi mostra. Quindi, adorare è dire: « Gesù, io sono tuo e ti seguo nella mia vita, non vorrei mai perdere questa amicizia, questa comunione con te ». Potrei anche dire che l’adorazione nella sua essenza è un abbraccio con Gesù, nel quale gli dico: « Io sono tuo e ti prego sii anche tu sempre con me ». Deinde Beatissimus Pater ita conclusit: Carissimi ragazzi e ragazze, fratelli e sorelle, alla fine di questo bellissimo incontro trovo solo una parola: grazie. Grazie per questa festa della fede. Grazie per questo incontro tra di noi e con Gesù. E grazie, naturalmente, a tutti che hanno reso possibile questa festa: ai catechisti, ai sacerdoti, alle suore; a tutti voi. Ripeto, alla fine, le parole d’inizio di ogni liturgia e vi dico: « La pace sia con voi »; cioè il Signore sia con voi, la gioia sia con voi e cosı̀ la vita sia buona. Buona domenica, buona notte e arrivederci tutti insieme con il Signore. Grazie tante! 978 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale II Ad patres synodales.* Cari Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, fratelli e sorelle, Con questo pranzo solenne siamo arrivati, per cosı̀ dire, al punto dell’« Ite, Missa est » del nostro Sinodo, anche se la vera conclusione la celebreremo domani con la Sacra Eucaristia. In un certo senso qui terminano il nostro essere insieme, la nostra discussione, i nostri momenti conviviali. Nell’uso precristiano della parola, « Ite, missa est » era solo una formula per dire: « l’assemblea è sciolta, è finita ». La Liturgia romana ha scelto questa parola cosı̀ sobria per dire: « questa nostra assemblea adesso è finita ». Tuttavia essa ha trovato mano mano un significato più profondo. Per l’antica Roma voleva soltanto dire: « è finita ». « Missa » significava « dimissione ». Adesso non è più « dimissione » ma « missione », perché questa assemblea non è un’assemblea tecnica, burocratica, ma è un essere insieme con il Signore che tocca i nostri cuori e ci dà una nuova vita. Cosı̀ anche noi, dopo questo Sinodo, ritorniamo a casa non soltanto con molta carta stampata — anche se preziosa — ma soprattutto con un amore rinnovato e approfondito per il Signore, per la sua Chiesa, e in questo senso anche con un nuovo impegno da fare nostro, affinché la missione del Signore sia realizzata e il Vangelo arrivi a tutti. Ma in questo momento conviene non solo parlare di queste cose alte, che sono il cuore del nostro essere insieme, ma anche esprimere gioia e gratitudine per le cose di questo mondo, per cosı̀ dire. Il Signore non avrebbe scelto l’immagine del banchetto per prefigurare il Cielo, se non avesse approvato anche la bellezza di un pranzo, dello stare insieme, del mangiare insieme, la gioia anche delle cose di questo mondo, che sono da Lui create. Cosı̀ dico grazie a tutti coloro che hanno imbandito questo pranzo, a tutti quelli che lo hanno servito, che lo hanno preparato. Mi sembra di poter dire a nome di tutti che era un pranzo realmente degno di questo Sinodo! Rinnovo il mio grazie a tutti, cominciando dai Presidenti Delegati, dai Relatori, dal Segretario Generale, da tutti i Padri che hanno contribuito al * Die 22 Octobris 2005. Textus hic viva voce, sine scripto, a Domino Papa est prolatus. Acta Benedicti Pp. XVI 979 Sinodo, fino a tutti quelli che hanno lavorato dietro le quinte. Un grande grazie per tutto! Portiamo con noi, nel nostro cuore, questa gratitudine, anche per questa esperienza di fraternità. Ritorno ancora una volta all’« Ite, Missa est ». Molte traduzioni moderne hanno aggiunto a questa sobria parola del rito romano la parola di conclusione del rito bizantino: « Andate in pace ». Faccio mie queste parole in questo momento. Cari Fratelli e Sorelle, andate in pace! Siamo consapevoli che questa pace di Cristo non è una pace statica, solo un specie di riposo, ma una pace dinamica che vuole trasformare il mondo perché sia un mondo di pace animato dalla presenza del Creatore e Redentore. In questo senso, con un grande grazie, dico: andiamo in pace! NUNTII I Habitus die mundiali Alimoniae, anno 2005.* À Monsieur Jacques Diouf, Directeur général de l’« Organisation des Nations unies pour l’Alimentation et l’Agriculture (FAO) » En cette année qui marque le soixantième anniversaire de la création de l’Organisation des Nations unies pour l’Alimentation et l’Agriculture, la célébration de la Journée mondiale de l’Alimentation nous rappelle que la faim et la malnutrition sont, malheureusement, parmi les plus graves scandales qui affectent encore la vie de la famille humaine, ce qui rend toujours plus urgente l’action entreprise, sous votre conduite, par la FAO. Les millions de personnes qui sont menacées dans leur existence même, parce qu’elles sont privées du minimum de nourriture nécessaire, requièrent l’attention de la Communauté internationale, car nous avons tous le devoir * Die 12 Octobris 2005. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 980 de prendre soin de nos frères. En effet, la famine ne dépend pas uniquement des situations géographiques et climatiques ou des circonstances défavorables liées aux récoltes. Elle est aussi provoquée par l’homme lui-même et par son égoı̈sme qui se traduit par des carences dans l’organisation sociale, par la rigidité de structures économiques trop souvent vouées uniquement au profit, et même par des pratiques contre la vie humaine et par des systèmes idéologiques qui réduisent la personne, privée de sa dignité fondamentale, à n’être qu’un instrument. Le véritable développement mondial, organisé et intégral, qui est souhaité par tous, exige au contraire de connaı̂tre de manière objective les situations humaines, de cerner les véritables causes de la misère et de fournir des réponses concrètes, avec comme priorité une formation appropriée des personnes et des communautés. Ainsi, seront mises en œuvre la liberté authentique et la responsabilité, qui sont le propre de l’agir humain. Le thème choisi pour cette Journée, « Agriculture et dialogue des cultures », invite à considérer le dialogue comme un instrument efficace pour créer les conditions de la sécurité alimentaire. Le dialogue demande de conjuguer les efforts des personnes et des nations, pour le service du bien commun. La convergence entre tous les protagonistes, associée à une coopération effective, peut contribuer à édifier la vraie paix, en permettant de vaincre les tentations récurrentes de conflit à cause des différences de visions culturelles, d’ethnies ou de niveaux de développement. Il importe aussi d’être directement attentifs aux situations humaines, dans le but de maintenir la diversité des modèles de développement et des formes d’assistance technique, en fonction des conditions particulières de chaque pays et de chaque communauté, qu’il s’agisse des conditions économiques ou environnementales, ou encore sociales, culturelles et spirituelles. Le progrès technique ne sera vraiment efficace que s’il trouve sa place dans une perspective plus vaste, où l’homme occupe le centre, avec le souci de prendre en compte l’ensemble de ses besoins et de ses aspirations, car, comme dit l’Écriture, « l’homme ne vit pas seulement de pain ».1 Cela permettra aussi à chaque peuple de puiser dans son patrimoine de valeurs, pour partager ses propres richesses, spirituelles et matérielles, au bénéfice de tous. Les objectifs ambitieux et complexes que se donne votre Organisation ne pourront être atteints que si la protection de la dignité humaine, origine et fin 1 Dt 8, 3; Mt 4, 4. Acta Benedicti Pp. XVI 981 des droits fondamentaux, devient le critère qui inspire et oriente tous les efforts. L’Église catholique, qui participe elle aussi aux actions visant à un développement réellement harmonieux, en collaboration avec les partenaires présents sur le terrain, souhaite encourager l’activité et les efforts de la FAO pour qu’elle suscite, à son niveau, un vrai dialogue des cultures et qu’elle contribue ainsi à augmenter la capacité de nourrir la population mondiale, dans le respect de la biodiversité. En effet, l’être humain ne doit pas compromettre imprudemment l’équilibre naturel, fruit de l’ordre de la création, mais il doit au contraire veiller à transmettre aux générations futures une terre capable de les nourrir. Dans cet esprit, je demande au Tout-Puissant de bénir la mission si nécessaire de la FAO et l’engagement de ses dirigeants et de ses fonctionnaires, en vue de garantir à chaque membre de la famille humaine le pain quotidien. Du Vatican, le 12 octobre 2005. BENEDICTUS PP. XVI II Die mundiali Migrantium et Exsulum anno 2006.* Migrazioni: segno dei tempi Cari fratelli e sorelle! Quarant’anni or sono si concludeva il Concilio Ecumenico Vaticano II, il cui ricco insegnamento spazia su tanti campi della vita ecclesiale. In particolare, la Costituzione pastorale Gaudium et spes sviluppò un’attenta analisi sulla complessa realtà del mondo contemporaneo, cercando le vie opportune per portare agli uomini di oggi il messaggio evangelico. A tal fine, accogliendo l’invito del Beato Giovanni XXIII, i Padri conciliari si impegnarono a scrutare i segni dei tempi interpretandoli alla luce del Vangelo, per offrire alle * Die 18 Octobris 2005. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 982 nuove generazioni la possibilità di rispondere in modo adeguato ai perenni interrogativi sul senso della vita presente e futura e sulla giusta impostazione dei rapporti sociali.1 Tra i segni dei tempi oggi riconoscibili sono sicuramente da annoverare le migrazioni, un fenomeno che ha assunto nel corso del secolo da poco concluso una configurazione, per cosı̀ dire, strutturale, diventando una caratteristica importante del mercato del lavoro a livello mondiale, come conseguenza, tra l’altro, della spinta poderosa esercitata dalla globalizzazione. Naturalmente, in questo « segno dei tempi » confluiscono componenti diverse. Esso comprende infatti le migrazioni sia interne che internazionali, quelle forzate e quelle volontarie, quelle legali e quelle irregolari, soggette anche alla piaga del traffico di esseri umani. Né può essere dimenticata la categoria degli studenti esteri, il cui numero cresce ogni anno nel mondo. Riguardo a coloro che emigrano per motivi economici, merita di essere rilevato il recente fatto della « femminizzazione » del fenomeno, ossia della crescente presenza in esso della componente femminile. In effetti, in passato, erano soprattutto gli uomini ad emigrare, anche se le donne non sono mai mancate; esse però si muovevano, allora, soprattutto per accompagnare i rispettivi mariti o padri o per raggiungerli là dove essi già si trovavano. Oggi, pur restando numerose le situazioni di quel genere, l’emigrazione femminile tende a farsi sempre più autonoma: la donna varca da sola i confini della patria, alla ricerca di un’occupazione nel Paese di destinazione. Non di rado, anzi, la donna migrante è diventata la fonte principale di reddito per la propria famiglia. La presenza femminile si registra, di fatto, prevalentemente nei settori che offrono bassi salari. Se dunque i lavoratori migranti sono particolarmente vulnerabili, fra essi le donne lo sono ancor di più. Gli ambiti di impiego più frequenti, per le donne, sono costituiti, oltre che dal lavoro domestico, dall’assistenza agli anziani, dalla cura delle persone malate, dai servizi connessi con l’ospitalità alberghiera. Sono, questi, altrettanti campi in cui i cristiani sono chiamati a dar prova del loro impegno per il giusto trattamento della donna migrante, per il rispetto della sua femminilità, per il riconoscimento dei suoi uguali diritti. È doveroso menzionare, in questo contesto, il traffico di esseri umani — e soprattutto di donne — che prospera dove le opportunità di migliorare la propria condizione di vita, o semplicemente di sopravvivere, sono scarse. Diventa facile per il trafficante offrire i propri « servizi » alle vittime, che 1 Cfr Gaudium et spes, n. 4. Acta Benedicti Pp. XVI 983 spesso non sospettano neppure lontanamente ciò che dovranno poi affrontare. In taluni casi, vi sono donne e ragazze che sono destinate ad essere poi sfruttate sul lavoro, quasi come schiave, e non di rado anche nell’industria del sesso. Pur non potendo approfondire qui l’analisi delle conseguenze di una tale migrazione, faccio mia la condanna già espressa da Giovanni Paolo II contro « la diffusa cultura edonistica e mercantile che promuove il sistematico sfruttamento della sessualità ».2 V’è qui tutto un programma di redenzione e di liberazione, a cui i cristiani non possono sottrarsi. Per quanto riguarda l’altra categoria di migranti, quella dei richiedenti asilo e dei rifugiati, vorrei rilevare come in genere ci si soffermi sul problema costituito dal loro ingresso e non ci si interroghi anche sulle ragioni del loro fuggire dal Paese d’origine. La Chiesa guarda a tutto questo mondo di sofferenza e di violenza con gli occhi di Gesù, che si commuoveva davanti allo spettacolo delle folle vaganti come pecore senza pastore.3 Speranza, coraggio, amore e altresı̀ « fantasia della carità » 4 devono ispirare il necessario impegno, umano e cristiano, a soccorso di questi fratelli e sorelle nelle loro sofferenze. Le loro Chiese d’origine non mancheranno di mostrare la loro sollecitudine con l’invio di assistenti della stessa lingua e cultura, in dialogo di carità con le Chiese particolari d’accoglienza. Alla luce degli odierni « segni dei tempi », particolare attenzione merita, infine, il fenomeno degli studenti esteri. Il loro numero, grazie anche agli « scambi » fra le varie Università, specialmente in Europa, registra una crescita costante, con conseguenti problemi anche pastorali che la Chiesa non può disattendere. Ciò vale in special modo per gli studenti provenienti dai Paesi in via di sviluppo, per i quali l’esperienza universitaria può costituire un’occasione straordinaria di arricchimento spirituale. Nell’invocare la divina assistenza su quanti, mossi dal desiderio di contribuire alla promozione di un futuro di giustizia e di pace nel mondo, spendono le loro energie nel campo della pastorale a servizio della mobilità umana, a tutti invio, quale pegno di affetto, una speciale Benedizione Apostolica. Dal Vaticano, 18 Ottobre 2005. BENEDICTUS PP. XVI 2 3 4 Lettera alle Donne, 29 giugno 1995, n. 5. Cfr Mt 9, 36. Lett. ap. Novo millennio ineunte, 50. 984 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale III Ad Congressum Internationalem de Nova Evangelizatione.* Venerado Irmão, D. José Da Cruz Policarpo Cardeal-Patriarca de Lisboa De bom grado acolho a solicitação que me fez de uma palavra do Sucessor de Pedro para a terceira sessão do Congresso Internacional para a Nova Evangelização, que se faz missão nessa cidade de 5 a 13 de Novembro de 2005 levando-lhe o anúncio de Cristo Vivo, proposta de vida e de amor para os que O seguem. Motivo de particular alegria para mim é ver as vossas Igrejas locais de Viena, Paris, Lisboa, Bruxelas e Budapeste trabalharem de mãos dadas para causa tão nobre e impelente como esta que grava sobre todos nós: a nova evangelização. De facto, esta iniciativa pastoral nasceu do desejo de encontrar caminhos novos para proclamar de modo novo a mensagem antiga da revelação cristã à sociedade actual, a fim de que não renegue as raı́zes cristãs sobre as quais se levantou e não renuncie ao autêntico humanismo do evangelho de Cristo. Com fraterna amizade, trocais entre vós os dons recebidos do Espı́rito e encorajais-vos mutuamente a anunciar Cristo e a levar a sua mensagem a um mundo que se apresenta hoje turvado e inquieto, inconsciente e indiferente. Na realidade, embora as vossas cidades atestem por todo o lado a multiforme presença e a benéfica influência da fé cristã sobre as vicissitudes da sua história, todavia vive nelas tanta gente que não sente ainda no coração a alegria e a beleza da fé. Ora, para um Pastor, não é indiferente ver tantas pessoas que vivem em semelhante deserto espiritual; antes, a sua vista faz crescer nele uma santa inquietude por oferecer-lhes a salvação — a única que permanece eternamente. Unidos e cheios de esperança, saı́ pela cidade preocupados apenas com proclamar a todos a presença viva de Cristo. A Igreja é um ponto luminoso para os homens; aquando das exéquias pelo nosso amado Papa João Paulo II, vieram reunir-se ao redor dos seus restos mortais, jacentes no pavimento triste, os chefes das nações e inúme* Die 25 Octobris 2005. Acta Benedicti Pp. XVI 985 ras pessoas de todas as idades e posições sociais num inesquecı́vel abraço de afecto e admiração. Para ele olhou com confiança o mundo inteiro. A muitos pareceu que aquela intensa participação, amplificada até aos confins da terra pelos meios de comunicação social, fosse uma espécie de súplica unânime de ajuda, dirigida ao Papa pela humanidade actual que, turbada por incertezas e temores, se interroga sobre o seu futuro. Com ousadia, simplicidade e afecto, façamos-lhes saber que a Igreja traz consigo o futuro do mundo, e aponta a cada homem e mulher a estrada para esse futuro. Nós sabemos que o futuro do homem é Deus, Deus com um Rosto humano, o Rosto de Jesus Cristo, Deus que reconcilia, que vence o ódio e dá a força da paz que ninguém mais pode dar. Só quando encontramos em Cristo o Deus vivo, conhecemos o que é a vida. A Igreja existe para mostrar Deus aos homens. E só onde se vê Deus, começa verdadeiramente a vida. As vossas Igrejas locais vivem do dom da carne e do sangue de Cristo, pelo qual Ele nos quer transformar e fazer semelhantes a Si mesmo. Estão vivas, porque Cristo está vivo nelas e, por elas, quer comunicar a todos a vida, e vida em abundância. Para isso, conta com a densa rede de paróquias em que primariamente se estruturam, devendo estas, porém, assumir um comportamento mais missionário na pastoral quotidiana e abrir-se a uma colaboração mais intensa com todas as forças vivas de que a Igreja hoje dispõe; nomeadamente, é muito importante que se reforce a comunhão entre as estruturas paroquiais e as várias realidades « carismáticas » largamente presentes nas vossas cidades, a fim de que a missão possa atingir todos os ambientes de vida. Queiram os Santos Patronos de vossas Igrejas e quantos delas subiram ao Céu obter aos respectivos Pastores e a todo o povo de Deus a alegria de anunciar e testemunhar a Boa Nova de Cristo Salvador. Sob a materna protecção de Maria, Mãe da Igreja, convido-vos a caminhar dóceis e obedientes à voz do seu divino Filho e nosso Senhor Jesus Cristo. A meus Irmãos e Irmãs congregados nestes dias em Lisboa e cujas vidas aderiram à proposta amorosa de Cristo Senhor pela força do seu Espı́rito que o Pai celeste lhes dá sem medida, chegue a minha saudação e a minha bênção carregada de afecto e esperança, por ver a firme vontade que têm de dar a conhecer Cristo Vivo a um mundo que ainda O ignora ou voluntariamente O nega. Sobre a missão lisboeta que — trepidantes — estão para iniciar, imploro do Alto o dom da coragem e, depois à medida que forem avançando, o dom da perseverança: Senhor Jesus, foi por Vós que as barcas das Igrejas 986 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale particulares de Viena, Paris, Lisboa, Bruxelas e Budapeste içaram as velas da sua fé e confiança; dignai-Vos impeli-las com o sopro do vosso Espı́rito pelo sulco do anúncio e proclamação em que estão empenhadas no mar dos homens. Amen. Vaticano, 25 de Outubro de 2005. BENEDICTUS PP. XVI IV Quadragesimo recurrente anniversario a vulgata Declaratione « Nostra aetate ».* To My Venerable Brother Cardinal Walter Kasper President of the Commission for Religious Relations with the Jews Forty years have passed since my predecessor Pope Paul VI promulgated the Second Vatican Council’s Declaration on the Church’s relation to Non-Christian Religions Nostra Aetate, which opened up a new era of relations with the Jewish People and offered the basis for a sincere theological dialogue. This anniversary gives us abundant reason to express gratitude to Almighty God for the witness of all those who, despite a complex and often painful history, and especially after the tragic experience of the Shoah, which was inspired by a neo-pagan racist ideology, worked courageously to foster reconciliation and improved understanding between Christians and Jews. In laying the foundations for a renewed relationship between the Jewish People and the Church, Nostra Aetate stressed the need to overcome past prejudices, misunderstandings, indifference, and the language of contempt and hostility. The Declaration has been the occasion of greater mutual understanding and respect, cooperation and, often, friendship between Catholics and Jews. It has also challenged them to recognize their shared * Die 26 Octobris 2005. Acta Benedicti Pp. XVI 987 spiritual roots and to appreciate their rich heritage of faith in the One God, maker of heaven and earth, who established his covenant with the Chosen People, revealed his commandments and taught hope in those messianic promises which give confidence and comfort in the struggles of life. On this anniversary, as we look back over four decades of fruitful contacts between the Church and the Jewish People, we need to renew our commitment to the work that yet remains to be done. In this regard, from the first days of my Pontificate and in a particular way during my recent visit to the Synagogue in Cologne, I have expressed my own firm determination to walk in the footsteps traced by my beloved predecessor Pope John Paul II. The Jewish-Christian dialogue must continue to enrich and deepen the bonds of friendship which have developed, while preaching and catechesis must be committed to ensuring that our mutual relations are presented in the light of the principles set forth by the Council. As we look to the future, I express my hope that both in theological dialogue and in everyday contacts and collaboration, Christians and Jews will offer an ever more compelling shared witness to the One God and his commandments, the sanctity of life, the promotion of human dignity, the rights of the family and the need to build a world of justice, reconciliation and peace for future generations. On this anniversary I assure you of my prayers for you and your associates, and for all those who have committed themselves to fostering increased understanding and cooperation between Christians and Jews in accordance with the spirit of Nostra Aetate. Upon all of you I cordially invoke God’s blessings of wisdom, joy and peace. From the Vatican, 26 October 2005. BENEDICTUS PP. XVI Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 988 SYNODUS EPISCOPORUM I Nuntius datus ab XI Coetu Generali Ordinario Synodi Episcoporum.* EUCARISTIA: PANE VIVO PER LA PACE DEL MONDO Cari Confratelli Vescovi, Cari Sacerdoti e Diaconi, Cari fratelli e sorelle, 1. « Pace a voi! ». Nel nome del Signore, che la sera di Pasqua irrompe nel cenacolo di Gerusalemme, ripetiamo: « Pace a voi! ».1 Il mistero della sua morte e risurrezione vi consoli, dando senso a tutta la vostra vita e vi conservi nella gioia della speranza! Cristo è vivente nella sua Chiesa; secondo la sua promessa,2 egli rimane con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo. Nel Santissimo sacramento dell’Eucaristia, è Lui stesso che si dona a noi e ci offre la gioia di amare come Lui, comandandoci di condividere il suo amore vittorioso con i nostri fratelli e sorelle sparsi per il mondo intero. Ecco il messaggio di gioia che vi annunciamo, carissimi Fratelli e Sorelle, al termine del Sinodo dei vescovi sull’Eucaristia. Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha raccolti di nuovo come nel cenacolo con Maria, Madre di Dio e Madre nostra, per fare memoria del dono supremo della Santissima Eucaristia. 2. Convocati a Roma da Sua Santità Giovanni Paolo II di venerata memoria e confermati dal Santo Padre Benedetto XVI, siamo venuti dai cinque continenti della terra per pregare e riflettere insieme sull’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa. Scopo del Sinodo era quello di offrire al Santo Padre delle Proposizioni che serviranno per riqualificare la pastorale eucaristica della Chiesa. Abbiamo potuto sperimentare ciò che la santa Eucaristia significa fin dalle sue origini: una sola fede e una sola Chiesa, nutrita da un unico Pane di vita e in comunione visibile con il successore di Pietro. 3. La condivisione fraterna tra i Vescovi, gli Uditori e le Uditrici, unitamente con i Rappresentanti ecumenici, ha rinnovato la nostra convinzione che la Santa * Die 22 Octobris 2005. 1 2 Gv 20, 21. Cfr Mt 28, 20. Acta Synodi Episcoporum 989 Eucaristia anima e trasforma sia la vita delle nostre Chiese particolari d’Oriente e Occidente sia le molteplici attività umane nei contesti più differenti in cui viviamo. Proviamo una gioia profonda nel constatare l’unità della nostra fede eucaristica pur all’interno di una grande diversità di riti, di culture e di situazioni pastorali. La presenza di tanti Fratelli vescovi ci ha permesso di sperimentare in maniera ancora più diretta la ricchezza delle nostre diverse tradizioni liturgiche che fa risplendere la profondità dell’unico mistero eucaristico. Vi invitiamo a pregare con maggior intensità, Fratelli e Sorelle cristiani di ogni Confessione, perché venga il giorno della riconciliazione e della piena unità visibile della Chiesa nella celebrazione della Santa Eucaristia, conformemente alla preghiera del Signore la vigilia della sua morte: « Perché tutti siano una cosa sola. Come Tu, Padre, sei in me e io in Te, siano anch’essi in Noi una cosa sola perché il mondo creda che tu mi hai mandato ».3 4. Profondamente riconoscenti verso il Signore per il pontificato del Santo Padre Giovanni Paolo II e per la sua ultima enciclica Ecclesia de Eucharistia, seguita dalla Lettera apostolica Mane nobiscum Domine, con la quale apriva l’anno eucaristico, preghiamo il Signore di moltiplicare i frutti della sua testimonianza e del suo insegnamento. La nostra gratitudine è rivolta anche a tutto il popolo di Dio di cui abbiamo sentito la vicinanza e la solidarietà durante queste tre settimane di preghiera e di riflessione. Le Chiese particolari in Cina e i loro Vescovi che non hanno potuto partecipare ai nostri lavori, hanno avuto un posto speciale nei nostri pensieri e preghiere. A tutti voi, vescovi, sacerdoti e diaconi, missionari del mondo intero, uomini e donne consacrati, fedeli laici, e anche a voi, uomini e donne di buona volontà, pace e gioia nello Spirito Santo nel nome di Cristo Risorto! In ascolto della sofferenza del mondo 5. L’Assemblea sinodale ha costituito un periodo intenso di scambi e di testimonianze sulla vita della Chiesa nei differenti continenti. Abbiamo preso coscienza di situazioni drammatiche e di sofferenze causate dalle guerre, la fame, le differenti forme di terrorismo e di ingiustizia, che colpiscono la vita quotidiana di centinaia di milioni di persone. I diversi focolai di violenza nel Medio Oriente e in Africa ci hanno particolarmente colpito, ma resi anche più sensibili dinanzi all’oblio di questo continente nell’opinione pubblica mondiale. Le calamità naturali, che sembrano moltiplicarsi con sempre maggior 3 Gv 17, 21. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 990 frequenza, obbligano a guardare con maggior rispetto alla natura e a rinsaldare i vincoli di solidarietà con le popolazioni colpite. Non ci siamo nascosti le conseguenze della secolarizzazione presenti soprattutto in Occidente, che portano all’indifferenza religiosa e alle diverse espressioni del relativismo. Abbiamo ricordato e denunciato le situazioni di ingiustizia e di povertà estrema che proliferano ovunque, ma soprattutto in America Latina, in Africa e in Asia. Tutte queste sofferenze gridano al cospetto di Dio e provocano la coscienza dell’umanità. Questo grido ci interpella. Cosa sta diventando, infatti, il villaggio globale del nostro mondo che rischia di autodistruggersi per la minaccia che incombe sull’ambiente? Che fare perché in questa era di globalizzazione la solidarietà possa trionfare sulla sofferenza e la miseria? Il nostro pensiero va a quanti governano le Nazioni perché guardino con la dovuta attenzione al bene di tutti e siano promotori della piena dignità di ogni persona, dal concepimento fino alla sua naturale conclusione. Chiediamo loro di promuovere leggi che rispettino il diritto naturale del matrimonio e della famiglia. Da parte nostra, continueremo a partecipare attivamente all’impegno comune nel creare le condizioni durature per un reale progresso dell’intera famiglia umana, dove a nessuno possa mancare il pane quotidiano. 6. Abbiamo portato queste sofferenze e questi problemi nella celebrazione e adorazione eucaristica. Nelle nostre discussioni, ascoltandoci profondamente gli uni gli altri, siamo rimasti colpiti e scossi per la testimonianza di martiri che sono ancora presenti ai nostri giorni, come in tutta la storia della Chiesa, in diversi punti della Terra. I Padri sinodali hanno ricordato che i martiri hanno sempre trovato la forza di vincere l’odio con l’amore e la violenza con il perdono grazie alla Santa Eucaristia. « Fate questo in memoria di me » 7. La vigilia della sua Passione, « Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate; questo è il mio Corpo”. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro dicendo: “Bevetene tutti perché questo è il mio Sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati” »; 4 « Fate questo in memoria di me ».5 La Chiesa, fin dalle sue origini, fa memoria della morte e risurrezione di Gesù, con le sue stesse parole e gesti dell’ultima cena, domandando allo Spirito 4 5 Mt 26, 25-28. Lc 22, 19; 1 Cor 11, 24-25. Acta Synodi Episcoporum 991 Santo di trasformare il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo. Noi crediamo fermamente e insegniamo nella costante tradizione della Chiesa che le parole di Gesù, pronunciate dal sacerdote durante la Santa Messa, per la potenza dello Spirito Santo, operano ciò che significano. Queste parole realizzano la presenza reale di Cristo Risorto.6 La Chiesa vive di questo dono supremo che la raccoglie, la purifica e la trasforma nell’unico Corpo di Cristo animato da un solo Spirito.7 L’Eucaristia è il dono dell’amore, amore del Padre che ha inviato il suo unico Figlio perché il mondo sia salvato; 8 amore di Cristo che ci ha amati sino alla fine; 9 amore di Dio sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo,10 che grida in noi: « Abbà, Padre ».11 Celebrando il Santo Sacrificio, pertanto, annunciamo con gioia la salvezza del mondo e proclamiamo la morte vittoriosa del Signore fino al suo ritorno. Comunicando al suo Corpo, infine, noi riceviamo la « caparra » della nostra stessa resurrezione. 8. A quarant’anni di distanza dal Concilio Vaticano II siamo stati provocati a compiere un esame di coscienza pastorale, per verificare in quale misura la fede è espressa e celebrata con coerenza nelle nostre Assemblee liturgiche. Il Sinodo riafferma che il Concilio Vaticano II ha posto le basi necessarie per un rinnovamento liturgico autentico. È necessario, quindi, coltivare i frutti positivi e correggere gli abusi che si sono infiltrati nella pratica. Siamo convinti che il rispetto del carattere sacrale della liturgia passa per una autentica fedeltà alle norme liturgiche della legittima autorità. Nessuno si consideri padrone della liturgia della Chiesa. La fede viva coglie la presenza del Signore e costituisce la prima condizione per la bellezza delle celebrazioni e il loro compimento nell’amen pronunciato per la gloria di Dio. Luci nella vita eucaristica della Chiesa 9. I lavori del Sinodo si sono svolti in un’atmosfera di gioia e di fraternità che è stata nutrita da una discussione aperta dei problemi e una spontanea condivisione dei frutti dell’anno eucaristico. L’ascolto e gli interventi del Santo Padre Benedetto XVI sono stati per tutti noi un esempio e un aiuto 6 7 8 9 10 11 Cfr CCC 1366. Cfr Ef 5, 29. Cfr Gv 3, 17. Cfr Gv 13, 1. Cfr Rm 5, 5. Ga 4, 6. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 992 prezioso. Molte testimonianze hanno riferito fatti positivi che consolano; ad esempio: la rinnovata presa di coscienza circa l’importanza della Santa Messa domenicale, l’aumento delle vocazioni sacerdotali e di vita consacrata in diverse parti del mondo, la forte esperienza delle giornate mondiali della gioventù che sono culminate in Germania a Colonia, lo sviluppo di numerose iniziative per l’adorazione del Santissimo Sacramento in tutto il mondo, il rinnovamento della catechesi del Battesimo e dell’Eucaristia alla luce del Catechismo della Chiesa cattolica, la crescita di movimenti e comunità che formano dei missionari per la nuova evangelizzazione, il moltiplicarsi di tanti gruppi di ministranti, foriero di nuove vocazioni e tante altre esperienze che ci aprono a un sincero rendimento di grazie. Infine, i Padri sinodali si augurano che l’anno eucaristico sia l’inizio e un punto di riferimento per la nuova evangelizzazione dell’umanità, in via di globalizzazione, a partire dall’Eucaristia. 10. Desideriamo che lo « stupore eucaristico » 12 provochi i fedeli a una vita di fede sempre più forte. A tal scopo, le tradizioni orientali ortodosse e cattoliche celebrano la Divina Liturgia, praticano la preghiera di Gesù e il digiuno eucaristico, mentre la tradizione latina propone una « spiritualità eucaristica » che culmina nella celebrazione eucaristica e nell’adorazione del Santissimo Sacramento fuori della Messa, le benedizioni eucaristiche, le processioni con il Santissimo Sacramento e le sane manifestazioni di pietà popolare. Una tale spiritualità sarà certamente feconda nel sostenere la vita quotidiana e nel fortificare la nostra testimonianza. 11. Ringraziamo il Signore perché in molti Paesi dove i sacerdoti erano assenti o confinati nella clandestinità, la Chiesa oggi può celebrare liberamente i santi Misteri. La libertà di evangelizzazione e le testimonianze di ritrovato fervore risvegliano poco a poco la fede in zone profondamente scristianizzate. Salutiamo con affetto e incoraggiamo quanti soffrono ancora la persecuzione. Domandiamo, inoltre, che là dove i cristiani sono una minoranza possano celebrare il giorno del Signore in piena libertà. Sfide per un rinnovamento eucaristico 12. La vita delle nostre Chiese è segnata anche da alcune ombre e problemi che non abbiamo eluso. Pensiamo, in primo luogo, alla perdita del senso del 12 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia, 6. Acta Synodi Episcoporum 993 peccato e alla crisi persistente nella pratica del sacramento della Penitenza. È importante riscoprire il suo significato profondo: è una conversione e una medicina preziosa donata da Cristo Risorto per la remissione dei peccati 13 e per la crescita nell’amore verso di Lui e i fratelli. Notiamo con interesse, comunque, che sempre più giovani, debitamente istruiti nella catechesi, praticano la confessione personale dei peccati e manifestano una sensibilità alla riconciliazione, richiesta per ricevere degnamente la Santa Comunione. 13. Ci preoccupa fortemente la mancanza di presbiteri per la celebrazione dell’Eucaristia domenicale e questo ci invita a pregare e a promuovere più attivamente la pastorale per le vocazioni sacerdotali. Diversi sacerdoti, con grande fatica, sono obbligati a moltiplicare le celebrazioni e trasferirsi da una parte all’altra per corrispondere nel miglior modo possibile alle necessità dei fedeli a prezzo di grandi fatiche. Meritano la nostra stima e la nostra solidarietà. Un pensiero riconoscente va anche ai numerosi missionari il cui entusiasmo per l’annuncio del Vangelo consente fino ad oggi di essere fedeli al comando del Signore di andare in tutto il mondo e battezzare nel suo Nome.14 14. D’altra parte, siamo preoccupati perché l’assenza del sacerdote impedisce la celebrazione della Santa Messa nel giorno del Signore. Diverse forme di celebrazione esistono già in differenti continenti che soffrono per la mancanza di sacerdoti. La pratica della « comunione spirituale », comunque, cosı̀ cara alla tradizione cattolica potrebbe e dovrebbe essere maggiormente promossa e spiegata, cosı̀ da aiutare i fedeli sia a meglio comunicarsi sacramentalmente sia per essere di vera consolazione a quanti non possono ricevere la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo per diverse ragioni. Crediamo che questa pratica aiuterebbe le persone sole in particolare i disabili, gli anziani, i prigionieri e i rifugiati. 15. Conosciamo la tristezza di quanti non possono accedere alla comunione sacramentale per una situazione familiare non conforme al comandamento del Signore.15 Alcuni divorziati e risposati accettano con dolore di non poter ricevere la comunione sacramentale e lo offrono a Dio. Altri non comprendono questa restrizione e vivono una frustrazione interiore. Ribadiamo che, pur 13 14 15 Cfr Gv 20, 23. Cfr Mt 28, 19. Cfr Mt 19, 3-9. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 994 non potendo condividere la loro scelta,16 riaffermiamo che non sono esclusi dalla vita della Chiesa. Chiediamo loro di partecipare alla Santa Messa domenicale e di dedicarsi assiduamente all’ascolto della Parola di Dio perché possa nutrire la loro vita di fede, di carità e di conversione. Desideriamo dire che siamo loro vicini con la preghiera e la sollecitudine pastorale; tutti insieme chiediamo al Signore di obbedire fedelmente alla sua volontà. 16. Abbiamo constatato anche in alcuni ambienti un basso senso del sacro che tocca non solo la partecipazione attiva e generosa dei fedeli alla Santa Messa, ma anche il modo di celebrare e la qualità della testimonianza pubblica di vita che i cristiani sono chiamati a dare. Attraverso la Santa Eucaristia cerchiamo di ravvivare il senso e la gioia di appartenere alla comunità cattolica perché in alcuni Paesi si moltiplicano gli abbandoni. Il fatto della scristianizzazione richiede una formazione migliore della vita cristiana nelle famiglie, in modo che la pratica dei sacramenti si rinnovi ed esprima realmente il contenuto di fede. Invitiamo pertanto i genitori, i pastori, i catechisti a mobilitarsi per aprire un grande cantiere di evangelizzazione e di educazione alla fede all’inizio di questo nuovo millennio. 17. Dinanzi al Signore della storia e del futuro del mondo, i poveri di sempre e i nuovi, le vittime sempre più numerose dell’ingiustizia e tutti i dimenticati della terra ci interpellano; riportano alla nostra mente l’agonia di Cristo che dura fino alla fine del mondo. Queste sofferenze non possono restare estranee alla celebrazione del mistero eucaristico che impegna tutti noi a operare per la giustizia e la trasformazione del mondo in maniera attiva e consapevole, forti dell’insegnamento sociale della Chiesa che promuove la centralità della persona e della sua dignità. « Non possiamo illuderci: dall’amore vicendevole e, in particolare, dalla sollecitudine di chi è nel bisogno saremo riconosciuti come veri discepoli di Cristo.17 È questo il criterio in base al quale sarà comprovata l’autenticità delle nostre celebrazioni eucaristiche ».18 Sarete i miei testimoni 18. « Gesù, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine ». San Giovanni rivela il senso dell’istituzione della Santa Eucaristia con 16 17 18 Cfr CCC 2384. Cfr Gv 13, 35; Mt 25, 31-46. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Mane nobiscum Domine, 28. Acta Synodi Episcoporum 995 il racconto della lavanda dei piedi.19 Gesù si china per lavare i piedi dei suoi discepoli come segno del suo amore che arriva fino all’estremo. Questo gesto profetico anticipa la spoliazione di sé fino alla morte in croce che toglie il peccato del mondo e lava le nostre anime da ogni colpa. La Santa Eucaristia è il dono dell’amore, un incontro con Dio che ci ama e una sorgente zampillante di vita eterna. Noi vescovi, sacerdoti e diaconi siamo i primi testimoni e i servitori di questo amore. 19. Cari sacerdoti, in questi giorni abbiamo pensato molto a voi, conosciamo la vostra generosità e dedizione. In comunione con noi portate il peso del servizio pastorale quotidiano presso il popolo di Dio. Annunciate con forza la Parola del Signore, cercando di ben introdurre i fedeli nel mistero eucaristico. Che grazia è il vostro ministero! Preghiamo con voi e per voi perché insieme possiamo rimanere fedeli all’amore di Cristo. Vi chiediamo di essere, insieme con noi e sull’esempio del Santo Padre Benedetto XVI, gli « umili operai nella vigna del Signore », con una vita sacerdotale coerente. La pace di Cristo, che donate ai peccatori pentiti e alle assemblee eucaristiche, risplenda su di voi e sulle comunità che vivono della vostra testimonianza. Ricordiamo con gratitudine l’impegno dei diaconi permanenti, dei catechisti, degli operatori pastorali e dei numerosi fedeli laici a favore della comunità. Possa il vostro servizio essere sempre fecondo e generoso, sostenuto da una piena comunione di intenti e di azione con i Pastori della comunità. 20. Carissimi fratelli e sorelle, qualunque sia lo stato di vita nel quale siamo chiamati a vivere la nostra vocazione battesimale, rivestiamoci dei sentimenti di Cristo Gesù 20 e sul suo esempio facciamo a gara gli uni gli altri nell’umiltà. La nostra carità reciproca non è solamente un’imitazione del Signore, è una prova vivente della sua presenza che agisce in mezzo a noi. Salutiamo e ringraziamo tutte le persone consacrate, questa porzione scelta della vigna del Signore, che in piena gratuità testimonia la bella notizia dello Sposo che viene.21 La vostra testimonianza eucaristica nella sequela di Cristo è un grido d’amore nella notte del mondo, una eco dello Stabat Mater e del Magnificat. La Donna eucaristica per eccellenza, coronata di stelle e immen19 20 21 Cfr Gv 13, 1-20. Cfr Fil 2, 2. Cfr Ap 22, 17-20. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 996 samente feconda, Vergine Assunta e Immacolata Concezione, vi protegga nella pace e nella gioia di Pasqua per la speranza del mondo, nel servizio che rendete a Dio e ai poveri. 21. Cari giovani, il Santo Padre Benedetto XVI vi ha detto e ripetuto che donandovi a Cristo non perdete nulla. Riprendiamo le sue parole forti ma serene, pronunciate per la Santa Messa di inizio del suo ministero, che vi orientano verso la vera felicità, nel più grande rispetto della vostra libertà: « Non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla e dona tutto. Chi si dona a lui riceve il centuplo. Sı̀, aprite, spalancate le porte a Cristo e troverete la vera vita ». Confidiamo nelle vostre capacità e nel vostro desiderio di sviluppare i valori positivi del mondo e di cambiare quanto vi è di ingiusto e violento. Contate sul nostro appoggio e la nostra preghiera per accogliere insieme la sfida di costruire il futuro con Cristo. Voi siete « le sentinelle del mattino » e gli « esploratori del futuro ». Voi non mancherete di attingere alla sorgente dell’energia divina della santa Eucaristia per operare le trasformazioni necessarie. Ai giovani seminaristi che si stanno preparando al ministero sacerdotale e con i loro coetanei condividono le speranze per il futuro, desideriamo far giungere un particolare pensiero perché la loro vita di formazione sia impregnata da una genuina spiritualità eucaristica. 22. Cari sposi cristiani con le vostre famiglie, la vostra vocazione alla santità, come chiesa domestica, si nutre alla sacra Mensa dell’Eucaristia. La vostra fede nel sacramento del matrimonio trasforma l’unione coniugale in un tempio dello Spirito Santo, in una sorgente feconda di vita nuova nel generare i figli frutto del vostro amore. Abbiamo spesso parlato di voi al Sinodo, perché siamo coscienti delle fragilità e incertezze del mondo presente. Abbiate coraggio nel vostro sforzo per educare i figli nella fede. Siate germoglio di vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata; non dimenticate che Cristo è presente nella vostra unione e la benedice con ogni grazia di cui avete bisogno per vivere santamente la vostra vocazione. Vi incoraggiamo a conservare l’abitudine di partecipare con tutta la famiglia all’Eucaristia domenicale. In questo modo rallegrate il cuore di Gesù che ha detto: « Lasciate che i bambini vengano da me ».22 22 Mc 10, 14. Acta Synodi Episcoporum 997 23. Desideriamo rivolgere una parola a quanti soffrono, in particolare agli ammalati e ai disabili, che con la loro sofferenza sono uniti al sacrificio di Cristo.23 Per il dolore che portate nel corpo e nel vostro cuore partecipate in modo speciale al sacrificio eucaristico e siete testimoni privilegiati dell’amore che esso esprime. Siamo sicuri che nel momento in cui facciamo esperienza della debolezza e dei nostri limiti, la forza dell’Eucaristia può essere di grande aiuto. Uniti al mistero pasquale di Cristo, troviamo la risposta alle angoscianti domande della sofferenza e della morte, soprattutto quando la malattia colpisce i bambini innocenti. Siamo vicini a tutti voi, ma soprattutto ai morenti che ricevono il Corpo di Cristo come viatico per il loro ultimo passaggio verso il Regno di Dio. Che tutti siano uno 24. Il Santo Padre Benedetto XVI ha riaffermato il solenne impegno della Chiesa per la causa ecumenica. Siamo tutti responsabili di questa unità 24 perché, mediante il Battesimo, siamo membri della famiglia di Dio, gratificati della stessa dignità fondamentale e condividendo l’inestimabile dono sacramentale della vita divina. Sentiamo tutti il dolore della separazione che impedisce la celebrazione comune dell’Eucaristia. Vogliamo intensificare nelle nostre comunità la preghiera per l’unità, lo scambio di doni tra le Chiese e le Comunità ecclesiali, cosı̀ come i rapporti rispettosi e fraterni tra noi in modo da conoscerci meglio e amarci, rispettando e apprezzando le nostre differenze e i valori comuni. Precise norme della Chiesa stabiliscono le condizioni per accedere alla comunione eucaristica con fratelli e sorelle che non sono ancora in piena comunione con noi. Una sana disciplina impedisce la confusione e i gesti improvvisati che possono invece nuocere alla vera comunione. 25. Come cristiani, siamo vicini agli altri discendenti di Abramo: agli ebrei, eredi della prima Alleanza e ai musulmani. Celebrando la Santa Eucaristia pensiamo di essere, come dice sant’Agostino, « sacramento dell’umanità »,25 la voce di tutte le preghiere e suppliche che dalla terra salgono verso Dio. 23 24 25 Cfr Rm 12, 2. Cfr Gv 17, 21. Cfr De civ. Dei 10, 6. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 998 Conclusione: Pace piena di speranza Carissimi fratelli e sorelle, 26. Ringraziamo il Signore per questa XI Assemblea sinodale che ci ha permesso di ritornare alla sorgente del mistero della Chiesa, a quarant’anni dal Concilio Vaticano II. Terminiamo in bellezza l’anno dell’Eucaristia, confermandoci nell’unità e rinnovandoci nell’entusiasmo apostolico e missionario. All’inizio del quarto secolo del cristianesimo, il culto cristiano era ancora proibito dalle autorità imperiali. Alcuni cristiani del Nord Africa legati alla celebrazione del giorno del Signore sfidarono la proibizione. Furono martirizzati mentre dichiaravano che non avrebbero potuto vivere senza l’Eucaristia della domenica. I quarantanove martiri di Abitene, uniti a tanti santi e beati che hanno fatto dell’Eucaristia il centro della loro vita, intercedono per noi all’inizio del nuovo millennio. Ci insegnano la fedeltà all’incontro nella Nuova Alleanza con Cristo risorto. Al termine di questo Sinodo sperimentiamo questa pace piena di speranza che i discepoli di Emmaus ricevettero con il cuore ardente dal Signore risorto. Essi si alzarono e ritornarono in fretta a Gerusalemme per condividere la gioia con i fratelli e le sorelle nella fede. Noi auguriamo che possiate andare colmi di gioia all’incontro con la santa Eucaristia e toccare con mano la verità della sua Parola: « Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo ».26 Carissimi fratelli e sorelle, Pace a voi! II Ad Episcopos Sinenses, delegatos ad XI Coetum Generalem Ordinarium, absentes tamen ab Aula Synodi: Exc.mum R.P. Antonium Li Duan, Xi’an, Exc.mum R.P. Lucam Li Jingfeng, Fengsiang, Exc.mum R.P. Aloisium Jin Luxian, S.I., Shanghai, Exc.mum R.P. Iosephum Wei Jingyi, Qiqihar.* Desideratissimi Fratres in Episcopatu, 1. Nos, Patres in Synodo congregati, qui Undecimo Coetui Generali Ordinario participes intersumus, una cum Benedicto Papa XVI, perlibenter vobis fraterne et benigne salutem impertiri optamus. 26 Mt 28, 20. —————— * Die 22 Octobris 2005. Acta Synodi Episcoporum 999 Propter vestram a Synodi laboribus absentiam maerore et aegritudine affecti sumus; vobis enim libentissime occurrere voluimus, ut et a vestra ipsorum voce narrata omnia, quae pertulistis audiremus et fructus, quos ab in Ecclesia vitae usu percepistis perdisceremus. Quae omnia fieri non potuerunt, vobis tamen id confirmamus, ipsos totamque Ecclesiam, quae in Sinis versatur, distincte nobis esse cordi, quorum semper in oratione meminimus. Mysterium autem eucharisticum, sicut ipsi nostis, summa est et principium, circa quod sententiae iudiciaque nostra omnia convertuntur. Hac vero in parte, id libenter urgemus, ipsa in Eucharistia, quae fons est et culmen vitae et missionis Ecclesiae, omnes nos in communione cum Christo cumque Ecclesia universa esse constitutos. Propterea, una vobiscum, laudibus aeternum Patrem, datorem bonorum omnium, extollimus atque cumulamus, Cuius a corde amor ille profluit, qui in Spiritu Domini Resurgentis in corda nostra effunditur, unde nos « cor unum et anima una » 1 efficimur. In Domino Iesu vobis ominamur, ut omnes communitates ecclesiales in Sinis constitutae floreant in Verbo audiendo, in Mysterio paschali celebrando, in fratribus generose iuvandis. Quae vota fervido cumulamus auspicio, ut brevi itinera adinveniri possint, quo magis etiam conspicuo plena illa communio fulgeat splendore. Mariae Sanctissimae, Matri Ecclesiae, omina nostra committimus, quae precibus ab Ecclesia tota fervidissime fusis ipsi prosequimur. E Civitate Vaticana, d. 22 octobris 2005. Nicolaus Eterović Archiepiscopus titularis Sisciensis Secretarius Generalis Franciscus card. Arinze Praefectus Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum Praeses Delegatus Ioannes card. Sandoval I´ñiguez Archiepiscopus Guadalaiarensis Praeses Delegatus Telesphorus Placidus card. Toppo Archiepiscopus Ranchiensis Praeses Delegatus 1 Act 4, 32. 1000 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale SECRETARIA STATUS Sermo Secretarii Status, Em.mi D.ni Angeli card. Sodano, occasione celebrationum sexagesimi anniversarii a condita Societate F.A.O. Signori Capi di Stato e di Governo, Signor Direttore Generale, Signore e Signori! Sono lieto di partecipare a quest’assemblea straordinaria, riunita per celebrare il 60º anniversario dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura. A tutti i presenti porto pure il deferente saluto di Sua Santità il Papa Benedetto XVI, Che per mio tramite vuol far pervenire a tutti voi un cordiale augurio di proficuo lavoro. 1. È una ricorrenza significativa quella che oggi ricordiamo. Essa ci fa ritornare al felice momento dell’istituzione della F.A.O., sorta per liberare l’umanità dallo spettro della fame mediante la promozione dell’attività agricola in ogni Paese, con un’effettiva cooperazione tra gli Stati. È questo un obiettivo sempre attuale e che anzi diventa più che mai urgente, di fronte ad una situazione mondiale, che vede popoli colpiti da penose e ritornanti crisi alimentari, mentre vi sono altri Paesi in cui l’abbondanza della produzione pone non pochi interrogativi sui loro modelli di vita. Oggi, la F.A.O. si trova di fronte ad un mondo che, nonostante talune dolorose divisioni, manifesta un bisogno crescente di riunirsi intorno a obiettivi comuni per dare un senso solidale alla convivenza della famiglia umana. Uno speciale ringraziamento sento, quindi, di dover rivolgere a quanti operano nella F.A.O. ed in particolare a Lei, Signor Direttore Generale, a cui rinnovo l’espressione della più viva gratitudine per l’impegno sin qui profuso in un settore cosı̀ importante quale è quello dell’alimentazione e dell’agricoltura. 2. A nessuno sfugge un dato: l’istituzione della F.A.O. coincide con la formazione della più ampia « famiglia delle Nazioni », ai cui ideali l’Organizzazione è associata, come ben sottolinea la sintonia esistente tra i principicardine che reggono la sua Costituzione e quelli contenuti nella Carta delle Nazioni Unite. Promuovere lo sviluppo agricolo e la formazione di condizioni che garantiscano pienamente il fondamentale diritto alla nutrizione costitui- Acta Secretariae Status 1001 sce un apporto determinante alla causa della sicurezza internazionale, e quindi, della pace. Nell’istituire la F.A.O. il 16 ottobre 1945 la Comunità internazionale non ha manifestato soltanto il desiderio di rafforzare un’efficace cooperazione fra gli Stati in un settore fondamentale come quello dell’agricoltura, ma ha anche lasciato intravedere l’intenzione di trovare modi atti a garantire un’alimentazione sufficiente per il mondo intero, grazie ad una condivisione razionale dei frutti della terra. Oggi, dopo sessant’anni, non bisogna permettere che le enormi difficoltà che tale compito ancora presenta diminuiscano la fermezza dell’impegno. 3. La celebrazione di un anniversario è momento per riflettere su quanto è stato finora realizzato e sugli ostacoli che si interpongono all’azione futura. In concreto, quali sono i motivi che impediscono all’azione internazionale di modificare la realtà mondiale verso una dimensione degna della persona umana? È noto che a livello mondiale è possibile disporre di cibo sufficiente per soddisfare le necessità di tutti. Perché allora tante persone rischiano di morire di fame? Molti sono i motivi di questa situazione paradossale nella quale abbondanza e scarsità coesistono. Uno consiste nel fatto che alcune forme di assistenza allo sviluppo sono subordinate all’attuazione da parte dei Paesi più poveri di politiche di aggiustamento strutturale, per poter accedere al mercato dei prodotti agricoli. Nei Paesi più sviluppati vi è, poi, una cultura consumistica che tende ad esaltare falsi bisogni a discapito di quelli reali. 4. Una campagna efficace contro la fame richiede, quindi, molto di più della semplice indicazione di come correttamente debbano funzionare i meccanismi di mercato o le tecniche per ottenere livelli più alti di produzione alimentare. Diventa necessario, prima di tutto, riscoprire il senso della persona umana, nella sua dimensione individuale e comunitaria, cominciando dalla vita familiare da cui discendono senso di solidarietà e di condivisione. Ho di fronte a me l’immagine della famiglia rurale chiamata a gestire con il suo lavoro la piccola impresa familiare, ma anche a trasmettere l’idea di relazioni basate sullo scambio di reciproche conoscenze, valori, pronta assistenza e rispetto. Un quadro che ben risponde a quella necessità di costruire i rapporti tra i popoli sulla base di una costante ed autentica disponibilità, capace di rendere ogni Paese preparato a soddisfare le necessità di quanti sono nel bisogno. Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale 1002 5. Distinte Autorità, in questi vostri sforzi al servizio del bene comune, la Chiesa Cattolica vi è vicina, come testimonia l’attenzione con la quale la Santa Sede segue l’attività della F.A.O. sin dal 1948. Nel celebrare questo 60º Anniversario con voi, la medesima Sede Apostolica desidera assicurarvi del suo sostegno costante al vostro impegno per la causa dell’uomo, che in concreto significa apertura alla vita, rispetto dell’ordine della creazione e adesione a quei principi etici che da sempre sono alla base del vivere sociale. Il mio augurio si rivolge poi a quanti operano, ad ogni livello, per garantire l’efficienza dell’azione dell’Organizzazione: è l’augurio che siano capaci di manifestare nel loro apporto non soltanto l’eccellenza del servizio tecnico e professionale, ma anche rapporti di vera amicizia, che si manifestino in stima sincera per tradizioni e culture diverse dei popoli della terra. 6. Il Profeta Isaia proclamava l’alba della pace universale legandola ad un’immagine che assume un grande significato per la F.A.O: la pace, infatti, ci sarà solo quando i popoli « forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci ».2 Abbiamo in queste parole la considerazione della lotta contro la fame come priorità ed impegno volto a fornire ad ognuno i mezzi per guadagnarsi il proprio pane quotidiano, invece di indirizzare risorse verso i conflitti e le guerre. Più si spende per gli armamenti e meno rimane per gli affamati. La lotta contro la fame costituisce l’arduo compito, a cui voi, responsabili della F.A.O., siete chiamati, insieme agli organizzatori del Programma Alimentare Mondiale (P.A.M.). Il Papa Benedetto XVI, a mio mezzo, vi invia il Suo caloroso incoraggiamento per questo impegno al servizio della comunità internazionale. Che Dio Onnipotente, datore di ogni bene, colmi la vostra opera con abbondanti benedizioni! 2 Is 2, 4. Congregatio pro Ecclesiis Orientalibus 1003 ACTA CONGREGATIONUM CONGREGATIO PRO ECCLESIIS ORIENTALIBUS ASSENSUS PONTIFICIUS Sanctissimus Dominus Benedictus PP. XVI assensum ad normam canonum 182 §§ 3-4 et 185 CCEO sequente provisione episcopali rite peracta dedit, nempe: In Synodo Episcoporum Ecclesiae Antiochenae Graecorum Melkitarum: die 20 Octobris 2005. — Archieparchiali Ecclesiae Tyrensi Graecorum Melkitarum R.D. Georgium Bakouny e clero Archieparchiae Berytensis et Byblensis Graecorum Melkitarum. Si rende noto che l’Arcivescovo Maggiore dei Lviv degli Ucraini, l’Em.mo Card. Lubomyr Husar, con il consenso del Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina e dopo aver informato la Sede Apostolica, il 2 giugno 2005 ha trasferito, a norma del can. 85 § 2 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, S.E. Mons. Volodymyr Viytyshyn dalla sede di Kolomyia-Chernivtsi (Ucraina) alla sede eparchiale di Ivano-Frankivsk (Ucraina). Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 1004 CONGREGATIO PRO EPISCOPIS GATINENSIS-HULLENSIS de nominis Archidioecesis mutatione deque Cathedralis erectione. DECRETUM S. Consistorialis Congregationis Decreto diei 27 mensis Aprilis anni 1963 erecta, Dioecesis Hullensis accepit anno 1982 nomen Dioecesis GatinensisHullensis, ab urbe vulgo Gatineau cognominata, in qua Sedes episcopalis translata fuerat. Die 31 Octobris 1990, haec Sedes promota fuit Archidioecesis Metropolitana. Cum mense Ianuarii 2002 constituta est urbs nova Gatineau post coniunctionem quinque civitatum inter quas erat urbs Hullensis nunc sublata, Exc.mus P.D. Rogerus Ebacher, Archiepiscopus Gatinensis-Hullensis, nuper ab Apostolica Sede enixe postulavit, ut etiam nomen Archidioecesis congrue mutaretur atque templum in memorata urbe exstans, Deo in honorem Sancti Ioseph dicatum, ad gradum et dignitatem Cathedralis eveheretur. Congregatio igitur pro Episcopis, praehabito favorabili voto Exc.mi P.D. Aloisii Ventura, Archiepiscopi titulo Equiliensis et in Canada Apostolici Nuntii, porrectis precibus benigne annuendum censuit. Quapropter eadem Congregatio, vigore specialium facultatum sibi a Summo Pontifice Benedicto, Divina Providentia PP. XVI, tributarum, praesenti Decreto, perinde valituro ac si Apostolicae sub plumbo Litterae datae forent, statuit ut Archidioecesis Gatinensis-Hullensis eiusque Archiepiscopus pro tempore et Provincia ecclesiastica in posterum vocari possint ac valeant Gatinensis, declaratque templum Deo in honorem Sancti Ioseph dicatum in civitate Gatinensi exstans ecclesiam Cathedralem unicam Archidioecesis. Ad haec omnia exsecutioni mandanda Congregatio pro Episcopis deputat memoratum Exc.mum P.D. Aloisium Ventura, eidem tribuens facultates necessarias et opportunas etiam subdelegandi, ad effectum de quo agitur, quemlibet virum in ecclesiastica dignitate constitutum, onere imposito ad Congregatio pro Episcopis 1005 hanc Congregationem pro Episcopis authenticum exemplar actus peractae exsecutionis quam primum remittendi. Contrariis quibuslibet minime obstantibus. Datum Romae, ex aedibus Congregationis pro Episcopis, die 28 mensis Octobris anno 2005. e Ioannes Baptista card. Re Praefectus e Franciscus Monterisi a Secretis L. e S. In Congr. pro Episcopis tab., n. 193/05 PROVISIO ECCLESIARUM Latis decretis a Congregatione pro Episcopis, Sanctissimus Dominus Benedictus Pp. XVI, per Apostolicas sub plumbo Litteras, iis quae sequuntur Ecclesiis sacros praefecit praesules: die 11 Octobris 2005. — Titulari episcopali Ecclesiae Flumenpiscensi R.D. Raimundum Hauke, e clero dioecesis Erfordiensis, ibique cathedralis templi curionem et capituli cathedralis canonicum, quem deputavit Auxiliarem eiusdem dioecesis. die 15 Octobris. — Cathedrali Ecclesiae Matagalpensi Exc.mum P.D. Georgium Solórzano Pérez, hactenus Episcopum titularem Theuzitanum et Auxiliarem archidioecesis Managuensis. — Praelaturae territoriali Chotensi R.D. Fortunatum Pablo Urcey, Ordinis Augustinianorum Recollectorum sodalem, hactenus Superiorem provincialem Provinciae « San José » eiusdem Ordinis in Hispania. — Praelature territoriali Huautlensi, R.D. Hectorem Aloisium Morales Sánchez, hactenus dioecesis Vallipolitanae Vicarium generalem. die 17 Octobris. — Cathedrali Ecclesiae Triventinae, R.D. Dominicum Angelum Scotti, e clero archidioecesis Theatinae-Vastensis, ibique Vicarium generalem. 1006 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale die 18 Octobris 2005. — Titulari episcopali Ecclesiae Centurionensi, R.D. Renatum Pine Mayugba, e clero archidioecesis Lingayensis Dagupanensis, hactenus Collegii Sanctae Mariae Auxilii Christianorum Rectorem, quem deputavit Auxiliarem eiusdem archidioecesis. die 19 Octobris. — Cathedrali Ecclesiae Cuautitlanensi, Exc.mum P.D. Villelmum Rodericum Theodorum Ortiz Mondragón, hactenus Episcopum titularem Novabarbarensem et Auxiliarem archidioecesis Mexicanae. die 22 Octobris. — Coadiutorem dioecesis Ebroicensis, R.D. Christianum Nourrichard, e clero archidioecesis Rothomagensis, ibique Vicarium generalem. die 25 Octobris. — Cathedrali Ecclesiae Rivogallaecensi R.D. Ioannem Carolum Romanin, S.D.B., hactenus Communitatis Salesianae in civitate vulgo « Mar del Plata » Directorem. — Titulari episcopali Ecclesiae Chunaviensi, R.D. Davidem C. McGough, e clero archidioecesis Birminghamiensis, ibique Vicarium episcopalem, quem deputavit Auxiliarem eiusdem archidioecesis. die 4 Novembris. — Metropolitanae Ecclesiae Piscariensi-Pinnensi, Exc.mum P.D. Thomam Valentinetti, hactenus Episcopum Thermularum-Larinensem. Congregatio de Institutione Catholica 1007 CONGREGATIO DE INSTITUTIONE CATHOLICA INSTRUCTIO circa criteria ad vocationes discernendas eorum qui inclinantur ad homosexualitatem, intuitu eorundem admissionis ad Seminarium et ad Ordines Sacros. Introduzione In continuità con l’insegnamento del Concilio Vaticano II e, in particolare, col decreto Optatam totius 1 sulla formazione sacerdotale, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha pubblicato diversi documenti per promuovere un’adeguata formazione integrale dei futuri sacerdoti, offrendo orientamenti e norme precise circa suoi diversi aspetti.2 Nel frattempo anche il Sinodo dei Vescovi del 1990 ha riflettuto sulla formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali, con l’intento di portare a compimento la dottrina conciliare su questo argomento e di renderla più esplicita ed incisiva nel mondo contemporaneo. 1 Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto sulla formazione sacerdotale Optatam totius (28 ottobre 1965): AAS 58 (1966), 713-727. 2 Cfr. Congregazione per l’Educazione Cattolica, Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis (6 gennaio 1970; edizione nuova, 19 marzo 1985); L’insegnamento della filosofia nei Seminari (20 gennaio 1972); Orientamenti educativi per la formazione al celibato sacerdotale (11 aprile 1974); Insegnamento del Diritto Canonico per gli aspiranti al sacerdozio (2 aprile 1975); La formazione teologica dei futuri sacerdoti (22 febbraio 1976); Epistula circularis de formatione vocationum adultarum (14 luglio 1976); Istruzione sulla formazione liturgica nei Seminari (3 giugno 1979); Lettera circolare su alcuni aspetti più urgenti della formazione spirituale nei Seminari (6 gennaio 1980); Orientamenti educativi sull’amore umano — Lineamenti di educazione sessuale (1 novembre 1983); La Pastorale della mobilità umana nella formazione dei futuri sacerdoti (25 gennaio 1986); Orientamenti per la formazione dei futuri sacerdoti circa gli strumenti della comunicazione sociale (19 marzo 1986); Lettera circolare riguardante gli studi sulle Chiese Orientali (6 gennaio 1987); La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale (25 marzo 1988); Orientamenti per lo studio e l’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa nella formazione sacerdotale (30 dicembre 1988); Istruzione sullo studio dei Padri della Chiesa nella formazione sacerdotale (10 novembre 1989); Direttive sulla preparazione degli educatori nei Seminari (4 novembre 1993); Direttive sulla formazione dei seminaristi circa i problemi relativi al matrimonio ed alla famiglia (19 marzo 1995); Istruzione alle Conferenze Episcopali circa l’ammissione in Seminario dei candidati provenienti da altri Seminari o Famiglie religiose (9 ottobre 1986 e 8 marzo 1996); Il periodo propedeutico (1 maggio 1998); Lettere circolari circa le norme canoniche relative alle irregolarità e agli impedimenti sia ad Ordines recipiendos, sia ad Ordines exercendos (27 luglio 1992 e 2 febbraio 1999). 1008 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale In seguito a questo Sinodo, Giovanni Paolo II pubblicò l’Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis.3 Alla luce di questo ricco insegnamento, la presente Istruzione non intende soffermarsi su tutte le questioni di ordine affettivo o sessuale che richiedono un attento discernimento durante l’intero periodo della formazione. Essa contiene norme circa una questione particolare, resa più urgente dalla situazione attuale, e cioè quella dell’ammissione o meno al Seminario e agli Ordini sacri dei candidati che hanno tendenze omosessuali profondamente radicate. 1. Maturità affettiva e paternità spirituale Secondo la costante Tradizione della Chiesa, riceve validamente la sacra Ordinazione esclusivamente il battezzato di sesso maschile.4 Per mezzo del sacramento dell’Ordine, lo Spirito Santo configura il candidato, ad un titolo nuovo e specifico, a Gesù Cristo: il sacerdote, infatti, rappresenta sacramentalmente Cristo, Capo, Pastore e Sposo della Chiesa.5 A causa di questa configurazione a Cristo, tutta la vita del ministro sacro deve essere animata dal dono di tutta la sua persona alla Chiesa e da un’autentica carità pastorale.6 Il candidato al ministero ordinato, pertanto, deve raggiungere la maturità affettiva. Tale maturità lo renderà capace di porsi in una corretta relazione con uomini e donne, sviluppando in lui un vero senso della paternità spirituale nei confronti della comunità ecclesiale che gli sarà affidata.7 3 Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis (25 marzo 1992): AAS 84 (1992), 657-804. 4 Cfr. C.I.C., can. 1024 e C.C.E.O., can. 754; Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis sull’Ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini (22 maggio 1994): AAS 86 (1994), 545-548. 5 Cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto sul ministero e la vita dei presbiteri Presbyterorum ordinis (7 dicembre 1965), n. 2: AAS 58 (1966), 991-993; Pastores dabo vobis, n. 16: AAS 84 (1992), 681-682. Riguardo alla configurazione a Cristo, Sposo della Chiesa, la Pastores dabo vobis afferma: « Il sacerdote è chiamato ad essere immagine viva di Gesù Cristo Sposo della Chiesa [...]. È chiamato, pertanto, nella sua vita spirituale a rivivere l’amore di Cristo Sposo nei riguardi della Chiesa Sposa. La sua vita dev’essere illuminata e orientata anche da questo tratto sponsale, che gli chiede di essere testimone dell’amore sponsale di Cristo » (n. 22): AAS 84 (1992), 691. 6 Cfr. Presbyterorum ordinis, n. 14: AAS 58 (1966), 1013-1014; Pastores dabo vobis, n. 23: AAS 84 (1992), 691-694. 7 Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio Dives Ecclesiae per il ministero e la vita dei presbiteri (31 marzo 1994), n. 58. Congregatio de Institutione Catholica 1009 2. L’omosessualità e il ministero ordinato Dal Concilio Vaticano II ad oggi, diversi documenti del Magistero — e specialmente il Catechismo della Chiesa Cattolica — hanno confermato l’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità. Il Catechismo distingue fra gli atti omosessuali e le tendenze omosessuali. Riguardo agli atti, insegna che, nella Sacra Scrittura, essi vengono presentati come peccati gravi. La Tradizione li ha costantemente considerati come intrinsecamente immorali e contrari alla legge naturale. Essi, di conseguenza, non possono essere approvati in nessun caso. Per quanto concerne le tendenze omosessuali profondamente radicate, che si riscontrano in un certo numero di uomini e donne, sono anch’esse oggettivamente disordinate e sovente costituiscono, anche per loro, una prova. Tali persone devono essere accolte con rispetto e delicatezza; a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Esse sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita e a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare.8 Alla luce di tale insegnamento, questo Dicastero, d’intesa con la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ritiene necessario affermare chiaramente che la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione,9 non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay.10 8 Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica (edizione tipica, 1997), nn. 2357-2358. Cfr. anche i diversi documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede: Dichiarazione Persona humana su alcune questioni di etica sessuale (29 dicembre 1975); Lettera Homosexualitatis problema a tutti i Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali (1 ottobre 1986); Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali (23 luglio 1992); Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali (3 giugno 2003). Riguardo all’inclinazione omosessuale, la Lettera Homosexualitatis problema afferma: « La particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé un peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata » (n. 3). 9 Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica (edizione tipica, 1997), n. 2358; cfr. anche C.I.C., can. 208 e C.C.E.O., can. 11. 10 Cfr. Congregazione per l’Educazione Cattolica, A memorandum to Bishops seeking advice in matters concerning homosexuality and candidates for admission to Seminary (9 luglio 1985); Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Lettera (16 maggio 2002): Notitiae 38 (2002), 586. 1010 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne. Non sono affatto da trascurare le conseguenze negative che possono derivare dall’Ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate. Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l’espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di un’adolescenza non ancora compiuta, esse devono comunque essere chiaramente superate almeno tre anni prima dell’Ordinazione diaconale. 3. Il discernimento dell’idoneità dei candidati da parte della Chiesa Due sono gli aspetti indissociabili in ogni vocazione sacerdotale: il dono gratuito di Dio e la libertà responsabile dell’uomo. La vocazione è un dono della grazia divina, ricevuto tramite la Chiesa, nella Chiesa e per il servizio della Chiesa. Rispondendo alla chiamata di Dio, l’uomo si offre liberamente a Lui nell’amore.11 Il solo desiderio di diventare sacerdote non è sufficiente e non esiste un diritto a ricevere la sacra Ordinazione. Compete alla Chiesa — nella sua responsabilità di definire i requisiti necessari per la ricezione dei Sacramenti istituiti da Cristo — discernere l’idoneità di colui che desidera entrare nel Seminario,12 accompagnarlo durante gli anni della formazione e chiamarlo agli Ordini sacri, se sia giudicato in possesso delle qualità richieste.13 La formazione del futuro sacerdote deve articolare, in una complementarità essenziale, le quattro dimensioni della formazione: umana, spirituale, 11 Cfr. Pastores dabo vobis, nn. 35-36: AAS 84 (1992), 714-718. Cfr. C.I.C., can. 241, § 1: « Il Vescovo diocesano ammetta al seminario maggiore soltanto coloro che, sulla base delle loro doti umane e morali, spirituali e intellettuali, della loro salute fisica e psichica e della loro retta intenzione, sono ritenuti idonei a consacrarsi per sempre ai ministeri sacri » e C.C.E.O., can. 342, § 1. 13 Cfr. Optatam totius, n. 6: AAS 58 (1966), 717. Cfr. anche C.I.C., can. 1029: « Siano promossi agli ordini soltanto quelli che, per prudente giudizio del Vescovo proprio o del Superiore maggiore competente, tenuto conto di tutte le circostanze, hanno fede integra, sono mossi da retta intenzione, posseggono la scienza debita, godono buona stima, sono di integri costumi e di provate virtù e sono dotati di tutte quelle altre qualità fisiche e psichiche congruenti con l’ordine che deve essere ricevuto » e C.C.E.O., can. 758. Non chiamare agli Ordini colui che non ha le qualità richieste non è una ingiusta discriminazione: cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Alcune considerazioni concernenti la risposta a proposte di legge sulla non discriminazione delle persone omosessuali. 12 Congregatio de Institutione Catholica 1011 intellettuale e pastorale.14 In questo contesto, bisogna rilevare la particolare importanza della formazione umana, fondamento necessario di tutta la formazione.15 Per ammettere un candidato all’Ordinazione diaconale, la Chiesa deve verificare, tra l’altro, che sia stata raggiunta la maturità affettiva del candidato al sacerdozio.16 La chiamata agli Ordini è responsabilità personale del Vescovo 17 o del Superiore Maggiore. Tenendo presente il parere di coloro ai quali hanno affidato la responsabilità della formazione, il Vescovo o il Superiore Maggiore, prima di ammettere all’Ordinazione il candidato, devono pervenire ad un giudizio moralmente certo sulle sue qualità. Nel caso di un dubbio serio al riguardo, non devono ammetterlo all’Ordinazione.18 Il discernimento della vocazione e della maturità del candidato è anche un grave compito del rettore e degli altri formatori del Seminario. Prima di ogni Ordinazione, il rettore deve esprimere un suo giudizio sulle qualità del candidato richieste dalla Chiesa.19 Nel discernimento dell’idoneità all’Ordinazione, spetta al direttore spirituale un compito importante. Pur essendo vincolato dal segreto, egli rappresenta la Chiesa nel foro interno. Nei colloqui con il candidato, il direttore spirituale deve segnatamente ricordare le esigenze della Chiesa circa la castità 14 Cfr. Pastores dabo vobis, nn. 43-59: AAS 84 (1992), 731-762. Cfr. ibid., n. 43: « Il presbitero, chiamato ad essere immagine viva di Gesù Cristo Capo e Pastore della Chiesa, deve cercare di riflettere in sé, nella misura del possibile, quella perfezione umana che risplende nel Figlio di Dio fatto uomo e che traspare con singolare efficacia nei suoi atteggiamenti verso gli altri »: AAS 84 (1992), 732. 16 Cfr. ibid., nn. 44 e 50: AAS 84 (1992), 733-736 e 746-748. Cfr. anche: Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Carta circular Entre las más delicadas a los Exc.mos y Rev.mos Señores Obispos diocesanos y demás Ordinarios canónicamente facultados para llamar a las Sagradas Ordenes, sobre Los escrutinios acerca de la idoneidad de los candidatos (10 novembre 1997): Notitiae 33 (1997), 495-506, particolarmente l’Allegato V. 17 Cfr. Congregazione per i Vescovi, Direttorio per il Ministero pastorale dei Vescovi Apostolorum Successores (22 febbraio 2004), n. 88. 18 Cfr. C.I.C., can. 1052, § 3: « Se [...] il Vescovo per precise ragioni dubita che il candidato sia idoneo a ricevere gli ordini, non lo promuova ». Cfr. anche C.C.E.O., can. 770. 19 Cfr. C.I.C., can. 1051: « Per quanto riguarda lo scrutinio circa le qualità richieste nell’ordinando [...] vi sia l’attestato del rettore del seminario o della casa di formazione, sulle qualità per ricevere l’ordine, vale a dire la sua retta dottrina, la pietà genuina, i buoni costumi, l’attitudine ad esercitare il ministero; ed inoltre, dopo una diligente indagine, un documento sul suo stato di salute sia fisica sia psichica ». Agli Ordinari, ai Superiori ed in genere ai formatori resta però sempre vietato ogni tentativo di indurre, in qualsiasi forma, i candidati agli Ordini a manifestare le proprie coscienze, in quanto non è lecito ad alcuno violare il diritto che ogni persona ha di difendere la propria intimità (cfr. C.I.C. cann. 630 § 5 e 220). 15 1012 Acta Apostolicae Sedis — Commentarium Officiale sacerdotale e la maturità affettiva specifica del sacerdote, nonché aiutarlo a discernere se abbia le qualità necessarie.20 Egli ha l’obbligo di valutare tutte le qualità della personalità ed accertarsi che il candidato non presenti disturbi sessuali incompatibili col sacerdozio. Se un candidato pratica l’omosessualità o presenta tendenze omosessuali profondamente radicate, il suo direttore spirituale, cosı̀ come il suo confessore, hanno il dovere di dissuaderlo, in coscienza, dal procedere verso l’Ordinazione. Rimane inteso che il candidato stesso è il primo responsabile della propria formazione.21 Egli deve offrirsi con fiducia al discernimento della Chiesa, del Vescovo che chiama agli Ordini, del rettore del Seminario, del direttore spirituale e degli altri educatori del Seminario ai quali il Vescovo o il Superiore Maggiore hanno affidato il compito di formare i futuri sacerdoti. Sarebbe gravemente disonesto che un candidato occultasse la propria omosessualità per accedere, nonostante tutto, all’Ordinazione. Un atteggiamento cosı̀ inautentico non corrisponde allo spirito di verità, di lealtà e di disponibilità che deve caratterizzare la personalità di colui che ritiene di essere chiamato a servire Cristo e la sua Chiesa nel ministero sacerdotale. Conclusione Questa Congregazione ribadisce la necessità che i Vescovi, i Superiori Maggiori e tutti i responsabili interessati compiano un attento discernimento circa l’idoneità dei candidati agli Ordini sacri, dall’ammissione nel Seminario fino all’Ordinazione. Questo discernimento deve essere fatto alla luce di una concezione del sacerdozio ministeriale in concordanza con l’insegnamento della Chiesa. I Vescovi, le Conferenze Episcopali e i Superiori Maggiori vigilino perché le norme di questa Istruzione siano osservate fedelmente per il bene dei candidati stessi e per garantire sempre alla Chiesa dei sacerdoti idonei, veri pastori secondo il cuore di Cristo. 20 Cfr. Pastores dabo vobis, nn. 50 e 66: AAS 84 (1992), 746-748 e 772-774. Cfr. anche Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis, n. 48. 21 Cfr. Pastores dabo vobis, n. 69: AAS 84 (1992), 778. Congregatio de Institutione Catholica 1013 Il Sommo Pontefice Benedetto XVI, in data 31 agosto 2005, ha approvato la presente Istruzione e ne ha ordinato la pubblicazione. Roma, il 4 novembre 2005, Memoria di S. Carlo Borromeo, Patrono dei Seminari. Zenon card. Grocholewski Prefetto e J. Michael Miller, c.s.b. Arciv. tit. di Vertara Segretario Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 1014 DIARIUM ROMANAE CURIAE Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza: Giovedı̀ 27 ottobre, l’On.le Kurt Beck, Presidente del Land Renania-Palatinato (Repubblica Federale di Germania). Venerdı̀ 28 ottobre, S.E. il Signor Nikolay Sadchikov, Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario, Rappresentante della Federazione Russa presso la Santa Sede. SEGRETERIA DI STATO NOMINE Con Biglietti della Segreteria di Stato il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato: 8 ottobre 2005 L’Ecc.mo Mons. Cipriano Calderón Polo, Vescovo titolare di Tagora, Membro della Congregazione per i Vescovi « in aliud quinquennium ». » » » Gli Ecc.mi Monsignori: William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Angelo Comastri, Presidente della Fabbrica di San Pietro « ad quinquennium » e Pier Giacomo De Nicolò, Arcivescovo tit. di Martana « usque ad 80um annum ae. s. », Membri della Congregazione delle Cause dei Santi. » » » Gli Ecc.mi Monsignori: Precioso D. Cantillas, Vescovo di Maasin (Filippine); Lino Bortolo Belotti, Vescovo tit. di Tabla, Ausiliare di Bergamo (Italia); Jean-Luc Brunin, Vescovo di Ajaccio (Francia), Membri del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. » » » Gli Em.mi Signori Cardinali: Georg Maximilian Sterzinsky, Arcivescovo di Berlin; Adam Joseph Maida, Arcivescovo di Detroit; e gli Ecc.mi Monsignori: Emilio Carlos Berlie Belaunzarán, Arcivescovo di Yucatán; Anselme Titianma Sanon, Vescovo di Bobo-Dioulasso; Ramón Benito De La Rosa y Carpio, Arcivesco- Diarium Romanae Curiae 1015 vo di Santiago de los Caballeros; Szilárd Keresztes, Vescovo di Hajdudorog, Amministratore Apostolico di Miskolc; José Sánchez González, Vescovo di Sigüenza-Guadalajara; Pierre Molères, Vescovo di Bayonne; Béchara Raı̈, Vescovo di Jbeil dei Maroniti; Salvatore Boccaccio, Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino; Petru Gherghel, Vescovo di Iaşi; Nicola De Angelis, Vescovo di Peterborough; Nicholas A. DiMarzio, Vescovo di Brooklyn; Patrick Joseph Harrington, Vescovo di Lodwar, Membri del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti « in aliud quinquennium ». 8 ottobre 2005 Il Rev.do Mons. Guerino Di Tora, Direttore della Caritas Diocesana di Roma, Consultore del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti « in aliud quinquennium ». 17 » » Gli Ill.mi Sig.ri Prof. Adriano Pessina (Italia) e Prof. Paolo Preziosi (Italia), Membri Ordinari della Pontificia Accademia per la Vita « ad quinquennium ». » » » l’Em.mo Signor Cardinale Julián Herranz, Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, Membro della Congregazione per la Dottrina della Fede « ad quinquennium ». 20 » » L’Ill.ma Sig.ra Madeleine Ramaholimihaso (Antananarivo, Madagascar), Membro del Consiglio dei Revisori Internazionali presso la Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede « in aliud triennium ». » » » L’Ill.mo Prof. John Haldane, ordinario di Filosofia nell’Università di Saint Andrews (Gran Bretagna), Consultore del Pontificio Consiglio della Cultura « ad quinquennium ». 24 » » L’Ecc.mo Monsignor Paul Fouad Tabet, Arcivescovo titolare di Sinna, Nunzio Apostolico, Consultore della Segreteria di Stato – Sezione per i Rapporti con gli Stati « ad quinquennium ». 26 » » L’Ecc.mo Monsignor Leonardo Sandri, Arcivescovo titolare di Cittanova, Sostituto della Segreteria di Stato per gli Affari Generali, Consigliere della Pontificia Commissione per l’America Latina « in aliud quinquennium ». 31 » » L’Em.mo Signor Cardinale Joachim Meisner, Arcivescovo di Köln, Membro della Congregazione per i Vescovi « in aliud quinquennium ». Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 1016 NECROLOGIO 8 ottobre 2005 9 » » 18 » » 25 31 » » » » Mons. Alberto Cosme do Amaral, Vescovo em. della Diocesi di Leiria-Fátima (Portogallo). Mons. Charles Kambale Mbogha, A.A., Arcivescovo Metropolita di Bukavu (Rep. del Congo). Mons. Bernard Charles Ratsimamotoana, Vescovo em. di Morondava (Madagascar). Mons. Francesco Tommasiello, Vescovo di Teano-Calvi (Italia). Mons. Antonio Sahagún López, Vescovo tit. di Simittu già Ausiliare di Guadalajara (Messico).