An. et vol. CIII 4 Februarii 2011 N. 2 ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE Directio: Palazzo Apostolico – Città del Vaticano – Administratio: Libreria Editrice Vaticana ACTA BENEDICTI PP. XVI CONSTITUTIONES APOSTOLICAE BOËNSIS In Monte Leonino nova dioecesis Boënsis appellanda erigitur. BENEDICTUS EPISCOPUS servus servorum dei ad perpetuam rei memoriam Petrini ministerii, superno sapientissimoque Dei Consilio Nobis commissi, est dioecesium omnium rationes ita pro rerum temporumque adiunctis disponere, ut facilius et efficacius Christi Evangelium inter homines magis in dies praedicetur, iidemque supernorum copia bonorum uberius fruantur. Hisce de causis, cum Venerabilis Frater Georgius Antonysamy, Archiepiscopus Sulcitanus et Apostolicus Nuntius in Monte Leonino, postulaverit ut archidioecesis Liberae Urbis et Boënsis divideretur atque nova illic erigeretur ecclesiastica circumscriptio, has oblatas preces excipiendas esse censuimus. Quamobrem, praehabito favorabili voto quorum interest, audito Consilio Congregationis pro Gentium Evangelizatione, de plenitudine Apostolicae Nostrae potestatis statuimus ut ab archidioecesi Liberae Urbis et Boënsi totum territorium distrahatur, quod regiones civiles vulgo Bo, Bonthe, Moyamba, et Pujehun complectitur, idque in novam dioecesim erigimus, Boënsem appellandam, quam Metropolitanae Ecclesiae Liberae Urbis suffraganeam atque iurisdictioni Congregationis pro Gentium Evangelizatione 88 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale obnoxiam facimus. Sedem novae dioecesis in urbe vulgo nuncupata Bo statuimus, templumque inibi exstans, Deo in honorem Cordis Immaculati Mariae dicatum, ad gradum et dignitatem ecclesiae Cathedralis evehimus, iuribus ac privilegiis concessis quae ad huiusmodi templa spectant. Cetera vero secundum canonicas leges temperentur. Quae statuimus, perfı̀cienda committimus Venerabili Fratri Georgio Antonysamy, Archiepiscopo Sulcitano et Apostolico Nuntio in Monte Leonino, onere imposito authenticum exemplar actus peractae exsecutionis, cum primum fas erit, Congregationi pro Gentium Evangelizatione remittendi. Hanc denique Constitutionem Nostram nunc et in posterum ratam esse volumus, contrariis quibuslibet rebus non obstantibus. Datum Romae, apud S. Petrum, die decimo quinto mensis Ianuarii, anno Domini bis millesimo undecimo, Pontificatus Nostri sexto. e Tharsicius card. Bertone Marcus card. Ouellet Secretarius Status Congr. pro Episcopis Praef. Marcellus Rossetti, Protonot. Apost. Nicolaus E. - M. D. Thevenin, Protonot. Apost. Loco e Plumbi In Secret. Status tab., n. 168.662 Acta Benedicti Pp. XVI 89 HOMILIAE I Apud Sacellum Sixtinum in Eucharistica celebratione et administratione Sacramenti Baptismi.* Cari fratelli e sorelle, Sono lieto di darvi un cordiale benvenuto, in particolare a voi, genitori, padrini e madrine dei 21 neonati ai quali, tra poco, avrò la gioia di amministrare il Sacramento del Battesimo. Come è ormai tradizione, tale rito avviene anche quest’anno nella santa Eucaristia con cui celebriamo il Battesimo del Signore. Si tratta della Festa che, nella prima domenica dopo la solennità dell’Epifania, chiude il tempo natalizio con la manifestazione del Signore al Giordano. Secondo il racconto dell’evangelista Matteo,1 Gesù venne dalla Galilea al fiume Giordano, per farsi battezzare da Giovanni; infatti, da tutta la Palestina accorrevano per ascoltare la predicazione di questo grande profeta, l’annuncio dell’avvento del Regno di Dio, e per ricevere il battesimo, cioè per sottoporsi a quel segno di penitenza che richiamava alla conversione dal peccato. Pur chiamandosi battesimo, esso non aveva il valore sacramentale del rito che celebriamo oggi; come ben sapete, è infatti con la sua morte e risurrezione che Gesù istituisce i Sacramenti e fa nascere la Chiesa. Quello amministrato da Giovanni, era un atto penitenziale, un gesto che invitava all’umiltà di fronte a Dio, invitava ad un nuovo inizio: immergendosi nell’acqua, il penitente riconosceva di avere peccato, implorava da Dio la purificazione dalle proprie colpe ed era inviato a cambiare i comportamenti sbagliati, quasi morendo nell’acqua e risorgendo a una nuova vita. Per questo, quando il Battista vede Gesù che, in fila con i peccatori, viene a farsi battezzare, rimane sbalordito; riconoscendo in Lui il Messia, il Santo di Dio, Colui che è senza peccato, Giovanni manifesta il suo sconcerto: egli stesso, il battezzatore avrebbe voluto farsi battezzare da Gesù. Ma Gesù lo esorta a non opporre resistenza, ad accettare di compiere questo atto, per operare ciò che è conveniente ad « adempiere ogni giustizia ». Con questa * Die 9 Ianuarii 2011. 1 3, 13-17. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 90 espressione, Gesù manifesta di essere venuto nel mondo per fare la volontà di Colui che lo ha mandato, per compiere tutto ciò che il Padre gli chiede; è per obbedire al Padre che Egli ha accettato di farsi uomo. Questo gesto rivela anzitutto chi è Gesù: è il Figlio di Dio, vero Dio come il Padre; è Colui che « si è abbassato » per farsi uno di noi, Colui che si è fatto uomo e ha accettato di umiliarsi fino alla morte di croce.2 Il battesimo di Gesù, di cui oggi facciamo memoria, si colloca in questa logica dell’umiltà e della solidarietà: è il gesto di Colui che vuole farsi in tutto uno di noi e si mette realmente in fila con i peccatori; Lui, che è senza peccato, si lascia trattare come peccatore,3 per portare sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità, anche della nostra colpa. È il « servo di Dio » di cui ci ha parlato il profeta Isaia nella prima lettura.4 La sua umiltà è dettata dal voler stabilire una comunione piena con l’umanità, dal desiderio di realizzare una vera solidarietà con l’uomo e con la sua condizione. Il gesto di Gesù anticipa la Croce, l’accettazione della morte per i peccati dell’uomo. Questo atto di abbassamento, con cui Gesù vuole uniformarsi totalmente al disegno d’amore del Padre e conformarsi con noi, manifesta la piena sintonia di volontà e di intenti che vi è tra le persone della Santissima Trinità. Per tale atto d’amore, lo Spirito di Dio si manifesta e viene come una colomba sopra di Lui, e in quel momento l’amore che unisce Gesù al Padre viene testimoniato a quanti assistono al battesimo da una voce dall’alto che tutti odono. Il Padre manifesta apertamente agli uomini, a noi, la comunione profonda che lo lega al Figlio: la voce che risuona dall’alto attesta che Gesù è obbediente in tutto al Padre e che questa obbedienza è espressione dell’amore che li unisce tra di loro. Perciò, il Padre ripone il suo compiacimento in Gesù, perché riconosce nell’agire del Figlio il desiderio di seguire in tutto alla sua volontà: « Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento ».5 E questa parola del Padre allude anche, in anticipo, alla vittoria della risurrezione e ci dice come dobbiamo vivere per stare nel compiacimento del Padre, comportandoci come Gesù. Cari genitori, il Battesimo che voi oggi chiedete per i vostri bambini, li inserisce in questo scambio d’amore reciproco che vi è in Dio tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; per questo gesto che sto per compiere, si riversa su di loro l’amore di Dio, inondandoli dei suoi doni. Attraverso il lavacro del2 3 4 5 Cfr. Fil 2, 7. Cfr. 2 Cor 5, 21. Cfr. 42, 1. Mt 3, 17. Acta Benedicti Pp. XVI 91 l’acqua, i vostri figli vengono inseriti nella vita stessa di Gesù, che è morto sulla croce per liberarci dal peccato e risorgendo ha vinto la morte. Perciò, immersi spiritualmente nella sua morte e resurrezione, essi vengono liberati dal peccato originale ed in loro ha inizio la vita della grazia, che è la vita stessa di Gesù Risorto. « Egli — afferma San Paolo — ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone ».6 Cari amici, donandoci la fede, il Signore ci ha dato ciò che vi è di più prezioso nella vita, e cioè il motivo più vero e più bello per cui vivere: è per grazia che abbiamo creduto in Dio, che abbiamo conosciuto il suo amore, con cui vuole salvarci e liberarci dal male. La fede è il grande dono con il quale ci dà anche la vita eterna, la vera vita. Ora voi, cari genitori, padrini e madrine, chiedete alla Chiesa di accogliere nel suo seno questi bambini, di dare loro il Battesimo; e questa richiesta la fate in ragione del dono della fede che voi stessi avete, a vostra volta, ricevuto. Con il profeta Isaia, ogni cristiano può ripetere: « il Signore mi ha plasmato suo servo fin dal seno materno »; 7 cosı̀, cari genitori, i vostri figli sono un dono prezioso del Signore, il quale ha riservato per sé il loro cuore, per poterlo ricolmare del suo amore. Attraverso il sacramento del Battesimo, oggi li consacra e li chiama a seguire Gesù, attraverso la realizzazione della loro vocazione personale secondo quel particolare disegno d’amore che il Padre ha in mente per ciascuno di essi; meta di questo pellegrinaggio terreno sarà la piena comunione con Lui nella felicità eterna. Ricevendo il Battesimo, questi bambini ottengono in dono un sigillo spirituale indelebile, il « carattere », che segna interiormente per sempre la loro appartenenza al Signore e li rende membra vive del suo corpo mistico, che è la Chiesa. Mentre entrano a far parte del Popolo di Dio, per questi bambini, inizia oggi un cammino che dovrebbe essere un cammino di santità e di conformazione a Gesù, una realtà che è posta in loro come il seme di un albero splendido, che deve essere fatto crescere. Perciò, comprendendo la grandezza di questo dono, fin dai primi secoli si ha avuto la premura di dare il Battesimo ai bambini appena nati. Certamente, ci sarà poi bisogno di un’adesione libera e consapevole a questa vita di fede e d’amore, ed è per questo che è necessario che, dopo il Battesimo, essi vengano educati nella fede, istruiti secondo la sapienza della Sacra Scrittura e gli insegnamenti della 6 7 Tt 2, 14. Cfr. 49, 5. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 92 Chiesa, cosı̀ che cresca in loro questo germe della fede che oggi ricevono e possano raggiungere la piena maturità cristiana. La Chiesa, che li accoglie tra i suoi figli, deve farsi carico, assieme ai genitori e ai padrini, di accompagnarli in questo cammino di crescita. La collaborazione tra comunità cristiana e famiglia è quanto mai necessaria nell’attuale contesto sociale, in cui l’istituto familiare è minacciato da più parti e si trova a far fronte a non poche difficoltà nella sua missione di educare alla fede. Il venir meno di stabili riferimenti culturali e la rapida trasformazione a cui è continuamente sottoposta la società, rendono davvero arduo l’impegno educativo. Perciò, è necessario che le parrocchie si adoperino sempre più nel sostenere le famiglie, piccole Chiese domestiche, nel loro compito di trasmissione della fede. Carissimi genitori, ringrazio con voi il Signore per il dono del Battesimo di questi vostri figlioli; nell’elevare la nostra preghiera per loro, invochiamo abbondante il dono dello Spirito Santo, che oggi li consacra ad immagine di Cristo sacerdote, re e profeta. Affidandoli alla materna intercessione di Maria Santissima, chiediamo per loro vita e salute, perché possano crescere e maturare nella fede, e portare, con la loro vita, frutti di santità e d’amore. Amen! II In Vesperarum celebratione occurrente Festo Conversionis Sancti Pauli Apostoli.* Cari fratelli e sorelle, Seguendo l’esempio di Gesù, che alla vigilia della sua passione pregò il Padre per i suoi discepoli « perché tutti siano una sola cosa »,1 i cristiani continuano incessantemente ad invocare da Dio il dono dell’unità. Questa richiesta si fa più intensa durante la Settimana di Preghiera, che oggi si conclude, quando le Chiese e Comunità ecclesiali meditano e pregano insieme per l’unità di tutti i cristiani. Quest’anno il tema offerto alla nostra meditazione è stato proposto dalle Comunità cristiane di Gerusalemme, alle quali vorrei esprimere il mio vivo ringraziamento, accompagnato dall’assicurazione * Die 25 Ianuarii 2011. 1 Gv 17, 21. Acta Benedicti Pp. XVI 93 dell’affetto e della preghiera sia da parte mia che di tutta la Chiesa. I cristiani della Città Santa ci invitano a rinnovare e rafforzare il nostro impegno per il ristabilimento della piena unità meditando sul modello di vita dei primi discepoli di Cristo riuniti a Gerusalemme: « Essi — leggiamo negli Atti degli Apostoli — erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere ».2 È questo il ritratto della prima comunità, nata a Gerusalemme il giorno stesso di Pentecoste, suscitata dalla predicazione che l’Apostolo Pietro, ripieno di Spirito Santo, rivolge a tutti coloro che erano giunti nella Città Santa per la festa. Una comunità non chiusa in se stessa, ma, sin dal suo nascere, cattolica, universale, capace di abbracciare genti di lingue e di culture diverse, come lo stesso libro degli Atti degli Apostoli ci testimonia. Una comunità non fondata su un patto tra i suoi membri, né dalla semplice condivisione di un progetto o di un’ideale, ma dalla comunione profonda con Dio, che si è rivelato nel suo Figlio, dall’incontro con il Cristo morto e risorto. In un breve sommario, che conclude il capitolo iniziato con la narrazione della discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, l’evangelista Luca presenta sinteticamente la vita di questa prima comunità: quanti avevano accolto la parola predicata da Pietro ed erano stati battezzati, ascoltavano la Parola di Dio, trasmessa dagli Apostoli; stavano volentieri insieme, facendosi carico dei servizi necessari e condividendo liberamente e generosamente i beni materiali; celebravano il sacrificio di Cristo sulla Croce, il suo mistero di morte e risurrezione, nell’Eucaristia, ripetendo il gesto dello spezzare il pane; lodavano e ringraziavano continuamente il Signore, invocando il suo aiuto nelle difficoltà. Questa descrizione, però, non è semplicemente un ricordo del passato e nemmeno la presentazione di un esempio da imitare o di una meta ideale da raggiungere. Essa è piuttosto affermazione della presenza e dell’azione dello Spirito Santo nella vita della Chiesa. È un’attestazione, piena di fiducia, che lo Spirito Santo, unendo tutti in Cristo, è il principio dell’unità della Chiesa e fa dei credenti una sola cosa. L’insegnamento degli Apostoli, la comunione fraterna, lo spezzare il pane e la preghiera sono le forme concrete di vita della prima comunità cristiana di Gerusalemme riunita dall’azione dello Spirito Santo, ma al tempo stesso costituiscono i tratti essenziali di tutte le comunità cristiane, di ogni tempo 2 At 2, 42. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 94 e di ogni luogo. In altri termini, potremmo dire che essi rappresentano anche le dimensioni fondamentali dell’unità del Corpo visibile della Chiesa. Dobbiamo essere riconoscenti perché, nel corso degli ultimi decenni, il movimento ecumenico, « sorto per impulso della grazia dello Spirito Santo »,3 ha fatto significativi passi in avanti, che hanno reso possibile raggiungere incoraggianti convergenze e consensi su svariati punti, sviluppando tra le Chiese e le Comunità ecclesiali rapporti di stima e rispetto reciproco, come pure di collaborazione concreta di fronte alle sfide del mondo contemporaneo. Sappiamo bene, tuttavia, che siamo ancora lontani da quella unità per la quale Cristo ha pregato e che troviamo riflessa nel ritratto della prima comunità di Gerusalemme. L’unità alla quale Cristo, mediante il suo Spirito, chiama la Chiesa non si realizza solo sul piano delle strutture organizzative, ma si configura, ad un livello molto più profondo, come unità espressa « nella confessione di una sola fede, nella comune celebrazione del culto divino e nella fraterna concordia della famiglia di Dio ».4 La ricerca del ristabilimento dell’unità tra i cristiani divisi non può pertanto ridursi ad un riconoscimento delle reciproche differenze ed al conseguimento di una pacifica convivenza: ciò a cui aneliamo è quell’unità per cui Cristo stesso ha pregato e che per sua natura si manifesta nella comunione della fede, dei sacramenti, del ministero. Il cammino verso questa unità deve essere avvertito come imperativo morale, risposta ad una precisa chiamata del Signore. Per questo occorre vincere la tentazione della rassegnazione e del pessimismo, che è mancanza di fiducia nella potenza dello Spirito Santo. Il nostro dovere è proseguire con passione il cammino verso questa meta con un dialogo serio e rigoroso per approfondire il comune patrimonio teologico, liturgico e spirituale; con la reciproca conoscenza; con la formazione ecumenica delle nuove generazioni e, soprattutto, con la conversione del cuore e con la preghiera. Infatti, come ha dichiarato il Concilio Vaticano II, il « santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell’unità di una sola e unica Chiesa di Cristo, supera le forze e le doti umane » e, perciò, la nostra speranza va riposta per prima cosa « nell’orazione di Cristo per la Chiesa, nell’amore del Padre per noi e nella potenza dello Spirito Santo ».5 3 4 5 Unitatis redintegratio, 1. Ibid., 2. Ibid., 24. Acta Benedicti Pp. XVI 95 In questo cammino di ricerca della piena unità visibile tra tutti i cristiani ci accompagna e ci sostiene l’Apostolo Paolo, del quale quest’oggi celebriamo solennemente la Festa della Conversione. Egli, prima che gli apparisse il Risorto sulla via di Damasco dicendogli: « Io sono Gesù, che tu perseguiti! »,6 era uno tra i più accaniti avversari delle prime comunità cristiane. L’evangelista Luca descrive Saulo tra coloro che approvarono l’uccisione di Stefano, nei giorni in cui scoppiò una violenta persecuzione contro i cristiani di Gerusalemme.7 Dalla Città Santa Saulo partı̀ per estendere la persecuzione dei cristiani fino in Siria e, dopo la sua conversione, vi ritornò per essere introdotto presso gli Apostoli da Barnaba, il quale si fece garante dell’autenticità del suo incontro con il Signore. Da allora Paolo fu ammesso, non solo come membro della Chiesa, ma anche come predicatore del Vangelo assieme agli altri Apostoli, avendo ricevuto, come loro, la manifestazione del Signore Risorto e la chiamata speciale ad essere « strumento eletto » per portare il suo nome dinanzi ai popoli.8 Nei suoi lunghi viaggi missionari Paolo, peregrinando per città e regioni diverse, non dimenticò mai il legame di comunione con la Chiesa di Gerusalemme. La colletta in favore dei cristiani di quella comunità, i quali, molto presto, ebbero bisogno di essere soccorsi,9 occupò un posto importante nelle preoccupazioni di Paolo, che la considerava non solo un’opera di carità, ma il segno e la garanzia dell’unità e della comunione tra le Chiese da lui fondate e quella primitiva Comunità della Città Santa, un segno dell’unità dell’unica Chiesa di Cristo. In questo clima di intensa preghiera, desidero rivolgere il mio cordiale saluto a tutti i presenti: al Cardinale Francesco Monterisi, Arciprete di questa Basilica, al Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e agli altri Cardinali, ai Fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio, all’Abate ed ai monaci benedettini di questa antica comunità, ai religiosi e alle religiose, ai laici che rappresentano l’intera comunità diocesana di Roma. In modo speciale vorrei salutare i Fratelli e le Sorelle delle altre Chiese e Comunità ecclesiali qui rappresentate questa sera. Tra essi mi è particolarmente gradito rivolgere il mio saluto ai membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e 6 7 8 9 At 9, 5. Cfr. At 8, 1. Cfr. At 9, 15. Cfr. 1 Cor 16, 1. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 96 le Chiese Orientali Ortodosse, la cui riunione si svolge qui a Roma in questi giorni. Affidiamo al Signore il buon successo del vostro incontro, perché possa rappresentare un passo in avanti verso la tanto auspicata unità. Einen besonderen Gruß möchte ich auch an die Vertreter der Vereinigten Evangelisch-Lutherischen Kirche Deutschlands richten, die unter der Leitung des bayerischen Landesbischofs nach Rom gekommen sind. Cari fratelli e sorelle, fiduciosi nell’intercessione della Vergine Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa, invochiamo, dunque, il dono dell’unità. Uniti a Maria, che il giorno di Pentecoste era presente nel Cenacolo insieme agli Apostoli, ci rivolgiamo a Dio fonte di ogni dono perché si rinnovi per noi oggi il miracolo della Pentecoste e, guidati dallo Spirito Santo, tutti i cristiani ristabiliscano la piena unità in Cristo. Amen. III In Festo Praesentationis Domini et in XV Die Internationali Vitae Consecratae dicato.* Cari fratelli e sorelle! Nella Festa odierna contempliamo il Signore Gesù che Maria e Giuseppe presentano al tempio « per offrirlo al Signore ».1 In questa scena evangelica si rivela il mistero del Figlio della Vergine, il consacrato del Padre, venuto nel mondo per compiere fedelmente la sua volontà.2 Simeone lo addita come « luce per illuminare le genti » 3 e annuncia con parola profetica la sua offerta suprema a Dio e la sua vittoria finale.4 È l’incontro dei due Testamenti, Antico e Nuovo. Gesù entra nell’antico tempio, Lui che è il nuovo Tempio di Dio: viene a visitare il suo popolo, portando a compimento l’obbedienza alla Legge ed inaugurando i tempi ultimi della salvezza. * Die 2 Februarii 2011. 1 2 3 4 Lc 2, 22. Cfr. Eb 10, 5-7. Lc 2, 32. Cfr. Lc 2, 32-35. Acta Benedicti Pp. XVI 97 È interessante osservare da vicino questo ingresso del Bambino Gesù nella solennità del tempio, in un grande « via vai » di tante persone, prese dai loro impegni: i sacerdoti e i leviti con i loro turni di servizio, i numerosi devoti e pellegrini, desiderosi di incontrarsi con il Dio santo di Israele. Nessuno di questi però si accorge di nulla. Gesù è un bambino come gli altri, figlio primogenito di due genitori molto semplici. Anche i sacerdoti risultano incapaci di cogliere i segni della nuova e particolare presenza del Messia e Salvatore. Solo due anziani, Simeone ed Anna, scoprono la grande novità. Condotti dallo Spirito Santo, essi trovano in quel Bambino il compimento della loro lunga attesa e vigilanza. Entrambi contemplano la luce di Dio, che viene ad illuminare il mondo, ed il loro sguardo profetico si apre al futuro, come annuncio del Messia: « Lumen ad revelationem gentium! ».5 Nell’atteggiamento profetico dei due vegliardi è tutta l’Antica Alleanza che esprime la gioia dell’incontro con il Redentore. Alla vista del Bambino, Simeone e Anna intuiscono che è proprio Lui l’Atteso. La Presentazione di Gesù al tempio costituisce un’eloquente icona della totale donazione della propria vita per quanti, uomini e donne, sono chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, « i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero ed obbediente ».6 Perciò la Festa odierna è stata scelta dal Venerabile Giovanni Paolo II per celebrare l’annuale Giornata della Vita Consacrata. In questo contesto, rivolgo un saluto cordiale e riconoscente al Monsignor João Braz de Aviz, che da poco ho nominato Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e per le Società di Vita Apostolica, con il Segretario e i collaboratori. Con affetto saluto i Superiori Generali presenti e tutte le persone consacrate. Vorrei proporre tre brevi pensieri per la riflessione in questa Festa. Il primo: l’icona evangelica della Presentazione di Gesù al tempio contiene il simbolo fondamentale della luce; la luce che, partendo da Cristo, si irradia su Maria e Giuseppe, su Simeone ed Anna e, attraverso di loro, su tutti. I Padri della Chiesa hanno collegato questa irradiazione al cammino spirituale. La vita consacrata esprime tale cammino, in modo speciale, come « filocalia », amore per la bellezza divina, riflesso della bontà di Dio.7 Sul volto di Cristo risplende la luce di tale bellezza. « La Chiesa contempla il volto trasfigurato di Cristo, per confermarsi nella fede e non rischiare lo smarrimento davanti al 5 6 7 Lc 2, 32. Esort. ap. postsinodale Vita consecrata, 1. Cfr. ibid., 19. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 98 suo volto sfigurato sulla Croce ... essa è la Sposa davanti allo Sposo, partecipe del suo mistero, avvolta dalla sua luce, [dalla quale] sono raggiunti tutti i suoi figli ... Ma un’esperienza singolare della luce che promana dal Verbo incarnato fanno certamente i chiamati alla vita consacrata. La professione dei consigli evangelici, infatti, li pone quale segno e profezia per la comunità dei fratelli e per il mondo ».8 In secondo luogo, l’icona evangelica manifesta la profezia, dono dello Spirito Santo. Simeone ed Anna, contemplando il Bambino Gesù, intravvedono il suo destino di morte e di risurrezione per la salvezza di tutte le genti e annunciano tale mistero come salvezza universale. La vita consacrata è chiamata a tale testimonianza profetica, legata alla sua duplice attitudine contemplativa e attiva. Ai consacrati e alle consacrate è dato infatti di manifestare il primato di Dio, la passione per il Vangelo praticato come forma di vita e annunciato ai poveri e agli ultimi della terra. « In forza di tale primato nulla può essere anteposto all’amore personale per Cristo e per i poveri in cui Egli vive. La vera profezia nasce da Dio, dall’amicizia con Lui, dall’ascolto attento della sua Parola nelle diverse circostanze della storia ».9 In questo modo la vita consacrata, nel suo vissuto quotidiano sulle strade dell’umanità, manifesta il Vangelo e il Regno già presente e operante. In terzo luogo, l’icona evangelica della Presentazione di Gesù al tempio manifesta la sapienza di Simeone ed Anna, la sapienza di una vita dedicata totalmente alla ricerca del volto di Dio, dei suoi segni, della sua volontà; una vita dedicata all’ascolto e all’annuncio della sua Parola. « Faciem tuam, Domine, requiram»: il tuo volto, Signore, io cerco...10 La vita consacrata è nel mondo e nella Chiesa segno visibile di questa ricerca del volto del Signore e delle vie che conducono a Lui...11 La persona consacrata testimonia dunque l’impegno, gioioso e insieme laborioso, della ricerca assidua e sapiente della volontà divina ».12 Cari fratelli e sorelle, siate ascoltatori assidui della Parola, perché ogni sapienza di vita nasce dalla Parola del Signore! Siate scrutatori della Parola, attraverso la lectio divina, poiché la vita consacrata « nasce dall’ascolto della Parola di Dio ed accoglie il Vangelo come sua norma di vita. Vivere nella 8 Ibid., 15. Ibid., 84. 10 Sal 26, 8. 11 Cfr. Gv 14, 8. 12 Cfr. Cong. per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Istruz. Il servizio dell’autorità e l’obbedienza. Faciem tuam Domine requiram [2008], 1. 9 Acta Benedicti Pp. XVI 99 sequela di Cristo casto, povero ed obbediente è in tal modo una « esegesi » vivente della Parola di Dio. Lo Spirito Santo, in forza del quale è stata scritta la Bibbia, è il medesimo che illumina di luce nuova la Parola di Dio ai fondatori e alle fondatrici. Da essa è sgorgato ogni carisma e di essa ogni regola vuole essere espressione, dando origine ad itinerari di vita cristiana segnati dalla radicalità evangelica ».13 Viviamo oggi, soprattutto nelle società più sviluppate, una condizione segnata spesso da una radicale pluralità, da una progressiva emarginazione della religione dalla sfera pubblica, da un relativismo che tocca i valori fondamentali. Ciò esige che la nostra testimonianza cristiana sia luminosa e coerente e che il nostro sforzo educativo sia sempre più attento e generoso. La vostra azione apostolica, in particolare, cari fratelli e sorelle, diventi impegno di vita, che accede, con perseverante passione, alla Sapienza come verità e come bellezza, « splendore della verità ». Sappiate orientare con la sapienza della vostra vita, e con la fiducia nelle possibilità inesauste della vera educazione, l’intelligenza e il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo verso la « vita buona del Vangelo ». In questo momento, il mio pensiero va con speciale affetto a tutti i consacrati e le consacrate, in ogni parte della terra, e li affido alla Beata Vergine Maria: O Maria, Madre della Chiesa, affido a te tutta la vita consacrata, affinché tu le ottenga la pienezza della luce divina: viva nell’ascolto della Parola di Dio, nell’umiltà della sequela di Gesù tuo Figlio e nostro Signore, nell’accoglienza della visita dello Spirito Santo, nella gioia quotidiana del magnificat, perché la Chiesa sia edificata dalla santità di vita di questi tuoi figli e figlie, nel comandamento dell’amore. Amen. 13 Esort. ap. postsinodale Verbum Domini, 83. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 100 ALLOCUTIONES I Ad Corpus Legatorum apud Apostolicam Sedem.* Excellences, Mesdames et Messieurs, Je suis heureux de vous accueillir pour cette rencontre qui, chaque année, vous réunit autour du Successeur de Pierre, illustres Représentants de si nombreux pays. Elle revêt une haute signification, car elle est une image en même temps qu’une illustration du rôle de l’Eglise et du Saint-Siège dans la communauté internationale. J’adresse à chacun de vous des salutations et des vœux cordiaux, en particulier à ceux qui sont ici pour la première fois. Je vous suis reconnaissant pour l’engagement et l’attention avec lesquels, dans l’exercice de vos délicates fonctions, vous suivez mes activités, celles de la Curie romaine et, ainsi, d’une certaine façon, la vie de l’Eglise catholique partout dans le monde. Votre Doyen, l’Ambassadeur Alejandro Valladares Lanza, s’est fait l’interprète de vos sentiments, et je le remercie pour les souhaits qu’il m’a exprimés au nom de tous. Sachant combien votre communauté est unie, je suis sûr qu’est présente aujourd’hui dans votre pensée l’Ambassadrice du Royaume des Pays-Bas, la Baronne van Lynden-Leijten, retournée il y a quelques semaines à la maison du Père. Je m’associe dans la prière à votre émotion. Alors que commence une année nouvelle, en nos cœurs et dans le monde entier résonne encore l’écho de la joyeuse annonce qui a éclaté voici vingt siècles dans la nuit de Bethléem, nuit qui symbolise la condition de l’humanité, dans son besoin de lumière, d’amour et de paix. Aux hommes d’alors comme à ceux d’aujourd’hui, les armées célestes ont apporté la bonne nouvelle de l’avènement du Sauveur: « Le peuple qui marchait dans les ténèbres a vu se lever une grande lumière; sur ceux qui habitaient le pays de l’ombre, une lumière a resplendi ».1 Le Mystère du Fils de Dieu qui devient fils d’homme dépasse assurément toute attente humaine. Dans sa gratuité absolue, cet événement de salut est la réponse authentique et complète au désir profond * Die 10 Ianuarii 2011. 1 Is 9, 1. Acta Benedicti Pp. XVI 101 du cœur. La vérité, le bien, le bonheur, la vie en plénitude que chaque homme recherche consciemment ou inconsciemment lui sont donnés par Dieu. En aspirant à ces bienfaits, toute personne est à la recherche de son Créateur, parce que « seul Dieu répond à la soif qui est dans le cœur de tout homme ».2 L’humanité, dans toute son histoire, à travers ses croyances et ses rites, montre une incessante recherche de Dieu et « ces formes d’expression sont tellement universelles que l’on peut appeler l’homme un être religieux ».3 La dimension religieuse est une caractéristique indéniable et incoercible de l’être et de l’agir de l’homme, la mesure de la réalisation de son destin et de la construction de la communauté à laquelle il appartient. Par conséquent, quand l’individu lui-même ou ceux qui l’entourent négligent ou nient cet aspect fondamental, se créent des déséquilibres et des conflits à tous les niveaux, aussi bien au plan personnel qu’au plan interpersonnel. C’est dans cette vérité première et fondamentale que se trouve la raison pour laquelle j’ai indiqué la liberté religieuse comme la voie fondamentale pour la construction de la paix, dans le Message pour la célébration de la Journée Mondiale de la Paix de cette année. La paix, de fait, se construit et se conserve seulement quand l’homme peut librement chercher et servir Dieu dans son cœur, dans sa vie et dans ses relations avec les autres. Mesdames et Messieurs les Ambassadeurs, votre présence en cette circonstance solennelle est une invitation à accomplir un tour d’horizon sur tous les pays que vous représentez et sur le monde entier. Dans ce panorama, n’y a-t-il pas de nombreuses situations, dans lesquelles, malheureusement, le droit à la liberté religieuse est lésé ou nié? Ce droit de l’homme, qui est en réalité le premier des droits, parce que, historiquement, il a été affirmé en premier, et que, d’autre part, il a comme objet la dimension constitutive de l’homme, c’est à dire sa relation avec son Créateur, n’est-il pas trop souvent mis en discussion ou violé? Il me semble que la société, ses responsables et l’opinion publique se rendent compte aujourd’hui davantage, même si ce n’est pas toujours de façon exacte, de cette grave blessure portée contre la dignité et la liberté de l’homo religiosus, sur laquelle j’ai tenu, à de nombreuses reprises, à attirer l’attention de tous. Je l’ai fait durant mes voyages apostoliques de l’année dernière, à Malte et au Portugal, à Chypre, au Royaume Uni et en Espagne. Au-delà des caractéristiques diverses de ces pays, je conserve de tous un souvenir plein de 2 3 Exhortation Apostolique post-synodale Verbum Domini, n. 23. Catéchisme de l’Eglise catholique, n. 28. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 102 gratitude pour l’accueil qu’ils m’ont réservé. L’Assemblée spéciale du Synode des Evêques pour le Moyen-Orient, qui s’est déroulée au Vatican au cours du mois d’octobre, a été un moment de prière et de réflexion, durant lequel la pensée s’est dirigée avec insistance vers les communautés chrétiennes de cette région du monde, si éprouvées à cause de leur adhésion au Christ et à l’Eglise. Oui, regardant vers l’Orient, les attentats qui ont semé mort, douleur et désarroi parmi les chrétiens d’Iraq, au point de les inciter à quitter la terre où leurs pères ont vécu pendant des siècles, nous ont profondément accablés. Je renouvelle aux Autorités de ce pays et aux chefs religieux musulmans mon appel anxieux à œuvrer afin que leurs concitoyens chrétiens puissent vivre en sécurité et continuer à apporter leur contribution à la société dont ils sont membres à plein titre. En Egypte aussi, à Alexandrie, le terrorisme a frappé brutalement des fidèles en prière dans une église. Cette succession d’attaques est un signe de plus de l’urgente nécessité pour les Gouvernements de la Région d’adopter, malgré les difficultés et les menaces, des mesures efficaces pour la protection des minorités religieuses. Faut-il encore une fois le dire? Au Moyen-Orient, « les chrétiens sont des citoyens originels et authentiques, loyaux à leurs patries et s’acquittant de tous leurs devoirs nationaux. Il est naturel qu’ils puissent jouir de tous les droits de la citoyenneté, de la liberté de conscience et de culte, de la liberté dans le domaine de l’éducation et de l’enseignement et dans l’usage des moyens de communication ».4 A cet égard, j’apprécie l’attention pour les droits des plus faibles et la clairvoyance politique dont certains pays d’Europe ont fait preuve ces derniers jours, en demandant une réponse concertée de l’Union Européenne afin que les chrétiens soient défendus au Moyen-Orient. Je voudrais rappeler enfin que le droit à la liberté religieuse n’est pas pleinement appliqué là où est garantie seulement la liberté de culte, qui plus est, avec des limitations. En outre, j’encourage à accompagner la pleine sauvegarde de la liberté religieuse et des autres droits humains par des programmes qui, depuis l’école primaire et dans le cadre de l’enseignement religieux, éduquent au respect de tous les frères en humanité. Pour ce qui concerne les Etats de la Péninsule Arabique, où vivent de nombreux travailleurs immigrés chrétiens, je souhaite que l’Eglise catholique puisse disposer des structures pastorales appropriées. Parmi les normes qui lèsent le droit des personnes à la liberté religieuse, une mention particulière doit être faite de la loi contre le blasphème au 4 Message au Peuple de Dieu de l’Assemblée Spéciale pour le Moyen-Orient du Synode des Evêques, n. 10. Acta Benedicti Pp. XVI 103 Pakistan: j’encourage à nouveau les Autorités de ce pays à faire les efforts nécessaires pour l’abroger, d’autant plus qu’il est évident qu’elle sert de prétexte pour provoquer injustices et violences contre les minorités religieuses. Le tragique assassinat du Gouverneur du Pendjab montre combien il est urgent de procéder dans ce sens : la vénération à l’égard de Dieu promeut la fraternité et l’amour, et non pas la haine et la division. D’autres situations préoccupantes, avec parfois des actes de violence, peuvent être mentionnées dans le Sud et Sud-est du continent asiatique, dans des pays qui ont pourtant une tradition de rapports sociaux pacifiques. Le poids particulier d’une religion déterminée dans une nation ne devrait jamais impliquer que les citoyens appartenant à une autre confession soient discriminés dans la vie sociale ou, pire encore, que soit tolérée la violence à leur encontre. A cet égard, il est important que le dialogue interreligieux favorise un engagement commun à reconnaı̂tre et promouvoir la liberté religieuse de toute personne et de toute communauté. Enfin, comme je l’ai déjà rappelé, la violence contre les chrétiens n’épargne pas l’Afrique. Les attaques contre des lieux de culte au Nigeria, alors même que l’on célébrait la Nativité du Christ, en sont un autre triste témoignage. Dans divers pays, d’autre part, la Constitution reconnaı̂t une certaine liberté religieuse, mais, de fait, la vie des communautés religieuses est rendue difficile et parfois même précaire 5 parce que l’ordonnancement juridique ou social s’inspire de systèmes philosophiques et politiques qui postulent un strict contrôle, pour ne pas dire un monopole, de l’Etat sur la société. Il faut que cessent de telles ambiguı̈tés, de manière à ce que les croyants ne se trouvent pas tiraillés entre la fidélité à Dieu et la loyauté à leur patrie. Je demande en particulier que soit garantie partout aux communautés catholiques la pleine autonomie d’organisation et la liberté d’accomplir leur mission, conformément aux normes et standards internationaux en ce domaine. En ce moment, ma pensée se tourne à nouveau vers la communauté catholique de la Chine continentale et ses Pasteurs, qui vivent un moment de difficulté et d’épreuve. Par ailleurs, je voudrais adresser une parole d’encouragement aux Autorités de Cuba, pays qui a célébré en 2010 soixantequinze ans de relations diplomatiques ininterrompues avec le Saint-Siège, afin que le dialogue qui s’est heureusement instauré avec l’Eglise se renforce encore et s’élargisse. 5 Cfr. Concile Vatican II, Déclaration Dignitatis Humanae, n. 15. 104 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale Déplaçant notre regard de l’Orient à l’Occident, nous nous trouvons face à d’autres types de menaces contre le plein exercice de la liberté religieuse. Je pense, en premier lieu, à des pays dans lesquels on accorde une grande importance au pluralisme et à la tolérance, mais où la religion subit une croissante marginalisation. On tend à considérer la religion, toute religion, comme un facteur sans importance, étranger à la société moderne ou même déstabilisant et l’on cherche par divers moyens à en empêcher toute influence dans la vie sociale. On en arrive ainsi à exiger que les chrétiens agissent dans l’exercice de leur profession sans référence à leurs convictions religieuses et morales, et même en contradiction avec celles-ci, comme, par exemple, là où sont en vigueur des lois qui limitent le droit à l’objection de conscience des professionnels de la santé ou de certains praticiens du droit. Dans ce contexte, on ne peut que se réjouir de l’adoption par le Conseil de l’Europe, au mois d’octobre dernier, d’une Résolution qui protège le droit du personnel médical à l’objection de conscience face à certains actes qui lèsent gravement le droit à la vie, comme l’avortement. Une autre manifestation de la marginalisation de la religion, et, en particulier, du christianisme, consiste dans le bannissement de la vie publique des fêtes et des symboles religieux, au nom du respect à l’égard de ceux qui appartiennent à d’autres religions ou de ceux qui ne croient pas. En agissant ainsi, non seulement on limite le droit des croyants à l’expression publique de leur foi, mais on se coupe aussi des racines culturelles qui alimentent l’identité profonde et la cohésion sociale de nombreuses nations. L’année dernière, certains pays européens se sont associés au recours du Gouvernement italien dans la cause bien connue concernant l’exposition du crucifix dans les lieux publics. Je désire exprimer ma gratitude aux Autorités de ces nations, ainsi qu’à tous ceux qui se sont engagés dans ce sens, Episcopats, Organisations et associations civiles ou religieuses, en particulier le Patriarcat de Moscou et les autres représentants de la hiérarchie orthodoxe, ainsi qu’à toutes les personnes — croyants mais aussi non-croyants — qui ont tenu à manifester leur attachement à ce symbole porteur de valeurs universelles. Reconnaı̂tre la liberté religieuse signifie, en outre, garantir que les communautés religieuses puissent opérer librement dans la société, par des initiatives dans les secteurs social, caritatif ou éducatif. Partout dans le monde, d’ailleurs, on peut constater la fécondité des œuvres de l’Eglise catholique en ces domaines. Il est préoccupant que ce service que les communautés religieuses rendent à toute la société, en particulier pour l’éducation Acta Benedicti Pp. XVI 105 des jeunes générations, soit compromis ou entravé par des projets de loi qui risquent de créer une sorte de monopole étatique en matière scolaire, comme on le constate par exemple dans certains pays d’Amérique Latine. Alors que plusieurs d’entre eux célèbrent le deuxième centenaire de leur indépendance, occasion propice pour se souvenir de la contribution de l’Eglise catholique à la formation de l’identité nationale, j’exhorte tous les Gouvernements à promouvoir des systèmes éducatifs qui respectent le droit primordial des familles à décider de l’éducation des enfants et qui s’inspirent du principe de subsidiarité, fondamental pour organiser une société juste. Poursuivant ma réflexion, je ne puis passer sous silence une autre atteinte à la liberté religieuse des familles dans certains pays européens, là où est imposée la participation à des cours d’éducation sexuelle ou civique véhiculant des conceptions de la personne et de la vie prétendument neutres, mais qui en réalité reflètent une anthropologie contraire à la foi et à la juste raison. Mesdames et Messieurs les Ambassadeurs, En cette circonstance solennelle, permettez-moi d’expliciter quelques principes dont le Saint-Siège, avec toute l’Eglise catholique, s’inspire dans son activité auprès des Organisations Internationales intergouvernementales, afin de promouvoir le plein respect de la liberté religieuse pour tous. En premier lieu, c’est la conviction que l’on ne peut créer une sorte d’échelle dans la gravité de l’intolérance envers les religions. Malheureusement, une telle attitude est fréquente, et ce sont précisément les actes discriminatoires contre les chrétiens qui sont considérés comme moins graves, moins dignes d’attention de la part des gouvernements et de l’opinion publique. En même temps, on doit aussi refuser le contraste périlleux que certains veulent instaurer entre le droit à la liberté religieuse et les autres droits de l’homme, oubliant ou niant ainsi le rôle central du respect de la liberté religieuse dans la défense et la protection de la haute dignité de l’homme. Moins justifiables encore sont les tentatives d’opposer au droit à la liberté religieuse de prétendus nouveaux droits, activement promus par certains secteurs de la société et insérés dans des législations nationales ou dans des directives internationales, mais qui ne sont, en réalité, que l’expression de désirs égoı̈stes et ne trouvent pas leur fondement dans l’authentique nature humaine. Enfin, il faut affirmer qu’une proclamation abstraite de la liberté religieuse n’est pas suffisante: cette norme fondamentale de la vie sociale doit trouver applica- 106 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale tion et respect à tous les niveaux et dans tous les domaines; autrement, malgré de justes affirmations de principe, on risque de commettre de profondes injustices à l’égard des citoyens qui souhaitent professer et pratiquer librement leur foi. La promotion d’une pleine liberté religieuse des communautés catholiques est aussi le but que recherche le Saint-Siège quand il conclut des Concordats ou autres Accords. Je me réjouis que des Etats de diverses régions du monde et de diverses traditions religieuses, culturelles et juridiques choisissent le moyen de Conventions internationales pour organiser les rapports entre la communauté politique et l’Eglise catholique, établissant par le dialogue le cadre d’une collaboration dans le respect des compétences réciproques. L’année dernière, a été conclu et est entré en vigueur un Accord pour l’assistance religieuse des fidèles catholiques des forces armées en Bosnie-Herzégovine, et des négociations sont actuellement en cours dans divers pays. Nous en espérons une issue positive, assurant des solutions respectueuses de la nature et de la liberté de l’Eglise pour le bien de toute la société. L’activité des Représentants Pontificaux auprès des Etats et des Organisations internationales est également au service de la liberté religieuse. Je voudrais relever avec satisfaction que les Autorités vietnamiennes ont accepté que je désigne un Représentant, qui exprimera par ses visites à la chère communauté catholique de ce pays la sollicitude du Successeur de Pierre. Je voudrais également rappeler que, durant l’année dernière, le réseau diplomatique du Saint-Siège s’est encore renforcé en Afrique, une présence stable étant désormais assurée dans trois pays où le Nonce n’est pas résident. S’il plaı̂t à Dieu, je me rendrai encore dans ce continent, au Bénin, en novembre prochain, pour remettre l’Exhortation Apostolique qui recueillera les fruits des travaux de la deuxième Assemblée Spéciale pour l’Afrique du Synode des Evêques. Devant cet illustre auditoire, je voudrais enfin redire avec force que la religion ne constitue pas pour la société un problème, qu’elle n’est pas un facteur de trouble ou de conflit. Je voudrais répéter que l’Eglise ne recherche pas de privilèges, ni ne veut intervenir dans des domaines étrangers à sa mission, mais simplement exercer celle-ci avec liberté. J’invite chacun à reconnaı̂tre la grande leçon de l’histoire: « Comment nier la contribution des grandes religions du monde au développement de la civilisation? La recherche sincère de Dieu a conduit à un plus grand respect de la dignité de l’homme. Les communautés chrétiennes, avec leur patrimoine de valeurs et de principes, ont Acta Benedicti Pp. XVI 107 fortement contribué à la prise de conscience de la part des personnes et des peuples, de leur identité et de leur dignité, de même qu’à la conquête d’institutions démocratiques et à l’affirmation des droits de l’homme ainsi que des devoirs correspondants. Aujourd’hui encore, dans une société toujours plus mondialisée, les chrétiens sont appelés, non seulement à un engagement civil, économique et politique responsable, mais aussi au témoignage de leur charité et de leur foi, à offrir une contribution précieuse à l’engagement rude et exaltant pour la justice, le développement humain intégral et le juste ordonnancement des réalités humaines ».6 Emblématique, à cet égard, est la figure de la Bienheureuse Mère Teresa de Calcutta: le centenaire de sa naissance a été célébré à Tirana, à Skopje et à Pristina comme en Inde ; un vibrant hommage lui a été rendu non seulement par l’Eglise, mais aussi par des Autorités civiles et des chefs religieux, sans compter les personnes de toutes confessions. Des exemples comme le sien montrent au monde combien l’engagement qui naı̂t de la foi est bénéfique à toute la société. Qu’aucune société humaine ne se prive volontairement de l’apport fondamental que constituent les personnes et les communautés religieuses ! Comme le rappelait le Concile Vatican II, en assurant pleinement et à tous la juste liberté religieuse, la société pourra ainsi « jouir des biens de la justice et de la paix découlant de la fidélité des hommes envers Dieu et sa sainte volonté ».7 Voici pourquoi, alors que nous formons des vœux afin que cette nouvelle année soit riche de concorde et de réel progrès, j’exhorte tous, responsables politiques, chefs religieux et personnes de toutes catégories, à entreprendre avec détermination la voie vers une paix authentique et durable, qui passe par le respect du droit à la liberté religieuse dans toute son étendue. Sur cet engagement qui nécessite, pour sa mise en œuvre, que toute la famille humaine s’y investisse, j’invoque la Bénédiction de Dieu Tout-Puissant, qui a opéré notre réconciliation avec lui et entre nous, par son Fils Jésus-Christ, notre paix.8 Bonne année à tous! 6 7 8 Message pour la célébration de la Journée Mondiale de la Paix, 1er janvier 2011, n. 7. Déclaration Dignitatis Humanae, n. 6. Eph 2, 14. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 108 II Ad sodales Tribunalis Rotae Romanae.* Cari Componenti del Tribunale della Rota Romana! Sono lieto di incontrarvi per questo annuale appuntamento in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Un cordiale saluto rivolgo al Collegio dei Prelati Uditori, iniziando dal Decano, Mons. Antoni Stankiewicz, che ringrazio per le cortesi parole. Saluto gli Officiali, gli Avvocati e gli altri collaboratori di codesto Tribunale, come pure tutti i presenti. Questo momento mi offre l’opportunità di rinnovare la mia stima per l’opera che svolgete al servizio della Chiesa e di incoraggiarvi ad un sempre maggiore impegno in un settore cosı̀ delicato ed importante per la pastorale e per la salus animarum. Il rapporto tra il diritto e la pastorale è stato al centro del dibattito postconciliare sul diritto canonico. La ben nota affermazione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo II, secondo la quale « non è vero che per essere più pastorale il diritto debba rendersi meno giuridico » 1 esprime il superamento radicale di un’apparente contrapposizione. « La dimensione giuridica e quella pastorale — diceva — sono inseparabilmente unite nella Chiesa pellegrina su questa terra. Anzitutto, vi è una loro armonia derivante dalla comune finalità: la salvezza delle anime ».2 Nel mio primo incontro, che ebbi con voi nel 2006, ho cercato di evidenziare l’autentico senso pastorale dei processi di nullità del matrimonio, fondato sull’amore per la verità.3 Oggi vorrei soffermarmi a considerare la dimensione giuridica che è insita nell’attività pastorale di preparazione e ammissione al matrimonio, per cercare di mettere in luce il nesso che intercorre tra tale attività e i processi giudiziari matrimoniali. La dimensione canonica della preparazione al matrimonio forse non è un elemento di immediata percezione. In effetti, da una parte si osserva come nei corsi di preparazione al matrimonio le questioni canoniche occupino un posto assai modesto, se non insignificante, in quanto si tende a pensare che i futuri * Die 22 Ianuarii 2011. 1 2 3 Allocuzione alla Rota Romana, 18 gennaio 1990, n. 4: AAS 82 [1990], p. 874. Ibidem. Cfr. Allocuzione alla Rota Romana, 28 gennaio 2006: AAS 98 [2006], pp. 135-138. Acta Benedicti Pp. XVI 109 sposi abbiano un interesse molto ridotto per problematiche riservate agli specialisti. Dall’altra, pur non sfuggendo a nessuno la necessità delle attività giuridiche che precedono il matrimonio, rivolte ad accertare che « nulla si oppone alla sua celebrazione valida e lecita »,4 è diffusa la mentalità secondo cui l’esame degli sposi, le pubblicazioni matrimoniali e gli altri mezzi opportuni per compiere le necessarie investigazioni prematrimoniali,5 tra i quali si collocano i corsi di preparazione al matrimonio, costituirebbero degli adempimenti di natura esclusivamente formale. Infatti, si ritiene spesso che, nell’ammettere le coppie al matrimonio, i pastori dovrebbero procedere con larghezza, essendo in gioco il diritto naturale delle persone a sposarsi. È bene, in proposito, riflettere sulla dimensione giuridica del matrimonio stesso. È un argomento a cui ho fatto cenno nel contesto di una riflessione sulla verità del matrimonio, nella quale affermavo, tra l’altro: « Di fronte alla relativizzazione soggettivistica e libertaria dell’esperienza sessuale, la tradizione della Chiesa afferma con chiarezza l’indole naturalmente giuridica del matrimonio, cioè la sua appartenenza per natura all’ambito della giustizia nelle relazioni interpersonali. In quest’ottica, il diritto s’intreccia davvero con la vita e con l’amore; come un suo intrinseco dover essere ».6 Non esiste, pertanto, un matrimonio della vita ed un altro del diritto: non vi è che un solo matrimonio, il quale è costitutivamente vincolo giuridico reale tra l’uomo e la donna, un vincolo su cui poggia l’autentica dinamica coniugale di vita e di amore. Il matrimonio celebrato dagli sposi, quello di cui si occupa la pastorale e quello messo a fuoco dalla dottrina canonica, sono una sola realtà naturale e salvifica, la cui ricchezza dà certamente luogo a una varietà di approcci, senza però che ne venga meno l’essenziale identità. L’aspetto giuridico è intrinsecamente legato all’essenza del matrimonio. Ciò si comprende alla luce di una nozione non positivistica del diritto, ma considerata nell’ottica della relazionalità secondo giustizia. Il diritto a sposarsi, o ius connubii, va visto in tale prospettiva. Non si tratta, cioè, di una pretesa soggettiva che debba essere soddisfatta dai pastori mediante un mero riconoscimento formale, indipendentemente dal contenuto effettivo dell’unione. Il diritto a contrarre matrimonio presuppone che si possa e si intenda celebrarlo davvero, dunque nella verità della sua essenza cosı̀ come è insegnata dalla Chiesa. Nessuno può vantare il diritto a una 4 5 6 CIC, can. 1066. Cfr. ibid., can. 1067. Allocuzione alla Rota Romana, 27 gennaio 2007, AAS 99 [2007], p. 90. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 110 cerimonia nuziale. Lo ius connubii, infatti, si riferisce al diritto di celebrare un autentico matrimonio. Non si negherebbe, quindi, lo ius connubii laddove fosse evidente che non sussistono le premesse per il suo esercizio, se mancasse, cioè, palesemente la capacità richiesta per sposarsi, oppure la volontà si ponesse un obiettivo che è in contrasto con la realtà naturale del matrimonio. A questo proposito vorrei ribadire quanto ho scritto dopo il Sinodo dei Vescovi sull’Eucaristia: « Data la complessità del contesto culturale in cui vive la Chiesa in molti Paesi, il Sinodo ha, poi, raccomandato di avere la massima cura pastorale nella formazione dei nubendi e nella previa verifica delle loro convinzioni circa gli impegni irrinunciabili per la validità del sacramento del Matrimonio. Un serio discernimento a questo riguardo potrà evitare che impulsi emotivi o ragioni superficiali inducano i due giovani ad assumere responsabilità che non sapranno poi onorare.7 Troppo grande è il bene che la Chiesa e l’intera società s’attendono dal matrimonio e dalla famiglia su di esso fondata per non impegnarsi a fondo in questo specifico ambito pastorale. Matrimonio e famiglia sono istituzioni che devono essere promosse e difese da ogni possibile equivoco sulla loro verità, perché ogni danno arrecato ad esse è di fatto una ferita che si arreca alla convivenza umana come tale ».8 La preparazione al matrimonio, nelle sue varie fasi descritte dal Papa Giovanni Paolo II nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio, ha certamente delle finalità che trascendono la dimensione giuridica, poiché il suo orizzonte è costituito dal bene integrale, umano e cristiano, dei coniugi e dei loro futuri figli,9 volto in definitiva alla santità della loro vita.10 Non bisogna mai dimenticare, tuttavia, che l’obiettivo immediato di tale preparazione è quello di promuovere la libera celebrazione di un vero matrimonio, la costituzione cioè di un vincolo di giustizia ed amore tra i coniugi, con le caratteristiche dell’unità ed indissolubilità, ordinato al bene dei coniugi e alla procreazione ed educazione della prole, e che tra battezzati costituisce uno dei sacramenti della Nuova Alleanza. Con ciò non viene rivolto alla coppia un messaggio ideologico estrinseco, né tanto meno viene imposto un modello culturale; piuttosto, i fidanzati vengono posti in grado di scoprire la verità 7 Cfr. Propositio 40. Esort. ap. postsinodale Sacramentum caritatis, 22 febbraio 2007, n. 29: AAS 99 [2007], p. 130. 9 Cfr. n. 66: AAS 73 [1981], pp. 159-162. 10 Cfr. CIC, can. 1063, n. 2. 8 Acta Benedicti Pp. XVI 111 di un’inclinazione naturale e di una capacità di impegnarsi che essi portano inscritte nel loro essere relazionale uomo-donna. È da lı̀ che scaturisce il diritto quale componente essenziale della relazione matrimoniale, radicato in una potenzialità naturale dei coniugi che la donazione consensuale attualizza. Ragione e fede concorrono a illuminare questa verità di vita, dovendo comunque rimanere chiaro che, come ha insegnato ancora il Venerabile Giovanni Paolo II, « la Chiesa non rifiuta la celebrazione delle nozze a chi è bene dispositus, anche se imperfettamente preparato dal punto di vista soprannaturale, purché abbia la retta intenzione di sposarsi secondo la realtà naturale della coniugalità ».11 In questa prospettiva, una cura particolare deve essere posta nell’accompagnare la preparazione al matrimonio sia remota, sia prossima, sia immediata.12 Tra i mezzi per accertare che il progetto dei nubendi sia realmente coniugale spicca l’esame prematrimoniale. Tale esame ha uno scopo principalmente giuridico: accertare che nulla si opponga alla valida e lecita celebrazione delle nozze. Giuridico non vuol dire però formalistico, come se fosse un passaggio burocratico consistente nel compilare un modulo sulla base di domande rituali. Si tratta invece di un’occasione pastorale unica — da valorizzare con tutta la serietà e l’attenzione che richiede — nella quale, attraverso un dialogo pieno di rispetto e di cordialità, il pastore cerca di aiutare la persona a porsi seriamente dinanzi alla verità su se stessa e sulla propria vocazione umana e cristiana al matrimonio. In questo senso il dialogo, sempre condotto separatamente con ciascuno dei due fidanzati — senza sminuire la convenienza di altri colloqui con la coppia — richiede un clima di piena sincerità, nel quale si dovrebbe far leva sul fatto che gli stessi contraenti sono i primi interessati e i primi obbligati in coscienza a celebrare un matrimonio valido. In questo modo, con i vari mezzi a disposizione per un’accurata preparazione e verifica, si può sviluppare un’efficace azione pastorale volta alla prevenzione delle nullità matrimoniali. Bisogna adoperarsi affinché si interrompa, nella misura del possibile, il circolo vizioso che spesso si verifica tra un’ammissione scontata al matrimonio, senza un’adeguata preparazione e un esame serio dei requisiti previsti per la sua celebrazione, e una dichiarazione giudiziaria talvolta altrettanto facile, ma di segno inverso, in cui lo stesso matrimonio viene considerato nullo solamente in base alla costatazione 11 Allocuzione alla Rota Romana, 30 gennaio 2003, n. 8: AAS 95 [2003], p. 397. Cfr. Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 22 novembre 1981, n. 66: AAS 73 [1981], pp. 159-162. 12 112 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale del suo fallimento. È vero che non tutti i motivi di un’eventuale dichiarazione di nullità possono essere individuati oppure manifestati nella preparazione al matrimonio, ma, parimenti, non sarebbe giusto ostacolare l’accesso alle nozze sulla base di presunzioni infondate, come quella di ritenere che, al giorno d’oggi, le persone sarebbero generalmente incapaci o avrebbero una volontà solo apparentemente matrimoniale. In questa prospettiva appare importante che vi sia una presa di coscienza ancora più incisiva circa la responsabilità in questa materia di coloro che hanno cura d’anime. Il diritto canonico in generale, e in specie quello matrimoniale e processuale, richiedono certamente una preparazione particolare, ma la conoscenza degli aspetti basilari e di quelli immediatamente pratici del diritto canonico, relativi alle proprie funzioni, costituisce un’esigenza formativa di primaria rilevanza per tutti gli operatori pastorali, in particolare per coloro che agiscono nella pastorale familiare. Tutto ciò richiede, inoltre, che l’operato dei tribunali ecclesiastici trasmetta un messaggio univoco circa ciò che è essenziale nel matrimonio, in sintonia con il Magistero e la legge canonica, parlando ad una sola voce. Attesa la necessità dell’unità della giurisprudenza, affidata alla cura di codesto Tribunale, gli altri tribunali ecclesiastici debbono adeguarsi alla giurisprudenza rotale.13 Di recente ho insistito sulla necessità di giudicare rettamente le cause relative all’incapacità consensuale.14 La questione continua ad essere molto attuale, e purtroppo permangono ancora posizioni non corrette, come quella di identificare la discrezione di giudizio richiesta per il matrimonio 15 con l’auspicata prudenza nella decisione di sposarsi, confondendo cosı̀ una questione di capacità con un’altra che non intacca la validità, poiché concerne il grado di saggezza pratica con cui si è presa una decisione che è, comunque, veramente matrimoniale. Più grave ancora sarebbe il fraintendimento se si volesse attribuire efficacia invalidante alle scelte imprudenti compiute durante la vita matrimoniale. Nell’ambito delle nullità per l’esclusione dei beni essenziali del matrimonio 16 occorre altresı̀ un serio impegno perché le pronunce giudiziarie rispecchino la verità sul matrimonio, la stessa che deve illuminare il momento 13 Cfr. Giovanni Paolo II, Allocuzione alla Rota Romana, 17 gennaio 1998, n. 4: AAS 90 [1998], p. 783. 14 Cfr. Allocuzione alla Rota Romana, 29 gennaio 2009: AAS 101 [2009], pp. 124-128. 15 Cfr. CIC, can. 1095, n. 2. 16 Cfr. ibid., can. 1101, § 2. Acta Benedicti Pp. XVI 113 dell’ammissione alle nozze. Penso, in modo particolare, alla questione dell’esclusione del bonum coniugum. In relazione a tale esclusione sembra ripetersi lo stesso pericolo che minaccia la retta applicazione delle norme sull’incapacità, e cioè quello di cercare dei motivi di nullità nei comportamenti che non riguardano la costituzione del vincolo coniugale bensı̀ la sua realizzazione nella vita. Bisogna resistere alla tentazione di trasformare le semplici mancanze degli sposi nella loro esistenza coniugale in difetti di consenso. La vera esclusione può verificarsi infatti solo quando viene intaccata l’ordinazione al bene dei coniugi,17 esclusa con un atto positivo di volontà. Senz’altro sono del tutto eccezionali i casi in cui viene a mancare il riconoscimento dell’altro come coniuge, oppure viene esclusa l’ordinazione essenziale della comunità di vita coniugale al bene dell’altro. La precisazione di queste ipotesi di esclusione del bonum coniugum dovrà essere attentamente vagliata dalla giurisprudenza della Rota Romana. Nel concludere queste mie riflessioni, torno a considerare il rapporto tra diritto e pastorale. Esso è spesso oggetto di fraintendimenti, a scapito del diritto, ma anche della pastorale. Occorre invece favorire in tutti i settori, e in modo particolare nel campo del matrimonio e della famiglia, una dinamica di segno opposto, di armonia profonda tra pastoralità e giuridicità, che certamente si rivelerà feconda nel servizio reso a chi si avvicina al matrimonio. Cari Componenti del Tribunale della Rota Romana, affido tutti voi alla potente intercessione della Beata Vergine Maria, affinché non vi venga mai a mancare l’assistenza divina nello svolgere con fedeltà, spirito di servizio e frutto il vostro quotidiano lavoro, e ben volentieri imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica. 17 Cfr. ibid., can. 1055, § 1. 114 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale III Ad Commissionem Mixtam Internationalem pro Dialogo Theologico inter Catholicam Ecclesiam et Ecclesias Orientales Orthodoxas.* Your Eminences, Your Excellencies, Dear Brothers in Christ, It is with great joy that I welcome you, the members of the Joint International Commission for Theological Dialogue between the Catholic Church and the Oriental Orthodox Churches. Through you I gladly extend fraternal greetings to my venerable Brothers, the Heads of the Oriental Orthodox Churches. I am grateful for the work of the Commission which began in January 2003 as a shared initiative of the ecclesial authorities of the family of the Oriental Orthodox Churches and the Pontifical Council for Promoting Christian Unity. As you know, the first phase of the dialogue, from 2003 to 2009, resulted in the common text entitled Nature, Constitution and Mission of the Church. The document outlined aspects of fundamental ecclesiological principles that we share and identified issues requiring deeper reflection in successive phases of the dialogue. We can only be grateful that after almost fifteen hundred years of separation we still find agreement about the sacramental nature of the Church, about apostolic succession in priestly service and about the impelling need to bear witness to the Gospel of our Lord and Saviour Jesus Christ in the world. In the second phase the Commission has reflected from an historical perspective on the ways in which the Churches expressed their communion down the ages. During the meeting this week you are deepening your study of the communion and communication that existed between the Churches until the mid-fifth century of Christian history, as well as the role played by monasticism in the life of the early Church. We must be confident that your theological reflection will lead our Churches not only to understand each other more deeply, but resolutely to continue our journey decisively towards the full communion to which we are * Die 28 Ianuarii 2011. Acta Benedicti Pp. XVI 115 called by the will of Christ. For this intention we have lifted up our common prayer during the Week of Prayer for Christian Unity which has just ended. Many of you come from regions where Christian individuals and communities face trials and difficulties that are a cause of deep concern for us all. All Christians need to work together in mutual acceptance and trust in order to serve the cause of peace and justice. May the intercession and example of the many martyrs and saints, who have given courageous witness to Christ in all our Churches, sustain and strengthen you and your Christian communities. With sentiments of fraternal affection I invoke upon all of you the grace and peace of our Lord Jesus Christ. IV Ad Plenariam Sessionem Supremi Tribunalis Signaturae Apostolicae.* Signori Cardinali, Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, Cari Fratelli e Sorelle, Desidero anzitutto porgere il mio cordiale saluto al Prefetto della Segnatura Apostolica, il Signor Cardinale Raymond Leo Burke, che ringrazio per l’indirizzo con il quale ha introdotto questo incontro. Saluto i Signori Cardinali e i Vescovi Membri del Supremo Tribunale, il Segretario, gli Officiali e tutti i collaboratori che svolgono il loro ministero quotidiano nel Dicastero. Rivolgo anche un cordiale saluto ai Referendari e agli Avvocati. Questa è la prima opportunità di incontrare il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica dopo la promulgazione della Lex propria, che ho sottoscritto il 21 giugno 2008. Proprio nel corso della preparazione di tale legge emerse il desiderio dei Membri della Segnatura di poter dedicare — nella forma comune ad ogni Dicastero della Curia Romana 1 — una Congregatio plenaria periodica alla promozione della retta amministrazione della giustizia nella Chiesa.2 La funzione di codesto Tribunale, infatti, non si esaurisce nell’esercizio supremo della funzione giudiziale, ma conosce anche come suo * Die 4 Februarii 2011. 1 Cfr. Cost. ap. Pastor bonus, 28 giugno 1988, art. 11; Regolamento Generale della Curia Romana, 30 aprile 1999, artt. 112-117. 2 Cfr. Lex propria, art. 112. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 116 ufficio, nell’ambito esecutivo, la vigilanza sulla retta amministrazione della giustizia nel Corpus Ecclesiae.3 Ciò comporta tra l’altro, come la Lex propria indica, l’aggiornata raccolta di informazioni sullo stato e l’attività dei tribunali locali attraverso l’annuale relazione che ogni tribunale è tenuto ad inviare alla Segnatura Apostolica; la sistemazione ed elaborazione dei dati che da essi pervengono; l’individuazione di strategie per la valorizzazione delle risorse umane e istituzionali nei tribunali locali, nonché l’esercizio costante della funzione di indirizzo rivolta ai Moderatori dei tribunali diocesani e interdiocesani, ai quali compete istituzionalmente la responsabilità diretta per l’amministrazione della giustizia. Si tratta di un’opera coordinata e paziente, volta soprattutto a fornire ai fedeli un’amministrazione della giustizia retta, pronta ed efficiente, come chiedevo, in relazione alle cause di nullità matrimoniale, nell’esortazione apostolica postsinodale Sacramentum caritatis: « Là dove sorgono legittimamente dei dubbi sulla validità del Matrimonio sacramentale contratto, si deve intraprendere quanto è necessario per verificarne la fondatezza. Bisogna poi assicurare, nel pieno rispetto del diritto canonico, la presenza sul territorio dei tribunali ecclesiastici, il loro carattere pastorale, la loro corretta e pronta attività. Occorre che in ogni Diocesi ci sia un numero sufficiente di persone preparate per il sollecito funzionamento dei tribunali ecclesiastici. Ricordo che “è un obbligo grave quello di rendere l’operato istituzionale della Chiesa nei tribunali sempre più vicino ai fedeli” ».4 In quell’occasione non mancavo di riferirmi all’istruzione Dignitas connubii, che fornisce ai Moderatori e ai ministri dei tribunali, sotto la forma di vademecum, le norme necessarie perché le cause di nullità matrimoniali siano trattate e definite nel modo più celere e sicuro. Ad assicurare che i tribunali ecclesiastici siano presenti nel territorio e che il loro ministero sia adeguato alle giuste esigenze di celerità e di semplicità cui i fedeli hanno diritto nella trattazione delle loro cause, è volta l’attività di codesta Segnatura Apostolica quando, secondo la sua competenza, promuove l’erezione di tribunali interdiocesani; provvede con prudenza alla dispensa dai titoli accademici dei ministri dei tribunali, pur nella puntuale verifica della loro reale perizia nel diritto sostantivo e processuale; concede le necessarie dispense da leggi processuali quando l’esercizio della giustizia richiede in un caso particolare la relaxatio legis per raggiungere il fine inteso dalla legge. È anche questa un’opera importante di discernimento e di applicazione della legge processuale. 3 4 Cfr. Cost. ap. Pastor bonus, art. 121; Lex propria, art. 32. N. 29. Acta Benedicti Pp. XVI 117 La vigilanza sulla retta amministrazione della giustizia sarebbe però carente se non comprendesse anche la funzione di tutela della retta giurisprudenza.5 Gli strumenti di conoscenza e di intervento, di cui la Lex propria e la posizione istituzionale provvedono codesta Segnatura Apostolica, permettono un’azione che, in sinergia con il Tribunale della Rota Romana,6 si rivela provvidenziale per la Chiesa. Le esortazioni e le prescrizioni con le quali codesta Segnatura Apostolica accompagna le risposte alle Relazioni annuali dei tribunali locali non infrequentemente raccomandano ai rispettivi Moderatori la conoscenza e l’adesione sia alle direttive proposte nelle annuali allocuzioni pontificie alla Rota Romana, sia alla comune giurisprudenza rotale su specifici aspetti che si rivelano urgenti per i singoli tribunali. Incoraggio, pertanto, anche la riflessione, che vi impegnerà in questi giorni, sulla retta giurisprudenza da proporre ai tribunali locali in materia di error iuris quale motivo di nullità matrimoniale. Codesto Supremo Tribunale è altresı̀ impegnato in un altro ambito delicato dell’amministrazione della giustizia, che gli fu affidato dal Servo di Dio Paolo VI; la Segnatura conosce, infatti, le controversie sorte per un atto della potestà amministrativa ecclesiastica e ad essa deferite tramite ricorso legittimamente proposto avverso atti amministrativi singolari emanati o approvati da Dicasteri della Curia Romana.7 È questo un servizio di primaria importanza: la predisposizione di strumenti di giustizia — dalla pacifica composizione delle controversie sino alla trattazione e definizione giudiziale delle medesime — costituisce l’offerta di un luogo di dialogo e di ripristino della comunione nella Chiesa. Se è vero, infatti che l’ingiustizia va affrontata anzitutto con le armi spirituali della preghiera, della carità, del perdono e della penitenza, tuttavia non si può escludere, in alcuni casi, l’opportunità e la necessità che essa sia fronteggiata con gli strumenti processuali. Questi costituiscono, anzitutto, luoghi di dialogo, che talvolta conducono alla concordia e alla riconciliazione. Non a caso l’ordinamento processuale prevede che in limine litis, anzi, in ogni stadio del processo, si dia spazio e occasione perché « ogniqualvolta qualcuno si ritenga onerato da un decreto, non vi sia contesa tra lui e l’autore del decreto, ma tra di loro si provveda di comune accordo a ricercare un’equa soluzione, ricorrendo anche a persone autorevoli 5 Cfr. Lex propria, art. 111, § 1. Cfr. Cost. ap. Pastor bonus, art. 126. 7 Cfr. Cost. ap. Regimini Ecclesiae universae, 15 agosto 1967, n. 106; CIC, can. 1445, § 2; Cost. ap. Pastor bonus, art. 123; Lex propria, art. 34. 6 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 118 per la mediazione e lo studio, cosı̀ che per via idonea si eviti o si componga la controversia ».8 Sono anche incoraggiate a tal fine iniziative e normative volte all’istituzione di uffici o consigli che abbiano come compito, secondo norme da stabilire, di ricercare e suggerire eque soluzioni.9 Negli altri casi, quando cioè non sia possibile comporre la controversia pacificamente, lo svolgimento del processo contenzioso amministrativo comporterà la definizione giudiziale della controversia: anche in questo caso l’attività del Supremo Tribunale mira alla ricostituzione della comunione ecclesiale, ossia al ristabilimento di un ordine oggettivo conforme al bene della Chiesa. Solo questa comunione ristabilita e giustificata attraverso la motivazione della decisione giudiziale può condurre nella compagine ecclesiale ad una autentica pace e concordia. È quanto significa il noto principio: Opus iustitiae pax. Il faticoso ristabilimento della giustizia è destinato a ricostruire giuste e ordinate relazioni tra i fedeli e tra loro e l’Autorità ecclesiastica. Infatti la pace interiore e la volonterosa collaborazione dei fedeli nella missione della Chiesa scaturiscono dalla ristabilita coscienza di svolgere pienamente la propria vocazione. La giustizia, che la Chiesa persegue attraverso il processo contenzioso amministrativo, può essere considerata quale inizio, esigenza minima e insieme aspettativa di carità, indispensabile ed insufficiente nello stesso tempo, se rapportata alla carità di cui la Chiesa vive. Nondimeno il Popolo di Dio pellegrinante sulla terra non potrà realizzare la sua identità di comunità di amore se in esso non si avrà riguardo alle esigenze della giustizia. A Maria Santissima, Speculum iustitiae e Regina pacis, affido il prezioso e delicato ministero che la Segnatura Apostolica svolge a servizio della comunione nella Chiesa, mentre esprimo a ciascuno di voi l’assicurazione della mia stima e del mio apprezzamento. Su di voi e sul vostro quotidiano impegno invoco la luce dello Spirito Santo e imparto a tutti la mia Benedizione Apostolica. 8 9 CIC, can. 1733, § 1. Cfr. ibid., § 2. Acta Benedicti Pp. XVI 119 NUNTII I Ad Internationalem Diem Missionalem anno 2011 recolendum. « Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi ».1 In occasione del Giubileo del 2000, il Venerabile Giovanni Paolo II, all’inizio di un nuovo millennio dell’era cristiana, ha ribadito con forza la necessità di rinnovare l’impegno di portare a tutti l’annuncio del Vangelo « con lo stesso slancio dei cristiani della prima ora ».2 È il servizio più prezioso che la Chiesa può rendere all’umanità e ad ogni singola persona alla ricerca delle ragioni profonde per vivere in pienezza la propria esistenza. Perciò quello stesso invito risuona ogni anno nella celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale. L’incessante annuncio del Vangelo, infatti, vivifica anche la Chiesa, il suo fervore, il suo spirito apostolico, rinnova i suoi metodi pastorali perché siano sempre più appropriati alle nuove situazioni — anche quelle che richiedono una nuova evangelizzazione — e animati dallo slancio missionario: « La missione rinnova la Chiesa, rinvigorisce la fede e l’identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni. La fede si rafforza donandola! La nuova evangelizzazione dei popoli cristiani troverà ispirazione e sostegno nell’impegno per la missione universale ».3 Andate e annunciate Questo obiettivo viene continuamente ravvivato dalla celebrazione della liturgia, specialmente dell’Eucaristia, che si conclude sempre riecheggiando il mandato di Gesù risorto agli Apostoli: « Andate... ».4 La liturgia è sempre una chiamata “dal mondo” e un nuovo invio “nel mondo” per testimoniare ciò che si è sperimentato: la potenza salvifica della Parola di Dio, la potenza salvifica del Mistero Pasquale di Cristo. Tutti coloro che hanno incontrato il Signore risorto hanno sentito il bisogno di darne l’annuncio ad altri, come 1 2 3 4 Gv 20, 21. Lett. ap. Novo millennio ineunte, 58. Giovanni Paolo II, Enc. Redemptoris missio, 2, Mt 28, 19. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 120 fecero i due discepoli di Emmaus. Essi, dopo aver riconosciuto il Signore nello spezzare il pane, « partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme dove trovarono riuniti gli Undici » e riferirono ciò che era accaduto loro lungo la strada.5 Il Papa Giovanni Paolo II esortava ad essere « vigili e pronti a riconoscere il suo volto e correre dai nostri fratelli a portare il grande annunzio: “Abbiamo visto il Signore!” ».6 A tutti Destinatari dell’annuncio del Vangelo sono tutti i popoli. La Chiesa, « per sua natura è missionaria, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo, secondo il disegno di Dio Padre ».7 Questa è « la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare ».8 Di conseguenza, non può mai chiudersi in se stessa. Si radica in determinati luoghi per andare oltre. La sua azione, in adesione alla parola di Cristo e sotto l’influsso della sua grazia e della sua carità, si fa pienamente e attualmente presente a tutti gli uomini e a tutti i popoli per condurli alla fede in Cristo.9 Questo compito non ha perso la sua urgenza. Anzi, « la missione di Cristo redentore, affidata alla Chiesa, è ancora ben lontana dal suo compimento ... Uno sguardo d’insieme all’umanità dimostra che tale missione è ancora agli inizi e che dobbiamo impegnarci con tutte le forze al suo servizio ».10 Non possiamo rimanere tranquilli al pensiero che, dopo duemila anni, ci sono ancora popoli che non conoscono Cristo e non hanno ancora ascoltato il suo Messaggio di salvezza. Non solo; ma si allarga la schiera di coloro che, pur avendo ricevuto l’annuncio del Vangelo, lo hanno dimenticato e abbandonato, non si riconoscono più nella Chiesa; e molti ambienti, anche in società tradizionalmente cristiane, sono oggi refrattari ad aprirsi alla parola della fede. È in atto un cambiamento culturale, alimentato anche dalla globalizzazione, da movimenti di pensiero e dall’imperante relativismo, un cambiamento che porta ad una mentalità e ad uno stile di vita che prescindono dal Messaggio evangelico, 5 Lc 24, 33-34. Lett. ap. Novo millennio ineunte, 59. 7 Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Ad gentes, 2. 8 Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 14. 9 Cfr. Ad gentes, 5. 10 Giovanni Paolo II, Enc. Redemptoris missio, 1. 6 Acta Benedicti Pp. XVI 121 come se Dio non esistesse, e che esaltano la ricerca del benessere, del guadagno facile, della carriera e del successo come scopo della vita, anche a scapito dei valori morali. Corresponsabilità di tutti La missione universale coinvolge tutti, tutto e sempre. Il Vangelo non è un bene esclusivo di chi lo ha ricevuto, ma è un dono da condividere, una bella notizia da comunicare. E questo dono-impegno è affidato non soltanto ad alcuni, bensı̀ a tutti i battezzati, i quali sono « stirpe eletta, ... gente santa, popolo che Dio si è acquistato »,11 perché proclami le sue opere meravigliose. Ne sono coinvolte pure tutte le attività. L’attenzione e la cooperazione all’opera evangelizzatrice della Chiesa nel mondo non possono essere limitate ad alcuni momenti e occasioni particolari, e non possono neppure essere considerate come una delle tante attività pastorali: la dimensione missionaria della Chiesa è essenziale, e pertanto va tenuta sempre presente. È importante che sia i singoli battezzati e sia le comunità ecclesiali siano interessati non in modo sporadico e saltuario alla missione, ma in modo costante, come forma della vita cristiana. La stessa Giornata Missionaria non è un momento isolato nel corso dell’anno, ma è una preziosa occasione per fermarsi a riflettere se e come rispondiamo alla vocazione missionaria; una risposta essenziale per la vita della Chiesa. Evangelizzazione globale L’evangelizzazione è un processo complesso e comprende vari elementi. Tra questi, un’attenzione peculiare da parte dell’animazione missionaria è stata sempre data alla solidarietà. Questo è anche uno degli obiettivi della Giornata Missionaria Mondiale, che, attraverso le Pontificie Opere Missionarie, sollecita l’aiuto per lo svolgimento dei compiti di evangelizzazione nei territori di missione. Si tratta di sostenere istituzioni necessarie per stabilire e consolidare la Chiesa mediante i catechisti, i seminari, i sacerdoti; e anche di dare il proprio contributo al miglioramento delle condizioni di vita delle persone in Paesi nei quali più gravi sono i fenomeni di povertà, malnutrizione soprattutto infantile, malattie, carenza di servizi sanitari e per l’istruzione. Anche questo rientra nella missione della Chiesa. Annunciando il Vangelo, 11 1 Pt 2, 9. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 122 essa si prende a cuore la vita umana in senso pieno. Non è accettabile, ribadiva il Servo di Dio Paolo VI, che nell’evangelizzazione si trascurino i temi riguardanti la promozione umana, la giustizia, la liberazione da ogni forma di oppressione, ovviamente nel rispetto dell’autonomia della sfera politica. Disinteressarsi dei problemi temporali dell’umanità significherebbe « dimenticare la lezione che viene dal Vangelo sull’amore del prossimo sofferente e bisognoso »; 12 non sarebbe in sintonia con il comportamento di Gesù, il quale « percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e infermità ».13 Cosı̀, attraverso la partecipazione corresponsabile alla missione della Chiesa, il cristiano diventa costruttore della comunione, della pace, della solidarietà che Cristo ci ha donato, e collabora alla realizzazione del piano salvifico di Dio per tutta l’umanità. Le sfide che questa incontra, chiamano i cristiani a camminare insieme agli altri, e la missione è parte integrante di questo cammino con tutti. In essa noi portiamo, seppure in vasi di creta, la nostra vocazione cristiana, il tesoro inestimabile del Vangelo, la testimonianza viva di Gesù morto e risorto, incontrato e creduto nella Chiesa. La Giornata Missionaria ravvivi in ciascuno il desiderio e la gioia di « andare » incontro all’umanità portando a tutti Cristo. Nel suo nome vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, in particolare a quanti maggiormente faticano e soffrono per il Vangelo. Dal Vaticano, 6 gennaio 2011, Solennità dell’Epifania del Signore. BENEDICTUS PP. XVI 12 13 Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 31.34. Mt 9, 35. Acta Benedicti Pp. XVI 123 II In celebratione XLV Internationalis Diei Communicationum Socialium. Cari fratelli e sorelle, In occasione della XLV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, desidero condividere alcune riflessioni, motivate da un fenomeno caratteristico del nostro tempo: il diffondersi della comunicazione attraverso la rete internet. È sempre più comune la convinzione che, come la rivoluzione industriale produsse un profondo cambiamento nella società attraverso le novità introdotte nel ciclo produttivo e nella vita dei lavoratori, cosı̀ oggi la profonda trasformazione in atto nel campo delle comunicazioni guida il flusso di grandi mutamenti culturali e sociali. Le nuove tecnologie non stanno cambiando solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in se stessa, per cui si può affermare che si è di fronte ad una vasta trasformazione culturale. Con tale modo di diffondere informazioni e conoscenze, sta nascendo un nuovo modo di apprendere e di pensare, con inedite opportunità di stabilire relazioni e di costruire comunione. Si prospettano traguardi fino a qualche tempo fa impensabili, che suscitano stupore per le possibilità offerte dai nuovi mezzi e, al tempo stesso, impongono in modo sempre più pressante una seria riflessione sul senso della comunicazione nell’era digitale. Ciò è particolarmente evidente quando ci si confronta con le straordinarie potenzialità della rete internet e con la complessità delle sue applicazioni. Come ogni altro frutto dell’ingegno umano, le nuove tecnologie della comunicazione chiedono di essere poste al servizio del bene integrale della persona e dell’umanità intera. Se usate saggiamente, esse possono contribuire a soddisfare il desiderio di senso, di verità e di unità che rimane l’aspirazione più profonda dell’essere umano. Nel mondo digitale, trasmettere informazioni significa sempre più spesso immetterle in una rete sociale, dove la conoscenza viene condivisa nell’ambito di scambi personali. La chiara distinzione tra il produttore e il consumatore dell’informazione viene relativizzata e la comunicazione vorrebbe essere non solo uno scambio di dati, ma sempre più anche condivisione. Questa dinamica ha contribuito ad una rinnovata valutazione del comunicare, considerato anzitutto come dialogo, scambio, solidarietà e creazione di relazioni positive. D’altro canto, ciò si scontra con alcuni limiti tipici della comunicazione di- 124 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale gitale: la parzialità dell’interazione, la tendenza a comunicare solo alcune parti del proprio mondo interiore, il rischio di cadere in una sorta di costruzione dell’immagine di sé, che può indulgere all’autocompiacimento. Soprattutto i giovani stanno vivendo questo cambiamento della comunicazione, con tutte le ansie, le contraddizioni e la creatività proprie di coloro che si aprono con entusiasmo e curiosità alle nuove esperienze della vita. Il coinvolgimento sempre maggiore nella pubblica arena digitale, quella creata dai cosiddetti social network, conduce a stabilire nuove forme di relazione interpersonale, influisce sulla percezione di sé e pone quindi, inevitabilmente, la questione non solo della correttezza del proprio agire, ma anche dell’autenticità del proprio essere. La presenza in questi spazi virtuali può essere il segno di una ricerca autentica di incontro personale con l’altro se si fa attenzione ad evitarne i pericoli, quali il rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo, o l’eccessiva esposizione al mondo virtuale. Nella ricerca di condivisione, di « amicizie », ci si trova di fronte alla sfida dell’essere autentici, fedeli a se stessi, senza cedere all’illusione di costruire artificialmente il proprio « profilo » pubblico. Le nuove tecnologie permettono alle persone di incontrarsi oltre i confini dello spazio e delle stesse culture, inaugurando cosı̀ un intero nuovo mondo di potenziali amicizie. Questa è una grande opportunità, ma comporta anche una maggiore attenzione e una presa di coscienza rispetto ai possibili rischi. Chi è il mio « prossimo » in questo nuovo mondo? Esiste il pericolo di essere meno presenti verso chi incontriamo nella nostra vita quotidiana ordinaria? Esiste il rischio di essere più distratti, perché la nostra attenzione è frammentata e assorta in un mondo « differente » rispetto a quello in cui viviamo? Abbiamo tempo di riflettere criticamente sulle nostre scelte e di alimentare rapporti umani che siano veramente profondi e duraturi? È importante ricordare sempre che il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone a tutti i livelli della nostra vita. Anche nell’era digitale, ciascuno è posto di fronte alla necessità di essere persona autentica e riflessiva. Del resto, le dinamiche proprie dei social network mostrano che una persona è sempre coinvolta in ciò che comunica. Quando le persone si scambiano informazioni, stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali. Ne consegue che esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro. Comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media significa Acta Benedicti Pp. XVI 125 non solo inserire contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, ma anche testimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita. Del resto, anche nel mondo digitale non vi può essere annuncio di un messaggio senza una coerente testimonianza da parte di chi annuncia. Nei nuovi contesti e con le nuove forme di espressione, il cristiano è ancora una volta chiamato ad offrire una risposta a chiunque domandi ragione della speranza che è in lui.1 L’impegno per una testimonianza al Vangelo nell’era digitale richiede a tutti di essere particolarmente attenti agli aspetti di questo messaggio che possono sfidare alcune delle logiche tipiche del web. Anzitutto dobbiamo essere consapevoli che la verità che cerchiamo di condividere non trae il suo valore dalla sua « popolarità » o dalla quantità di attenzione che riceve. Dobbiamo farla conoscere nella sua integrità, piuttosto che cercare di renderla accettabile, magari « annacquandola ». Deve diventare alimento quotidiano e non attrazione di un momento. La verità del Vangelo non è qualcosa che possa essere oggetto di consumo, o di fruizione superficiale, ma è un dono che chiede una libera risposta. Essa, pur proclamata nello spazio virtuale della rete, esige sempre di incarnarsi nel mondo reale e in rapporto ai volti concreti dei fratelli e delle sorelle con cui condividiamo la vita quotidiana. Per questo rimangono sempre fondamentali le relazioni umane dirette nella trasmissione della fede! Vorrei invitare, comunque, i cristiani ad unirsi con fiducia e con consapevole e responsabile creatività nella rete di rapporti che l’era digitale ha reso possibile. Non semplicemente per soddisfare il desiderio di essere presenti, ma perché questa rete è parte integrante della vita umana. Il web sta contribuendo allo sviluppo di nuove e più complesse forme di coscienza intellettuale e spirituale, di consapevolezza condivisa. Anche in questo campo siamo chiamati ad annunciare la nostra fede che Cristo è Dio, il Salvatore dell’uomo e della storia, Colui nel quale tutte le cose raggiungono il loro compimento.2 La proclamazione del Vangelo richiede una forma rispettosa e discreta di comunicazione, che stimola il cuore e muove la coscienza; una forma che richiama lo stile di Gesù risorto quando si fece compagno nel cammino dei 1 2 Cfr. 1 Pt 3, 15. Cfr. Ef 1, 10. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 126 discepoli di Emmaus,3 i quali furono condotti gradualmente alla comprensione del mistero mediante il suo farsi vicino, il suo dialogare con loro, il far emergere con delicatezza ciò che c’era nel loro cuore. La verità che è Cristo, in ultima analisi, è la risposta piena e autentica a quel desiderio umano di relazione, di comunione e di senso che emerge anche nella partecipazione massiccia ai vari social network. I credenti, testimoniando le loro più profonde convinzioni, offrono un prezioso contributo affinché il web non diventi uno strumento che riduce le persone a categorie, che cerca di manipolarle emotivamente o che permette a chi è potente di monopolizzare le opinioni altrui. Al contrario, i credenti incoraggiano tutti a mantenere vive le eterne domande dell’uomo, che testimoniano il suo desiderio di trascendenza e la nostalgia per forme di vita autentica, degna di essere vissuta. È proprio questa tensione spirituale propriamente umana che sta dietro la nostra sete di verità e di comunione e che ci spinge a comunicare con integrità e onestà. Invito soprattutto i giovani a fare buon uso della loro presenza nell’arena digitale. Rinnovo loro il mio appuntamento alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, la cui preparazione deve molto ai vantaggi delle nuove tecnologie. Per gli operatori della comunicazione invoco da Dio, per intercessione del Patrono san Francesco di Sales, la capacità di svolgere sempre il loro lavoro con grande coscienza e con scrupolosa professionalità, mentre a tutti invio la mia Apostolica Benedizione. Dal Vaticano, 24 gennaio 2011, Festa di san Francesco di Sales. BENEDICTUS PP. XVI 3 Cfr. Lc 24, 13-35. Acta Benedicti Pp. XVI 127 SEGRETERIA DI STATO RESCRITTI “EX AUDIENTIA SS.MI” I Il Santo Padre Benedetto XVI, nell’Udienza concessa al sottoscritto Cardinale Segretario di Stato il giorno 17 gennaio 2011, ha delegato al Segretario di Stato le potestà necessarie per trattare e risolvere a nome di Sua Santità, a partire dal giorno 18 gennaio 2011, tutte e ognuna delle questioni relative alla personalità giuridica canonica e pubblica, alla direzione e al funzionamento della persona giuridica pubblica di diritto canonico « Caritas Internationalis », emanando le norme che siano eventualmente necessarie. Il Santo Padre ha disposto che questo Rescritto sia pubblicato su Acta Apostolicae Sedis. Dal Vaticano, 17 gennaio 2011. e Tarcisio card. Bertone Segretario di Stato N. Prot. 08397/RV II Il Santo Padre, in data 1º febbraio 2011, ha approvato il seguente testo quale articolo 126 bis del Regolamento Generale della Curia romana: « Art. 126 bis: § 1. Il Dicastero, che ritiene necessario richiedere al Sommo Pontefice speciali facoltà, deve farne domanda per iscritto tramite la Segreteria di Stato, allegando un progetto di testo definitivo, con l’indicazione precisa delle facoltà richieste, la motivazione della domanda e specificando le eventuali deroghe alle norme canoniche universali o particolari, che risulterebbero modificate o in qualche modo disattese. § 2. La Segreteria di Stato richiederà il parere dei Dicasteri competenti in materia e di quelli che ritenga eventualmente interessati, nonché del Ponti- 128 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale ficio Consiglio per i Testi legislativi per quanto attiene la corretta formulazione giuridica e, se fossero implicate questioni dottrinali, della Congregazione per la Dottrina della Fede. § 3. Il fascicolo relativo alle facoltà speciali, che dovrà essere lasciato al Sommo Pontefice analogamente a quanto previsto nell’art. 126 § 3 del presente Regolamento, sarà composto dalla richiesta del Dicastero di cui al § 1, dai pareri ricevuti dai Dicasteri di cui al § 2, dall’eventuale riformulazione del progetto a cura del Dicastero richiedente, congiuntamente al Foglio d’Udienza a cura della Segreteria di Stato. § 4. La Segreteria di Stato comunicherà ai Dicasteri della Curia Romana il testo delle facoltà eventualmente concesse dal Sommo Pontefice e, insieme al Dicastero richiedente, valuterà se e come procedere alla sua pubblicazione ». Il Santo Padre ne ha ordinato la promulgazione tramite la pubblicazione sugli Aca Apostolicae Sedis, disponendo che entri in vigore il 1º marzo 2011. Dal Vaticano, 7 febbraio 2011. e Tarcisio card. Bertone Segretario di Stato Congregatio pro Doctrina Fidei 129 ACTA CONGREGATIONUM CONGREGATIO PRO DOCTRINA FIDEI Decree of Erection of the Personal Ordinariate of Our Lady of Walsingham The supreme law of the Church is the salvation of souls. As such, throughout its history, the Church has always found the pastoral and juridical means to care for the good of the faithful. With the Apostolic Constitution Anglicanorum coetibus, promulgated on 4 November 2009, the Holy Father, Pope Benedict XVI, provided for the establishment of Personal Ordinariates through which Anglican faithful may enter, even in a corporate manner, into full communion with the Catholic Church.1 On that same date, the Congregation for the Doctrine of the Faith published Complementary Norms relating to such Ordinariates.2 In conformity with what is established in Art. 1 § 1 and § 2 of the Apostolic Constitution Anglicanorum coetibus, having received requests from a considerable number of Anglican faithful, and having consulted with the Episcopal Conference of England and Wales, the Congregation for the Doctrine of the Faith ERECTS the Personal Ordinariate of Our Lady of Walsingham within the territory of the Episcopal Conference of England and Wales. 1 Cfr. AAS 101 (2009), 985-990. Cfr. L’Osservatore Romano (9-10 November 2009), p. 7; Weekly Edition in English (11 November 2009), p. 4. 2 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 130 1. The Personal Ordinariate of Our Lady of Walsingham ipso iure possesses juridic personality and is juridically equivalent to a diocese.3 It includes those faithful, of every category and state of life, who, originally having belonged to the Anglican Communion, are now in full communion with the Catholic Church, or who have received the sacraments of initiation within the jurisdiction of the Ordinariate itself,4 or who are received into it because they are part of a family belonging to the Ordinariate.5 2. The faithful of the Personal Ordinariate of Our Lady of Walsingham are entrusted to the pastoral care of the Personal Ordinary who, once named by the Roman Pontiff,6 possesses all the faculties, and is held to all the obligations, specified in the Apostolic Constitution Anglicanorum coetibus and the Complementary Norms 7 as well as in those matters determined subsequently by the Congregation for the Doctrine of the Faith, on request both of the Ordinary, having heard the Governing Council of the Ordinariate, and of the Episcopal Conference of England and Wales. 3. The Anglican faithful who wish to be received into full communion with the Catholic Church through the Ordinariate must manifest this desire in writing.8 There is to be a programme of catechetical formation for these faithful, lasting for a congruent time, and with content established by the Ordinary in agreement with the Congregation for the Doctrine of the Faith so that the faithful are able to adhere fully to the doctrinal content of the Catechism of the Catholic Church,9 and therefore, make the profession of faith. 4. For candidates for ordination, who previously were ministers in the Anglican Communion, there is to be a specific programme of theological formation, as well as spiritual and pastoral preparation, prior to ordination in the Catholic Church, according to what will be established by the Ordinary in agreement with the Congregation for the Doctrine of the Faith and in consultation with the Episcopal Conference of England and Wales. 3 Cfr. can. 372 § 2 C/C; Apostolic Constitution Anglicanorum coetibus, Art. 1 § 3. Cfr. Apostolic Constitution Anglicanorum coetibus, Art. I § 4. 5 Cfr. Complementary Norms, Art. 5 § 1. 6 Cfr. Apostolic Constitution Anglicanorum coetibus, Art. IV, Complementary Norms, Art. 4 § 1. 7 Cfr. Apostolic Constitution Anglicanorum coetibus, Art. VI § 4; Complementary Norms, Art. 5 § 2; Art. 9. 8 Cfr. Apostolic Constitution Anglicanorum coetibus, Art. IX. 9 Cfr. Apostolic Constitution Anglicanorum coetibus, Art. I § 5. 4 Congregatio pro Doctrina Fidei 131 5. For a cleric not incardinated in the Personal Ordinariate of Our Lady of Walsingham to assist at a marriage of the faithful belonging to the Ordinariate, he must receive the faculty from the Ordinary or the pastor of the personal parish to which the faithful belong.10 6. The Ordinary is a member by right of the Episcopal Conference of England and Wales, with deliberative vote in those cases in which this is required in law.11 7. A cleric, having come originally from the Anglican Communion, who has already been ordained in the Catholic Church and incardinated in a Diocese, is able to be incardinated in the Ordinariate in accord with the norm of can. 267 CIC. 8. Until the Personal Ordinariate of Our Lady of Walsingham may have established its own Tribunal, the judicial cases of its faithful are referred to the Tribunal of the Diocese in which one of the parties has a domicile, while taking into account, however, the different titles of competence established in cann. 1408-1414 and 1673 CIC.12 9. The faithful of the Personal Ordinariate of Our Lady of Walsingham who are, temporarily or permanently, outside the territory of the Episcopal Conference of England and Wales, while remaining members of the Ordinariate, are bound by universal law and those particular laws of the territory where they find themselves.13 10. If a member of the faithful moves permanently into a place where another Personal Ordinariate has been erected, he is able, on his own request, to be received into it. The new Ordinary is bound to inform the original Personal Ordinariate of the reception. If a member of the faithful wishes to leave the Ordinariate, he must make such a decision known to his own Ordinary. He automatically becomes a member of the Diocese where he resides. In this case, the Ordinary will ensure that the Diocesan Bishop is informed. 10 11 12 13 Cfr. cann. 1110-1111 CIC. Complementary Norms, Art. 2 § 2. Cfr. Apostolic Constitution Anglicanorum coetibus, Art. XII. Cfr. can. 13 § 3 CIC. 132 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 11. The Ordinary, keeping in mind the Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis and the Programme of Priestly Formation of the Episcopal Conference of England and Wales, is to prepare a Programme of Priestly Formation for the seminarians of the Ordinariate which must be approved by the Apostolic See.14 12. The Ordinary will ensure that the Statutes of the Governing Council and the Pastoral Council, which are subject to his approval, are drawn up.15 13. The location of the principal Church of the Personal Ordinariate of Our Lady of Walsingham will be determined by the Ordinary in agreement with the Congregation for the Doctrine of the Faith and in consultation with the Episcopal Conference of England and Wales. Likewise, the Seat of the Ordinariate, where the register referred to in Art. 5 § 1 of the Complementary Norms will be kept, will be determined in the same way. 14. The Personal Ordinariate of Our Lady of Walsingham has as its patron Blessed John Henry Newman. Everything to the contrary notwithstanding. Rome, from the Offices of the Congregation for the Doctrine of the Faith, 15 January 2011. William Cardinal Levada Prefect e Luis F. Ladaria, S. I. Secretary 14 Cfr. Complementary Norms, Art. 10 § 3; see also Apostolic Constitution Anglicanorum coetibus. Art. VI § 2. 15 Cfr. Complementary Norms, Art. 12 § 1; Art. 13 § 2. Congregatio pro Doctrina Fidei 133 ORDINARIATUS PERSONALIS OUR LADY OF WALSINGHAM ANGLIAE ET CAMBRIAE DECRETUM Cum Ordinariatum Personalem Our Lady of Walsingham Summus Pontifex Benedictus, Divina Providentia PP. XVI, hodie creavit, Ipse de Consilio Congregationis pro Doctrina Fidei, nominat et constituit primum Ordinarium Personalem eiusdem circumscriptionis Reverendissimum Dominum Keith Newton, eique iura et facultates tribuit quae, ad normam iuris, huic muneri competunt. Datum Romae, ex aedibus Congregationis pro Doctrina Fidei, die 15 mensis Ianuarii anno 2011. Gulielmus Cardinalis Levada Praefectus e Aloisius F. Ladaria, S. I. Archiepiscopus tit. Thibicensis a Secretis Prot. N. 217/08 134 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale CONGREGATIO PRO EPISCOPIS ULTRAIECTENSIS et HARLEMENSIS - AMSTELODAMENSIS De finium mutatione DECRETUM Quo aptius christifidelium pastorali curae consuli possit, Exc.mi PP. DD. Villelmus Iacobus Eijk, Archiepiscopus Ultraiectensis, et Iosephus Maria Punt, Episcopus Harlemensis - Amstelodamensis, ab Apostolica Sede unanimo consensu expostulaverunt, ut fines circumscriptionum ecclesiasticarum sibi concreditarum aliquantulum immutarentur. Congregatio pro Episcopis, praehabito favorabili voto Exc.mi P. D. Francisci Bacqué, Archiepiscopi titulo Gradiscani et in Nederlandia Apostolici Nuntii, rata huiusmodi immutationem animarum saluti profuturam, vigore specialium facultatum sibi a Summo Pontifice Benedicto, Divina Providentia PP. XVI, tributarum, oblatas preces accipiendas esse censuit. Proinde hoc decreto, perinde valituro ac si Apostolicae sub plumbo Litterae datae forent, a territorio Ultraiectensi distrahatur et dioecesi Harlemensi - Amstelodamensi adiungatur paroecia Sancti Pauli in pago vulgo Nieuw - Loosdrecht. Ad haec perficienda Congregatio pro Episcopis deputat memoratum Exc.mum P.D. Franciscum Bacqué, necessarias et opportunas eidem tribuens facultates etiam subdelegandi, ad effectum de quo agitur, quemlibet virum in ecclesiastica dignitate constitutum, onere imposito ad eandem Congregationem pro Episcopis authenticum exemplar actus peractae exsecutionis remittendi. Contrariis quibusvis minime obstantibus. Congregatio pro Episcopis 135 Datum Romae, ex Aedibus Congregationis pro Episcopis, die 6 mensis Novembris anno 2010. Marcus card. Ouellet Praefectus L. e S. e Emmanuel Monteiro de Castro a Secretis Prot. N. 662/2010 ULTRAIECTENSIS et ROTERODAMENSIS De finium mutatione DECRETUM Quo aptius christifidelium pastorali curae consuli possit, Exc.mi PP. DD. Villelmus Iacobus Eijk, Archiepiscopus Ultraiectensis, et Hadrianus Hermannus van Luyn, Episcopus Roterodamensis, ab Apostolica Sede unanimo consensu expostulaverunt, ut fı̀nes circumscriptionum ecclesiasticarum sibi concreditarum aliquantulum immutarentur. Congregatio pro Episcopis, praehabito favorabili voto Exc.mi P.D. Francisci Bacqué, Archiepiscopi titulo Gradiscani et in Nederlandia Apostolici Nuntii, rata huiusmodi immutationem animarum saluti profuturam, vigore specialium facultatum sibi a Summo Pontifı̀ce Benedicto, Divina Providentia PP. XVI, tributarum, oblatas preces accipiendas esse censuit. Proinde hoc decreto, perinde valituro ac si Apostolicae sub plumbo Litterae datae forent, a territorio Ultraiectensi distrahatur et dioecesi Roterodamensi adiungatur paroecia Sancti Hippolyti in pago vulgo Kamerik. Ad haec perficienda Congregatio pro Episcopis deputat memoratum Exc.mum P. D. Franciscum Bacqué, necessarias et opportunas eidem tribuens facultates etiam subdelegandi, ad effectum de quo agitur, Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 136 quemlibet virum in ecclesiastica dignitate constitutum, onere imposito ad eandem Congregationem pro Episcopis authenticum exemplar actus peractae exsecutionis remittendi. Contrariis quibusvis minime obstantibus. Datum Romae, ex Aedibus Congregationis pro Episcopis, die 6 mensis Novembris anno 2010. Marcus card. Ouellet Praefectus L. e S. e Emmanuel Monteiro de Castro a Secretis Prot. N. 663/2010 BOSNIAE ET HERZEGOVIAE De Ordinariatus militaris erectione DECRETUM Cum Apostolicam Sedem et Bosniae et Herzegoviae Magistratus inter sollemnis nuper inita sit pactio, eum in finem ut militibus et christifidelibus catholicis ad copias terrestres, maritimas et aëreas pertinentibus, stabili firmioreque ratione. spiritualia praestentur adiumenta, Summus Pontifex Benedictus, Divina Providentia PP. XVI, suppleto quatenus opus sit eorum interesse habentium vel habere praesumentium consensu, Ordinariatum militarem in Bosnia et Herzegovia erigit atque constituit. Ordinariatus militaris praedictae Dicionis regetur: normis generalibus Constitutionis Apostolicae « Spirituali Militum Curae », propriis Statutibus ab Apostolica Sede editis, legibus ecclesiasticis universalibus. Ad haec exsecutioni mandanda idem Summus Pontifex Exc.mum P. D. Alexandrum D’Errico, Archiepiscopum titularem Carinensem in Bosnia et Herzegovia Apostolicum Nuntium, deputare dignatus est opportunis et Congregatio pro Episcopis 137 necessariis eidem conlatis facultatibus, etiam subdelegandi, ad effectum de quo agitur, quemlibet virum in ecclesiastica dignitate constitutum, et onere imposito ad Congregationem pro Episcopis authenticum exemplar actus peractae exsecutionis quam primum mittendi. Quapropter Apostolicae sub plumbo Litterae expediantur. Datum Romae, ex aedibus Congregationis pro Episcopis, die 1 mensis Februarii anno 2011. Marcus card. Ouellet Praefectus L. e S. e Emmanuel Monteiro de Castro a Secretis Prot. N. 87/2011 138 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale PROVISIO ECCLESIARUM Latis decretis a Congregatione pro Episcopis, Sanctissimus Dominus Benedictus Pp. XVI, per Apostolicas sub plumbo Litteras, iis quae sequuntur Ecclesiis sacros praefecit Praesules: die 12 Ianuarii 2011. — Titulari episcopali Ecclesiae Senecensi, R. D. Glandas Mariam Ericum Toussaint, e clero archidioecesis Portus Principis, ibique Parochum Cathedralis, quem constituit Auxiliarem eiusdem archidioecesis. — Metropolitanae Ecclesiae Portus Principis, Exc.mum P. D. Vidonem Poulard, hactenus Episcopum Caiesensem. — Metropolitanae Ecclesiae Sancti Salvatoris in Brasilia, Exc.mum P. D. Murillum Sebastianum Ramos Krieger, S.C.I., hactenus Archiepiscopum Florianopolitanum. die 14 Ianuarii. — Titulari episcopali Ecclesiae Moptensi, R. D. Christophorum J. Coyne, e clero archidioecesis Bostoniensis, ibique hactenus Curionem paroeciae Sanctae Margaritae Mariae, quem deputavit Auxiliarem Exc.mi P. D. Danielis Marci Buechlein, O.S.B., Archiepiscopi Indianapolitani. — Cathedrali Ecclesiae Altunensi-Iohnstoniensi, R. D. Marcum L. Bartchak e clero dioecesis Eriensis, hactenus Vicarium Iudicialem. die 15 Ianuarii. — Cathedrali Ecclesiae Aversanae, Exc.mum P. D. Angelum Spinillo, hactenus Episcopum Dianensem-Policastrensem, quem proinde a vinculo huius dioecesis solvit. die 19 Ianuarii. — Titulari episcopali Ecclesiae Putiensi in Byzacena, R. D. Aloisium Gonzaga Féchio, e clero Sancti Caroli in Brasilia, hactenus paroeciae vulgo “Santos Anjos” dictae Parochum, quem deputavit Auxiliarem archidioecesis Bellohorizontinae. die 24 Ianuarii. — Episcopum Coadiutorem Sanctae Rosae in California, Exc.mum P. D. Robertum Franciscum Vasa, hactenus Episcopum Bakeriensem. Congregatio pro Episcopis 139 die 24 Ianuarii 2011. — Cathedrali Ecclesiae Malagensi-Soatensi, Exc.mum P.D. Victorem Emmanuelem Ochoa Cadavid, hactenus Episcopum titularem Sancti Leonis et Auxiliarem archidioecesis Medellensis. — Cathedrali Ecclesiae Ragusinae, R. D. Matthaeum Uzinić, e clero archidioecesis Spalatensis-Macarscensis, hactenus ibidem Seminarii Maioris Rectorem. die 29 Ianuarii. — Cathedrali Ecclesiae Turiasonensi, R. D. Eusebium Hernández Sola, O.A.R., hactenus Officio Congregationis pro Institutis Vitae Consecratae et Societatibus Vitae Apostolicae Praepositum. die 31 Ianuarii. — Cathedrali Ecclesiae Algarensi-Bosanensi, Exc.mum P. D. Maurum Mariam Morfino, S.D.B., hactenus Sacrae Scripturae apud Pontificiam Facultatem Theologicam Sardiniae docentem. die 1 Februarii. — Ordinariatui Militari Bosniae et Herzegoviae, R. D. Thomam Vulšić, e clero dioecesis Mandetriensis-Dumnensis, ibique Vicarium Generalem. die 2 Februarii. — Cathedrali Ecclesiae Civitatensi, Exc.mum P. D. Caecilium Radulfum Berzosa Martı́nez, hactenus Episcopum titularem Arcavicensem et Auxiliarem Ovetensem. — Cathedrali Ecclesiae Seguntinae-Guadalaiarensi, Exc.mum P. D. Atilanum Rodrı́guez Martı́nez, hactenus Civitatensem Episcopum. — Archiepiscopali Ecclesiae Albiensi, Exc.mum P. D. Ioannem Legrez, O. P., hactenus Episcopum Sancti Claudii. — Titulari episcopali Ecclesiae Castellotatroportensi, R. D. Rosalvum Cordeiro de Lima, e clero dioecesis Crucismogiensis, hactenus in eadem dioecesi paroeciae vulgo “São José” dictae Parochum, quem deputavit Auxiliarem archidioecesis Fortalexiensis. — Cathedrali Ecclesiae Sonsonensi-Rivi Nigri, Exc.mum P. D. Fidelium Leonem Cadavid Marı́n, hactenus Episcopum Quibduanum. — Cathedrali Ecclesiae Sancti Iosephi a Guaviare, Exc.mum P. D. Franciscum Antonium Nieto Súa, hactenus Episcopum titularem Teglatensem in Numidia et Auxiliarem archidioecesis Bogotensis. 140 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM MATRITEN. - COMPLUTEN. Beatificationis seu Declarationis Martyrii Servorum Dei Theophili Fernández de Legaria Goñi et IV Sociorum, Sacerdotum Professorum e Congregatione Sacrorum Cordium Iesu et Mariae ({ 1936) DECRETUM SUPER MARTYRIO « Iustorum autem animae in manu Dei sunt, et non tanget illos tormentum mortis [...] Etenim, si coram hominibus tormenta passi sunt, spes illorum immortalitate plena est » (Sap 3, 1.4). Antiqui sapientis verba resonant in vita morteque Servorum Dei Theophili Fernández de Legaria Goñi et IV Sociorum, qui eorum fidelitatem Christo demonstraverunt sanguinis effusione et hodie in Ecclesia cum martyrii aurea corona lucent. Pater Theophilus (in saec.: Beniaminus) natus est Torralbae Rivi in regione Navarra (Hispania) die 5 mensis Iulii anno 1898 christiana e familia. Puer peculiarem ita ostendit inclinationem ad vitam religiosam, ut novicius ingrederetur Congregationem Sacrorum Cordium Iesu Mariaeque, vota pronuntians. Denique sacerdos ordinatus est. Propter sui ingenii facultates, Romam missus est ut studia Theologiae conficeret; deinde gradum doctoris in Sacra Theologia consecutus est. Reversus iterum domum, Rector et Congregationis Scholasticorum Sancti Iosephi Superior in loco Scorialensi apud Matritum fuit. Die 11 mensis Augusti anno 1936, in loco ipso bellum civile flagravit et Servus Dei detentus est et crudeliter necatus. Postero die, corpus eius agnitum est et in communi fossa humatum. Cum eo necati sunt alii quattuor fratres eiusdem Congregationis, scilicet Servi Dei Isidorus Iñiguez de Ciriano Abechuco, Gonzalus Barrón Nanclares, Eladius López Ramos et Marius Ros Ezcurra. Pater Isidorus Iñiguez de Ciriano Abechuco (in saec.: Ioannes) natus est Legardae in regione Navarra die 8 mensis Martii anno 1901 e vere christiana familia. Acceptus in Congregationem Sacrorum Cordium Iesu Mariaeque vota professus est et ordinatus sacerdos anno 1925, dum Romae erat ad gradum Congregatio de Causis Sanctorum 141 doctoris in Iure Canonico adipiscendum. Iterum reversus in Hispaniam missus est ut doceret Theologiam moralem in Collegio Sancti Iosephi in loco Scorialensi. Bello civili grassante, Servus Dei coactus est se occultare Matriti, ubi nocte inter dies 2 et 3 mensis Octobris anno 1936 interfectus est. Pater Gonzalus Barrón Nanclares (in saec.: Fortunatus) natus est Ollaurii apud Riogiam die 20 mensis Octobris anno 1899. Iuvenis ut novicius admissus in Congregationem et sacerdos ordinatus est anno 1923. Ministerium exercuit praedicatoris et deinde officium Oeconomi Provincialis habuit. Martyrio gradatim et fortiter se paravit, sicut confirmatum est ab aliquibus scriptis suis. Cruenter mortuus est nocte inter dies 1 et 2 mensis Septembris anno 1936 plumbis transfossus. Pater Eladius López Ramos (in saec.: Iosephus Leo) natus est Larocii in Gallaecia die 16 mensis Novembris anno 1904. Puer septem annorum vocationem suam ad vitam religiosam coepit ostendere. Postea, admissus novicius in Congregationem, prima vota emisit anno 1924 et ordinatus sacerdos est die 25 mensis Augusti anno 1929. Bello civili ineunte, magister in Collegio Matritensi erat. In aliqua vexatione cum aliis sacerdotibus in deversorium se recepit; sed recognitus se presbyterum esse non abscondit et necatus est nocte diei 8 mensis Augusti anno 1936. Pater Marius Ros Ezcurra (in saec.: Aloisius) ortus est Lezaunii in regione Navarra die 30 mensis Aprilis anno 1910. Nobili loco natus, iam puer praebuit optimas humanas virtutes et certam pietatem. Anno 1929 admissus est in Congregationis tirocinium et ordinatus sacerdos est die 21 mensis Iulii anno 1935. Missus in Matritense Collegium uti magister, propter bellica eventa in civitatis deversorium confugit, sed denutiatus est seditiosis. Detentus, vexatoribus indolem sacerdotalem suam pronuntiavit; quam ob rem plumbo interfectus est die 14 mensis Augusti 1936, prope Matritum vix vicesimum sextum annum aetatis suae agens. Ob famam martyrii horum Servorum Dei, quae post mortem increbruit, duo Processus instructi sunt apud Curiam Archiepiscopalem Matritensem: prior, pertinens ad Servum Dei Theophilum Fernández de Legaria Goñi, inter annos 1951 et 1953; alter, pertinens ad Servum Dei Isidorum Iñiguez de Ciriano Abechuco et ad tres Socios, inter annos 1958 et 1963. Per rescriptum diei 23 mensis Februarii anno 1991 duo Processus coniuncti sunt, cuius vim iuridicam hoc Dicasterium approbavit per Decreta edita diebus 10 et 31 mensis Ianuarii anno 1992. Die 5 mensis Decembris anno 2008 Peculiaris Consultorum Theologorum Congressus agnovit martyrii materialem et for- Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 142 malem validitatem. Hoc affirmativum responsum confirmatum est ab Em.mis Cardinalibus et Ex.mis Episcopis in Sessione Ordinaria diei 28 mensis Aprilis anno 2009, Ponente Causae Ex.mo D.no Xaverio Echevarrı́a Rodrı́guez, Episcopo titulari Cilibiensi. De hisce omnibus rebus, referente subscripto Archiepiscopo Praefecto, certior factus, Summus Pontifex Benedictus XVI, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de martyrio eiusque causa Servorum Dei Theophili Fernández de Legaria Goñi (in saec.: Beniamini), Isidori Iñiguez de Ciriano Abechuco (in saec.: Ioannis), Gonzali Barrón Nanclares (in saec.: Fortunati), Eladii López Ramos (in saec.: Ioannis Leonis) et Marii Ros Ezcurra (in saec.: Aloisii), Sacerdotum Professorum e Congregatione Sacrorum Cordium Iesu et Mariae, in casu et ad effectum de quo agitur. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Datum Romae, die 3 mensis Iulii A. D. 2009. e Angelus Amato, S.D.B. Archiep. tit. Silensis, Praefectus L. e S. e Michaël Di Ruberto Archiep. tit. Biccarensis, a Secretis HERBIPOLEN. Beatificationis seu Declarationis Martyrii Servi Dei Georgii Häfner, Sacerdotis dioecesani ({ 20.VIII.1942) DECRETUM SUPER MARTYRIO « Dominus pars hereditatis meae et calicis mei: tu es qui detines sortem meam » (Ps 16, 5). Sollemnia haec antiqui psalmistae verba, levitae Veteris Testamenti, recentioribus cogitandi agendique rationibus mira virtute fulgent in vita ac morte Venerabilis Servi Dei presbyteri dioecesani Georgii Häfner, qui in Congregatio de Causis Sanctorum 143 extremo testimonium sui discrimine sanguinem, quem dominico adiunxit calici, effudit. Magna fervido caritatis spiritui conserta patientia atque impensa praesertim iugisque voluntatis Dei exquisitio e vita Servi Dei constanter procurrerunt, in supremum eius martyrium tamquam signum summae suipsius Christo crucifixo oblationis confluentes. Servus Dei die 19 mensis Octobris anno 1900 Herbipoli e familia christiana traditione funditus informata natus est. Iam inde a pueritia pietate ac diligentia emicuit et, scholis primariis frequentatis adeptoque diplomate maturitatis, superiora philosophiae ac theologiae studia apud Universitatem loci iniit. Die 11 mensis Ianuarii anno 1920, professionem uti Tertiarius Carmelita emisit, nomen sumens Fratris Aloisii a Sanctissimo Sacramento. Eodem anno, in Seminarium dioecesanum receptus est et, post lauream in theologia, dispensatione a praematura aetate habita, est die 13 mensis Aprilis anno 1924 presbyteratu auctus. Decem fere annos ministerio cappellani variis in communitatibus functus est, donec, parochus in vico Suarza Superiore nominatus, officium hoc usque ad aerumnas custodiae exercuit. Illo tempore, licet verecundae et tacitae esset indolis, dominus Georgius ob benignam eius humanitatem morum, ob firmitatem fidei et fervorem pietatis christifidelium omnium gavisus est aestimatione; alacriter autem ab asseclis Partis Nationalis Socialistae adversabatur, qui eius obstare ministerio omnimodo conati sunt. Nam, firmum in pastorali actuositate testimonium Evangelii perhibuit, tenaciter ac temperanter munus suum adimplens, nulla interposita imprudentia vel temeraria sollicitudine vel praecipua incontinentia. Quae vero agendi ratio ei remota extremi sacrificii praeparatio fuit, quod pro amore Christi passus est. Boni forma haec pastoris, qui vocationem ad sanctitatem in cotidiano ordinariorum munerum cuiusque presbyteri exercitio vivere valuit, probationis tempore persecutorum odium fidei audaciter, constanter ac fortiter obiit. Patuit vero quoddam eius diffidentiae frigus erga nazistarum regimen, quod primum Servum Dei toleravit, paulo post enimvero facultate religionis in schola docendae orbavit, latenter dein incommoda et molestias contra eum perpellens. Quorum persecutionis actuum deportatio culmen fuit: nam, die 31 mensis Octobris anno 1942, inanibus simulatisque causis praetentis, Servus Dei apprehensus est et in carcerem Herbipolitanum coniectus; dein, nullo elato iudicio, Officium pro Publica Securitate Tertii Imperii in campo detentionis Dachoviae eum relegari disposuit, quo die 11 insequentis mensis Decembris pervenit. Hac in tristi tempestate persecutionem — sicut exhibuit — usque Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 144 ad finem libenter suscepit: assiduis enim vexationibus operibusque subiectus et inedia correptus, Servi Dei vires citius defecerunt, spes eius vero et fidens suipsius vitae providenti Dei iustitiae oblatio, oratione et Eucharistia suffultae, magis magisque corroborabantur; sicut et caritas eius proximi summopere increvit et profundum animi sortisque solidamen cum comitibus captivitatis eluxit. Die 20 mensis Augusti anno 1942, iamiam inedia et sanguinis contagione consumptus, Servus Dei in campo detentionis Dachoviae spiritum reddidit. Post mortem documenta magni momenti ac testimoniis referta collecta sunt, quae, politicis turbidis exactis, fundamentum Inquisitionis dioecesanae super martyrio Servi Dei efformavit, quae apud Curiam Herbipolitanam a mense Februarii anno 1992 ad mensem Octobris anno 1998 celebrata est, cuius auctoritas et vis iuridica a Congregatione de Causis Sanctorum Decreto diei 17 mensis Ianuarii anno 2003 probatae sunt. Positione confecta, iuxta suetum morem, die 6 mensis Februarii anno 2009, in Congressu Peculiari Consultorum Theologorum prospero cum exitu disceptatum est an Servi Dei mors verum martyrium fuisse. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria diei 26 mensis Maii anno 2009 habita, audita relatione Excellentissimi ac Reverendissimi Domini Petri Iacobi De Nicolò, Archiepiscopi titularis Martanaënsis, agnoverunt Servum Dei in odium fidei ob fidelitatem erga Christum ab ipso confessam interemptum esse. De hisce omnibus rebus, referente infrascripto Archiepiscopo Praefecto, certior factus, Summus Pontifex Benedictus XVI, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de martyrio eiusque causa Servi Dei Georgii Häfner, sacerdotis dioecesani, in casu et ad effectum de quo agitur. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Datum Romae, die 3 mensis Iulii A. D. 2009. e Angelus Amato, S.D.B. Archiep. tit. Silensis, Praefectus L. e S. e Michaël Di Ruberto Archiep. tit. Biccarensis, a Secretis Congregatio de Institutione Catholica 145 CONGREGATIO DE INSTITUTIONE CATHOLICA DECRETUM super reformatione studiorum ecclesiasticorum Philosophiae I. Contextus hodiernus 1. Ad operam intendens mundum evangelizandi, Ecclesia observanter et diligenter observat celeres mutationes culturales, quae eam totamque humanam societatem contingunt. Inter has culturae dominantis immutationes, nonnullae profundiores attinent ad notionem veritatis. Nam multoties reperitur diffidentia de humanae intellegentiae facultate obiectivam ac universalem attingendi veritatem, qua homines vitam suam dirigere possint. Effectus praeterea scientiarum humanarum necnon progressus scientifici ac technologici consectaria novas suscitant Ecclesiae provocationes. 2. Per Litteras encyclicas Fides et ratio Summus Pontifex Ioannes Paulus II confirmare voluit philosophiam necessariam esse ut homo in veritatis cognitione progrediatur atque suam exsistentiam in terris humaniorem usque reddat. Philosophia reapse ‘‘adiuvat ut et interrogatio ponatur de vitae sensu et ei responsio iam adumbretur’’.1 Haec interrogatio profluit tum ex admiratione qua homo afficitur coram personis et universo, tum ex experientiis doloris et cladis quae vitam eius affligunt. Philosophia igitur ‘‘unum ipsa reperitur nobiliorum hominis munerum’’.2 1 Litt. enc. Fides et ratio (14 Septembris 1998), 3: AAS 91 (1999), 5-88. Has per Litteras, Ioannes Paulus II mentem convertit ad argumentum ipsum veritatis eiusque fundamentum quod spectat ad fidem, persequens easdem meditationes quas per Litt enc. Veritatis splendor (6 Augusti 1993) praebuerat circa veritatem in ambitu morali (cfr. Fides et ratio, 6) quae includit etiam quasdam veritates fundamentales rationales. 2 Fides et ratio, 3. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 146 II. ‘‘Pristina vocatio’’ philosophiae 3. Scholae philosophicae per saeculorum decursum multipicatae sunt, divitias accuratae et sapientialis inquisitionis veritatis ostendentes. Si antiqua sapientia contemplabatur ‘‘ens’’ sub aspectu universi rerum naturalium, doctrina Patrum doctorumque Medii Aevi penitus eam perspexit et purgavit, detegens in mundo liberam creationem ex parte veri et boni Dei (cfr. Act 17, 24-28). Philosophiae modernae praecipue aestimaverunt libertatem hominis, alacritatem rationis, eiusque facultatem metiendi et regendi universum. Recenter quaedam opinationes nostri temporis, maiore sensibilitate affectae super scientiae humanitatisque nostrae infirmitate, proprium considerationis cursum ad mediationes sermonis humani 3 et culturae perduxerunt. Quis tandem recordari non posset, praeter cogitationem occidentalem, innumera fuisse et aliquando conspicua incepta ad hominis, mundi, et Absoluti comprehensionem expleta apud varias culturas, verbi causa Asiaticas et Africanas? Haec autem ampla cogitandi et loquendi investigatio minime oblivisci debet radicem suam in ente inveniri. Metaphysica constituit ‘‘necessariam ... viam ad statum discriminis superandum, in quo hodie philosophia magna ex parte omnino versatur, et ad quosdam improbos nostra in societate diffusos emendandos mores’’. 4 Hoc sub prospectu, philosophi invitantur ad ‘‘pristinam vocationem’’ strenue recuperandam: 5 nempe ad inquirendam veritatem eiusque sapientialem et metaphysicam amplitudinem. 4. Sapientia prima et fundamentalia principia realitatis considerat novissimumque ac plenum sensum exsistentiae quaerit, ita ut ‘‘decretoria quaedam et critica postulatio quae diversis scientiae partibus earum fundamentum ac limitem’’ designet et proponatur ‘‘veluti extrema facultas colligandi totam scientiam actionemque hominum, dum ad unum finem eos concurrere cogit adque sensum ultimum’’.6 Haec sapientialis amplitudo philosophiae importat eius naturam vere metaphysicam, ‘‘quae excedere nempe valeat empirica indicia ut, veritatem conquirens, ad aliquid absolutum ultimum, fundamentale pertingat’’,7 etiamsi id gradatim cognitum est per saeculorum decursum. Etenim metaphysica seu prima philosophia agit de ente deque 3 4 5 6 7 Cfr. Fides et ratio, 84. Fides et ratio, 83. Cfr. Fides et ratio, 6. Fides et ratio, 81. Fides et ratio, 83. Congregatio de Institutione Catholica 147 proprietatibus eius, et hoc pacto ad cognitionem rerum spiritalium attollitur, primam omnium rerum Causam quaerendo.8 Haec tamen sapientialis et metaphysicae indolis elatio intellegenda non est tamquam intentio exclusiva in philosophiam entis, quia omnes variae partes philosophiae necessariae sunt ad realitatem cognoscendam. Immo proprius ambitus investigationis propriaque uniuscuiusque methodus servandi sunt sub nomine adaequationis ad realitatem et varietatis viarum humanarum cognoscendi. III. Institutio philosophica in prospectu rationis apertae 5. Ante multiplicem scientiae partitionem quae ‘‘quatenus partim tantum ad veritatem accedere sinit ideoque etiam sensum ipsum perfringit, interiorem hominis hodierni impedit unitatem’’, verba Ioannis Pauli II plane resonant: ‘‘ea omnia Nostra facientes quae iam complures annos Summi Pontifices docere non desistunt quaeque rursus inculcavit Concilium Oecumenicum Vaticanum II, vehementer confitemur Nobis esse persuasum hominem visionem unicam et ordinatam scientiae assequi posse. Hoc unum officiorum est quod christiana cogitatio proximo quidem christianae aetatis millennio in se recipere debebit’’.9 6. In christiano prospectu, veritas a caritate separari nequit. Tutela et provectio veritatis, una ex parte, essentialem constituunt formam caritatis: ‘‘Cum quis veritatem tuetur eandemque humiliter certeque in vita testatur, caritatis rationes impellentes praebet’’; 10 altera ex parte, sola veritas gignit caritatem veram: ‘‘Veritas lux est, quae sensum vimque caritati tribuit’’.11 Veritas denique cum bono arcte coniuncta est: ‘‘Veritas plus quam cognoscere designat: finis cognitionis veritatis est bonum cognoscere. Hic etiam sensus est socratice sese interrogandi: Quale est hoc bonum quod nos veros facit? Veritas nos bonos facit, atque bonitas est vera’’.12 Per oblatam congruam visionem scientiae quae ab amore non seiuncta est, Ecclesia proprium 8 Cfr. S. Thomas Aquinas, Commentarium in Metaphysicam Aristotelis, Prooemium; cfr. Benedictus XVI, Litt. enc. Deus caritas est (25 Decembris 2005), 9: AAS 98 (2006), 217-252. 9 Fides et ratio, 85. 10 Benedictus XVI, Litt. enc. Caritas in veritate (29 Iunii 2009), 1: L’Osservatore Romano (8 Iulii 2009), 4-5. 11 Caritas in veritate, 3. 12 Benedictus XVI, Allocutio ad studentes Universitatis studiorum Romae ‘‘La Sapienza’’ (17 Ianuarii 2008): L’Osservatore Romano (17 Ianuarii 2008), 4-5. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 148 praebere potest subsidium quod efficaciter etiam in culturalia et socialia proposita impellere valet.13 7. Hac de re philosophia quae intra Universitatem excolitur in primis vocatur ad excipiendam provocationem exercendi, explicandi ac tuendi ‘‘ampliora spatia’’ rationis, ostendens quod denuo fieri potest ut ‘‘spatia nostrae rationis dilatentur [...], ut theologia, philosophia et scientiae mutuo coniungantur, earum autonomia vicissim plene servata, sed habita quoque conscientia intrinsecae unitatis quibus consociantur’’.14 In institutionali ratione, reperire ‘‘hunc magnum logon’’, ‘‘hanc rationis amplitudinem’’, ‘‘magnum munus est Universitatis’’.15 IV. Institutio philosophica in Institutis ecclesiasticis altiorum Studiorum 8. Ecclesia erga philosophiam magnam iugiter nutrivit sollicitudinem. Etenim ratio — qua creatio omnem personam dotavit — una est pennarum quibus homo ad veritatis contemplationem attollitur, et sapientia philosophica exstat tamquam culmen quod ratio consequi potest.16 Hac in societate, quae notionibus scientificis et technicis affluit, minis tamen relativismi infestata, solum prospectus sapientialis 17 ad visionem integrantem adducit atque fiduciam restituit in facultate qua ratio fruitur veritati serviendi. En ratio cur Ecclesia philosophicam rationis formationem apertam ad fidem vehementer incitet, sine autem confusione nec seiunctione.18 9. Philosophia insuper necessaria est ad formationem theologicam. Nam ‘‘theologia reapse semper philosophico indiguit adiumento atque indiget’’.19 Ipsa, perscrutationi favens Verbi Dei revelati, sua cum indole veritatis transcendentis ac universalis, vitat ne ad experientiae religiosae gradum sistat. Merito dictum est quod ‘‘discrimen theologiae post Concilium ex 13 Cfr. Caritas in veritate, 5. Benedictus XVI, Allocutio ad IV Conventum Nationalem Ecclesiae in Italia (19 Octobris 2006): AAS 98 (2006), 809. 15 Cfr. Benedictus XVI, Allocutio ad legatos scientiarum apud studiorum Universitatem Ratisbonensem (12 Septembris 2006): AAS 98 (2006), 728-739. 16 ‘‘Fides et ratio binae quasi pennae videntur quibus veritatis ad contemplationem hominis attollitur animus’’: Fides et ratio, Initium. 17 Cfr. Fides et ratio, 106. 18 Cfr. Fides et ratio, 77; cfr. Deus caritas est, 10, 29. 19 Fides et ratio, 77. 14 Congregatio de Institutione Catholica 149 fundamentorum eius philosophicorum discrimine supra modum provenit [...]. Cum fundamenta philosophica non collustrantur, deest theologiae terra firma sub pedibus. Quoniam igitur non bene patet quousque homo realitatem reapse cognoscat nec qualia sint fundamenta, de quibus initium sumens, cogitare et loqui possit’’.20 10. Praeparatio denique philosophica peculiarem in modum constituit ‘‘essentiale quoddam intellectualis formationis momentum’’ pro futuris sacerdotibus: ‘‘una dumtaxat rectaque philosophia iuvare valet petitores sacerdotii ad reflexam adquirendam conscientiam rationis intercedentis inter humanum animum et veritatem: quae nobis veritas nusquam plene nisi in Christo revelatur’’.21 Etenim confirmatur ‘‘philosophiae disciplinam praecipuum habere momentum quod abstrahi non potest in studiorum theologicorum ratione et in sacrorum alumnorum institutione. Haud igitur inconsiderate studiorum theologicorum curriculum antecedat temporis quoddam spatium, quo peculiare philosophiae ediscendae praevideatur opus’’.22 11. Idonea institutio philosophica apud Instituta academica ecclesiastica implicet oportet tam ‘‘habitus’’ intellectuales quam materias. Cum ratio intellectuales, scientificos et sapientiales ‘‘habitus’’ assequitur, indicia empirica transcendere potest. Praesertim disceptatio intellectualis in multiformi societate, relativismo ideologiisque vehementer afflicta, vel in societate ubi authentica deest libertas, postulat ut studentes in Facultatibus ecclesiasticis solidam formam mentis philosophicam acquirant. Hi ‘‘habitus’’ ansam praebent ad cogitandum, cognoscendum et subtiliter ratiocinandum necnon ad dialogum cum omnibus acriter intrepideque ineundum. Habituum autem dimensio consociatur cum apprehensione materiae firmiter comparatae, id est profluit ex cognitione ac altiore perspectione veritatum maioris momenti, quae deprehenduntur per studium philosophicum, divina Revelatione interdum auxiliante. Ad solidam et cohaerentem cognitionem hominis, mundi et Dei acquirendam,23 talis dimensio requirit ut institutio philosophiae fundetur ‘‘in patrimonio philosophico perenniter valido’’, explicato per saeculorum 20 J. Ratzinger, ‘‘L’unità di missione e persona nella figura di Giovanni Paolo II’’, 1998, in Id., Giovanni Paolo II. Il mio amato predecessore, Città del Vaticano, et Cinisello Basalmo 2007, 16. 21 Ioannes Paulus II, Adhort. ap. postsynodalis Pastores dabo vobis (25 Martii 1992), 52: AAS 84 (1992), 657-804. 22 Fides et ratio, 62; cfr. Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis (19 Martii 1985), 59-61. 23 Cfr. Conc. Oecum. Vat. II, Decr. de institutione sacerdotali Optatam totius, 15. 150 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale decursum, simulque ut aperiatur ad adiumenta amplectenda quae pervestigationes philosophicae attulerunt et afferre pergunt.24 Has inter fundamentales veritates nonnullae primariae exstant ac peculiariter actuales: scilicet facultas obiectivam et universalem veritatem adipiscendi atque validam cognitionem metaphysicam; 25 unitas corporis et animae hominis; 26 dignitas humanae personae; 27 necessitudines inter naturam et libertatem; 28 momentum legis naturalis et ‘‘fontium moralitatis’’,29 praesertim obiecti actus moralis; 30 congruentia necessaria legis civilis cum lege morali.31 12. Tum ad assequendos ‘‘habitus’’ intellectuales tum ad patrimonium philosophicum mature comprehendendum, praecipuum tenet locum doctrina sancti Thomae Aquinatis, quippe qui sciverit praeponere ‘‘fidem in nexu positivo cum forma rationis suo tempore vigentis’’.32 Qua de causa etiam hodie ipse vocatur ‘‘apostolus veritatis’’.33 Et hoc ‘‘quoniam indubitanter ad veritatem animum attendebat, revera obiectivum eius sensum agnoscere scivit. Eius vere est philosophia essendi et non apparendi dumtaxat’’.34 Ecclesia magni aestimat ipsius methodologiam et doctrinam, quam utique non considerat exclusivam, sed ‘‘exemplarem’’.35 V. Praesens reformatio studiorum philosophiae 13. Congregatio de Institutione Catholica, suum obiens munus validiora reddendi lineamenta Ecclesiae, intuitu maioris efficientiae in evangelizatione, nunc advertit necessitatem reformandi quasdam partes Constitutionis 24 Codex Iuris Canonici can. 251; cfr. S. Congregatio pro Institutione Catholica, L’insegnamento della filosofia nei Seminari (20 Ianuarii 1972), III, 2, Roma 1972, 11-13. 25 Cfr. Fides et ratio, 27, 44, 66, 69, 80, et al. 26 Cfr. Veritatis splendor, 48-49: AAS 85 (6 Augusti 1993), 1133-1228. 27 Cfr. Fides et ratio, 60, 83, et al. Conc. Oecum. Vat. II, Const. past. Gaudium et spes, 12-22. 28 Cfr. Veritatis splendor, 46-47. 29 Cfr. Veritatis splendor, 43-44, 74. Commissio Theologica Internationalis, Alla ricerca di un’etica universale. Nuovo sguardo sulla legge naturale (27 Martii 2009). 30 Cfr. Veritatis splendor, 72. 31 Cfr. Ioannes Paulus II, Litt. enc. Evangelium vitae (25 Martii 1995), 68-74: AAS 87 (1995), 401-522; Benedictus XVI, Deus caritas est, 28: AAS 98 (2006), 238-240. 32 Benedictus XVI, Allocutio ad Romanam Curiam ob omina natalicia (22 Decembris 2005): AAS 98 (2006), 52. 33 Paulus VI, Litt. apost. Lumen Ecclesiae (20 Novembris 1974), 10: AAS 66 (1974), 673-702. 34 Fides et ratio, 44; cfr. Ioannes Paulus II, Allocutio ad Pontificiam Universitatem S. Thomae Aquinatis (17 Novembris 1979), 6: L’Osservatore Romano (19-20 Novembris 1979), 2-3. 35 Ioannes Paulus II, Allocutio ad Congressum Internationalem Thomisticum (13 Septembris 1980), 2: L’Osservatore Romano (14 Septembris 1980), 1-2. Congregatio de Institutione Catholica 151 Apostolicae Sapientia christiana et Ordinationum huius Dicasterii.36 Praesens reformatio studiorum ecclesiasticorum philosophiae tendit ad Instituta ecclesiastica altiorum studiorum sustinenda ut nostri temporis ecclesiali culturalique vitae apta adiumenta praebere possint. 14. Aperte distinguendum est inter studia apud ecclesiasticas Facultates Philosophiae et iter philosophicum quod constituens pars est studiorum apud Facultates Theologicas et Seminaria. In institutis in quibus simul adsunt ecclesiastica Facultas Philosophiae et Facultas Theologiae, cum philosophiae cursus pertinentes ad primum cyclum quinquennalem theologiae explentur — secundum specificam indolem ac normas vigentes — apud Facultatem Philosophiae, auctoritas quae rationem studiorum determinat est decanus Facultatis Theologiae, dummodo legem vigentem servet et artam cooperationem cum Facultate Philosophiae confirmet. Cum ad institutionem theologicam tendat et ad talem finem instruatur, hoc iter philosophicum non perducit ad assequendum gradum academicum in philosophia canonice validum, sed studiorum philosophicorum testificatione concluditur sine valore tituli academici, et tantummodo proposita ad confirmandos — congruenter ad novas normas — cursus frequentatos et credita adepta in institutionis philosophicae ambitu. 15. Haec reformatio tres perficiendi provincias complectitur: a) Facultas ecclesiastica Philosophiae. Anno MCMLXXIX Constitutio Apostolica Sapientia christiana, tres cyclos Facultatis Philosophiae ordinans,37 primum cyclum ad duos annos confirmavit.38 Experientia plus quam triginta annos habita ad hanc conscientiam pedetemptim perduxit nempe quod, ad perfectius consequendos fines in praefata Constitutione Apostolica declaratos pro philosophia ac maxime ut studens perveniat ‘‘ad solidam cohaerentemque synthesim doctrinae’’,39 requiruntur tres anni institutionis. Revera, quaedam Facultates et Instituta iam inceptum sibi sumpserunt institutionem offerendi quae concluditur 36 Cfr. Ioannes Paulus II, Const. apost. Sapientia christiana, art. 93: AAS 71 (1979), 469-499. 37 Cfr. art. 81. Cfr. Pius XI, Const. apost. Deus scientiarum Dominus (24 Maii 1931), art. 41-46: AAS 23 (1931), 241-262. 38 Cfr. Sapientia christiana, art. 81a. 39 S. Congregatio pro Institutione Catholica, Ordinationes ad Constitutionem Apostolicam Sapientia Christiana rite exsequendam (29 Aprilis 1979), art. 59, § 1: AAS 71 (1979), 515. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 152 ecclesiastico gradu academico Baccalaureatus in Philosophia post triennium. Ad rem quod attinet oportet ut omnes ecclesiasticae Facultates Philosophiae intersint progressioni huius praxis generalis universitatum, etiam quoad annos requisitos gradibus academicis adipiscendis, ita ut triennium studiorum philosophiae sit condicio ‘‘sine qua non’’ ad assequendum primum titulum studiorum in Philosophia academice recognitum. Secundus cyclus biennium specializationis requirere pergit, quo expleto conceditur Licentia. Tertius cyclus ad Doctoratum investigationis, qui tres saltem annos postulat, spectat in primis ad illos qui se praeparant ad docendum in institutis altioribus, in quibus investigatio essentiale constituit elementum etiam ad solidam instructionem fovendam. b) Formatio philosophica apud Facultates Theologiae vel Seminaria. Tempus institutionis philosophicae definitur tamquam constituens pars studiorum theologiae apud Facultates Theologiae vel Seminaria. Quin propria autonomia privetur, haec institutio philosophica, quam ipsa theologia requirit,40 sinit ut studens, qui rectam methodologiam atque hermeneuticam in rebus philosophicis et theologicis obtinuit, studia ipsa theologica congruenter obire possit, ac personalem inveniat facultatem synthesis cum studia philosophica-theologica ad conclusionem perveniunt. Ex nimia permixtione materiarum philosophiae et theologiae — vel etiam alius generis — sequitur ut studentibus deficiens formatio tradatur quatenus ad respectivos ‘‘habitus’’ intellectuales, et confusio exoriatur inter diversarum disciplinarum methodologias earumque specificum statutum epistemologicum. Ut ergo auctum periculum fideismi arceatur et tum abusus tum fractura philosophiae vitetur, valde praeoptandum est ut cursus philosophici primis duobus annis formationis philosophicae-theologicae persolvantur. Haec philosophica studia, intuitu studiorum theologiae peracta, cum cursibus introductionis theologiae per hoc biennium coniungentur. Omnia quae attinent ad spatium temporis, numerum creditorum et materiam studiorum philosophiae, vigorem sortientur etiam in nationibus ubi studia philosophiae inseruntur in programma Baccalaureatus apud Altius Institutum catholicum extra Facultatem ecclesiasticam. 40 Cfr. Fides et ratio, 77. Congregatio de Institutione Catholica 153 c) Indoles dolentium. Grave officium curandi philosophicam institutionem sacrorum alumnorum postulat ut docentes gradus accademicos apud Instituta ecclesiastica (i.e., ecclesiasticas Facultates Philosophiae aut Instituta affiliata vel aggregata) consecuti sint, ac congruenti scientifica praeparatione praediti, capaces fecundum traditionis christianae patrimonium nova ratione exhibendi.41 16. His diversis rebus perpensis, articuli Constitutionis Apostolicae Sapientia christiana et respectivae Ordinationes Congregationis de Institutione Catholica reformantur quoad: – numerum annorum ad Baccalaureatum in Philosophia obtinendum; – materias in primo cyclo ecclesiasticae Facultatis Philosophiae tradendas; – cursum studiorum philosophiae, qui constituens pars primi cycli est in Facultate Theologiae vel Seminario, aut in institutione universitaria (cfr. supra 15 b); – definitionem quarundam normarum ad docentes pertinentium; – affiliationem triennii philosophiae. Pars Altera: NORMAE Constitutionis Apostolicae Sapientia christiana Ideo, omnibus attente perpensis, statuitur ut articuli 72a, 81, 82, et 83 Constitutionis Apostolicae Sapientia christiana atque 51.1a, 52, 59, 60, 61 et 62 eiusdem Ordinationum sic innoventur: Art. 72. a) [Curriculum studiorum Facultatis Theologiae] Curriculum studiorum Facultatis Theologiae complectitur: a) primum cyclum, institutionalem, qui per quinquennium seu decem semestria protrahitur, vel per triennium, si biennium philosophicum antea requiritur. 41 Cfr. Fides et ratio, 105. 154 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale Primum biennium praesertim impendendum est solidae institutioni philosophicae, quippe quae necessaria sit ad studium theologiae congrue obeundum. Baccalaureatus adeptus in ecclesiastica Facultate Philosophiae substituit cursus philosophicos primi cycli consequendos in Facultatibus Theologiae. Baccalaureatus autem in Philosophia adeptus in Facultate non ecclesiastica ratio non est plane dispensandi studentem a primi cycli cursibus philosophicis in Facultatibus Theologiae. Disciplinae theologicae ita tradantur ut organica expositio totius doctrinae catholicae praebeatur, una cum introductione in methodum scientificae investigationis. Cyclus concluditur gradu academico Baccalaureatus vel alio congruo, in Statutis Facultatis determinando. Art. 81 [Curriculum studiorum in ecclesiastica Facultate Philosophiae] a) primum cyclum, institutionalem, in quo, per triennium, seu sex semestria, cohaerens fit expositio variarum philosophiae partium, quae de mundo, homine et Deo tractant, necnon historiae philosophiae, una cum introductione in methodum investigationis scientificae; b) secundum cyclum, inchoatae specializationis, in quo, per biennium seu quattuor semestria, specialibus disciplinis et seminariis consideratio philosophica profundius instituitur in aliqua philosophiae parte; c) tertium cyclum, in quo, saltem per tres annos, maturitas philosophica promovetur, praesertim dissertationis doctoralis elaboratione. Art. 82 [Tituli collati] Primus cyclus concluditur Baccalaureatu, secundus Licentia specializata, tertius Doctoratu. Art. 83 [diplomata a studentibus exhibenda] Ut quis in primo cyclo Facultatis Philosophiae adscribi possit, oportet antea studia requisita absolvisse ad normam art. 32 huius Constitutionis Apostolicae. Si studens quidam, qui cursus ordinarios philosophiae primi cycli Facultatis Theologiae feliciter peregerit, deinde studia philosophica prosequi Congregatio de Institutione Catholica 155 voluerit ad Baccalaureatum in ecclesiastica Facultate Philosophiae obtinendum, ratio necessario habenda est de cursibus in praedicto curriculo frequentatis. Normae applicativae (Ordinationes) Art. 51. 1º a) [Curriculum studiorum Facultatis Theologiae] Disciplinae praescriptae sunt: 1º In primo cyclo: a) Disciplinae philosophicae ad theologiam requisitae, quales sunt in primis Philosophia systematica et historia philosophiae (antiqua, mediaevalis, moderna, hodierna). Methodus systematice docendi, praeter introductionem generalem, partes principales philosophiae complecti debet: 1) metaphysicam (i.e. philosophiam entis et theologiam naturalem), 2) philosophiam naturae, 3) philosophiam hominis, 4) philosophiam moralem et politicam, 5) logicam et philosophiam cognitionis. Humanis scientiis exclusis, disciplinae stricte philosophicae (cfr. Ord., Art. 60, 1º a) sexaginta centesimas saltem partes constituant oportet creditorum ex primis duobus annis. Pro singulis annis requirendus est numerus creditorum quae respondeant spatio unius anni studiorum universitariorum pleno tempore. Valde praeoptandum est ut cursus philosophici primis annis institutionis philosophicae-theologicae persolvantur. Haec philosophica studia, intuitu studiorum theologiae peracta, cum cursibus introductionis theologiae per hoc biennium coniungentur. Art. 52 In quinquennio institutionali primi cycli sedulo curandum est ut omnes disciplinae eo ordine, amplitudine ac propria methodo tractentur ut harmonice et efficaciter ad finem conspirent tradendi studentibus solidam, organicam et completam institutionem in re theologica, qua apti fiant tum ad superiora studia prosequenda tum ad certa ecclesiastica munera rite exercenda. Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 156 Art. 52 bis [Qualificationes professorum Philosophiae in Facultate Theologiae] Numerus professorum philosophiam docentium tres saltem attingat insignitos requisitis titulis philosophicis (cfr. Ord., Art. 17 et 61, b). Opus est ut isti sint stabiles, id est, pleno tempore dediti ad philosophiam docendam et ad investigationem in hoc ambitu exsequendam. Art. 59 [Fines ecclesiasticae Facultatis Philosophiae] § 1. Investigatio et institutio philosophica in ecclesiastica Facultate Philosophiae innitendae sunt ‘‘patrimonio philosophico perenniter valido’’ 42 quod per saeculorum decursum enucleatum est, peculiari ratione habita operum Sancti Thomae Aquinatis. Eodem tempore oportebit ut philosophia in Facultate ecclesiastica tradita pateat opibus quas recentiores investigationes praebuerunt et afferre pergunt. Amplitudo quidem sapientialis ac metaphysica philosophiae confirmandae sunt. § 2. In primo cyclo, philosophia ita tradatur oportet ut studentes qui ad Baccalaureatum aspirant solidam cohaerentemque synthesim doctrinae adipiscantur, ac diversa philosophica systemata examinare et diiudicare addiscant necnon personali considerationi philosophicae assuefiant. Si primi cycli studiorum theologicorum studentes cursus primi cycli in Facultate philosophiae frequentant, curetur ut specificus sensus materiae et finis cuiusque itineris formativi serventur. Expleta institutione philosophica non confertur titulus academicus in Philosophia (cfr. Sap. Chr., Art. 72 a.); nihilominus studentes requirere possunt testificationem de cursibus frequentatis et creditis adeptis. § 3. Institutio in primo cyclo obtenta perfici poterit in subsequenti cyclo initae specializationis per maiorem animi intentionem in partem philosophiae ac per intensiorem sedulitatem studentis in consideratione philosophica. § 4. Perspicue distinguendum est inter studia apud ecclesiasticas Facultates Philosophiae et curriculum philosophicum quod constituens pars est studiorum apud Facultatem Theologicam vel Seminarium. In institutione ubi inveniuntur insimul et ecclesiastica Facultas Philosophiae et Facultas Theologiae, cum cursus philosophiae, qui partem constituunt primi cycli quinquennalis theologiae, absolvuntur apud Facultatem Philosophiae, 42 Cfr. Codex Iuris Canonici, can. 251; Conc. Oecum. Vat. II, Decr. de institutione sacerdotali Optatam totius, 15. Congregatio de Institutione Catholica 157 auctoritas quae rationem studiorum determinat est decanus Facultatis Theologiae, dummodo legem vigentem servet et artam cooperationem cum Facultate Philosophiae confirmet. Art. 60 [Curriculum studiorum ecclesiasticae Facultatis Philosophiae] Disciplinae in variis cyclis tradendae: 1º In primo cyclo: a) Materiae fundamentales obligatoriae: – Introductio generalis cuius particularis finis tendet ad sapientialem amplitudinem philosophiae exhibendam. – Disciplinae philosophicae praecipuae: 1) metaphysica (i.e. philosophia entis et theologia naturalis), 2) philosophia naturae, 3) philosophia hominis, 4) philosophia moralis et politica, 5) logica et philosophia cognitionis. Ob peculiare metaphysicae pondus, congruens numerus creditorum huic disciplinae respondere debet. – Historia philosophiae: antiqua, mediaevalis, moderna, et hodierna. Investigatio attenta opinionum quae maius habuerunt pondus sustinebitur, quantum fieri potest, lectione textuum auctorum praestantiorum. Addetur, pro necessitate, philosophiarum localium studium. Disciplinae fundamentales obligatoriae constituant oportet saltem sexaginta centesimas partes numeri creditorum primi cycli; non vero superent septuaginta centesimas partes. b) Materiae obligatoriae adiunctae: – Investigatio necessitudinum inter rationem et fidem christianam seu inter philosophiam et theologiam, sub respectu systematico et historico, quae prospiciat tam autonomiae camporum quam earum nexui.43 – Lingua Latina, ita ut studentes opera philosophica (praesertim auctorum christianorum) Latine exarata intellegere possint. Usus linguae Latinae intra primos duos annos comprobari debet. 43 Cfr. Fides et ratio, 75, quo repugnatur ‘‘opinio illa ... sic dictae philosophicae ‘seiunctae’’’ quae ‘‘ipsa sibi arrogat ius quidlibet sua in provincia excogitandi’’ et confirmatur quaedam iusta autonomia: ‘‘philosophia legitime affectat se sui iuris esse inceptum, quae videlicet secundum suas ipsius leges agit, quae suis unis viribus innititur.’’ Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 158 – Quaedam lingua moderna praeter linguam patriam, cuius cognitio comprobanda est intra finem tertii anni. – Introductio ad methodum studii atque laboris scientifici quae opportune promoveat ad usum instrumentorum investigationis et ad exercitium argumentationis. c) Materiae additiciae optabiles: – Elementa litterarum et artium; – Elementa cuiusdam scientiae humanae vel cuiusdam scientiae naturalis (e.g. psychologiae, sociologiae, historiae, biologiae, physicae). Praecipue curandum est ut inter scientias et philosophiam nexus quidam statuatur. – Alia quaedam disciplina philosophica optabilis: e.g., philosophia scientiarum, philosophia culturae, philosophia artis, philosophia rei technicae, philosophia sermonis, philosophia iuris, philosophia religionis. 2º In secundo cyclo: – Disciplinae speciales, quae opportune in varias sectiones distribuantur secundum diversas specializationes, cum propriis exercitationibus et seminariis, quadam quoque commentatione conscripta. – Rudimenta vel profundior cognitio linguae Graecae antiquae aut adeptio cuiusdam secundae linguae modernae, praeter eam requisitam in primo cyclo, vel profundior huius cognitio. 3º In tertio cyclo: Determinent Facultatis Statuta an et quaenam disciplinae speciales tradendae sint, cum exercitationibus et seminariis. Necessarium erit aliam novam linguam discere aut unam ex illis prius cognitis perdiscere. Art. 61 [Docentes ecclesiasticae Facultatis Philosophiae] a) Facultas habere debet, tamquam stabiles, saltem septem docentes rite qualificatos ita ut ii institutionem cuiusque materiae obligatoriae fundamentalis praebere possint (cfr. Ord. Art. 60, 1º; Art. 45, § 1, b). Congregatio de Institutione Catholica 159 Praesertim in primo cyclo saltem quinque stabiles docentes habeantur oportet ita distributi: unus in metaphysica, unus in philosophia naturae, unus in philosophia hominis, unus in philosophia morali et politica, unus in logica et philosophia cognitionis. Quod ad alias materias, sive obligatorias sive optabiles, Facultas auxilium aliorum docentium quaerere potest. b) Docens aptus fit ad docendum in Facultate ecclesiastica si gradus accademicos requisitos in ecclesiastica Facultate Philosophiae consecutus fuerit (cfr. Ord., Art. 17). c) Docens vero qui nec Doctoratum canonicum nec Licentiam canonicam possidet, adnumerandus est uti professor stabilis ea tamen lege ut praeditus sit institutione philosophica quatenus ad materiam et ad methodum congrua est institutioni in Facultate ecclesiastica propositae. Ad candidatos de idoneitate docendi in ecclesiastica Facultate Philosophiae iudicandos, perpendere oportebit: peritiam necessariam in materia iis assignata; congruam apertionem ad universitatem scientiae; in publicationibus et in navitate didactica adhaesionem veritati quam fides docet; intellectionem satis profundam concordis necessitudinis inter fidem et rationem. d) Curandum erit ut ecclesiastica Facultas Philosophiae semper maiorem partem habeat docentium stabilium qui possideant Doctoratum ecclesiasticum in philosophia, vel Licentiam ecclesiasticam in quadam scientia sacra simul cum Doctoratu in philosophia apud Universitatem non ecclesiasticam adepto. Art. 62 [Quaedam normae particulares pro ecclesiasticis Facultatibus Philosophiae et Institutis affiliatis] [Studentes] In universum, ut studens admitti possit ad secundum cyclum in philosophia necesse est ut Baccalaureatum ecclesiasticum in philosophia consecutus sit. Si studens philosophica studia perfecerit in Facultate Philosophiae non ecclesiastica apud Universitatem catholicam vel in alio Instituto altiorum Studiorum, admitti potest ad secundum cyclum tantummodo si, per conveniens examen, demonstraverit se praeparationem habere quae par sit illi 160 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale propositae in ecclesiastica Facultate Philosophiae, et lacunas, si quae fuerint, repleverit, quatenus ad annos et ad rationem studiorum prout secundum praesentes Ordinationes praevidetur pro primo cyclo. Cursuum selectio favere debet synthesi materiarum traditarum (cfr. Sap. Chr., Art. 81, a). His integrativis studiis expletis, studens admittetur ad secundum cyclum, quin obtineat Baccalaureatum ecclesiasticum in Philosophia. Art. 62 bis [Adaequatio normarum affiliationis et aggregationis philosophicae] § 1. Ratione habita reformationis primi cycli triennalis studiorum ecclesiasticorum philosophiae qui Baccalaureatu in philosophia concluditur, necessarium est ut affiliatio philosophica conformetur iis quae de primo cyclo statuta sunt, quatenus ad numerum annorum et ad rationem studiorum (cfr. Ord., Art. 60, 1º); in quolibet instituto philosophico affiliato adnumerentur saltem quinque docentes stabiles obligatoriis qualificationibus praediti (cfr.Ord., Art. 61, a). § 2. Ratione habita reformationis secundi cycli biennalis studiorum ecclesiasticorum philosophiae, qui Licentia in Philosophia concluditur, oportet ut aggregatio philosophica conformetur iis quae et pro primo et pro secundo cyclo statuta sunt, quatenus ad numerum annorum et ad rationem studiorum (cfr. Sap. Chr., Art. 72 a e b; Ord., Art. 60); in instituto philosophico aggregato numerus docentium stabilium attingere debet saltem sex, qui obligatoriis qualificationibus fruantur (cfr. Ord., Art. 61, a). [Adaequatio normarum ad iter philosophiae inclusum in primo cyclo Instituti in theologia affiliati] § 3. Ratione habita reformationis itineris philosophiae inclusi in primo cyclo philosophico ac theologico qui Baccalaureatu in Theologia concluditur, institutio philosophica in Instituto theologiae affiliato conformetur oportet iis quae circa rationem studiorum statuta sunt (cfr. Ord., Art. 51, 1º); numerus docentium stabilium duos saltem recensere debet. Normae transitoriae Art. 65. Statim ut praesens Decretum vigorem sortiatur, abrogantur articuli 72, 81, 82 et 83 Constitutionis Apostolicae Sapientia Christiana atque articuli 51, 52, 59, 60, 61 et 62 Ordinationum. Congregatio de Institutione Catholica 161 Art. 66. Omnia Instituta academica ecclesiastica theologiae et philosophiae ad hoc Decretum sunt accommodanda ab initio anni academici MMXII-MMXIII. Quae hoc decreto statuuntur Summus Pontifex Benedictus XVI rata habuit et confirmavit, innovatos articulos 72, 81, 82 et 83 Constitutionis Apostolicae Sapientia Christiana in forma specifica approbavit, contrariis quibuslibet non obstantibus, atque publici iuris fieri iussit. Datum Romae, ex aedibus eiusdem Congregationis, die I mensis Februarii, a. D. MMXI. Zenon card. Grocholewski Praefectus L. e S. e Ioannes Ludovicus Bruguès, O. P. a Secretis 162 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale DIARIUM ROMANAE CURIAE Il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza Ufficiale per la presentazione delle Lettere Credenziali: Giovedı̀, 3 febbraio, S. E. il Sig. Alfons M. Kloss, Ambasciatore di Austria. Ha altresı̀ ricevuto in Udienza: Venerdı̀, 14 gennaio, l’On. Renata Polverini, Presidente della Regione Lazio; l’On. Giovanni Alemanno, Sindaco di Roma; l’On. Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia di Roma; Amministratori della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Roma; Lunedı̀, 17 gennaio, la Signora Irina Bokova, Direttore Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (U.N.E.S.C.O.). Diarium Romanae Curiae 163 SEGRETERIA DI STATO NOMINE Con Brevi Apostolici il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato: 8 gennaio 2011 Il Rev.do Mons. Antonio Guido Filipazzi, Consigliere di Nunziatura, affidandogli allo stesso tempo l’ufficio di Nunzio Apostolico, Arcivescovo tit. di Sutri. » » » Il Rev.do Mons. Edgar Peña Parra, Consigliere di Nunziatura, affidandogli allo stesso tempo l’ufficio di Nunzio Apostolico, Arcivescovo tit. di Telepte. 13 » » S.E.R. Mons. Leopoldo Girelli, Arcivescovo titolare di Capri, finora Nunzio Apostolico in Indonesia, Nunzio Apostolico in Singapore, Delegato Apostolico in Malaysia e in Brunei, e Rappresentante Pontificio non-residente per il Vietnam. 2 febbraio » S.E.R. Mons. Edgar Peña Parra, Arcivescovo titolare di Telepte, Nunzio Apostolico in Pakistan. Con Biglietti della Segreteria di Stato il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato: 2011 S.E.R. Mons. Marcelo Sánchez Sorondo, Prelato Segretario della Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino « in aliud quinquennium » 10 gennaio 18 » » » » L’Em.mo Signor Cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia; gli Ecc.mi Mons.: Cyril Vasil’, S.I., Arcivescovo tit. di Tolemaide di Libia, Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali; Antoine Audo, S.I., Vescovo di Alep dei Caldei (Siria); John Charles Wester, Vescovo di Salt Lake City (U.S.A.); Luigi Negri, Vescovo di San Marino-Montefeltro (Italia); Guerino Di Tora, Vescovo tit. di Zuri, Ausiliare di Roma, Membri del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti « ad quinquennium »; » » » L’Em.mo Signor Cardinale Georg Maximilian Sterzinsky, Arcivescovo di Berlin; gli Ecc.mi Mons.: Emilio Car- Il Rev.do Mons. Robert Gołe˛biowski, finora Notaio del Tribunale, Difensore del Vincolo Sostituto del Tribunale della Rota Romana « ad quinquennium ». Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 164 los Berlie Belaunzarán, Arcivescovo di Yucatán; Ramon Benito de la Rosa y Carpio, Arcivescovo di Santiago de los Caballeros; Béchara Raı̈, O.M.M., Vescovo di Jbeil dei Maroniti; Petru Gherghel, Vescovo di Iaşi; Precioso D. Cantillas, S.D.B., Vescovo di Maasin; Nicholas A. DiMarzio, Vescovo di Brooklyn; Jean-Luc Brunin, Vescovo di Ajaccio, Membri del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti « in aliud quinquennium »; 18 gennaio 2011 I Rev.di Mons.: Jacques Harel, Consulente Nazionale per l’Apostolato del Mare (Mauritius); Padre Maurizio Pettenà, C.S., Direttore dell’Ufficio Migranti della Conferenza Episcopale Australiana; gli Ill.mi Signori: Prof. Paolo Morozzo Della Rocca, Docente presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Urbino (Italia); Dott. Christopher Hein, Direttore del « Consiglio Italiano per i Rifugiati », Roma; Prof.ssa Laura Zanfrini, Docente presso la Facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Consultori del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti « ad quinquennium ». » » » Il Rev.do P. Luigi Borriello, O.C.D., finora Consultore del Dicastero, Promotore della Fede della Congregazione delle Cause dei Santi « ad quinquennium ». » » » L’Ecc.mo Mons. Nikola Eterović, Arcivescovo tit. di Cibale, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, Consigliere della Pontificia Commissione per l’America Latina; » » » L’Em.mo Signor Cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, Arcivescovo di San Cristóbal de La Habana (Cuba), Membro della Pontificia Commissione per l’America Latina. 19 » » L’Em.mo Signor Cardinale Attilio Nicora, Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, Presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria « ad quinquennium »; » » » Gli Ill.mi Signori: Prof. Claudio Bianchi, Prof. Avv. Marcello Condemi, Prof. Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, Dott. Cesare Testa, Membri del Consiglio Direttivo dell’Autorità di Informazione Finanziaria « ad quinquennium ». Diarium Romanae Curiae 1 165 febbraio 2011 L’Ill.mo Dott. Stefano Loreti, finora Capo Ufficio nella Sezione Ordinaria, Dirigente dell’« Area Controllo di gestione e procedure » dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica « ad quinquennium »; » » » L’Ill.mo Rag. Francesco Anastasi, finora Officiale della Sezione Straordinaria, Capo Ufficio nella Sezione Ordinaria dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica; il Dott. Roberto Carulli e il Dott. Stefano Lori, finora Officiali della Sezione, Capo Ufficio nella Sezione Straordinaria. » » » L’Ill.mo Avv. Stefano Di Pinto, Officiale dell’Ufficio, Direttore dell’Ufficio del Fondo Pensioni « ad quinquennium ». Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 166 NECROLOGIO 8 gennaio 2011 Mons. Manoel Pestana Filho, Vescovo em. di Anápolis-GO (Brasile). 10 » » Mons. John James Ward, Vescovo tit. di California (Stati Uniti d’America). 16 » » Mons. Reinaldo Ernst Pünder, Vescovo di Coroatá-MA (Brasile). » » » Sua Beatitudine Jean Pierre XVIII Kasparian, Patriarca em. di Cilicia degli Armeni (Libano). 18 » » Mons. Jacques Saar, Vescovo di Thiès (Senegal). 20 » » Mons. Eugénio Salessu, Vescovo em. di Malanje (Angola). » » » Mons. Eduardo Davino, Vescovo em. di Palestrina (Italia). 21 » » Mons. Emanuele Gerada, Arcivescovo tit. di Nomento (Malta). 24 » » Mons. Samuel Ruiz Garcı́a, Vescovo em. di San Cristóbal de Las Casas (Messico). 29 » » Mons. Emilio Ogñénovich, Arcivescovo em. di MercedesLuján (Argentina). 31 » » Mons. Hernán Alvarado Solano, Vescovo tit. di Tubune di Mauritania, Vicario Apostolico di Guapi (Colombia).