An. et vol. CV

2 Augusti 2013

N. 8

ACTA APOSTOLICAE SEDIS
COMMENTARIUM OFFICIALE
Directio: Palazzo Apostolico – Città del Vaticano – Administatio: Libreria Editrice Vaticana

ACTA FRANCISCI PP.
LITTERAE APOSTOLICAE MOTU PROPRIO DATAE
De iudicialium instrumentorum iurisdictione civitatis Vaticanae super re
poenali

FRANCISCUS
Ai nostri tempi il bene comune è sempre più minacciato dalla criminalità
transnazionale e organizzata, dall’uso improprio del mercato e dell’economia,
nonché dal terrorismo.
È quindi necessario che la comunità internazionale adotti idonei strumenti giuridici i quali permettano di prevenire e contrastare la criminalità,
favorendo la cooperazione giudiziaria internazionale in materia penale.
La Santa Sede, agendo altresì a nome e per conto dello Stato della
Città del Vaticano, nel ratificare numerose convenzioni internazionali in
detto ambito, ha sempre affermato che tali accordi costituiscono mezzi di
effettivo contrasto delle attività criminose che minacciano la dignità umana,
il bene comune e la pace.
Volendo ora ribadire l’impegno della Sede Apostolica a cooperare con
questi fini, con la presente Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio
dispongo che:
1. I competenti organi giudiziari dello Stato della Città del Vaticano
esercitano la giurisdizione penale anche in ordine:
a) ai reati commessi contro la sicurezza, gli interessi fondamentali o il
patrimonio della Santa Sede;

652

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

b) ai reati indicati:
– nella Legge dello Stato della Città del Vaticano n. VIII, del 11 luglio
2013, recante Norme complementari in materia penale;
– nella Legge dello Stato della Città del Vaticano n. IX, del 11 luglio
2013, recante Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale;
commessi dalle persone indicate al successivo punto 3 in occasione
dell’esercizio delle loro funzioni;
c) ad ogni altro reato la cui repressione è richiesta da un accordo internazionale ratificato dalla Santa Sede, se l’autore si trova nello Stato della
Città del Vaticano e non è estradato all’estero.
2. I reati menzionati nel punto 1 sono giudicati secondo la legislazione
vigente nello Stato della Città del Vaticano al tempo della loro commissione,
fatti salvi i principi generali dell’ordinamento giuridico relativi all’applicazione delle leggi penali nel tempo.
3. Ai fini della legge penale vaticana sono equiparati ai « pubblici ufficiali »:
a) i membri, gli officiali e i dipendenti dei vari organismi della Curia
Romana e delle Istituzioni ad essa collegate;
b) i legati pontifici ed il personale di ruolo diplomatico della Santa Sede;
c) le persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione, nonché coloro che esercitano, anche di fatto, la
gestione e il controllo, degli enti direttamente dipendenti dalla Santa Sede
ed iscritti nel registro delle persone giuridiche canoniche tenuto presso il
Governatorato dello Stato della Città del Vaticano;
d) ogni altra persona titolare di un mandato amministrativo o giudiziario nella Santa Sede, a titolo permanente o temporaneo, remunerato o
gratuito, qualunque sia il suo livello gerarchico.
4. La giurisdizione di cui al punto 1 si estende anche alla responsabilità
amministrativa delle persone giuridiche derivante da reato, come disciplinata dalle leggi dello Stato della Città del Vaticano.
5. Qualora per lo stesso fatto si proceda in altri Stati, si applicano
le norme sul concorso di giurisdizione vigenti nello Stato della Città del
Vaticano.
6. Resta salvo quanto stabilito dall’art. 23 della Legge n. CXIX, del 21
novembre 1987, che approva l’Ordinamento giudiziario dello Stato della Città
del Vaticano.

Acta Francisci Pp.

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Questo decido e stabilisco, nonostante qualsiasi disposizione in contrario.
Stabilisco che la presente Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio
venga promulgata mediante la pubblicazione su L’Osservatore Romano ed
entri in vigore il 1° settembre 2013.
Dato a Roma, dal Palazzo Apostolico, l’11 luglio dell’anno 2013, primo
di Pontificato.

FRANCISCUS

HOMILIAE

I
Dum Beatissimus Pater Franciscus Lopedusam invisit. *

Cari fratelli e sorelle!
Immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via
di speranza sono state una via di morte. Così il titolo dei giornali. Quando
alcune settimane fa ho appreso questa notizia, che purtroppo tante volte
si è ripetuta, il pensiero vi è tornato continuamente come una spina nel
cuore che porta sofferenza. E allora ho sentito che dovevo venire qui oggi
a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le
nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta. Non si ripeta
per favore. Prima però vorrei dire una parola di sincera gratitudine e di
incoraggiamento a voi, abitanti di Lampedusa e Linosa, alle associazioni,
ai volontari e alle forze di sicurezza, che avete mostrato e mostrate attenzione a persone nel loro viaggio verso qualcosa di migliore. Voi siete una
piccola realtà, ma offrite un esempio di solidarietà! Grazie! Grazie anche
all’Arcivescovo Mons. Francesco Montenegro per il suo aiuto, il suo lavoro
e la sua vicinanza pastorale. Saluto cordialmente il sindaco signora Giusi
Nicolini, grazie tanto per quello che lei ha fatto e che fa. Un pensiero lo
rivolgo ai cari immigrati musulmani che, oggi, alla sera, stanno iniziando
* Die 8 Iulii 2013

654

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

il digiuno di Ramadan, con l’augurio di abbondanti frutti spirituali. La
Chiesa vi è vicina nella ricerca di una vita più dignitosa per voi e le vostre
famiglie. A voi: o’scià!
Questa mattina, alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato,
vorrei proporre alcune parole che soprattutto provochino la coscienza di
tutti, spingano a riflettere e a cambiare concretamente certi atteggiamenti.
« Adamo, dove sei? »: è la prima domanda che Dio rivolge all’uomo dopo
il peccato. « Dove sei Adamo? ». E Adamo è un uomo disorientato che ha
perso il suo posto nella creazione perché crede di diventare potente, di
poter dominare tutto, di essere Dio. E l’armonia si rompe, l’uomo sbaglia
e questo si ripete anche nella relazione con l’altro che non è più il fratello da amare, ma semplicemente l’altro che disturba la mia vita, il mio
benessere. E Dio pone la seconda domanda: « Caino, dov’è tuo fratello? ».
Il sogno di essere potente, di essere grande come Dio, anzi di essere Dio,
porta ad una catena di sbagli che è catena di morte, porta a versare il
sangue del fratello!
Queste due domande di Dio risuonano anche oggi, con tutta la loro
forza! Tanti di noi, mi includo anch’io, siamo disorientati, non siamo più
attenti al mondo in cui viviamo, non curiamo, non custodiamo quello che
Dio ha creato per tutti e non siamo più capaci neppure di custodirci gli
uni gli altri. E quando questo disorientamento assume le dimensioni del
mondo, si giunge a tragedie come quella a cui abbiamo assistito.
« Dov’è il tuo fratello? », la voce del suo sangue grida fino a me, dice
Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a
me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire
da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un
posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte.
Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non
trovano accoglienza, non trovano solidarietà! E le loro voci salgono fino a
Dio! E una volta ancora ringrazio voi abitanti di Lampedusa per la solidarietà. Ho sentito, recentemente, uno di questi fratelli. Prima di arrivare
qui sono passati per le mani dei trafficanti, coloro che sfruttano la povertà
degli altri, queste persone per le quali la povertà degli altri è una fonte di
guadagno. Quanto hanno sofferto! E alcuni non sono riusciti ad arrivare.
« Dov’è il tuo fratello? » Chi è il responsabile di questo sangue? Nella
letteratura spagnola c’è una commedia di Lope de Vega che narra come

Acta Francisci Pp.

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gli abitanti della città di Fuente Ovejuna uccidono il Governatore perché è
un tiranno, e lo fanno in modo che non si sappia chi ha compiuto l’esecuzione. E quando il giudice del re chiede: « Chi ha ucciso il Governatore? »,
tutti rispondono: « Fuente Ovejuna, Signore ». Tutti e nessuno! Anche oggi
questa domanda emerge con forza: Chi è il responsabile del sangue di questi
fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non
c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: « Dov’è
il sangue del tuo fratello che grida fino a me? ». Oggi nessuno nel mondo
si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità
fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Samaritano:
guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo
« poverino », e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e
con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto. La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli
altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla,
sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso
gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo
della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci
siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa,
non è affare nostro!
Ritorna la figura dell’Innominato di Manzoni. La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti « innominati », responsabili senza nome e senza volto.
« Adamo dove sei? », « Dov’è il tuo fratello? », sono le due domande che Dio
pone all’inizio della storia dell’umanità e che rivolge anche a tutti gli uomini
del nostro tempo, anche a noi. Ma io vorrei che ci ponessimo una terza
domanda: « Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo? ».
Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per
queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano
i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere
le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del
piangere, del « patire con »: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la
capacità di piangere! Nel Vangelo abbiamo ascoltato il grido, il pianto, il
grande lamento: « Rachele piange i suoi figli… perché non sono più ». Erode
ha seminato morte per difendere il proprio benessere, la propria bolla di
sapone. E questo continua a ripetersi… Domandiamo al Signore che cancelli

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Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore; domandiamo al Signore
la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, di piangere sulla crudeltà
che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono
decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi come questo.
« Chi ha pianto? ». Chi ha pianto oggi nel mondo?
Signore, in questa Liturgia, che è una Liturgia di penitenza, chiediamo
perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo Padre
perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che
porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le
loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a
questi drammi. Perdono Signore!
Signore, che sentiamo anche oggi le tue domande: « Adamo dove sei? »,
« Dov’è il sangue di tuo fratello? ».

II
Iter Apostolicum in Flumen Ianuarii occasione XXVIII Diei Mundialis
Iuventutis:
Dum Summus Pontifex apud Basilicam Sanctuarii « de Nossa Senhora aparecida » Eucharistiam celebrat.*

Eminentíssimo Senhor Cardeal,
Venerados irmãos no episcopado e no sacerdócio,
Queridos irmãos e irmãs!
Quanta alegria me dá vir à casa da Mãe de cada brasileiro, o Santuário
de Nossa Senhora Aparecida. No dia seguinte à minha eleição como Bispo
de Roma fui visitar a Basílica de Santa Maria Maior, para confiar a Nossa
Senhora o meu ministério. Hoje, eu quis vir aqui para suplicar à Maria,
nossa Mãe, o bom êxito da Jornada Mundial da Juventude e colocar aos
seus pés a vida do povo latino-americano.
Queria dizer-lhes, primeiramente, uma coisa. Neste Santuário, seis anos
atrás, quando aqui se realizou a V Conferência Geral do Episcopado da
América Latina e do Caribe, pude dar-me conta pessoalmente de um fato
* Die 24 Iulii 2013.

Acta Francisci Pp.

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belíssimo: ver como os Bispos – que trabalharam sobre o tema do encontro
com Cristo, discipulado e missão – eram animados, acompanhados e, em
certo sentido, inspirados pelos milhares de peregrinos que vinham diariamente confiar a sua vida a Nossa Senhora: aquela Conferência foi um grande
momento de vida de Igreja. E, de fato, pode-se dizer que o Documento de
Aparecida nasceu justamente deste encontro entre os trabalhos dos Pastores
e a fé simples dos romeiros, sob a proteção maternal de Maria. A Igreja,
quando busca Cristo, bate sempre à casa da Mãe e pede: « Mostrai-nos
Jesus ». É de Maria que se aprende o verdadeiro discipulado. E, por isso,
a Igreja sai em missão sempre na esteira de Maria.
Assim, de cara à Jornada Mundial da Juventude que me trouxe até o
Brasil, também eu venho hoje bater à porta da casa de Maria, que amou
e educou Jesus, para que ajude a todos nós, os Pastores do Povo de Deus,
aos pais e aos educadores, a transmitir aos nossos jovens os valores que
farão deles construtores de um País e de um mundo mais justo, solidário e
fraterno. Para tal, gostaria de chamar à atenção para três simples posturas,
três simples posturas: Conservar a esperança; deixar-se surpreender por
Deus; viver na alegria.
1. Conservar a esperança. A segunda leitura da Missa apresenta uma cena
dramática: uma mulher – figura de Maria e da Igreja – sendo perseguida
por um Dragão – o diabo – que quer lhe devorar o filho. A cena, porém,
não é de morte, mas de vida, porque Deus intervém e coloca o filho a
salvo.1 Quantas dificuldades na vida de cada um, no nosso povo, nas nossas
comunidades, mas, por maiores que possam parecer, Deus nunca deixa que
sejamos submergidos. Frente ao desânimo que poderia aparecer na vida,
em quem trabalha na evangelização ou em quem se esforça por viver a
fé como pai e mãe de família, quero dizer com força: Tenham sempre no
coração esta certeza! Deus caminha a seu lado, nunca lhes deixa desamparados! Nunca percamos a esperança! Nunca deixemos que ela se apague nos
nossos corações! O “dragão”, o mal, faz-se presente na nossa história, mas
ele não é o mais forte. Deus é o mais forte, e Deus é a nossa esperança!
É verdade que hoje, mais ou menos todas as pessoas, e também os nossos
jovens, experimentam o fascínio de tantos ídolos que se colocam no lugar
de Deus e parecem dar esperança: o dinheiro, o poder, o sucesso, o prazer.
Frequentemente, uma sensação de solidão e de vazio entra no coração
1

Cfr. Ap 12, 13a.15-16a.

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Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

de muitos e conduz à busca de compensações, destes ídolos passageiros.
Queridos irmãos e irmãs, sejamos luzeiros de esperança! Tenhamos uma
visão positiva sobre a realidade. Encorajemos a generosidade que caracteriza os jovens, acompanhando-lhes no processo de se tornarem protagonistas da construção de um mundo melhor: eles são um motor potente
para a Igreja e para a sociedade. Eles não precisam só de coisas, precisam
sobretudo que lhes sejam propostos aqueles valores imateriais que são o
coração espiritual de um povo, a memória de um povo. Neste Santuário,
que faz parte da memória do Brasil, podemos quase que apalpá-los: espiritualidade, generosidade, solidariedade, perseverança, fraternidade, alegria;
tratase de valores que encontram a sua raiz mais profunda na fé cristã.
2. A segunda postura: Deixar-se surpreender por Deus. Quem é homem
e mulher de esperança – a grande esperança que a fé nos dá – sabe que,
mesmo em meio às dificuldades, Deus atua e nos surpreende. A história
deste Santuário serve de exemplo: três pescadores, depois de um dia sem
conseguir apanhar peixes, nas águas do Rio Parnaíba, encontram algo inesperado: uma imagem de Nossa Senhora da Conceição. Quem poderia imaginar que o lugar de uma pesca infrutífera, tornar-se-ia o lugar onde todos
os brasileiros podem se sentir filhos de uma mesma Mãe? Deus sempre surpreende, como o vinho novo, no Evangelho que ouvimos. Deus sempre nos
reserva o melhor. Mas pede que nos deixemos surpreender pelo seu amor,
que acolhamos as suas surpresas. Confiemos em Deus! Longe d’Ele, o vinho
da alegria, o vinho da esperança, se esgota. Se nos aproximamos d’Ele, se
permanecemos com Ele, aquilo que parece água fria, aquilo que é dificuldade, aquilo que é pecado, se transforma em vinho novo de amizade com Ele.
3. A terceira postura: Viver na alegria. Queridos amigos, se caminhamos
na esperança, deixando-nos surpreender pelo vinho novo que Jesus nos oferece, há alegria no nosso coração e não podemos deixar de ser testemunhas
dessa alegria. O cristão é alegre, nunca está triste. Deus nos acompanha.
Temos uma Mãe que sempre intercede pela vida dos seus filhos, por nós,
como a rainha Ester na primeira leitura.2 Jesus nos mostrou que a face de
Deus é a de um Pai que nos ama. O pecado e a morte foram derrotados.
O cristão não pode ser pessimista! Não pode ter uma cara de quem parece
num constante estado de luto. Se estivermos verdadeiramente enamorados
de Cristo e sentirmos o quanto Ele nos ama, o nosso coração se « incendia2

Cf. Est 5, 3.

Acta Francisci Pp.

659

rá » de tal alegria que contagiará quem estiver ao nosso lado. Como dizia
Bento XVI, aqui neste Santuário: « O discípulo sabe que sem Cristo não
há luz, não há esperança, não há amor, não há futuro ».3 Queridos amigos,
viemos bater à porta da casa de Maria. Ela abriu-nos, fez-nos entrar e nos
aponta o seu Filho. Agora Ela nos pede: « Fazei o que Ele vos disser ».4 Sim,
Mãe, nos comprometemos a fazer o que Jesus nos disser! E o faremos com
esperança, confiantes nas surpresas de Deus e cheios de alegria. Assim seja.

III
Iter Apostolicum in Flumen Ianuarii occasione XXVIII Diei Mundialis
Iuventutis:
In Vigilia cum iuvenibus apud litus « Copacabana » celebrata.*

Queridos jovens,
Olhando para vocês presentes aqui hoje, me vem a mente a história
de São Francisco de Assis. Diante do Crucifixo, ele escuta a voz de Jesus
que lhe diz: « Francisco, vai e repara a minha casa ». E o jovem Francisco
responde, com prontidão e generosidade, a esta chamada do Senhor: repara
a minha casa. Mas qual casa? Aos poucos, ele percebe que não se tratava
fazer de pedreiro para reparar um edifício feito de pedras, mas de dar a
sua contribuição para a vida da Igreja; tratava-se de colocar-se ao serviço
da Igreja, amando-a e trabalhando para que transparecesse nela sempre
mais a Face de Cristo.
También hoy el Señor sigue necesitando a los jóvenes para su Iglesia.
Queridos jóvenes, el Señor los necesita. También hoy llama a cada uno de
ustedes a seguirlo en su Iglesia y a ser misioneros. Queridos jóvenes el
Señor hoy los llama. No al montón. A vos, a vos, a vos, a cada uno. Escuchen en el corazón qué les dice. Pienso que podemos aprender algo de
lo que pasó en estos días: cómo tuvimos que cancelar por el mal tiempo
3

Discurso inaugural da Conferência de Aparecida [13 de maio de 2007]: Insegnamenti III/1 [2007],

861.
Jo 2, 5.
* Die 24 Iulii 2013.
4

660

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

la realización de esta vigilia en el Campus Fidei, en Guaratiba. ¿No estaría
el Señor queriendo decirnos que el verdadero campo de la fe, el verdadero
Campus Fidei, no es un lugar geográfico sino que somos nosotros? ¡Si! Es
verdad. Cada uno de nosotros, cada uno ustedes, yo, todos. Y, ser discípulo
misionero significa saber que somos el Campo de la fe de Dios. Por eso, a
partir de la imagen del Campo de la fe, pensé en tres imágenes, tres, que
nos pueden ayudar a entender mejor lo que significa ser un discípulo-misionero: la primera imagen, la primera, el campo como lugar donde se
siembra; la segunda, el campo como lugar de entrenamiento; y la tercera,
el campo como obra de construcción.
1. Primero: El campo como lugar donde se siembra. Todos conocemos
la parábola de Jesús que habla de un sembrador que salió a sembrar en
un campo; algunas simientes cayeron al borde del camino, entre piedras o
en medio de espinas, y no llegaron a desarrollarse; pero otras cayeron en
tierra buena y dieron mucho fruto.1 Jesús mismo explicó el significado de la
parábola: La simiente es la Palabra de Dios sembrada en nuestro corazón. 2
Hoy, todos los días, pero hoy de manera especial, Jesús siembra. Cuando
aceptamos la Palabra de Dios, entonces somos el Campo de la Fe. Por favor,
dejen que Cristo y su Palabra entren en su vida, dejen entrar la simiente
de la Palabra de Dios, dejen que germine, dejen que crezca. Dios hace todo
pero ustedes déjenlo hacer, dejen que Él trabaje en ese crecimiento.
Jesús nos dice que las simientes que cayeron al borde del camino, o
entre las piedras y en medio de espinas, no dieron fruto. Creo que con
honestidad podemos hacernos la pregunta: ¿Qué clase de terreno somos,
qué clase de terreno queremos ser? Quizás a veces somos como el camino:
escuchamos al Señor, pero no cambia nada en nuestra vida, porque nos
dejamos atontar por tantos reclamos superficiales que escuchamos. Yo les
pregunto, pero no contesten ahora, cada uno conteste en su corazón. ¿Yo
soy un joven, una joven, atontado? O somos como el terreno pedregoso:
acogemos a Jesús con entusiasmo, pero somos inconstantes ante las dificultades, no tenemos el valor de ir a contracorriente. Cada uno contestamos
en nuestro corazón: ¿Tengo valor o soy cobarde? O somos como el terreno
espinoso: las cosas, las pasiones negativas sofocan en nosotros las palabras
1
2

Cf. Mt 13, 1-9.
Cf. Mt 13, 18-23.

Acta Francisci Pp.

661

del Señor.3 ¿Tengo en mi corazón la costumbre de jugar a dos puntas, y
quedar bien con Dios y quedar bien con el diablo? ¿Querer recibir la semilla
de Jesús y a la vez regar las espinas y los yuyos que nacen en mi corazón?
Cada uno en silencio se contesta. Hoy, sin embargo, yo estoy seguro de
que la simiente puede caer en buena tierra. Escuchamos estos testimonios,
cómo la simiente cayó en buena tierra. No padre, yo no soy buena tierra,
soy una calamidad, estoy lleno de piedras, de espinas, y de todo. Sí, puede
que eso esté allá arriba, pero hacé un pedacito, hacé un cachito de buena
tierra y dejá que caiga allí, y vas a ver cómo germina. Yo sé que ustedes
quieren ser buena tierra, cristianos en serio, no cristianos a medio tiempo,
no cristianos « almidonados » con la nariz así, que parecen cristianos y en
el fondo no hacen nada. No cristianos de fachada. Esos cristianos que son
pura facha, sino cristianos auténticos. Sé que ustedes no quieren vivir en
la ilusión de una libertad chirle que se deja arrastrar por la moda y las
conveniencias del momento. Sé que ustedes apuntan a lo alto, a decisiones
definitivas que den pleno sentido. ¿Es así, o me equivoco? ¿Es así? Bueno, si
es así hagamos una cosa: todos en silencio, miremos al corazón y cada uno
dígale a Jesús que quiere recibir la semilla. Dígale a Jesús: mira Jesús las
piedras que hay, mirá las espinas, mirá los yuyos, pero mirá este cachito
de tierra que te ofrezco, para que entre la semilla. En silencio dejamos
entrar la semilla de Jesús. Acuérdense de este momento. Cada uno sabe
el nombre de la semilla que entró. Déjenla crecer y Dios la va a cuidar.
2. El campo, además de ser lugar de siembra, es lugar de entrenamiento.
Jesús nos pide que le sigamos toda la vida, nos pide que seamos sus discípulos, que « juguemos en su equipo ». A la mayoría de ustedes les gusta el
deporte. Aquí, en Brasil, como en otros países, el fútbol es pasión nacional.
¿Sí o no? Pues bien, ¿qué hace un jugador cuando se le llama para formar
parte de un equipo? Tiene que entrenarse y entrenarse mucho. Así es nuestra
vida de discípulos del Señor. San Pablo, escribiendo a los cristianos, nos
dice: « Los atletas se privan de todo, y lo hacen para obtener una corona
que se marchita; nosotros, en cambio, por una corona incorruptible ».4 Jesús
nos ofrece algo más grande que la Copa del Mundo; ¡algo más grande que
la Copa del Mundo! Jesús nos ofrece la posibilidad de una vida fecunda y
3
4

Cf. Mt 13, 18-22.
1 Co 9, 25.

662

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

feliz, y también un futuro con él que no tendrá fin, allá en la vida eterna.
Es lo que nos ofrece Jesús. Pero nos pide que paguemos la entrada. Y la
entrada es que nos entrenemos para « estar en forma », para afrontar sin
miedo todas las situaciones de la vida, dando testimonio de nuestra fe. A
través del diálogo con él: la oración – « Padre, ahora nos va hacer rezar a
todos, ¿no? » –. Te pregunto, pero contestan en su corazón, ¡eh! No en voz
alta, en silencio. ¿Yo rezo? Cada uno se contesta. ¿Yo hablo con Jesús? O le
tengo miedo al silencio. ¿Dejo que el Espíritu Santo hable en mi corazón?
¿Yo le pregunto a Jesús: Qué querés que haga? ¿Qué querés de mi vida?
Esto es entrenarse. Pregúntenle a Jesús, hablen con Jesús. Y si cometen
un error en la vida, si se pegan un resbalón, si hacen algo que está mal,
no tengan miedo. Jesús, mirá lo que hice: ¿qué tengo que hacer ahora? Pero
siempre hablen con Jesús, en las buenas y en las malas. Cuando hacen una
cosa buena y cuando hacen una cosa mala. ¡No le tengan miedo! Eso es la
oración. Y con eso se van entrenando en el diálogo con Jesús en este discipulado misionero. Y también a través de los sacramentos, que hacen crecer
en nosotros su presencia. A través del amor fraterno, del saber escuchar,
comprender, perdonar, acoger, ayudar a los otros, a todos, sin excluir y sin
marginar. Estos son los entrenamientos para seguir a Jesús: la oración, los
sacramentos y la ayuda a los demás, el servicio a los demás. ¿Lo repetimos
juntos todos? « Oración, sacramentos y ayuda a los demás » [todos repiten
en voz alta]. No se oyó bien. Otra vez [ahora más fuerte].
3. Y tercero: El campo como obra de construcción. Acá estamos viendo
cómo se ha construido esto aquí. Se empezaron a mover los muchachos, las
chicas. Movieron y construyeron una Iglesia. Cuando nuestro corazón es una
tierra buena que recibe la Palabra de Dios, cuando « se suda la camiseta »,
tratando de vivir como cristianos, experimentamos algo grande: nunca estamos solos, formamos parte de una familia de hermanos que recorren el
mismo camino: somos parte de la Iglesia. Estos muchachos, estas chicas
no estaban solos, en conjunto hicieron un camino y construyeron la Iglesia,
en conjunto hicieron lo de San Francisco, construir, reparar la Iglesia. Te
pregunto: ¿Quieren construir la Iglesia? ¿Se animan? ¿Y mañana se van a
olvidar de este sí que dijeron? ¡Así me gusta! Somos parte de la Iglesia, más
aún, nos convertimos en constructores de la Iglesia y protagonistas de la
historia. Chicos y chicas, por favor: no se metan en la cola de la historia.
Sean protagonistas. Jueguen para adelante. Pateen adelante, construyan un

Acta Francisci Pp.

663

mundo mejor. Un mundo de hermanos, un mundo de justicia, de amor, de
paz, de fraternidad, de solidaridad. Jueguen adelante siempre. San Pedro nos
dice que somos piedras vivas que forman una casa espiritual.5 Y miramos
este palco, vemos que tiene forma de una Iglesia construida con piedras
vivas. En la Iglesia de Jesús, las piedras vivas somos nosotros, y Jesús nos
pide que edifiquemos su Iglesia; cada uno de nosotros es una piedra viva,
es un pedacito de la construcción, y si falta ese pedacito cuando viene la
lluvia entra la gotera y se mete el agua dentro de la casa. Cada pedacito
vivo tiene que cuidar la unidad y la seguridad de la Iglesia. Y no construir
una pequeña capilla donde sólo cabe un grupito de personas. Jesús nos
pide que su Iglesia sea tan grande que pueda alojar a toda la humanidad,
que sea la casa de todos. Jesús me dice a mí, a vos, a cada uno: « Vayan,
hagan discípulos a todas las naciones ». Esta tarde, respondámosle: Sí, Señor,
también yo quiero ser una piedra viva; juntos queremos construir la Iglesia
de Jesús. Quiero ir y ser constructor de la Iglesia de Cristo. ¿Se animan a
repetirlo? Quiero ir y ser constructor de la Iglesia de Cristo. A ver ahora...
Después van a pensar lo que dijeron juntos.
Tu corazón, corazón joven, quiere construir un mundo mejor. Sigo las
noticias del mundo y veo que tantos jóvenes, en muchas partes del mundo,
han salido por las calles para expresar el deseo de una civilización más justa
y fraterna. Los jóvenes en la calle. Son jóvenes que quieren ser protagonistas del cambio. Por favor, no dejen que otros sean los protagonistas del
cambio. Ustedes son los que tienen el futuro. Ustedes... Por ustedes entra
el futuro en el mundo. A ustedes les pido que también sean protagonistas de este cambio. Sigan superando la apatía y ofreciendo una respuesta
cristiana a las inquietudes sociales y políticas que se van planteando en
diversas partes del mundo. Les pido que sean constructores del futuro, que
se metan en el trabajo por un mundo mejor. Queridos jóvenes, por favor,
no balconeen la vida, métanse en ella, Jesús no se quedó en el balcón, se
metió, no balconeen la vida métanse en ella como hizo Jesús.
Sin embargo, queda una pregunta: ¿Por dónde empezamos? ¿A quién le
pedimos que empiece esto? ¿Por dónde empezamos? Una vez, le preguntaron
a la Madre Teresa qué era lo que había que cambiar en la Iglesia, para
empezar, por qué pared de la Iglesia empezamos. ¿Por dónde – dijeron –
Madre, hay de empezar? Por vos y por mí, contestó ella. ¡Tenía garra esta
5

Cf. 1 P 2, 5.

664

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

mujer! Sabía por dónde había che empezar. Yo también hoy le robo la
palabra a la madre Teresa, y te digo: ¿Empezamos? ¿Por dónde? Por vos y
por mí. Cada uno, en silencio otra vez, pregúntese si tengo que empezar
por mí, por dónde empiezo. Cada uno abra su corazón para que Jesús les
diga por dónde empiezo.
Queridos amigos, não se esqueçam: Vocês são o campo da fé! Vocês
são os atletas de Cristo! Vocês são os construtores de uma Igreja mais
bela e de um mundo melhor. Elevemos o olhar para Nossa Senhora. Ela
nos ajuda a seguir Jesus, nos dá o exemplo com o seu “sim” a Deus: « Eis
aqui a serva do Senhor, faça-se em mim segundo a tua Palavra ».6 Também
nós o dizemos a Deus, juntos com Maria: faça-se em mim segundo a Tua
palavra. Assim seja!

IV
Iter Apostolicum in Flumen Ianuarii occasione XXVIII Diei Mundialis
Iuventutis:
Dum Beatissimus Pater occasione exitus XXVIII Diei Mundialis Iuventutis
apud oram « Copacabana » sacram Synaxim celebrat.*

Queridos irmãos e irmãs,
Queridos jovens!
« Ide e fazei discípulos entre todas as nações ». Com estas palavras, Jesus
se dirige a cada um de vocês, dizendo: « Foi bom participar nesta Jornada
Mundial da Juventude, vivenciar a fé junto com jovens vindos dos quatro
cantos da terra, mas agora você deve ir e transmitir esta experiência aos
demais ». Jesus lhe chama a ser um discípulo em missão! Hoje, à luz da
Palavra de Deus que acabamos de ouvir, o que nos diz o Senhor? O que nos
diz o Senhor? Três palavras: Ide, sem medo, para servir.
1. Ide. Durante estes dias, aqui no Rio, vocês puderam fazer a bela
experiência de encontrar Jesus e de encontrá-lo juntos, sentindo a alegria
da fé. Mas a experiência deste encontro não pode ficar trancafiada na vida
Lc 1, 38.
* Die 24 Iulii 2013.
6

Acta Francisci Pp.

665

de vocês ou no pequeno grupo da paróquia, do movimento, da comunidade
de vocês. Seria como cortar o oxigênio a uma chama que arde. A fé é uma
chama que se faz tanto mais viva quanto mais é partilhada, transmitida,
para que todos possam conhecer, amar e professar que Jesus Cristo é o
Senhor da vida e da história.1
Pero ¡cuidado! Jesús no ha dicho: si quieren, si tienen tiempo vayan,
sino que dijo: « Vayan y hagan discípulos a todos los pueblos ». Compartir
la experiencia de la fe, dar testimonio de la fe, anunciar el evangelio es el
mandato que el Señor confía a toda la Iglesia, también a ti; es un mandato
que no nace de la voluntad de dominio, de la voluntad de poder, sino de
la fuerza del amor, del hecho que Jesús ha venido antes a nosotros y nos
ha dado, no nos dio algo de sí, sino se nos dio todo él, él ha dado su vida
para salvarnos y mostrarnos el amor y la misericordia de Dios. Jesús no
nos trata como a esclavos, sino como a personas libres, amigos, hermanos;
y no sólo nos envía, sino que nos acompaña, está siempre a nuestro lado
en esta misión de amor.
Para onde Jesus nos manda? Não há fronteiras, não há limites: envia-nos
para todas as pessoas. O Evangelho é para todos, e não apenas para alguns. Não é apenas para aqueles que parecem a nós mais próximos, mais
abertos, mais acolhedores. É para todas as pessoas. Não tenham medo de
ir e levar Cristo para todos os ambientes, até as periferias existenciais,
incluindo quem parece mais distante, mais indiferente. O Senhor procura
a todos, quer que todos sintam o calor da sua misericórdia, do seu amor.
De forma especial, queria que este mandato de Cristo – “Ide” – ressoasse em vocês, jovens da Igreja na América Latina, comprometidos com
a Missão Continental promovida pelos Bispos. O Brasil, a América Latina,
o mundo precisa de Cristo! Paulo exclama: « Ai de mim se eu não pregar o
evangelho! ».2 Este Continente recebeu o anúncio do Evangelho, que marcou
o seu caminho e produziu muito fruto. Agora este anúncio é confiado também a vocês, para que ressoe com uma força renovada. A Igreja precisa de
vocês, do entusiasmo, da criatividade e da alegria que lhes caracterizam!
Um grande apóstolo do Brasil, o Bem-aventurado José de Anchieta, partiu
em missão quando tinha apenas dezenove anos! Sabem qual é o melhor
1
2

Cf. Rm 10, 9.
1 Co 9, 16.

666

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

instrumento para evangelizar os jovens? Outro jovem! Este é o caminho a
ser percorrido por vocès!
2. Sin miedo. Puede que alguno piense: « No tengo ninguna preparación
especial, ¿cómo puedo ir y anunciar el evangelio? ». Querido amigo, tu miedo
no se diferencia mucho del de Jeremías, escuchamos en la lectura recién,
cuando fue llamado por Dios para ser profeta: « ¡Ay, Señor, Dios mío! Mira
que no sé hablar, que sólo soy un niño ». También Dios les dice a ustedes
lo que le dijo a Jeremías: « No les tengas miedo, que yo estoy contigo para
librarte ».3 Él está con nosotros.
« No tengan miedo ». Cuando vamos a anunciar a Cristo, es él mismo
que va por delante y nos guía. Al enviar a sus discípulos en misión, ha
prometido: « Yo estoy con ustedes todos los días ».4 Y esto es verdad también para nosotros. Jesús no nos deja solos, nunca deja solo a nadie. Nos
acompaña siempre.
Además, Jesús no dijo « Andá », sino « Vayan »: somos enviados juntos.
Queridos jóvenes, sientan la compañía de toda la Iglesia, y también la comunión de los santos, en esta misión. Cuando juntos hacemos frente a los
desafíos, entonces somos fuertes, descubrimos recursos que pensábamos que
no teníamos. Jesús no ha llamado a los apóstoles para que vivan aislados, los
ha llamado a formar un grupo, una comunidad. Quisiera dirigirme también
a ustedes, queridos sacerdotes que concelebran conmigo esta eucaristía: han
venido a acompañar a sus jóvenes, y es bonito compartir esta experiencia
de fe. Seguro que les ha rejuvenecido a todos. El joven contagia juventud.
Pero es sólo una etapa en el camino. Por favor, sigan acompañándolos con
generosidad y alegría, ayúdenlos a comprometerse activamente en la Iglesia; que nunca se sientan solos. Y aquí quiero agradecer de corazón a los
grupos de pastoral juvenil, a los movimientos y nuevas comunidades que
acompañan a los jóvenes en su experiencia de ser Iglesia, tan creativos y
tan audaces. ¡Sigan adelante y no tengan miedo!
3. A última palavra: para servir. No início do salmo proclamado, escutamos estas palavras: « Cantai ao Senhor Deus um canto novo ».5 Qual é
este canto novo? Não são palavras, nem uma melodia, mas é o canto da
nossa vida, é deixar que a nossa vida se identifique com a vida de Jesus,
é ter os seus sentimentos, os seus pensamentos, as suas ações. E a vida
3
4
5

Jr 1, 6.8.
Mt 28, 20.
Sl 95, 1.

Acta Francisci Pp.

667

de Jesus é uma vida para os demais, a vida de Jesus é uma vida para os
demais. É uma vida de serviço.
São Paulo, na leitura que ouvimos há pouco, dizia: « Eu me tornei escravo
de todos, a fim de ganhar o maior número possível ».6 Para anunciar Jesus,
Paulo fez-se « escravo de todos ». Evangelizar significa testemunhar pessoalmente o amor de Deus, significa superar os nossos egoísmos, significa servir,
inclinando-nos para lavar os pés dos nossos irmãos, tal como fez Jesus.
Tres palabras: Vayan, sin miedo, para servir. Vayan, sin miedo, para
servir. Siguiendo estas tres palabras experimentarán que quien evangeliza
es evangelizado, quien transmite la alegría de la fe, recibe más alegría.
Queridos jóvenes, cuando vuelvan a sus casas, no tengan miedo de ser generosos con Cristo, de dar testimonio del evangelio. En la primera lectura,
cuando Dios envía al profeta Jeremías, le da el poder para « arrancar y
arrasar, para destruir y demoler, para reedificar y plantar ».7 También es así
para ustedes. Llevar el evangelio es llevar la fuerza de Dios para arrancar
y arrasar el mal y la violencia; para destruir y demoler las barreras del
egoísmo, la intolerancia y el odio; para edificar un mundo nuevo. Queridos
jóvenes: Jesucristo cuenta con ustedes. La Iglesia cuenta con ustedes. El
Papa cuenta con ustedes. Que María, Madre de Jesús y Madre nuestra, los
acompañe siempre con su ternura: « Vayan y hagan discípulos a todos los
pueblos ». Amén.

ALLOCUTIONES

I
Ad sacerdotii candidatos, novitios et novitias iuvenesque in via vocationis
occasione Anni Fidei. *

Buona sera!
Io domandavo a mons. Fisichella se voi capite l’italiano e mi ha detto
che tutti voi avete la traduzione… Sono un po’ tranquillo.
1 Cor 9, 19.
Jr 1, 10.
* Die 6 Iulii 2013.
6
7

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Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Ringrazio mons. Fisichella per le parole, e lo ringrazio anche per il suo
lavoro: ha lavorato tanto per fare non solo questo, ma tutto quello che ha
fatto e farà nell’Anno della fede. Grazie tante! Ma mons. Fisichella ha detto
una parola, e io non so se è vero, ma io la riprendo: ha detto che tutti voi
avete voglia di dare la vita per sempre a Cristo! Voi adesso applaudite, fate
festa, perché è tempo di nozze… Ma quando finisce la luna di miele, che
cosa succede? Ho sentito un seminarista, un bravo seminarista, che diceva
che lui voleva servire Cristo, ma per dieci anni, e poi penserà di incominciare un’altra vita… Questo è pericoloso! Ma sentite bene: tutti noi, anche
noi più vecchi, anche noi, siamo sotto la pressione di questa cultura del
provvisorio; e questo è pericoloso, perché uno non gioca la vita una volta
per sempre. Io mi sposo fino a che dura l’amore; io mi faccio suora, ma
per un “tempino…”, “un po’ di tempo”, e poi vedrò; io mi faccio seminarista
per farmi prete, ma non so come finirà la storia. Questo non va con Gesù!
Io non rimprovero voi, rimprovero questa cultura del provvisorio, che ci
bastona tutti, perché non ci fa bene: perché una scelta definitiva oggi è
molto difficile. Ai miei tempi era più facile, perché la cultura favoriva una
scelta definitiva sia per la vita matrimoniale, sia per la vita consacrata
o la vita sacerdotale. Ma in questa epoca non è facile una scelta definitiva. Noi siamo vittime di questa cultura del provvisorio. Io vorrei che voi
pensaste a questo: come posso essere libero, come posso essere libera da
questa cultura del provvisorio? Noi dobbiamo imparare a chiudere la porta
della nostra cella interiore, da dentro. Una volta un prete, un bravo prete,
che non si sentiva un buon prete perché era umile, si sentiva peccatore, e
pregava tanto la Madonna, e diceva questo alla Madonna – lo dirò in spagnolo perché era una poesia bella –. Lui diceva alla Madonna che mai, mai
si sarebbe allontanato da Gesù, e diceva: “Esta tarde, Señora, la promesa
es sincera. Por las dudas, no olvide dejar la llave afuera” (“Questa sera,
Madre, la promessa è sincera. Ma, per ogni evenienza, non dimenticarti
di lasciare la chiave fuori”). Ma questo si dice pensando sempre all’amore
alla Vergine, si dice alla Madonna. Ma quando uno lascia la chiave sempre
fuori, per quello che può succedere… Non va. Dobbiamo imparare a chiudere la porta da dentro! E se non sono sicura, se non sono sicuro, penso,
mi prendo il tempo, e quando mi sento sicuro, in Gesù, si capisce, perché
senza Gesù nessuno è sicuro! – quando mi sento sicuro, chiudo la porta.
Avete capito questo? Cosa è la cultura del provvisorio?

Acta Francisci Pp.

669

Quando sono entrato, ho visto quello che avevo scritto. Volevo dirvi una
parola e la parola è gioia. Sempre dove sono i consacrati, i seminaristi, le
religiose e i religiosi, i giovani, c’è gioia, sempre c’è gioia! È la gioia della
freschezza, è la gioia del seguire Gesù; la gioia che ci dà lo Spirito Santo,
non la gioia del mondo. C’è gioia! Ma dove nasce la gioia? Nasce… Ma, sabato sera torno a casa e andrò a ballare con i miei antichi compagni? Da
questo nasce la gioia? Di un seminarista, per esempio? No? O sì?
Alcuni diranno: la gioia nasce dalle cose che si hanno, e allora ecco la
ricerca dell’ultimo modello di smartphone, lo scooter più veloce, l’auto che
si fa notare… Ma io vi dico, davvero, a me fa male quando vedo un prete
o una suora con la macchina ultimo modello: ma non si può! Non si può!
Voi pensate questo: ma adesso, Padre, dobbiamo andare con la bicicletta? È
buona la bicicletta! Mons. Alfred va con la bicicletta: lui va con la bicicletta.
Io credo che la macchina sia necessaria, perché si deve fare tanto lavoro
e per spostarsi di qua… ma prendetene una più umile! E se ti piace quella
bella, pensate a quanti bambini muoiono di fame. Soltanto questo! La gioia
non nasce, non viene dalle cose che si hanno! Altri dicono che viene dalle
esperienze più estreme per sentire il brivido delle sensazioni più forti: alla
gioventù piace andare sul filo del coltello, piace proprio! Altri ancora dal
vestito più alla moda, dal divertimento nei locali più in voga – ma con
questo non dico che le suore vanno in quei posti, lo dico dei giovani in
generale. Altri ancora dal successo con le ragazze o con i ragazzi, passando
magari da una all’altra o da uno all’altro. È questa insicurezza dell’amore,
che non è sicuro: è l’amore “per prova”. E potremmo continuare… Anche
voi vi trovate a contatto con questa realtà che non potete ignorare.
Noi sappiamo che tutto questo può appagare qualche desiderio, creare
qualche emozione, ma alla fine è una gioia che rimane alla superficie, non
scende nell’intimo, non è una gioia intima: è l’ebbrezza di un momento
che non rende veramente felici. La gioia non è l’ebbrezza di un momento:
è un’altra cosa!
La vera gioia non viene dalle cose, dall’avere, no! Nasce dall’incontro,
dalla relazione con gli altri, nasce dal sentirsi accettati, compresi, amati e
dall’accettare, dal comprendere e dall’amare; e questo non per l’interesse di
un momento, ma perché l’altro, l’altra è una persona. La gioia nasce dalla
gratuità di un incontro! È il sentirsi dire: “Tu sei importante per me”, non
necessariamente a parole. Questo è bello… Ed è proprio questo che Dio ci

670

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

fa capire. Nel chiamarvi Dio vi dice: “Tu sei importante per me, ti voglio
bene, conto su di te”. Gesù, a ciascuno di noi, dice questo! Di là nasce la
gioia! La gioia del momento in cui Gesù mi ha guardato. Capire e sentire
questo è il segreto della nostra gioia. Sentirsi amati da Dio, sentire che per
Lui noi siamo non numeri, ma persone; e sentire che è Lui che ci chiama.
Diventare sacerdote, religioso, religiosa non è primariamente una scelta
nostra. Io non mi fido di quel seminarista, di quella novizia, che dice: “Io
ho scelto questa strada”. Non mi piace questo! Non va! Ma è la risposta ad
una chiamata e ad una chiamata di amore. Sento qualcosa dentro, che mi
inquieta, e io rispondo di sì. Nella preghiera il Signore ci fa sentire questo
amore, ma anche attraverso tanti segni che possiamo leggere nella nostra
vita, tante persone che mette sul cammino. E la gioia dell’incontro con Lui
e della sua chiamata porta a non chiudersi, ma ad aprirsi; porta al servizio
nella Chiesa. San Tommaso diceva “bonum est diffusivum sui” – non è un
latino troppo difficile! – Il bene si diffonde. E anche la gioia si diffonde.
Non abbiate paura di mostrare la gioia di aver risposto alla chiamata del
Signore, alla sua scelta di amore e di testimoniare il suo Vangelo nel servizio alla Chiesa. E la gioia, quella vera, è contagiosa; contagia… fa andare
avanti. Invece, quando tu ti trovi con un seminarista troppo serio, troppo
triste, o con una novizia così, tu pensi: ma qualcosa qui non va! Manca la
gioia del Signore, la gioia che ti porta al servizio, la gioia dell’incontro con
Gesù, che ti porta all’incontro con gli altri per annunziare Gesù. Manca
questo! Non c’è santità nella tristezza, non c’è! Santa Teresa – ci sono tanti
spagnoli qui e la conoscono bene – diceva: “Un santo triste è un triste
santo!”. È poca cosa… Quando tu trovi un seminarista, un prete, una suora, una novizia, con una faccia lunga, triste, che sembra che sulla sua vita
abbiano buttato una coperta ben bagnata, di queste coperte pesanti… che
ti tira giù… Qualcosa non va! Ma per favore: mai suore, mai preti con la
faccia di “peperoncino in aceto”, mai! La gioia che viene da Gesù. Pensate
questo: quando ad un prete – dico prete, ma seminarista pure – quando ad
un prete, ad una suora, manca la gioia, è triste, voi potete pensare: “Ma
è un problema psichiatrico”. No, è vero: può andare, può andare, questo
sì. Succede: alcuni, poverini, si ammalano… Può andare. Ma in genere non
è un problema psichiatrico. È un problema di insoddisfazione? Eh, sì! Ma
dov’è il centro di quella mancanza di gioia? È un problema di celibato. Vi
spiego. Voi, seminaristi, suore, consacrate il vostro amore a Gesù, un amore
grande; il cuore è per Gesù, e questo ci porta a fare il voto di castità, il

Acta Francisci Pp.

671

voto di celibato. Ma il voto di castità e il voto di celibato non finisce nel
momento del voto, va avanti… Una strada che matura, matura, matura verso
la paternità pastorale, verso la maternità pastorale, e quando un prete non
è padre della sua comunità, quando una suora non è madre di tutti quelli
con i quali lavora, diventa triste. Questo è il problema. Per questo io dico a
voi: la radice della tristezza nella vita pastorale sta proprio nella mancanza
di paternità e maternità che viene dal vivere male questa consacrazione, che
invece ci deve portare alla fecondità. Non si può pensare un prete o una
suora che non siano fecondi: questo non è cattolico! Questo non è cattolico!
Questa è la bellezza della consacrazione: è la gioia, la gioia…
Ma io non vorrei far vergognare questa santa suora [si rivolge ad una
suora anziana in prima fila], che era davanti alla transenna, poverina, era
proprio soffocata, ma aveva una faccia felice. Mi ha fatto bene guardare
la sua faccia, suora! Forse lei avrà tanti anni di vita consacrata, ma lei
ha gli occhi belli, lei sorrideva, lei non si lamentava di questa pressione…
Quando voi trovate esempi come questi, tanti, tante suore, tanti preti che
sono gioiosi, è perché sono fecondi, danno vita, vita, vita… Questa vita la
danno perché la trovano in Gesù! Nella gioia di Gesù! Gioia, niente tristezza,
fecondità pastorale.
Per essere testimoni gioiosi del Vangelo bisogna essere autentici, coerenti. E questa è un’altra parola che voglio dirvi: autenticità. Gesù bastonava
tanto contro gli ipocriti: ipocriti, quelli che pensano di sotto; quelli che
hanno – per dirlo chiaramente – doppia faccia. Parlare di autenticità ai
giovani non costa, perché i giovani – tutti – hanno questa voglia di essere
autentici, di essere coerenti. E a tutti voi fa schifo, quando trovate in noi
preti che non sono autentici o suore che non sono autentiche!
Questa è una responsabilità prima di tutto degli adulti, dei formatori. È
di voi formatori che siete qui: dare un esempio di coerenza ai più giovani.
Vogliamo giovani coerenti? Siamo noi coerenti! Al contrario, il Signore ci
dirà quello che diceva dei farisei al popolo di Dio: “Fate quello che dicono,
ma non quello che fanno!”. Coerenza e autenticità!
Ma anche voi, a vostra volta, cercate di seguire questa strada. Io dico
sempre quello che affermava san Francesco d’Assisi: Cristo ci ha inviato
ad annunciare il Vangelo anche con la parola. La frase è così: “Annunciate
il Vangelo sempre. E, se fosse necessario, con le parole”. Cosa vuol dire
questo? Annunziare il Vangelo con l’autenticità di vita, con la coerenza di
vita. Ma in questo mondo a cui le ricchezze fanno tanto male, è necessario

672

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

che noi preti, che noi suore, che tutti noi, siamo coerenti con la nostra
povertà! Ma quando tu trovi che il primo interesse di una istituzione educativa o parrocchiale o qualsiasi è il denaro, questo non fa bene. Non fa
bene! È una incoerenza! Dobbiamo essere coerenti, autentici. Per questa
strada, facciamo quello che dice san Francesco: predichiamo il Vangelo con
l’esempio, poi con le parole! Ma prima di tutto è nella nostra vita che gli
altri devono poter leggere il Vangelo! Anche qui senza timore, con i nostri
difetti che cerchiamo di correggere, con i nostri limiti che il Signore conosce, ma anche con la nostra generosità nel lasciare che Lui agisca in noi.
I difetti, i limiti e – io aggiungo un po’ di più – con i peccati… Io vorrei
sapere una cosa: qui, nell’Aula, c’è qualcuno che non è peccatore, che non
abbia peccati? Che alzi la mano! Che alzi la mano! Nessuno. Nessuno. Da
qui fino al fondo… tutti! Ma come porto io il mio peccato, i miei peccati?
Voglio consigliarvi questo: abbiate trasparenza col confessore. Sempre. Dite
tutto, non abbiate paura. “Padre ho peccato!”. Pensate alla samaritana, che
per provare, per dire ai suoi concittadini che aveva trovato il Messia, ha
detto: “Mi ha detto tutto quello che ho fatto”, e tutti conoscevano la vita
di questa donna. Dire sempre la verità al confessore. Questa trasparenza
farà bene, perché ci fa umili, tutti. “Ma padre sono rimasto in questo, ho
fatto questo, ho odiato”… qualunque cosa sia. Dire la verità, senza nascondere, senza mezze parole, perché stai parlando con Gesù nella persona
del confessore. E Gesù sa la verità. Soltanto Lui ti perdona sempre! Ma il
Signore vuole soltanto che tu gli dica quello che Lui già sa. Trasparenza!
È triste quando uno trova un seminarista, una suora che oggi si confessa
con questo per pulire la macchia; domani va con l’altro, con l’altro, con
l’altro: una peregrinatio ai confessori per nascondersi la sua verità. Trasparenza! È Gesù che ti sta sentendo. Abbiate sempre questa trasparenza
davanti a Gesù nel confessore! Ma questa è una grazia. Padre ho peccato,
ho fatto questo, questo, questo… con tutte le parole. E il Signore ti abbraccia, ti bacia! Va’, non peccare più! E se torni? Un’altra volta. Io questo lo
dico per esperienza. Io ho trovato tante persone consacrate che cadono in
questa trappola ipocrita della mancanza di trasparenza. “Ho fatto questo”,
umilmente. Come quel pubblicano che era in fondo al Tempio: “Ho fatto
questo, ho fatto questo…”. E il Signore ti tappa la bocca: è Lui che te la
tappa! Ma non farlo tu! Avete capito? Dal proprio peccato, sovrabbonda la
grazia! Aprite la porta alla grazia, con questa trasparenza!

Acta Francisci Pp.

673

I santi e i maestri della vita spirituale ci dicono che per aiutare a far
crescere in autenticità la nostra vita è molto utile, anzi indispensabile, la
pratica quotidiana dell’esame di coscienza. Cosa succede nella mia anima?
Così, aperto, col Signore e poi col confessore, col Padre spirituale. È tanto
importante questo!
Fino a che ora, mons. Fisichella, abbiamo tempo?
[Mons. Fisichella: Se Lei parla così, fino a domani noi siamo qui, assolutamente.]
Ma lui dice fino a domani… Che vi porti un panino e una Coca Cola a
ciascuno, se è fino a domani, almeno…
La coerenza è fondamentale perché la nostra testimonianza sia credibile.
Ma non basta, ci vuole anche una preparazione culturale, preparazione culturale sottolineo, per dare ragione della fede e della speranza. Il contesto
in cui viviamo sollecita continuamente questo “dare ragione”, ed è una cosa
buona, perché ci aiuta a non dare nulla per scontato. Oggi non possiamo
dare nulla per scontato! Questa civiltà, questa cultura… non possiamo. Ma
certamente è anche impegnativo, richiede una buona formazione, equilibrata,
che unisca tutte le dimensioni della vita, quella umana, quella spirituale,
la dimensione intellettuale con quella pastorale. Nella formazione vostra
ci sono i quattro pilastri fondamentali: formazione spirituale, ossia la vita
spirituale; la vita intellettuale, questo studiare per “dare ragione”; la vita
apostolica, incominciare ad andare ad annunciare il Vangelo; e, quarto, la
vita comunitaria. Quattro. E per quest’ultima è necessario che la formazione sia in comunità nel noviziato, nel priorato, nei seminari… Io penso
sempre questo: è meglio il peggior seminario che nessun seminario! Perché?
Perché è necessaria questa vita comunitaria. Ricordate i quattro pilastri:
vita spirituale, vita intellettuale, vita apostolica e vita comunitaria. Questi
quattro. Su questi quattro dovete edificare la vostra vocazione.
E qui vorrei sottolineare l’importanza, in questa vita comunitaria, delle
relazioni di amicizia e di fraternità che fanno parte integrante di questa
formazione. Arriviamo ad un altro problema qui. Perché dico questo: relazioni di amicizia e di fraternità. Tante volte ho trovato comunità, seminaristi, religiosi, o comunità diocesane dove le giaculatorie più comuni sono le
chiacchiere! È terribile! Si “spellano” uno con l’altro… E questo è il nostro
mondo clericale, religioso… Scusatemi, ma è comune: gelosie, invidie, parlare
male dell’altro. Non solo parlare male dei superiori, questo è un classico!

674

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Ma io voglio dirvi che questo è tanto comune, tanto comune. Anche io
sono caduto in questo. Tante volte l’ho fatto, tante volte! E mi vergogno!
Mi vergogno di questo! Non sta bene farlo: andare a fare chiacchiere. “Hai
sentito… Hai sentito…”. Ma è un inferno quella comunità! Questo non fa
bene. E perciò è importante la relazione di amicizia e di fraternità. Gli amici
sono pochi. La Bibbia dice questo: gli amici, uno, due… Ma la fraternità,
fra tutti. Se io ho qualcosa con una sorella o con un fratello, lo dico in
faccia, o lo dico a quello o a quella che può aiutare, ma non lo dico agli
altri per “sporcarlo”. E le chiacchiere, è terribile! Dietro le chiacchiere,
sotto le chiacchiere ci sono le invidie, le gelosie, le ambizioni. Pensate a
questo. Una volta ho sentito di una persona che, dopo gli esercizi spirituali – una persona consacrata, una suora… Questo è buono! Questa suora
aveva promesso al Signore di non parlare mai male di un’altra. Questa è
una bella, una bella strada alla santità! Non parlare male di altri. “Ma,
padre, ci sono problemi…”: dillo al superiore, dillo alla superiora, dillo al
vescovo, che può rimediare. Non dirlo a quello che non può aiutare. Questo
è importante: fraternità! Ma dimmi, tu parlerai male della tua mamma,
del tuo papà, dei tuoi fratelli? Mai. E perché lo fai nella vita consacrata,
nel seminario, nella vita presbiterale? Soltanto questo: pensate, pensate…
Fraternità! Questo amore fraterno.
Ci sono però due estremi; in questo aspetto dell’amicizia e della fraternità, ci sono due estremi: tanto l’isolamento quanto la dissipazione. Un’amicizia e una fraternità che mi aiuti a non cadere né nell’isolamento né
nella dissipazione. Coltivare le amicizie, sono un bene prezioso: devono però
educarvi non alla chiusura, ma ad uscire da voi stessi. Un sacerdote, un
religioso, una religiosa non può mai essere un’isola, ma una persona sempre
disponibile all’incontro. Le amicizie poi si arricchiscono anche dei diversi
carismi delle vostre famiglie religiose. È una ricchezza grande. Pensiamo
alle belle amicizie di tanti santi.
Io credo che devo tagliare un po’, perché la pazienza vostra è grande!
[Seminaristi: “Noooo!”]
Io vorrei dirvi: uscite da voi stessi per annunziare il Vangelo, ma per
fare questo dovete uscire da voi stessi per incontrare Gesù. Ci sono due
uscite: una verso l’incontro di Gesù, verso la trascendenza; l’altra verso
gli altri per annunziare Gesù. Queste due vanno insieme. Se tu ne fai una
soltanto, non va! Io penso alla Madre Teresa di Calcutta. Era brava questa
suora… Non aveva paura di niente, andava per le strade… Ma questa donna

Acta Francisci Pp.

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non aveva paura anche di inginocchiarsi, due ore, davanti al Signore. Non
abbiate paura di uscire da voi stessi nella preghiera e nell’azione pastorale.
Siate coraggiosi per pregare e per andare a annunziare il Vangelo.
Io vorrei una Chiesa più missionaria, non tanto tranquilla. Quella bella
Chiesa che va avanti. In questi giorni sono venuti tanti missionari e missionarie alla Messa del mattino, qui a Santa Marta, e quando mi salutavano
mi dicevano: “Ma io sono una suora anziana; è quarant’anni che sono nel
Ciad, che sono qua, che sono là…”. Che bello! Ma tu capivi che questa suora
ha passato questi anni così, perché non ha mai tralasciato di incontrare
Gesù nella preghiera. Uscire da se stessi, verso la trascendenza a Gesù nella
preghiera, verso la trascendenza agli altri nell’apostolato, nel lavoro. Date
il contributo per una Chiesa così: fedele alla strada che Gesù vuole. Non
imparate da noi, da noi, che non siamo più giovanissimi; non imparate da
noi quello sport che noi, i vecchi, abbiamo spesso: lo sport del lamento!
Non imparate da noi il culto della “dea lamentela”. È una dea quella…
sempre col lamento…. Ma siate positivi, coltivate la vita spirituale e, nello
stesso tempo, andate, siate capaci di incontrare le persone, specialmente
quelle più disprezzate e svantaggiate. Non abbiate paura di uscire e andare
controcorrente. Siate contemplativi e missionari. Tenete sempre la Madonna
con voi, pregate il Rosario, per favore… Non lasciatelo! Tenete sempre la
Madonna con voi nella vostra casa, come la teneva l’Apostolo Giovanni.
Lei sempre vi accompagni e vi protegga. E pregate anche per me, perché
anche io ho bisogno di preghiere, perché sono un povero peccatore, però
andiamo avanti.
Grazie tante e ci rivedremo domani. E avanti, con gioia, con coerenza, sempre con quel coraggio di dire la verità, quel coraggio di uscire da
se stessi per incontrare Gesù nella preghiera e di uscire da se stessi per
incontrare gli altri e dare loro il Vangelo. Con la fecondità pastorale! Per
favore non siate “zitelle” e “zitelli”. Avanti!
Adesso, diceva mons. Fisichella, che ieri avete recitato il Credo, ognuno
nella propria lingua. Ma siamo tutti fratelli, abbiamo uno stesso Padre.
Adesso, ciascuno nella propria lingua, reciti il Padre Nostro. Recitiamo il
Padre Nostro.
[Recita del Padre Nostro]
E abbiamo anche una Madre. Nella propria lingua diciamo l’Ave Maria.
[Recita dell’Ave Maria]

676

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

II
Iter Apostolicum in Flumen Ianuarii occasione XXVIII Diei Mundialis
Iuventutis: Dum Summus Pontifex apud hortus Palatii Guanabara (Flumen
Ianuarii) salutatur.*

Senhora Presidenta,
Ilustres Autoridades,
Irmãos e amigos!
Quis Deus na sua amorosa providência que a primeira viagem internacional do meu Pontificado me consentisse voltar à amada América Latina,
precisamente ao Brasil, nação que se gloria de seus sólidos laços com a
Sé Apostólica e dos profundos sentimentos de fé e amizade que sempre a
uniram de modo singular ao Sucessor de Pedro. Dou graças a Deus pela
sua benignidade.
Aprendi que para ter acesso ao Povo Brasileiro, é preciso ingressar pelo
portal do seu imenso coração; por isso permitam-me que nesta hora eu possa
bater delicadamente a esta porta. Peço licença para entrar e transcorrer
esta semana com vocês. Não tenho ouro nem prata, mas trago o que de mais
precioso me foi dado: Jesus Cristo! Venho em seu Nome, para alimentar a
chama de amor fraterno que arde em cada coração; e desejo que chegue a
todos e a cada um a minha saudação: « A paz de Cristo esteja com vocês! »
Saúdo com deferência a Senhora Presidenta e os ilustres membros do
seu Governo. Obrigado pelo seu generoso acolhimento e por suas palavras
que externaram a alegria dos brasileiros pela minha presença em sua Pátria. Cumprimento também o Senhor Governador deste Estado, que amavelmente nos recebe na Sede do Governo, e o Senhor Prefeito do Rio de
Janeiro, bem como os Membros do Corpo Diplomático acreditado junto ao
Governo Brasileiro, as demais Autoridades presentes e todos quantos se
prodigalizaram para tornar realidade esta minha visita.
Quero dirigir uma palavra de afeto aos meus irmãos no Episcopado,
sobre quem pousa a tarefa de guiar o Rebanho de Deus neste imenso
País, e às suas amadas Igrejas Particulares. Esta minha visita outra coisa
não quer senão continuar a missão pastoral própria do Bispo de Roma de
* Die 22 Iulii 2013.

Acta Francisci Pp.

677

confirmar os seus irmãos na Fé em Cristo, de animá-los a testemunhar as
razões da Esperança que d’Ele vem e de incentivá-los a oferecer a todos
as inesgotáveis riquezas do seu Amor.
O motivo principal da minha presença no Brasil, como é sabido, transcende as suas fronteiras. Vim para a Jornada Mundial da Juventude. Vim
para encontrar os jovens que vieram de todo o mundo, atraídos pelos braços
abertos do Cristo Redentor. Eles querem agasalhar-se no seu abraço para,
junto de seu Coração, ouvir de novo o seu potente e claro chamado: « Ide
e fazei discípulos entre todas as nações ».
Estes jovens provêm dos diversos continentes, falam línguas diferentes,
são portadores de variegadas culturas e, todavia, em Cristo encontram
as respostas para suas mais altas e comuns aspirações e podem saciar a
fome de verdade límpida e de amor autêntico que os irmanem para além
de toda diversidade.
Cristo abre espaço para eles, pois sabe que energia alguma pode ser
mais potente que aquela que se desprende do coração dos jovens quando
conquistados pela experiência da sua amizade. Cristo “bota fé” nos jovens e
confia-lhes o futuro de sua própria causa: « Ide, fazei discípulos ». Ide para
além das fronteiras do que é humanamente possível e criem um mundo de
irmãos. Também os jovens “botam fé” em Cristo. Eles não têm medo de
arriscar a única vida que possuem porque sabem que não serão desiludidos.
Ao iniciar esta minha visita ao Brasil, tenho consciência de que, ao
dirigir-me aos jovens, falarei às suas famílias, às suas comunidades eclesiais e nacionais de origem, às sociedades nas quais estão inseridos, aos
homens e às mulheres dos quais, em grande medida, depende o futuro
destas novas gerações.
Os pais usam dizer por aqui: « os filhos são a menina dos nossos olhos ».
Que bela expressão da sabedoria brasileira que aplica aos jovens a imagem
da pupila dos olhos, janela pela qual entra a luz regalando-nos o milagre
da visão! O que vai ser de nós, se não tomarmos conta dos nossos olhos?
Como haveremos de seguir em frente? O meu auspício é que, nesta semana,
cada um de nós se deixe interpelar por esta desafiadora pergunta.
E atenção! A juventude é a janela pela qual o futuro entra no mundo.
É a janela e, por isso, nos impõe grandes desafios. A nossa geração se
demonstrará à altura da promessa contida em cada jovem quando souber
abrir-lhe espaço. Isso significa: tutelar as condições materiais e imateriais
para o seu pleno desenvolvimento; oferecer a ele fundamentos sólidos, so-

678

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

bre os quais construir a vida; garantir-lhe segurança e educação para que
se torne aquilo que ele pode ser; transmitir-lhe valores duradouros pelos
quais a vida mereça ser vivida, assegurar-lhe um horizonte transcendente
que responda à sede de felicidade autêntica, suscitando nele a criatividade
do bem; entregar-lhe a herança de um mundo que corresponda à medida
da vida humana; despertar nele as melhores potencialidades para que seja
sujeito do próprio amanhã e corresponsável do destino de todos. Com essas
atitudes precedemos hoje o futuro que entra pela janela dos jovens.
Concluindo, peço a todos a delicadeza da atenção e, se possível, a necessária empatia para estabelecer um diálogo de amigos. Nesta hora, os
braços do Papa se alargam para abraçar a inteira nação brasileira, na
sua complexa riqueza humana, cultural e religiosa. Desde a Amazônia até
os pampas, dos sertões até o Pantanal, dos vilarejos até as metrópoles,
ninguém se sinta excluído do afeto do Papa. Depois de amanhã, se Deus
quiser, tenho em mente recordar-lhes todos a Nossa Senhora Aparecida,
invocando sua proteção materna sobre seus lares e famílias. Desde já a
todos abençôo. Obrigado pelo acolhimento!

III
Iter Apostolicum in Flumen Ianuarii occasione XXVIII Diei Mundialis
Iuventutis: Dum Beatissimus Pater regionem Varginha (Manguinhos) visitat.*

Queridos irmãos e irmãs,
bom dia!
Que bom poder estar com vocês aqui! Que bom! Desde o início, quando
planejava a minha visita ao Brasil, o meu desejo era poder visitar todos
os bairros deste País. Queria bater em cada porta, dizer “bom dia”, pedir
um copo de água fresca, beber um “cafezinho” – não um copo de cachaça!
– falar como a amigos de casa, ouvir o coração de cada um, dos pais, dos
filhos, dos avós... Mas o Brasil é tão grande! Não é possível bater em todas as portas! Então escolhi vir aqui, visitar a Comunidade de vocês; esta
* Die 25 Iulii 2013.

Acta Francisci Pp.

679

comunidade, que hoje representa todos os bairros do Brasil. Como é bom
ser bem acolhido, com amor, generosidade, alegria! Basta ver como vocês
decoraram as ruas da Comunidade; isso é também um sinal do carinho que
nasce do coração de vocês, do coração dos brasileiros, que está em festa!
Muito obrigado a cada um de vocês pela linda acolhida! Agradeço ao casal
Rangler e Joana pelas suas belas palavras.
1. Desde o primeiro instante em que toquei as terras brasileiras e também aqui junto de vocês, me sinto acolhido. E é importante saber acolher;
é algo mais bonito que qualquer enfeite ou decoração. Isso é assim porque
quando somos generosos acolhendo uma pessoa e partilhamos algo com
ela – um pouco de comida, um lugar na nossa casa, o nosso tempo – não
ficamos mais pobres, mas enriquecemos. Sei bem que quando alguém que
precisa comer bate na sua porta, vocês sempre dão um jeito de compartilhar
a comida: como diz o ditado, sempre se pode “colocar mais água no feijão”! Se
pode colocar mais água no feijão? … Sempre? ... E vocês fazem isto com amor,
mostrando que a verdadeira riqueza não está nas coisas, mas no coração!
E o povo brasileiro, sobretudo as pessoas mais simples, pode dar para o
mundo uma grande lição de solidariedade, que é uma palavra – esta palavra solidariedade – é uma palavra frequentemente esquecida ou silenciada,
porque é incômoda. Quase parece um palavrão… solidariedade! Queria lançar
um apelo a todos os que possuem mais recursos, às autoridades públicas e
a todas as pessoas de boa vontade comprometidas com a justiça social: Não
se cansem de trabalhar por um mundo mais justo e mais solidário! Ninguém
pode permanecer insensível às desigualdades que ainda existem no mundo!
Cada um, na medida das próprias possibilidades e responsabilidades, saiba
dar a sua contribuição para acabar com tantas injustiças sociais! Não é,
não é a cultura do egoísmo, do individualismo, que frequentemente regula a
nossa sociedade, aquela que constrói e conduz a um mundo mais habitável;
não é ela, mas sim a cultura da solidariedade; a cultura da solidariedade é
ver no outro não um concorrente ou um número, mas um irmão. E todos
nós somos irmãos!
Quero encorajar os esforços que a sociedade brasileira tem feito para
integrar todas as partes do seu corpo, incluindo as mais sofridas e necessitadas, através do combate à fome e à miséria. Nenhum esforço de
“pacificação” será duradouro, não haverá harmonia e felicidade para uma
sociedade que ignora, que deixa à margem, que abandona na periferia parte
de si mesma. Uma sociedade assim simplesmente empobrece a si mesma;

680

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

antes, perde algo de essencial para si mesma. Não deixemos, não deixemos
entrar no nosso coração a cultura do descartável! Não deixemos entrar no
nosso coração a cultura do descartável, porque nós somos irmãos. Ninguém
é descartável! Lembremo-nos sempre: somente quando se é capaz de compartilhar é que se enriquece de verdade; tudo aquilo que se compartilha
se multiplica! Pensemos na multiplicação dos pães de Jesus! A medida da
grandeza de uma sociedade é dada pelo modo como esta trata os mais
necessitados, quem não tem outra coisa senão a sua pobreza!
2. Queria dizer-lhes também que a Igreja, « advogada da justiça e defensora dos pobres diante das intoleráveis desigualdades sociais e econômicas, que clamam ao céu »,1 deseja oferecer a sua colaboração em todas
as iniciativas que signifiquem um autêntico desenvolvimento do homem
todo e de todo o homem. Queridos amigos, certamente é necessário dar o
pão a quem tem fome; é um ato de justiça. Mas existe também uma fome
mais profunda, a fome de uma felicidade que só Deus pode saciar. Fome de
dignidade. Não existe verdadeira promoção do bem-comum, nem verdadeiro
desenvolvimento do homem, quando se ignoram os pilares fundamentais que
sustentam uma nação, os seus bens imateriais: a vida, que é dom de Deus,
um valor que deve ser sempre tutelado e promovido; a família, fundamento
da convivência e remédio contra a desagregação social; a educação integral,
que não se reduz a uma simples transmissão de informações com o fim
de gerar lucro; a saúde, que deve buscar o bem-estar integral da pessoa,
incluindo a dimensão espiritual, que é essencial para o equilíbrio humano
e uma convivência saudável; a segurança, na convicção de que a violência
só pode ser vencida a partir da mudança do coração humano.
3. Queria dizer uma última coisa, uma última coisa. Aqui, como em todo
o Brasil, há muitos jovens. Hein, jovens! Vocês, queridos jovens, possuem uma
sensibilidade especial frente às injustiças, mas muitas vezes se desiludem
com notícias que falam de corrupção, com pessoas que, em vez de buscar
o bem comum, procuram o seu próprio benefício. Também para vocês e
para todas as pessoas repito: nunca desanimem, não percam a confiança,
não deixem que se apague a esperança. A realidade pode mudar, o homem
pode mudar. Procurem ser vocês os primeiros a praticar o bem, a não se
acostumarem ao mal, mas a vencê-lo com o bem. A Igreja está ao lado de
1

Documento de Aparecida, 395.

Acta Francisci Pp.

681

vocês, trazendo-lhes o bem precioso da fé, de Jesus Cristo, que veio « para
que todos tenham vida, e vida em abundância ».2
Hoje a todos vocês, especialmente aos moradores dessa Comunidade de
Varginha, quero dizer: Vocês não estão sozinhos, a Igreja está com vocês,
o Papa está com vocês. Levo a cada um no meu coração e faço minhas
as intenções que vocês carregam no seu íntimo: os agradecimentos pelas
alegrias, os pedidos de ajuda nas dificuldades, o desejo de consolação nos
momentos de tristeza e sofrimento. Tudo isso confio à intercessão de Nossa
Senhora Aparecida, Mãe de todos os pobres do Brasil, e com grande carinho
lhes concedo a minha Bênção. Obrigado!

IV
Iter Apostolicum in Flumen Ianuarii occasione XXVIII Diei Mundialis
Iuventutis: Ad civitatis Brasiliensis moderatores apud municipale Theatrum
S. Sebastiani Fluminis Ianuarii.*

Excelências,
Senhoras e Senhores,
bom dia!
Agradeço a Deus pela possibilidade de me encontrar com tão respeitável
representação dos responsáveis políticos e diplomáticos, culturais e religiosos, acadêmicos e empresariais deste Brasil imenso. Saúdo cordialmente a
todos e lhes expresso o meu reconhecimento.
Queria lhes falar usando a bela língua portuguesa de vocês mas, para
poder me expressar melhor manifestando o que trago no coração, prefiro
falar em castelhano. Peço-vos a cortesia de me perdoar!
Saludo cordialmente a todos y les expreso mi reconocimiento. Agradezco a Dom Orani y al Señor Walmyr Júnior sus amables palabras de
bienvenida, de presentación y de testimonio. Veo en ustedes la memoria
y la esperanza: la memoria del camino y de la conciencia de su patria, y
la esperanza de que esta Patria, abierta a la luz que emana del Evangelio,
continúe desarrollándose en el pleno respeto de los principios éticos basados
en la dignidad trascendente de la persona.
Jo 10, 10.
* Die 27 Iulii 2013.
2

682

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Memoria del pasado y utopía hacia el futuro se encuentran en el presente que no es una coyuntura sin historia y sin promesa, sino un momento
en el tiempo, un desafío para recoger sabiduría y saber proyectarla. Quien
tiene un papel de responsabilidad en una nación está llamado a afrontar el
futuro « con la mirada tranquila de quien sabe ver la verdad », como decía
el pensador brasileño Alceu Amoroso Lima.1 Quisiera compartir con ustedes
tres aspectos de esta mirada calma, serena y sabia: primero, la originalidad
de una tradición cultural; segundo, la responsabilidad solidaria para construir el futuro y, tercero, el diálogo constructivo para afrontar el presente.
1. En primer lugar, es de justicia valorar la originalidad dinámica que
caracteriza a la cultura brasileña, con su extraordinaria capacidad para
integrar elementos diversos. El común sentir de un pueblo, las bases de
su pensamiento y de su creatividad, los principios básicos de su vida, los
criterios de juicio sobre las prioridades, las normas de actuación, se fundan,
se fusionan y crecen en una visión integral de la persona humana.
Esta visión del hombre y de la vida característica del pueblo brasileño
ha recibido también la savia del Evangelio, la fe en Jesucristo, el amor de
Dios y la fraternidad con el prójimo. La riqueza de esta savia puede fecundar un proceso cultural fiel a la identidad brasileña y a la vez un proceso
constructor de un futuro mejor para todos.
Un proceso que hace crecer la humanización integral y la cultura del
encuentro y de la relación; ésta es la manera cristiana de promover el bien
común, la alegría de vivir. Y aquí convergen la fe y la razón, la dimensión religiosa con los diferentes aspectos de la cultura humana: el arte, la
ciencia, el trabajo, la literatura... El cristianismo combina trascendencia y
encarnación; por la capacidad de revitalizar siempre el pensamiento y la
vida ante la amenaza de frustración y desencanto que pueden invadir el
corazón y propagarse por las calles.
2. Un segundo punto al que quisiera referirme es la responsabilidad social. Esta requiere un cierto tipo de paradigma cultural y, en consecuencia, de
la política. Somos responsables de la formación de las nuevas generaciones,
ayudarlas a ser capaces en la economía y la política, y firmes en los valores
éticos. El futuro exige hoy la tarea de rehabilitar la política, rehabilitar la
política, que es una de las formas más altas de la caridad. El futuro nos
1

« Nosso tempo », en A vida sobrenatural e o mondo moderno, Río de Janeiro 1956, 106.

Acta Francisci Pp.

683

exige también una visión humanista de la economía y una política que logre
cada vez más y mejor la participación de las personas, evite el elitismo y
erradique la pobreza. Que a nadie le falte lo necesario y que se asegure a
todos dignidad, fraternidad y solidaridad: éste es el camino propuesto. Ya
en la época del profeta Amós era muy frecuente la admonición de Dios:
« Venden al justo por dinero, al pobre por un par de sandalias. Oprimen
contra el polvo la cabeza de los míseros y tuercen el camino de los indigentes ».2 Los gritos que piden justicia continúan todavía hoy.
Quien desempeña un papel de guía, permítanme que diga, aquel a quien
la vida ha ungido como guía, ha de tener objetivos concretos y buscar los
medios específicos para alcanzarlos, pero también puede existir el peligro
de la desilusión, la amargura, la indiferencia, cuando las expectativas no
se cumplen. Aquí apelo a la dinámica de la esperanza que nos impulsa a ir
siempre más allá, a emplear todas las energías y capacidades en favor de
las personas para las que se trabaja, aceptando los resultados y creando
condiciones para descubrir nuevos caminos, entregándose incluso sin ver los
resultados, pero manteniendo viva la esperanza, con esa constancia y coraje
que nacen de la aceptación de la propia vocación de guía y de dirigente.
Es propio de la dirigencia elegir la más justa de las opciones después
de haberlas considerado, a partir de la propia responsabilidad y el interés del bien común; por este camino se va al centro de los males de la
sociedad para superarlos con la audacia de acciones valientes y libres. Es
nuestra responsabilidad, aunque siempre sea limitada, esa comprensión de
la totalidad de la realidad, observando, sopesando, valorando, para tomar
decisiones en el momento presente, pero extendiendo la mirada hacia el
futuro, reflexionando sobre las consecuencias de las decisiones. Quien actúa
responsablemente pone la propia actividad ante los derechos de los demás
y ante el juicio de Dios. Este sentido ético aparece hoy como un desafío
histórico sin precedentes, tenemos que buscarlo, tenemos que inserirlo en
la misma sociedad. Además de la racionalidad científica y técnica, en la
situación actual se impone la vinculación moral con una responsabilidad
social y profundamente solidaria.
3. Para completar esta reflexión, además del humanismo integral que
respete la cultura original y la responsabilidad solidaria, considero fundamental para afrontar el presente: el diálogo constructivo. Entre la indife2

Am 2, 6-7.

684

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

rencia egoísta y la protesta violenta, siempre hay una opción posible: el
diálogo. El diálogo entre las generaciones, el diálogo en el pueblo, porque
todos somos pueblo, la capacidad de dar y recibir, permaneciendo abiertos
a la verdad. Un país crece cuando sus diversas riquezas culturales dialogan
de manera constructiva: la cultura popular, la universitaria, la juvenil, la
artística, la tecnológica, la cultura económica, la cultura de la familia y de
los medios de comunicación, cuando dialogan. Es imposible imaginar un
futuro para la sociedad sin una incisiva contribución de energías morales
en una democracia que se quede encerrada en la pura lógica o en el mero
equilibrio de la representación de intereses establecidos. Considero también
fundamental en este diálogo, la contribución de las grandes tradiciones
religiosas, que desempeñan un papel fecundo de fermento en la vida social
y de animación de la democracia. La convivencia pacífica entre las diferentes religiones se ve beneficiada por la laicidad del Estado, que, sin asumir
como propia ninguna posición confesional, respeta y valora la presencia
de la dimensión religiosa en la sociedad, favoreciendo sus expresiones más
concretas.
Cuando los líderes de los diferentes sectores me piden un consejo, mi
respuesta siempre es la misma: Diálogo, diálogo, diálogo. El único modo
de que una persona, una familia, una sociedad, crezca; la única manera de
que la vida de los pueblos avance, es la cultura del encuentro, una cultura
en la que todo el mundo tiene algo bueno que aportar, y todos pueden recibir algo bueno en cambio. El otro siempre tiene algo que darme cuando
sabemos acercarnos a él con actitud abierta y disponible, sin prejuicios.
Esta actitud abierta, disponible y sin prejuicios, yo la definiría como humildad social que es la que favorece el diálogo. Sólo así puede prosperar un
buen entendimiento entre las culturas y las religiones, la estima de unas
por las otras sin opiniones previas gratuitas y en clima de respeto de los
derechos de cada una. Hoy, o se apuesta por el diálogo, o se apuesta por
la cultura del encuentro, o todos perdemos, todos perdemos. Por aquí va
el camino fecundo.
Excelencias,
Señoras y señores
Gracias por su atención. Tomen estas palabras como expresión de mi
preocupación como Pastor de Iglesia y del respeto y afecto que tengo por

Acta Francisci Pp.

685

el pueblo brasileño. La hermandad entre los hombres y la colaboración
para construir una sociedad más justa no son un sueño fantasioso sino el
resultado de un esfuerzo concertado de todos hacia el bien común. Los
aliento en éste su compromiso por el bien común, que requiere por parte de
todos sabiduría, prudencia y generosidad. Les encomiendo al Padre celestial
pidiéndole, por la intercesión de Nuestra Señora de Aparecida, que colme
con sus dones a cada uno de los presentes, a sus familias y comunidades
humanas y de trabajo, y de corazón pido a Dios que los bendiga. Muchas
gracias.

V
Iter Apostolicum in Flumen Ianuarii occasione XXVIII Diei Mundialis
Iuventutis: Inter cenam cum episcopis Brasiliensibus. *

Queridos Irmãos!
Como é bom e agradável encontrar-me aqui com vocês, Bispos do Brasil!
Obrigado por terem vindo, e permitam que lhes fale como amigos, pelo que
prefiro usar o castelhano, para poder expressar melhor aquilo que levo no
coração. Peço-lhes que me perdoem!
Estamos reunidos aquí, un poco apartados, en este lugar preparado por
nuestro hermano Dom Orani, para estar solos y poder hablar de corazón a
corazón, como pastores a los que Dios ha confiado su rebaño. En las calles
de Río, jóvenes de todo el mundo y muchas otras multitudes nos esperan,
necesitados de ser alcanzados por la mirada misericordiosa de Cristo, el
Buen Pastor, al que estamos llamados a hacer presente. Gustemos, pues,
este momento de descanso, de compartir, de verdadera fraternidad.
Deseo abrazar a todos y a cada uno, comenzando por el Presidente de
la Conferencia Episcopal y el Arzobispo de Río de Janeiro, y especialmente
a los obispos eméritos.
Más que un discurso formal, quisiera compartir con ustedes algunas
reflexiones.
La primera me ha venido otra vez a la mente cuando he visitado el
santuario de Aparecida. Allí, a los pies de la imagen de la Inmaculada
* Die 27 Iulii 2013.

686

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Concepción, he rezado por Ustedes, por sus Iglesias, por los sacerdotes,
religiosos y religiosas, por los seminaristas, por los laicos y sus familias y,
en particular, por los jóvenes y los ancianos; ambos son la esperanza de
un pueblo: los jóvenes, porque llevan la fuerza, la ilusión, la esperanza del
futuro; los ancianos, porque son la memoria, la sabiduría de un pueblo.1

1. Aparecida: clave de lectura para la misión de la Iglesia.
En Aparecida, Dios ha ofrecido su propia Madre al Brasil. Pero Dios ha
dado también en Aparecida una lección sobre sí mismo, sobre su forma de
ser y de actuar. Una lección de esa humildad que pertenece a Dios como
un rasgo esencial, y que está en el adn de Dios. En Aparecida hay algo
perenne que aprender sobre Dios y sobre la Iglesia; una enseñanza que ni
la Iglesia en Brasil, ni Brasil mismo deben olvidar.
En el origen del evento de Aparecida está la búsqueda de unos pobres
pescadores. Mucha hambre y pocos recursos. La gente siempre necesita
pan. Los hombres comienzan siempre por sus necesidades, también hoy.
Tienen una barca frágil, inadecuada; tienen redes viejas, tal vez también
deterioradas, insuficientes.
En primer lugar aparece el esfuerzo, quizás el cansancio de la pesca,
y, sin embargo, el resultado es escaso: un revés, un fracaso. A pesar del
sacrificio, las redes están vacías.
Después, cuando Dios quiere, él mismo aparece en su misterio. Las
aguas son profundas y, sin embargo, siempre esconden la posibilidad de
Dios; y él llegó por sorpresa, quizás cuando ya no se lo esperaba. Siempre
se pone a prueba la paciencia de los que le esperan. Y Dios llegó de un
modo nuevo, porque siempre Dios es sorpresa: una imagen de frágil arcilla,
ennegrecida por las aguas del río, y también envejecida por el tiempo. Dios
aparece siempre con aspecto de pequeñez.
Así apareció entonces la imagen de la Inmaculada Concepción. Primero
el cuerpo, luego la cabeza, después cuerpo y cabeza juntos: unidad. Lo que
estaba separado recobra la unidad. El Brasil colonial estaba dividido por el
vergonzoso muro de la esclavitud. La Virgen de Aparecida se presenta con el
rostro negro, primero dividida y después unida en manos de los pescadores.
El Documento de Aparecida subraya cómo los niños, los jóvenes y los ancianos construyen el
futuro de los pueblos (cf. n. 447).
1

Acta Francisci Pp.

687

Hay aquí una enseñanza que Dios nos quiere ofrecer. Su belleza reflejada en la Madre, concebida sin pecado original, emerge de la oscuridad del
río. En Aparecida, desde el principio, Dios nos da un mensaje de recomposición de lo que está separado, de reunión de lo que está dividido. Los
muros, barrancos y distancias, que también hoy existen, están destinados a
desaparecer. La Iglesia no puede desatender esta lección: ser instrumento
de reconciliación.
Los pescadores no desprecian el misterio encontrado en el río, aun
cuando es un misterio que aparece incompleto. No tiran las partes del
misterio. Esperan la plenitud. Y ésta no tarda en llegar. Hay algo sabio que
hemos de aprender. Hay piezas de un misterio, como partes de un mosaico, que vamos encontrando. Nosotros queremos ver el todo con demasiada
prisa, mientras que Dios se hace ver poco a poco. También la Iglesia debe
aprender esta espera.
Después, los pescadores llevan a casa el misterio. La gente sencilla
siempre tiene espacio para albergar el misterio. Tal vez hemos reducido
nuestro hablar del misterio a una explicación racional; pero en la gente,
el misterio entra por el corazón. En la casa de los pobres, Dios siempre
encuentra sitio.
Los pescadores « agasalham »: arropan el misterio de la Virgen que han
pescado, como si tuviera frío y necesitara calor. Dios pide que se le resguarde
en la parte más cálida de nosotros mismos: el corazón. Después será Dios
quien irradie el calor que necesitamos, pero primero entra con la astucia
de quien mendiga. Los pescadores cubren el misterio de la Virgen con el
pobre manto de su fe. Llaman a los vecinos para que vean la belleza encontrada, se reúnen en torno a ella, cuentan sus penas en su presencia y le
encomiendan sus preocupaciones. Hacen posible así que las intenciones de
Dios se realicen: una gracia, y luego otra; una gracia que abre a otra; una
gracia que prepara a otra. Dios va desplegando gradualmente la humildad
misteriosa de su fuerza.
Hay mucho que aprender de esta actitud de los pescadores. Una Iglesia
que da espacio al misterio de Dios; una Iglesia que alberga en sí misma
este misterio, de manera que pueda maravillar a la gente, atraerla. Sólo la
belleza de Dios puede atraer. El camino de Dios es el de la atracción. A
Dios, uno se lo lleva a casa. Él despierta en el hombre el deseo de tenerlo
en su propia vida, en su propio hogar, en el propio corazón. Él despierta

688

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

en nosotros el deseo de llamar a los vecinos para dar a conocer su belleza.
La misión nace precisamente de este hechizo divino, de este estupor del
encuentro. Hablamos de la misión, de Iglesia misionera. Pienso en los pescadores que llaman a sus vecinos para que vean el misterio de la Virgen.
Sin la sencillez de su actitud, nuestra misión está condenada al fracaso.
La Iglesia siempre tiene necesidad apremiante de no olvidar la lección
de Aparecida, no la puede desatender. Las redes de la Iglesia son frágiles,
quizás remendadas; la barca de la Iglesia no tiene la potencia de los grandes
transatlánticos que surcan los océanos. Y, sin embargo, Dios quiere manifestarse precisamente a través de nuestros medios, medios pobres, porque
siempre es él quien actúa.
Queridos hermanos, el resultado del trabajo pastoral no se basa en la
riqueza de los recursos, sino en la creatividad del amor. Ciertamente es
necesaria la tenacidad, el esfuerzo, el trabajo, la planificación, la organización, pero hay que saber ante todo que la fuerza de la Iglesia no reside
en sí misma sino que está escondida en las aguas profundas de Dios, en
las que ella está llamada a echar las redes.
Otra lección que la Iglesia ha de recordar siempre es que no puede
alejarse de la sencillez, de lo contrario olvida el lenguaje del misterio, y se
queda fuera, a las puertas del misterio, y, por supuesto, no consigue entrar
en aquellos que pretenden de la Iglesia lo que no pueden darse por sí mismos, es decir, Dios. A veces perdemos a quienes no nos entienden porque
hemos olvidado la sencillez, importando de fuera también una racionalidad
ajena a nuestra gente. Sin la gramática de la simplicidad, la Iglesia se ve
privada de las condiciones que hacen posible « pescar » a Dios en las aguas
profundas de su misterio.
Una última anotación: Aparecida se hizo presente en un cruce de caminos. La vía que unía Río de Janeiro, la capital, con San Pablo, la provincia emprendedora que estaba naciendo, y Minas Gerais, las minas tan
codiciadas por las Cortes europeas: una encrucijada del Brasil colonial. Dios
aparece en los cruces. La Iglesia en Brasil no puede olvidar esta vocación
inscrita en ella desde su primer aliento: ser capaz de sístole y diástole, de
recoger y difundir.

2. Aprecio por la trayectoria de la Iglesia en Brasil.
Los obispos de Roma han llevado siempre en su corazón a Brasil y a
su Iglesia. Se ha logrado un maravilloso recorrido. De 12 diócesis durante

Acta Francisci Pp.

689

el Concilio Vaticano I a las actuales 275 circunscripciones. No ha sido la
expansión de un aparato o de una empresa, sino más bien el dinamismo de
los « cinco panes y dos peces » evangélicos, que, en contacto con la bondad
del Padre, en manos encallecidas, han sido fecundos.
Hoy deseo reconocer el trabajo sin reservas de Ustedes, Pastores, en
sus Iglesias. Pienso en los obispos que están en la selva subiendo y bajando
por los ríos, en las zonas semiáridas, en el Pantanal, en la pampa, en las
junglas urbanas de las megalópolis. Amen siempre con una dedicación total
a su grey. Pero pienso también en tantos nombres y tantos rostros que han
dejado una huella indeleble en el camino de la Iglesia en Brasil, haciendo
palpable la gran bondad de Dios para con esta Iglesia.2
Los obispos de Roma siempre han estado cerca; han seguido, animado, acompañado. En las últimas décadas, el beato Juan XXIII invitó con
insistencia a los obispos brasileños a preparar su primer plan pastoral y,
desde entonces, se ha desarrollado una verdadera tradición pastoral en
Brasil, logrando que la Iglesia no fuera un trasatlántico a la deriva, sino
que tuviera siempre una brújula. El Siervo de Dios Pablo VI, además de
alentar la recepción del Concilio Vaticano II con fidelidad, pero también con
rasgos originales,3 influyó decisivamente en la autoconciencia de la Iglesia
en Brasil mediante el Sínodo sobre la evangelización y el texto fundamental
de referencia, que sigue siendo de actualidad: la Evangelii nuntiandi. El
beato Juan Pablo II visitó Brasil en tres ocasiones, recorriéndolo « de cabo
a rabo », de norte a sur, insistiendo en la misión pastoral de la Iglesia, en
la comunión y la participación, en la preparación del Gran Jubileo, en la
nueva evangelización. Benedicto XVI eligió Aparecida para celebrar la V
Asamblea General del CELAM, y esto ha dejado una huella profunda en
la Iglesia de todo el continente.
La Iglesia en Brasil ha recibido y aplicado con originalidad el Concilio
Vaticano II y el camino recorrido, aunque ha debido superar algunas enfermedades infantiles, ha llevado gradualmente a una Iglesia más madura,
generosa y misionera.
Hoy nos encontramos en un nuevo momento. Como ha expresado bien
el Documento de Aparecida, no es una época de cambios, sino un cambio
2
Pienso en tantas figuras como, por citar sólo algunas, Lorscheider, Mendes de Almeida, Sales,
Vital, Camara, Macedo..., junto al primer obispo brasileño Pero Fernandes Sardinha (1551-1556), asesinado por belicosas tribus locales.
3
Cf. Asamblea General del CELAM en Medellín.

690

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

de época. Entonces, también hoy es urgente preguntarse: ¿Qué nos pide
Dios? Quisiera intentar ofrecer algunas líneas de respuesta a esta pregunta.

3. El icono de Emaús como clave de lectura del presente y del futuro.
Ante todo, no hemos de ceder al miedo del que hablaba el Beato John
Henry Newman: « El mundo cristiano se está haciendo estéril, y se agota
como una tierra sobreexplotada, que se convierte en arena ».4 No hay que
ceder al desencanto, al desánimo, a las lamentaciones. Hemos trabajado
mucho, y a veces nos parece que hemos fracasado, y tenemos el sentimiento
de quien debe hacer balance de una temporada ya perdida, viendo a los
que se han marchado o ya no nos consideran creíbles, relevantes.
Releamos una vez más el episodio de Emaús desde este punto de vista.5
Los dos discípulos huyen de Jerusalén. Se alejan de la « desnudez » de Dios.
Están escandalizados por el fracaso del Mesías en quien habían esperado
y que ahora aparece irremediablemente derrotado, humillado, incluso después del tercer día.6 Es el misterio difícil de quien abandona la Iglesia;
de aquellos que, tras haberse dejado seducir por otras propuestas, creen
que la Iglesia — su Jerusalén — ya no puede ofrecer algo significativo e
importante. Y, entonces, van solos por el camino con su propia desilusión.
Tal vez la Iglesia se ha mostrado demasiado débil, demasiado lejana de sus
necesidades, demasiado pobre para responder a sus inquietudes, demasiado
fría para con ellos, demasiado autorreferencial, prisionera de su propio
lenguaje rígido; tal vez el mundo parece haber convertido a la Iglesia en
una reliquia del pasado, insuficiente para las nuevas cuestiones; quizás la
Iglesia tenía respuestas para la infancia del hombre, pero no para su edad
adulta.7 El hecho es que actualmente hay muchos como los dos discípulos
de Emaús; no sólo los que buscan respuestas en los nuevos y difusos grupos
religiosos, sino también aquellos que parecen vivir ya sin Dios, tanto en la
teoría como en la práctica.
Ante esta situación, ¿qué hacer?
Hace falta una Iglesia que no tenga miedo a entrar en la noche de ellos.
4
Letter of 26 January 1833, in: The Letters and Diaries of John Henry Newman, vol. III, Oxford
1979, p. 204.
5
Lc 24, 13-15.
6
vv. 24, 17-21.
7
En el Documento de Aparecida se presentan sintéticamente las razones de fondo de este fenómeno (cf. n. 225).

Acta Francisci Pp.

691

Necesitamos una Iglesia capaz de encontrarlos en su camino. Necesitamos
una Iglesia capaz de entrar en su conversación. Necesitamos una Iglesia que
sepa dialogar con aquellos discípulos que, huyendo de Jerusalén, vagan sin
una meta, solos, con su propio desencanto, con la decepción de un cristianismo considerado ya estéril, infecundo, impotente para generar sentido.
La globalización implacable y la intensa urbanización, a menudo salvajes, prometían mucho. Muchos se han enamorado de sus posibilidades, y
en ellas hay algo realmente positivo, como por ejemplo, la disminución de
las distancias, el acercamiento entre las personas y culturas, la difusión de
la información y los servicios. Pero, por otro lado, muchos vivencian sus
efectos negativos sin darse cuenta de cómo ellos comprometen su visión
del hombre y del mundo, generando más desorientación y un vacío que no
logran explicar. Algunos de estos efectos son la confusión del sentido de la
vida, la desintegración personal, la pérdida de la experiencia de pertenecer
a un « nido », la falta de hogar y vínculos profundos.
Y como no hay quien los acompañe y muestre con su vida el verdadero
camino, muchos han buscado atajos, porque la « medida » de la gran Iglesia
parece demasiado alta. Hay aún los que reconocen el ideal del hombre y de
la vida propuesto por la Iglesia, pero no se atreven a abrazarlo. Piensan
que el ideal es demasiado grande para ellos, está fuera de sus posibilidades,
la meta a perseguir es inalcanzable. Sin embargo no pueden vivir sin tener
al menos algo, aunque sea una caricatura, de eso que les parece demasiado
alto y lejano. Con la desilusión en el corazón, van en busca de algo que les
ilusione de nuevo o se resignan a una adhesión parcial, que en definitiva
no alcanza a dar plenitud a sus vidas.
La sensación de abandono y soledad, de no pertenecerse ni siquiera a
sí mismos, que surge a menudo en esta situación, es demasiado dolorosa
para acallarla. Hace falta un desahogo y, entonces, queda la vía del lamento.
Pero incluso el lamento se convierte a su vez en un boomerang que vuelve y
termina por aumentar la infelicidad. Hay pocos que todavía saben escuchar
el dolor; al menos, hay que anestesiarlo.
Ante este panorama hace falta una Iglesia capaz de acompañar, de
ir más allá del mero escuchar; una Iglesia que acompañe en el camino
poniéndose en marcha con la gente; una Iglesia que pueda descifrar esa
noche que entraña la fuga de Jerusalén de tantos hermanos y hermanas;
una Iglesia que se dé cuenta de que las razones por las que hay gente que
se aleja, contienen ya en sí mismas también los motivos para un posible

692

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

retorno, pero es necesario saber leer el todo con valentía. Jesús le dio calor
al corazón de los discípulos de Emaús.
Quisiera que hoy nos preguntáramos todos: ¿Somos aún una Iglesia capaz
de inflamar el corazón? ¿Una Iglesia que pueda hacer volver a Jerusalén?
¿De acompañar a casa? En Jerusalén residen nuestras fuentes: Escritura, catequesis, sacramentos, comunidad, la amistad del Señor, María y los
Apóstoles... ¿Somos capaces todavía de presentar estas fuentes, de modo
que se despierte la fascinación por su belleza?
Muchos se han ido porque se les ha prometido algo más alto, algo más
fuerte, algo más veloz.
Pero, ¿hay algo más alto que el amor revelado en Jerusalén? Nada es más
alto que el abajamiento de la cruz, porque allí se alcanza verdaderamente
la altura del amor. ¿Somos aún capaces de mostrar esta verdad a quienes
piensan que la verdadera altura de la vida está en otra parte?
¿Alguien conoce algo de más fuerte que el poder escondido en la fragilidad del amor, de la bondad, de la verdad, de la belleza?
La búsqueda de lo que cada vez es más veloz atrae al hombre de hoy:
internet veloz, coches y aviones rápidos, relaciones inmediatas... Y, sin embargo, se nota una necesidad desesperada de calma, diría de lentitud. La
Iglesia, ¿sabe todavía ser lenta: en el tiempo, para escuchar, en la paciencia,
para reparar y reconstruir? ¿O acaso también la Iglesia se ve arrastrada
por el frenesí de la eficiencia? Recuperemos, queridos hermanos, la calma
de saber ajustar el paso a las posibilidades de los peregrinos, al ritmo de
su caminar, la capacidad de estar siempre cerca para que puedan abrir un
resquicio en el desencanto que hay en su corazón, y así poder entrar en
él. Quieren olvidarse de Jerusalén, donde están sus fuentes, pero terminan
por sentirse sedientos. Hace falta una Iglesia capaz de acompañar también
hoy el retorno a Jerusalén. Una Iglesia que pueda hacer redescubrir las
cosas gloriosas y gozosas que se dicen en Jerusalén, de hacer entender
que ella es mi Madre, nuestra Madre, y que no están huérfanos. En ella
hemos nacido. ¿Dónde está nuestra Jerusalén, donde hemos nacido? En el
bautismo, en el primer encuentro de amor, en la llamada, en la vocación. 8
Se necesita una Iglesia que vuelva a traer calor, a encender el corazón.
Se necesita una Iglesia que también hoy pueda devolver la ciudadanía
a tantos de sus hijos que caminan como en un éxodo.
8

Cf. también los cuatro puntos indicados por Aparecida (ibid., n. 226).

Acta Francisci Pp.

693

4. Los desafíos de la Iglesia en Brasil.
A la luz de lo dicho, quisiera señalar algunos desafíos de la amada
Iglesia en Brasil.
La prioridad de la formación: obispos, sacerdotes, religiosos y laicos.
Queridos hermanos, si no formamos ministros capaces de enardecer el
corazón de la gente, de caminar con ellos en la noche, de entrar en diálogo con sus ilusiones y desilusiones, de recomponer su fragmentación, ¿qué
podemos esperar para el camino presente y futuro? No es cierto que Dios
se haya apagado en ellos. Aprendamos a mirar más profundo: no hay quien
inflame su corazón como a los discípulos de Emaús.9
Por esto es importante promover y cuidar una formación de calidad,
que cree personas capaces de bajar en la noche sin verse dominadas por
la oscuridad y perderse; de escuchar la ilusión de tantos, sin dejarse seducir; de acoger las desilusiones, sin desesperarse y caer en la amargura;
de tocar la desintegración del otro, sin dejarse diluir y descomponerse en
su propia identidad.
Se necesita una solidez humana, cultural, afectiva, espiritual y doctrinal.10 Queridos hermanos en el episcopado, hay que tener el valor de una
revisión a fondo de las estructuras de formación y preparación del clero
y del laicado de la Iglesia en Brasil. No es suficiente una vaga prioridad
de formación, ni los documentos o las reuniones. Hace falta la sabiduría
práctica de establecer estructuras duraderas de preparación en el ámbito
local, regional, nacional, y que sean el verdadero corazón para el episcopado, sin escatimar esfuerzos, atenciones y acompañamiento. La situación
actual exige una formación de calidad a todos los niveles. Los obispos no
pueden delegar este cometido. Ustedes no pueden delegar esta tarea, sino
asumirla como algo fundamental para el camino de sus Iglesias.

Colegialidad y solidaridad de la Conferencia Episcopal.
A la Iglesia en Brasil no le basta un líder nacional, necesita una red de
« testimonios » regionales que, hablando el mismo lenguaje, aseguren por doquier no la unanimidad, sino la verdadera unidad en la riqueza de la diversidad.
Cf. Lc 24, 32.
En el Documento de Aparecida se pone gran atención a la formación del clero, y también de los
laicos (cf. nn. 316-325; 212).
9

10

694

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

La comunión es un lienzo que se debe tejer con paciencia y perseverancia,
que va gradualmente « juntando los puntos » para lograr una textura cada
vez más amplia y espesa. Una manta con pocas hebras de lana no calienta.
Es importante recordar Aparecida, el método de recoger la diversidad.
No tanto diversidad de ideas para elaborar un documento, sino variedad
de experiencias de Dios para poner en marcha una dinámica vital.
Los discípulos de Emaús regresaron a Jerusalén contando la experiencia que habían tenido en el encuentro con el Cristo resucitado. Y allí se
enteraron de las otras manifestaciones del Señor y de las experiencias de
sus hermanos. La Conferencia Episcopal es precisamente un ámbito vital
para posibilitar el intercambio de testimonios sobre los encuentros con
el Resucitado, en el norte, en el sur, en el oeste... Se necesita, pues, una
valorización creciente del elemento local y regional. No es suficiente una
burocracia central, sino que es preciso hacer crecer la colegialidad y la
solidaridad: será una verdadera riqueza para todos.11

Estado permanente de misión y conversión pastoral.
Aparecida habló de estado permanente de misión12 y de la necesidad
de una conversión pastoral.13 Son dos resultados importantes de aquella
Asamblea para el conjunto de la Iglesia de la zona, y el camino recorrido
en Brasil en estos dos puntos es significativo.
Sobre la misión se ha de recordar que su urgencia proviene de su motivación interna: la de transmitir un legado; y, sobre el método, es decisivo
recordar que un legado es como el testigo, la posta en la carrera de relevos:
no se lanza al aire y quien consigue agarrarlo, bien, y quien no, se queda
sin él. Para transmitir el legado hay que entregarlo personalmente, tocar
a quien se le quiere dar, transmitir este patrimonio.
Sobre la conversión pastoral, quisiera recordar que « pastoral » no es
otra cosa que el ejercicio de la maternidad de la Iglesia. La Iglesia da a
luz, amamanta, hace crecer, corrige, alimenta, lleva de la mano... Se requiere, pues, una Iglesia capaz de redescubrir las entrañas maternas de la
misericordia. Sin la misericordia, poco se puede hacer hoy para insertarse
en un mundo de « heridos », que necesitan comprensión, perdón y amor.
11
También el Documento de Aparecida ofrece líneas importantes de camino sobre este aspecto (cf.
nn. 181-183; 189).
12
Cf. n. 216.
13
Cf. nn. 365-372.

Acta Francisci Pp.

695

En la misión, también en la continental,14 es muy importante reforzar
la familia, que sigue siendo la célula esencial para la sociedad y para la
Iglesia; los jóvenes, que son el rostro futuro de la Iglesia; las mujeres, que
tienen un papel fundamental en la transmisión de la fe y constituyen esa
fuerza cotidiana en una sociedad que la lleve adelante y la renueve. No reduzcamos el compromiso de las mujeres en la Iglesia, sino que promovamos
su participación activa en la comunidad eclesial. Si la Iglesia pierde a las
mujeres en su total y real dimensión, la Iglesia se expone a la esterilidad.
Aparecida destaca también la vocación y misión del varón en la familia, la
Iglesia y la sociedad, como padres, trabajadores y ciudadanos.15 ¡Ténganlo
en cuenta!

La tarea de la Iglesia en la sociedad.
En el ámbito social, sólo hay una cosa que la Iglesia pide con particular
claridad: la libertad de anunciar el Evangelio de modo integral, aun cuando
esté en contraste con el mundo, cuando vaya contracorriente, defendiendo
el tesoro del cual es solamente guardiana, y los valores de los que no dispone, pero que ha recibido y a los cuales debe ser fiel.
La Iglesia sostiene el derecho de servir al hombre en su totalidad,
diciéndole lo que Dios ha revelado sobre el hombre y su realización y ella
quiere hacer presente ese patrimonio inmaterial sin el cual la sociedad
se desmorona, las ciudades se verían arrasadas por sus propios muros,
barrancos y barreras. La Iglesia tiene el derecho y el deber de mantener
encendida la llama de la libertad y de la unidad del hombre.
Las urgencias de Brasil son la educación, la salud, la paz social. La
Iglesia tiene una palabra que decir sobre estos temas, porque para responder adecuadamente a estos desafíos no bastan soluciones meramente
técnicas, sino que hay que tener una visión subyacente del hombre, de su
libertad, de su valor, de su apertura a la trascendencia. Y Ustedes, queridos hermanos, no tengan miedo de ofrecer esta contribución de la Iglesia,
que es por el bien de toda la sociedad, y ofrecer esta palabra “encarnada”
también en el testimonio.
14
Las conclusiones de la Conferencia de Aparecida insisten en el rostro de una Iglesia que por su
misma naturaleza es evangelizadora, que existe para evangelizar, con audacia y libertad, a todos los
niveles (cf. nn.547-554).
15
Cf. nn. 459-463.

696

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

La Amazonia como tornasol, banco de pruebas para la Iglesia y la sociedad brasileña.
Hay un último punto al que quisiera referirme, y que considero relevante
para el camino actual y futuro, no solamente de la Iglesia en Brasil, sino
también de todo el conjunto social: la Amazonia. La Iglesia no está en la
Amazonia como quien tiene hechas las maletas para marcharse después
de haberla explotado todo lo que ha podido. La Iglesia está presente en
la Amazonia desde el principio con misioneros, congregaciones religiosas,
sacerdotes, laicos y obispos y todavía hoy está presente y es determinante
para el futuro de la zona. Pienso en la acogida que la Iglesia en la Amazonia ofrece hoy a los inmigrantes haitianos después del terrible terremoto
que devastó su país.
Quisiera invitar a todos a reflexionar sobre lo que Aparecida dijo sobre
la Amazonia,16 y también el vigoroso llamamiento al respeto y la custodia
de toda la creación, que Dios ha confiado al hombre, no para explotarla
salvajemente, sino para que la convierta en un jardín. En el desafío pastoral
que representa la Amazonia no puedo dejar de agradecer lo que la Iglesia
en Brasil está haciendo: la Comisión Episcopal para la Amazonia, creada
en 1997, ha dado ya mucho fruto, y muchas diócesis han respondido con
prontitud y generosidad a la solicitud de solidaridad, enviando misioneros
laicos y sacerdotes. Doy gracias a Monseñor Jaime Chemelo, pionero en
este trabajo, y al Cardenal Hummes, actual Presidente de la Comisión. Pero
quisiera añadir que la obra de la Iglesia ha de ser ulteriormente incentivada
y relanzada. Se necesitan instructores cualificados, sobre todo formadores
y profesores de teología, para consolidar los resultados alcanzados en el
campo de la formación de un clero autóctono, para tener también sacerdotes
adaptados a las condiciones locales y fortalecer, por decirlo así, el « rostro
amazónico » de la Iglesia. En esto, por favor, les pido que sean valientes,
que tengan parresia. En lenguaje porteño les diría que sea corajudos.
Queridos hermanos, he tratado de ofrecer de una manera fraterna algunas reflexiones y líneas de trabajo en una Iglesia como la que está en Brasil,
que es un gran mosaico de piedritas, de imágenes, de formas, problemas
y retos, pero que precisamente por eso constituye una enorme riqueza. La
Iglesia nunca es uniformidad, sino diversidad que se armoniza en la unidad,
y esto vale para toda realidad eclesial.
16

Cf. particularmente los nn. 83-87 y, desde el punto de vista de una pastoral unitaria, el n. 475.

Acta Francisci Pp.

697

Que la Virgen Inmaculada de Aparecida sea la estrella que ilumine el
compromiso de Ustedes y su camino para llevar a Cristo, como ella lo ha
hecho, a todo hombre y a toda mujer de este inmenso país. Será Él, como
lo hizo con los dos discípulos confusos y desilusionados de Emaús, quien
haga arder el corazón y dé nueva y segura esperanza.

VI
Iter Apostolicum in Flumen Ianuarii occasione XXVIII Diei Mundialis
Iuventutis: Ad comitatum coordinationis Coetus Episcoporum Americae Latinae (C.E.L.AM) apud studiorum sedem in urbe Sumaré.*

1. Introducción
Agradezco al Señor esta oportunidad de poder hablar con ustedes, hermanos Obispos, responsables del CELAM en el cuatrienio 2011-2015. Hace
57 años que el CELAM sirve a las 22 Conferencias Episcopales de América
Latina y El Caribe, colaborando solidaria y subsidiariamente para promover, impulsar y dinamizar la colegialidad episcopal y la comunión entre las
Iglesias de esta Región y sus Pastores.
Como Ustedes, también yo soy testigo del fuerte impulso del Espíritu
en la Quinta Conferencia General del Episcopado Latinoamericano y El
Caribe en Aparecida, en mayo de 2007, que sigue animando los trabajos
del CELAM para la anhelada renovación de las Iglesias particulares. Esta
renovación, en buena parte de ellas, se encuentra ya en marcha. Quisiera
centrar esta conversación en el patrimonio heredado de aquel encuentro
fraterno y que todos hemos bautizado como Misión Continental.

2. Características peculiares de Aparecida
Existen cuatro características que son propias de la V Conferencia. Son
como cuatro columnas del desarrollo de Aparecida y que le confieren su
originalidad.
1) Inicio sin documento
Medellín, Puebla y Santo Domingo comenzaron sus trabajos con un
camino recorrido de preparación que culminó en una especie de Instrumentum laboris, con el cual se desarrolló la discusión, reflexión y aprobación
* Die 28 Iulii 2013.

698

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

del documento final. En cambio, Aparecida promovió la participación de
las Iglesias particulares como camino de preparación que culminó en un
documento de síntesis. Este documento, si bien fue referencia durante la
Quinta Conferencia General, no se asumió como documento de partida. El
trabajo inicial consistió en poner en común las preocupaciones de los Pastores ante el cambio de época y la necesidad de renovar la vida discipular
y misionera con la que Cristo fundó la Iglesia.
2) Ambiente de oración con el Pueblo de Dios
Es importante recordar el ambiente de oración generado por el diario
compartir la Eucaristía y otros momentos litúrgicos, donde siempre fuimos
acompañados por el Pueblo de Dios. Por otro lado, puesto que los trabajos
tenían lugar en el subsuelo del Santuario, la “música funcional” que los
acompañaba fueron los cánticos y oraciones de los fieles.
3) Documento que se prolonga en compromiso, con la Misión Continental
En este contexto de oración y vivencia de fe surgió el deseo de un
nuevo Pentecostés para la Iglesia y el compromiso de la Misión Continental. Aparecida no termina con un Documento sino que se prolonga en la
Misión Continental.
4) La presencia de Nuestra Señora, Madre de América
Es la primera Conferencia del Episcopado Latinoamericano y El Caribe
que se realiza en un Santuario mariano.

3. Dimensiones de la Misión Continental
La Misión Continental se proyecta en dos dimensiones: programática y
paradigmática. La misión programática, como su nombre lo indica, consiste
en la realización de actos de índole misionera. La misión paradigmática,
en cambio, implica poner en clave misionera la actividad habitual de las
Iglesias particulares. Evidentemente aquí se da, como consecuencia, toda
una dinámica de reforma de las estructuras eclesiales. El “cambio de estructuras” (de caducas a nuevas) no es fruto de un estudio de organización
de la planta funcional eclesiástica, de lo cual resultaría una reorganización
estática, sino que es consecuencia de la dinámica de la misión. Lo que hace
caer las estructuras caducas, lo que lleva a cambiar los corazones de los
cristianos, es precisamente la misionariedad. De aquí la importancia de la
misión paradigmática.
La Misión Continental, sea programática, sea paradigmática, exige generar la conciencia de una Iglesia que se organiza para servir a todos los

Acta Francisci Pp.

699

bautizados y hombres de buena voluntad. El discípulo de Cristo no es una
persona aislada en una espiritualidad intimista, sino una persona en comunidad, para darse a los demás. Misión Continental, por tanto, implica
pertenencia eclesial.
Un planteo como éste, que comienza por el discipulado misionero e implica comprender la identidad del cristiano como pertenencia eclesial, pide
que nos explicitemos cuáles son los desafíos vigentes de la misionariedad
discipular. Señalaré solamente dos: la renovación interna de la Iglesia y el
diálogo con el mundo actual.
Renovación interna de la Iglesia
Aparecida ha propuesto como necesaria la Conversión Pastoral. Esta
conversión implica creer en la Buena Nueva, creer en Jesucristo portador
del Reino de Dios, en su irrupción en el mundo, en su presencia victoriosa sobre el mal; creer en la asistencia y conducción del Espíritu Santo;
creer en la Iglesia, Cuerpo de Cristo y prolongadora del dinamismo de la
Encarnación.
En este sentido, es necesario que, como Pastores, nos planteemos interrogantes que hacen a la marcha de las Iglesias que presidimos. Estas
preguntas sirven de guía para examinar el estado de las diócesis en la asunción del espíritu de Aparecida y son preguntas que conviene nos hagamos
frecuentemente como examen de conciencia.
1. ¿Procuramos que nuestro trabajo y el de nuestros Presbíteros sea más
pastoral que administrativo? ¿Quién es el principal beneficiario de la labor
eclesial, la Iglesia como organización o el Pueblo de Dios en su totalidad?
2. ¿Superamos la tentación de atender de manera reactiva los complejos
problemas que surgen? ¿Creamos un hábito pro-activo? ¿Promovemos espacios
y ocasiones para manifestar la misericordia de Dios? ¿Somos conscientes de
la responsabilidad de replantear las actitudes pastorales y el funcionamiento
de las estructuras eclesiales, buscando el bien de los fieles y de la sociedad?
3. En la práctica, ¿hacemos partícipes de la Misión a los fieles laicos?
¿Ofrecemos la Palabra de Dios y los Sacramentos con la clara conciencia
y convicción de que el Espíritu se manifiesta en ellos?
4. ¿Es un criterio habitual el discernimiento pastoral, sirviéndonos de
los Consejos Diocesanos? Estos Consejos y los Parroquiales de Pastoral y
de Asuntos Económicos ¿son espacios reales para la participación laical en
la consulta, organización y planificación pastoral? El buen funcionamiento
de los Consejos es determinante. Creo que estamos muy atrasados en esto.

700

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

5. Los Pastores, Obispos y Presbíteros, ¿tenemos conciencia y convicción
de la misión de los fieles y les damos la libertad para que vayan discerniendo, conforme a su proceso de discípulos, la misión que el Señor les confía?
¿Los apoyamos y acompañamos, superando cualquier tentación de manipulación o sometimiento indebido? ¿Estamos siempre abiertos para dejarnos
interpelar en la búsqueda del bien de la Iglesia y su Misión en el mundo?
6. Los agentes de pastoral y los fieles en general ¿se sienten parte de
la Iglesia, se identifican con ella y la acercan a los bautizados distantes y
alejados?
Como se puede apreciar aquí están en juego actitudes. La Conversión
Pastoral atañe principalmente a las actitudes y a una reforma de vida. Un
cambio de actitudes necesariamente es dinámico: “entra en proceso” y sólo
se lo puede contener acompañándolo y discerniendo. Es importante tener
siempre presente que la brújula, para no perderse en este camino, es la de
la identidad católica concebida como pertenencia eclesial.
Diálogo con el mundo actual
Hace bien recordar las palabras del Concilio Vaticano II: « Los gozos
y las esperanzas, las tristezas y las angustias de los hombres de nuestro
tiempo, sobre todo de los pobres y de cuantos sufren, son a la vez gozos y
esperanzas, tristezas y angustias de los discípulos de Cristo ».1 Aquí reside
el fundamento del diálogo con el mundo actual.
La respuesta a las preguntas existenciales del hombre de hoy, especialmente de las nuevas generaciones, atendiendo a su lenguaje, entraña
un cambio fecundo que hay que recorrer con la ayuda del Evangelio, del
Magisterio, y de la Doctrina Social de la Iglesia. Los escenarios y areópagos
son de lo más variado. Por ejemplo, en una misma ciudad, existen varios
imaginarios colectivos que conforman “diversas ciudades”. Si nos mantenemos solamente en los parámetros de “la cultura de siempre”, en el fondo
una cultura de base rural, el resultado terminará anulando la fuerza del
Espíritu Santo. Dios está en todas partes: hay que saber descubrirlo para
poder anunciarlo en el idioma de esa cultura; y cada realidad, cada idioma,
tiene un ritmo diverso.

4. Algunas tentaciones contra el discipulado misionero
La opción por la misionariedad del discípulo será tentada. Es importante
saber por dónde va el mal espíritu para ayudarnos en el discernimiento.
1

Cf. GS, 1.

Acta Francisci Pp.

701

No se trata de salir a cazar demonios, sino simplemente de lucidez y astucia evangélica. Menciono sólo algunas actitudes que configuran una Iglesia
“tentada”. Se trata de conocer ciertas propuestas actuales que pueden mimetizarse en la dinámica del discipulado misionero y detener, hasta hacer
fracasar, el proceso de Conversión Pastoral.
1. La ideologización del mensaje evangélico. Es una tentación que se dio
en la Iglesia desde el principio: buscar una hermenéutica de interpretación
evangélica fuera del mismo mensaje del Evangelio y fuera de la Iglesia. Un
ejemplo: Aparecida, en un momento, sufrió esta tentación bajo la forma de
asepsia. Se utilizó, y está bien, el método de « ver, juzgar, actuar ».2 La tentación estaría en optar por un “ver” totalmente aséptico, un “ver” neutro,
lo cual es inviable. Siempre el ver está afectado por la mirada. No existe
una hermenéutica aséptica. La pregunta era, entonces: ¿con qué mirada
vamos a ver la realidad? Aparecida respondió: Con mirada de discípulo. Así
se entienden los números 20 al 32. Hay otras maneras de ideologización del
mensaje y, actualmente, aparecen en Latinoamérica y el Caribe propuestas
de esta índole. Menciono sólo algunas:
a) El reduccionismo socializante. Es la ideologización más fácil de descubrir. En algunos momentos fue muy fuerte. Se trata de una pretensión
interpretativa en base a una hermenéutica según las ciencias sociales. Abarca
los campos más variados, desde el liberalismo de mercado hasta la categorización marxista.
b) La ideologización psicológica. Se trata de una hermenéutica elitista
que, en definitiva, reduce el “encuentro con Jesucristo” y su ulterior desarrollo a una dinámica de autoconocimiento. Suele darse principalmente
en cursos de espiritualidad, retiros espirituales, etc. Termina por resultar
una postura inmanente autorreferencial. No sabe de trascendencia y, por
tanto, de misionariedad.
c) La propuesta gnóstica. Bastante ligada a la tentación anterior. Suele
darse en grupos de élites con una propuesta de espiritualidad superior,
bastante desencarnada, que termina por desembarcar en posturas pastorales
de “quaestiones disputatae”. Fue la primera desviación de la comunidad
primitiva y reaparece, a lo largo de la historia de la Iglesia, en ediciones
corregidas y renovadas. Vulgarmente se los denomina “católicos ilustrados”
(por ser actualmente herederos de la Ilustración).
2

Cf. n. 19.

702

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

d) La propuesta pelagiana. Aparece fundamentalmente bajo la forma de
restauracionismo. Ante los males de la Iglesia se busca una solución sólo
en la disciplina, en la restauración de conductas y formas superadas que,
incluso culturalmente, no tienen capacidad significativa. En América Latina
suele darse en pequeños grupos, en algunas nuevas Congregaciones Religiosas, en tendencias exageradas a la « seguridad » doctrinal o disciplinaria.
Fundamentalmente es estática, si bien puede prometerse una dinámica hacia
adentro: involuciona. Busca “recuperar” el pasado perdido.
2. El funcionalismo. Su acción en la Iglesia es paralizante. Más que con
la ruta se entusiasma con la “hoja de ruta”. La concepción funcionalista
no tolera el misterio, va a la eficacia. Reduce la realidad de la Iglesia a
la estructura de una ONG. Lo que vale es el resultado constatable y las
estadísticas. De aquí se va a todas las modalidades empresariales de Iglesia.
Constituye una suerte de “teología de la prosperidad” en lo organizativo
de la pastoral.
3. El clericalismo es también una tentación muy actual en Latinoamérica. Curiosamente, en la mayoría de los casos, se trata de una complicidad
pecadora: el cura clericaliza y el laico le pide por favor que lo clericalice,
porque en el fondo le resulta más cómodo. El fenómeno del clericalismo
explica, en gran parte, la falta de adultez y de cristiana libertad en parte
del laicado latinoamericano. O no crece (la mayoría), o se acurruca en cobertizos de ideologizaciones como las ya vistas, o en pertenencias parciales
y limitadas. Existe en nuestras tierras una forma de libertad laical a través
de experiencias de pueblo: el católico como pueblo. Aquí se ve una mayor
autonomía, sana en general, y que se expresa fundamentalmente en la piedad popular. El capítulo de Aparecida sobre piedad popular describe con
profundidad esta dimensión. La propuesta de los grupos bíblicos, de las
comunidades eclesiales de base y de los Consejos pastorales va en la línea de
superación del clericalismo y de un crecimiento de la responsabilidad laical.
Podríamos seguir describiendo algunas otras tentaciones contra el discipulado misionero, pero creo que éstas son las más importantes y de más
fuerza en este momento de América Latina y El Caribe.

5. Algunas pautas eclesiológicas
1. El discipulado-misionero que Aparecida propuso a las Iglesias de
América Latina y El Caribe es el camino que Dios quiere para este “hoy”.
Toda proyección utópica (hacia el futuro) o restauracionista (hacia el pasado)

Acta Francisci Pp.

703

no es del buen espíritu. Dios es real y se manifiesta en el “hoy”. Hacia el
pasado su presencia se nos da como “memoria” de la gesta de salvación
sea en su pueblo sea en cada uno de nosotros; hacia el futuro se nos da
como “promesa” y esperanza. En el pasado Dios estuvo y dejó su huella: la
memoria nos ayuda a encontrarlo; en el futuro sólo es promesa… y no está
en los mil y un “futuribles”. El “hoy” es lo más parecido a la eternidad; más
aún: el “hoy” es chispa de eternidad. En el “hoy” se juega la vida eterna.
El discipulado misionero es vocación: llamado e invitación. Se da en un
“hoy” pero “en tensión”. No existe el discipulado misionero estático. El
discípulo misionero no puede poseerse a sí mismo, su inmanencia está en
tensión hacia la trascendencia del discipulado y hacia la trascendencia
de la misión. No admite la autorreferencialidad: o se refiere a Jesucristo
o se refiere al pueblo a quien se debe anunciar. Sujeto que se trasciende.
Sujeto proyectado hacia el encuentro: el encuentro con el Maestro (que nos
unge discípulos) y el encuentro con los hombres que esperan el anuncio.
Por eso, me gusta decir que la posición del discípulo misionero no es una
posición de centro sino de periferias: vive tensionado hacia las periferias…
incluso las de la eternidad en el encuentro con Jesucristo. En el anuncio
evangélico, hablar de “periferias existenciales” des-centra, y habitualmente
tenemos miedo a salir del centro. El discípulo-misionero es un des-centrado:
el centro es Jesucristo, que convoca y envía. El discípulo es enviado a las
periferias existenciales.
2. La Iglesia es institución pero cuando se erige en “centro” se funcionaliza y poco a poco se transforma en una ONG. Entonces, la Iglesia
pretende tener luz propia y deja de ser ese « mysterium lunae » del que nos
hablaban los Santos Padres. Se vuelve cada vez más autorreferencial y se
debilita su necesidad de ser misionera. De “Institución” se transforma en
“Obra”. Deja de ser Esposa para terminar siendo Administradora; de Servidora se transforma en “Controladora”. Aparecida quiere una Iglesia Esposa,
Madre, Servidora, facilitadora de la fe y no tanto controladora de la fe.
3. En Aparecida se dan de manera relevante dos categorías pastorales
que surgen de la misma originalidad del Evangelio y también pueden servirnos de pauta para evaluar el modo como vivimos eclesialmente el discipulado misionero: la cercanía y el encuentro. Ninguna de las dos es nueva,
sino que conforman la manera cómo se reveló Dios en la historia. Es el
“Dios cercano” a su pueblo, cercanía que llega al máximo al encarnarse. Es
el Dios que sale al encuentro de su pueblo. Existen en América Latina y

704

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

El Caribe pastorales “lejanas”, pastorales disciplinarias que privilegian los
principios, las conductas, los procedimientos organizativos… por supuesto
sin cercanía, sin ternura, sin caricia. Se ignora la “revolución de la ternura”
que provocó la encarnación del Verbo. Hay pastorales planteadas con tal
dosis de distancia que son incapaces de lograr el encuentro: encuentro con
Jesucristo, encuentro con los hermanos. Este tipo de pastorales a lo más
pueden prometer una dimensión de proselitismo pero nunca llegan a lograr
ni inserción eclesial ni pertenencia eclesial. La cercanía crea comunión y
pertenencia, da lugar al encuentro. La cercanía toma forma de diálogo
y crea una cultura del encuentro. Una piedra de toque para calibrar la
cercanía y la capacidad de encuentro de una pastoral es la homilía. ¿Qué
tal son nuestras homilías? ¿Nos acercan al ejemplo de nuestro Señor, que
“hablaba como quien tiene autoridad” o son meramente preceptivas, lejanas, abstractas?
4. Quien conduce la pastoral, la Misión Continental (sea programática
como paradigmática), es el Obispo. El Obispo debe conducir, que no es lo
mismo que mandonear. Además de señalar las grandes figuras del episcopado
latinoamericano que todos conocemos quisiera añadir aquí algunas líneas
sobre el perfil del Obispo que ya dije a los Nuncios en la reunión que tuvimos
en Roma. Los Obispos han de ser Pastores, cercanos a la gente, padres y
hermanos, con mucha mansedumbre; pacientes y misericordiosos. Hombres
que amen la pobreza, sea la pobreza interior como libertad ante el Señor,
sea la pobreza exterior como simplicidad y austeridad de vida. Hombres
que no tengan « psicología de príncipes ». Hombres que no sean ambiciosos y
que sean esposos de una Iglesia sin estar a la expectativa de otra. Hombres
capaces de estar velando sobre el rebaño que les ha sido confiado y cuidando
todo aquello que lo mantiene unido: vigilar sobre su pueblo con atención
sobre los eventuales peligros que lo amenacen, pero sobre todo para cuidar la
esperanza: que haya sol y luz en los corazones. Hombres capaces de sostener
con amor y paciencia los pasos de Dios en su pueblo. Y el sitio del Obispo
para estar con su pueblo es triple: o delante para indicar el camino, o en
medio para mantenerlo unido y neutralizar los desbandes, o detrás para
evitar que alguno se quede rezagado, pero también, y fundamentalmente,
porque el rebaño mismo tiene su olfato para encontrar nuevos caminos.
No quisiera abundar en más detalles sobre la persona del Obispo, sino simplemente añadir, incluyéndome en esta afirmación, que estamos un poquito
retrasados en lo que a Conversión Pastoral se refiere. Conviene que nos

Acta Francisci Pp.

705

ayudemos un poco más a dar los pasos que el Señor quiere para nosotros en
este « hoy » de América Latina y El Caribe. Y sería bueno comenzar por aquí.
Les agradezco la paciencia de escucharme. Perdonen el desorden de
la charla y, por favor, les pido que tomemos en serio nuestra vocación de
servidores del santo pueblo fiel de Dios, porque en esto se ejercita y se
muestra la autoridad: en la capacidad de servicio. Muchas gracias.

VII
Iter Apostolicum in Flumen Ianuarii occasione XXVIII Diei Mundialis
Iuventutis: Dum Beatissimus Pater Franciscus Brasiliae valedicit.*

Senhor Vice-Presidente da República,
Distintas Autoridades Nacionais, Estaduais e Locais,
Senhor Arcebispo de São Sebastião do Rio de Janeiro,
Senhores Cardeais e Irmãos no Episcopado,
Queridos Amigos!
Dentro de alguns instantes, deixarei sua Pátria para regressar a Roma.
Parto com a alma cheia de recordações felizes; essas – estou certo – tornarse-ão oração. Neste momento, já começo a sentir saudades. Saudades do
Brasil, este povo tão grande e de grande coração; este povo tão amoroso.
Saudades do sorriso aberto e sincero que vi em tantas pessoas, saudades
do entusiasmo dos voluntários. Saudades da esperança no olhar dos jovens
no Hospital São Francisco. Saudades da fé e da alegria em meio à adversidade dos moradores de Varginha. Tenho a certeza de que Cristo vive e
está realmente presente no agir de tantos e tantas jovens e demais pessoas
que encontrei nesta inesquecível semana. Obrigado pelo acolhimento e o
calor da amizade que me foram demonstrados. Também disso começo a
sentir saudades.
De modo particular agradeço à Senhora Presidenta, aqui representada
por seu Vice-Presidente, por ter-se feito intérprete dos sentimentos de todo
o povo do Brasil para com o Sucessor de Pedro. Cordialmente agradeço
a meus Irmãos Bispos e seus inúmeros colaboradores por terem tornado
estes dias uma celebração estupenda da nossa fé fecunda e jubilosa em
* Die 28 Iulii 2013.

706

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Jesus Cristo. Agradeço, em especial, a Dom Orani Tempesta, Arcebispo
do Rio de Janeiro, seus Bispos Auxiliares, e Dom Raymundo Damasceno,
Presidente da Conferência Episcopal. Agradeço a todos os que tomaram
parte nas celebrações da Eucaristia e nos restantes eventos, àqueles que
os organizaram, a quantos trabalharam para difundi-los através da mídia.
Agradeço, enfim, a todas as pessoas que, de um modo ou outro, souberam
acudir às necessidades de acolhida e gestão de uma multidão imensa de
jovens, sem esquecer de tantas pessoas que, no silêncio e na simplicidade,
rezaram para que esta Jornada Mundial da Juventude fosse uma verdadeira
experiência de crescimento na fé. Que Deus recompense a todos, como só
Ele sabe fazer!
Neste clima de gratidão e saudades, penso nos jovens, protagonistas
desse grande encontro: Deus lhes abençoe por tão belo testemunho de
participação viva, profunda e alegre nestes dias! Muitos de vocês vieram
como discípulos nesta peregrinação; não tenho dúvida de que todos agora
partem como missionários. A partir do testemunho de alegria e de serviço
de vocês, façam florescer a civilização do amor. Mostrem com a vida que
vale a pena gastar-se por grandes ideais, valorizar a dignidade de cada
ser humano, e apostar em Cristo e no seu Evangelho. Foi Ele que viemos
buscar nestes dias, porque Ele nos buscou primeiro, Ele nos faz arder o
coração para anunciar a Boa Nova nas grandes metrópoles e nos pequenos
povoados, no campo e em todos os locais deste nosso vasto mundo. Continuarei a nutrir uma esperança imensa nos jovens do Brasil e do mundo
inteiro: através deles, Cristo está preparando uma nova primavera em todo
o mundo. Eu vi os primeiros resultados desta sementeira; outros rejubilarão
com a rica colheita!
O meu pensamento final, minha última expressão das saudades, dirige-se
a Nossa Senhora Aparecida. Naquele amado Santuário, ajoelhei-me em prece
pela humanidade inteira e, de modo especial, por todos os brasileiros. Pedi
a Maria que robusteça em vocês a fé cristã, que é parte da nobre alma
do Brasil, como também de muitos outros países, tesouro de sua cultura,
alento e força para construírem uma nova humanidade na concórdia e na
solidariedade.
O Papa vai embora e lhes diz “até breve”, um “até breve” com saudades, e lhes pede, por favor, que não se esqueçam de rezar por ele. Este
Papa precisa da oração de todos vocês. Um abraço para todos. Que Deus
lhes abençoe!

Acta Francisci Pp.

707

CHIROGRAPHUM
Quo Pontificia Commissio pro ordinatione structurae oeconomicae-administrativae Sanctae Sedis instituitur.

Le riflessioni di questi giorni sui positivi dati di Bilancio, comunicati dal
Consiglio dei Cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede: Bilancio Consuntivo Consolidato della Santa Sede e
Bilancio Consuntivo del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano
per l’anno 2012, Ci inducono, sentiti i pareri di Eminentissimi Cardinali, di
Fratelli nell’Episcopato e di collaboratori consultati sul tema, a proseguire
nell’opera di introduzione di riforme nelle Istituzioni della Santa Sede, finalizzata ad una semplificazione e razionalizzazione degli Organismi esistenti
e ad una più attenta programmazione delle attività economiche di tutte le
Amministrazioni vaticane.
A tale scopo, Noi abbiamo deciso di istituire una Commissione referente
che raccolga puntuali informazioni sulle questioni economiche interessanti
le Amministrazioni vaticane e cooperi con il sopra citato Consiglio dei
Cardinali nel suo apprezzato lavoro, offrendo il supporto tecnico della consulenza specialistica ed elaborando soluzioni strategiche di miglioramento,
atte ad evitare dispendi di risorse economiche, a favorire la trasparenza nei
processi di acquisizione di beni e servizi, a perfezionare l’amministrazione
del patrimonio mobiliare e immobiliare, ad operare con sempre maggiore
prudenza in ambito finanziario, ad assicurare una corretta applicazione dei
principi contabili ed a garantire assistenza sanitaria e previdenza sociale
a tutti gli aventi diritto.
La Commissione svolge i propri compiti a norma del presente Chirografo
e delle Nostre disposizioni operative:
1. La Commissione è composta da un minimo di otto Membri tra i quali
è scelto un Presidente, che ne è il rappresentante legale, ed un Segretario
Coordinatore che ha poteri di delegato ed agisce in nome e per conto della
Commissione nella raccolta di documenti, dati ed informazioni necessari
allo svolgimento delle funzioni istituzionali.
2. I Membri, tutti nominati dal Sommo Pontefice sono esperti delle
materie giuridiche, economiche, finanziarie ed organizzative da trattare.

708

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

3. Le funzioni istituzionali della Commissione non invadono l’ambito di
competenza del governo e delle attività delle Amministrazioni interessate,
che sono tenute ad una sollecita collaborazione con la Commissione stessa.
Il segreto d’ufficio ed altre eventuali restrizioni stabilite dall’ordinamento
giuridico non inibiscono o limitano l’accesso della Commissione a documenti,
dati e informazioni necessari allo svolgimento dei compiti affidati.
4. La Commissione Ci tiene informati sul suo lavoro e Ci consegna gli
esiti dello stesso. Essa è tenuta a depositarCi l’intero archivio cartaceo e
digitale alla conclusione del suo mandato.
5. La Commissione viene dotata delle risorse, compresi interpreti e
traduttori, e degli strumenti adeguati alle sue funzioni istituzionali. Essa,
può, avvalersi della collaborazione di esperti e di società di consulenza da
individuare sia all’esterno, in tutto il mondo, che all’interno della Santa Sede
che non si trovino in conflitto di interessi per l’esercizio di professioni, di
funzioni o di incarichi connessi con le attività delle Amministrazioni vaticane.
6. La Commissione collabora, a richiesta, con il Gruppo di lavoro di
otto Cardinali costituito per lo studio di un progetto di riforma della Costituzione Apostolica Pastor Bonus sulla Curia Romana.
7. La Commissione è istituita dalla data del presente Chirografo. Essa
sarà sciolta su Nostra Disposizione.
Dato in Vaticano, il 18 luglio 2013, primo anno del mio Pontificato.

FRANCESCO
Gli otto membri sono:
Dott. Joseph F.X. Zahra (Malta), Presidente
Rev.mo Mons. Lucio Angel Vallejo Balda (Segretario della Prefettura degli
Affari Economici), Segretario
Sig. Jean-Baptiste de Franssu (Francia)
Dott. Enrique Llano (Spagna)
Dott. Jochen Messemer (Germania)
Dott.ssa Francesca Immacolata Chaouqui (Italia)
Sig. Jean Videlain-Sevestre (Francia)
Sig. George Yeo (Singapore)

Acta Francisci Pp.

709

NUNTII

I
Ad omnes islamicos fideles, qui ubique sunt.

To Muslims throughout the World
It gives me great pleasure to greet you as you celebrate ‘Id al-Fitr’,
so concluding the month of Ramadan, dedicated mainly to fasting, prayer
and almsgiving.
It is a tradition by now that, on this occasion, the Pontifical Council
for Interreligious Dialogue sends you a message of good wishes, together
with a proposed theme for common reflection. This year, the first of my
Pontificate, I have decided to sign this traditional message myself and to
send it to you, dear friends, as an expression of esteem and friendship for
all Muslims, especially those who are religious leaders.
As you all know, when the Cardinals elected me as Bishop of Rome and
Universal Pastor of the Catholic Church, I chose the name of “Francis”, a
very famous saint who loved God and every human being deeply, to the
point of being called “universal brother”. He loved, helped and served the
needy, the sick and the poor; he also cared greatly for creation.
I am aware that family and social dimensions enjoy a particular prominence for Muslims during this period, and it is worth noting that there are
certain parallels in each of these areas with Christian faith and practice.
This year, the theme on which I would like to reflect with you and
with all who will read this message is one that concerns both Muslims and
Christians: Promoting Mutual Respect through Education.
This year’s theme is intended to underline the importance of education
in the way we understand each other, built upon the foundation of mutual
respect. “Respect” means an attitude of kindness towards people for whom
we have consideration and esteem. “Mutual” means that this is not a oneway process, but something shared by both sides.
What we are called to respect in each person is first of all his life, his
physical integrity, his dignity and the rights deriving from that dignity, his
reputation, his property, his ethnic and cultural identity, his ideas and his
political choices. We are therefore called to think, speak and write respe-

710

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

ctfully of the other, not only in his presence, but always and everywhere,
avoiding unfair criticism or defamation. Families, schools, religious teaching
and all forms of media have a role to play in achieving this goal.
Turning to mutual respect in interreligious relations, especially between
Christians and Muslims, we are called to respect the religion of the other,
its teachings, its symbols, its values. Particular respect is due to religious
leaders and to places of worship. How painful are attacks on one or other
of these!
It is clear that, when we show respect for the religion of our neighbours
or when we offer them our good wishes on the occasion of a religious celebration, we simply seek to share their joy, without making reference to
the content of their religious convictions.
Regarding the education of Muslim and Christian youth, we have to
bring up our young people to think and speak respectfully of other religions
and their followers, and to avoid ridiculing or denigrating their convictions
and practices.
We all know that mutual respect is fundamental in any human relationship, especially among people who profess religious belief. In this way,
sincere and lasting friendship can grow.
When I received the Diplomatic Corps accredited to the Holy See on
22 March 2013, I said: “It is not possible to establish true links with God,
while ignoring other people. Hence it is important to intensify dialogue
among the various religions, and I am thinking particularly of dialogue
with Islam. At the Mass marking the beginning of my ministry, I greatly
appreciated the presence of so many civil and religious leaders from the
Islamic world.” With these words, I wished to emphasize once more the
great importance of dialogue and cooperation among believers, in particular
Christians and Muslims, and the need for it to be enhanced.
With these sentiments, I reiterate my hope that all Christians and Muslims may be true promoters of mutual respect and friendship, in particular
through education.
Finally, I send you my prayerful good wishes, that your lives may glorify
the Almighty and give joy to those around you.
Happy Feast to you all!
From the Vatican, 10 July 2013

FRANCISCUS

Acta Francisci Pp.

711

II
Ad Eminentissimum Dominum Augustinum Cardinalem Vallini.

Al Signor Cardinale Agostino Vallini
Vicario Generale per la Diocesi di Roma
Sono spiritualmente unito a Lei, alla comunità dei Frati Cappuccini e
a quanti sono raccolti nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura per fare
memoria del violento bombardamento del 19 luglio 1943, che inflisse danni
gravissimi all’edificio sacro e a tutto il Quartiere, come pure ad altre aree
della Città, seminando morte e distruzione. A settant’anni di distanza, la
commemorazione di quell’evento particolarmente drammatico vuole essere
occasione di preghiera per quanti sono scomparsi e di rinnovata meditazione intorno al tremendo flagello della guerra, come pure espressione di
gratitudine verso colui che fu padre sollecito e provvido. Mi riferisco al
Venerabile Pio XII, il quale, in quelle ore terribili, si fece vicino ai suoi
concittadini così duramente colpiti. Papa Pacelli non esitò a correre, immediatamente e senza scorta, tra le macerie ancora fumanti del Quartiere
di San Lorenzo, per soccorrere e consolare la popolazione sgomenta. Anche
in quell’occasione si mostrò Pastore premuroso che sta in mezzo al proprio
gregge, specialmente nell’ora della prova, pronto a condividere le sofferenze
della sua gente. Con lui, vorrei ricordare tutti coloro che, in un momento
così drammatico, collaborarono nell’offrire aiuto morale e materiale, nel
lenire le ferite del corpo e dell’anima e nel prestare assistenza ai senza
casa. Tra gli altri, desidero fare menzione di monsignor Giovanni Battista
Montini, il futuro Paolo VI, allora Sostituto della Segreteria di Stato, che
accompagnò Pio XII nella visita al Quartiere appena devastato dalle bombe.
Il gesto di Papa Pacelli è il segno dell’opera incessante della Santa Sede
e della Chiesa nelle sue varie articolazioni, parrocchie, istituti religiosi, convitti, per dare sollievo alla popolazione. Tanti Vescovi, sacerdoti, religiosi
e religiose a Roma e in tutta Italia furono come il Buon Samaritano della
parabola evangelica, chinatosi sul fratello nel dolore, per aiutarlo e donargli
consolazione e speranza. Fu quella una gara di carità che si estendeva ad
ogni essere umano in pericolo e bisognoso di accoglienza e di sostegno. La
memoria del bombardamento di quella giornata drammatica faccia risuonare

712

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

ancora una volta in ciascuno le parole del Papa Pio XII: « Nulla è perduto
con la pace, tutto può essere perduto con la guerra ». (Radiomessaggio, 24
agosto 1939). La pace è un dono di Dio, che deve trovare anche oggi cuori
disponibili ad accoglierlo e ad operare per essere costruttori di riconciliazione e di pace. Affido tutti gli abitanti del Quartiere di San Lorenzo, specialmente gli anziani, i malati, le persone sole e in difficoltà alla materna
intercessione di Maria Salus Populi Romani. Lei, la Vergine della tenerezza
e della consolazione, rafforzi la fede, la speranza e la carità per irradiare
nel mondo l’amore e la misericordia di Dio. Con tali sentimenti assicuro la
mia preghiera e di cuore imparto la Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 19 luglio 2013.

FRANCESCO

713

Acta Francisci Pp.

RESCRIPTA “EX AUDIENTIA SS.MI”

I
Regolamento del Fondo Assistenza Sanitaria (FAS)

Il Santo Padre Francesco, nell’Udienza concessa al sottoscritto Cardinale
Segretario di Stato il giorno 24 giugno 2013, ha approvato la modifica degli
Artt. 10 e 11 del Regolamento del Fondo Assistenza Sanitaria, promulgato
con Rescriptum “Ex Audientia SS.mi” del 10 luglio 2010.
Il Santo Padre ha disposto che i suddetti Articoli, allegati al presente
Rescritto, siano promulgati e pubblicati in Acta Apostolicae Sedis, stabilendo
che entrino in vigore a decorrere dal 1° luglio 2013.
c Tarcisio card. Bertone
Segretario di Stato
Prot. N. 005869/G.N.

TITOLO II
CONTRIBUZIONI AL FONDO

Art. 10
Contribuzione degli iscritti
1. A titolo di contribuzione da parte propria e dei familiari assistiti, il
dipendente versa il 2% della retribuzione ordinaria composta da stipendio
base, scatti biennali ed aggiunta speciale indicizzazione (ASI), nonché dell’eventuale indennità di funzione e dell’indennità dirigenziale, per tredici
mensilità.
2. La ritenuta al dipendente, di cui al comma 1, è effettuata dall’Amministrazione di appartenenza.
3. Il Fondo Pensioni provvede ad effettuare la ritenuta del 2% sulla
pensione dei titolari di pensione vaticana.

714

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

4. I pensionati vaticani iscritti al FAS, titolari anche di pensione di
altri enti previdenziali, sia nel caso di cumulo che di totalizzazione, versano
annualmente al Fondo Pensioni un contributo pari al 2% della pensione
annua diretta, indiretta o di reversibilità percepita da detti altri enti.
5. Gli iscritti al FAS, titolari esclusivamente di pensione di altri enti
previdenziali, versano annualmente all’Amministrazione a cui appartenevano
al momento del pensionamento, un contributo pari al 2% dell’ammontare
lordo annuo della pensione diretta, indiretta o di reversibilità.
6. Il pagamento del contributo di cui ai precedenti commi 4 e 5 deve
avvenire in due rate semestrali anticipate, la prima, di importo pari a
quella del mese di luglio precedente, entro il mese di gennaio e la seconda
entro il mese di luglio di ciascun anno, computate sull’ammontare lordo
della pensione percepita nell’anno precedente. Per gli iscritti di cui al precedente comma 5, il contributo annuo non può essere inferiore al 2% del
trattamento di pensione minima vaticana.
7. Al personale con rapporto di lavoro part-time viene applicata una
ritenuta non inferiore al 2% sullo stipendio base più ASI del 1° livello
funzionale retributivo rapportata al tempo pieno.

Art. 11
Contribuzione delle Amministrazioni
1. La quota pro-capite annuale a carico delle Amministrazioni è determinata dalla ripartizione della spesa complessiva preventivata dal Fondo
per il numero totale degli assistiti.
2. Ogni Amministrazione versa al FAS mensilmente per dodici mensilità la quota pro-capite di cui al comma 1 moltiplicata per il numero degli
assistiti a suo carico.
3. Il Fondo Pensioni versa al FAS mensilmente per dodici mensilità la
quota pro-capite di cui al comma 1 moltiplicata per il numero dei pensionati assistiti e loro familiari, e ne chiede il rimborso alle Amministrazioni
di provenienza.
4. Il pagamento del contributo al FAS viene effettuato da ciascuna Amministrazione e dal Fondo Pensioni entro il decimo giorno di ciascun mese
di competenza sulla base del numero degli iscritti del mese precedente.

715

Acta Francisci Pp.

L’importo dei pagamenti mensili comprende anche il conguaglio di quote
pro-capite, dovute per iscrizioni avvenute nel suddetto mese precedente,
ma decorrenti da mesi antecedenti.
5. Il pagamento del contributo pro-capite mensile riferito agli iscritti di
cui al precedente Art. 10, commi 4 e 5, deve essere versato mensilmente dal
Fendo Pensioni e dalle Amministrazioni secondo le stesse modalità descritte
al precedente comma 4, indipendentemente dalla rateizzazione semestrale
della quota contributiva a carico del pensionato.
6. In sede di bilancio consuntivo del Fondo viene determinato l’eventuale
conguaglio della quota pro-capite, da ripartire tra le Amministrazioni con
lo stesso criterio di cui al comma 1.
Dal Vaticano, 24 giugno 2013
c Tarcisio card. Bertone
Segretario di Stato

II
Provvidenze a favore della famiglia

Il Santo Padre Francesco, nell’Udienza concessa al sottoscritto Cardinale
Segretario di Stato il giorno 9 luglio 2013, ha approvato la modifica degli
Artt. 27, 28, 29 e 30 Testo Unico delle Provvidenze a favore della famiglia,
promulgato con Rescriptum “Ex Audientia SS.mi”, Prot. N. 78.980/G.N.,
dell’8 aprile 2009.
Il Santo Padre ha disposto che i suddetti Articoli, allegati al presente
Rescritto, siano promulgati e pubblicati in Acta Apostolicae Sedis, stabilendo che entrino in vigore, retroattivamente, a decorrere dal 1° luglio 2013.
Dal Vaticano, 9 luglio 2013
c Tarcisio card. Bertone
Segretario di Stato
Prot. N. 005887/G.N.

716

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

MODIFICA
degli Artt. 27, 28, 29 e 30 del Testo Unico
Provvidenze a favore della famiglia

Capo III
(del Titolo IV)

Assegno scolastico
Art. 26
Contributo per acquisto libri di testo
(invariato)
Art. 27
Misura dell'assegno
1. L’assegno scolastico compete in misura differenziata in relazione
allo scaglione di reddito corrispondente all’assegno per il nucleo familiare
spettante al dipendente secondo la Tabella di cui all’Art. 15, commi 1 e 2,
delle relative Norme.

Art. 28
Determinazione e rivalutazione dell'assegno
1. L’importo dell’assegno scolastico è determinato dalla Superiore Autorità ed è rivalutato annualmente in misura pari alla variazione percentuale
da applicarsi agli importi mensili dell’assegno per il nucleo familiare ai
sensi dell’Art. 15, comma 1, delle relative Norme.

Art. 29
Corresponsione dell'assegno
1. L’assegno scolastico è corrisposto agli aventi diritto, esclusivamente,
con la retribuzione del mese di novembre di ogni anno.

717

Acta Francisci Pp.

Art. 30
Domanda e certificazione per la concessione dell'assegno
1. Le Amministrazioni competenti, di concerto tra loro, con propri provvedimenti, approvano il modello uniforme di domanda per la concessione
dell’assegno scolastico e le certificazioni a corredo della medesima da presentarsi entro il 30 ottobre di ogni anno.
Città del Vaticano, 9 luglio 2013
c Tarcisio card. Bertone
Segretario di Stato

718

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

ACTA CONGREGATIONUM
CONGREGATIO PRO EPISCOPIS
PROVISIO ECCLESIARUM
Latis drecretis a Congregatione pro Episcopis, Sanctissimus Dominus
Franciscus Pp., per Apostolicas sub plumbo Litteras, iis quae sequuntur
Ecclesiis sacros praefecit Praesules:
die 6 Maii 2013. — Ecclesiae Rioiensi, Exc.mum D. Marcellum Danielem
Colombo, hactenus Episcopum Novoraniensem.
die 9 Iulii. — Cathedrali Ecclesiae Sancti Caroli Vurilocensi, R.D. Ioannem Iosephum Chaparro Stivanello, C.M.F., hactenus Communitatis Missionariorum Filiorum Immaculati Cordis B.M.V. Superiorem in vico vulgo
Lambaré (Uruguay).
die 10 Iulii. — Cathedrali Ecclesiae Sicuanensi, R.D. Petrum Albertum
Bustamante López, hactenus Vicarium Generalem archidioecesis Arequipensis et paroeciae vulgo « San Agustín – E1 Sagrario » in civitate Cercado
Curionem.
die 11 Iulii. — Archiepiscopali Ecclesiae Tyrnaviensi, Exc.mum D. Ioannem Orosch, hactenus Episcopum titularem Seminensem et Administratorem
Apostolicum « sede vacante » eiusdem archidioecesis.
— Cathedrali Ecclesiae Sanctissimae Conceptionis in Paraguay, R.D.
Michäelem Angelum Cabello Almada, e clero dioecesis Caacupensis, ibique
hactenus in Seminario Praeparatorio eiusdem nationis Spiritus Directorem.
die 13 Iulii. — Titulari episcopali Ecclesiae Sulianitanae, R.D. Damianum
Bryl, e clero archidioecesis Posnaniensis, ibique Directorem Spiritus in Seminario Maiore, quem deputavit Auxiliarem eiusdem archidioecesis.

Congregatio pro Episcopis

719

— Archiepiscopali Metropolitanae Ecclesiae Rheginensi-Bovensi,
Exc.mum D. Iosephum Fiorini Morosini, hactenus Episcopum Locrensem-Hieracensem.
die 15 Iulii. — Titulari episcopali Ecclesiae Sassuritanae, R.D. Alfredum
Henricum Torres Rondón, e clero archidioecesis Emeritensis in Venetiola, ibique Vicarium Generalem, quem constituit Auxiliarem archidioecesis
Emeritensis in Venetiola.
die 16 Iulii. — Episcopali Ecclesiae Neritonensi-Gallipolitanae, R.D.
Ferdinandum Filograna, e clero archidioecesis Lyciensis, hactenus huius
archidioecesis Vicarium Generalem.
die 17 Iulii. — Cathedrali Ecclesiae Ardachadensi et Cluanensi, R.D.
Franciscum Duffy, e clero dioecesis Kilmorensis, olim Cancellarium et Secretarium dioecesanum huius dioecesis Kilmorensis.
die 19 Iulii. — Archiepiscopali Ecclesiae Hobartensi, Exc.mum D. Iulianum Carolum Porteous, hactenus Episcopum titularem Urusitanum et
Auxiliarem archidioecesis Sydneyensis.
Die 20 Iulii. — Cathedrali Ecclesiae Liepaiensi, Exc.mum D. Victorem Stulpins, e clero archidioecesis Rigensis, hactenus Seminarii eiusdem
archidioecesis Rectorem vicarium et paroeciae Sancti Francisci in eadem
Civitate Curionem vicarium.
— Cathedrali Ecclesiae Machalensi, Exc.mum D. Angelum Polybium
Sánchez Loaiza, hactenus Episcopum Guarandensem.
— Cathedrali Ecclesiae Viglevanensi, R.D. Mauricium Gervasoni, e clero
dioecesis Bergomensis, hactenus ibidem paroeciae « Sanctae Luciae » Curionem et civitatis Bergomensis Vicarium Episcopalem.
die 23 Iulii. — Cathedrali Ecclesiae Novoramensi, R.D. Gustavum Ansgarium Zanchetta, e clero dioecesis Quilmensis, hactenus Conferentiae Episcopalis Argentinae Subsecretarium.
— Cathedrali Ecclesiae Carorensi, Exc.mum D. Aloisium Armandum Tineo Rivera, hactenus Episcopum titularem Horreacoeliensem et Auxiliarem
archidioecesis Caracensis.

720

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

die 24 Iulii. — Metropolitanae Ecclesiae Sancti Andreae et Edimburgensi, R.D. Leonem Cushley, e clero dioecesis Matrisfontis, hactenus Consiliarium Nuntiaturae apud Sectionem de generalibus negotiis Secretariae Status.
die 25 Iulii. — Cathedrali Ecclesiae Altanae, Exc.mum D. Eugenium
Scarpellini, hactenus Episcopum titularem Bidensem et Auxiliarem Altanum.
die 31 Iulii. — Cathedrali Ecclesiae Bridgeportensi, Exc.mum D. Franciscum Iosephum Caggiano, hactenus Episcopum titularem Insulae Cathensem
et Auxiliarem dioecesis Bruklyniensis.

Acta Tribunalium

721

ACTA TRIBUNALIUM
PAENITENTIARIA APOSTOLICA
Quo Indulgentiarum donum conceditur, occasione XXVIII Diei Mundialis Iuventutis.

SANCTI SEBASTIANI FLUMINIS IANUARII
Decretum

Quo, occasione « XXVIII Mundialis Iuvenum Diei », Indulgentiarum conceditur donum, vertente Fidei Anno, in civitate Sancti Sebastiani Fluminis
Ianuarii peragendi.
Beatissimus Pater Franciscus, exoptans ut iuvenes, sociato corde cum
spiritalibus Fidei Anni finibus a Benedicto Pp. XVI indicti, desideratos
sanctificationis fructus attingant e “XXVIII Mundiali Iuvenum Die” qui, a
die XXII usque ad diem XXIX proximi mensis Iulii, sub proposito: “Euntes
ergo docete omnes gentes (cfr Mt 28, 19)” in civitate Sancti Sebastiani Fluminis Ianuarii celebrabitur, in Audientia infra scripto Cardinali Paenitentiario
Maiori die III vertentis mensis Iunii concessa, e thesauro satisfactionum
Domini Nostri Iesu Christi, Beatissimae Virginis Mariae omniumque Sanctorum, maternum Ecclesiae sensum patefaciens, iuvenes omnesque fideles,
congruenter paratos, Indulgentiarum dono frui posse diebus supra signatis
annuit prout sequitur:
a.- plenaria conceditur Indulgentia christifidelibus vere paenitentibus
et contritis, suetis sub condicionibus (sacramentali confessione, eucharistica
communione et oratione ad mentem Summi Pontificis) semel in die lucranda,
quam etiam animabus fidelium defunctorum per modum suffragii applicare
poterint, si sacris ritibus et spiritalibus inceptis, in civitate Sancti Sebastiani
Fluminis Ianuarii devote interfuerint.
Christifideles legitime impediti, easdem condiciones spiritales, sacramentales precationisque implentes, plenariam obtinere valebunt Indulgen-

722

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

tiam, si, eliciens affectum filialis subiectionis erga Romanum Pontificem,
sese in spiritu dictis functionibus et spiritalibus inceptis univerint, dum
instrumentis televisificis et radiophonicis propagabuntur vel, semper piissima mentis intentione, per nova communicationum socialium instrumenta,
simul sequi poterint;
b.- partialis conceditur Indulgentia christifidelibus, ubicumque fuerint
dum praedictus celebrabitur conventus quoties, corde saltem contrito, Deo
fervidas admoverint preces, concludendas officiali “Mundialis Iuvenum Diei”
prece, piis invocationibus Beatae Mariae Virginis, Brasiliae Reginae sub
titulo “Nossa Senhora da Conceiçao Aparecida” invocatae, necnon aliorum
Patronorum et Intercessorum eiusdem Conventus, ut iuvenes in Fidei professione et in vita sancte ducenda adiuventur.
Quo autem facilius christifideles caelestium horum munerum participes
fieri queant, sacerdotes, ad sacramentales confessiones audiendas legitime
adprobati, prompto et generoso animo sese praebeant ad ipsas excipiendas
et fidelibus publicas preces pro bono ipsius “Mundialis Iuvenum Diei” exitu
proponant.
Praesenti pro hac vice valituro. Quibuscumque in contrarium facientibus
non obstantibus.
Datum Romae, ex aedibus Paenitentiariae Apostolicae, die XXIV mensis Iunii, anno Incarnationis Dominicae MMXIII, in sollemnitate Sancti
Ioannis Baptistae.
Emmanuel S. R. E. card. Monteiro
Paenitentiarius Maior
Christophorus Nykiel
Regens

de

Castro

723

Acta Benedicti XVI

ACTA BENEDICTI XVI
LITTERAE APOSTOLICAE

I
Venerabili Dei Servo Ioanni de Palafox y Mendoza caelitum Beatorum tribuitur dignitas.

BENEDICTUS PP. XVI
Ad perpetuam rei memoriam. — « Omnibus omnia factus sum, ut aliquos
utique facerem salvos. Omnia autem facio propter evangelium, ut comparticeps eius efficiar » (1 Cor 9, 22-23).
Ioannes de Palafox y Mendoza in oppidulo Fitero Navarrae in Hispania
die

XXIV

mensis Iunii anno

die

XXIX

eiusdem mensis, in festo sancti Petri Apostoli, quem postea pie

excolet. Anno

MDCX

MDC

natus est atque Baptismi aqua est ablutus

Episcopo Turiasonensi, Didaco de Yepes, est commissus,

ut ab eo institueretur, atque quinque annos Turiasonae in Collegio Societatis
Iesu fuit et postea studiorum Universitates Oscensem, Complutensem et
Salmanticensem adivit. Anno

MDCXXI,

curriculis absolutis, ad Arizam remi-

gravit ubi territoria Marchionis sui patris est moderatus atque complura
scripta legit et meditatus est.
Comite et Duce de Olivares interveniente, honorifica officia Matriti, regnante Philippo IV, sunt ei oblata, primum anno

MDCXXVI

in Belli Consilio, et

ab anno MDCXXIX in Consilio Indiarum, in quibus prudenter sciteque se gessit.
Anno

MDCXXIX

quiddam magni momenti evenit, cum post annum prae-

parationis in precatione et paenitentia, die

XV

mensis Aprilis ordinationem

presbyteralem recepit. Paulo post ordinationem Rex ipsi, uti cappellano,
commisit officium Mariam sororem comitandi, quae Hungarico regi erat
nuptura. Hoc in itinere mystice Christi Humanitatem per Crucifixum convenit, cuius crura et bracchia ab haereticis fracta erant. Crucifixum secum
tulit, restauravit atque per totam vitam comes ei fuit itineris.

724

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Anno MDCXXXIX Ioannes de Palafox episcopus Angelorum constitutus
est, additis aliis muneribus magni ponderis. Anno MDCXL profectus est Indias petiturus, ubi usque ad annum MDCXLIX mansit, munia insignia obiens
in regni Ecclesiaeque beneficium atque aerumnas simul patiens ab iis qui
ipsius mandata respuebant. His in locis adhuc ille memoratur ut magnus
reformator, indefessus animarum pastor, pauperum indigenarumque tutor.
Cathedrale templum et alias aedes aedificavit atque bibliothecam Palafoxianam condidit, cui complura sua volumina ex Hispania delata dono dedit.
Sicut Episcopus pastorali et educationis opera eminuit, collegia sancti
Petri et sancti Pauli Seminarii tironum instituendorum causa condens atque
praecipiens ut ii indigenarum linguam cognoscerent.
Cum iuris canonici peritus necnon sollicitus esset pastor, operam dedit
ut Concilii Tridentini praecepta adimplerentur, quae ecclesiasticam disciplinam, Marialem et Sanctorum cultum, sacram liturgiam et cantum respiciebant atque quae potissimum ad cleri formationem attinebant.
Episcopus Palafox in Hispaniam regis iussu redire est coactus, eo quod
quaedam suscepit reformationis incepta, sed suos per vicarios ac pastorales
litteras dioecesim regere usque ad annum MDCLIV perrexit, cum ad sedem
Oxomensem est translatus, ubi suum pastorale munus gessit usque ad mortem, quae die I mensis Octobris anno MDCLIX accidit.
Beatificationis canonizationisque Causa apud Curiam Oxomensem anno
MDCLXVI incohata est. Omnibus peractis rebus iure statutis, die XVII mensis
Ianuarii anno MMIX declaratum est heroum in modum virtutes theologales,
cardinales iisque adnexas Venerabilem Dei Servum exercuisse. Anno MDCCLXVI
sanatio quaedam mirum in modum effecta est, atque Dei Servi intercessioni
adscripta. Quapropter Nostra de auctoritate de miraculo Decretum die XXVII
mensis Martii anno MMX prodiit.
Statuimus igitur ut beatificationis ritus Oxomensi in urbe die V mensis
Iunii anno MMXI celebraretur.
Hodie igitur de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E.
Cardinalis Amato, S.D.B., Congregationis de Causis Sanctorum Praefectus,
textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos in Beatorum numerum
Venerabilem Dei Servum Ioannem de Palafox y Medoza adscribimus:
Nos, vota Fratris Nostri Gerardi Melgar Viciosa, Episcopi Oxomensis-Soriani, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque
christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto,
auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Servus Dei

725

Acta Benedicti XVI

Ioannes de Palafox y Mendoza, episcopus, constans Evangelii praeco, pastor
actuose inserviens gregi sibi concredito, strenuus Ecclesiae defensor, Beati
nomine in posterum appelletur, eiusque festum die sexta Octobris, in locis
et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii
et Spiritus Sancti.
Decet prorsus insignem hunc caelitem magnificare, qui eximias dedit
religiosae pietatis operositatisque testificationes, quique totam suam vitam
Dominico gregi custodiendo addixit atque Christo Ecclesiaeque amandae
suam industriam dicavit. Exoptamus igitur ut salutifera eius exempla magno sint hominibus qui nunc sunt emolumento, quo ipsi spiritales fructus
uberius consequantur.
Haec vero quae hodie statuimus firma usquequaque esse volumus ac
valida fore iubemus, contrariis quibuslibet rebus minime obstantibus.
Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die V mensis
Iunii, anno MMXI, Pontificatus Nostri septimo.

BENEDICTUS PP. XVI
De mandato Summi Pontificis
c Tharsicius card. Bertone
Secretarius Status
Loco G Plumbi
In Secret. Status tab., n. 146.381

II
Venerabilibus Servis Dei Mariae Iuliae Ivanišević et IV Sociis Beatorum honores decernuntur.

BENEDICTUS PP. XVI
Ad perpetuam rei memoriam. — « An nescitis quoniam corpus vestrum
templum est Spiritus Sancti, qui in vobis est, quem habetis a Deo, et non
estis vestri? » (1 Cor 6, 19).

726

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Heroica fides Venerabilis Servae Dei Mariae Iuliae Ivanišević et quattuor eius Sociarum, quae sodales erant Congregationis Filiarum Divinae
Caritatis, prorsus manifesta exstitit difficilioribus temporibus belli intestini
in regione Serbiae et Croatiae, cum fidelitatem Christi servandam suae
praeposuerunt vitae. Eorum martyrium fructus est amoris erga divinum
Sponsum, quem elegerunt per ingressum in Congregationem religiosam,
sociatam in passione, iisdem a cethnicis Serbis imposita in odium catholicae
fidei. Martyres Drinenses, ita appellatae a fluminis nomine in quod post
mortem proiectae sunt, etiam hodie ostendunt supremum valorem consecrationis Domino usque ad martyrium, susceptum ne propria virginis Deo
consecratae dignitas violaretur. Ipsae arbitrario ex criterio comprehensae
sunt die XI mensis Decembris anno MCMXLI. Quattuor ex illis ductae sunt per
iter durissimum sub nive in locum Goražde, ubi coram beluina ethnicorum
aggressione mori maluerunt quam votum castitatis frangere. Maxima natu
earum, debilitatis causa retro manens, sicut eius sodales paucos post dies
occisa est. Hae martyres sunt:
1. Soror Maria Iulia Ivanišević, nata est in loco Godinjak, prope urbem
Nova Gradiška, in Croatia, die XXV mensis Novembris anno MDCCCXCIII. Cupiens propriam vitam Domino consecrare, die XI mensis Februarii anno
MCMXIV Congregationi Filiarum Divinae Caritatis nomen dedit atque anno
MCMXXIII perpetua vota nuncupavit. Anno MCMXXXII constituta est moderatrix
communitatis loci Pale, quam prudenti et exemplari animo rexit. Etiamsi
aufugere poterat ad vitam servandam, maluit sororibus suae communitatis
succurrere, earum participans arbitrariam captivitatem, vexationes, immo
ipsum martyrium, aetatis XLVIII annos agens.
2. Soror Maria Bernadeta Banja, nata est in loco Veliki Grđevac, in
Croatia, die XVII mensis Iunii anno MCMXII. Persentiens vocationem religiosam, anno MCMXXIX inter Filias Divinae Caritatis excepta est. Seraii studiis
expletis, die XXVIII mensis Augusti anno MCMXXXVIII vota perpetua nuncupavit
ac post tres annos vitam suam martyrii palma coronavit, cum tantum XXIX
annos nata esset.
3. Soror Maria Krizina Bojanc, orta est in loco Zbure, in Slovenia, die
XIV mensis Maii anno MDCCCLXXXV. Anno MCMXXI Congregationem Filiarum
Divinae Caritatis ingressa est suamque formationem Seraii complevit. Anno
MCMXXVI vota perpetua emisit. Anno autem MCMXXXIX missa est in communitatem loci Pale, ubi, LVI annos nata, terrestre iter martyrio conclusit.

Acta Benedicti XVI

727

4. Soror Maria Antonia Fabjan, nata in loco Malo Lipje, in Slovenia, die
XXIII mensis Ianuarii anno MCMVII. Vitam in Congregatione Filiarum Divinae
Caritatis Seraii iniit XXII annos nata, atque die XIX mensis Martii anno
MCMXXXII fecit suam professionem. Mense Novembri anni MCMXXXVI in locum
Pale destinata, maximi aestimata fuit a sororibus ob humanas et spirituales
dotes. Terrestrem vitam XXXIV aetatis annum agens martyrio explevit.
5. Soror Maria Berchmana Leidenix, nata in loco Enzersdorf, prope Vindobonam, in Austria, die XXVIII mensis Novembris anno MDCCCLXV. Postquam
obtinuit diploma pueris docendis, religiosam elegit vitam et Congregationi
Filiarum Divinae Caritatis die XI mensis Septembris anno MDCCCLXXXI nomen
dedit. Professionem perpetuam emisit anno MDCCCXCII. Seraii linguam Germanicam docuit usque ad annum MCMXIX. Annis MCMXXIII-MCMXXX in loco Pale
catechesim curavit necnon linguam Germanicam docuit pueros catholicos,
muslimos, orthodoxos et hebraeos. Deinde quinque per annos noviciarum
magistra exstitit. Poposcit in locum Pale reverti, ubi una cum sororibus
apprehensa est. Ob debiles suae valetudinis condiciones, visum enim fere
amiserat, iter cum iis prosequi non potuit ac crudeliter interfecta est in
loco Sjetlina, cum aetatis LXXVI annum ageret.
Quamquam inter catholicos Bosniae orientalis semper valida permanet
memoria harum sororum quae heroice suam obtulerunt vitam in testimonium fidelitatis erga Christum et propriae consecrationis religiosae, persecutione communistarum grassante funestum ducebatur loqui etiam de his
quinque Sororibus martyribus. Solum post lapsum regimen communistarum
Archiepiscopus Metropolita Vrhbosnensis seu Seraiensis die IV mensis Decembris anno MCMXCIX incohare potuit Inquisitionem dioecesanam de martyrio. Approbata iuridica validitate processus a Congregatione de Causis
Sanctorum per Decretun die XIII mensis Iunii anno MMIII editum, Congressus
Peculiaris Consultorum Historicorum die XVII mensis Martii anno MMIX atque
Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum die XXIV mensis Februarii
anno MMX positivam tulerunt sententiam. Item Patres Cardinales et Episcopi,
in Sessione Ordinaria die XIV mensis Decembris anno MMX habita, censuerunt
Venerabilis Servae Dei Mariae Iuliae Ivanišević et quattuor eius Sociarum
obitum verum fuisse martyrium in odium fidei. Demum Nos Ipsi Congregationi de Causis Sanctorum facultatem fecimus ut Decretum super martyrio
ederet die XIV mensis Ianuarii anno MMXI. Inde statuimus ut beatificationis
ritus Seraii, in Bosnia, persolveretur die XXIV mensis Septembris anno MMXI.

728

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Hodie igitur de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E.
Cardinalis Amato, S.D.B., Praefectus Congregationis de Causis Sanctorum,
textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos Venerabiles Servas Dei
Mariam Iuliam Ivanišević et quattuor eius Socias in Beatarum numerum
adscribimus:
Nos, vota Fratris Nostri Vincentii S.R.E. Cardinalis Puljić, Archiepiscopi
Metropolitae Vrhbosnensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis
Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut
Venerabiles Servae Dei Maria Iulia (in saeculo Catharina) Ivanišević, Maria Berchmana Leidenix, Maria Krizina Bojanc, Maria Antonia Fabjan et
Maria Bernadeta Banja, ex Instituto Filiarum Divinae Caritatis, virgines et
martyres, quae, suam Christo, divino Sponso, consecrationem ac diuturnum
ministerium pro parvulis, indigentibus et aegrotis obsignaverunt proprii
sanguinis effusione, Beatarum nomine in posterum appellentur, earumque
festum die decima quinta Decembris in locis et modis iure statutis quotannis
celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.
Quod autem decrevimus, volumus et nunc et in posterum tempus vim
habere, contrariis rebus quibuslibet non obsistentibus.
Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die
mensis Septembris, anno MMXI, Pontificatus Nostri septimo.

XXIV

BENEDICTUS PP. XVI
De mandato Summi Pontificis
c Tharsicius card. Bertone
Secretarius Status
Loco G Plumbi
In Secret. Status tab., n. 169.854

729

Acta Benedicti XVI

III
Venerabili Dei Servo Ioanni Iosepho Lataste caelitum Beatorum tribuitur
dignitas.

BENEDICTUS PP. XVI
Ad perpetuam rei memoriam. — « Laetus aliquando apostoli munus ministeriumque accipiam carceres curandi, carceres scilicet virorum feminarumque » (eiusdem ex litteris).
Venerabilis Dei Servus Ioannes Iosephus Lataste, saeculari nomine Alcides appellatus, sacerdos et religiosus Ordinis Fratrum Praedicatorum, XXXVII
tantum annos vixit, sed vehementia atque eiusdem fidei vis cito ad vitae
christianae fastigium eum perduxerunt, videlicet ad heroicam perfectionem
virtutum theologalium, nominatim caritatis in ultimos, viros ac feminas qui
in carceribus includebantur.
Die

V

mensis Septembris anno

MDCCCXXXVII

in oppido Cadillac Burdi-

galensis archidioecesis in Francogallia natus est. Sicut laicus Conferentiae
sancti Vincentii de Paul operam dedit. Vectigalia exigebat et in Conferentia
sancti Vincentii de Paul Christo Iesu in pauperioribus fratribus inserviendi
rationem invenit. Eucharistiae amore pellectus, officiis sinentibus, tempus
in Iesu eucharistico adorando terebat. Ex hac silenti precatione vim traxit,

anno MDCCCLVII, ingrediendi in Ordinem Fratrum Praedicatorum in oppido
Flavigny-sur-Ozerain; die X mensis Maii anno MDCCCLIX Tolosano in claustro
vota religiosa nuncupavit atque die VIII mensis Februarii anno MDCCCLXIII
Massiliae sacerdotalem ordinationem recepit. Anno MDCCCLXIV cum quibusdam feminis, coactivae operae damnatis in carcere Cadillac, concionaretur,
consilium iniit singulare in Ecclesia persequendi propositum, in religiosam
communitatem contemplativam mulieres recipiendi, quae e carcere emittebantur, praeiudicio reiecto eas esse omnino infamia affectas. « Domus Bethaniae » die XIV mensis Augusti anno MDCCCLXVI in loco Frasnes-le-Château
archidioecesis Bisuntinae constituta est. Venerabilis Dei Servus suum concionatoris et magistri discipulorum claustri Flavigny opus agere perrexit;
complures carceres invisit, cum confiteretur hoc ministerium se velle fieri
peculiare suae apostolicae vitae. Praecipuum eius vitae consecratae Eucharistia obtinebat locum, cum totum Deo aliisque alta humilitate flagranti-

730

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

que caritate se devoveret. Haec nempe eucharistica peculiaritas in iuvene
vectigalium exactore aderat, qui in nocturna Eucharistiae adoratione vim
elationemque bonam reciperatis pateret, arte copulatur cum Christo in Eucharistia occursus in carcere, ubi concionabatur.
Fidei oboedientis ac supernaturalis prudentiae praestantia exstat erga
superiores ex oboedientia, qui initio difficulter admiserunt unam religiosam communitatem per virgines consecratas itemque mulieres e carceribus
venientes fieri posse. Attamen eius eximia humilitas etiam incredulioribus
de eius propositi probitate suasit, quod illo tempore erat omnino novum.
Compluribus superatis difficultatibus, in paupertate prorsus vitam exigens,
incohatam operam perfecit, cum non esset eius opera sed Domini. Saepe
aegrotus ardenti precatione est sustentatus, cum in Eucharistiam amor
praecipuum obtineret locum. Sanctitatis fama perfusus, in oppido Frasne-le-Château die X mensis Martii anno MDCCCLXIX ex hoc mundo discessit.
Annis MCMXXXVII-MCMXXXVIII Processus Ordinarius in archidioecesi Bisuntina
actus est. Tristes mundani belli eventus Causae examen procrastinarunt
atque die VI mensis Octobris anno MCMXCVIII Historici Consultores documenta
faventi sententia sunt suffragati, ac Consultores Theologi in peculiari Congressione coadunati die XVIII mensis Octobris anno MMV idem senserunt de
eius virtutibus heroum in modum exercitis. Patres Cardinales et Episcopi
in Sessione Ordinaria congregati die XX mensis Februarii anno MMVII sic
iudicarunt. Nos Ipsi facultatem fecimus ut Congregatio de Causis Sanctorum
de hac re Decretum die I mensis Iunii anno MMVII ederet. Pro beatificatione,
Postulatio Congregationis de Causis Sanctorum iudicio commisit putatam
prodigiosam sanationem, Venerabilis Dei Servi intercessioni adscriptam. Medici Dicasterii Consultores die VIII mensis Maii anno MMVIII talem sanationem
ad scientiam inexplicabilem agnoverunt. Die XII mensis Martii anno MMXI
feliciter actus est Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum atque
die XVII mensis Maii anno MMXI Patres Cardinales et Episcopi in Sessione
Ordinaria casum pensitarunt, Causam ponente Venerabili Fratre Marcello
Semeraro, Episcopo Albanensi, qui eum verum miraculum iudicavit. Nos
Ipsi facultatem fecimus ut Congregatio de Causis Sanctorum die XVII mensis
Iunii anno MMXI Decretum evulgaret atque statuimus ut beatificationis ritus
Vesontione in Francogallia die III mensis Iunii anno MMXII celebraretur.
Hodie igitur de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E. Cardinalis Amato, S.D.B., Congregationis de Causis Sanctorum Praefectus, textum

731

Acta Benedicti XVI

Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos in Beatorum numerum Venerabilem
Dei Servum Ioannem Iosephum Lataste adscribimus:
Nos, vota Fratris Nostri Andreae Lacrampe, Archiepiscopi Bisuntini, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Servus Dei Ioannes
Iosephus Lataste (in saeculo: Alcides Vitalis), Presbyter ex Ordine Fratrum
Praedicatorum, fundator Congregationis Sororum Tertii Ordinis Sancti Dominici a Bethania, indefatigabilis divinae misericordiae praeco, qui peccatores in integrum restituendos fovit eorumque plenam Ecclesiae missionem participandam, Beati nomine in posterum appelletur, eiusque festum die quinta
mensis Septembris in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit.
In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.
Haec vero quae hodie statuimus firma usquequaque esse volumus ac valida
fore iubemus, contrariis quibuslibet rebus minime obstantibus.
Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die
Iunii, anno MMXII, Pontificatus Nostri octavo.

III

mensis

BENEDICTUS PP. XVI

De mandato Summi Pontificis
c Tharsicius card. Bertone
Secretarius Status
Loco G Plumbi
In Secret. Status tab., n. 168.994

IV
Venerabili Servo Dei Seraphino Morazzone Beatorum honores decernuntur.

BENEDICTUS PP. XVI
Ad perpetuam rei memoriam. — « Venite ad me, omnes, qui laboratis
et onerati estis, et ego reficiam vos. Tollite iugum meum super vos et dis-

732

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

cite a me, quia mitis sum et humilis corde, et invenietis requiem animabus
vestris. Iugum enim meum suave et onus meum leve est » (Mt 11, 28-30).
Consolanti hac et exigenti invitatione Domini Iesu omnino comprehendi potest pastoralis navitas Venerabilis Servi Dei Seraphini Morazzone, presbyteri. De eo Alexander Manzoni dixit: « Humillimus fuit etiamsi
ipse illud nesciebat », quia eius indoles habitualis exstabat in « ferventi Dei
hominumque amore » eique constans fuit sollicitudo « adimplendi officium
proprium quod fuit: bonum facere omne quod fieri potest ». Evangelicam
accipiens adhortationem, presbyter Seraphinus Dominum per labores et
difficultates quaerebat, quae non solum eum non frangebant, sed immo
eum adhortabantur ut solo in Deo « quietem inveniret ».
Seraphinus Morazzone Mediolani e parentibus Francisco et Anna Maria
Saldarini die I mensis Februarii anno MDCCXLVII ortus est, tertius e quattuor
eorum filiis. Paupertas fuit familiae cotidiana socia, simul cum dolore: quattuor dies antequam sacramentum acciperet Confirmationis (die videlicet
X mensis Aprilis anno MDCCLX) mater eius, iuvenis aetatis, obiit. Infantiae
adulescentiaeque annos pauper vixit, colens tamen tenaci cum desiderio
hanc « vocationem », quam in corde ab infantia sentiebat. Cum Seminarium
dioecesanum ob paupertatem frequentare non posset, inter illos clericos
acceptus est qui Mediolanensi in cathedrali ecclesia ministerium explebant
ob multas missas ab unoquoque die ibi celebratas. Cotidie igitur mane apud
altare Domini orare potuit atque post meridiem studiis theologiae incumbere,
coniungens hoc modo orationem et meditationem cum subsidio dato familiae
et fidelitate in studia, quae amabat. Denique, post exspectationem duorum
annorum, quos operose apud paroeciam transegit et templum cathedrale
Mediolanense, paroecia Assumptionis Beatae Mariae Virginis in loco vulgo
Chiuso (prope Leucium), vacans exstitit. Pauper et parva (non plus aderant
quam ducenti paroeciani) fuit illa communitas in qua potissimum agricolae et
piscatores adstabant, cuique anno MDCCCIX ab ipsa Gubernatione adiumentum
concessum est, pauperrimis curionibus tantummodo assignatum. Sacerdos
die IX mensis Maii anno MDCCLXXIII ordinatus, sequenti die in Chiuso primam
Missam celebravit. Illa in paroecia Venerabilis Servus Dei undequinquaginta
transegit annos, in fideli oboedientia erga superiores atque in necessitudine
usque altiore cum Deo, plane gregi suo dicatus. Tam diligenter observabat
superiorum praecepta, praesertim residentiae in paroecia obligationem,
quod numquam eam relinquebat, exceptis exercitationibus spiritualibus
(petens etiam tunc Archiepiscopi licentiam) atque congressionibus cleri lo-

Acta Benedicti XVI

733

calis; neque adiit patris exsequias (die XXIX mensis Maii anno MDCCLXXV).
Solum colebat desiderium pro amore Dei vivendi et fideles omnino iuvandi,
sacramenta administrans, peculiariter sanctam Missam, quam devotissime
celebrabat. Optimus et diligens confessarius, multos semper habuit poenitentes; quam ob rem etiam nocte hoc exercebat ministerium. In catechesi
tum infantibus tum adultis tradenda zelum demonstravit atque non solum
verbis, sed potissimum vita docebat. Ab initio in paroecia austera vixit
in paupertate, asserens: « Oportet vir consecratus Dominum solum habeat
sicut suam hereditatem ». Sollicitus fuit de pauperibus et aegrotantibus, ita
ut aliquando suam culcitam cuidam moribundo daret. Cunctos aegrotos
paroeciae saltem semel in die invisebat. Si quis autem graviter aegrotabat,
ad eum vespertino tempore revertebatur atque, si necesse erat, nocte prope
aegrotantem adstabat ut eum precibus ad occursum cum Deo comitaretur.
Ab omnibus amatus, die XIII mensis Aprilis anno MDCCCXXII pie in Domino
obdormivit. Fama sanctitatis, quae eum iam in vita circumdabat, confirmata est, atque iam paucos post dies de eo Memoriae publici iuris factae
sunt, quas, octo post annos, prima biographia est secuta, a teste oculari
scripta, in qua legitur: « Hic parochus unus ex iis singularibus sacerdotibus
fuit quos Dominus nonnumquam suscitat quique in omnibus saeculis florent.
Secundum cor Domini factus, omnem operam suam omnemque sermonem
ad sanctificationem sui ipsius atque proximi dirigebat ».
Sanctitatis famam Curionis de Chiuso statim comitata est fama gratiarum
et miraculorum, eo intercedente, a Deo concessorum. Quam ob rem beatus
Noster Praedecessor Pius IX die XII mensis Iulii anno MDCCCLXIV concessit
ut Processus canonizationis inciperetur. Collectio testimoniorum in Sede
dioecesana infeliciter interrupta est die V mensis Februarii anno MDCCCLXVII,
tempore videlicet magnae turbationis in historia Ecclesiae Ambrosianae et
Ecclesiae cuncta in Italia. Difficultates etiam Sedes Apostolica perpessa
est. Processus neglectus est dum sanctitatis fama huius parochi augebatur
Beatus Alfredus Ildefonsus Schuster, Archiepiscopus Mediolanensis, erga
Servum Dei devotissimus, quem « nostrum novum parochum de Ars » appellare solebat, die XXVII mensis Novembris anno MCMXLVII decrevit iterum
Causam prosequi et Processum additionalem famae sanctitatis adimplere
(annis MCML-MCMLI). Die XIV mensis Maii anno MCMLVIII, acceptis favorabilibus
votis duorum Theologorum Censorum, Sacra Congregatio Rituum Decretum
emisit, quo scripta Servi Dei approbavit. Congregatio de Causis Sanctorum
die XXIX mensis Ianuarii anno MCMXCIII Decretum promulgavit de Processus

734

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

validitate. Congressus peculiaris Consultorum Theologorum die XX mensis
Aprilis anno MMVII habitus, declaravit Servum Dei virtutes theologales, cardinales iisque adnexas heroico modo exercuisse. Patres deinde Cardinales
et Episcopi, in Sessione Ordinaria die XX mensis Novembris eiusdem anni
eandem edixerunt sententiam. Nosmet Ipsi igitur Congregationi de Causis
Sanctorum facultatem fecimus ut Decretum super virtutibus die XVII mensis
Decembris anno MMVII foras ederet. Servatis omnibus iuris legibus, Congregationi de Causis Sanctorum concessimus ut Decretum super miro promulgaret
die II mensis Aprilis anno MMXI. Decrevimus deinde ut beatificationis ritus
die XXVI mensis Iunii anno MMXI Mediolani perageretur.
Hodie igitur Mediolani de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E. Cardinalis Amato, S.D.B., Congregationis de Causis Sanctorum
Praefectus, textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos in Beatorum
numerum adscribimus Venerabilem Servum Dei Seraphinum Morazzone:
Nos, vota Fratris Nostri Dionysii S.R.E. Cardinalis Tettamanzi, Archiepiscopi Mediolanensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis
Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut
Venerabilis Servus Dei Seraphinus Morazzone, presbyter dioecesanus, humilis pastor plane deditus gregi ei commisso inserviendo, fulgidum exemplar
orationis, caritatis et paupertatis, Beati nomine in posterum appelletur,
eiusque festum die nona Maii in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.
Quae autem his Litteris decrevimus, nunc et in posterum rata et firma
esse volumus, contrariis quibuslibet rebus minime obstantibus.
Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die
mensis Iunii, anno Domini

MMXI,

XXVI

Pontificatus Nostri septimo.

BENEDICTUS PP. XVI
De mandato Summi Pontificis
c Tharsicius card. Bertone
Secretarius Status
Loco G Plumbi
In Secret. Status tab., n. 194.589

Acta Benedicti XVI

735

V
Venerabili Dei Servo Clementi Vismara caelitum Beatorum tribuitur dignitas.

BENEDICTUS PP. XVI
Ad perpetuam rei memoriam. — « Haec locutus sum vobis, ut gaudium
meum in vobis sit, et gaudium vestrum impleatur » (Io 15, 11).
Haec Domini Iesu verba semper pleneque tenuit Venerabilis Dei Servus
Clemens Vismara, sacerdos ac missionarius Pontificii Instituti pro Missionibus Exteris. Eiusdem laetitiae fons in coniunctione cum Domino reperitur
assiduam per precationem, necnon in continuata donandi facultate missionarii. Hanc semitam calcavit Pater Vismara, « pater qui semper subridet »,
ut asseverare solebant Myanmarenses gentes, apud quas evangelico amore
inflammatus vitam consumpsit. Attamen « laetitiae magister » hic dolore est
informatus.
In oppido Agrate Brianza prope Mediolanum die VI mensis Septembris
anno MDCCCXCVII quintus filius ab Atilio Egidio ephippiario et Stella Annuntiata Porta sarcinatrice natus est. Subsequenti die in paroeciali templo est
baptizatus. Quinque post annos mater, cum sextum liberum pareret, interiit.
Die VIII mensis Ianuarii anno MCMV etiam pater obiit atque fratres sororque
maiores natu collegio sunt recepti, is autem, cum nimis parvus esset, aviae
ac patruorum opera usus est, inter quos duo patrui sacerdotes eminuerunt.
Quindecim annos natus Seminarium gymnasii Sancti Petri Sevesi Mediolanensis est ingressus. Complures coepit legere libros. Volumen cuius titulus
« Operarii autem pauci » beati missionarii patris Pauli Manna avide hausit
atque vita « missionis ad gentes » captus est. Primum bellum mundanum a
missionali consilio eum remoratum est. Miles factus, « plenam hominis deformationem » est expertus, ut ipse scripsit. Bello composito, Seminarium
Langobardum pro Missionibus Exteris ingressus est (quod postea Pii XI de
voluntate anno MCMXXVI « Pontificium Institutum pro Missionibus Exteris »
futurum erat). Die XXVI mensis Maii anno MCMXXIII sacro ordine auctus, subsequenti die II mensis Augusti navem conscendit Birmaniam, hodie Myanmar,
petiturus. Inde ab initio huic Nationi totum cor totamque vitam dicavit.
Hac mente sustentatus, caloris labores, diversum alimentum, complures
implicatasque loquelas, difficilia itinera, paupertatem, recondita missionariorum domicilia leviter suscepit.

736

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Triginta annos in missione Mong Lin regionis Shan Birmaniae exegit,
omnes vires applicans, sollicitus tantum de innumeris personis, parvulis
accipiendis, qui ad missionem concurrebant vel quos in itineribus colligebat.
Iis qui eum ut prudenter se gereret invitabant, respondebat: « Opus non
est nostrum, sed Domini, qui huc nos voluit mittere quique nobis subsidia
praebebit ». Id bello mundano secundo saeviente confirmatum est: cum immanitates etiam Birmaniam contingerent, sua opera servavit. Terram illud
adamavit, quam suam patriam putavit, quamque invitus reliquit Italiam anno
MCMLVII petiturus. Sed decem post menses illuc se denuo contulit.
Politici illius Nationis motus eum non cohibuerunt, quorum tempore
omnes alienigenae missionarii depulsi sunt, eo excepto paucisque aliis, cum
esset Clemens Vismara civis Birmanus. Senex die XV mensis Iunii anno
MCMLXXXVIII pie obiit.
Sanctitatis fama per Birmaniam Italiamque diffusa est, cum eius memoria in nativo oppido usque maneret. Episcopi Kengtunghensis, Abrahami
Than, impulsu, Carolus Maria S.R.E. Cardinalis Martini, Archiepiscopus
Mediolanensis, die XVIII mensis Octobris anno MCMXCVI dioecesanam Inquisitionem incohavit, quae die XVII mensis Octobris anno MCMXCVIII ad finem
est adducta. Die VII mensis Maii anno MCMXCIX huius processus validitatem
agnovit Congregatio de Causis Sanctorum. Postquam Positio absoluta est,
die XIX mensis Maii anno MMVI in Congressione peculiari Consultores Theologi edixerunt Dei Servum virtutes theologales, cardinales eisque adnexas
heroum in modum exercuisse. Eiusdem sententiae fuerunt Patres Cardinales Episcopique, in Sessione Ordinaria die XIX mensis Decembris eiusdem
anni coadunati. Nos Ipsi ideo facultatem fecimus ut Congregatio de Causis
Sanctorum die XV mensis Martii anno MMVIII de virtutibus heroum ad instar actorum Decretum ederet. His absolutis iure statutis rebus, de asserto
miraculo, Venerabilis Dei Servi intercessioni adscripto, quod ad medicinam
et theologiam spectat, inquisitum est. His omnibus feliciter perfectis, Nos
Ipsi facultatem fecimus ut Congregatio de Causis Sanctorum Decretum de
miraculo die II mensis Aprilis anno MMXI evulgaret atque statuimus igitur ut
beatificationis ritus una cum Venerabilibus Dei Servis Seraphino Morazzone
presbytero et Henrica Alfieri die XXVI mensis Iunii anno MMXI Mediolani
celebraretur.
Hodie igitur de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E.
Cardinalis Amato, S.D.B., Congregationis de Causis Sanctorum Praefectus,

737

Acta Benedicti XVI

textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos in Beatorum numerum
Venerabilem Dei Servum Clementem Vismara adscribimus:
Nos, vota Fratris Nostri Dionysii S.R.E. Cardinalis Tettamanzi, Archiepiscopi Metropolitae Mediolanensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in
Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de
Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Servus Dei Clemens Vismara, presbyter, sodalis Pontificii
Instituti pro Missionibus Exteris, indefessus praeco ac testis Domini Iesu
in terra Orientis, defensor postremorum inter pauperes et aegrotos, Beati
nomine in posterum appelletur, eiusque festum die decima quinta Iunii,
qua in caelum est natus, in locis et modis iure statutis quotannis celebrari
possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.
Haec vero quae hodie statuimus firma usquequaque esse volumus ac
valida fore iubemus, contrariis quibuslibet rebus minime obstantibus.
Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die
mensis Iunii, anno MMXI, Pontificatus Nostri septimo.

XXVI

BENEDICTUS PP. XVI
De mandato Summi Pontificis
c Tharsicius card. Bertone
Secretarius Status
Loco G Plumbi
In Secret. Status tab., n. 194.589

VI
Venerabili Servae Dei Antoniae Mariae Verna Beatorum honores decernuntur.

BENEDICTUS PP. XVI
Ad perpetuam rei memoriam. — « Gratis accepistis, gratis date » (Mt 10, 8).
Evangelica adhortatio Divini Magistri, ad discipulos conversa, in animo
Venerabilis Servae Dei Antoniae Mariae Verna accepta est, quae suam vitam

738

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

continuum amoris donum efficere cupiebat, in signum verae gratuitatis.
Nam e corde eius nobili et munifico novum institutum ortum est: Sorores
Caritatis, quas ipsa praesidio Immaculatae Conceptionis committere voluit,
ut gratiae mysterium adornans Dei Genetricem iugiter contemplantes, ad
aedificandam Ecclesiam sanctam et immaculatam in caritate conferrent
(cfr Eph 1, 4).
Venerabilis Serva Dei in Pasquaro, quod pars est loci Rivarolo Canavese,
nata est die XII mensis Iunii anno MDCCLXXIII ex humili familia agricolarum,
diviti fide sedulaque in opere navando. Pueritiam et iuventutem peregit
christianas virtutes ediscens atque properanter exercens magnanimitatem.
Proximos pueros circa se congregare solebat, dum parentes eorum agros
colebant ipsa eos amabiliter custodiebat, eis catechesim impertiebat eosque
preces docebat vitae christianae. XV annos nata, coram Regina Caeli vovit
Antonia Maria votum perpetuae virginitatis. Ex hoc tempore impensius
adhuc egit spiritalem vitam, navitatem apostolicam et actus caritatis ad
subveniendum indigentium necessitatibus. XXV annos nata in locum Rivarolo
transmigravit, ubi prosecuta est suam actuositatem pro parvulis, aegrotis et
pauperibus, ita ut quaedam iuvenes, eius exemplo attractae, ei sese coniungere vellent. Tunc Venerabilis Serva Dei intellexit se debere suae culturali
formationi providere ut melius parvulis et ultimis serviret. Itaque, etiamsi
adulta, coepit Scholam Iesu frequentare in loco San Giorgio Canavese. Anno
MDCCCVI ipsa primam petitionem exhibuit ut « Recessus » approbaretur Filiarum Caritatis sub praesidio Immaculatae Conceptionis B.M.V. Dominus ita
disposuit ut oriens Institutum, antequam iuridicam et canonicam acciperet comprobationem, plurimis corroboraretur temptationibus. Haec acerba
hora patefecit Matris Antoniae Mariae altum spiritum fidei et orationis,
plenam divinae voluntati submissionem, heroicam constantiam in opera
eius denuo incohanda post singulas delusiones, quoniam oratione intensa et continua vitam suam aluit. Praesertim difficilis fuit anno MDCCCXXX
conatus coniungendi eius operam aliis cum mulierum institutis quae iam
exsistebant. Refulsit tunc altior humilitas Venerabilis Servae Dei, quae plus
orationi se dedit et supernae Providentiae magis confidit, cui operam suam
dicavit. Mulier fortis et evangelica, inter plures morales angustias valuit
eventus prudenter sapienterque ducere, charismatis orientis Congregationis servans identitatem. Eius fidelitas divinae inspirationi laudem habuit
per canonicam approbationem die XXVII mensis Novembris anno MDCCCXXXV,
cum eius familiae religiosae datum est nomen: « Sorores Caritatis sub titulo

Acta Benedicti XVI

739

Sanctissimae Conceptionis Beatae Mariae Virginis ». Sororibus circa eam
congregatis Venerabilis Serva Dei indicabat Mariam Immaculatam veluti
omnium virtutum exemplar. Inspirationem sumens de gratiae mysterio quod
Dei Matrem totam sanctam efficit, suas dilectas filias hortabatur ut semper
et erga omnes gratis agerent, quo ineffabile Patris consilium honorarent.
Hac de causa in primitiva Regula communitatis Fundatrix pluries verbum
« gratis » iteravit, tamquam felicem summam normae vitae authentice evangelicae. In recessu loci Rivarolo Venerabilis Serva Dei postremos vitae suae
annos dicavit pueris assistendis et puellis educandis, semper parata sustinere
sorores quae exterius inter infirmos et pauperes apostolatum exercebant.
Praesentia sua humili amabilique exemplo et verbo valuit suam vivificare
religiosam communitatem, post annos magnae tribulationis. Etiamsi mulier
fortis fuit, attamen vires eius, tot difficultatibus defessae, lente coeperunt
declinare et fere inopinate die XXV mensis Decembris anno MDCCCXXXVIII,
dum campanae ad Missam sollemnem Nativitatis Domini personabant, Mater Antonia Maria Verna, LXV annos aetatis suae ad caelum nata est, inter
unanimem planctum concivium, qui plurimi eius funebria participaverunt,
statim eius agnoscentes sanctitatis famam.
Inquisitio dioecesana de vita, virtutibus atque fama sanctitatis Venerabilis Servae Dei in dioecesi Eporediensi anno MCMXXXVII incohata est.
Post bellicas turbationes, quae provectum causae detinuerunt, processuum
canonicorum iuridica validitas die X mensis Iulii anno MCMXCII agnita est.
Primum Consultores Historici die XXIII mensis Maii anno MM ac deinde Consultores Theologi, coadunati in Congressu peculiari die XX mensis Februarii
anno MMIX, favorabile dederunt votum; itaque Patres Cardinales et Episcopi
in Sessione Ordinaria adstantes die XVII mensis Decembris eiusdem anni
censuerunt Venerabilem Servam Dei theologales, cardinales iisque adnexas
virtutes heroico in gradu exercuisse. Deinde Nos Ipsi praecepimus Congregationi de Causis Sanctorum ut Decretum super virtutibus die XIX eiusdem
mensis promulgaret. Atque deinde quaedam sanatio exhibita est, intercessioni Dei Servae tributa, quae Turici in Helvetia evenit, in dioecesi Curiensi.
Consultores Medici die IV mensis Martii anno MMX hoc factum scientifice inexplicabile declararunt atque Consultores Theologi iis annuerunt et
sanationem intercessioni Venerabilis Servae Dei tribuerunt. In Sessione
Ordinaria die XXVIII subsequentis mensis Septembris Patres Cardinales et
Episcopi iudicaverunt illam verum esse miraculum divinitus patratum. Ideo
Nos Congregationi de Causis Sanctorum facultatem fecimus ut Decretum

740

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

super miro ederet die XIV mensis Ianuarii anno MMXI. Inde statuimus ut
beatificationis ritus Eporediae die II mensis Octobris anno MMXI celebraretur.
Hodie igitur de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E.
Cardinalis Amato, S.D.B., Praefectus Congregationis de Causis Sanctorum,
textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos Venerabilem Servam
Dei Antoniam Mariam Verna in Beatorum numerum adscribimus:
Nos, vota Fratris Nostri Henrici Miglio, Episcopi Eporediensis, necnon
plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra
Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Serva Dei Antonia Maria Verna, virgo, fundatrix Instituti Sororum Caritatis ab Immaculata Conceptione
v.d. « d’Ivrea », quae in lumine Beatissimae Virginis Mariae mysterii Deo se
consecravit atque humillime se praebuit servitio parvulorum et indigentium,
Beatae nomine in posterum appelletur, eiusque festum die duodecima Iunii,
qua est nata, in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In
nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.
Dum autem huius novae Beatae maturam caritatem tot per annos manifestatam, fortem animum in difficultatibus superandis et aerumnis tolerandis eiusque apostolicum ardorem maxime in pauperes pueros puellasque
educatione et religiosa cura indigentes publice laudamus, persuasum omnino
habemus his nostris temporibus, quibus urgens necessitas novae evangelizationis incumbit, spiritalem vivendi et serviendi modum ab ea sororibus
oblatum uti exemplum testimoniumque peculiaris esse momenti.
Quod autem decrevimus, volumus et nunc et in posterum tempus vim habere,
contrariis rebus quibuslibet non obsistentibus.
Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die II mensis Octobris, anno MMXI, Pontificatus Nostri septimo.

BENEDICTUS PP. XVI
De mandato Summi Pontificis
c Tharsicius card. Bertone
Secretarius Status
Loco G Plumbi
In Secret. Status tab., n. 194.364

Acta Benedicti XVI

741

VII
Venerabilibus Servis Dei Francisco Esteban Lacal et XXII Sociis Beatorum
honores deeernuntur.

BENEDICTUS PP. XVI
Ad perpetuam rei memoriam. — « Dominus Deus aspicit et veritate in
nobis consolatur, quemadmodum per personam contestantis cantici declaravit Moyses: “Et in servis suis consolabitur” » (2 Mac 7, 6).
His verbis fratres qui, una cum matre, ad martyrium appropinquabant,
suam fiduciam in Deo manifestaverunt, qui defendit et salvat omnes in Eo
confidentes. Eodem modo martyres christiani forti et quieto animo passionem martyrii sustulerunt quoniam spem in Domino collocaverunt, qui
praemium dat lilis qui usque ad finem remanent fideles.
Venerabilis Servus Dei Franciscus Esteban Lacal eiusque XXI Socii Congregationis Missionariorum Oblatorum Beatae Mariae Immaculatae sodales,
necnon Venerabilis Servus Dei Candidus Castán San José, laicus et paterfamilias, peculiari cum liberalitate vocationi ad martyrium responderunt.
Hi testes anno MCMXXXVI, tribus diversis diebus, scilicet XXIV mensis Iulii
atque VIII et XXVIII mensis Novembris, in Hispania occisi sunt, dum catholica
Ecclesia illic persecutionem patiebatur.
Hi sunt:
1. Franciscus Esteban Lacal, presbyter. Natus est Soriae, in dioecesi
Oxomensi-Soriana, die VIII mensis Februarii anno MDCCCLXXXVIII. Die XVI
mensis Iulii anno MCMVI vota simplicia nuncupavit apud Congregationem
Missionariorum Oblatorum Beatae Mariae Immaculatae et die XXIX mensis
Iunii anno MCMXII sacerdos est ordinatus. Professoris, superioris aliisque
officiis in Congregatione expletis, anno MCMXXXV vocatus est ad Matritum
ut munere Superioris Provincialis fungeretur. Illic accepit primos Oblatos
profugos qui in initio belli civilis Hispanici ad arbitrium sunt apprehensi, ac
deinde die XXVI mensis Iulii anno MCMXXXVI ad tempus liberati. Die autem
XV mensis Octobris anno MCMXXXVI Franciscus ipse est apprehensus ac die
XXVIII mensis Novembris occisus cum XII sociis Oblatis in loco Paracuellos de
Jarama. Veneratione erga hos milites Christi firmiter deinde increbrescente,
ii quidem demonstrarunt quantum valeat testimonium omnium martyrum,
quippe qui ad sanguinis effusionem suam fidem impavide confiteantur.

742

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Enimvero Deus in eorum morte magnificatur, ita ut quo crudelius illi patiantur eo clarius potentia Eius ostendatur. Ideo eorum de victoria omnes
christiani corroborantur et, utcumque necessarium fuerit, vestigia eorum
intrepide gradientur.
2. Vicentius Blanco Guadilla, presbyter. Fromistae est natus, in provincia et dioecesi Palentina, die V mensis Aprilis anno MDCCCLXXXII. Simplicia
vota emisit anno MCMI et sacerdos ordinatus est Romae anno MCMVI. Fuit
magister novitiorum, professor atque superior communitatis in loco Pozuelo
de Alarcón. Die XV mensis Octobris anno MCMXXXVI apprehensus, occisus est
die XXVIII mensis Novembris eiusdem anni in Paracuellos de Jarama.
3. Iosephus Vega Riaño, sacerdos. In loco Siero de la Reina provinciae et dioecesis Legionensis, die XIX mensis Martii anno MCMIV est ortus.
Vota simplicia anno MCMXXII nuncupata, sacerdos ordinatus est Romae anno
MCMXXVII, qua in urbe doctoratum adeptus est in iure canonico. Die X mensis Octobris anno MCMXXXVI apprehensus, die VII mensis insequentis in loco
Paracuellos de Jarama est occisus.
4. Ioannes Antonius Pérez Mayo, presbyter. Natus est Sanctae Marinae
Regis, in provincia Legionensi et dioecesi Asturicensi, die XVIII mensis Novembris anno MCMVII. Sacerdos est ordinatus Romae anno MCMXXXII, qua in
urbe consecutus est licentias et in Philosophia et in Theologia. Die XXII
mensis Iulii anno MCMXXXVI apprehensus, occisus est die XXIV eiusdem mensis
in loco La Casa de Campo, inter locum Pozuelo de Alarcón et Matritum.
5. Gregorius Escobar García, presbyter. Natus est Stellae, in provincia
Navarrae et in dioecesi Pampilonensi et Tudelensi, die XII mensis Septembris anno MCMXII. Anno MCMXXX professionem religiosam nuncupavit atque
sacerdos est ordinatus anno MCMXXXVI. Die XXVIII mensis Novembris eiusdem
anni in loco Paracuellos de Jarama est occisus.
6. Iustus Gil Pardo, diaconus. Natus est die XVIII mensis Octobris anno
MCMX in loco Luquin provinciae Navarrae et dioecesis Pampilonensis et
Tudelensis. Vota religiosa anno MCMXXXI nuncupavit et ordinem diaconatus
anno MCMXXXVI Matriti recepit. Die XXVIII mensis Novembris eiusdem anni
occisus est in loco Paracuellos de Jarama.
7. Ioannes Iosephus Caballero Rodríguez, subdiaconus. Ortus est in loco
Fuenlabrada de los Montes, in provincia Pacensi et archidioecesi Toletana,
die V mensis Martii anno MCMXII, vota religiosa anno MCMXXXVI est professus
et subdiaconus ordinatus. Occisus est die XXVIII mensis Novembris anno
MCMXXXVI in loco Paracuellos de Jarama.

743

Acta Benedicti XVI

8. Emmanuel Gutiérrez Martin, subdiaconus. Natus est in loco Fresno del
Río, provinciae et dioecesis Palentinae, die
Religiosam professionem anno
tus est anno
die

XXIV

MCMXXXVI.

MCMXXXIV

I

mensis Ianuarii anno

MCMXIII.

nuncupavit et subdiaconus ordina-

Apprehensus die

XXII

mensis Iulii anno

MCMXXXVI,

eiusdem mensis est occisus in loco La Casa de Campo inter locum

Pozuelo de Alarcón et Matritum.
9. Caecilius Vega Domínguez, religiosus. Natus est die
tembris anno

MCMXIII

XXII

mensis Sep-

in loco Villamor de Órbigo, in provincia Legionensi

et dioecesi Asturicensi. Religiosam professionem anno
Apprehensus die

VIII

mensis Iulii anno

MCMXXXVI,

die

emisit.

MCMXXXIV

XXIV

eiusdem mensis

est occisus in loco La Casa de Campo inter locum Pozuelo de Alarcón et
Matritum.
10. Publius Rodríguez Moslares, religiosus. In loco Tiedra, in provincia
et dioecesi Vallisoletana, est natus die

Religiosam professionem nuncupavit anno
anno

MCMXXXVI

XXVIII

mensis Novembris eiusdem anni.

mensis Novembris anno

XII

MCMXXXV.

Die

XV

MCMXII.

mensis Octobris

apprehensus, occisus est in loco Paracuellos de Jarama die

11. Ioannes Petras Cotillo Fernández, religiosus. Natus est in loco Siero
de la Reina, provinciae et dioecesis Legionensis, die
MCMXIV.

Religiosam professionem emisit anno

mensis Iulii anno

MCMXXXVI

I

MCMXXXV.

mensis Maii anno
Sole orto die

XXIV

apprehensus est et eodem die occisus in loco

La Casa de Campo, prope Matritum.
12. Franciscus Polvorinos Gómez, religiosus. Natus est in loco Calaveras de Arriba, provinciae et dioecesis Legionensis, die
anno

MCMX.

Simplicia vota nuncupavit anno

mensis Iulii anno

MCMXXXVI,

MCMXXXII.

XXIX

mensis Ianuarii

Apprehensus die

XXII

biduo post occisus est in La Casa de Campo,

inter locum Pozuelo de Alarcón et Matritum.
13. Iosephus Guerra Andrés, religiosus. In urbe Legionensi ortus est
die

XIII

mensis Novembris anno

emisit anno

MCMXXXII.

occisus est die

XXVIII

Die

XV

MCMXIV.

Simplicem professionem religiosam

mensis Octobris anno

MCMXXXVI

apprehensus,

mensis Novembris eiusdem anni in loco Paracuellos

de Jarama.
14. Iustus González Lorente, religiosus. Natus est in loco Villaverde de
Arcayos provinciae et dioecesis Legionensis die
MCMXV.

XIV

mensis Octobris anno

Simplicem emisit professionem religiosam anno

MCMXXXIII.

Die

XXII

744

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

mensis Iulii anno MCMXXXVI apprehensus, ortu solis die XXIV eiusdem mensis
occisus est una cum IV sociis in loco La Casa de Campo, prope Matritum.
15. Servilianus Riaño Herrero, religiosus. Priori, provinciae et dioecesis
Legionensis, natus est die XXII mensis Aprilis anno MCMXVI. Anno MCMXXXIII
professionem religiosam simplicem emisit. Apprehensus die XV mensis Octobris anno MCMXXXVI, die XXVIII mensis Novembris insequentis in loco Paracuellos de Jarama interfectus est.
16. Daniel Gómez Lucas, religiosus. In loco Hacinas, in provincia et
dioecesi Burgensi, est ortus die X mensis Aprilis anno MCMX. Professionem
religiosam simplicem emisit anno MCMXXXV. Die XV mensis Octobris anno
MCMXXXVI apprehensus, occisus est die XXVIII mensis Novembris insequentis
in loco Paracuellos de Jarama.
17. Iustus Fernández González, religiosus. In loco Huelde, in provincia
et dioecesi Legionensi, est natus die II mensis Novembris anno MCMXVI. Anno
MCMXXXV professionem religiosam simplicem nuncupavit. Apprehensus die
XV mensis Octobris anno MCMXXXVI, die XXVIII mensis Novembris insequentis
in loco Paracuellos de Jarama occisus est.
18. Paschalis Aláez Medina, religiosus. Die XI mensis Maii anno MCMXVII
natus est in loco Villaverde de Arcayos, provinciae et dioecesis Legionensis.
Anno MCMXXXV professionem religiosam simplicem nuncupavit. Die XXII mensis Iulii anno MCMXXXVI apprehensus, occisus est die XXIV eiusdem mensis
in loco La Casa de Campo, prope Matritum.
19. Clemens Rodríguez Tejerina, religiosus. Natus est die XXIII mensis
Iulii anno MCMXVIII in loco Santa Olaja de la Varga, in provincia et dioecesi
Legionensi. Anno MCMXXXV professionem religiosam simplicem nuncupavit.
Die XV mensis Octobris anno MCMXXXVI apprehensus, occisus est die XXVIII
mensis Novembris eiusdem anni in loco Paracuellos de Jarama.
20. Angelus Franciscus Bocos Hernando, religiosus. Die XXVII mensis
Ianuarii anno MDCCCLXXXIII est natus in loco Ruijas, in provincia et dioecesi
Santanderiensi. Vota perpetua emisit anno MCMVII. Anno MCMXXXVI apprehensus, cum XII sociis die XXVIII mensis Novembris occisus est in loco Paracuellos de Jarama.
21. Marcellinus Sánchez Fernández, religiosus. Natus est die XXX mensis Decembris anno MCMX Sanctae Marinae Regis, in provincia Legionensi
et dioecesi Asturicensi. Perpetua nuncupavit vota anno MCMXXXV. Die XV
mensis Octobris anno MCMXXXVI apprehensus, occisus est die XXVIII mensis
Novembris eiusdem anni in loco Paracuellos de Jarama.

745

Acta Benedicti XVI

22. Eleutherius Prado Villarroel, religiosus. Natus est die
Februarii anno

MCMXV

XXVIII

mensis

Priori, in provincia et dioecesi Legionensi. Simpli-

cem professionem religiosam nuncupavit anno
sodalibus die

XX

mensis Novembris anno

MCMXXXV.
MCMXXXVI

Occisus est cum

XII

in loco Paracuellos

de Jarama.
23. Candidus Castán San José, paterfamilias. Die
MDCCCXCIV

V

mensis Augusti anno

est natus in loco Benifayó de Espioca, provinciae et dioecesis Va-

lentinae. Anno

MCMXIX

uxorem duxit Franciscam Guiral Sorlí, quae ei filiam

et filium peperit. Sodalis fuit sectionis Matritensis Adoratorum nocturnorum
atque legatus apud Coetum Nationalem Congressus Oratorum Popularium
tamquam Consiliarius communitatis Matritensis. Una cum Oblatis, suis sociis
in carcere, summo mane die

XXIV

mensis Iulii anno

MCMXXXVI

occisus est in

loco La Casa de Campo, prope Matritum.
Inquisitio dioecesana ad beatificationem seu declarationem martyrii
horum Evangelii testium peracta est Matriti annis

MCMXCIX

et

MM.

Decre-

tum validitatis a Congregatione de Causis Sanctorum emissum est die
mensis Iunii anno
su Peculiari die

MM.

XXIII

Voto favorabili a Consultoribus Theologis in Congresmensis Iunii anno

MMX

congregatis professo, Patres

Cardinales et Episcopi, in Ordinaria Sessione die
MMXI

XVI

XVIII

mensis Ianuarii anno

congregati, mortem Venerabilium Servorum Dei verum esse martyrium

censuerunt. Nos Ipsi die

II

mensis Aprilis anno

MMXI

mandavimus ut Con-

gregatio de Causis Sanctorum Decretum super martyrio rite promulgaret
et statuimus inde ut beatificationis ritus Matriti in Hispania celebraretur
die

XVII

mensis Decembris anno

MMXI.

Hodie igitur, in urbe praedicta, de mandato Nostro Venerabilis Frater
Noster Angelus S. R. E. Cardinalis Amato, S.D.B., Praefectus Congregationis
de Causis Sanctorum, textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos
Venerabiles Servos Dei Franciscum Esteban Lacal eiusque

XXII

Socios in

Beatorum numerum adscribimus:
Nos, vota Fratris Nostri Antonii Mariae S.R.E. Cardinalis Rouco Varela,
Archiepiscopi Metropolitae Matritensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem
facimus ut Venerabiles Servi Dei Franciscus Esteban Lacal, presbyter, et
XXI

Socii, religiosi Congregationis Missionariorum Oblatorum Beatae Ma-

746

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

riae Immaculatae, necnon Candidus Castán San José, christifidelis laicus
et paterfamilias, martyres, qui, suae vocationi fideles, constanter annuntiaverunt Evangelium et proprii sanguinis effusione intemeratum amorem
in Dominum Iesum eiusque Ecclesiam sunt testati, Beatorum nomine in
posterum appellentur, eorumque festum die duodetricesima Novembris in
locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et
Filii et Spiritus Sancti.
Quae vero per has Litteras statuimus, ea firma sint in perpetuum, contrariis quibuslibet non obstantibus.
Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die

XVII

mensis Decembris, anno Domini bismillesimo undecimo, Pontificatus Nostri
septimo.

BENEDICTUS PP. XVI

De mandato Summi Pontificis
c Tharsicius card. Bertone
Secretarius Status
Loco G Plumbi
In Secret. Status tab., n. 195.960

VIII
Venerabili Servae Dei Mariae Henricae Alfieri Beatorum honores decernuntur.

BENEDICTUS PP. XVI
« Intra historiam adsunt sancti veri lucis portatores, quandoquidem viri
ac feminae fidei sunt, spei et caritatis » (Deus caritas est, 40).
Haec verba, a Nobis olim prolata, vehementer ad perlucidum attinent
testimonium christianum Venerabilis Servae Dei Henricae Alfieri, professa
Congregationis Sororum a Caritate Sanetae Ioannae Antidae Thouret, quae

Acta Benedicti XVI

747

fidei, spei et caritatis lumen diffudit apud carceres, ubi apostolatum per
triginta annos exercuit.
Maria Angela Alfieri nata est die XXIII mensis Februarii anno MDCCCXCI in
oppido Borgo Vercelli. Dei Famula viginti annos nata ingredi petiit familiam
religiosam Sororum a Caritate. In eam Vercellis die XX Decembris MCMXI
recepta est, sed cogitare non poterat se amplecturam esse vitam quam
ipsa « difficilem et asperam » iudicabat. Nihilominus omnes huiusmodi vires
insumpsit perinde ac vitae adiuncta id permiserint. Magni enim aestimabat
in quolibet campo missionis in Deum vertere, ut lacus amoris fieret, quem
in animas eius curae creditas infunderet. Summi quoque momenti censebat
se ostensorium fieri, ut Iesum omnibus ubique afferret. Die X mensis Septembris MCMXVII, praeparatione paedagogica expleta votisque temporariis
emissis, ipsa Vercellis curam accepit scholae tamquam agri viribus suis
vividis irrigandi. Morbo dicto « a Pott » repente affecta est atque gradatim
ad extrema adduxit. Eo diu immobilis impedita, per indubiam intercessionem Beatae Mariae Virginis de Lourdes, illa sanata est. Ad vitandam
curiositatem amicorum, diurnariorum et aliorum, anno MCMXXIII missa est
a superioribus ad carcerem Mediolanensem Sancti Victoris, apud amitam
suam Moderatricem communitatis quae captivorum illic necessitatibus subveniebat. Venerabilis Serva Dei ex eo tempore numquam carcerem reliquit.
Etenim totam se immisit in hunc ambitum tristitiae, irae, ac paenitentiae.
Libenter se vertebat ad captivos audiendos, hortandos, eos concitans ut
se converterent ad consuetam societatis vitam redirent. Ipsa, Moderatrix
communitatis electa, testimonium reddere perrexit vitae congruentis cum
Evangelio et sacra Regula, bonum quaerens personae illius, quae, tametsi
erraverit, nec iudicanda nec despicienda erat sed ducenda ad rectam viam.
Asperrimum transegit tempus apud carcerem Sancti Victoris, ipso in adventu
fascalium Hitlerianorumque dominatus, praecipue inter annos MCMXLIII et
MCMXLV. Soror Henrica, tam civis Itala quam fidelis catholica, certavit pro
iustitia et libertate. Pyrobolorum coniectio omnes compulit ut ex carcere
discederent. Cum Germani sedem in carcere Sancti Victoris constituerunt,
sorores hucusque rursus sunt arcessitae, hic tamen cum praefectis Germanis
sunt conflictatae. Soror Henrica plurimum doluit ex fascalium Hitlerianorumque inhumanitate et crudelitatate erga Hebraeos et captivos politicos,
apprehensos, cruciatos, manuballista transfossos vel ad campos internecionis
missos. Illa, simul cum Beato Cardinali Alfredo Ildefonso Schuster aliisque
institutis sodalitatis sociam praestans operam, promptam se praebebat ad

748

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

afflictos amplectendos, ad eorum congressiones faciliores reddendas adque nuntia transmittenda ne captivi occiderentur. Tanta subiit pericula ut,
si flagranti actu esset deprehensa, statim condemnata esset. Ob litteras
monitionis ad quandam familiam Sancti Victoris de imminenti captivitate
capta est et in acerbam cellam coniecta, exspectans vel inquisitionem, vel
internecionem vel translationem in Germaniam. Cardinale vero Archiepiscopo Mediolanensi interveniente, supplicium capitis in exsilium mutatum
est, quod oppido Grumello del Monte provinciae Bergomensis transegit. Die
XXIV mensis Decembris anno MCMXLIV concessa est ei translatio in urbem
Brixiam, ad domum provincialem Sororum a Caritate. Illic quoque Venerabilis Serva Dei quemcumque dolentem adiuvare et consolari pergebat, ita
mostrans se deditam voluntati Dei, passionibus Christi in cruce necnon
multorum condemnatorum consociatam, Beatae Virgini Mariae devotam,
atque studio orationis, adorationis et acceptionis dicatam. Permulti affirmaverunt illam, die VII mensis Maii anno MCMXLV in carcerem Sancti Victoris
reducem, servitium resumpsisse diligenter, perspicue ac sapienter, necnon
solita usam hilaritate, prorsus intentam bono captivorum atque illorum
liberationi. Spiritum humanum penitus intuens ac vocationem religiosam,
pro qua indesinenter Deo gratias agebat, fontem omnium virium respiciens,
Venerabilis Serva Dei Henrica Alfieri indesinenter sperabat fore ut ambitus
carceris humanior redderetur. Viris ac mulieribus in carcere detentis efficaciter profuit. Dicebatur illa « transire sicut angelus, flere sicut mater » apud
omnes. Quaedam detenta dixit: « sufficiebat eam tantum videre ut tantam
lucem reciperes ». Etenim vita eius semper Domini praesentia illuminabatur,
quem omnibus viribus dilexit ac perseveranter humiliterque est imitata.
Fide suffulta, viam sanctitatis alacriter percurrit; virtutes theologales et
cardinales heroum in modum exercuit; consilia evangelica et Regulae normas summo studio observavit; vires gaudioque ex oratione, Eucharistia et
filiali devotione mariali exhausit. Meritorum ubertate praedita, in Domino
obdormivit die XXIII mensis Novembris anno MCMLI.
Fama sanctitatis huius Venerabilis Servae Dei adduxit Carolum Mariam
S.R.E. Cardinalem Martini, Archiepiscopum Mediolanensem, ad causam beatificationis ineundam, quae a die XXX mensis Ianuarii MCMXCV usque ad diem
XX mensis Aprilis anno MCMXCVI acta est cuiusque validitatem Congregatio
de Causis Sanctorum recognovit Decreto die XIII mensis Decembris MCMXCVI
promulgato. Die VI mensis Martii anno MMIX actus est Congressus Peculiaris

Acta Benedicti XVI

749

Consultorum Theologorum qui de virtutibus Servae Dei heroum in modum exercitis positivum votum tulit. Patres Cardinales deinde et Episcopi,
in Sessione Ordinaria diei XVII mensis Novembris anni MMIX agnoverunt
Servam Dei heroum in modum excoluisse virtutes theologales, cardinales
iisque adnexas. Nos Ipsi, die XIX Decembris anno MMIX, mandavimus ut
super heroicis Servae Dei virtutibus Decretum a Congregatione de Causis
Sanctorum conscriberetur. Denique, servatis de iure servandis, mira sanatio
cuiusdam athletae XVIII annos aetatis examini est subiecta. Consilium itaque
Medicorum die XXVIII mensis Octobris MMX declaravit huiusmodi sanationem
a sarcomate « Ewing/PNET » simul cum metastasi pulmonaria, hepatica ac
lymphonodali ex scientiae legibus inexplicabilem fuisse. Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum die XIV mensis Ianuarii anno MMXI verum
miraculum fuisse declaravit, quam sententiam Patres Cardinales et Episcopi
confirmarunt in Congregatione Ordinaria habita Kal. Martii anno MMXI.
Haec Congregationis vota libenter excipientes, Nos Ipsi mandavimus ut
Decretum super eadem mira sanatione die II mensis Aprilis anno MMXI rite
promulgaretur. Statuimus dein ut ritus beatificationis Mediolani die XXVI
mensis Iunii eiusdem anni celebraretur.
Hodie igitur Mediolani de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster
Angelus S.R.E. Card. Amato, S.D.B., Praefectus Congregationis de Causis
Sanctorum, textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos Venerabilem
Servam Dei Henricae Alfieri, in saeculo Mariam Angelam, in Beatorum
numerum adscribimus:
Nos, vota Fratris Nostri Dionysii S.R.E. Cardinalis Tettamanzi, Archiepiscopi Metropolitae Mediolanensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem
facimus ut Venerabilis Serva Dei Henrica Alfieri, in saeculo Maria Angela,
virgo, professa Congregationis Sororum a Caritate Sanctae Ioannae Antidae Thouret, quae appellabatur « Angelus carcerum », testis infinitae misericordiae Dei erga suos filios atque fidei in redemptionis spem patentis,
Beatae nomine in posterum appelletur, eiusque festum die vicesima tertia
Novembris, qua in caelum est nata, in locis et modis iure statutis quotannis
celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.
Quae vero per has Litteras statuimus, ea firma esse volumus in perpetuum, contrariis quibuslibet non obstantibus.

750

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Datum Romae, apud Sanctum Petrum, die undevicesimo mensis Iunii,
anno Domini bismillesimo undecimo, Pontificatus Nostri septimo.

BENEDICTUS PP. XVI
De mandato Summi Pontificis
c Tharsicius card. Bertone
Secretarius Status
Loco G Plumbi
In Secret. Status tab., n. 194.589

IX
Venerabili Dei Servo Georgio Häfner caelitum Beatorum tribuitur dignitas.

BENEDICTUS PP. XVI
Ad perpetuam rei memoriam. — « A Domino est decretum me viam
crucis decurrere. Die Iovis probabiliter me Dachaviam conferam. De hac
re nolite nimium sollicitari, nihil sine Dei voluntate accidit ».
Haec sententia, ex epistula quadam deprompta, quam Venerabilis Dei
Servus Iosephus Georgius Häfner ex Herbipolitano carcere parentibus scripsit, omnem eius in Dominum dilectionem declarat eiusdemque voluntatem
erga Deum fidelitatem servandi usque ad mortem.
Die XIX mensis Octobris anno MCM Herbipoli in Bavaria e Valentino
et Barbara Hedwig Ulsamer, humilibus quidem et credentibus parentibus
natus est, qui in eum institutionem sanam altamque fidem transfuderunt.
Die XXVIII mensis Octobris anno MCM est baptismi aqua ablutus et Iosephus
Georgius Simon est vocatus. Inde a puero ad vitam sacerdotalem inclinabat.
Missae inservire solebat et una cum ceteris pueris sacerdotem sacram Eucharistiam celebrantem imitabatur. Multis quoad rem familiarem laboribus
parentum, gymnasii curricula absolvere coepit. Anno MCMXVIII maturitatis
experimenti diploma est consecutus atque propter bellum mundanum inter
milites est scriptus, sed nullum bellum gessit. Anno MCMXIX ut se ad sacerdotium compararet, philosophica et postea apud studiorum Universitatem

Acta Benedicti XVI

751

Herbipolitanam theologica curricula repetivit atque die XI mensis Ianuarii
anno MCMXX Tertium Ordinem Carmelitanum est ingressus et frater Aloisius
a Sanctissimo Sacramento est appellatus. Laurea in Theologia adepta, die
XIII mensis Aprilis anno MCMXXIV in Herbipolitano Seminarii templo sancti
Michaelis ab Archiepiscopo Bambergensi Iacobo von Hauck sacerdotalem
ordinationem recepit. Pastorale ministerium compluribus in paroeciis usque ad diem XII mensis Novembris anni MCMXXXIV sustinuit, cum parochus
renuntiatus est in oppido Oberschwarzach.
Studio, magna caritate firmaque fide clare eminuit. Venerabilis Dei
Servus omnia sua sacerdotalia officia humilis, silens et continenter orans
gessit. Ipse semper operam dedit ut christianos officiorum conscios atque
pietatis operibus fideles institueret. Suam propter frugiferam pastoralem
navitatem, quae potissimum in scholis publicis in tradenda religionis disciplina versabatur, Iosephus Georgius regiminis Nazistarum verus osor est
habitus, eo quod christiana principia diffundebat, Statui aversa. Hac de
re varia indicia inquirebant Nazistae ad eum impediendum et in vincula
coniciendum. Cum nullam accusationem invenissent, artificio quodam sunt
usi. Cum enim funus cuiusdam silvarum custodis faceret, occasio data est
inimicis eum apud publicos custodes prodendi. Venerabilis Dei Servus, data
occasione, dixit eum virum antequam moreretur Ecclesiae catholicae sese
reconciliavisse, affirmans alterum coniugium, civili ritu peractum, validum
non esse. Die XXXI mensis Octobris anno MCMXLI captus est; inquisitus et
accusatus de « hostilitate adversus Statum », in Herbipolitanae urbis carcerem
est coniectus. Die XII mensis Decembris anno MCMXLI in campum captivis custodiendis Dachaviam est delatus. Captivitatis tempore principia christiana
praedicare haud intermisit, firmiter corporis animique aerumnas tolerans.
Crucem baiulavit, Dei voluntati continenter obsequens. Inedia confectus,
die XX mensis Augusti anno MCMXLII obiit.
Martyrii fama Venerabilis Dei Servi effecit ut Herbipolitanus Episcopus
canonicam Inquisitionem incoharet, quae annis MCMXCVIII effecta est, cuius
iuridica validitas per Decretum Congregationis de Causis Sanctorum die
XVII mensis Ianuarii anno MMIII agnita est. In peculiari Congressione die VI
mensis Februarii anno MMIX Consultores Theologi dixerunt Venerabilis Dei
Servi Georgii Häfner mortem verum fuisse martyrium et eiusdem sententiae
fuerunt Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria die XXVI mensis
Maii anno MMIX coadunati. Nos Ipsi facultatem fecimus ut Congregatio de
Causis Sanctorum Decretum super martyrio die III mensis Iulii anno MMIX

752

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

ederet et deliberavimus ut beatificationis ritus die XV mensis Maii anno
MMXI celebraretur.
Hodie igitur de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E.
Cardinalis Amato, S.D.B., Congregationis de Causis Sanctorum Praefectus,
textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos in Beatorum numerum
Venerabilem Dei Servum Georgium Häfner adscribimus:
Nos, vota Fratris Nostri Fridelmi Hofmann, Episcopi Herbipolensis,
necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Servus Dei
Georgius Häfner, presbyter et martyr, qui assidue et prudenter testatus est
Evangelium, liquide eius veritatem proclamans hominibus suae pastorali
curae concreditis, Beati nomine in posterum appelletur, eiusque festum die
vicesima Augusti, qua in caelum est natus, in locis et modis iure statutis
quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.
Decet prorsus insignem hunc caelitem magnificare, qui eximias dedit
religiosae pietatis atque intrepidae fidei testificationes, cum suam vitam
inpenderet in beneficium animorum et in salutarem Evangelii veritatem
demonstrandam. Exoptamus igitur ut eximia eius exempla magno sint hominibus hodiernis emolumento, quo ipsi Christi vultum clarius conspiciant
et humana cunctorum iura tueantur.
Haec vero quae hodie statuimus firma usquequaque esse volumus ac
valida fore iubemus, contrariis quibuslibet rebus minime obstantibus.
Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die XV mensis
Maii, anno MMXI, Pontificatus Nostri septimo.

BENEDICTUS PP. XVI
De mandato Summi Pontificis
c Tharsicius card. Bertone
Secretarius Status
Loco G Plumbi
In Secret. Status tab., n. 147.875

Congregatio de Causis Sanctorum

753

ACTA CONGREGATIONUM
CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM
ADRIENSIS – RHODIGENSIS
Beatificationis et Canonizationis Servae Dei Mariae Bolognesi, Christifidelis Laicae (1924-1980)

DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS
« Quid perficere possum pro animarum bono? Maxima mea cura erit
animarum salus, pro pauperibus mendicisque labor; difficillima et asperrima
quaerere quibus flosculum Iesu offeram ad hominum omnium restitutionem ».
Opus cuiusque suscepti officii rationis in consiliis Dei Providentiae perficiendis facile recognoscere possumus in his verbis quae Dei Serva Maria
Bolognesi perscripsit: momentum scilicet cotidiani temporis, intima communio cum fratribus et suipsius oblatio Deo sit.
Serva Dei nata est die 21 mensis Octobris anno 1924 in vico Bosaro
apud Rhodigium urbem. Inde a prima aetate miserrima vixit. Septem fratrum ortus familiae inopiam atque indigentiam in dies auxit, quibus morbi
se adiecerunt, qui totam Servae Dei vitam gravissime excruciaverunt. Qua
de causa per unum tantum annum discendi ludo uti potuit; tamen aviae
ferventissimo pietatis exemplo summas didicit religionis et moris rationes: in
Iesum, in homines omnes, in naturam amorem. Mox Iesu amico uti coepit,
qui erit fulcrum spiritualitatis eius. Erga familiam caritate inflammata,
etiam tum puella sibi immensum onus sumpsit, quippe quae et agros coleret
et in fratribus educandis operam daret. Fortissimo liberalique animo praedita, admodum iuvenis Serva Dei non solum toto corde parvum puerorum
numerum quos matres gravi agrorum cura laboratae ei committebant, sed
etiam statuit se conferre ad pauperum aegrotorum et derelictorum servitium.
Etiam tum adulescens, Maria animo comprehendit quanti momenti esset una cum Ecclesia vivere. Qua de causa se totam Spirituali Moderatori

754

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

commisit; quem, cum vitam vivere vellet Dei voluntati adhaerens et oboedientiam semper exercens, noluit sibi ipsa eligere, sed petit ut ab Episcopo
designaretur.
Cotidie Christum patientem contemplans, Maria eius Passionis sensibiliter particeps fuit. Fructum huius profundae cum Domino communionis fuit
repentina recognitio eius praesentiae in varietate hominum acerbitatum,
quibus omnibus servire voluit cum ampla animae caritate et deditione usque
ad extremum diem, omnibus soror et mater amantissima facta.
Serva Dei perspicue intellexit se a Christo non tantum ad mysticas
nuptias vocari, sed etiam ad apostolicam actuositatem per sacrificium,
orationem paenitentiamque pro Ecclesiae prosperitate. Quae omnia, licet
famam eius sanctitatis auxerint, tamen in eam obtrectationes contumeliasque incenderunt. Accensis in politicis adiunctis illorum annorum post secundum totius orbis bellum, non defuerunt qui Servam Dei per vim aggredi
auderent et, cum nemo id crederet, ei in iudicium veniendum fuit, quasi
dolose questa esset et semetipsam ipsa percussisset, e quibus accusationibus
omnino liberata est.
Anno 1949 statuit sese devovere pro fratrum bono, praecipue pro sacerdotum sanctificatione. Insequentibus annis, quasi rite constitutae, hanc
pietatem secutae sunt innumerae corporis, animae mentisque calamitates
quibus vita Servae Dei facta est quasi “ritualis dolorum perpessio”, per
benignam adhaerentiam Dominicae Passioni susceptae. Haec proclivitas in
voluntatem Domini accipienda transiit in constantem praeparationem ad
mortem: « Quaque hora prompta sim » – inquiebat – « ecce, Iesu, adsum,
semper prompta sum, si quando velles ».
Quamquam valetudine graviter infirma affecta esset, plurimis modis
variisque rationibus Serva Dei proximum suum iuvit. Invalidos infirmosque
diu noctuque curabat, praecipue qui in valetudinario iacerent, stipem et
cibaria primae necessitatis plurimis familiis inopia atque indigentia affectis
colligebat, hospitio accepit plurimos parentibus orbatos quos honeste collocavit apud liberales familias vel instituta collegiaque ad hoc praeposita.
Pariter incubuit in spiritualis misericordiae ministeria: per invictam fidem
et mirificam, consolationis vim quibus divinitus praedita erat, hominibus
gravibus animi curis anxiis, aegrotis sine ulla valetudinis spe, morituris
aequum animum et spem in Dei misericordiam inicere potuit.
Servae Dei industria, vi necessitatis magis magisque decreta, ingravescentibus plurimis morbis quibus afficiebatur, praecipue gravibus cordis

755

Congregatio de Causis Sanctorum

palpitationibus, quibus anno 1971 paulum afuit quin moreretur. Anni secuti
sunt semper gravioribus infirmitatibus repleti, quas maxima cum laetitia
peregit magnoque animo, depositis ingratitudine, hostilitate et obtrectatione, quibus obtundebatur. Post menses gravia inter tormenta transactos, die
30 mensis Ianuarii anno 1980 Rhodigii pie quievit in Domino. Exsequiae
celebrate sunt inter lugentes amicos, qui, cum eiusdem recognovissent sanctitatem, innumeri interfuerunt.
Cum Serva Dei magna sanctitatis fama in vita et post mortem circumdaretur, apud Curiam Episcopalem Rhodigiensem Inquisitio dioecesana habita
est a die 21 mensis Octobris anno 1992 usque ad diem 8 mensis Iulii anno
2000, cuius auctoritas probata est a Congregatione de Causis Sanctorum
Decreto diei 25 mensis Maii anno 2001. Parata Positione, disputatum est
secundum soliti moris rationem num animo heroico Serva Dei virtutes exercuisset. Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum prospero cum exitu
habitus est die 24 mensis Iunii anno 2011. Patres Cardinales et Episcopi in
Sessione Ordinaria, cui ego, Card. Angelus Amato, die 6 mensis Martii anno
2012 praefui, post relationem auditam Ecc.mi D.ni Salvatoris Fisichella,
Archiepiscopi tit. Vicohabentini, Causae Ponentis, professi sunt Dei Servam
virtutes theologales et cardinales et coniunctas heroico modo exercuisse.
Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Benedicto XVI
per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua,
vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate
tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia,
Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis, in gradu heroico, Servae Dei
Mariae Bolognesi, Christifidelis Laicae, in casu et ad effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de
Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 10 mensis Maii anno Domini 2012.

Angelus Card. Amato, S.D.B.
Praefectus

L. G S.
G Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis

756

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

PATERSONENSIS
Beatificationis et Canonizationis Servae dei Mariae Teresiae Demjanovich, Sororis
Professae e Congregatione Sororum Caritatis Sanctae Elisabeth (1901-1927)

DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS
« Manete in me, et ego in vobis. Sicut palmes non potest ferre fructum
a semetipso, nisi manserit in vite, sic nec vos, nisi in me manseritis. Ego
sum vitis, vos palmites. Qui manet in me, et ego in eo, hic fert fructum
multum, quia sine me nihil potestis facere » (Io 15, 4-5).
Evangelii hoc verbum mira ac singulari ratione conversatione et spiritualitate Servae Dei Mariae Teresiae Demjanovich, religiosae, personat, quae
viam fidei in progressu mysterii Christi communicationis per constantem
adhaesionem vitae cotidianae recensitae summopere trivit.
Serva Dei die 26 mensis Martii anno 1901 Baioci in finibus Novae Caesareae regionis nata est e Slovachis parentibus in Civitates Foederatas
Americae Septentrionalis commigratis, qui coniuges erant profunda catholica fide et devota pietate religiosa informati. Iam inde a pueritia claram
ostendit conscientiam se voluntatem Dei omnibus in adiunctis exquirere et
ad vitam consecratam referri velle. Eximias ob suas intellectus virtutes,
cursus sive elementariae sive secundariae scholae florentissime frequentavit. Studiis ad tempus ob infirmitatem ipsius salutis et mortem matris
intermissis, in Universitatem Studiorum seu Collegium « Sanctae Elisabeth » denique se ascripsit, a religiosa Sororum a Caritate Sanctae Elisabeth
rectam communitate, quae ex iisdem principiis Congregationis a Sancta
Elisabeth Anna Bailey Seton institutae tamquam e fonte hauriebat, ibique
anno 1923 lauream adepta est. Illis annis vitam spiritualem naviter curavit, celebrationem eucharisticam cotidie obiit atque orationi, praesertim
piis Viae Crucis coronaeque marialis et Sanctissimi Sacramenti visitandi
devotionibus, ac meditationi impensius vacavit. Cotidianos inter labores
intimum Dei vividum semper servavit consortium.
Die 26 mensis Martii anno 1922, quo vicesimum secundum natalicium
agebat, Maria Teresia familiam suam monasterium ingrediendi participavit
desiderii, quod autem Priorissa Carmelitarum Decalceatarum de Gun Hill in
Neo-Eboracensi vulgari sermone Bronx nuncupata insula frustrata est, cum

Congregatio de Causis Sanctorum

757

omnis illius communitatis Sororum ex operibus arte suendi et acu pingendi
comparatis constaret sustentatio. In expectatione voluntatem Dei melius
intellegendi, Maria Teresia officium magistrae apud Academiam Sancti Aloisii Caesaropolitanam suscepit, quam Sorores a Caritate Sanctae Elisabeth
gerebant. Et his in renovati commercii cum Congregatione, apud quam
studuerat, adiunctis Serva Dei dilucide persensit Dominum eam religiosam
illius Instituti velle, quapropter petivit, ut in Novitiatum admitteretur, quem
anno 1925 ingressa est.
Institutionis tempore, angustiae, praesertim ob dissensiones et discordiae cum Magistra novitiarum, ei haud defuerunt. Servae Dei confessor,
enim, ipsi prohibuerat, quin quoslibet suos in rebus spiritualibus Magistrae
revelaret usus, cui deinceps reticentia puellae simplicitatis humilitatisque
defectus esse videbatur. Offensiones novae nova vero semper tantae disputae et contentionis fuerunt causa, ut eam obscure subiceretur ex Instituto
excedere. Moderatoris spiritualis concessu, interdum, Serva Dei elenchum
votorum privatorum occulte emisit, castitatis scilicet et confessoris oboedientiae, paupertatis, oblationis in manus Dei, humilitatis et constantiae
optimi moris.
Consecrationem suam, igitur, uti plenam fiduciam in Domino aspexit
atque, contemplationi semper funditus devincta, magna in paupertate et
intimo ex mundo discessu vixit. Summae caritatis afflatu referciebatur,
quam omnibus actis et operibus suis exhibuit et usque in suipsius oblationis tamquam victimae pro communitate religiosa culmen provexit. Has
inter aerumnas et obices, Maria Teresia Dei fontis pacis tranquillitatisque
primatum instanter confessa est et amor Sanctissimae Trinitatis eius spiritualis indolis fastigium fuit et forma.
Die 9 mensis Decembris anno 1926, in valetudinarium recepta est morbo
quodam correpta, quem medicus simplicem glandularum gulae inflammationem cum ingenti pressionis sanguinis arteriarum incremento coniunctam
dixerat. Chirurgicae sectioni exinde commissa, die 28 mensis Decembris
communitatem iam repetiit. Nemo, revera, severitatem eius intellexerat valetudinis, quae enim adeo in gravius ruere perseveravit, ut, mense transacto, in
valetudinarium Sanctae Elisabeth anhelationis et cordis implicationum causa
retraheretur. Hoc passionis corporis et animae tempus uti praecipuam caritatis Dei significationem habuit et laeta promptaque oppetiit. Cum nihil boni
valetudo eius praesentire sineret, die 2 mensis Aprilis ipsi concessum est, ut

758

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

vota religiosa in manibus moderatoris eius spiritualis profiteretur. Die 6 mensis Maii anno 1927, appendix eius intestini putrida resecata est, quae iamdiu
vero in peritonitidem prolapsa erat. Biduo post, die 8 mensis Maii anno
1927, Elisabethopoli in Nova Caesarea regione Deo pie spiritum reddidit.
Ob eius sanctitatis famam, Causa Beatificationis et Canonizationis apud
Curiam Episcopalem Patersonensem in Nova Caesarea regione e Civitatibus
Foederatis Americae Septentrionalis inita est per celebrationem Processus
Ordinarii inter annos 1953 et 1954, quem, anno 1971, Processus Suppletivus
et a die 18 mensis Maii ad diem 18 mensis Decembris anno 1981 Processus
Apostolicus secuti sunt, quorum auctoritas et vis iuridica a Congregatione
de Causis Sanctorum die 28 mensis Maii anno 1999 probatae sunt. Positione
confecta, disceptatum est, iuxta consuetudinem, an Serva Dei more heroum
virtutes christianas exercuisset. Die 25 mensis Iunii anno 2011 prospero cum
exitu habitus est Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum. Patres
Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria diei 17 mensis Ianuarii anno
2012, cui egomet ipse Angelus Cardinalis Amato praefui, audita relatione
Excellentissimi ac Reverendissimi Domini Raphaëlis Martinelli, Episcopi
Tusculani, Causae Ponentis, professi sunt Servam Dei virtutes theologales,
cardinales iisque adnexas in modum heroum exercuisse.
Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Benedicto XVI
per infrascriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua
vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate
tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia,
Temperantia et Fortitudine iisque adnexis in gradu heroico Servae Dei Mariae
Teresiae Demjanovich, Sororis Professae e Congregatione Sororum a Caritate
Sanctae Elisabeth, in casu et ad effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de
Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 10 mensis Maii anno Domini 2012.

Angelus Card. Amato, S.D.B.
Praefectus

L. G S.
G Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis

Congregatio de Causis Sanctorum

759

CARPENSIS
Beatificationis seu Declarationis Martyrii Servi Dei Odoardi Focherini, Christifidelis Laici et Patrisfamilias († 27.12.1944)

DECRETUM SUPER MARTYRIO
« In purissima Christi fide morior, in quam, sicut et in Ecclesiam et
Papam summopere credo ».
Super semitas populi sui et humanae historiae tragoedias praefulgida Deus semper sufflammat sidera, quibus viam certam collustret spesque
nostras corroboret. Quas inter luces eminens effulget Servi Dei Odoardi
Focherini, patrisfamilias, fidei confessio mox memoranda, ex ultimis ipsius
verbis in campo detentionis v.d. Hersbruck effatis collecta. Qui, uberrimum
consecrationis Deo et, ut dicatur, « studii hominis » exemplum, communionem ecclesialem servitiumque apostolicum apud laicorum consociationem
illam, cui nomen « Actio Catholica », et artem ephemeridum componendarum
penitus, necnon tranquillam et actuosam vitam familiarem expertus est.
Damnatus quod esset christianus, christiani instar mortuus est oblationem
vitae suae benigne offerens. Sensibus fidei comitantibus, quos in familiae,
civilis cultus, pietatis societatisque adiunctis vixerat atque excoluerat, sese
omnino caritati Dei commisit.
Verus hic testis Christi die 6 mensis Iunii anno 1907 Carpi natus est et
sequenti die 9 ad batismalem fontem ductus. Die 11 mensis Maii anno 1913
sacramentum Confirmationis recepit. Iam inde a iuventute assidue sacramenta frequentavit et inter ordines Actionis Catholicae Italiae se ascripsit,
ubi praecipuis muneribus functus est, primum institutoris, dein Praesidis
Dioecesani. Operi Realinae, uti dicitur, Carpensi pro institutione et caritate provehendis interfuit et a Secretis fuit Primi Congressus Eucharistici
dioecesani anno 1931 celebrati.
Die 9 mensis Iulii anno 1930, Mariam Marchesi uxorem duxit, e qua
septem habuit filios, quos omnes summa cum laetitia accepit et in navitate
spiritus aluit. Vincula familiaria instituit mutuae in alterum pietati et verae
christianae caritati intime conserta et matrimonii sacramentalis vivificata
gratia. Sollicitus pater et sollers, in societate quadam cautionum actoris
laborem exercens necessitatibus amplae suae familiae providit.

760

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Pro christianis rationibus vulgandis ac sustinendis inter fundatores
ephemeridis illius ad usum iuvenum catholicorum, cui titulus vulgo L’Aspirante, ubicumque Italiae celebratae actuosam habuit partem. Cooperator
fuit ephemeridis quoque Apostolicae Sedis, scilicet v. L’Osservatore Romano,
atque aliam, cui titulus L’Avvenire d’Italia, omnimodis provexit, cuius anno
1939 Administrator factus est.
Qui sane iustus veritati curandae ac Regno Christi praeli gratia diffundendo spiritum caritatis pro bono proximi more heroum revera inflatum
coniunxit. Ab anno 1942, enim, validissima propter consilia ab ipso inita
amplius quam centum fratres hebraeos persecutione generis causa vexatos
servare valuit.
Effulgentem ob fidem suam, quae in catholico eius apostolatu et ephemeridum componendarum opere eminuit, die 11 mensis Martii anno 1944,
militiae nefario tunc praepollenti germanico regimini in Deum hostili obsequentis iussu, Carpi comprehensus est et Bononiae in carcerem Sancti
Ioannis ad Montem coniectus, unde in campum detentionis prope Fossoli
traductus est. Via haec passionis, post traiectos campos discessionis apud
vicum Gries et detentionis prope Floxenburgum, eum ad ultimum locum
Hersbruck traxit, quo die 20 mensis Septembris anno 1944 pervenit.
Quo in fero invio Servus Dei intellexit Deum extremum vitae sacrificium
ab ipso petere tamquam summam evangelicae eius fidelitatis obsignationem.
Monumenta coaeva voluntatem persecutionis contra eum ex mero odio
fidei erupisse exhibent, necnon apud Servum Dei acceptionem passionis
testantur, sicut et constantiam eius in oratione consolationemque fidei et
perseverantiam aliorum fidei corroborandae atque benignam veniam persecutoris.
Plagae cruris et pedis, medicorum omnibus reiectis curis, adeo in nefastam pestilentiam excesserunt, ut, diris procedentibus corporis cruciatibus,
die 27 mensis Decembris anno 1944 mortem occumberet.
Crucem pro vita maluerat, quam Iesus ei speciosissimum decus docuit et
ipse plena ac voluntaria praelatione aequo etiam inter tormenta animo ad
calvarium portavit, viribus inferioris cuiusque spiritus exemplo confirmans.
Ob indesinentem eius et in dies progredientem famam martyrii, qua
Servus Dei circumfusus est iam cum gloriosae eius mortis undique fama
pervasit, Ordinarius Carpensis, competentia territoriali ab Episcopo Bambergensi in Germania adepta, causam beatificationis canonice inivit per

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Congregatio de Causis Sanctorum

celebrationem Inquisitionis dioecesanae a die 30 mensis Martii anno 1996
ad diem 26 mensis Maii anno 1998 super adserto martyrio Servi Dei, cuius
auctoritas et vis iuridica a Congregatione de Causis Sanctorum Decreto
diei 28 mensis Maii anno 1999 probatae sunt. Positione confecta, iuxta
suetum morem, die 16 mensis Octobris anno 2007, Congressus Peculiaris
Consultorum Theologorum super martyrio factus est, in quo prospero cum
exitu disceptatum est an mors Servi Dei verum martyrium fuisse. Patres
Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria die 3 mensis Aprilis anno 2012
habita, cui egomet ipse Angelus Cardinalis Amato praefui, audita relatione
Excellentissimi ac Reverendissimi Domini Laurentii Chiarinelli, Episcopi
emeriti Viterbiensis, Causae Ponentis, agnoverunt Servum Dei Odoardum
Focherini ob fidelitatem erga Christum confessam verum in odium fidei
martyrium passum esse atque usque ad ultimum Christo suaeque baptizati
dignitati fidelem mansisse.
Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Benedicto XVI
per infrascriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Summus Pontifex Benedictus XVI, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens
rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de martyrio eiusque causa
Servi Dei Odoardi Focherini, Christifidelis Laici et Patrisfamilias, in casu et
ad effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de
Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 10 mensis Maii anno Domini 2012.

Angelus Card. Amato, S.D.B.
Praefectus

L. G S.
G Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis

762

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

BELLOVACENSIS
Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Iacobi Sevin, Sacerdotis professi e
Societate Iesu, Fundatoris Consociationis vulgo dictae « Scouts de France Catholiques » et Congregationis Sororum Sanctae Crucis de Hierosolyma (1882-1951)

DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS
« Hoc sentite in vobis, quod et in Christo Iesu » (Phil 2, 5).
Efflagrans proximum, in primis iuvenes, ad ipsius Iesu Christi exemplum
instituendi studium vitam Servi Dei Iacobi Sevin iugiter duxit fidelisque
huius Sancti Ignatii filii summopere informavit spiritualitatem, qui enim
se ad sequelam Domini crucifixi penitus vocatum percepit et, desiderio
inflatus omnes Christo Iesu conformandi, impensius attendit, ut caritatem
eorum aleret, qui eiusdem curis commissi essent.
Servus Dei die 7 mensis Decembris anno 1882 Insulae in Gallia ortus est
e parentibus Adolpho et Aloisya Hennion et sequenti die ad regenerationis
fontem ductus. Familia, catholica fide et devota pietate radicitus informata, fortis eius indolis et sollicitae admodum fovit profectum. Annos decem
natus, Iacobus apud Collegium Societatis Iesu Ambianense missus est, in
quo studia floride perfecit. Anno 1893, primam Communionem et sacramentum Confirmationis recepit. Puerili aetate, cursum honorum in militia
maritima amplecti expetebat, sed die 30 mensis Iunii anno 1895, dum otiose
deambulabat, claram animadvertit conscientiam se ad sacerdotium et vitam
religiosam a Deo vocari. Studuit, dein, in Collegio Sancti Ioseph Insulensi,
in quo mense Martii anno 1900 primum academicum baccalaureatus gradum
adeptus est. Paulo post studia de lingua et litteris anglicis inivit, sed prope
petivit obtinuitque, ut in Novitiatum Societatis Iesu in vico Sancti Acheuli
prope Ambianum admitteretur, quo expleto, die 5 mensis Septembris anno
1902 vota religiosa professus est. Die 2 mensis Augusti anno 1914, presbyteratu auctus est et, die 2 mensis Februarii anno 1917, perpetuam votorum
religiosorum professionem Muscronii in Gallia Belgica emisit.
Aestate eiusdem anni, germanorum eluso interdicto qui adhuc nationem
illam occupabant, alumnos quosdam scholae apostolicae collegit, quibuscum coetum iuvenum, uti anglica dicuntur voce, « scouts » seu speculatorum
catholicorum fundavit, qui post primum totius mundi bellum transactum
citius profecit. Revera, iam inde ab illis coetus huius speculatorum initiis,

Congregatio de Causis Sanctorum

763

Servus Dei persuasissimum sibi habuit hoc optimum esse ad instituendos
iuvenes instrumentum eiusdemque summam disciplinae tradendae in vitae
humanae et christianae provectum intellexit facultatem. Proinde, hac ampla
et integrali iuvenum educationis constituta ratione, simul institutor speculatorum ac moderator spiritualis factus est.
Consociationis iuvenum speculatorum in Ecclesiam instruendae impellente studio, eam percoluit altoque religioso ditavit afflato atque efficaciter curavit, ut universa Speculatorum Galliae vita firmis fidei et doctrinae catholicae mandatis inniteretur. Constans eius intima semper fuit
voluntas responsum Christo dare, qui omnes devocat, ut incremento regni
eius cooperentur. Servus enim Dei semper se ostendit alacer et promptus
ad « laborem cum Christo diu noctuque vigiliam », sicut in eius Exercitiis
(n. 93) legitur, et ad compatiendum Christo, ut et conglorificetur (cf. Rom
8, 17). Iuvenibus proponere valuit iter illud cotidianae sanctitatis, sed antea
ipse idem iter pulsavit, virtutes naturales probe cohonestans et theologalium cardinaliumque constans praebens testimonium, necnon cotidie e fonte
hauriens orationis, Eucharistiae et contemplationis ex more Sancti Ignatii
et marialis pietatis.
Honoratus et a consociatione iuvenum speculatorum « lupo argenteo »
excelse decoratus, aerumnis reluctationibusque nullomodo parcere potuit.
Initio enim, consociatio suspicionem et inimicitias catholici orbis appetiit
et adiuncta modo tum processerunt, cum Summus Pontifex Pius Papa XI
in audientia mense Septembri anno 1925 speculatoribus catholicis ex toto
orbe in Urbe peregrinis concessa laudavit eorumque sollemniter probavit
opera. Aliae autem difficultates intus in ipsa consociatione deinde ortae sunt,
quae postremo ad eius expulsionem ex altis officiis sodalitatis diuturnitate
perduxerunt. Omnibus his in angustiis Servus Dei actuosae humilitatis et
libertatis spiritualis fuit speculum: conscius enim, calumniarum iniurarumque in se effusarum, viam beatitudinum remissionis selegit et orationis et,
divinae Providentiae omnino confisus, ad munera sua laetus se contulit,
nullam forinsecus exhibens inquietudinem et omnem autem intimam animi
aequitatem servans, pacem excolens et, vero in spiritu oboedientiae, numquam sinceritatem superioribus debitam praetermittens.
In molestiis annorum secundae totius mundi belli, Servus Dei muneribus superioris domus Societatis Iesu Trecensis functus est (1940 -1946) ac
deinde scriptor et operarius alia in domo Parisiensi eiusdem Societatis

764

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

designatus. Anno 1935 abusque incepto cuidam impensius vacavit dominae
Iacobinae Brière, ducissae primi coetus Salmurii, quae spirituale iuvenum
mulierum, moderatricum catholicae consociationis speculatorum, instituere
quaerebat cenaculum. Quod vero, die 28 mensis Ianuarii anno 1949, uti pia
consociatio ab Episcopo Bellovacensi probatum est et mox uti Institutum
religiosum dioecesanum, cui commissa est cura in Gallia et in Terra Sancta,
praecipue in vico Ein-Karem, Evangelii ad mentem Iacobi Sevin iuvenibus
nuntiandi. Sed etiam quoad hanc fundationem Dominus a Iacobo novum et
magnum sacrificium petiit. Nam, cum fundatio illa, cui Sanctae Crucis de
Hierosolyma nomen erat, post probationem piae consociationis praestantem confirmationis et augmenti contigisset gradum, Praepositus Generalis
Societatis Iesu a Servo Dei, cuius vero perspexerit merita, petivit tamen,
ut gradatim a illo officio moderationis recederet. Et mos, quo resignatae
dispositioni reddidit, humilitatis et oboedientiae effulgens eminet exemplum.
Aetas eius iamiam vergebat: in visitatione ad Domum Generalem communitatis Sanctae Crucis de Hieroslyma in vico Baudrino super Esiam morbo
affectus est et, die 19 mensis Iulii anno 1951, pie in Domino quievit.
Ob eius sanctitatis famam, quae iam eo vivente summopere floruit et
post mortem, apud populum valde crebruit viguitque, Causa Beatificationis
et Canonizationis apud Curiam Episcopalem Bellovacensem in Gallia inita est per celebrationem Inquisitionis dioecesanae a die 20 mensis Martii
anno 1992 ad diem 18 mensis Martii anno 1993, cuius auctoritas et vis
iuridica a Congregatione de Causis Sanctorum die 20 mensis Maii anno
1994 probatae sunt. Positione confecta, die 23 mensis Octobris anno 2010,
in Congressu Peculiari Consultorum Theologorum prospero cum exitu disceptatum est, iuxta consuetudinem, an Servus Dei more heroum virtutes
christianas exercuisset. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria
diei 10 mensis Ianuarii anno 2012, cui egomet ipse Angelus Cardinalis Amato
praefui, audita relatione Eminentissimi ac Reverendissimi Domini Antonii
Cardinalis Cañizares Llovera, Causae Ponentis, professi sunt Servum Dei
virtutes theologales, cardinales iisque adnexas in modum heroum exercuisse.
Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Benedicto XVI
per infrascriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua
vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate
tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia,

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Congregatio de Causis Sanctorum

Temperantia et Fortitudine iisque adnexis in gradu heroico Servi Dei Iacobi
Sevin, Sacerdotis professi e Societate Iesu et Fundatoris Consociationis vulgo
dictae « Scouts de France Catholiques » et Congregationis Sororum Sanctae
Crucis de Hierosolyma, in casu et ad effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de
Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 10 mensis Maii anno Domini 2012.

Angelus Card. Amato, S.D.B.
Praefectus

L. G S.
G Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis

TRICARICENSIS
Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Raphaëlis Delle Nocche, Episcopi Tricaricensis Fundatoris Sororum Discipularum a Iesu Eucharistico (1877-1960)

DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS
« Fides faciet ut Iesum videatis; spes faciet ut in Hostia aeternae vitae
pignus videatis; caritas faciet ut amorem videatis qui hoc in sublimi invenitur mysterio ».
Haec verba quibus Servus Dei Raphaël Delle Nocche ad Sorores Discipulas a Iesu Eucharistico est allocutus, eius ardentem testificantur amorem
erga Eucharistiae mysterium, verum solem qui eius vitam lustravit eiusque
operam. Adorans contemplatio incepta eius ac pastoralem navitatem sustinuit, in eo genuinum processum sese Christo assimilandi maturavit, ex quo
virum Ecclesiae et mundo deditum effecit.
Servus Dei in loco vulgo Marano prope Neapolim die 19 mensis Aprilis
anno 1877 est natus. Fidei donum, a familia profunde christiana acceptum, lux exstitit quae eum ab infantia perduxit ad eius munera laetanter
adimplenda. Optimis praeditus mentis, cordis et indolis dotibus, studio et
assiduis devotisque precibus se abdidit. Sacro Chrismate anno 1891 unctus,

766

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

invitationem Domini ad sacerdotium excepit atque Neapoli Archiepiscopale
ingressus est Seminarium. Presbyter die 1 mensis Iunii anno 1901 est ordinatus. Sequenti anno secretarius Episcopi Lyciensis est nominatus. Deinde
quinque per annos munus implevit rectoris Seminarii regionalis Melfictensis.
Suas ob sacerdotales virtutes, die 10 mensis Februarii anno 1922 Episcopus
Tricaricensis est nominatus.
Die 8 mensis Septembris anno 1922 ingressus eius in Dioecesim habitus
est; ibi bonum et fidelem populum invenit, etsi versantem in condicionibus
regressus socialis et saepe paupertatis. Servus Dei statim coniunctum suis
cum fidelibus profundo amore se sensit, ita ut per duodequadraginta annos
sui pastoralis ministerii omnes suas vires corporis et animi insumeret ad
eos a statu recessus detrahendos.
Maxime sollicitum se praebuit de clero instituendo, de Actione Catholica
ordinanda deque populo ad humanam et christianam condicionem promovendo. Innumeri et continui exstiterunt eius interventus caritate inspirati
atque iustitia: ille enim opus coepit sacras aedes quasi relictas et Seminarium
dioecesanum nec non ludos pueritiae atque publicas scholas restaurandi.
Curam adhibuit ut opere carentes opus invenirent, agricolae terram, operarii domicilia et ut viae exstruerentur ac civile valetudinarium. Sollicitudine
eminuit de sociali assistentia, de aegrotis, de infantia derelicta deque multis
aliis inceptis, cor ostendens patris qui omnes excipere noverat, et omnes
fulcire eosque infinita patientia audire cupiebat.
Saepius Dioecesim invisit atque, magna cum fidelium participatione,
duos celebravit Congressus eucharisticos dioecesanos. Ad subsidia in amplo
opere pastorali accipienda, Institutum condidit Sororum Discipularum a
Iesu Eucharistico, cui erga Eucharistiam ardentem transmisit amorem, quo
ipse arreptus fuerat. Verbis et exemplo eas ad profundam spiritalem vitam
perduxit adque altum orationis spiritum, exhibens, uti proprium Instituti,
propositum nempe Iesum perpetuo adorandi, iniurias quas Ipse in Sacramento accipit reparandi, eucharisticum cultum propagandi, pro sacerdotalibus
vocationibus orandi, catechesim pueris tradendi.
Ipse primus cotidie et maxima simplicitate rationem vitae gerebat fide,
spe, caritate et humilitate innixam, pro certo habens praedicationem non
sufficere sed opus esse ut specifica virtutis testimonia redderentur, missioni
Pastoris et Fundatoris animarum consentanea. Eius multiplex indoles demonstrat doctum virum, educatorem, sociologum, politicum et operum bene-

Congregatio de Causis Sanctorum

767

ficentiae fautorem. Ille tamen potissimum animarum pastorem se sentiebat
humilemque Iesu discipulum. « Qui non aedificat sub unico fundamento quod
est Iesus Christus et sub lege caritatis, humilitatis et amoris – dicere solebat – forsitan sumptuosa aedificia exstruet, sed ad destructionem destinata
adque ruinam afferendam et calamitates maiores illis quas passi sumus ».
Die 15 mensis Septembris anno 1958 Servus Dei, iam ultraoctogenarius,
ab officio Episcopi Tricaricensis renuntiationem exhibuit, sed Capitulum
Cathedralis Ecclesiae eam repulit. Die 4 mensis Iunii anno 1959 cum Consilio Discipularum coram acceptus est atque beatus Ioannes XXIII eum
« Sanctum » appellavit. Graviter aegrotans, die 23 mensis Novembris anno
1960 cordis morbo est correptus atque die 25, annis meritisque onustus,
pie in Domino obdormivit.
Hic Pastor indefatigabilis, prudens et sapiens Fundator, iam iuvenis
presbyter sibi sanctitatem assequi proposuit per promptum, laetum, generosum et constans, etiam in onerosis et arduis temporibus sui ministerii,
exercitium virtutum christianarum, sacerdotalium et episcopalium, unice
et semper ad gloriam Dei et in bonum suorum Sacerdotum, Discipularum
suique gregis. Diligenter vestigia divini Pastoris sequens, exemplar exstitit
vitae pro omnibus prope eum adstantibus.
Ob sanctitatis famam quae sua sponte apud populum crescebat, a die
25 mensis Novembris anno 1968 ad diem 23 mensis Decembris anno 1990
apud Curiam Dioecesis Tricaricensis Processus Ordinarius est celebratus
super vita et virtutibus, cui additi sunt Processus rogatoriales, alius Neapoli
a die 11 mensis Februarii anno 1974 ad diem 25 mensis Februarii anno
1975 celebratus, alius Lyciensi in urbe die 23 mensis Novembris anno 1990.
Iuridica validitas huiusmodi Inquisitionum canonicarum per Decretum die
8 mensis Ianuarii anno 1993 a Congregatione de Causis Sanctorum est
recognita. Parata Positione, die 22 mensis Ianuarii anno 2011 Peculiaris
Consultorum Theologorum Congressus, positivo cum exitu, habitus est. In
Sessione Ordinaria die 10 mensis Ianuarii anno 2012 Patres Cardinales et
Episcopi, me Card. Angelo Amato praesidente, audita relatione Ponentis
Causae Excellentissimi Domini Ambrosii Spreafico, Episcopi Frusinatensis-Verulani-Ferentini, edixerunt Servum Dei heroicum in modum virtutes
theologales, cardinales iisque adnexas excoluisse.
Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Benedicto XVI
per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua,

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Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate
tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia,
Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis, in gradu heroico, Servi Dei Raphaëlis Delle Nocche, Episcopi Tricaricensis et Sororum Discipularum a Iesu
Eucharistico Fundatoris, in casu et ad effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de
Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 10 mensis Maii, anno Domini 2012.

Angelus Card. Amato, S.D.B.
Praefectus

L. G S.
G Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis

PRAGENSIS
Beatificationis seu Declarationis Martyrii Servorum Dei Friderici Bachstein et
XIII Sociorum, Ordinis Fratrum Minorum († 15.02.1611)

DECRETUM SUPER MARTYRIO
« Et omnes fratres, ubicumque sunt, recordentur, quod dederunt se et
reliquerunt corpora sua Domino Iesu Christo. Et pro eius amore debent
se exponere inimicis tam visibilibus quam invisibilibus; quia dicit Dominus:
Qui perdiderit animam suam propter me, salvam faciet eam (cfr. Lc 9, 24)
in vitam aeternam (Mt 25, 46). Beati qui persecutionem patiuntur propter
iustitiam, quoniam ipsorum est regnum caelorum (Mt 5, 10) » (Regula non
bullata Sancti Francisci Assisiensis XVI, 10-12).
Seraphicus vir Assisiensis, sublimi inflammatus caritate, per ignem veri
martyrii Domino se tradere cupivit. Corona, quam ipse appetiverat, peculiari
gratiae dono reservata est innumeris eius filiis, qui saeculorum decursu
digni sunt habiti ut catholicam fidem usque ad sanguinis effusionem testificarentur ad altissimam amoris Dei viam fratribus hoc modo ostendendam.

Congregatio de Causis Sanctorum

769

Quos inter eminent Servi Dei Fridericus Bachstein et tredecim Socii,
sodales professi ex Ordine Fratrum Minorum, qui vitam fraternitatis in laetitia gesserunt, testimonium perhibuerunt de propria unitate in diversitate
culturarum, summo studio observantiam Regulae curarunt, veri fratres in
fide et caritate commune oppetiverunt martyrium Pragae die 15 mensis
Februarii anno Domini 1611.
Sub suavissimo conspectu Deiparae Matris, in coenobio Sanctae Mariae
ad Nives, humiles hi Servi Domini assiduos se praebebant in celebratione
Officii Divini, in exercitiis pietatis et in conversatione vitae communis.
Inter eos, alii erant presbyteri qui ministerio praedicationis frugifere prospiciebant, sacramenta administrabant, infirmos invisebant et processiones
instituebant, veros se declarantes propugnatores catholicae doctrinae; alii
vero, non clerici, testimonium fidei similiter exhibebant eucharisticum mysterium adorantes necnon laudes precesque ad Beatam Mariam Virginem
effundentes.
Filii Sancti Francisci apud publicas religiosasque urbis auctoritates et
apud catholicum populum optima fruebantur opinione. In odio erant tantummodo apud haereticos, qui « stultos Dei » appellabant eos. Dum vias
percurrebant vel stipem quaeritabant, saepe contumeliis afficiebantur, aliquando fustibus, limo vel saxis percutiebantur, immo mortis minationibus
vexabantur. Omnes humiliter ac patienter respondebant, et veniam offerentes propter amorem Domini, et immo gaudentes contumeliam pati pro unitate Sponsae Christi. Huius evangelicae, pauperis et laetae vitae exemplum
secuti, plurimi Reformati in Catholicam Ecclesiam sunt regressi.
Mane diei 15 mensis Februarii anni 1611 turba quaedam irata, gladiis
et fustibus armata, conventum oppugnavit instigata per calumniam adversus fratres, accusatos de auxilio inimicis urbis Pragae praestando. Singuli
fratres suo quisque muneri prospicientes, ex improviso sunt comprehensi,
letaliter tandem percussi martyrio occubuerunt omni dempta defectione ob
catholicam fidem tuendam.
Huic selecto agmini defensorum fidei, qui digni erant ut inter martyres
cooptarentur, praepositus est Pater Fredericus Bachstein, presbyter Bohemus, natus in urbe Pomerio prope Jindrichuv Hradec, quinquaginta fere
annos aetatis, vicarius conventus et magister novitiorum. Lanceae ictu in
cor illato necatus est.

770

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Quem instar coronae sequentes comitabantur Sodales:
1. Ioannes Martínez, presbyter Hispanus, quadraginta fere annos natus,
in controversiis expertus. Sacristae et confessarii muneribus fungebatur apud
Hispanos cives Pragae degentes. Ipso die caedis, cum Sanctissimi Sacramenti species abscondere intendebat, comprehensus est, eiusque caput et
dextera manus sunt excisa.
2. Simon, sacerdos ex Gallia, triginta fere annos agens, officium gerebat
eleemosynas colligendi. In habitaculo impetum subiit; et calva eius ictu baculi
est affecta; ac subito in stomacho aliisque membris corporis transfossus est.
3. Bartholomaeus Dalmasoni, sacerdos Italus, natus in Ponte S. Pietro,
Bergomi. Ecclesiam et conventum restaurandos curabat. In loco subterraneo,
quo confugerat, aggressionem subiit; deinde flagellis caesus est et gladio
interemptus.
4. Hieronymus ex Comitibus appellatis Arese, diaconus Italus, ex Mediolanensi urbe, viginti quattuor circiter annos natus. Dum in dormitorio
coram altare Mariae Virginis flexis genibus versabatur, gladio transfixus est.
5. Gaspar Daverio, subdiaconus Italus, septem et viginti annos natus,
ortum habuit in loco Busto Arsizio, Baretii, die 27 mensis Aprilis anno
1584. Hunc oppugnatores interfecerunt, deicientes eum e tectu ecclesiae.
6. Iacobus, aetatis circiter duodeviginti vel viginti annos, Germanus ex
Augusta, clericus temporariis votis professus, a carnificibus e tectu ecclesiae
deiectus est.
7. Clemens, duodeviginti vel viginti aetatis annos, Germanus ex Saxia,
sodalis religiosus votis temporariis professus. Caput eius bipartito securi
abscisum est.
8. Ioannes, Bohemo genere natus, clericus novitius. Fortasse malleo
ferreo est necatus.
9. Christophorus Zelt, frater laicus, ex Neerlandia oriundus, septuaginta
circiter annorum aetatis, coquus. Primus fuit qui martyrium subiit. Caput
eius malleo ferreo est percussum.
10. Ioannes Didak, frater laicus, in Germania natus. Morti occubuit
praeceps datus e turri ecclesiae simul cum sodalibus Gaspare et Iacobo.
11. Emmanuel, frater laicus, Bohemus civis, coqui officium exercebat.
Contuso capite adversus murum, ex inferiore ecclesiae tecto in terram
deiectus est.
12. Ioannes Bode, vel Rode, frater laicus, Italus ex Monpiano, Brixiae,
holitor et auxiliaris sacristae. In subterraneo loco, quo se contulerat, ictibus
est vulneratus. Postea flagellis caesus, gladio percussus martyrio occubuit.

771

Congregatio de Causis Sanctorum

13. Antonius, novitius laicus, Bohemus. Mortem obiit forsitan gladio
transfossus.
Fidelis populus Servos Dei immediata, propagata et spontanea veneratione prosecutus est, quamobrem Causa statim promota est per viam cultus.
Attenta tamen difficultate ut applicaretur « casus exceptus » ob Decretum
Urbani VIII anni 1625, Causa ad martyrium agnoscendum per consuetam
viam est resumpta. Itaque prior Processus Informativus Pragae instructus
est annis 1695-1698.
Ob intricatas tamen temporum vicissitudines, aliquot per saecula Causa
retardata est. Alter enim Processus Informativus habitus est Pragae a die
11 mensis Maii anno 1933 ad diem 24 mensis Novembris anno 1944. Adepta
horum Processuum validitate per Decretum diei 20 mensis Aprilis anno 1994,
apparata est Positio super asserto martyrio, quae faventi sententia excepta
est sive in Historica Consultorum Sessione die 16 mensis Decembris anno
2003, sive in Peculiari Consultorum Theologorum Congressu die 5 mensis
Martii anno 2011, quarto ipso recurrente saeculo a patrato martyrio Servorum Dei. Tandem Purpurati Patres et Episcopi in Ordinaria Sessione
congregati, quam ego, Card. Angelus Amato praesedi die 20 mensis Ianuarii
anno 2012, audita relatione Ponentis Causae, Exc.mi D.ni Lini Fumagalli,
Episcopi Viterbiensis, praefatos Dei Servos interemptos esse agnoverunt
propter ipsorum fidelitatem erga Christum et Ecclesiam.
Facta denique de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Benedicto XVI
per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, ipse Beatissimus
Pater, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens,
hodierno die declaravit: Constare de martyrio eorumque Causa Servorum
Dei Friderici Bachstein et tredecim Sociorum, ex Ordine Fratrum Minorum,
in casu et ad effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de
Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 10 mensis Maii anno Domini 2012.

Angelus Card. Amato, S.D.B.
Praefectus

L. G S.
G Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis

772

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

MARQUETTENSIS
Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Friderici Irenaei Baraga, Episcopi
Marquettensis (1797-1868)

DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS
« Euntes, ergo, docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris et
Filii et Spiritus Sancti, docentes eos servare omnia, quaecumque mandavi
vobis. Et ecce, ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem
saeculi » (Mt 28, 19-20).
Hoc Domini resurrecti mandatum admodum a Servo Dei Friderico Irenaeo Baraga, episcopo, perfectum est, qui apostolatui in vita sua Evangelii
nuntiandi summopere deserviit et constanti ministerii virtute omnem omnibus se facere valuit.
Servus Dei die 28 mensis Iunii anno 1797 in vico Villa Malavas, nunc in
finibus Sloveniae, e locupleti familia natus est. Rudimentis primae institutionis privatim receptis, Labaci et Vindobonae studia prosecutus ac titulum
magistri in iure adeptus est. Consectationum harum tempore, ad sacerdotium
vividam iam percepit vocationem, cui autem, auctoritate Sancti Clementis
Mariae Hofbauer, presbyteri e Congregatione Sanctissimi Sacramenti, quem
consuluerat, interim usque ad expletos cursus supersedit. Seminarium dioecesanum Labacense denique ingressus, die 21 mensis Septembris anno 1823
presbyteratu auctus est. Die 14 mensis Octobris anno 1824 primum suum
cooperatoris paroecialis in vico Šmartin accepit munus, summa pastoris
praesertim in reconciliationibus ministrandis et in catechesi tradenda eminens sollicitudine. Anno 1828 Methullum translatus est, ubi etiam scholae
elementaris officio functus est magistri.
Fridericus Irenaeus tamen ad navitatem missionariam sese appellari
persensit, de quibus omnibus votis cum Episcopo locutus est, quem vero
petitiones quaedam interdum e Dioecesi Cincinnatensi in regione Pulchri
Fluminis seu Ohio e Civitatibus Foederatis Americae Septentrionalis attigerant. Anno 1831 idcirco Servus Dei patriam reliquit, Cincinnatum pervenit
ac dein, indigenarum nativorum sermonum studio impensius inito, apud
tribum Ottavensium in loco Arbore Adunco seu vulgo Arbre Croche resedit.
Mense Iunii anno 1833, magno cum corporis vitaeque discrimine, inter

Congregatio de Causis Sanctorum

773

reductiones pro indianis, qui pelles rufae vocantur, in locis Portulevante,
Muskegon, Ludington et Grandormio concessit. Anno 1836, ad Europam
profectus est, ut auxilia pecuniamque pro missionibus colligeret et praelo
daret diversarum orationum libros nativorum tribuum linguis exaratos. Quo
in itinere a Summo Pontifice Gregorio Papa XVI receptus est, qui eum
valde confirmavit, ut in tanto ministerio suo perseveraret.
Consequenti anno, Cuspidem in America Septentrionali ad ripam Lacus
Superioris apud nativos indigenas Chippewasenses una cum sorore sua Antonia, quae prima fuit laica missionaria Slovena natione, rediit. Proximos
in annos Servus Dei plures apparavit librorum de re religiosa lingua Ojibwana exaratorum editiones et nativos Calenses visere profectus est, apud
quos iuxta exemplum Patrum e Societate Iesu in Paraquaria reductionem
quandam e quinquaginta fere familiis ad Christi fidem conversis constitutam
suscitans constitit. Interdum, catechismum Ecclesiae catholicae ad usum
adultorum nativorum simul et gramaticam linguae ojibwanae necnon lexicon anglicum – ojibwanum incepit conficiendum. Anno 1847 in apostolatu
quoque inter fossores europaeos in Kevinaviam paeninsulam commigratos
adeo enisus est, ut, anno 1852, Prima Synodus Baltimorensis nomen eius
Summo Pontifici pro Vicarii Apostolici in Michiganiae Superioris regione
officio proponeret exercendo.
In humana sua et sacerdotali conversatione Servus Dei virum miro sacrificii spiritu suffultum se praebuit, firmum ministrum Domini apostolica
sollicitudine ardentem. Ad salutem Christi nativis indigenis Americae Septentrionalis nuntiandam nihil liquit inausum, sed ab omni commodo suo
nullam parcens operam descivit. Spiritualis ac socialis omnium, qui ipsius
curae commissi essent, profectus iugiter ei cordi fuit et valde praestitit, ut
Ecclesiam exsereret, quae tam in amplo et fero orbe summo ac validissimo
operi pastorali consuleret. Item, numquam ab oratione, contemplatione et
liturgica celebratione quibuscumque in temporis vel loci adiunctis recessit:
prex immo eius fidei, benignae caritatis et virtutum exemplarium constans
fuit nutrimentum. Genuinam quandoque et vehementem vincere valuit indolem, veniae expetendae nihil pudens semperque exquirens, ut pacem et
gratiam recuperaret omnium, quibuscum forte dissensisset.
Cincinnati, die 1 mensis Novembris anno 1853, Servus Dei Episcopus
titularis Amyzonensis consecratus est. Quo largiorem pro operibus suis pastoralibus colligeret pecuniam, denuo in Europam transiit et in audientia a

774

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Summo Pontifice receptus est Beato Pio IX, cui dono Lexicon et Gramaticam ojibwanae linguae dedit. Deinde, ad dignitatem Episcopi residentialis
Michiganiae Superioris evectus est et, anno 1857, primae cathedrae suae
episcopalis adiit in possessionem, scilicet Sanctae Mariae Ormensis, quae
postea in Dioecesim erectura esset. Die 23 mensis Octobris anno 1865,
Servus Dei sedem episcopalem Marquetam transtulit, quam magis censuit
civitatem pastoralis navitatis moderationi indoneam cuiusque primus factus
est Episcopus.
Die 9 mensis Octobris anno 1866, in Secunda Synodo Nationali Baltimorensi pergravi ictu ad cerebrum percussus est, e quo nullomodo postmodum convalescere valuit. Post annum circiter infirmitatis, quam animi
tranquillitate et infrenatis viribus tulit, die 19 mensis Ianuarii anno 1868
Marquetae Servus Dei pie in Domino quievit.
Ob eius sanctitatis famam, Causa Beatificationis et Canonizationis apud
Curiam Episcopalem Marquettensem in Civitatibus Foederatis Americae
Septentrionalis inita est per celebrationem Processus canonici a die 28
mensis Augusti ad diem 27 mensis Septembris anno 1988, cuius auctoritas
et vis iuridica a Congregatione de Causis Sanctorum die 21 mensis Octobris
anno 2002 probatae sunt. Positione confecta, die 1 mensis Decembris anno
1998, in Congressu Peculiari Consultorum Historicum spectata est. Die 12
mensis Martii anno 2011, in Congressu Peculiari Consultorum Theologorum
prospero cum exitu disceptatum est, iuxta consuetudinem, an Servus Dei
more heroum virtutes christianas exercuisset. Patres Cardinales et Episcopi
in Sessione Ordinaria, quam ego, Card. Angelus Amato, die 7 mensis Februarii anno 2012 praesedi, audita relatione Excellentissimi ac Reverendissimi Domini Ioannis Pauli Benotto, Archiepiscopi Pisani, Causae Ponentis,
professi sunt Servum Dei virtutes theologales, cardinales iisque adnexas in
modum heroum exercuisse.
Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Benedicto XVI
per infrascriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua
vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate
tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia,
Temperantia et Fortitudine iisque adnexis in gradu heroico Servi Dei Friderici
Irenaei Baraga, Episcopi Marquettensis, in casu et ad effectum de quo agitur.

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Congregatio de Causis Sanctorum

Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de
Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 10 mensis Maii anno Domini 2012.

Angelus Card. Amato, S.D.B.
Praefectus

L. G S.
G Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis

TRANENSIS-NAZARENSIS et BAROLENSIS
Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Paschalis Uva, Sacerdotis Dioecesani
Fundatoris Congregationis Sororum Ancillarum a Divina Providentia (1883-1955)

DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS
« Quamdiu fecistis uni de his fratribus meis minimis, mihi fecistis »
(Mt 25, 40).
Cohortatio Christi ad vultum suum videndum in iis, qui hominum societate in infimorum numero habeantur, Paschali Uva, Dei Servo, facta
est institutum eius vitae. Hic enim ad numen divini Redemptoris, assiduis
precibus incitatus, impigra caritate operam dedit ut graves eorum casus
levaret, qui inviti dignam, et quae hominem deceret, vitam agere nequirent.
Hic Dei Servus in civitate Bisceglie prope Barium, in Apulia, die 10
mensis Augusti, anno 1883, locupleti colonum genere, secundo loco novem
liberorum, natus est. Qui biduo post baptismate sancto rite ablutus est;
sacro vero chrismate quartum aetatis annum agens inunctus est. Domestica
quidem consortio, non pietatis dumtaxat cultu sed in egentissimum quemque
industria ac sedulitate imbuta, plurimum valuit apud Paschalem infantem,
qui ceterum inde a puero cum molli animo tum ingenii acie eminuit.
Anno 1895, Servus Dei, studiorum excolendorum causa, ingressus est
seminarium dioecesis Vigiliensis, quod unum ibi maiorum disciplinarum
domicilium erat, indeque, anno 1897, in Beneventanum seminarium, ut in

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Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

gymnasio per biennium scilicet versaretur, se contulit. Tum vero adulescentulus consilium sacra munia capessendi in animo agitavit; quod quidem
propositum, quamvis primo adversantibus parentibus, summo ipse studio
summaque prorsus constantia tenuit. Adepta denique probatione missionis
e Lyceo, cum in Almo Collegio Capranicensi, Romae se collocasset, theologiae studiis in magno Athenaeo Gregoriano operam dedit. Tandem die 15
mensis Augusti, anno 1906, sacro presbyteratus ordine insignitus est, cum
autem anno 1907 theologiae, subsequenti vero anno canonici quoque iuris
doctoris dignitate potiretur.
In patriam reversus, primum coadiutor in paroecia Sancti Adoëni, deinde
vero, a mense Novembri, anno 1911, curio Sancti Augustini fuit, cuius ipse
primus parochus factus est anno 1919. Gravibus autem casibus humanae
atque socialis humilitatis, quos in suo ipse munere fungendo cognoverat,
impulsus est hic Servus Dei complura pro tenuioribus moliri. Cuius rei
gratia non solummodo ordinariam operam, pascendo gregi dominico navatam, fovit, verum etiam accuratiorem reddidit; praeterea idem litterarum
ludos pro discipulis utriusque sexus, vespertinos ludos iuvenum operarum
ludumque artis plumariae ac sutoriae puellarum instituit.
Ita divinus ille instinctus coepit informari, qui concitaverat animum
Paschalis, cum sacrorum alumnus vitam Sancti Iosephi Benedicti Cottolengo
legerat, scilicet ut ipse pro hominibus ad extremam societatem detrusis
domum exstrueret. Die igitur 3 mensis Octobris, anno 1921, auspicali lapide
parvi aedificii ad Sancti Augustini templum posito, Servus Dei pauperibus
iisque, qui a vita sociali essent exclusi, mente captis potissimum, sedem
donavit, in qua iidem cum amanter tum etiam apte curarentur.
Nondum abhinc annus transierat, cum die 10 mensis Augusti, anno 1922,
adulescentulae octo, Christianae doctrinae praeceptrices, se huic Dei Servo
ad hospites curandos sociae adiunxerunt: quod quidem initium fuit futurae
Congregationis Sororum Ancillarum a Divina Providentia, quae deinceps
approbationem, primum dioecesanam, anno 1926, deinde pontificiam, anno
1944, obtinuit.
Sincera fide, mira fortitudine ac spe fultus, hic Servus Dei se demisit,
praesertim in dementes in eosque, qui essent ad infimam plebem redacti,
sicque eorum suorumque dolores levavit. Qui, ut Christi amoris testem decet,
prudentia et caritate, summo sese devovendi studio, animum addidit iis,
quicumque eum secuti sunt ac in omnibus inceptis adiuverunt. Praeterea

Congregatio de Causis Sanctorum

777

ipse, caelesti dape, qua cotidie refici solebat, insignique religionis sensu confirmatus, impedimenta et recusationes animo tulit aequissimo. Qua quidem
sollicitudine pro dementibus Servus Dei impulsus est ut, labentibus annis,
aedificia Instituti Orthophrenici et valetudinarii psychiatrici, ad curandum
apta, aedibus adderet.
At pariter cum Congregatione Ancillarum creverunt etiam nosocomia
Domus a Divina Providentia. Die enim 22 mensis Iulii, anno 1945, Fodiae,
in Apulia, positus est auspicalis lapis aedium psychiatricae et orthophrenicae
curae; postea vero alia valetudinaria exstructa sunt, alterum Potentiae, in
Lucania, anno 1948, alterum Vidoniae, haud longe ab hac Urbe, anno 1953.
Interea Paschalis, qui iam inde ab anno 1952 imbecilliore valetudine erat,
urethrae glandulae cancro, per metastasin in spinam vulgato, cito gravius
aegrotavit. Itaque, extrema unctione illitus idemque Sancto Viatico refectus,
Sorores postremum hortatus, ut infirmos diligerent, beato fine quievit die 13
mensis Septembris, anno 1955. Die vero 16 eiusdem mensis, cum funus ei
fieret in Basilica Sancti Iosephi, quam ipse exstruendam curaverat, magnus
populi concursus documentum dedit quantum ille ab omnibus comploraretur,
quantamque admirationem virtutes excitarent, quae eius vitam, tenuiorum
usui impensam, illustraverant.
Eapropter, cum Dei Famulus sanctitatis opinione floreret, in Curia Tranensi-Barolensi-Vigiliensi, a die 24 mensis Novembris, anno 1985, ad diem
25 mensis Maii, anno 1991, Inquisitio dioecesana est instructa; cuius vim
iuridicam haec Congregatio de Causis Sanctorum ratam habuit per Decretum
die 8 mensis Octobris, anno 1993, latum. Positione confecta, more tralaticio disceptatum est num Dei Famulus christianas virtutes, easque heroico
in gradu, exercuisset. Die autem 24 mensis Iunii, anno 2011, habitus est,
cunctis quidem suffragiis, Peculiaris, qui dicitur, Consultorum Theologorum
Congressus. Purpuratorum Patrum et Antistitum Sessio Ordinaria, quae
die 3 mensis Aprilis, hoc anno 2012, gesta est, cui praefui ego Angelus
Cardinalis Amato, audita relatione Em.mi ac Rev.mi Pauli Cardinalis Sardi,
Causae Ponentis, pronuntiavit hunc Dei Famulum theologales, cardinales
iisque adnexas virtutes, et eas quidem heroico in gradu, exercuisse.
Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Benedicto XVI
per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua,
vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate

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Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis, in gradu heroico, Servi Dei
Paschalis Uva, Sacerdotis Dioecesani et Fundatoris Congregationis Sororum
Ancillarum a Divina Providentia, in casu et ad effectum de quo agitur.
Mandavit autem Beatissimus Pater ut praesens decretum publici iuris
fieret et in acta Congregationis de Causis Sanctorum referretur.
Datum Romae, die 10 mensis Maii, anno Domini 2012.

Angelus Card. Amato, S.D.B.
Praefectus

L. G S.
G Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis

TARRACONENSIS
Beatificationis seu Declarationis Martyrii Servorum Dei Emmanuelis Borrás Ferré,
Episcopi Auxiliaris Tarraconensis, necnon Agapiti Modesti ex Instituto Fratrum
Scholarum Christianarum et CXLV Sociorum († 1936-1939)

DECRETUM SUPER MARTYRIO
« Si exprobramini in nomine Christi, beati, quoniam Spiritus gloriae et
Dei super vos requiescit; […] si autem ut christianus, non erubescat, glorificet autem Deum in isto nomine » (1 Pt 4, 14. 16).
Vigesimi saeculi decade quarta, Hispaniam dira vastavit persecu­tio politica contra religionem christianam, quae omnem publicum cultum praepedivit
et Ecclesiam ipsam hispanicam feris legibus facinoribusque adusque abolere
contendit. Haud raro, igitur, con­ventus succensi sunt, ecclesiae et sacrae
imagines excussae, infa­miae et calumniae delatae, presbyteri, religiosi et
christifideles laici enecati. Catalonia persecutione illa summopere vexata est,
quae a die 18 mensis Iulii anno 1936 protinus usque ad bellum patratum
im­maniter desaeviit. Civile, enim, imperium in turbas cessit seditio­sas, quae
Ecclesiae palam infensae et impunite grassantes sese prae­sertim omnibus
religionis vestigiis auferendis attendebant.

Congregatio de Causis Sanctorum

779

His in historicis adiunctis Servorum Dei consistunt martyria Emmanuelis
Borrás Ferré, Episcopi Auxiliaris Tarraconensis, A­gapiti Modesti (in saeculo: Modestus Pamplona Falguera), reli­giosi ex Instituto Fratrum Scholarum
Christianarum, eorumque 145 sociorum.
1. Servus Dei Emmanuel Borrás Ferré die 9 mensis Setpembris anno 1880
Canonicae prope Tarraconem natus est. Die 19 mensis Octobris anno 1903 presbyteratus auctus et die 2 mensis Iulii anno 1934 episcopus ordinatus est. Monte
Albo die 12 mensis Augusti anno 1936 interemptus est. Paterna emicuit benignitate, quae om­nium aestimationem et favorem ad eum allexit. Presbyter fuit et
Episcopus valde pius prudensque et humilis, egenorum ne­ces­sitatibus intentus.
2. Servus Dei Agapitus Modestus (in saeculo: Modestus Pam­plona Falguera), religiosus ex Instituto Fratrum Scholarum Chri­stianarum, die 17 mensis
Iunii anno 1907 natus est Bergae prope Barcinonem. Die 16 mensis Augusti
anno 1934 vota perpetua professus est. Ad vesperum diei 21 mensis Iulii anno
1936 depre­hensus, admodum gavisus est, quod vitam pro Christo offerre pos­
set, et bono captivis exemplo exinde praebito eminuit. Tarracone die 28 mensis
Augusti anno 1936 interemptus est.
Illa in persecutionis tempestate mortem occubuerunt Servi Dei presbyteri
dioecesani, qui sequuntur:
3. Maginus Albaigés Escoda, qui, Albiae prope Illerdam die 23 mensis Maii
anno 1889 natus, die 20 mensis Augusti anno 1936 Tarracone interfectus est;
4. Raymundus Artiga Arago­nés, qui, Monte Regali prope Tarra­conem
die 11 mensis octobris anno 1880 natus, die 12 mensis Augusti anno 1936
in loco Borjas del Campo interfectus est;
5. Iosephus Badía Minguella, qui, in vico Salomó prope Tarraco­nem
die 18 mensis Septembris anno 1863 natus, in vico Reus die 26 Iulii anno
1936 interemptus est;
6. Ioachimus Balcells Bosch, qui, die 16 mensis Septembris anno 1900
in loco Espluga Calva prope Tarraconem natus, die 13 mensis Novembris
anno 1936 Fonte Calida interemptus est;
7. Paulus Bertrán Mercadé, qui, in vico Creixell prope Tarraco­nem die
25 mensis Ianuarii anno 1875 natus, die 6 mensis Augu­sti anno 1936 Turridembarrae interemptus est;
8. Iocundus Bonet Mercadé, qui, Tarracone die 10 mensis Martii anno
1875 natus, die 14 mensis Augusti anno 1936 in vico Reus interemptus est;
9. Iosephus Bru Boronat, qui, Monte Regali prope Tarraconem die 16
mensis Iunii anno 1883 natus, die 27 mensis Iulii anno 1936 in vico Reus
interemptus est;

780

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

10. Iosephus Maria Bru Ralduá, qui, die 27 mensis Octobris anno 1870
Tarracone natus, die 11 mensis Novembris anno 1936 Turridembarrae interemptus est;
11. Thomas Capdevila Miquel, qui, die 22 mensis Ianuarii anno 1903
in vico Forés prope Tarraconem natus, die 6 mensis Septembris anno 1936
Solivellae interemptus est;
12. Ioannes Baptista Ceró Cedó, qui, in vico Flix prope Tarraconem
die 20 mensis Octobris anno 1908 natus, die 15 mensis Augusti anno 1936
Barcinone interemptus est;
13. Maginus Civit Roca, qui, die 4 mensis Iulii anno 1871 Conesae prope Tarraconem natus, die 17 mensis Augusti anno 1936 Maspujols interemptus est;
14. Iosephus Civit Timoneda, qui, die 21 mensis Decembris anno 1874
in vico Omells de Nagaya prope Tarraconem natus, Reus die 26 mensis Iulii
anno 1936 interemptus est;
15. Iosephus Colom Alsina, qui, Tarracone natus, die 4 mensis Augusti
anno 1936 in vico Vallmoll interemptus est;
16. Franciscus Company Tarrellas, qui, in vico Rocallaura prope Tarraconem die 23 mensis Octobris anno 1886 natus, die 2 mensis Augusti
anno 1936 interemptus est;
17. Aloysius Dominicus Mariné, qui, in vico El Morell prope Tarraconem die 10 mensis Maii anno 1911 natus, die 5 mensis Augusti anno 1936
Rodoniae interemptus est;
18. Hieronymus Fabregas Camí, qui, die 5 mensis Decembris anno 1910
in vico Espluga Calva prope Tarraconem natus, die 20 mensis Ianuarii anno
1939 in vico Santa Coloma de Queralt interemptus est;
19. Isidorus Fabregas Gils, die 7 mensis Ianuarii anno 1878 Tarracone
natus ibidemque die 28 mensis Augusti anno 1936 interemtpus;
20. Petrus Farrés Valls, qui, die 13 mensis Maii anno 1903 in vico Santa
Coloma de Queralt prope Tarraconem natus, die 25 mensis Augusti anno
1936 Valls interemptus est;
21. Ioannes Farriol Sabaté, qui, die 3 mensis Octobris anno 1868 Monte
Albo prope Tarraconem natus, die 22 mensis Augusti anno 1936 Tarracone
interemptus est;
22. Narcissus Felíu Costa, qui, die 15 mensis Ianuarii anno 1877 Pinedae prope Gerundam natus, Tarracone die 28 mensis Iulii anno 1936
interemptus est;

Congregatio de Causis Sanctorum

781

23. Paulus Figuerola Rovira, qui, die 9 mensis Decembris anno 1870 in
vico L’Espluga de Francoleo natus, in vico Vinaixa die 12 mensis Augusti
anno 1936 interemptus est;
24. Iosephus Garriga Ferrer, qui, die 13 mensis Martii anno 1872 in vico
Cabra del Campo prope Tarraconem natus, die 25 mensis Iulii anno 1936
Reus interemptus est;
25. Ioannes Gibert Galofré, qui, in vico La Riera prope Tarraconem die
14 mensis Maii anno 1880 natus, die 5 mensis Augusti anno 1936 Monte
Albo interemptus est;
26. Paulus Gili Pedrós, qui, die 29 mensis Ianuarii anno 1912 in vico
Omellons prope Illerdam natus, die 26 mensis Iulii anno 1936 Francolei
interemptus est;
27. Henricus Gispert Domenech, die 8 mensis Novembris anno 1879 in
vico Riudoms prope Tarraconem natus ibidemque die 6 mensis Aprilis anno
1937 interemptus;
28. Iosephus Gomis Martorell, qui, die 17 mensis Decembris anno 1894
Reus prope Tarraconem natus, eodem die 6 mensis Aprilis anno 1937 Riudoms prope Tarraconem interemptus est;
29. Agapitus Gorgues Manresa, die 4 mensis Iunii anno 1913 in vico
Cerviá prope Illerdam natus ibidemque die 23 mensis Septembris anno
1936 interemptus;
30. Michaël Grau Antolí, qui, die 22 mensis Novembris anno 1869 Herbae
prope Castaliam natus, die 25 mensis Augusti anno 1936 Valls interemptus
est;
31. Agustinus Ibarra Anguela, qui, die 2 mensis Martii anno 1911 in vico
Alió prope Tarraconem natus, die 15 mensis Augusti anno 1936 Barcinone
interemptus est;
32. Aloysius Janer Riba, qui, die 4 mensis Martii anno 1880 in vico
Pontils prope Tarraconem natus, die 23 mensis Iulii anno 1936 Tarracone
interemptus est;
33. Dalmatius Llebaría Torné, qui, die 5 mensis Octobris anno 1877
in vico Falset prope Tarraconem natus, die 22 mensis Augusti anno 1936
Tarracone interemptus est;
34. Iosephus Mañé March, qui, die 24 mensis Octobris anno 1876 in
vico El Morell prope Tarraconem natus, die 17 mensis Augusti anno 1936
Maspujols interemptus est;

782

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

35. Raymundus Martí Amenós, qui, in vico Valbona prope Tarra­conem
die 1 mensis Novembris anno 1905 natus, die 12 mensis Augusti anno 1936
in loco Torre de Fantaubella interemptus est;
36. Raphael Martí Figueras, die 4 mensis Decembris anno 1878 Tarracone natus ibidemque die 30 mensis Iulii anno 1936 inte­remptus;
37. Iosephus Masquef Ferrer, die 11 mensis Maii anno 1872 Tar­racone
natus ibidemque die 26 mensis Iulii anno 1936 interem­ptus;
38. Franciscus Mercader Randé, qui, in loco Roda de Bará prope Tarraconem die 25 mensis Martii anno 1881 natus, in vico Barberá die 4 mensis
Augusti anno 1936 interemptus est;
39. Iosephus Mestre Escoda, qui, die 12 mensis Februarii anno 1899 in
vico Dosaiguas prope Tarraconem natus, die 17 mensis Martii anno 1937
Barcinone interemptus est;
40. Alexius Miquel Rosell, qui, in vico Pla de Cabra die 11 men­sis Octobris
anno 1882 natus, die 26 mensis Iulii anno 1936 Tar­racone interemptus est;
41. Antonius Nogués Martí, qui, die 2 mensis Februarii anno 1876 Monte
Regali prope Tarraconem natus, die 12 mensis Augusti anno 1936 interemptus est in loco Torre de Fontaubella;
42. Iosephus Padrell Navar­ro, qui, die 8 mensis Martii anno 1898 in
vico Pobla de Mafumet prope Tarraconem natus, die 8 mensis Septembris
anno 1936 Barcinone interemptus est;
43. Iosephus Maria Panadés Tarré, qui, die 4 mensis Septembris anno
1872 Tarracone natus, die 25 mensis Augusti anno 1936 Valls interemptus est;
44. Antonius Pedró Minguella, qui, die 22 mensis Martii anno 1874 in
vico Guimerá prope Tarraconem natus, die 19 mensis Augusti anno 1936
in vico Belianes interemptus est;
45. Helladius Perés Bori, qui, die 26 mensis Aprilis anno 1883 in vico
Maldá prope Illerdam natus, mense Augusti anno del 1936 Reus interemptus est;
46. Andreas Prats Barrufet, qui, in vico Silva Campi prope Tar­raconem
die 7 mensis Augusti anno 1886 natus, die 13 mensis Augusti anno 1936
Reus interemptus est;
47. Antonius Prenafeta Soler, qui, die 7 mensis Aprilis anno 1874 in
vico Vilosell prope Tarraconem natus, die 25 mensis Augusti anno 1936
Valls interemptus est;

Congregatio de Causis Sanctorum

783

48. Ioannes Roca Vilar­dell, qui, die 13 mensis Augusti anno 1905 in
vico Gurb prope Barcinonem natus, die 11 mensis No­vembris anno 1936
Turridembarrae interemptus est;
49. Petrus Rofes Llauradó, qui, Tarracone die 31 mensis Maii anno 1909
natus, die 12 mensis Augusti anno 1936 in vico Bor­jas del Campo interemptus est;
50. Ioannes Rofes Sancho, qui, die 28 mensis Februarii anno 1876 in
vico Fontaubella natus, die 12 mensis Augusti anno 1936 in loco Torre de
Fontaubella interemptus est;
51. Paulus Roselló Borgueres, qui, in vico Vimbodí prope Tarra­conem
die 9 mensis Maii anno 1895 natus, die 26 mensis Iulii anno 1936 interemptus est;
52. Iosephus Roselló Sans, qui, die 24 mensis Septembris anno 1883
Monte Albo prope Tarraconem natus, die 22 mensis Augusti anno 1936
Tarra­cone interemptus est;
53. Mi­chaël Rué Gené, qui, die 13 mensis Decembris anno 1909 in vico
Cerviá prope Illerdam natus, die 17 mensis Augusti anno 1936 Maspujols
interemptus est;
54. Michaël Saludes Ciuret, qui, die 26 mensis Aprilis anno 1887 in vico
Alforja prope Tarraconem, die 11 mensis Novembris anno 1936 Turridembarrae interemptus est;
55. Pius Salvans Corominas, qui, die 2 mensis Ianuarii anno 1878 in
vico La Guardia prope Barcinonem natus, in vico Molle­r usa die 13 mensis
Novembris anno 1936 interemptus est;
56. Iosephus Maria Sancho Toda, die 20 mensis Martii anno 1909 in
vico Torre de Fontaubella prope Tarraconem natus ibidemque die 12 mensis
Augusti anno 1936 interemptus;
57. Iacobus Sanromá Solé, qui, die 4 mensis Novembris anno 1879 in
vico Vilaverd prope Tarraconem natus, die 24 mensis Iu­lii anno 1936 in
vico Solivella interemptus est;
58. Stanislaus Sans Hortoneda, qui, die 8 mensis Iunii anno 1887 Maspujols prope Tarraconem natus, die 23 mensis Augusti anno 1936 in vico
Montbrió del Campo interemptus est;
59. Aloysius Sans Viñas, qui, die 22 mensis Iunii anno 1887 Monte Albo
natus, die 10 mensis Augusti anno 1936 in vico Coll de Lilla interemptus est;

784

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

60. Sebastianus Tarragó Cabré, qui, in vico Vinaxia prope Tar­raconem
die 21 mensis Iulii anno 1879 natus, die 1 mensis Augu­sti anno 1936 in
vico Poboleda interemptus est;
61. Iacobus Tarra­gó Iglesias, qui, die 19 mensis Decembris anno 1868
in vico Solivella prope Tarraconem natus, die 28 mensis Augusti anno 1936
Turridembarrae interemptus est;
62. Ioannes Tomás Gibert, qui, die 18 mensis Novembris anno 1902
Valls prope Tarraconem natus, die 28 mensis Augusti anno del 1936 in
vico Salardú interemptus est;
63. Isidorus Torres Balsells, qui, die 27 mensis Novembris anno 1874 in
vico Blancafort prope Tarraconem natus, die 24 mensis Augusti anno 1936
Monte Albo interemptus est;
64. Ioannes Vernet Masip, qui, die 28 mensis Maii anno 1899 in vico
Vilella Alta prope Tarraconem natus, die 21 mensis Augusti anno 1936
Iuncosae prope Illerdam interemptus est;
65. Franciscus Vidal Sa­nuy, qui, die 7 mensis Septembris anno 1867
in vico Montpalau prope Illerdam natus, die 25 mensis Iulii anno 1936
Francoli interemptus est;
66. Michaël Vilatimó Costa, qui, die 24 mensis Octobris anno 1888 Vici
natus, die 26 mensis Iulii anno 1936 Tarracone interemptus est;
67. Paulus Virgili Monfá, qui, Valls prope Tarraconem die 8 mensis
Augusti anno 1869 natus, die 5 mensis Augusti anno 1936 Monte Albo
interemptus est;
68. Franciscus Vives Antich, qui, die 22 mensis Martii anno 1876 Valls
prope Tarraconem natus, die 6 mensis Augusti anno 1936 Turridembarrae
interemptus est.
Mortem occubuerunt etiam Seminarii alumni, qui sequuntur:
1. Iosephus Gassol Montseny, qui, die 31 mensis Martii anno 1915 in
vico Solivella prope Tarraconem natus, die 12 mensis Februarii anno 1937
in vico Serral interemptus est;
2. Ioannes Montpeó Masip, qui, die 31 mensis Octobris anno 1918 in
vico Borjas del Campo prope Tarraconem natus, die 15 mensis Maii anno
1938 in vico Riudecols interemptus est;
Alia caterva Servorum Dei ex Ordine erat Carmelitarum Discalceatorum,
quorum Conventus Tarraconensis ineunte persecutione a seditiosis captus
est. Qui Carmeli filii erant:

Congregatio de Causis Sanctorum

785

1. Angelus a Sancto Iosepho (Ioannes Fort Rius), qui, die 20 mensis
Octobris anno 1896 in vico L’Espluga de Francoli prope Tarraconem na­tus,
die 25 mensis Iulii anno del 1936 Tarracone interemptus est;
2. Carolus a Iesu Maria (Carolus Barrufet Tost), qui, in vico La Selva
del Camp prope Tarraconem die 9 mensis Aprilis anno 1888 natus, die 12
mensis Augusti anno 1936 Monte Albo inte­remptus est;
3. Damianus a Sanctissima Tri­nitate (Paulus Damianus Rodrí­guez), qui,
die 18 mensis Maii anno 1896 in vico El Pedroso de la Armuña prope Salmanticam natus, die 21 mensis Iulii anno 1936 Torredembarrae interemptus est;
4. Alypius a Sancta Teresia (Alypius Arce Fernández), presbyter, qui, die
16 mensis Octobris anno 1878 in vico Arroyo de Valde­vielso prope Burgum
natus, die 11 mensis Novembris anno 1936 Turridembarrae interemptus est;
5. Iosephus Caecilius a Iesu Maria (Iosephus Alberich Lluch), qui, die
7 mensis Februarii anno 1865 Benicaroli prope Casta­liam, die 11 mensis
Novembris anno ­1936 Turridembarrae inte­remptus est;
6. Petrus a Sancto Elia (Petrus De Eriz y Eguiluz), presbyter, qui, die
22 mensis Februarii anno 1867 in vico Barajuen del Valle de Aramayone
prope Alavam natus, die 11 mensis Novem­bris anno 1936 Turridembarrae
interemptus est;
7. Vincentius a Cruce (Vincentius Gallen Ibañéz), presbyter, qui, die 29
mensis Octobris anno 1908 in vico Vallat prope Casta­liam, Tarracone die
25 mensis Iulii anno 1936 interemptus est.
E Benedictinis de Monte Serrato multitudo Servorum Dei erat, qui sequuntur:
1. Fulgentius Albareda Ramoneda, presbyter, qui, Barcinone die 13
mensis Iunii anno 1888 natus, die 19 mensis Decembris anno 1936 in vico
Monte Cada interemptus est;
2. Leo Alesanco Maestro, presbyter, qui, in vico Sancti Aemiliani de
Cuculla prope Lucronium die 22 mensis Iunii anno 1882 natus, Barcinone
die 30 mensis Novembris anno 1936 interemptus est;
3. Ambrosius Maria Busquets Creixell, presbyter, qui, in vico Torroella
de Montgrí die 12 mensis Iunii anno 1903 natus, die 19 mensis Augusti
anno 1936 Barcinone interemptus est;
4. Hildebrandus María Casanovas Vilá, professus, qui, in vico Hostalets
de Balenyá die 21 mensis Ianuarii anno 1918 natus, die 28 mensis Iulii anno
1936 Monte Serrato interemptus est;

786

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

5. Ildephonsus Civil Castellví, professus, qui, in vico Molins de Rey prope
Barcinonem die 11 mensis Ianuarii anno 1889 natus, die 25 mensis Iulii
anno 1936 in loco Can Campmany nuncupato interemptus est;
6. Odilio Maria Costa Canal, presbyter, qui, Vici die 13 mensis Decembris anno 1905 natus, die 28 mensis Iulii anno 1936 super viam quae
Vicum ducit interemptus est;
7. Eugenius Maria Erausquín Aramburu, professus, qui, in vico Lazcano
prope Guipúzcoa die 21 mensis Octobris anno 1902 natus, die 19 mensis
Augusti anno 1936 Barcinone interemptus est;
8. Placidus Maria Felíu Soler, presbyter, qui, in vico Sancti Mauri prope
Gerundam die 1 mensis Novembris anno 1904 na­tus, die 19 mensis Augusti
anno 1936 Barcinone interemptus est;
9. Iosephus Maria Fontseré Masdeu, presbyter, qui, in vico Viñ­olas de
Oris prope Barcinonem die 30 mensis Octobris anno 1854 natus, die 19
mensis Augusti anno 1936 Rotundae Sancti Petri interemptus est;
10. Dominicus González Millán, presbyter, qui, in vico La Losilla prope
Lucronium die 16 mensis Septembris anno 1880 natus, die 19 mensis Augusti
anno 1936 Barcinone interemptus est;
11. Robertus Grau Bullich, presbyter, qui, in vico Coll de Nargó prope
Illerdam die 14 mensis Aprilis anno 1895 natus, die 5 mensis Ianuarii anno
1937 Barcinone interemptus ets;
12. Aemilianus Maria Guilá Ximénes, professus, qui, in vico Mataró
die 4 mensis Aprilis anno 1914 natus, die 19 mensis Au­gusti anno 1936
Barcinone interemptus est;
13. Iosephus Maria Jordá Jordá, professus, qui, Tarracone die 17 mensis
Novembris anno 1884 natus, die 26 mensis Iulii anno 1936 in loco Ponte
Nigro interemptus est;
14. Aloysius Palacios Lozano, presbyter, qui, Agri prope Burgum die
25 mensis Augusti anno 1893 natus, Barcinone die 30 mensis Novembris
anno 1936 interemptus est;
15. Ioannes Roca Bosch, presbyter, qui, Guissonae prope Iller­dam die 11
mensis Iulii anno 1884 natus, die 20 mensis Augusti anno 1936 Barcinone
interemptus est;
16. Angelus Maria Rodamilans Canals, presbyter, qui, in vico Sabadell
prope Barcinonem die 1 mensis Maii anno 1874 natus, die 27 mensis Iulii
anno 1936 Barcinone interemptus est;

Congregatio de Causis Sanctorum

787

17. Franciscus Maria Sánchez Soler, professus, qui, Barcinone die 25
mensis Augusti anno 1880 natus, die 25 mensis Iulii anno 1936 in loco Can
Campmany nuncupato interemptus est;
18. Petrus Vallmitjana Abarca, professus, qui, Barcinone die 19 mensis
Maii anno 1875 natus, die 21 mensis Februarii anno 1937 in loco Cerdanyola interemptus est;
19. Bernardus Vendrell Olivella, professus, qui, in vico Sancti Stephani
de Ordal die 29 mensis Iunii anno 1878 natus, Gelidae die 25 mensis Iulii
anno 1936 interemptus est;
20. Narcissus Maria Vilar Espona, professus, qui, in vico Ho­stalets de
Balenyá die 7 mensis Augusti anno 1916 natus, die 28 mensis Iulii anno
1936 super viam quae Vicum ducit interemptus est.
E coetu Servorum Dei erat etiam religiosus ex Ordine Fratrum Minorum
Capuccinorum:
1. Car­melus de Colomo (Henricus Salvá Ministral), qui, die 21 mensis
Martii anno 1874 Colomi prope Gerundam natus, die 25 mensis Augusti
anno 1936 Valls interemptus est.
Alia fuit turma Missionariorum Filiorum Immaculati Cordis Beatae Mariae Virginis seu Claretianorum, e qua sunt Servi Dei:
1. Sebastianus Balcells Tonijuan, professus, qui, Fuliolae prope Illerdam
die 3 mensis Decembris anno 1885 natus, die 15 mensis Augusti anno 1936
in vico Sierra de Almenara interemptus est;
2. Antonius Capdevila Balcells, professus, qui, die 27 mensis Fe­bruarii
anno 1894 in vico Espluga Calva natus, die 24 mensis Iu­lii anno 1936 in
vico Vimbodí interemptus est;
3. Paulus Castellá Barberá, professus, qui, die 3 mensis Maii anno 1861
in vico La Selva del Campo prope Tarraconem natus, Reus die 26 mensis
Septembris anno 1936 interemptus est;
4. Andreas Felíu Bartomeu, professus, qui, die 15 mensis Sep­tembris
anno 1870 in vico La Selva del Campo prope Tarraco­nem natus, die 26
mensis Septembris anno 1936 Reus inte­remptus est;
5. Iacobus Mir Vime, presbyter, qui, in vico Civitatulae prope Il­lerdam
die 21 mensis Decembris anno 1889 natus, Tarracone 22 mensis Iulii anno
1936 interemptus est;
6. Fridericus Vilá Bartroli, presbyter, qui, die 3 mensis Martii anno
1884 in vico Brull prope Barcinonem natus, Turridembarrae die 11 mensis
Novembris anno 1936 interemptus est;

788

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

7. Antonius Vilamassana Carulla, professus, qui, die 27 mensis Ianuarii
anno 1860 in vico Massoteras prope Illerdam natus, die 25 mensis Augusti
anno 1936 Valls interemptus est.
Et alia caterva Fratrum Scholarum Christianarum est, qui una cum
Servo Dei Agapito Modesto (Modesto Pamplona Falguera) mortem occubuerunt, scilicet:
1. Albertus Ioachimus (Albertus Linares de la Pinta), professus, qui, die
27 mensis Augusti anno 1913 in vico Cheste prope Va­lentiam natus, die 19
mensis Martii anno 1937 in vico Castillon­roy interemptus est;
2. Alexander Antonius (Alexander Arraya Caballero), professus, qui, in
vico Monasterio de Rodilla prope Burgum die 29 mensis Maii anno 1908
natus, Tarracone die 31 mensis Iulii anno 1936 interemptus et;
3. Alexander Ioannes (Firminus Gellida Cornelles), professus, qui, die
6 mensis Octobris anno 1889 Benicaroli prope Casta­liam, die 18 mensis
Augusti anno 1936 in vico Vinarós prope Barcinonem interemptus est;
4. Alphaeus Barnabas (Barnabas Núñez Alonso), professus, qui, in vico
Sanctae Mariae ab Hieme prope Burgum die 11 mensis Iunii anno 1902
natus, Tarracone die 31 mensis Iulii anno 1936 interemptus est;
5. Anastasius Lu­cas (Lucas Martín Puente), professus, qui, die 20 mensis
Septembris anno 1908 in vico Quintanilla del Coco prope Burgum natus,
die 19 mensis Septembris anno 1936 Tarra­cone interemptus est;
6. Andreas Sergius (Andreas Pradas Lahoz), professus, qui, die 30 mensis
Novembris anno 1908 in vico La Hoz de la Vieja prope Terulium natus, die
19 mensis Augusti anno 1936 Dertosae interemptus est;
7. Angelus Amatus (Maximianus Pérez Fierro), professus, qui, die 21
mensis Augusti anno 1905 in vico Alfamén prope Caesa­raugustam natus,
die 1 mensis Septembris anno 1936 Dertosae interemptus est;
8. Anselmus Felix (Modestus Godo Buscató), professus, qui, die 12 mensis Ianuarii anno 1879 Silvae Maris prope Gerundam na­tus, die 28 mensis
Augusti anno 1936 Canonicae prope Tarra­co­nem interemptus est;
9. Antonius Aegidius (Alexander Aegidius Monforte), professus, die 3
mensis Februarii anno 1903 in vico Mosqueruela prope Te­r ulium natus ibidemque die 22 mensis Septembris anno 1936 in­teremptus;
10. Aristides Marcus (Petrus Cano Cebrián), professus, qui, die 1 mensis
Iunii anno 1906 in vico Villalba de los Morales prope Terulium natus, die
12 mensis Augusti anno 1936 Benicaroli in­teremptus est;

Congregatio de Causis Sanctorum

789

11. Arnaldus Cyrillus (Ioannes Font Taulat), professus, qui, die 1 mensis
Iulii anno 1890 a Vilademat prope Gerundam natus, die 23 mensis Ianuarii
anno 1937 Illerdae interemptus est;
12. Augustus Maria (Michaël Arsenius Merino), professus, qui, die 12
mensis Decembris anno 1894 in vico San Cebrían de Mudá prope Palentiam natus, ineunte mense Octobris anno del 1936 in vico Catllar prope
Tarraconem interemptus est;
13. Benildus Iosephus (Franciscus Casademunt Ribas), profes­sus, qui,
die 7 mensis Februarii anno 1872 in vico Llofriu prope Gerundam natus,
die 26 mensis Augusti anno 1936 Tarracone interemptus est;
14. Benedictus Ioannes (Ioannes Baptista Urgell Coma), profes­sus, qui,
in vico Villalba de los Arcos prope Tarracone die 5 men­sis Octobris anno
1906 natus, die 7 mensis Augusti anno 1936 in vico Alcolea de Pinar interemptus est;
15. Bonaventura Pius (Pius Ruíz de la Torre), professus, qui, die 9 mensis
Iulii anno 1909 in vico Fresno de Rodilla prope Bur­gum natus, die 1 mensis
Septembris anno 1936 Dertosae inte­remptus est;
16. Claudius Iosephus (Emmanuel Matthaeus Calvo), professus, qui, Aliagae prope Terulium die 5 mensis Octobris anno 1902 natus, die 1 mensis
Septembris anno 1936 Dertosae interemptus est;
17. Clemens Adolphus (Ioannes Clemens Vea Balaguer), profes­sus, qui,
in vico La Jana prope Castaliam die 9 mensis Iunii anno 1898 natus, die
15 mensis Augusti anno 1936 Castaliae in coe­meterio Sancti Matthaei interemptus est;
18. Clemens Fausti­nus (Hermannus Iosephus Fernández Sáenz), professus, qui, die 6 mensis Aprilis anno 1915 Lucronii natus, die 19 mensis
Septembris anno 1936 Barcinone interemptus est;
19. Daniel Antoninus (Nicolaus Rueda Barriocanal), professus, qui, die 10
mensis Septembris anno 1894 in loco Quintanavides prope Burgum natus, die
28 mensis Augusti anno 1936 Canoni­cae prope Tarraconem interemptus est;
20. Helladius Vincentius (Caesareus España Ortiz), professus, qui, die
25 mensis Februarii anno 1886 in vico Pancorbo prope Burgum natus, die
28 mensis Augusti anno 1936 Canonicae prope Tarraconem interemptus est;
21. Elias Paulinus (Xaverius Pradas Vidal), professus, qui, die 20 mensis
Martii anno 1896 Cullae prope Castaliam natus, die 28 mensis Augusti anno
1936 Canonicae prope Tarraconem inte­remptus est;

790

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

22. Elmus Michaël (Petrus Sisterna Torrent), professus, qui, die 21 mensis
Martii anno 1868 in vico Llago­stera prope Gerundam natus, die 26 mensis
Augusti anno 1936 Tarracone interemptus est;
23. Exuperius (Michaël Albertus Flos), professus, die 12 mensis Novembris anno 1881 Benicaroli prope Castaliam natus ibidem­que die 15 mensis
Augusti anno 1936 interemptus;
24. Faustus Aloysius (Iosephus Maria Tolaguera Oliva), profes­sus, qui,
die 14 mensis Martii anno 1904 in loco La Escala prope Gerundam natus,
Tarracone die 26 mensis Augusti anno 1936 interemptus est;
25. Felix Hadrianus (Franciscus Vincentius Edo), professus, die 31 mensis Iulii anno 1903 in vico Mosqueruela prope Terulium natus ibidemque
die 22 mensis Septembris anno 1936 interem­ptus;
26. Fulbertus Iacobus (Iacobus Jardí Vernet), professus, qui, die 7 mensis
Maii anno 1901 in vico Vandellós prope Tarraconem natus, die 10 mensis
Augusti anno 1936 Divisae in eodem pago interemptus est;
27. Gilbertus a Iesu (Iosephus Boschdemont Matjavila), profes­sus, qui,
die 11 mensis Augusti anno 1880 in vico Cassá de la Selva prope Gerundam
natus, die 11 mensis Novembris anno 1936 Turridembarrae interemptus est;
28. Honorius Sebastianus (Sebastianus Obeso Alario), professus, qui, die
12 mensis Decembris anno 1910 in vico Añoza prope Palentiam natus, die
19 mensis Septembris anno 1936 Tarracone interemptus est;
29. Hugo Barnabas (Franciscus Trullén Gilisbarts), professus, qui, die
20 mensis Ianuarii anno 1895 in vico Roquetas prope Tarraconem natus,
die 1 mensis Septembris anno 1936 Dertosae interemptus est;
30. Hyacinthus Georgius (Iosephus Camprubí Corrubí), profes­sus, qui,
die 22 mensis Februarii anno 1888 Palmerolae prope Gerundam natus, die
28 mensis Augusti anno 1936 Canonicae prope Tarraconem interemptus est;
31. Ianuarius (Marianus Navarro Blasco), professus, qui, die 3 mensis
Decembris anno 1903 in vico Tortajada prope Terulium natus, die 11 mensis
Novembris anno 1936 Turridembarrae inte­remptus est;
32. Iustinus Gabriel (Gabriel Albiol Plou), professus, die 23 mensis
Aprilis anno 1910 in vico Peñiscola prope Castaliam na­tus ibidemque die
12 mensis Augusti anno 1936 interemptus;
33. Leontius Ioachimus (Ioachimus Pallerola Feu), professus, qui, die
2 mensis Iulii anno 1892 in loco Seu de Urgel prope Illerdam natus, die 1
mensis Septembris anno 1936 Dertosae interemptus est;

Congregatio de Causis Sanctorum

791

34. Aloysius Albertus (Ildephonsus Albertus Flos), professus, die 26 mensis Februarii anno 1880 Benicaroli prope Castaliam natus ibidemque die 15
mensis Augusti anno 1936 interemptus;
35. Maginus Petrus (Franciscus Salla Saltó), professus, qui, die 3 mensis Septembris anno 1918 Omells de Nagaya prope Iller­dam natus, die 30
mensis Iulii anno 1938 Iuncosae prope Iller­dam interemptus est;
36. Martianus Paschalis (Paschalis Escuin Ferrer), professus, qui, die 30
mensis Martii anno 1907 in vico La Hoz de la Vieja prope Terulium natus,
die 19 mensis Augusti anno 1936 Dertosae interemptus est;
37. Nicolaus Hadrianus (Ioannes Pérez Rodrigo), professus, qui, die 27
mensis Ianuarii anno 1914 in vico Retascón prope Caesa­ragustam natus,
Tarracone die 19 mensis Septembris anno 1936 interemptus est;
38. Raphael Iosephus (Patricius Gellida Llorach), professus, die 16 mensis Martii anno 1871 Benicaroli prope Castaliam natus ibidemque die 18
mensis Augusti anno 1936 interemptus.
Qui elenchus perficiunt Servi Dei Fratres e Tertio Ordine Car­melitarum
a Magisterio:
1. Iulius Alameda Camarero, qui, die 28 mensis Maii anno 1911 in vico
Castroceniza prope Burgum natus, Turridembarrae die 11 mensis Novembris
anno 1936 interemptus est;
2. Aloysius Dominicus Oliva, qui, die 11 mensis Ianuarii anno 1892
Reus prope Tarraconem natus, Turridembarrae die 11 mensis Novembris
anno 1936 interemptus est;
3. Isidorus Tarsá Giribets, qui, die 3 mensis Februarii anno 1866 in
vico Fontanet prope Illerdam natus, die 11 mensis Novembris anno 1936
Turridembarrae interemptus est;
4. Bonaventura Toldrá Rodón, qui, die 31 mensis Martii anno 1896 in
vico Pla de Cabra prope Tarraconem, die 11 mensis No­vembris anno 1936
Turridembarrae interemptus est.
Quorum 147 Servorum Dei caedem populus christifidelium sem­per pro
authentico martyrio habuit. Quapropter, apud Curiam Ar­
chiepiscopalem
Tarraconensem, a die 28 mensis Aprilis anno 1952 ad diem 29 mensis Maii
anno 1959, Processus Informativus super martyrio Servorum Dei celebratus
est, cuius auctoritas et vis iuridica a Congregatione de Causis Sanctorum
Decreto diei 4 men­sis Decembris anno 1992 probatae sunt. Positione confecta, iuxta suetum morem, die 3 mensis Iulii anno 2011, Congressus Peculiaris

792

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Consultorum Theologorum factus est, in quo prospero cum exitu disceptatum
est an Servorum Dei mors verum martyrium fuisse. Patres Cardinales et
Episcopi in Sessione Ordinaria die 5 mensis Iunii anno 2012 habita, cui egomet ipse, Angelus Cardinalis Amato praefui, audita relatione Excellentissimi
ac Reverendissimi Domini Lini Fumagalli, Episcopi Viterbiensis, Causae
Ponentis, agnoverunt supradictos Servos Dei ob fidelitatem erga Christum
et Ecclesiam confessam verum in odium fidei martyrium passos esse.
De hisce omnibus rebus, referente subscripto Cardinale Prae­fecto, certior
factus, Summus Pontifex Benedictus XVI, vota Con­g regationis de Causis
Sanctorum excipiens rataque habens, ho­dierno die declaravit: Constare de
martyrio eiusque causa Ser­vorum Dei Emmanuelis Borrás Ferré, Episcopi
Auxiliaris Tar­ra­conensis, necnon Agapiti Modesti (in saec.: Modesti Pamplona
Falguera) ex Instituto Fratrum Scholarum Christianarum, et CXLV Sociorum,
in casu et ad effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de
Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 28 mensis Iunii anno Domini 2012.

Angelus Card. Amato, S.D.B.
Praefectus

L. G S.
G Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis

ALBANENSIS IN AMERICA
Beatificationis et Canonizationis Servae Dei Mariae Angelinae Teresiae McCrory,
Ordinis Carmelitarum, Fundatricis Congregationis Sororum Carmelitarum pro
Senibus et Infirmis (1893-1984)

DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS
« Iesus autem respondit ei: Quia primum omnium mandatum est: “Audi
Israel, Dominus Deus tuus, Deus unus est: et diliges Dominum Deum tuum
ex toto corde tuo, et ex tota anima tua, et ex tota mente tua, et ex tota

Congregatio de Causis Sanctorum

793

virtute tua”. Hoc est primum mandatum. Secundum autem simile est illi:
“Diliges proximum tuum tamquam teipsum. Maius horum aliud mandatum
non est” » (Mc 12, 29-31).
Serva Dei Maria Angelina Teresia McCrory mulier fuit diligens religionis cultrix, singulari fide et vehementi caritate plena. Maxime in societatis necessitates sedula, Evangelium etiam in adversis et hostilibus rebus
transfudit, reddens vitae humanae defensionis credibile testimonium. Soror
omnino Dei amore incensa et omni ex parte indulgentissima in egeniores,
in quibus semper Christi imaginem animadvertit.
Serva Dei nata est die 21 mensis Ianuarii anno 1893 in pago dicto
Mountjoy, in Hibernia, tenui ex familia sed Christiana firmissima fide animata, sacro in fonte Brigidae Teresiae nomen accepit. Anno 1901, gravibus
rebus familiaribus factis, familia McCrory sedem mutare debuit ad pagum
vulgo dictum Clysdate in Scotia. Illic puellula frequentare potuit scholasticum institutum Elmwood Convent School, quod a sororibus Franciscanis
ab Immaculata Conceptione Beatae Virginis Mariae regebatur. Anno 1912,
post calamitosam eius patris mortem, iuvenis vehementissimum desiderium
totius suae vitae partem devovere ad aegrotorum et senum misericordem
curam significare voluit. Ergo rogavit ut admitteretur in Congregationem
Parvularum Sororum Pauperum Glasguae, institutum religiosum Gallica origine. Die 8 mensis Septembris anno 1913 vestem sacram sumpsit nomenque
Mariae Angelinae Sanctae Agathae accipiens. Anno 1915 in Bruclinum Novi
Eboraci Foederatarum Civitatum Americae Septentrionalis eam vocaverunt
ad suum ministerium explicandum iuxta Sancti Augustini senum domum,
in qua humili deditione et diligenti prudentia eminuit ita ut brevi tempore
consultrix antistitae fieret. Aprile anno 1925 Serva Dei professionem perpetuam trium votorum et amplius quarti de hospitalitate quod proprium
erat Congregationis emisit. Mense Octobri anno 1926 coenobii antistita
nominata est domus dictae Our Lady’s Home Novi Eboraci, in qua fere
ducenti et triginta senes amore et humanitate curabantur a duodeviginti
sororibus. Hoc perdurante officio, Soror Maria Angelina aliquas mutationes
proposuit, quae tamen non receptae sunt. Anno 1929 ob factas dissensiones
Serva Dei una cum aliis sex sororibus institutum relinquere statuit ut alibi
suum ministerium caritatis pergeret. Haec cruciata et dura electio consilio
et patrocinio Auctoritatis dioecesanae Ecclesiae deliberabatur, quae eius
propositum magis congruum necessitatibus loci putavit. Soror Maria Ange-

794

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

lina a Sede Apostolica aptum indultum obtinuit et Congregationem Sororum
Carmelitarum pro Senibus et Infirmis, institutum consociatum cum Ordine
B. Mariae de Monte Carmelo fundavit. Magna oeconomica depressio, quae
illo tempore Confoederatas Civitates Americae Septentrionalis vexavit et
hominum milia et milia in miseriam et paupertatem reduxit, Servae Dei
ardentem fervorem non retinuit, sed etiam occasionem praebuit ad aptiorem operam auxilii lationis instituendam, quae illis annis urgentissima
videbatur. Hac re, brevi tempore, plures domus hospitales apertae sunt et
novum institutum valde emendaret consuetudines quae olim valebant in
senibus curandis, senectus enim non tantum medice et psychologice sed
etiam secundum vinculum societatis et spiritualiter assidebatur. Soror Maria Angelina, praeter domuum administrationem, magnopere, constitutioni
formae novae Congregationis praefuit.
Illa enim nunquam humanum et spirituale incrementum suarum sororum
neglexit, sed semper eas in unitate servavit tam in contemplatione quam
in actione. Novae Congregationis aliquoties antistita fuit sed anno 1978,
infirma valetudine, noluit se antistitam rursus eligi, etsi Fundatrix et Mater
Antistita emerita ab omnibus agnoscebatur. Eius iter spirituale a mirabili
splendore expressum est. Mulier fuit inconcussae spei, magnae humilitatis,
singularis claritatis in intentionibus et actionibus. Orationis valentissima vita
eius generosum ministerium sustentabat et cotidiana consilia moderabat.
Extremis in annis, corporis doloris et infirmitatis cognoscentia, quae ab ea
tranquillitate animae et sine questu accepta est, eam ad mysterium Crucis
magis vinxit. Immobilitate astricta, in manus Domini fidenter se dedit.
Pie domi Germanopolis Novi Eboraci, die 21 mensis Ianuarii anno 1984,
animam exhalavit.
Fama sanctitatis, a die 15 mensis Augusti anno 1994 ad diem 13 mensis
Aprilis anno 2007, iuxta Curiam dioecesanam Albanensem in America Inquisitio dioecesana habita est, cuius iuridica validitas per Decretum diei 27
mensis Iunii 2008 ab hac Congregatione de Causis Sanctorum est approbata.
Exarata Positione, secundum normas canonicas disceptatum est an Serva Dei
heroicum in modum virtutes excoluisset. De hac re die 4 mensis Martii anno
2011 Peculiaris Congressus Consultorum Theologorum habitus est. Patres
Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria congregati, me Card. Angelo
Amato praesidente, die 17 mensis Aprilis anno 2012, audita relatione Exc.
mi Ponentis Causae Domini Marcelli Semeraro, Episcopi Albanensis, agnoverunt Servam Dei virtutes theologales, cardinales et annexas excoluisse.

795

Congregatio de Causis Sanctorum

Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Benedicto XVI
per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua,
vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate
tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia,
Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis, in gradu heroico, Servae Dei,
Mariae Angelinae Teresiae McCrory, Ordinis Carmelitarum et Fundatricis
Congregationis Sororum Carmelitarum pro Senibus et Infirmis, in casu et
ad effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de
Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die mensis 28 mensis Iunii anno Domini 2012.

Angelus Card. Amato, S.D.B.
Praefectus

L. G S.
G Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis

GIENNENSIS
Beatificationis seu Declarationis Martyrii Servae Dei Victoriae a Iesu (in saec.:
Franciscae Agnetis Mariae ab Antiqua Valverde González) Religiosae Pii Instituti
Calasanctiani Filiarum v.d. « de la Divina Pastora » († 1937)

DECRETUM SUPER MARTYRIO
« Propter quod placeo mihi in infirmitatibus, in contumeliis, in necessitatibus, in persecutionibus et in angustiis, pro Christo: cum enim infirmor,
tunc potens sum » (2 Cor 12, 10).
Haec clara Apostoli conscientia in martyrum christianorum vicissitudinibus resonat: etiam in cruciatibus robur fidei spem eorum sustinuit in
exspectatione gloriosae manifestationis Domini. Ad hoc agmen invictorum
martyrum pleno titulo pertinet Serva Dei Victoria a Iesu (in saeculo: Francisca Agnes Maria ab Antiqua Valverde González).

796

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Serva Dei die 20 mensis Aprilis anno 1888 in loco Vicálvaro, provinciae
Matritensis, e pauperibus parentibus orta est, qui familiam sustentabant
veluti mercenarii in diem conducti. Adulescentiam per nonnullos annos in orphanotrophio Complutensi, Matriti, a Filiabus Caritatis administrato traduxit. In hac periodo Serva Dei solidam recepit christianam educationem atque,
se totaliter Domino consecrare cupiens, in novitiatum ingreditur Congregationis Filiarum v.d. « de la Divina Pastora ». Apud Domum maternam urbis
Sanlúcar de Barrameda, provinciae Gadicensis, temporaria vota nuncupavit.
Anno 1912 in communitatem loci Monóvar, provinciae Lucentinae, mittitur;
deinde transfertur in Monforte de Lemos, provinciae Lucensis, ubi perpetua
vota emisit; postea in communitatem Martos, provinciae Giennensis, cuius
postea antistita facta est. Ab anno 1924 ad annum 1931 idem exercuit munus
in urbe Sanlúcar de Barrameda, rediens tamen iterum uti antistita in Martos.
Interea in Hispania initium habuit insurrectio militaris quae in bellum
civile (annis 1936-1939) illapsa est. Etiam in provincia Giennensi statim
plaga terroris creatur. Comitatus republicanus, subito constitutus, politicam
assumens auctoritatem, confiscare coepit cibaria, terras et fabricas, suum
imposuit regimen atque instrumenta communicationis socialis sub censura
collocavit. « Inimici » oppugnandi ex criteriis ideologicis erant conservatores,
monarchici et catholici. Inter Provincias, Giennensis Provincia fuit quae
vehementius passa est coërcitionem politicam et religiosam persecutionem,
quae singulariter cruenta ac vim habens destruendi conventus, monasteria,
ecclesias et catholicas associationes evasit. Innocentes victimae simul sumptae fuere 131 sacerdotes, 3 seminarii alumni, 20 religiosi et 3 religiosae,
inter quas Serva Dei.
In hoc contextu crudelis et iniustae violentiae, Serva Dei, veluti antistita
communitatis 12 consororum, refugium pro iis apud familias comparavit.
Tandem ipsa, una cum duabus sororibus, coacta est postrema Collegium
relinquere a Congregatione in Martos administratum, atque hospitalitatem
invenit in quadam domo privata. Consilium ei datum est ut fugam caperet ad
capturam et mortem vitandas, sed ipsa non decedere maluit ne sorores suae
communitatis relinqueret, quarum nonnullae adhuc in urbe permanebant,
neque alii committeret valde periculosum pensum sororum partes coram
auctoritatibus revolutionis agendi. Licet pericula sciens quae adibat, etiam
postremis in diebus Serva Dei non cessavit sorores adhortari ad fidem
servandam in Deum eiusque Providentiam. Sed quodam die gregarii milites comprehenderunt eam atque in custodiam duxerunt una cum antistita

797

Congregatio de Causis Sanctorum

Sororum a Trinitate et abbatissa Clarissarum. In custodia, licet timorem
haberent ne indignos subirent abusus, religiosae spem numquam deposuerunt, plurimum oraverunt atque ad invicem sustinuerunt sese animantes ad
mortem pro Christo obeundam. Die 12 mensis Ianuarii anno 1937, simul ac
viri quinquaginta circiter, quos inter nonnulli sacerdotes, conductae sunt in
vicinum coemeterium Las Casillas. Ibidem, summo mane diei 13 Ianuarii,
postquam omnium ultimo supplicio adfuerat, Serva Dei, ad supremum sacrificium prompta, ipsa ferociter est cruciata atque crudeliter manuballistae
igniferae ictibus occisa. Corpora usque ad sequentem diem deseruntur: usque
dum auctoritates loci Martos, eo quod plebs de hoc horrendo spectaculo
inhorrescebat, iusserunt corpora in quadam fossa communi in coemeterio
ipso excavata sepeliri, ubi usque ad finem belli civilis manserunt.
Servae Dei mors statim a populo martyrium pro fide est habita. Quamobrem, nonnullos post annos, apud Curiam ecclesiasticam Giennensem Inquisitio dioecesana, a die 14 mensis Ianuarii anno1996 ad diem 15 mensis
Novembris anno 1997, est ordinata, cuius iuridicam validitatem die 5 mensis
Februarii anno 1999 Congregatio de Causis Sanctorum Decreto recognovit.
Positivo cum exitu, die 22 mensis Iunii anno 2010, Congressus habitus est
Peculiaris Consultorum Theologorum. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria die 8 mensis Maii anno 2012, me Angelo Cardinale Amato
moderante, agnoverunt Servam Dei martyrium in odium fidei sustinuisse.
De hisce omnibus rebus, me referente et subscripto Cardinale Praefecto, certior factus, Summus Pontifex Benedictus XVI, vota Congregationis
de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit:
Constare de martyrìo eiusque causa Servae Dei Victoriae a Iesu (in saec.:
Franciscae Agnetis Mariae ab Antiqua Valverde González), Religiosae Pii
Instituti Calasanctiani Filiarum, v.d. « de la Divina Pastora », in casu et ad
effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de
Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 28 mensis Iunii anno Domini 2012.

Angelus Card. Amato, S.D.B.
L. G S.

Praefectus

G Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis

798

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

CRACOVIENSIS
Beatificationis et Canonizationis Ven. Servae Dei Sophiae Czeska-Maciejowska,
Fundatricis Congregationis Virginum a Praesentatione Beatae Mariae Virginis
(1584-1650)

DECRETUM SUPER MIRACULO
Venerabilis Serva Dei Sophia Czeska-Maciejowska anno 1584 in loco
vulgo Budziszowice (in Polonia) est orta, e familia quadam antiquae nobilis
stirpis et solidae fidei Christianae. Postquam suae condicioni conformem
educationem accepit, anno 1600, vix sedecim annos nata, nobili viro Ioanni
Czeski nupsit, a quo, anno 1607, vidua est facta. Licet iuvenis esset, ditis
et cum multis petitoribus, noluit matrimonium iterum contrahere ut vitam
suam in operibus misericordiae impenderet, potissimum in bonum puellarum parentibus orbatarum et pauperum. Annis 1621-1627, proprietates
domumque suam ita composuit ut vitam daret Instituto appellato Domus
Virginum Praesentationis Beatissimae Mariae Virginis vel etiam Domus pro
orphanellis, accipiendis et instituendis iuvenibus egentibus destinato. Prima
omnino fuit huiusmodi schola feminea in Polonia. Venerabilis Serva Dei
mysterium elegit Praesentationis Beatae Mariae Virginis veluti exemplum,
quia voluit ut ipsa, eius consorores et puellae educandae in sui ipsius deditione viverent, exemplum sequentes Mariae Sanctissimae. Mense Maio anno
1627, Episcopus Cracoviensis Statuta approbavit novae fundationis atque
Institutum canonice est erectum. Venerabilis Serva Dei eius fuit moderatrix, magistra et animatrix usque ad mortem, quae Cracoviae die 1 mensis
Aprilis anno 1650 evenit. Summus Pontifex Benedictus XVI die 27 mensis
Iunii anno 2011 edixit Servam Dei virtutes theologales, cardinales iisque
adnexas heroicum in modum exercuisse.
Beatificationi eius prospiciens, Postulatio Causae, examini huius Congregationis de Causis Sanctorum coniectam miram subiecit cuiusdam pueri
sanationem quae Cracoviae anno 2000 est patrata. Hic enim, novem annos
natus, coepit acutos sentire in fronte dolores, quibus accesserunt alta corporis febris atque confusionis status. Puer in valetudinarium est exceptus,
in quo etiam dolores abdominis pati coepit. Eius condiciones in deterius
labebantur, etenim artuum tremores, memoriae turbationes, augmentum

Congregatio de Causis Sanctorum

799

pressurae musculorum, status ignaviae et dolores advertebantur. Gravitas
prospectus clinici exacuit quoque cum morbo epileptico, agitatione psychomotoria et manducandi difficultate, usque ad veternosum statum assequendum.
Ob talem condicionem absolute incommodam quae minime sustineri videbatur, quaedam matris pueri amica locuta est de hac gravi condicione
cum quibusdam sororibus, spiritalibus filiabus Venerabilis Servae Dei. Tunc
religiosa communitas assidue a Domino imploravit sanationem pueri per
intercessionem Venerabilis Fundatricis. Inopinate, nocte inter dies 28 et
29 mensis Octobris anno 2000, optima apparuit condicio valetudinis parvi
infirmi; quem eventum quidam appellaverunt « mirificum » atque processus
pathologicus nullum reliquit residuum. Paucos post dies, puer infirmus valetudinarium relinquere potuit omnino sanatus.
Congruens visus est nexus inter invocationem ad Venerabilem Servam
Dei et pueri sanationem, qui nunc optima fruitur valetudine atque aptus
est ad normalem vitam affectuum gerendam.
De hoc casu miro considerato, acta est a die 5 mensis Septembris anno
2003 ad diem 9 mensis Ianuarii anno 2004, apud Curiam ecclesiasticam
Cracoviensem, Inquisitio dioecesana, cuius iuridica validitas ab hac Congregatione per Decretum diei 4 mensis Iulii anni 2008 est approbata. Consilium
Medicorum huius Dicasterii in Sessione die 31 mensis Maii anno 2012 agnovit
sanationem celerem, perfectam, constantem et ex scientiae legibus nostrae
aetatis inexplicabilem fuisse. Die 6 mensis Octobris anno 2012 Congressus
Peculiaris Consultorum Theologorum habitus est cum exitu positivo. Die
10 mensis Decembris anno 2012 Sessio Ordinaria Patrum Cardinalium et
Episcoporum acta est, me, Angelo Cardinale Amato, moderante.
Et in utroque Coetu, sive Consultorum sive Cardinalium et Episcoporum,
posito dubio an de miraculo divinitus patrato constaret, responsum affirmativum prolatum est.
Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Benedicto XVI
per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua
vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de miraculo a Deo patrato per intercessionem
Ven. Servae Dei Sophiae Czeska-Maciejowska, Fundatricis Congregationis Virginum a Praesentatione Beatae Mariae Virginis, videlicet de celeri, perfecta
ac constanti sanatione cuiusdam pueri a « meningoencefalite acuta grave da
Mycoplasma Pneumoniae ».

800

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de
Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 20 mensis Decembris anno Domini 2012.

Angelus Card. Amato, S.D.B.
Praefectus

L. G S.
G Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis

CRACOVIENSIS
Beatificationis et Canonizationis Ven. Servae Dei Margaritae Luciae Szewczyk,
Fundatricis Congregationis Filiarum Beatae Virginis Mariae Perdolentis v.d. « Serafitki » (1828-1905)

DECRETUM SUPER MIRACULO
Venerabilis Serva Dei Margarita Lucia Szewczyk anno 1828 est nata in
loco vulgo Szepetówka regionis Volhiniae, hodie in Ucraina, in terra videlicet
quae, tunc Polonica, Imperio Russiae subiciebatur. Parentibus orbata dum
adhuc infans esset, a germana sorore curam accepit. Adhuc iuvenis Tertio
Ordini Franciscali nomen dedit atque privata vota religiosa nuncupavit.
Vestigia sequens sancti Francisci Assisiensis, magna in paupertate vixit,
indigentiores adiuvans et infirmos. Circa annum 1880 in oppido Zakroczym
prope Varsaviam convenit beatum capuccinum Honoratum Koźmiński eiusque spiritali se concredidit moderamini. Ab ilio tempore in domicilio meritorio mulieres aetate provectas tam pauperes quam aegrotantes congregare
coepit, de quibus magnam adhibuit sollicitudinem. Neglectis difficultatibus ex
Russorum regimine factis adversus catholicos, eius exemplum aliae puellae
statim sequi incohaverunt, quibuscum originem dedit novae Congregationi,
quae postea appellata est « Congregatio Filiarum Beatae Virginis Mariae
Perdolentis ». In Osvencinum deinde se contulit, Cracoviensi in dioecesi, ubi
Domum condidit pro formatione novitiarum Instituti, quod interim crescebat et vires insumebat parvulis in orphanotrophiis et in scholis pueritiae

Congregatio de Causis Sanctorum

801

curandis atque scholis popularibus gerendis. Postremum vitae tempus vixit
in Nieszawa (in Poloniae regione Cuiaviae-Pomeraniae), ubi die 5 mensis
Iunii anno 1905 pie in Domino obdormivit. Summus Pontifex Benedictus
XVI eius heroicas die 19 mensis Decembris anno 2011 approbavit virtutes.
Postulatio Causae, beatificationi prospiciens Venerabilis Servae Dei, examini huius Congregationis de Causis Sanctorum coniectam miram subiecit
sanationem sororis Vitae Elisabethae Chamielec, religiosae Instituti ab ipsa
Venerabili Serva Dei conditi, quae in loco vulgo Bystra Śląska mense Maio
anno 1975 evenit. Soror Vita iam a quibusdam annis pleuritide pulmonali
correpta erat quae frequentes status febris afferebat ei. Absentibus therapiis
validis et efficacibus, aegrota licet quaedam tempora haberet sublevationis,
summam patiebatur debilitatem, dum eius corporis immunitas minuebat et
morbi signa perstabant. Condicio pathologica gravissima evasit cum quaedam aspergillosis forma orta est, ob quam infirma in sanatorium est excepta
atque duas sectiones chirurgicas in thorace subiit; status tamen valetudinis
non mutabat: febris non placabatur; immo quaedam prosequebatur molesta
suppuratio.
Hac stante condicione quae semper in peius ruebat, soror Vita, maxime
ab inito mense Maio anno 1975, novendiales supplicationes effundere coepit
ad intercessionem invocandam Venerabilis Fundatricis, donum rogans sanationis ab illa infirmitate quae iam ab annis perdurabat; quasdam etiam
hortata est Consorores ut insimul orarent. Paucis post diebus in itinere
clinico inexplicabilis mutatio evenit, febris enim statim cessavit atque residuum purulentum evanuit.
Evidens fuit temporis nexus inter fiduciosam invocationem, quam infirma una cum Consororibus ad Venerabilem Servam Dei converterat, et
sanationem sororis Vitae, quae deinde optimam obtinuit corporis animique
valetudinem et consuetam vitam affectuum et laboris gerere potuit.
De hoc mirabili casu acta est a die 24 mensis Februarii anno 1995 ad
diem 15 mensis Martii anno 1996, apud Curiam ecclesiasticam Cracoviensem, Inquisitio dioecesana, cuius iuridica validitas ab hac Congregatione
per Decretum diei 22 mensis Ianuarii anno 1999 approbata est. Consilium
Medicorum huius Dicasterii, in Sessione die 23 mensis Februarii anno 2012
habita, agnovit sanationem celerem, perfectam, constantem et ex scientiae
legibus nostrae aetatis inexplicabilem fuisse. Die 7 mensis Iulii anno 2012
Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum habitus est cum exitu po-

802

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

sitivo. Die 10 mensis Decembris anno 2012 in Sessione Ordinaria Patres
Cardinales et Episcopi se congregarunt, me, Angelo Cardinale Amato, moderante. Et in utroque Coetu, sive Consultorum sive Cardinalium et Episcoporum posito dubio an de miraculo divinitus patrato constaret, responsum
affirmativum prolatum est.
Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Benedicto XVI
per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua
vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de miraculo a Deo patrato per intercessionem
Ven. Servae Dei Margaritae Luciae Szewczyk, Fundatricis Congregationis
Filiarum Beatae Virginis Mariae Perdolentis v.d. « Serafitki », videlicet de
celeri, perfecta ac constanti sanatione sororis Vitae Elisabethae Chamielec a
« aspergillosi pleuropolmonare in paziente con precedente processo specifico
polmonare e grave compromissione dello stato generale ».
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de
Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 20 mensis Decembris anno Domini 2012.

Angelus Card. Amato, S.D.B.
Praefectus

L. G S.
G Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis

VALENTINA
Beatificationis seu Declarationis Martyrii Servorum Dei Riguardi Gil Barcelón et
Antonii Arrué Peiró, e Congregatione Parvi Operis a Divina Providentia († 1936)

DECRETUM SUPER MARTYRIO
« Et eritis odio omnibus propter nomen meum. Et capillus de capite vestro
non peribit. In patientia vestra possidebitis animas vestras » (Lc 21, 17-19).
Dimidia fere quarta vicesimi saeculi decade, dira politica contra religionem christianam Hispaniam acriter vexavit persecutio, quae legibus

Congregatio de Causis Sanctorum

803

discriminantibus ferisque facinoribus Ecclesiam catholicam ipsam in universa paeninsula iberica adusque abolere contendit: ratione enim, insana
ac certa via opinionum peculiarium asseclae, quae religioni infensae erant
et summam rei publicae licentiam excitabant, conventus succendere coeperant ecclesiasque et sacras imagines excutere atque infamiis inanitatibusque
presbyteros, religiosos, virgines et christifideles laicos adeo calumniari, ut
sub oculis plebis obtrectarentur et impunite trucidarentur.
Ecclesia etiam Valentina eadem persecutione summopere vexata est,
quae usque ad innumerorum cleri membrorum Sororumque et laicorum
caedem immaniter desaeviit. His in adiunctis Servorum Dei Richardi Gil
Barcelón, presbyteri, et Antonii Arrué Peiró, postulantis, e Congregatione
Parvi Operis a Divina Providentia, eminet martyrium.
Richardus Gil Barcelón in vico Manzanera prope Terulium in Hispania die 27 mensis Octobris anno 1873 e nobili ac locupleti familia natus
est. « Matercula – scripsit olim Dei Servus – docuit me semper pauperibus
providere, magnum cor induere atque oculos procul conicere », quae scilicet christianae institutionis familiari velut hereditate acceptae egenorumque pietatis eius fuerunt insignia. Anno 1885, Seminarium ingressus est
ac dein Scholam Normalem Terulii frequentavit, ut magister fieret, e qua
vero expulsus est plurimas ob dissensiones cum Moderatore, qui societati
secretae massonum adhaerebat et nullam dimittebat occasionem, ut fidem
et Ecclesiam catholicam cavillaretur: iuveni autem veritatis patrocinium
privato ipsius compendio maius officium erat. Militiae munera apud Insulas
Philippinas sustinuit, ubi in proelio quodam belli inter Hispaniam et Civitates Foederatas Americae Septentrionalis in summum ruit discrimen vitae.
Eodem tempore, cursum studiorum theologiae perfecit et, die 24 mensis
Septembris anno 1904, presbyteratu auctus est.
Paucis post mensibus, corporis valetudinis causa altiorisque evangelicis mandatis adhaesionis cupidine, a Superioribus facultatem Hispaniae
repetendae postulavit obtinuitque ac primo Valentiae constitit, dein vero
in eremum secessit, in quo pauperibus puerisque egenis inserviens degit.
Vocationis suae semitas iugiter perquirens, ad Fratres Praedicatores Sancti
Dominici initio accessit, postea vero ad Tertium Ordinem Capuccinorum, antequam ad eremiticam remearet conversationem. A mense Aprili ad mensem
Iulium anno 1909, quo melius voluntatem Domini erga se intellegeret, pedibus iter faciens ac stipem quaeritans Servus Dei Romam peregrinatus est.

804

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

In Alma Urbe, mense Februario anni 1910, Sanctum Aloisium Orione
convenit, Parvi Operis a Divina Providentia fundatorem, qui eum in novam
Congregationem concedere suasit, et in Orioninae, uti dicitur, familiae conversatione vitae suae consilia et proposita plene consummavit. Anno 1912,
vota temporanea emisit et, varias per sedes Italiae interiecto tempore, a
fundatore Valentiam missus est, ut primam in Hispania aperiret domum.
Quos aptos invenerat locos, eosdem ordinavit, ut omnibus pauperibus aegrotisque receptaculum praeberent, ac simul ministerium presbyterale per
paenitentiam et magna sacrificia exemplari sollicitudine exercuit. His in
adiunctis, anno 1931, iuvenem postulantem Antonium Arrué Peiró accepit,
qui validus eius administer factus erat.
Antonium Arrué Peiró in civitate Bilbili prope Caesaraugustam in Hispania die 27 mensis Aprilis anno 1908 e modesta familia natus est. Scholam
aliquot annos frequentavit, dum a patre ligni scalptoris discebat artem.
Matris sororisque affectu propediem orbatus, anno 1926 paterno etiam visu
privatus est. Quae funera una et propinquorum destitutio et patria e tellure
discessus, cum Caesaraugustam ei fuit migrandum, eum animi defectione
aliquamdiu affecerunt: Antonius immo in valetudinario pro animi morbis
curandis receptus est, e quo bis effugit, sicuti confisus tamen erat patruo:
« Insanus non sum, nolo illuc consistere: iterum effugiam ac procul divertam
et missionarius fiam ».
Anno 1931, dum vicesimum quartum agebat aetatis annum, Patrem Richardum oppetiit, qui eum in Valentina domo recepit. Quem vero sive ad
ecclesiam Beatae Mariae Virginis Dominae Nostrae Desertorum sive ad
receptaculum phthisi correptorum comitabatur, quod nemo alius de sacerdotibus ad celebrandam Missam accedere quaerebat. Aspera erat vero et
austera conversatio, caritate autem dives. Decurrentibus mensibus, Antonius
patentius qui vere esset ostendere coepit: non scilicet confusus et perturbatus iuvenis, sed operis navus et breviloquens faber. Congregationem Parvi
Operis a Domino Aloisio Orione fundatam ingredi cupiebat, sed placitum
suum propter rei publicae turbida, quae interdum exorta erant et magis in
illos dies recrudescebant, nullomodo perficere valuit. Antonius ergo in novitiatu quodam domestico pietatis vita et caritate erga proximum summopere
insignito perseveravit atque in catervis pauperum moliebatur adiuvandis,
quae ad eum fidenter concurrebant.
Servorum Dei martyrium ad hanc persecutionis contra Ecclesiam catholicam ubique in Hispania tunc ingravescentis pertinet tempestatem. A

Congregatio de Causis Sanctorum

805

seditiosis armigeris obstrictius servati asseclarum opinionum, quae omnem
singulorum proprietatem maxime denegabant et summam rei publicae licentiam fovebant, die 1 mensis Augusti anno 1936, religiosi duo e Congregatione Parvi Operis a Divina Providentia omnes contra recusationes populi,
qui eos magni aestimabat, commenticio pyrobola obtecta habere crimine
accusati apprehensi sunt. In illo tempore vero Antonius apud vicinia erat,
ut aquam hauriret, sed cum Patrem Richardum in discrimine audisset, omni
latibuli vel fugae repudiata exhortatione, domum recurrit, ut quemadmodum se haberet religiosus ille, qui magnopere ipsi subvenerat, ipse sentiret. Utrumque seditiosi armigeri vehiculo arripuerunt et in locum El Saler
vulgo nuncupatum duxerunt, qui litus est prope Valentiam, et hymnos ab
iisdem pro Motu Internationali Licentiae Reipublicae Provehendae cantare
quaesiverunt, si vitam servare vellent. Pater Richardus, crucifixo sublato,
clamavit: « Vivat Christus Rex! », ac plumbis ad occipitium illatis statim interfectus est. Antonio confestim decurrente, ut eidem, dum humi moriens
proruebat, subveniret, miles quidam eum adversum perrexit et pyroballistae
calce adeo vehementer vulneravit, ut cranium eius letaliter quassaret. Dies
erat 3 mensis Augusti anno 1936.
Super horum Servorum Dei caedem pro vero martyrio a quocumque
eos cognosceret habitam apud Curiam Archiepiscopalem Valentinam, inter annos 1962 et 1972, Processus Informativus actus est, quem Inquisitio
dioecesana Suppletiva die 26 mensis Februarii anno 1999 apud eandem
Curiam inita secuta est, quorum auctoritas et vis iuridica a Congregatone
de Causis Sanctorum Decreto diei 19 mensis Novembris anno 1999 probatae
sunt. Positione confecta, iuxta suetum morem, die 28 mensis Septembris
anno 2010, Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum factus est, in
quo prospero cum exitu disceptatum est an Servorum Dei mors verum
martyrium fuisse. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria die
29 mensis Octobris anno 2012 habita, cui egomet ipse Angelus Cardinalis
Amato praefui, agnoverunt supradictos Servos Dei ob fidelitatem erga Christum et Ecclesiam confessam verum in odium fìdei martyrium passos esse.
De hisce omnibus rebus, referente subscripto Cardinale Praefecto, certior
factus, Summus Pontifex Benedictus XVI, vota Congregationis de Causis
Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit Constare de
martyrio eiusque causa Servorum Dei Richardi Gil Barcelón, presbyteri, et

806

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Antonii Arrué Peiró, postulantis, e Congregatione Parvi Operis a Divina
Providentia, in casu et ad effectum de quo agitur.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de
Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 20 mensis Decembris anno Domini 2012.

Angelus Card. Amato, S.D.B.
Praefectus

L. G S.
G Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis

CORDUBENSIS IN ARGENTINA
Beatificationis et Canonizationis Ven. Servi Dei Iosephi Gabrielis a Rosario Brochero, Presbyteri Dioecesani (1840-1914)

DECRETUM SUPER MIRACULO
Venerabilis Servus Dei Iosephus Gabriel a Rosario Brochero in civitate
Sanctae Rosae Fluminis Primi in provincia Cordubensi in Argentina die 16
mensis Martii anno 1840 natus est. In ipsa familia christiana doctrina ac
pietate funditus informata institutus, anno 1856 Seminarium ingressus est
et die 4 mensis Novembris anno 1866 presbyteratu auctus. Sacerdotali ministerio ineunte, apud ecclesiam cathedralem Cordubae pastoris muneribus
functus est. Doctoris in philosophia dein titulum adeptus, Praefectus Studiis
in Seminario Maiore nominatus est et, anno 1869, pastoralis curae in ampla
Cordubensi Circumscriptione Sancti Alberti sumpsit officia. In Evangelio
nuntiando et populo instituendo peculiari studio enisus est. Exercitiorum
Spiritualium iuxta modum sancti Ignatii admodum diffudit usum, quibus
innumeri intererant christifideles, multas exinde recolligens conversiones.
Servus Dei insuper enixam pro territorio ipsi commisso provehendo operam
navavit atque ecclesias praesertim sacellaque scholasque rurales et vias vicinos per saltus montium etiam aedificandas curavit. Domum pro exercitiis
spiritualibus explicandis praesertim exstruxit, cui alia sive pro virginibus

Congregatio de Causis Sanctorum

807

sive prò sacerdotibus domicilia adnexa sunt. Pastoralibus muneribus pro
animae corporisque crebri gregis eius curis commissi bono indesinenter
expletis, officium parochi anno 1908 propter lepram, quam de contagio
contraxerat, ei fuit concedendum, sed immutato fervore missionem suam
nihilominus perrexit. Die 26 mensis Ianuarii anno 1914, in civitate Villa
Transitus prope Cordubam occubuit. Summus Pontifex Ioannes Paulus II
die 19 mensis Aprilis anno 2004 eum virtutes theologales, cardinales iisque
adnexas in modum heroum coluisse decrevit.
Beatificationis respectu, Causae Postulatio iudicio huius Congregationis
de Causis Sanctorum assertam subiecit miram Venerabilis Servi Dei Iosephi
Gabrielis a Rosario Brochero intercessioni tributam sanationem cuiusdam
parvuli, qui, die 28 mensis Septembris anno 2000, undecim tantum menses natus, calamitatem vehiculariam passus est. Puer enim, in matris sinu
amplexus, nulla autem salutis cinctura contentus, vehementi cerebri ictu
vulneratus est, quem pulsus cordis et respirationis cessatio excepit bina.
Puer itaque in valetudinarium advectus est, ut chirurgicae sectioni perinstanter committeretur, quam vero cordis pulsus anhelitusque nova praecedit
interstitio. Aliae secutae sunt sectiones, post quas autem parvus infirmus
e valetudinario dimissus est, medicorum sententia omnino dicta infausta
quoad salutem.
Tantis in difficilibus adiunctis, parentes et proximi pueri ad divinum confugere statuerunt, ut per Venerabilis Servi Dei Iosephi Gabrielis a Rosario
Brochero intercessionem valetudinis infirmuli a Domino impetrarent sanationem: hic vividam devotionem semper coluerant erga Curatorem illum – uti
dicebatur – Brochero, cuius pueri proavi adiutores fuerant. Consequentibus
autem diebus, condiciones clinicae generales pueri palam ita profecerunt,
ut clinicae perscrutationes, quae etiam insequentibus annis peractae sunt,
refectam pueri valetudinem omnino recognoscerent.
Continuatio temporis clarissime patuit, sicut et nexus inter invocationem
Venerabilis Servi Dei et sanationem pueri, qui exinde optima gavisus est
valetudine normalesque vitae consuetudines gerit.
De hac mira habita sanatione apud Tribunal Curiae Archiepiscopalis
Cordubensis in Argentina a die 26 mensis Februarii ad diem 7 mensis Aprilis
anno 2009 Inquisitio dioecesana acta est, cuius auctoritas et vis iuridica a
Congregatione de Causis Sanctorum Decreto diei 7 mensis Maii anno 2010
probatae sunt. Acta dein collecta examini et iudicio Dicasterii Medicorum

808

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

Collegii subiecta sunt, quod in Sessione diei 10 mensis Maii anno 2012 sanationem substantialiter completam et duraturam, necnon inexplicabilem
secundum hodiernam scientiam medicam fuisse affirmavit. Die 7 mensis Iulii
anno 2012, Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum prospero cum
exitu factus est ac, die 6 mensis Novembris eiusdem anni, Sessio Ordinaria
Patrum Cardinalium et Episcoporum, cui egomet ipse Angelus Cardinalis
Amato praefui, et in utroque coetu sive Consultorum sive Cardinalium et
Episcoporum, posito dubio an de miraculo divinitus patrato constaret, responsum affirmativum prolatum est.
Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Benedicto XVI per
subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua vota
Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die
declaravit: Constare de miraculo a Deo patrato per intercessionem Venerabilis
Servi Dei Iosephi Gabrielis a Rosario Brochero, presbyteri dioecesani, videlicet
de sanatione cuiusdam pueri a « trauma cranico encefalico gravissimo, stato
di coma, emorragia subaracnoidea, emorragia intraventricolare, ematoma sottodurale emisfero sinistro, igroma ed ematoma sottodurale emisferico destro,
ferita esposta cranio-cerebrale occipitale sinistra, ipertensione endocranica;
grave sofferenza ipossica ischemica da tre arresti cardio-respiratori protratti
e subentranti ».
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de
Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 20 mensis Decembris anno Domini 2012.

Angelus Card. Amato, S.D.B.
Praefectus

L. G S.
G Marcellus Bartolucci
Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis

Diarium Romanae Curiae

809

DIARIUM ROMANAE CURIAE
Il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza:
Sabato, 6 luglio, S.E. il Signor Anthony Thomas Aquinas Carmona , Presidente della Repubblica di Trinidad e Tobago.
Il Romano Pontefice ha compiuto una Visita Pastorale a Lampedusa
(Italia) il giorno 8 luglio.
Il Sommo Pontefice ha altresì compiuto un Viaggio Apostolico in Brasile dal 22 al 28 luglio, in occasione della XXVIII Giornata Mondiale della
Gioventù.

SEGRETERIA DI STATO
NOMINE
Con Breve Apostolico il Santo Padre Francesco ha nominato:
6

luglio

2013

S.E.R. Mons. George Kocherry, Arcivescovo titolare di
Othona, finora Nunzio Apostolico in Zimbabwe, Nunzio
Apostolico in Bangladesh.

11

»

»

S.E.R. Mons. Leo Boccardi, Arcivescovo titolare di Bitetto,
finora Nunzio Apostolico in Sudan e in Eritrea, Nunzio
Apostolico in Iran.

16

»

»

S.E.R. Mons. Brian Udaigwe, Arcivescovo titolare di Suelli,
finora Nunzio Apostolico in Benin, Nunzio Apostolico in
Togo.

Con Biglietto della Segreteria di Stato del Santo Padre Francesco ha nominato:
22

luglio

2013

S.E.R. Mons. Vittorio Lanzani, Vescovo titolare di Labico,
Delegato della Fabbrica di San Pietro, Delegato Pontificio
per la Basilica di Sant'Antonio in Padova per il prossimo
quinquennio.

810

Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale

In data 1 agosto 2013 l'Em.mo Cardinale Segretario di Stato ha nominato per
un quinquennio Direttore Amministrativo della Tipografia Vaticana – Editrice
« L'Osservatore Romano » il Dott. Antonio Pacella, finora Capo Ufficio nella medesima Tipografia Vaticana.

NECROLOGIO
7

luglio

2013

Mons. Phanxico̊ Xaviê Nguyěn Quang Sách, Vescovo em.
di Ðà Nång (Vietnam).

8

»

»

Mons. Joaquín Piña Batllevell S.I., Vescovo em. di Puerto
Iguazú (Argentina).

9

»

»

Mons. Guido Breña López, O.P., Vescovo em. di Ica (Perù).

14

»

»

Mons. Thaddeus Joseph Jakubowski, Vescovo tit. di Plestia,
Ausiliare em. di Chicago (Stati Uniti d'America).

17

»

»

Mons. Adhemar Esquivel Kohenque, Vescovo em. della diocesi di Tarija (Bolivia).

18

»

»

Mons. Florentinus Sului, M.S.F., Arcivescovo di Samarinda,
(Indonesia).

19

»

»

S.E. il Card. Simon Ignatius Pimenta, del tit. di S. Maria
« Regina Mundi » a Torre Spaccata.

21

»

»

Mons. Jude Speyrer, Vescovo em. di Lake Charles, (Stati
Uniti d'America).

26

»

»

Mons. Bellino Ghirard, Vescovo em. di Rodez (Francia).

27

»

»

S.E. il Card. Ersilio Tonini, del tit. del Ss.mo Redentore a
Val Melaina.

28

»

»

Mons. George Kinzie Fitzsimons, Vescovo em. di Salina,
(Stati Uniti d'America).

29

»

»

Mons. Ludwig Averkamp, Arcivescovo em. di Hamburg,
(Germania).

31

»

»

Mons. Antonio Moreno Casamitjana, Arcivescovo em. di
Concepción (Cile).