An. et vol. CVI N. 2 7 Februarii 2014 ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE Directio: Palazzo Apostolico – Città del Vaticano – Administratio: Libreria Editrice Vaticana ACTA FRANCISCI PP. CONSTITUTIONES APOSTOLICAE I In Republica Sudaniae Australis Nuntiatura Apostolica conditur FRANCISCUS EPISCOPUS Servus Servorum dei ad perpetuam rei memoriam Quo firmiores redderentur magisque frugiferae necessitudinis rationes, quae Sanctae Sedi cum Republica Sudaniae Australis intercedunt, quoque efficacius aptiusque Ecclesiae regimini atque incremento in illa Natione consuleretur, Nobis opportunum visum est, collatis consiliis, Nuntiaturam Apostolicam in eadem constituere. Summa igitur Nostra potestate, audita Congregatione pro Gentium Evangelizatione, harum Litterarum virtute in Republica Sudaniae Australis Nuntiaturam Apostolicam erigimus et constituimus, cum omnibus iuribus, privilegiis, honoribus, praerogativis et indultis quae huiusmodi Legationum Pontificalium, praesertim in territoriis sub iurisdictione memoratae Congregationis, propria sunt, ad normam canonum nn. 362-367 Codicis Iuris Canonici. Has denique Litteras, in forma Brevis maioris expeditas, nunc et in posterum ratas esse volumus, contrariis quibuslibet rebus non obstantibus. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die I mensis Maii, anno MMXIII, Pontificatus Nostri primo. De mandato Summi Pontificis c Tharsicius card. Bertone Secretarius Status Loco G Plumbi In Secret. Status tab., n. 1.521 64 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale II SULTANPETENSIS In India nova conditur dioecesis Sultanpetensis. FRANCISCUS EPISCOPUS Servus Servorum dei ad perpetuam rei memoriam Cum ad aeternam fovendam dominici gregis salutem eiusque regimini facilius et efficacius consulendum petitum esset nuper ut dioecesis Coimbaturensis et dioecesis Calicutensis, in India, dividerentur, ita ut territorium districtus civilis Palakkad a memoratis dioecesibus abstraheretur et in novam dioecesim constitueretur, Congregatio pro Gentium Evangelizatione, omnibus mature perpensis habitoque pariter faventi voto Venerabilis Fratris Salvatoris Pennacchio, Archiepiscopi titulo Montis Marani atque in India Apostolici Nuntii, admotam postulationem, in bonum animarum cessuram, censuit esse accipiendam. Nos igitur, Successor beati Petri et universalis Pater, talem sententiam libentes ratam habemus atque summa Apostolica Nostra potestate haec decernimus. A memoratis dioecesibus Coimbaturensi et Calicutensi separamus territorium districtus civilis Palakkad; ex eoque novam condimus dioecesim Sultanpetensem, lingua loci « Sultanpet » appellandam, quam metropolitanae Sedi Verapolitanae suffraganeam facimus atque iurisdictioni Congregationis pro Gentium Evangelizatione subicimus. Praeterea iubemus Episcopi sedem poni in civitate Palakkad templumque ibidem exstans, Deo in honorem Sancti Sebastiani dicatum, ad dignitatem Cathedralis ecclesiae evehimus; cetera vero secundum canonicas leges temperentur. Quae praescripsimus perducet ad exitum praedictus Venerabilis Frater Salvator Pennacchio; qui, re acta, curabit documenta exaranda sincerisque exemplis Congregationi pro Gentium Evangelizatione mittenda. Hanc denique Apostolicam Constitutionem nunc et in posterum ratam esse volumus, contrariis quibuslibet rebus non obstantibus. Datum Romae, apud S. Petrum, die duodetricesimo mensis Decembris, anno Domini bis millesimo decimo tertio, Pontificatus Nostri primo. De mandato Summi Pontificis c P etrus P arolin Secretarius Status Loco G Plumbi In Secret. Status tab., n. 21.862 Acta Francisci Pp. 65 HOMILIAE I In Sollemnitate Epiphaniae Domini.* « Lumen requirunt lumine ». Questa suggestiva espressione di un inno liturgico dell’Epifania si riferisce all’esperienza dei Magi: seguendo una luce essi ricercano la Luce. La stella apparsa in cielo accende nella loro mente e nel loro cuore una luce che li muove alla ricerca della grande Luce di Cristo. I Magi seguono fedelmente quella luce che li pervade interiormente, e incontrano il Signore. In questo percorso dei Magi d’Oriente è simboleggiato il destino di ogni uomo: la nostra vita è un camminare, illuminati dalle luci che rischiarano la strada, per trovare la pienezza della verità e dell’amore, che noi cristiani riconosciamo in Gesù, Luce del mondo. E ogni uomo, come i Magi, ha a disposizione due grandi « libri » da cui trarre i segni per orientarsi nel pellegrinaggio: il libro della creazione e il libro delle Sacre Scritture. L’importante è essere attenti, vigilare, ascoltare Dio che ci parla, sempre ci parla. Come dice il Salmo, riferendosi alla Legge del Signore: « Lampada per i miei passi la tua parola, / luce sul mio cammino ».1 Specialmente ascoltare il Vangelo, leggerlo, meditarlo e farlo nostro nutrimento spirituale ci consente di incontrare Gesù vivo, di fare esperienza di Lui e del suo amore. La prima Lettura fa risuonare, per bocca del profeta Isaia, l’appello di Dio a Gerusalemme: « Alzati, rivestiti di luce! ».2 Gerusalemme è chiamata ad essere la città della luce, che riflette sul mondo la luce di Dio e aiuta gli uomini a camminare nelle sue vie. Questa è la vocazione e la missione del Popolo di Dio nel mondo. Ma Gerusalemme può venire meno a questa chiamata del Signore. Ci dice il Vangelo che i Magi, quando giunsero a Gerusalemme, persero per un po’ la vista della stella. Non la vedevano più. In particolare, la sua luce è assente nel palazzo del re Erode: quella * Die 6 Ianuarii 2014. 1 Sal 119, 105. 2 60, 1. 66 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale dimora è tenebrosa, vi regnano il buio, la diffidenza, la paura, l’invidia. Erode, infatti, si mostra sospettoso e preoccupato per la nascita di un fragile Bambino che egli sente come un rivale. In realtà Gesù non è venuto ad abbattere lui, misero fantoccio, ma il Principe di questo mondo! Tuttavia il re e i suoi consiglieri sentono scricchiolare le impalcature del loro potere, temono che vengano capovolte le regole del gioco, smascherate le apparenze. Tutto un mondo edificato sul dominio, sul successo, sull’avere, sulla corruzione è messo in crisi da un Bambino! Ed Erode arriva fino a uccidere i bambini. « Tu uccidi i bambini nella carne perché la paura ti uccide nel cuore » – scrive san Quodvultdeus.3 È così: aveva paura, e per questa paura è impazzito. I Magi seppero superare quel pericoloso momento di oscurità presso Erode, perché credettero alle Scritture, alla parola dei profeti che indicava in Betlemme il luogo della nascita del Messia. Così sfuggirono al torpore della notte del mondo, ripresero la strada verso Betlemme e là videro nuovamente la stella, e il Vangelo dice che provarono « una gioia grandissima ».4 Quella stella che non si vedeva nel buio della mondanità di quel palazzo. Un aspetto della luce che ci guida nel cammino della fede è anche la santa « furbizia ». È una anche virtù questa, la santa « furbizia ». Si tratta di quella scaltrezza spirituale che ci consente di riconoscere i pericoli ed evitarli. I Magi seppero usare questa luce di « furbizia » quando, sulla via del ritorno, decisero di non passare dal palazzo tenebroso di Erode, ma di percorrere un’altra strada. Questi saggi venuti da Oriente ci insegnano come non cadere nelle insidie delle tenebre e come difenderci dall’oscurità che cerca di avvolgere la nostra vita. Loro, con questa santa « furbizia » hanno custodito la fede. E anche noi dobbiamo custodire la fede. Custodirla da quel buio. Ma, anche, tante volte, un buio travestito di luce! Perché il demonio, dice san Paolo, si veste da angelo di luce, alcune volte. E qui è necessaria la santa « furbizia », per custodire la fede, custodirla dai canti delle Sirene, che ti dicono: « Guarda, oggi dobbiamo fare questo, quello... ». Ma la fede è una grazia, è un dono. A noi tocca custodirla con questa santa « furbizia », con la preghiera, con l’amore, con la carità. Occorre accogliere nel nostro 3 4 Disc. 2 sul Simbolo: PL 40, 655. Mt 2, 10. Acta Francisci Pp. 67 cuore la luce di Dio e, nello stesso tempo, coltivare quella furbizia spirituale che sa coniugare semplicità ed astuzia, come chiede Gesù ai discepoli: « Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe ».5 Nella festa dell’Epifania, in cui ricordiamo la manifestazione di Gesù all’umanità nel volto di un Bambino, sentiamo accanto a noi i Magi, come saggi compagni di strada. Il loro esempio ci aiuta ad alzare lo sguardo verso la stella e a seguire i grandi desideri del nostro cuore. Ci insegnano a non accontentarci di una vita mediocre, del « piccolo cabotaggio », ma a lasciarci sempre affascinare da ciò che è buono, vero, bello… da Dio, che tutto questo lo è in modo sempre più grande! E ci insegnano a non lasciarci ingannare dalle apparenze, da ciò che per il mondo è grande, sapiente, potente. Non bisogna fermarsi lì. È necessario custodire la fede. In questo tempo è tanto importante questo: custodire la fede. Bisogna andare oltre, oltre il buio, oltre il fascino delle Sirene, oltre la mondanità, oltre tante modernità che oggi ci sono, andare verso Betlemme, là dove, nella semplicità di una casa di periferia, tra una mamma e un papà pieni d’amore e di fede, risplende il Sole sorto dall’alto, il Re dell’universo. Sull’esempio dei Magi, con le nostre piccole luci, cerchiamo la Luce e custodiamo la fede. Così sia! 5 Mt 10, 16. 68 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale II In Die Festo Baptismatis Domini, dum Summus Pontifex Eucharistiam celebrat atque nonnullos pueros Sacro Fonte lustrat.* Gesù non aveva necessità di essere battezzato, ma i primi teologi dicono che, col suo corpo, con la sua divinità, nel battesimo ha benedetto tutte le acque, perché le acque avessero il potere di dare il Battesimo. E poi, prima di salire al Cielo, Gesù ci ha detto di andare in tutto il mondo a battezzare. E da quel giorno fino al giorno d’oggi, questa è stata una catena ininterrotta: si battezzavano i figli, e i figli poi i figli, e i figli … E anche oggi questa catena prosegue. Questi bambini sono l’anello di una catena. Voi genitori avete il bambino o la bambina da battezzare, ma tra alcuni anni saranno loro che avranno un bambino da battezzare, o un nipotino … È così la catena della fede! Cosa vuol dire questo? Io vorrei soltanto dirvi questo: voi siete coloro che trasmettono la fede, i trasmettitori; voi avete il dovere di trasmettere la fede a questi bambini. È la più bella eredità che voi lascerete loro: la fede! Soltanto questo. Oggi portate a casa questo pensiero. Noi dobbiamo essere trasmettitori della fede. Pensate a questo, pensate sempre come trasmettere la fede ai bambini. Oggi canta il coro, ma il coro più bello è questo dei bambini, che fanno rumore … Alcuni piangeranno, perché non sono comodi o perché hanno fame: se hanno fame, mamme, date loro da mangiare, tranquille, perché loro sono qui i protagonisti. E adesso, con questa consapevolezza di essere trasmettitori della fede, continuiamo la cerimonia del Battesimo. * Die 12 Ianuarii 2014. Acta Francisci Pp. 69 III Exeunte Hebdomada Precationis pro Unitate Christianorum.* « È forse diviso il Cristo? ».1 Il forte richiamo che san Paolo pone all’inizio della sua Prima Lettera ai Corinzi, e che è risuonato nella liturgia di questa sera, è stato scelto da un gruppo di fratelli cristiani del Canada come traccia per la nostra meditazione durante la Settimana di Preghiera di quest’anno. L’Apostolo ha appreso con grande tristezza che i cristiani di Corinto sono divisi in diverse fazioni. C’è chi afferma: « Io sono di Paolo »; un altro dice: « Io invece sono di Apollo »; un altro: « Io invece di Cefa »; e infine c’è anche chi sostiene: « E io di Cristo ».2 Neppure coloro che intendono rifarsi a Cristo possono essere elogiati da Paolo, perché usano il nome dell’unico Salvatore per prendere le distanze da altri fratelli all’interno della comunità. In altre parole, l’esperienza particolare di ciascuno, il riferimento ad alcune persone significative della comunità, diventano il metro di giudizio della fede degli altri. In questa situazione di divisione, Paolo esorta i cristiani di Corinto, « per il nome del Signore Nostro Gesù Cristo », ad essere tutti unanimi nel parlare, perché tra di loro non vi siano divisioni, bensì perfetta unione di pensiero e di sentire.3 La comunione che l’Apostolo invoca, però, non potrà essere frutto di strategie umane. La perfetta unione tra i fratelli, infatti, è possibile solo in riferimento al pensiero e ai sentimenti di Cristo. 4 Questa sera, mentre siamo qui riuniti in preghiera, avvertiamo che Cristo, che non può essere diviso, vuole attirarci a sé, verso i sentimenti del suo cuore, verso il suo totale e confidente abbandono nelle mani del Padre, verso il suo radicale svuotarsi per amore dell’umanità. Solo Lui può essere il principio, la causa, il motore della nostra unità. Mentre ci troviamo alla sua presenza, diventiamo ancora più consapevoli che non possiamo considerare le divisioni nella Chiesa come un fenomeno * Die 25 Ianuarii 2014. 1 1 Cor 1, 13. 2 Cfr v. 12. 3 Cfr v. 10. 4 Cfr Fil 2, 5. 70 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale in qualche modo naturale, inevitabile per ogni forma di vita associativa. Le nostre divisioni feriscono il suo corpo, feriscono la testimonianza che siamo chiamati a rendergli nel mondo. Il Decreto del Vaticano II sull’ecumenismo, richiamando il testo di san Paolo che abbiamo meditato, significativamente afferma: « Da Cristo Signore la Chiesa è stata fondata una e unica, eppure molte comunioni cristiane propongono se stesse agli uomini come la vera eredità di Gesù Cristo. Tutti invero asseriscono di essere discepoli del Signore, ma hanno opinioni diverse e camminano per vie diverse, come se Cristo stesso fosse diviso ». E, quindi, aggiunge: « Tale divisione non solo si oppone apertamente alla volontà di Cristo, ma è anche di scandalo al mondo e danneggia la più santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura ».5 Tutti noi siamo stati danneggiati dalle divisioni. Tutti noi non vogliamo diventare uno scandalo. E per questo tutti noi camminiamo insieme, fraternamente, sulla strada verso l’unità, facendo unità anche nel camminare, quell’unità che viene dallo Spirito Santo e che ci porta una singolarità speciale, che soltanto lo Spirito Santo può fare: la diversità riconciliata. Il Signore ci aspetta tutti, ci accompagna tutti, è con tutti noi in questo cammino dell’unità. Cari amici, Cristo non può essere diviso! Questa certezza deve incoraggiarci e sostenerci a proseguire con umiltà e con fiducia nel cammino verso il ristabilimento della piena unità visibile tra tutti i credenti in Cristo. Mi piace pensare in questo momento all’opera del beato Giovanni XXIII e del beato Giovanni Paolo II. Entrambi maturarono lungo il proprio percorso di vita la consapevolezza di quanto fosse urgente la causa dell’unità e, una volta eletti Vescovi di Roma, hanno guidato con decisione l’intero gregge cattolico sulle strade del cammino ecumenico: Papa Giovanni aprendo vie nuove e prima quasi impensate, Papa Giovanni Paolo proponendo il dialogo ecumenico come dimensione ordinaria ed imprescindibile della vita di ogni Chiesa particolare. Ad essi associo anche Papa Paolo VI, altro grande protagonista del dialogo, di cui ricordiamo proprio in questi giorni il cinquantesimo anniversario dello storico abbraccio a Gerusalemme con il Patriarca di Costantinopoli Atenagora. L’opera di questi Pontefici ha fatto sì che la dimensione del dialogo ecumenico sia diventata un aspetto essenziale del ministero del Vescovo di 5 Unitatis redintegratio, 1. Acta Francisci Pp. 71 Roma, tanto che oggi non si comprenderebbe pienamente il servizio petrino senza includervi questa apertura al dialogo con tutti i credenti in Cristo. Possiamo dire anche che il cammino ecumenico ha permesso di approfondire la comprensione del ministero del Successore di Pietro e dobbiamo avere fiducia che continuerà ad agire in tal senso anche per il futuro. Mentre guardiamo con gratitudine ai passi che il Signore ci ha concesso di compiere, e senza nasconderci le difficoltà che oggi il dialogo ecumenico attraversa, chiediamo di poter essere tutti rivestiti dei sentimenti di Cristo, per poter camminare verso l’unità da lui voluta. E camminare insieme è già fare unità! In questo clima di preghiera per il dono dell’unità, vorrei rivolgere i miei cordiali e fraterni saluti a Sua Eminenza il Metropolita Gennadios, rappresentante del Patriarcato ecumenico, a Sua Grazia David Moxon, rappresentante a Roma dell’Arcivescovo di Canterbury, e a tutti i rappresentanti delle diverse Chiese e Comunità ecclesiali, qui convenuti questa sera. Con questi due fratelli, in rappresentanza di tutti, abbiamo pregato nel Sepolcro di Paolo e abbiamo detto fra noi: « Preghiamo perché lui ci aiuti in questa strada, in questa strada dell’unità, dell’amore, facendo strada di unità ». L’unità non verrà come un miracolo alla fine: l’unità viene nel cammino, la fa lo Spirito Santo nel cammino. Se noi non camminiamo insieme, se noi non preghiamo gli uni per gli altri, se noi non collaboriamo in tante cose che possiamo fare in questo mondo per il Popolo di Dio, l’unità non verrà! Essa si fa in questo cammino, in ogni passo, e non la facciamo noi: la fa lo Spirito Santo, che vede la nostra buona volontà. Cari fratelli e sorelle, preghiamo il Signore Gesù, che ci ha reso membra vive del suo Corpo, affinché ci mantenga profondamente uniti a Lui, ci aiuti a superare i nostri conflitti, le nostre divisioni, i nostri egoismi; e ricordiamo che l’unità è sempre superiore al conflitto! E ci aiuti ad essere uniti gli uni agli altri da un’unica forza, quella dell’amore, che lo Spirito Santo riversa nei nostri cuori.6 Amen. 6 Cfr Rm 5, 5. 72 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale IV In Die Vitae Consecratae Dicato.* La festa della Presentazione di Gesù al Tempio è chiamata anche la festa dell’incontro: nella liturgia, all’inizio si dice che Gesù va incontro al suo Popolo, è l’incontro tra Gesù e il suo popolo; quando Maria e Giuseppe portarono il loro bambino al Tempio di Gerusalemme, avvenne il primo incontro tra Gesù e il suo popolo, rappresentato dai due anziani Simeone e Anna. Quello fu anche un incontro all’interno della storia del popolo, un incontro tra i giovani e gli anziani: i giovani erano Maria e Giuseppe, con il loro neonato; e gli anziani erano Simeone e Anna, due personaggi che frequentavano sempre il Tempio. Osserviamo che cosa l’evangelista Luca ci dice di loro, come li descrive. Della Madonna e di san Giuseppe ripete per quattro volte che volevano fare quello che era prescritto dalla Legge del Signore.1 Si coglie, quasi si percepisce che i genitori di Gesù hanno la gioia di osservare i precetti di Dio, sì, la gioia di camminare nella Legge del Signore! Sono due sposi novelli, hanno appena avuto il loro bambino, e sono tutti animati dal desiderio di compiere quello che è prescritto. Questo non è un fatto esteriore, non è per sentirsi a posto, no! È un desiderio forte, profondo, pieno di gioia. È quello che dice il Salmo: « Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia … La tua legge è la mia delizia ».2 E che cosa dice san Luca degli anziani? Sottolinea più di una volta che erano guidati dallo Spirito Santo. Di Simeone afferma che era un uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione di Israele, e che « lo Spirito Santo era su di lui »;3 dice che « lo Spirito Santo gli aveva preannunciato » che prima di morire avrebbe visto il Cristo, il Messia;4 e infine che si recò al Tempio «mosso dallo Spirito ».5 Di Anna poi dice che era una « profetessa »,6 cioè * Die 2 Februarii 2014. 1 Cfr Lc 2, 22.23.24.27. 2 119, 14.77. 3 2, 25. 4 v. 26. 5 v. 27. 6 v. 36. Acta Francisci Pp. 73 ispirata da Dio; e che stava sempre nel Tempio « servendo Dio con digiuni e preghiere ».7 Insomma, questi due anziani sono pieni di vita! Sono pieni di vita perché animati dallo Spirito Santo, docili alla sua azione, sensibili ai suoi richiami… Ed ecco l’incontro tra la santa Famiglia e questi due rappresentanti del popolo santo di Dio. Al centro c’è Gesù. È Lui che muove tutto, che attira gli uni e gli altri al Tempio, che è la casa di suo Padre. È un incontro tra i giovani pieni di gioia nell’osservare la Legge del Signore e gli anziani pieni di gioia per l’azione dello Spirito Santo. È un singolare incontro tra osservanza e profezia, dove i giovani sono gli osservanti e gli anziani sono i profetici! In realtà, se riflettiamo bene, l’osservanza della Legge è animata dallo stesso Spirito, e la profezia si muove nella strada tracciata dalla Legge. Chi più di Maria è piena di Spirito Santo? Chi più di lei è docile alla sua azione? Alla luce di questa scena evangelica guardiamo alla vita consacrata come ad un incontro con Cristo: è Lui che viene a noi, portato da Maria e Giuseppe, e siamo noi che andiamo verso di Lui, guidati dallo Spirito Santo. Ma al centro c’è Lui. Lui muove tutto, Lui ci attira al Tempio, alla Chiesa, dove possiamo incontrarlo, riconoscerlo, accoglierlo, abbracciarlo. Gesù ci viene incontro nella Chiesa attraverso il carisma fondazionale di un Istituto: è bello pensare così alla nostra vocazione! Il nostro incontro con Cristo ha preso la sua forma nella Chiesa mediante il carisma di un suo testimone, di una sua testimone. Questo sempre ci stupisce e ci fa rendere grazie. E anche nella vita consacrata si vive l’incontro tra i giovani e gli anziani, tra osservanza e profezia. Non vediamole come due realtà contrapposte! Lasciamo piuttosto che lo Spirito Santo le animi entrambe, e il segno di questo è la gioia: la gioia di osservare, di camminare in una regola di vita; e la gioia di essere guidati dallo Spirito, mai rigidi, mai chiusi, sempre aperti alla voce di Dio che parla, che apre, che conduce, che ci invita ad andare verso l’orizzonte. Fa bene agli anziani comunicare la saggezza ai giovani; e fa bene ai giovani raccogliere questo patrimonio di esperienza e di saggezza, e portarlo 7 v. 37. 74 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale avanti, non per custodirlo in un museo, ma per portarlo avanti affrontando le sfide che la vita ci presenta, portarlo avanti per il bene delle rispettive famiglie religiose e di tutta la Chiesa. La grazia di questo mistero, il mistero dell’incontro, ci illumini e ci conforti nel nostro cammino. Amen. Acta Francisci Pp. 75 ALLOCUTIONES I Ad Sodales Comitatus Catholici pro Culturali Cooperatione cum Ecclesiis Orthodoxis et Ecclesiis Orthodoxis Orientalibus.* Signor Cardinale, cari fratelli nell’Episcopato, cari fratelli e sorelle, Vi incontro all’inizio di quest’anno, nel quale ricorre il 50° anniversario dell’istituzione del Comitato Cattolico per la Collaborazione Culturale con le Chiese Ortodosse e le Chiese Ortodosse Orientali. Saluto in particolare il Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, sotto la cui diretta responsabilità agisce il Comitato, e lo ringrazio anche per le sue parole, come pure Monsignor Johan Bonny, Vescovo di Anversa, presidente del Comitato. Il Concilio Vaticano II non era ancora concluso, quando Paolo VI istituì il Comitato Cattolico per la Collaborazione Culturale. Il cammino di riconciliazione e di rinnovata fraternità tra le Chiese, mirabilmente segnato dal primo storico incontro tra Papa Paolo VI e il Patriarca ecumenico Atenagora, aveva bisogno anche di esperienze di amicizia e di condivisione che nascessero dalla conoscenza reciproca fra esponenti delle diverse Chiese, e in particolare tra i giovani avviati al ministero sacro. Nacque così, su iniziativa della Sezione Orientale dell’allora Segretariato per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, questo Comitato. Esso, oggi come allora, con l’aiuto di generosi benefattori, distribuisce borse di studio a chierici e laici, provenienti dalle Chiese Ortodosse e dalle Chiese Ortodosse Orientali, che desiderano completare i loro studi teologici presso istituzioni accademiche della Chiesa Cattolica, e sostiene altri progetti di collaborazione ecumenica. Esprimo il mio vivo ringraziamento a tutti i benefattori che hanno sostenuto e sostengono il Comitato. Con gratitudine saluto i membri del * Die 11 Ianuarii 2014. 76 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale Consiglio di Gestione, convenuti a Roma per la riunione annuale. Senza il vostro prezioso contributo quest’opera non sarebbe possibile. Perciò vi incoraggio a continuare nell’azione che svolgete. Dio vi benedica e renda proficua la vostra apprezzata collaborazione. Un saluto speciale rivolgo a voi, cari studenti, che state completando i vostri studi teologici a Roma. La vostra permanenza in mezzo a noi è importante per il dialogo tra le Chiese di oggi e soprattutto di domani. Ringrazio Dio perché mi offre questa bella occasione per incontrarvi e dirvi che il Vescovo di Roma vi vuole bene. Auguro che ognuno di voi possa avere una gioiosa esperienza della Chiesa e della città di Roma, arricchente sotto il profilo spirituale e culturale, e che possiate sentirvi non ospiti, ma fratelli tra fratelli. Sono sicuro, d’altra parte, che con la vostra presenza voi siete una ricchezza per le comunità di studio che frequentate. Cari fratelli e sorelle, vi assicuro il mio ricordo nella preghiera, e confido anche nel vostro per me e per il mio ministero. Il Signore vi benedica e la Madonna vi protegga. Acta Francisci Pp. 77 II Dum Romanus Pontifex Consistorium ad novos Cardinales creandos nuntiat.* Come è stato già annunciato, il prossimo 22 febbraio, festa della Cattedra di San Pietro, avrò la gioia di tenere un Concistoro, durante il quale nominerò 16 nuovi Cardinali, che, appartenenti a 12 Nazioni di ogni parte del mondo, rappresentano il profondo rapporto ecclesiale fra la Chiesa di Roma e le altre Chiese sparse per il mondo. Il giorno seguente presiederò una solenne concelebrazione con i nuovi Cardinali, mentre il 20 e 21 febbraio terrò un Concistoro con tutti i Cardinali per riflettere sul tema della famiglia. Ecco i nomi dei nuovi Cardinali: 1 – Mons. Pietro Parolin, Arcivescovo titolare di Acquapendente, Segretario di Stato. 2 – Mons. Lorenzo Baldisseri, Arcivescovo titolare di Diocleziana, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi. 3 – Mons. Gerhard Ludwig Müller, Arcivescovo-Vescovo emerito di Regensburg, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. 4 – Mons. Beniamino Stella, Arcivescovo titolare di Midila, Prefetto della Congregazione per il Clero. 5 – Mons. Vincent Gerard Nichols, Arcivescovo di Westminster (Gran Bretagna). 6 – Mons. Leopoldo José Brenes Solórzano, Arcivescovo di Managua (Nicaragua). 7 – Mons. Gérald Cyprien Lacroix, Arcivescovo di Québec (Canada). 8 – Mons. Jean-Pierre Kutwa, Arcivescovo di Abidjan (Costa d’Avorio). 9 – Mons. Orani João Tempesta, O.Cist., Arcivescovo di Rio de Janeiro (Brasile). 10 – Mons. Gualtiero Bassetti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve (Italia). 11 – Mons. Mario Aurelio Poli, Arcivescovo di Buenos Aires (Argentina). 12 – Mons. Andrew Yeom Soo jung, Arcivescovo di Seoul (Korea). * Die 12 Ianuarii 2014. 78 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale 13 – Mons. Ricardo Ezzati Andrello, S.D.B., Arcivescovo di Santiago del Cile (Cile). 14 – Mons. Philippe Nakellentuba Ouédraogo, Arcivescovo di Ouagadougou (Burkina Faso). 15 – Mons. Orlando B. Quevedo, O.M.I., Arcivescovo di Cotabato (Filippine). 16 – Mons. Chibly Langlois, Vescovo di Les Cayes (Haïti). Insieme ad essi unirò ai membri del Collegio Cardinalizio tre Arcivescovi emeriti, che si sono distinti per il loro servizio alla Santa Sede e alla Chiesa: Mons. Loris Francesco Capovilla, Arcivescovo titolare di Mesembria. Mons. Fernando Sebastián Aguilar, C.M.F., Arcivescovo emerito di Pamplona. Mons. Kelvin Edward Felix, Arcivescovo emerito di Castries, nelle Antille. Preghiamo per i nuovi Cardinali, affinché rivestiti delle virtù e dei sentimenti del Signore Gesù1 Buon Pastore, possano aiutare più efficacemente il Vescovo di Roma nel suo servizio alla Chiesa universale. 1 Rm 13, 14. Acta Francisci Pp. 79 III Ad Corpus Legatorum apud Apostolicam Sedem.* Eminenza, Eccellenze, Signore e Signori, È ormai una lunga e consolidata tradizione quella che, all’inizio di ogni nuovo anno, vuole che il Papa incontri il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per porgere voti augurali e scambiare alcune riflessioni, che sgorgano anzitutto dal suo cuore di pastore, attento alle gioie e ai dolori dell’umanità. È perciò motivo di grande letizia l’incontro di oggi. Esso mi permette di formulare a Voi personalmente, alle Vostre famiglie, alle Autorità e ai popoli che rappresentate i miei più sentiti auguri per un Anno ricco di benedizioni e di pace. Ringrazio anzitutto il Decano Jean-Claude Michel, il quale ha dato voce, a nome di tutti Voi, alle espressioni di affetto e di stima che legano le Vostre Nazioni alla Sede Apostolica. Sono lieto di rivedervi qui, così numerosi, dopo avervi incontrato una prima volta pochi giorni dopo la mia elezione. Nel frattempo sono stati accreditati numerosi nuovi Ambasciatori, a cui rinnovo il benvenuto, mentre, tra coloro che ci hanno lasciato, non posso non menzionare, come ha fatto il Vostro Decano, il compianto Ambasciatore Alejandro Valladares Lanza, per diversi anni Decano del Corpo Diplomatico, che il Signore ha chiamato a sé alcuni mesi fa. L’anno appena conclusosi è stato particolarmente denso di avvenimenti non solo nella vita della Chiesa, ma anche nell’ambito dei rapporti che la Santa Sede intrattiene con gli Stati e le Organizzazioni internazionali. Ricordo, in particolare, l’allacciamento delle relazioni diplomatiche con il Sud Sudan, la firma di accordi, di base o specifici, con Capo Verde, Ungheria e Ciad, e la ratifica di quello con la Guinea Equatoriale sottoscritto nel 2012. Anche nell’ambito regionale è cresciuta la presenza della Santa Sede, sia in America centrale, dove essa è diventata Osservatore Extra-Regionale presso il Sistema de la Integración Centroamericana, sia in Africa, con l’accredita* Die 13 Ianuarii 2014. 80 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale mento del primo Osservatore Permanente presso la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale. Nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, dedicato alla fraternità come fondamento e via per la pace, ho notato che « la fraternità si comincia ad imparare solitamente in seno alla famiglia »,1 la quale « per vocazione, dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore »2 e contribuire a far maturare quello spirito di servizio e di condivisione che edifica la pace.3 Ce lo racconta il presepe, dove vediamo la Santa Famiglia non sola e isolata dal mondo, ma attorniata dai pastori e dai magi, cioè una comunità aperta, nella quale c’è spazio per tutti, poveri e ricchi, vicini e lontani. E si comprendono così le parole del mio amato predecessore Benedetto XVI, il quale sottolineava come « il lessico familiare è un lessico di pace ».4 Purtroppo, spesso ciò non accade, perché aumenta il numero delle famiglie divise e lacerate, non solo per la fragile coscienza del senso di appartenenza che contraddistingue il mondo attuale, ma anche per le condizioni difficili in cui molte di esse sono costrette a vivere, fino al punto di mancare degli stessi mezzi di sussistenza. Si rendono perciò necessarie politiche appropriate che sostengano, favoriscano e consolidino la famiglia! Capita, inoltre, che gli anziani siano considerati un peso, mentre i giovani non vedono davanti a sé prospettive certe per la loro vita. Anziani e giovani, al contrario, sono la speranza dell’umanità. I primi apportano la saggezza dell’esperienza; i secondi ci aprono al futuro, impedendo di chiuderci in noi stessi.5 È saggio non emarginare gli anziani dalla vita sociale per mantenere viva la memoria di un popolo. Parimenti, è bene investire sui giovani, con iniziative adeguate che li aiutino a trovare lavoro e a fondare un focolare domestico. Non bisogna spegnere il loro entusiasmo! Conservo viva nella mia mente l’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro. Quanti ragazzi contenti ho potuto incontrare! Quanta speranza e attesa nei loro occhi e nelle loro preghiere! Quanta sete di vita e desiderio di aprirsi agli altri! La chiusura e l’isolamento creano sempre Messaggio per la XLVII Giornata Mondiale della Pace, [8 dicembre 2013], 1. Ibid. 3 Cfr ibid., 10. 4 Benedetto XVI, Messaggio per la XLI Giornata Mondiale della Pace [8 dicembre 2007], 3: AAS 100 [2008], 39. 5 Cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 108. 1 2 Acta Francisci Pp. 81 un’atmosfera asfittica e pesante, che prima o poi finisce per intristire e soffocare. Serve, invece, un impegno comune di tutti per favorire una cultura dell’incontro, perché solo chi è in grado di andare verso gli altri è capace di portare frutto, di creare vincoli, di creare comunione, di irradiare gioia, di edificare la pace. Lo confermano – se ce ne fosse bisogno – le immagini di distruzione e di morte che abbiamo avuto davanti agli occhi nell’anno appena trascorso. Quanto dolore, quanta disperazione causa la chiusura in sé stessi, che prende via via il volto dell’invidia, dell’egoismo, della rivalità, della sete di potere e di denaro! Sembra, talvolta, che tali realtà siano destinate a dominare. Il Natale, invece, infonde in noi cristiani la certezza che l’ultima e definitiva parola appartiene al Principe della Pace, che muta « le spade in vomeri e le lance in falci »6 e trasforma l’egoismo in dono di sé e la vendetta in perdono. È con questa fiducia che desidero guardare all’anno che ci sta di fronte. Non cesso, pertanto, di sperare che abbia finalmente termine il conflitto in Siria. La sollecitudine per quella cara popolazione e il desiderio di scongiurare l’aggravarsi della violenza mi hanno portato, nel settembre scorso, a indire una giornata di digiuno e di preghiera. Attraverso di Voi ringrazio di vero cuore quanti nei Vostri Paesi, Autorità pubbliche e persone di buona volontà, si sono associati a tale iniziativa. Occorre ora una rinnovata volontà politica comune per porre fine al conflitto. In tale prospettiva, auspico che la Conferenza « Ginevra 2 », convocata per il 22 gennaio p.v., segni l’inizio del desiderato cammino di pacificazione. Nello stesso tempo, è imprescindibile il pieno rispetto del diritto umanitario. Non si può accettare che venga colpita la popolazione civile inerme, soprattutto i bambini. Incoraggio, inoltre, tutti a favorire e a garantire, in ogni modo possibile, la necessaria e urgente assistenza di gran parte della popolazione, senza dimenticare l’encomiabile sforzo di quei Paesi, soprattutto il Libano e la Giordania, che con generosità hanno accolto nel proprio territorio i numerosi profughi siriani. Rimanendo nel Medio Oriente, noto con preoccupazione le tensioni che in diversi modi colpiscono la Regione. Guardo con particolare preoccupazione al protrarsi delle difficoltà politiche in Libano, dove un clima di rinnovata collaborazione fra le diverse istanze della società civile e le forze 6 Cfr Is 2, 4. 82 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale politiche è quanto mai indispensabile per evitare l’acuirsi di contrasti che possono minare la stabilità del Paese. Penso anche all’Egitto, bisognoso di una ritrovata concordia sociale, come pure all’Iraq, che stenta a giungere all’auspicata pace e stabilità. In pari tempo, rilevo con soddisfazione i significativi progressi compiuti nel dialogo tra l’Iran ed il « Gruppo 5+1 » sulla questione nucleare. Ovunque la via per risolvere le problematiche aperte deve essere quella diplomatica del dialogo. È la strada maestra già indicata con lucida chiarezza dal papa Benedetto XV allorché invitava i responsabili delle Nazioni europee a far prevalere « la forza morale del diritto » su quella « materiale delle armi» per porre fine a quella « inutile strage »,7 che è stata la Prima Guerra Mondiale, di cui quest’anno ricorre il centenario. Occorre « il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale »,8 per considerare gli altri nella loro dignità più profonda, affinché l’unità prevalga sul conflitto e sia « possibile sviluppare una comunione nelle differenze ».9 In questo senso è positivo che siano ripresi i negoziati di pace tra Israeliani e Palestinesi e faccio voti affinché le Parti siano determinate ad assumere, con il sostegno della Comunità internazionale, decisioni coraggiose per trovare una soluzione giusta e duratura ad un conflitto la cui fine si rivela sempre più necessaria e urgente. Non cessa di destare preoccupazione l’esodo dei cristiani dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Essi desiderano continuare a far parte dell’insieme sociale, politico e culturale dei Paesi che hanno contribuito ad edificare, e ambiscono concorrere al bene comune delle società nelle quali vogliono essere pienamente inseriti, quali artefici di pace e di riconciliazione. Pure in altre parti dell’Africa, i cristiani sono chiamati a dare testimonianza dell’amore e della misericordia di Dio. Non bisogna mai desistere dal compiere il bene anche quando è arduo e quando si subiscono atti di intolleranza, se non addirittura di vera e propria persecuzione. In vaste aree della Nigeria non si fermano le violenze e continua ad essere versato tanto sangue innocente. Il mio pensiero va soprattutto alla Repubblica Centro africana, dove la popolazione soffre a causa delle tensioni che il Paese 7 8 9 Cfr Benedetto XV, Lettera ai Capi dei Popoli belligeranti [1 agosto 1917]: AAS 9 [1917], 421-423). Esort. ap. Evangelii gaudium, 228. Ibid. Acta Francisci Pp. 83 attraversa e che hanno seminato a più riprese distruzione e morte. Mentre assicuro la mia preghiera per le vittime e per i numerosi sfollati, costretti a vivere in condizioni di indigenza, auspico che l’interessamento della Comunità internazionale contribuisca a far cessare le violenze, a ripristinare lo stato di diritto e a garantire l’accesso degli aiuti umanitari anche alle zone più remote del Paese. Da parte sua, la Chiesa cattolica continuerà ad assicurare la propria presenza e collaborazione, adoperandosi con generosità per fornire ogni aiuto possibile alla popolazione e, soprattutto, per ricostruire un clima di riconciliazione e di pace fra tutte le componenti della società. Riconciliazione e pace sono priorità fondamentali anche in altre parti del continente africano. Mi riferisco particolarmente al Mali, dove pur si nota il positivo ripristino delle strutture democratiche del Paese, come pure al Sud Sudan, dove, al contrario, l’instabilità politica dell’ultimo periodo ha già provocato numerosi morti e una nuova emergenza umanitaria. La Santa Sede segue con viva attenzione anche le vicende dell’Asia, dove la Chiesa desidera condividere le gioie e le attese di tutti i popoli che compongono quel vasto e nobile continente. In occasione del 50° anniversario delle relazioni diplomatiche con la Repubblica di Corea, vorrei implorare da Dio il dono della riconciliazione nella penisola, con l’auspicio che, per il bene di tutto il popolo coreano, le Parti interessate non si stanchino di cercare punti d’incontro e possibili soluzioni. L’Asia, infatti, ha una lunga storia di pacifica convivenza tra le sue varie componenti civili, etniche e religiose. Occorre incoraggiare tale reciproco rispetto, soprattutto di fronte ad alcuni preoccupanti segnali di un suo indebolimento, in particolare a crescenti atteggiamenti di chiusura che, facendo leva su motivazioni religiose, tendono a privare i cristiani delle loro libertà e a mettere a rischio la convivenza civile. La Santa Sede guarda, invece, con viva speranza i segni di apertura che provengono da Paesi di grande tradizione religiosa e culturale, con i quali desidera collaborare all’edificazione del bene comune. La pace è inoltre ferita da qualunque negazione della dignità umana, prima fra tutte dalla impossibilità di nutrirsi in modo sufficiente. Non possono lasciarci indifferenti i volti di quanti soffrono la fame, soprattutto dei bambini, se pensiamo a quanto cibo viene sprecato ogni giorno in molte parti del mondo, immerse in quella che ho più volte definito la « cultura dello scarto ». Purtroppo, oggetto di scarto non sono solo il cibo o i beni 84 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale superflui, ma spesso gli stessi esseri umani, che vengono « scartati » come fossero « cose non necessarie ». Ad esempio, desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell’aborto, o quelli che vengono utilizzati come soldati, violentati o uccisi nei conflitti armati, o fatti oggetti di mercato in quella tremenda forma di schiavitù moderna che è la tratta degli esseri umani, la quale è un delitto contro l’umanità. Non può trovarci insensibili il dramma delle moltitudini costrette a fuggire dalla carestia o dalle violenze e dai soprusi, particolarmente nel Corno d’Africa e nella Regione dei Grandi Laghi. Molti di essi vivono come profughi o rifugiati in campi dove non sono più considerate persone ma cifre anonime. Altri, con la speranza di una vita migliore, intraprendono viaggi di fortuna, che non di rado terminano tragicamente. Penso in modo particolare ai numerosi migranti che dall’America Latina sono diretti negli Stati Uniti, ma soprattutto a quanti dall’Africa o dal Medio Oriente cercano rifugio in Europa. È ancora viva nella mia memoria la breve visita che ho compiuto a Lampedusa nel luglio scorso per pregare per i numerosi naufraghi nel Mediterraneo. Purtroppo vi è una generale indifferenza davanti a simili tragedie, che è un segnale drammatico della perdita di quel « senso della responsabilità fraterna »,10 su cui si basa ogni società civile. In tale circostanza ho però potuto constatare anche l’accoglienza e la dedizione di tante persone. Auguro al popolo italiano, al quale guardo con affetto, anche per le comuni radici che ci legano, di rinnovare il proprio encomiabile impegno di solidarietà verso i più deboli e gli indifesi e, con lo sforzo sincero e corale di cittadini e istituzioni, di superare le attuali difficoltà, ritrovando il clima di costruttiva creatività sociale che lo ha lungamente caratterizzato. Infine, desidero menzionare un’altra ferita alla pace, che sorge dall’avido sfruttamento delle risorse ambientali. Anche se « la natura è a nostra disposizione »,11 troppo spesso « non la rispettiamo e non la consideriamo come un dono gratuito di cui avere cura e da mettere a servizio dei fratelli, comprese le generazioni future ».12 Pure in questo caso va chiamata in causa 10 11 12 Omelia nella S. Messa a Lampedusa, 8 luglio 2013. Messaggio per la XLVII Giornata Mondiale della Pace [8 dicembre 2013], 9. Ibid. Acta Francisci Pp. 85 la responsabilità di ciascuno affinché, con spirito fraterno, si perseguano politiche rispettose di questa nostra terra, che è la casa di ognuno di noi. Ricordo un detto popolare che dice: « Dio perdona sempre, noi perdoniamo a volte, la natura – il creato – non perdona mai quando viene maltrattata! ». D’altra parte, abbiamo avuto davanti ai nostri occhi gli effetti devastanti di alcune recenti catastrofi naturali. In particolare, desidero ricordare ancora le numerose vittime e le gravi devastazioni nelle Filippine e in altri Paesi del Sud-Est asiatico provocate dal tifone Haiyan. Eminenza, Eccellenze, Signore e Signori, Il Papa Paolo VI notava che la pace « non si riduce ad un’assenza di guerra, frutto dell’equilibrio sempre precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento di un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini ».13 È questo lo spirito che anima l’azione della Chiesa ovunque nel mondo, attraverso i sacerdoti, i missionari, i fedeli laici, che con grande spirito di dedizione si prodigano, tra l’altro, in molteplici opere di carattere educativo, sanitario ed assistenziale, a servizio dei poveri, dei malati, degli orfani e di chiunque sia bisognoso di aiuto e conforto. A partire da tale « attenzione d’amore »,14 la Chiesa coopera con tutte le istituzioni che hanno a cuore tanto il bene dei singoli quanto quello comune. All’inizio di questo nuovo anno, desidero perciò rinnovare la disponibilità della Santa Sede, e in particolare della Segreteria di Stato, a collaborare con i Vostri Paesi per favorire quei legami di fraternità, che sono riverbero dell’amore di Dio, e fondamento della concordia e della pace. Su di Voi, sulle Vostre famiglie e sui Vostri popoli scenda copiosa la benedizione del Signore. Grazie. 13 14 Lett. enc. Populorum progressio [26 marzo 1967], 76: AAS 59 [1967], 294-295. Esort. ap. Evangelii gaudium, 199. 86 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale IV Ad Moderatores et Operarios Societatis RAI-Radiotelevisione Italiana.* Gentile Signora Presidente, cari Dirigenti e Dipendenti della RAI, do il mio benvenuto a tutti voi! Grazie di essere venuti così numerosi; è una famiglia numerosa, questa! E grazie alla Presidente per le sue parole, che ho molto apprezzato. Questo incontro si inserisce nella cornice del 90° anniversario dell’inizio delle trasmissioni radiofoniche della RAI e del 60° di quelle televisive; ed è significativo che siano presenti anche i rappresentanti di alcune Reti radio-televisive pubbliche, e delle Associazioni del settore, di altri Paesi. I due anniversari offrono l’occasione di riflettere sul rapporto che c’è stato in questi decenni tra la RAI e la Santa Sede, e sul valore e le esigenze del servizio pubblico. La parola-chiave che vorrei mettere subito in evidenza è collaborazione. Sia sul versante della radio, sia su quello della televisione, il popolo italiano ha sempre potuto accedere alle parole e, successivamente, alle immagini del Papa e degli eventi della Chiesa, in Italia, mediante il servizio pubblico della RAI. Questa collaborazione si realizza con i due enti vaticani: la Radio Vaticana e il Centro Televisivo Vaticano. In questo modo la RAI ha offerto e offre tuttora agli utenti del suo servizio pubblico la possibilità di seguire sia gli eventi straordinari sia quelli ordinari. Pensiamo al Concilio Vaticano II, alle elezioni dei Pontefici, o ai funerali del beato Giovanni Paolo II; ma pensiamo anche ai tanti avvenimenti del Giubileo del 2000, alle diverse celebrazioni, come pure alle visite pastorali del Papa in Italia. Gli anni Cinquanta e Sessanta sono stati un’epoca di grande sviluppo e crescita per la RAI. È bene ricordare alcuni passi: in quei decenni la RAI copre con le sue trasmissioni tutto il Paese; inoltre, l’azienda di Stato si impegna per la formazione dei propri dirigenti anche all’estero; infine, * Die 18 Ianuarii 2014. Acta Francisci Pp. 87 aumenta le produzioni, tra le quali anche quelle a carattere religioso: ricordiamo, ad esempio, i film Francesco di Liliana Cavani, nel 1966, e Atti degli Apostoli di Roberto Rossellini, nel 1969, quest’ultimo con la collaborazione del Padre Carlo Maria Martini. La RAI dunque, anche con molte altre iniziative, è stata testimone dei processi di cambiamento della società italiana nelle sue rapide trasformazioni, e ha contribuito in maniera speciale al processo di unificazione linguistico-culturale dell’Italia. Dunque, ringraziamo il Signore per tutto questo e portiamo avanti lo stile della collaborazione. Ma il fare memoria di un passato ricco di conquiste ci chiama a un rinnovato senso di responsabilità per l’oggi e per il domani. Il passato è la radice, la storia diventa radice di nuovi slanci, radice delle sfide presenti, e radici di un futuro, di un andare avanti! Che il futuro non ci trovi senza la responsabilità della nostra identità. Che ci trovi con la radice della nostra storia e andando sempre avanti. A tutti voi che siete qui presenti, e a coloro che per diversi motivi non hanno potuto prendere parte a questo nostro incontro, ricordo che la vostra professione, oltre che informativa, è formativa, è un servizio pubblico, cioè un servizio al bene comune. Un servizio alla verità, un servizio alla bontà e un servizio alla bellezza. Tutte le professionalità che fanno parte della RAI, dirigenti, giornalisti, artisti, impiegati, tecnici e maestranze sanno di appartenere ad un’azienda che produce cultura ed educazione, che offre informazione e spettacolo, raggiungendo in ogni momento della giornata una gran parte di italiani. È una responsabilità a cui chi è titolare del servizio pubblico non può per nessun motivo abdicare. La qualità etica della comunicazione è frutto, in ultima analisi, di coscienze attente, non superficiali, sempre rispettose delle persone, sia di quelle che sono oggetto di informazione, sia dei destinatari del messaggio. Ciascuno, nel proprio ruolo e con la propria responsabilità, è chiamato a vigilare per tenere alto il livello etico della comunicazione, ed evitare quelle cose che fanno tanto male: la disinformazione, la diffamazione e la calunnia. Mantenere il livello etico. A voi, dirigenti e dipendenti della RAI, e alle vostre famiglie, come pure ai graditi ospiti di questo incontro, va il mio più cordiale augurio per l’anno 88 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale da poco iniziato. Vi auguro di lavorare bene, e di mettere fiducia e speranza nel vostro lavoro, per poterla anche trasmettere: ce n’è tanto bisogno! Alla RAI e alle altre Reti e Associazioni qui rappresentate, rivolgo l’auspicio che, perseguendo con determinazione e costanza le loro finalità, sappiano sempre porsi al servizio della crescita umana, culturale e civile della società. Grazie. Acta Francisci Pp. 89 V Ad omnes participes Tribunalis Romanae Rotae.* Cari Prelati Uditori, Officiali e Collaboratori del Tribunale Apostolico della Rota Romana, vi incontro per la prima volta, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Saluto cordialmente il collegio dei Prelati uditori, ad iniziare dal Decano, Mons. Pio Vito Pinto, che ringrazio per le parole che mi ha rivolto a nome dei presenti. Saluto poi gli Officiali, gli Avvocati e gli altri collaboratori, come pure i membri dello Studio rotale. Questo incontro mi offre l’opportunità di ringraziarvi per il vostro prezioso servizio ecclesiale. La mia riconoscenza va in particolare a voi, Giudici rotali, che siete chiamati a svolgere la vostra delicata opera in nome e per mandato del Successore di Pietro. La dimensione giuridica e la dimensione pastorale del ministero ecclesiale non sono in contrapposizione, perché entrambe concorrono alla realizzazione delle finalità e dell’unità di azione proprie della Chiesa. L’attività giudiziaria ecclesiale, che si configura come servizio alla verità nella giustizia, ha infatti una connotazione profondamente pastorale, perché finalizzata al perseguimento del bene dei fedeli e alla edificazione della comunità cristiana. Tale attività costituisce un peculiare sviluppo della potestà di governo, volta alla cura spirituale del Popolo di Dio, ed è pertanto pienamente inserita nel cammino della missione della Chiesa. Ne consegue che l’ufficio giudiziario è una vera diaconia, cioè un servizio al Popolo di Dio in vista del consolidamento della piena comunione tra i singoli fedeli, e fra di essi e la compagine ecclesiale. Inoltre, cari Giudici, mediante il vostro specifico ministero, voi offrite un competente contributo per affrontare le tematiche pastorali emergenti. Vorrei ora tracciare un breve profilo del giudice ecclesiastico. Anzitutto il profilo umano: al giudice è richiesta una maturità umana che si esprime nella serenità di giudizio e nel distacco da vedute personali. Fa parte * Die 24 Ianuarii 2014. 90 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale anche della maturità umana la capacità di calarsi nella mentalità e nelle legittime aspirazioni della comunità in cui si svolge il servizio. Così egli si farà interprete di quell’animus communitatis che caratterizza la porzione di Popolo di Dio destinataria del suo operato e potrà praticare una giustizia non legalistica e astratta, ma adatta alle esigenze della realtà concreta. Di conseguenza, non si accontenterà di una conoscenza superficiale della realtà delle persone che attendono il suo giudizio, ma avvertirà la necessità di entrare in profondità nella situazione delle parti in causa, studiando a fondo gli atti e tutti gli elementi utili per il giudizio. Il secondo aspetto è quello giudiziario. Oltre ai requisiti di dottrina giuridica e teologica, nell’esercizio del suo ministero il giudice si caratterizza per la perizia nel diritto, l’obiettività di giudizio e l’equità, giudicando con imperturbabile e imparziale equidistanza. Inoltre nella sua attività è guidato dall’intento di tutelare la verità, nel rispetto della legge, senza tralasciare la delicatezza e umanità proprie del pastore di anime. Il terzo aspetto è quello pastorale. In quanto espressione della sollecitudine pastorale del Papa e dei Vescovi, al giudice è richiesta non soltanto provata competenza, ma anche genuino spirito di servizio. Egli è il servitore della giustizia, chiamato a trattare e giudicare la condizione dei fedeli che con fiducia si rivolgono a lui, imitando il Buon Pastore che si prende cura della pecorella ferita. Per questo è animato dalla carità pastorale; quella carità che Dio ha riversato nei nostri cuori mediante « lo Spirito Santo che ci è stato dato ».1 La carità – scrive san Paolo – « è il vincolo della perfezione »,2 e costituisce l’anima anche della funzione del giudice ecclesiastico. Il vostro ministero, cari giudici e operatori del Tribunale della Rota Romana, vissuto nella gioia e nella serenità che vengono dal lavorare là dove il Signore ci ha posti, è un servizio peculiare a Dio Amore, che è vicino ad ogni persona. Siete essenzialmente pastori. Mentre svolgete il lavoro giudiziario, non dimenticate che siete pastori! Dietro ogni pratica, ogni posizione, ogni causa, ci sono persone che attendono giustizia. Cari fratelli, vi ringrazio e vi incoraggio a proseguire il vostro munus con scrupolosità e mitezza. Pregate per me! Il Signore vi benedica e la Madonna vi protegga. 1 2 Rm 5, 5. Col 3, 14. Acta Francisci Pp. 91 VI Ad Plenarium Coetum Congregationis pro Doctrina Fidei.* Cari fratelli e sorelle, vi incontro al termine dei lavori della vostra Sessione Plenaria; vi saluto tutti cordialmente, e ringrazio Mons. Müller per le sue parole. I compiti della Congregazione per la Dottrina della Fede sono legati alla missione del Successore di Pietro di confermare i fratelli nella fede.1 In tal senso, il vostro ruolo di « promuovere e di tutelare la dottrina sulla fede e i costumi in tutto l’orbe cattolico »2 è un vero servizio offerto al Magistero del Papa e alla Chiesa intera. Per questo, il Dicastero si impegna affinché siano sempre i criteri della fede a prevalere nelle parole e nella prassi della Chiesa. Quando la fede brilla nella sua semplicità e purezza originaria, anche il vissuto ecclesiale diventa il luogo in cui la vita di Dio emerge con tutto il suo fascino e porta frutto. La fede in Gesù Cristo, infatti, spalanca i cuori a Dio, apre gli spazi dell’esistenza umana alla Verità, al Bene e alla Bellezza che vengono da Lui. Fin dai primi tempi della Chiesa esiste la tentazione di intendere la dottrina in un senso ideologico o di ridurla ad un insieme di teorie astratte e cristallizzate.3 In realtà, la dottrina ha l’unico scopo di servire la vita del Popolo di Dio ed intende assicurare alla nostra fede un fondamento certo. Grande è infatti la tentazione di appropriarci dei doni della salvezza che viene da Dio, per addomesticarli – magari anche con buona intenzione – alle vedute e allo spirito del mondo. E questa è una tentazione che si ripete continuamente. Prendersi cura dell’integrità della fede è un compito molto delicato che vi è affidato, sempre in collaborazione con i Pastori locali e con le Commissioni Dottrinali delle Conferenze Episcopali. Ciò serve a salvaguardare il diritto di tutto il Popolo di Dio a ricevere il deposito della fede nella sua purezza e nella sua integralità. Il vostro lavoro cerca di tenere sempre * Die 31 Ianuarii 2014. 1 Cfr Lc 22, 32. 2 Cost. ap. Pastor bonus, 48. 3 Cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 39-42. 92 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale presenti anche le esigenze del dialogo costruttivo, rispettoso e paziente con gli Autori. Se la verità esige la fedeltà, questa cresce sempre nella carità e nell’aiuto fraterno per chi è chiamato a maturare o chiarire le proprie convinzioni. Riguardo poi al metodo del vostro lavoro, so che il vostro Dicastero si distingue per la prassi della collegialità e del dialogo. La Chiesa infatti è il luogo della comunione e, ad ogni livello, tutti siamo chiamati a coltivare e promuovere la comunione, ciascuno nella responsabilità che il Signore gli ha assegnato. Sono certo che quanto più la collegialità sarà un tratto effettivo del nostro operare, tanto più risplenderà davanti al mondo la luce della nostra fede.4 In tutto il vostro servizio, possiate conservare sempre un profondo senso di gioia, la gioia della fede, che ha la sua fonte inesauribile nel Signore Gesù. La grazia di essere suoi discepoli, di partecipare alla missione evangelizzatrice della Chiesa, ci riempie di santa gioia. Nella Sessione Plenaria appena conclusa avete anche trattato del rapporto tra fede e Sacramento del matrimonio. Si tratta di una riflessione di grande rilevanza. Essa si pone nella scia dell’invito che già Benedetto XVI aveva formulato circa la necessità di interrogarsi più a fondo sulla relazione tra fede personale e celebrazione del Sacramento del matrimonio, soprattutto nel mutato contesto culturale.5 In questa occasione vorrei anche ringraziarvi per il vostro impegno nel trattare le problematiche delicate circa i cosiddetti delitti più gravi, in particolare i casi di abuso sessuale di minori da parte di chierici. Pensate al bene dei bambini e dei giovani, che nella comunità cristiana devono sempre essere protetti e sostenuti nella loro crescita umana e spirituale. In tal senso si studia la possibilità di collegare con il vostro Dicastero la specifica Commissione per la protezione dei fanciulli, che ho istituito e che vorrei sia esemplare per tutti coloro che intendono promuovere il bene dei bambini. Cari fratelli e sorelle, vi assicuro il mio ricordo nella preghiera e confido nel vostro per me e per il mio ministero. Il Signore vi benedica e la Madonna vi protegga. 4 5 Cfr Mt 5, 16. Cfr Discorso al Tribunale della Rota Romana, 26 gennaio 2013. Acta Francisci Pp. 93 NUNTII I Ad Quadragesimale Tempus. Cari fratelli e sorelle, in occasione della Quaresima, vi offro alcune riflessioni, perché possano servire al cammino personale e comunitario di conversione. Prendo lo spunto dall’espressione di san Paolo: « Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà ».1 L’Apostolo si rivolge ai cristiani di Corinto per incoraggiarli ad essere generosi nell’aiutare i fedeli di Gerusalemme che si trovano nel bisogno. Che cosa dicono a noi, cristiani di oggi, queste parole di san Paolo? Che cosa dice oggi a noi l’invito alla povertà, a una vita povera in senso evangelico? La grazia di Cristo Anzitutto ci dicono qual è lo stile di Dio. Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà: « Da ricco che era, si è fatto povero per voi… ». Cristo, il Figlio eterno di Dio, uguale in potenza e gloria con il Padre, si è fatto povero; è sceso in mezzo a noi, si è fatto vicino ad ognuno di noi; si è spogliato, « svuotato », per rendersi in tutto simile a noi.2 È un grande mistero l’incarnazione di Dio! Ma la ragione di tutto questo è l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore è condividere in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze. E Dio ha fatto questo con noi. Gesù, infatti, « ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria Vergine, egli si 1 2 2 Cor 8, 9. Cfr Fil 2, 7; Eb 4, 15. 94 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato ».3 Lo scopo del farsi povero di Gesù non è la povertà in se stessa, ma – dice san Paolo – « ...perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà ». Non si tratta di un gioco di parole, di un’espressione ad effetto! È invece una sintesi della logica di Dio, la logica dell’amore, la logica dell’Incarnazione e della Croce. Dio non ha fatto cadere su di noi la salvezza dall’alto, come l’elemosina di chi dà parte del proprio superfluo con pietismo filantropico. Non è questo l’amore di Cristo! Quando Gesù scende nelle acque del Giordano e si fa battezzare da Giovanni il Battista, non lo fa perché ha bisogno di penitenza, di conversione; lo fa per mettersi in mezzo alla gente, bisognosa di perdono, in mezzo a noi peccatori, e caricarsi del peso dei nostri peccati. È questa la via che ha scelto per consolarci, salvarci, liberarci dalla nostra miseria. Ci colpisce che l’Apostolo dica che siamo stati liberati non per mezzo della ricchezza di Cristo, ma per mezzo della sua povertà. Eppure san Paolo conosce bene le « impenetrabili ricchezze di Cristo »,4 « erede di tutte le cose ».5 Che cos’è allora questa povertà con cui Gesù ci libera e ci rende ricchi? È proprio il suo modo di amarci, il suo farsi prossimo a noi come il Buon Samaritano che si avvicina a quell’uomo lasciato mezzo morto sul ciglio della strada.6 Ciò che ci dà vera libertà, vera salvezza e vera felicità è il suo amore di compassione, di tenerezza e di condivisione. La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio. La povertà di Cristo è la più grande ricchezza: Gesù è ricco della sua sconfinata fiducia in Dio Padre, dell’affidarsi a Lui in ogni momento, cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria. È ricco come lo è un bambino che si sente amato e ama i suoi genitori e non dubita un istante del loro amore e della loro tenerezza. La ricchezza di Gesù è il suo essere il Figlio, la sua relazione unica con il Padre è la prerogativa sovrana di questo Messia povero. Quando Gesù ci invita a prendere su di noi il suo « giogo soave », ci invita ad arricchirci di questa sua « ricca povertà » e « po3 4 5 6 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, 22. Ef 3, 8. Eb 1, 2. Cfr Lc 10, 25ss. Acta Francisci Pp. 95 vera ricchezza », a condividere con Lui il suo Spirito filiale e fraterno, a diventare figli nel Figlio, fratelli nel Fratello Primogenito. 7 È stato detto che la sola vera tristezza è non essere santi (L. Bloy); potremmo anche dire che vi è una sola vera miseria: non vivere da figli di Dio e da fratelli di Cristo. La nostra testimonianza Potremmo pensare che questa « via » della povertà sia stata quella di Gesù, mentre noi, che veniamo dopo di Lui, possiamo salvare il mondo con adeguati mezzi umani. Non è così. In ogni epoca e in ogni luogo, Dio continua a salvare gli uomini e il mondo mediante la povertà di Cristo, il quale si fa povero nei Sacramenti, nella Parola e nella sua Chiesa, che è un popolo di poveri. La ricchezza di Dio non può passare attraverso la nostra ricchezza, ma sempre e soltanto attraverso la nostra povertà, personale e comunitaria, animata dallo Spirito di Cristo. Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle. La miseria non coincide con la povertà; la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza. Possiamo distinguere tre tipi di miseria: la miseria materiale, la miseria morale e la miseria spirituale. La miseria materiale è quella che comunemente viene chiamata povertà e tocca quanti vivono in una condizione non degna della persona umana: privati dei diritti fondamentali e dei beni di prima necessità quali il cibo, l’acqua, le condizioni igieniche, il lavoro, la possibilità di sviluppo e di crescita culturale. Di fronte a questa miseria la Chiesa offre il suo servizio, la sua diakonia, per andare incontro ai bisogni e guarire queste piaghe che deturpano il volto dell’umanità. Nei poveri e negli ultimi noi vediamo il volto di Cristo; amando e aiutando i poveri amiamo e serviamo Cristo. Il nostro impegno si orienta anche a fare in modo che cessino nel mondo le violazioni della dignità umana, le discriminazioni e i soprusi, che, in tanti casi, sono all’origine della miseria. Quando il potere, il lusso e il denaro diventano idoli, si antepongono questi all’esigenza di una equa distribuzione delle ricchezze. Pertanto, è necessario che le coscienze si convertano alla giustizia, all’uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione. 7 Cfr Rm 8, 29. 96 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale Non meno preoccupante è la miseria morale, che consiste nel diventare schiavi del vizio e del peccato. Quante famiglie sono nell’angoscia perché qualcuno dei membri – spesso giovane – è soggiogato dall’alcol, dalla droga, dal gioco, dalla pornografia! Quante persone hanno smarrito il senso della vita, sono prive di prospettive sul futuro e hanno perso la speranza! E quante persone sono costrette a questa miseria da condizioni sociali ingiuste, dalla mancanza di lavoro che le priva della dignità che dà il portare il pane a casa, per la mancanza di uguaglianza rispetto ai diritti all’educazione e alla salute. In questi casi la miseria morale può ben chiamarsi suicidio incipiente. Questa forma di miseria, che è anche causa di rovina economica, si collega sempre alla miseria spirituale, che ci colpisce quando ci allontaniamo da Dio e rifiutiamo il suo amore. Se riteniamo di non aver bisogno di Dio, che in Cristo ci tende la mano, perché pensiamo di bastare a noi stessi, ci incamminiamo su una via di fallimento. Dio è l’unico che veramente salva e libera. Il Vangelo è il vero antidoto contro la miseria spirituale: il cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l’annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente, sempre, e che siamo fatti per la comunione e per la vita eterna. Il Signore ci invita ad essere annunciatori gioiosi di questo messaggio di misericordia e di speranza! È bello sperimentare la gioia di diffondere questa buona notizia, di condividere il tesoro a noi affidato, per consolare i cuori affranti e dare speranza a tanti fratelli e sorelle avvolti dal buio. Si tratta di seguire e imitare Gesù, che è andato verso i poveri e i peccatori come il pastore verso la pecora perduta, e ci è andato pieno d’amore. Uniti a Lui possiamo aprire con coraggio nuove strade di evangelizzazione e promozione umana. Cari fratelli e sorelle, questo tempo di Quaresima trovi la Chiesa intera disposta e sollecita nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico, che si riassume nell’annuncio dell’amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona. Potremo farlo nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti con la sua povertà. La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra pover- Acta Francisci Pp. 97 tà. Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole. Lo Spirito Santo, grazie al quale « [siamo] come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto »,8 sostenga questi nostri propositi e rafforzi in noi l’attenzione e la responsabilità verso la miseria umana, per diventare misericordiosi e operatori di misericordia. Con questo auspicio, assicuro la mia preghiera affinché ogni credente e ogni comunità ecclesiale percorra con frutto l’itinerario quaresimale, e vi chiedo di pregare per me. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. Dal Vaticano, 26 dicembre 2013 Festa di Santo Stefano, diacono e primo martire FRANCISCUS PP. 8 2 Cor 6, 10. 98 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale II Ad eos qui Romana Purpura honestabuntur apud Consistorium die 22 mensis Februarii, anno 2014. Caro Fratello, nel giorno in cui si rende pubblica la tua designazione a far parte del Collegio Cardinalizio, desidero farti giungere un cordiale saluto insieme all’assicurazione della mia vicinanza e della mia preghiera. Desidero che, in quanto aggregato alla Chiesa di Roma, rivestito delle virtù e dei sentimenti del Signore Gesù,1 tu possa aiutarmi con fraterna efficacia nel mio servizio alla Chiesa universale. Il Cardinalato non significa una promozione, né un onore, né una decorazione; semplicemente è un servizio che esige di ampliare lo sguardo e allargare il cuore. E, benché sembri un paradosso, questo poter guardare più lontano e amare più universalmente con maggiore intensità si può acquistare solamente seguendo la stessa via del Signore: la via dell’abbassamento e dell’umiltà, prendendo forma di servitore. 2 Perciò ti chiedo, per favore, di ricevere questa designazione con un cuore semplice e umile. E, sebbene tu debba farlo con gaudio e con gioia, fa’ in modo che questo sentimento sia lontano da qualsiasi espressione di mondanità, da qualsiasi festeggiamento estraneo allo spirito evangelico di austerità, sobrietà e povertà. Arrivederci, quindi, al prossimo 20 febbraio, in cui cominceremo i due giorni di riflessione sulla famiglia. Resto a tua disposizione e, per favore, ti chiedo di pregare e far pregare per me. Gesù ti benedica e la Vergine Santa ti protegga. Fraternamente, Dal Vaticano, 12 gennaio 2014 FRANCESCO PP. 1 2 Cfr Rm 13, 14. Cfr Fil 2, 5-8. Acta Francisci Pp. 99 III Occasione Diei Mundialis precationis pro Vocationibus. Cari fratelli e sorelle! 1. Il Vangelo racconta che « Gesù percorreva tutte le città e i villaggi … Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe” ».1 Queste parole ci sorprendono, perché tutti sappiamo che occorre prima arare, seminare e coltivare per poter poi, a tempo debito, mietere una messe abbondante. Gesù afferma invece che « la messe è abbondante ». Ma chi ha lavorato perché il risultato fosse tale? La risposta è una sola: Dio. Evidentemente il campo di cui parla Gesù è l’umanità, siamo noi. E l’azione efficace che è causa del « molto frutto » è la grazia di Dio, la comunione con Lui.2 La preghiera che Gesù chiede alla Chiesa, dunque, riguarda la richiesta di accrescere il numero di coloro che sono al servizio del suo Regno. San Paolo, che è stato uno di questi « collaboratori di Dio », instancabilmente si è prodigato per la causa del Vangelo e della Chiesa. Con la consapevolezza di chi ha sperimentato personalmente quanto la volontà salvifica di Dio sia imperscrutabile e l’iniziativa della grazia sia l’origine di ogni vocazione, l’Apostolo ricorda ai cristiani di Corinto: « Voi siete campo di Dio ».3 Pertanto sorge dentro il nostro cuore prima lo stupore per una messe abbondante che Dio solo può elargire; poi la gratitudine per un amore che sempre ci previene; infine l’adorazione per l’opera da Lui compiuta, che richiede la nostra libera adesione ad agire con Lui e per Lui. 2. Tante volte abbiamo pregato con le parole del Salmista: « Egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo »;4 o anche: « Il Signore si è scelto Giacobbe, Israele come sua proprietà ».5 Ebbene, noi 1 2 3 4 5 Mt 9, 35-38. Cfr Gv 15, 5. 1 Cor 3, 9. Sal 100, 3. Sal 135, 4. 100 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale siamo « proprietà » di Dio non nel senso del possesso che rende schiavi, ma di un legame forte che ci unisce a Dio e tra noi, secondo un patto di alleanza che rimane in eterno « perché il suo amore è per sempre ».6 Nel racconto della vocazione del profeta Geremia, ad esempio, Dio ricorda che Egli veglia continuamente su ciascuno affinché si realizzi la sua Parola in noi. L’immagine adottata è quella del ramo di mandorlo che primo fra tutti fiorisce, annunziando la rinascita della vita in primavera. 7 Tutto proviene da Lui ed è suo dono: il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro, ma – rassicura l’Apostolo – « voi siete di Cristo e Cristo è di Dio ».8 Ecco spiegata la modalità di appartenenza a Dio: attraverso il rapporto unico e personale con Gesù, che il Battesimo ci ha conferito sin dall’inizio della nostra rinascita a vita nuova. È Cristo, dunque, che continuamente ci interpella con la sua Parola affinché poniamo fiducia in Lui, amandolo « con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza ».9 Perciò ogni vocazione, pur nella pluralità delle strade, richiede sempre un esodo da se stessi per centrare la propria esistenza su Cristo e sul suo Vangelo. Sia nella vita coniugale, sia nelle forme di consacrazione religiosa, sia nella vita sacerdotale, occorre superare i modi di pensare e di agire non conformi alla volontà di Dio. È un « esodo che ci porta a un cammino di adorazione del Signore di servizio a Lui nei fratelli e nelle sorelle ».10 Perciò siamo tutti chiamati ad adorare Cristo nei nostri cuori11 per lasciarci raggiungere dall’impulso della grazia contenuto nel seme della Parola, che deve crescere in noi e trasformarsi in servizio concreto al prossimo. Non dobbiamo avere paura: Dio segue con passione e perizia l’opera uscita dalle sue mani, in ogni stagione della vita. Non ci abbandona mai! Ha a cuore la realizzazione del suo progetto su di noi e, tuttavia, intende conseguirlo con il nostro assenso e la nostra collaborazione. 3. Anche oggi Gesù vive e cammina nelle nostre realtà della vita ordinaria per accostarsi a tutti, a cominciare dagli ultimi, e guarirci dalle nostre infermità e malattie. Mi rivolgo ora a coloro che sono ben disposti 6 7 8 9 10 11 Sal 136. Cfr Ger 1, 11-12. 1 Cor 3, 23. Mc 12, 33. Discorso all’Unione Internazionale delle Superiore Generali, 8 maggio 2013. Cfr 1 Pt 3, 15. Acta Francisci Pp. 101 a mettersi in ascolto della voce di Cristo che risuona nella Chiesa, per comprendere quale sia la propria vocazione. Vi invito ad ascoltare e seguire Gesù, a lasciarvi trasformare interiormente dalle sue parole che « sono spirito e sono vita ».12 Maria, Madre di Gesù e nostra, ripete anche a noi: « Qualsiasi cosa vi dica, fatela! ».13 Vi farà bene partecipare con fiducia ad un cammino comunitario che sappia sprigionare in voi e attorno a voi le energie migliori. La vocazione è un frutto che matura nel campo ben coltivato dell’amore reciproco che si fa servizio vicendevole, nel contesto di un’autentica vita ecclesiale. Nessuna vocazione nasce da sé o vive per se stessa. La vocazione scaturisce dal cuore di Dio e germoglia nella terra buona del popolo fedele, nell’esperienza dell’amore fraterno. Non ha forse detto Gesù: « Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri »?14 4. Cari fratelli e sorelle, vivere questa «misura alta della vita cristiana ordinaria »,15 significa talvolta andare controcorrente e comporta incontrare anche ostacoli, fuori di noi e dentro di noi. Gesù stesso ci avverte: il buon seme della Parola di Dio spesso viene rubato dal Maligno, bloccato dalle tribolazioni, soffocato da preoccupazioni e seduzioni mondane.16 Tutte queste difficoltà potrebbero scoraggiarci, facendoci ripiegare su vie apparentemente più comode. Ma la vera gioia dei chiamati consiste nel credere e sperimentare che Lui, il Signore, è fedele, e con Lui possiamo camminare, essere discepoli e testimoni dell’amore di Dio, aprire il cuore a grandi ideali, a cose grandi. « Noi cristiani non siamo scelti dal Signore per cosine piccole, andate sempre al di là, verso le cose grandi. Giocate la vita per grandi ideali! ».17 A voi Vescovi, sacerdoti, religiosi, comunità e famiglie cristiane chiedo di orientare la pastorale vocazionale in questa direzione, accompagnando i giovani su percorsi di santità che, essendo personali, « esigono una vera e propria pedagogia della santità, che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone. Essa dovrà integrare le ricchezze della proposta rivolta a tutti con le forme tradizionali di aiuto 12 13 14 15 16 17 Gv 6, 62. Gv 2, 5. Gv 13, 35. Cfr Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 31. Cfr Mt 13, 19-22. Omelia nella Messa per i cresimandi, 28 aprile 2013. 102 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale personale e di gruppo e con forme più recenti offerte nelle associazioni e nei movimenti riconosciuti dalla Chiesa ».18 Disponiamo dunque il nostro cuore ad essere « terreno buono » per ascoltare, accogliere e vivere la Parola e portare così frutto. Quanto più sapremo unirci a Gesù con la preghiera, la Sacra Scrittura, l’Eucaristia, i Sacramenti celebrati e vissuti nella Chiesa, con la fraternità vissuta, tanto più crescerà in noi la gioia di collaborare con Dio al servizio del Regno di misericordia e di verità, di giustizia e di pace. E il raccolto sarà abbondante, proporzionato alla grazia che con docilità avremo saputo accogliere in noi. Con questo auspicio, e chiedendovi di pregare per me, imparto di cuore a tutti la mia Apostolica Benedizione. Dal Vaticano, 15 gennaio 2014. FRANCESCO PP. 18 Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 31. Acta Francisci Pp. 103 IV Ad Exsecutorium Praesidem Institutionis World Economic Forum occasione Conventus Annui in loco Davos-Klosters. To Professor Klaus Schwab Executive Chairman of the World Economic Forum I am very grateful for your kind invitation to address the annual meeting of the World Economic Forum, which, as is customary, will be held at Davos-Klosters at the end of this month. Trusting that the meeting will provide an occasion for deeper reflection on the causes of the economic crisis affecting the world these past few years, I would like to offer some considerations in the hope that they might enrich the discussions of the Forum and make a useful contribution to its important work. Ours is a time of notable changes and significant progress in different areas which have important consequences for the life of humanity. In fact, “we must praise the steps being taken to improve people’s welfare in areas such as health care, education and communications”,1 in addition to many other areas of human activity, and we must recognize the fundamental role that modern business activity has had in bringing about these changes, by stimulating and developing the immense resources of human intelligence. Nonetheless, the successes which have been achieved, even if they have reduced poverty for a great number of people, often have led to a widespread social exclusion. Indeed, the majority of the men and women of our time still continue to experience daily insecurity, often with dramatic consequences. In the context of your meeting, I wish to emphasize the importance that the various political and economic sectors have in promoting an inclusive approach which takes into consideration the dignity of every human person and the common good. I am referring to a concern that ought to shape every political and economic decision, but which at times seems to be little more than an afterthought. Those working in these sectors have a precise responsibility towards others, particularly those who are most frail, weak and vulnerable. It is intolerable that thousands of people continue to die every day from hunger, even though substantial quantities of food are 1 Evangelii gaudium, 52. 104 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale available, and often simply wasted. Likewise, we cannot but be moved by the many refugees seeking minimally dignified living conditions, who not only fail to find hospitality, but often, tragically, perish in moving from place to place. I know that these words are forceful, even dramatic, but they seek both to affirm and to challenge the ability of this assembly to make a difference. In fact, those who have demonstrated their aptitude for being innovative and for improving the lives of many people by their ingenuity and professional expertise can further contribute by putting their skills at the service of those who are still living in dire poverty. What is needed, then, is a renewed, profound and broadened sense of responsibility on the part of all. “Business is – in fact – a vocation, and a noble vocation, provided that those engaged in it see themselves challenged by a greater meaning in life”.2 Such men and women are able to serve more effectively the common good and to make the goods of this world more accessible to all. Nevertheless, the growth of equality demands something more than economic growth, even though it presupposes it. It demands first of all “a transcendent vision of the person”,3 because “without the perspective of eternal life, human progress in this world is denied breathing-space”.4 It also calls for decisions, mechanisms and processes directed to a better distribution of wealth, the creation of sources of employment and an integral promotion of the poor which goes beyond a simple welfare mentality. I am convinced that from such an openness to the transcendent a new political and business mentality can take shape, one capable of guiding all economic and financial activity within the horizon of an ethical approach which is truly humane. The international business community can count on many men and women of great personal honesty and integrity, whose work is inspired and guided by high ideals of fairness, generosity and concern for the authentic development of the human family. I urge you to draw upon these great human and moral resources and to take up this challenge with determination and far-sightedness. Without ignoring, naturally, the specific scientific and professional requirements of every context, I ask you to ensure that humanity is served by wealth and not ruled by it. 2 3 4 Evangelii gaudium, 203. Benedict XVI, Caritas in veritate, 11. Ibid. Acta Francisci Pp. 105 Dear Mr Chairman and friends, I hope that you may see in these brief words a sign of my pastoral concern and a constructive contribution to help your activities to be ever more noble and fruitful. I renew my best wishes for a successful meeting, as I invoke divine blessings on you and the participants of the Forum, as well as on your families and all your work. From the Vatican, 17 January 2014. FRANCISCUS PP. 106 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale V Ad XXIX Diem Mundialem Iuventutis. Cari giovani, è impresso nella mia memoria lo straordinario incontro che abbiamo vissuto a Rio de Janeiro, nella XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù: una grande festa della fede e della fraternità! La brava gente brasiliana ci ha accolto con le braccia spalancate, come la statua del Cristo Redentore che dall’alto del Corcovado domina il magnifico scenario della spiaggia di Copacabana. Sulle rive del mare Gesù ha rinnovato la sua chiamata affinché ognuno di noi diventi suo discepolo missionario, lo scopra come il tesoro più prezioso della propria vita e condivida questa ricchezza con gli altri, vicini e lontani, fino alle estreme periferie geografiche ed esistenziali del nostro tempo. La prossima tappa del pellegrinaggio intercontinentale dei giovani sarà a Cracovia, nel 2016. Per scandire il nostro cammino, nei prossimi tre anni vorrei riflettere insieme a voi sulle Beatitudini evangeliche, che leggiamo nel Vangelo di san Matteo.1 Quest’anno inizieremo meditando sulla prima: « Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli »;2 per il 2015 propongo « Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio »;3 e infine, nel 2016, il tema sarà « Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia ».4 1. La forza rivoluzionaria delle Beatitudini Ci fa sempre molto bene leggere e meditare le Beatitudini! Gesù le ha proclamate nella sua prima grande predicazione, sulla riva del lago di Galilea. C’era tanta folla e Lui salì sulla collina, per ammaestrare i suoi discepoli, perciò quella predica viene chiamata « discorso della montagna ». Nella Bibbia, il monte è visto come luogo dove Dio si rivela, e Gesù che predica sulla collina si presenta come maestro divino, come nuovo Mosè. E che cosa comunica? Gesù comunica la via della vita, quella via che Lui stesso percorre, anzi, che Lui stesso è, e la propone come via della vera 1 2 3 4 5, 1-12. Mt 5, 3. Mt 5, 8. Mt 5, 7. Acta Francisci Pp. 107 felicità. In tutta la sua vita, dalla nascita nella grotta di Betlemme fino alla morte in croce e alla risurrezione, Gesù ha incarnato le Beatitudini. Tutte le promesse del Regno di Dio si sono compiute in Lui. Nel proclamare le Beatitudini Gesù ci invita a seguirlo, a percorrere con Lui la via dell’amore, la sola che conduce alla vita eterna. Non è una strada facile, ma il Signore ci assicura la sua grazia e non ci lascia mai soli. Povertà, afflizioni, umiliazioni, lotta per la giustizia, fatiche della conversione quotidiana, combattimenti per vivere la chiamata alla santità, persecuzioni e tante altre sfide sono presenti nella nostra vita. Ma se apriamo la porta a Gesù, se lasciamo che Lui sia dentro la nostra storia, se condividiamo con Lui le gioie e i dolori, sperimenteremo una pace e una gioia che solo Dio, amore infinito, può dare. Le Beatitudini di Gesù sono portatrici di una novità rivoluzionaria, di un modello di felicità opposto a quello che di solito viene comunicato dai media, dal pensiero dominante. Per la mentalità mondana, è uno scandalo che Dio sia venuto a farsi uno di noi, che sia morto su una croce! Nella logica di questo mondo, coloro che Gesù proclama beati sono considerati « perdenti », deboli. Sono esaltati invece il successo ad ogni costo, il benessere, l’arroganza del potere, l’affermazione di sé a scapito degli altri. Gesù ci interpella, cari giovani, perché rispondiamo alla sua proposta di vita, perché decidiamo quale strada vogliamo percorrere per arrivare alla vera gioia. Si tratta di una grande sfida di fede. Gesù non ha avuto paura di chiedere ai suoi discepoli se volevano davvero seguirlo o piuttosto andarsene per altre vie.5 E Simone detto Pietro ebbe il coraggio di rispondere: « Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna ».6 Se saprete anche voi dire « sì » a Gesù, la vostra giovane vita si riempirà di significato, e così sarà feconda. 2. Il coraggio della felicità Ma che cosa significa « beati » (in greco makarioi)? Beati vuol dire felici. Ditemi: voi aspirate davvero alla felicità? In un tempo in cui si è attratti da tante parvenze di felicità, si rischia di accontentarsi di poco, di avere un’idea « in piccolo » della vita. Aspirate invece a cose grandi! Allargate i 5 6 Cfr Gv 6, 67. Gv 6, 68. 108 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale vostri cuori! Come diceva il beato Piergiorgio Frassati, « vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la verità, non è vivere ma vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare, ma vivere ».7 Nel giorno della Beatificazione di Piergiorgio Frassati, il 20 maggio 1990, Giovanni Paolo II lo chiamò « uomo delle Beatitudini ».8 Se veramente fate emergere le aspirazioni più profonde del vostro cuore, vi renderete conto che in voi c’è un desiderio inestinguibile di felicità, e questo vi permetterà di smascherare e respingere le tante offerte « a basso prezzo » che trovate intorno a voi. Quando cerchiamo il successo, il piacere, l’avere in modo egoistico e ne facciamo degli idoli, possiamo anche provare momenti di ebbrezza, un falso senso di appagamento; ma alla fine diventiamo schiavi, non siamo mai soddisfatti, siamo spinti a cercare sempre di più. È molto triste vedere una gioventù « sazia », ma debole. San Giovanni scrivendo ai giovani diceva: « Siete forti e la parola di Dio rimane in voi e avete vinto il Maligno ».9 I giovani che scelgono Cristo sono forti, si nutrono della sua Parola e non si « abbuffano » di altre cose! Abbiate il coraggio di andare contro corrente. Abbiate il coraggio della vera felicità! Dite no alla cultura del provvisorio, della superficialità e dello scarto, che non vi ritiene in grado di assumere responsabilità e affrontare le grandi sfide della vita! 3. Beati i poveri in spirito… La prima Beatitudine, tema della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, dichiara felici i poveri in spirito, perché a loro appartiene il Regno dei cieli. In un tempo in cui tante persone soffrono a causa della crisi economica, accostare povertà e felicità può sembrare fuori luogo. In che senso possiamo concepire la povertà come una benedizione? Prima di tutto cerchiamo di capire che cosa significa « poveri in spirito ». Quando il Figlio di Dio si è fatto uomo, ha scelto una via di povertà, di spogliazione. Come dice san Paolo nella Lettera ai Filippesi: « Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso 7 8 9 Lettera a I. Bonini, 27 febbraio 1925. Omelia nella S. Messa: AAS 82 [1990], 1518. 1 Gv 2, 14. Acta Francisci Pp. 109 assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini ».10 Gesù è Dio che si spoglia della sua gloria. Qui vediamo la scelta di povertà di Dio: da ricco che era, si è fatto povero per arricchirci per mezzo della sua povertà.11 È il mistero che contempliamo nel presepio, vedendo il Figlio di Dio in una mangiatoia; e poi sulla croce, dove la spogliazione giunge al culmine. L’aggettivo greco ptochós (povero) non ha un significato soltanto materiale, ma vuol dire « mendicante ». Va legato al concetto ebraico di anawim, i « poveri di Iahweh », che evoca umiltà, consapevolezza dei propri limiti, della propria condizione esistenziale di povertà. Gli anawim si fidano del Signore, sanno di dipendere da Lui. Gesù, come ha ben saputo vedere santa Teresa di Gesù Bambino, nella sua Incarnazione si presenta come un mendicante, un bisognoso in cerca d’amore. Il Catechismo della Chiesa Cattolica parla dell’uomo come di un « mendicante di Dio »12 e ci dice che la preghiera è l’incontro della sete di Dio con la nostra sete.13 San Francesco d’Assisi ha compreso molto bene il segreto della Beatitudine dei poveri in spirito. Infatti, quando Gesù gli parlò nella persona del lebbroso e nel Crocifisso, egli riconobbe la grandezza di Dio e la propria condizione di umiltà. Nella sua preghiera il Poverello passava ore a domandare al Signore: « Chi sei tu? Chi sono io? ». Si spogliò di una vita agiata e spensierata per sposare « Madonna Povertà », per imitare Gesù e seguire il Vangelo alla lettera. Francesco ha vissuto l’imitazione di Cristo povero e l’amore per i poveri in modo inscindibile, come le due facce di una stessa medaglia. Voi dunque mi potreste domandare: come possiamo concretamente far sì che questa povertà in spirito si trasformi in stile di vita, incida concretamente nella nostra esistenza? Vi rispondo in tre punti. Prima di tutto cercate di essere liberi nei confronti delle cose. Il Signore ci chiama a uno stile di vita evangelico segnato dalla sobrietà, a non cedere alla cultura del consumo. Si tratta di cercare l’essenzialità, di imparare a 10 11 12 13 2, 5-7. Cfr 2 Cor 8, 9. N. 2559. Cfr n. 2560. 110 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale spogliarci di tante cose superflue e inutili che ci soffocano. Distacchiamoci dalla brama di avere, dal denaro idolatrato e poi sprecato. Mettiamo Gesù al primo posto. Lui ci può liberare dalle idolatrie che ci rendono schiavi. Fidatevi di Dio, cari giovani! Egli ci conosce, ci ama e non si dimentica mai di noi. Come provvede ai gigli del campo,14 non lascerà che ci manchi nulla! Anche per superare la crisi economica bisogna essere pronti a cambiare stile di vita, a evitare i tanti sprechi. Così come è necessario il coraggio della felicità, ci vuole anche il coraggio della sobrietà. In secondo luogo, per vivere questa Beatitudine abbiamo tutti bisogno di conversione per quanto riguarda i poveri. Dobbiamo prenderci cura di loro, essere sensibili alle loro necessità spirituali e materiali. A voi giovani affido in modo particolare il compito di rimettere al centro della cultura umana la solidarietà. Di fronte a vecchie e nuove forme di povertà – la disoccupazione, l’emigrazione, tante dipendenze di vario tipo –, abbiamo il dovere di essere vigilanti e consapevoli, vincendo la tentazione dell’indifferenza. Pensiamo anche a coloro che non si sentono amati, non hanno speranza per il futuro, rinunciano a impegnarsi nella vita perché sono scoraggiati, delusi, intimoriti. Dobbiamo imparare a stare con i poveri. Non riempiamoci la bocca di belle parole sui poveri! Incontriamoli, guardiamoli negli occhi, ascoltiamoli. I poveri sono per noi un’occasione concreta di incontrare Cristo stesso, di toccare la sua carne sofferente. Ma – e questo è il terzo punto – i poveri non sono soltanto persone alle quali possiamo dare qualcosa. Anche loro hanno tanto da offrirci, da insegnarci. Abbiamo tanto da imparare dalla saggezza dei poveri! Pensate che un santo del secolo XVIII, Benedetto Giuseppe Labre, il quale dormiva per strada a Roma e viveva delle offerte della gente, era diventato consigliere spirituale di tante persone, tra cui anche nobili e prelati. In un certo senso i poveri sono come maestri per noi. Ci insegnano che una persona non vale per quanto possiede, per quanto ha sul conto in banca. Un povero, una persona priva di beni materiali, conserva sempre la sua dignità. I poveri possono insegnarci tanto anche sull’umiltà e la fiducia in Dio. Nella parabola del fariseo e del pubblicano,15 Gesù presenta quest’ultimo come modello perché è umile e si riconosce peccatore. Anche la vedova che getta 14 15 Cfr Mt 6, 28. Lc 18, 9-14. Acta Francisci Pp. 111 due piccole monete nel tesoro del tempio è esempio della generosità di chi, anche avendo poco o nulla, dona tutto.16 4. … perché di essi è il Regno dei cieli. Tema centrale nel Vangelo di Gesù è il Regno di Dio. Gesù è il Regno di Dio in persona, è l’Emmanuele, Dio-con-noi. Ed è nel cuore dell’uomo che il Regno, la signoria di Dio si stabilisce e cresce. Il Regno è allo stesso tempo dono e promessa. Ci è già stato dato in Gesù, ma deve ancora compiersi in pienezza. Perciò ogni giorno preghiamo il Padre: « Venga il tuo regno ». C’è un legame profondo tra povertà ed evangelizzazione, tra il tema della scorsa Giornata Mondiale della Gioventù – « Andate e fate discepoli tutti i popoli »17 – e quello di quest’anno: « Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli ».18 Il Signore vuole una Chiesa povera che evangelizzi i poveri. Quando inviò i Dodici in missione, Gesù disse loro: « Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento ».19 La povertà evangelica è condizione fondamentale affinché il Regno di Dio si diffonda. Le gioie più belle e spontanee che ho visto nel corso della mia vita sono quelle di persone povere che hanno poco a cui aggrapparsi. L’evangelizzazione, nel nostro tempo, sarà possibile soltanto per contagio di gioia. Come abbiamo visto, la Beatitudine dei poveri in spirito orienta il nostro rapporto con Dio, con i beni materiali e con i poveri. Davanti all’esempio e alle parole di Gesù, avvertiamo quanto abbiamo bisogno di conversione, di far sì che sulla logica dell’avere di più prevalga quella dell’essere di più! I santi sono coloro che più ci possono aiutare a capire il significato profondo delle Beatitudini. La canonizzazione di Giovanni Paolo II nella seconda domenica di Pasqua, in questo senso, è un evento che riempie il nostro cuore di gioia. Lui sarà il grande patrono delle GMG, di cui è stato l’iniziatore e il trascinatore. E nella comunione dei santi continuerà ad essere per tutti voi un padre e un amico. Nel prossimo mese di aprile ricorre anche il trentesimo anniversario della consegna ai giovani della Croce del Giubileo della Redenzione. Pro16 17 18 19 Lc 21, 1-4. Mt 28, 19. Mt 5, 3. Mt 10, 9-10. 112 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale prio a partire da quell’atto simbolico di Giovanni Paolo II iniziò il grande pellegrinaggio giovanile che da allora continua ad attraversare i cinque continenti. Molti ricordano le parole con cui il Papa, la domenica di Pasqua del 1984, accompagnò il suo gesto: « Carissimi giovani, al termine dell’Anno Santo affido a voi il segno stesso di quest’Anno Giubilare: la Croce di Cristo! Portatela nel mondo, come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità, ed annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c’è salvezza e redenzione ». Cari giovani, il Magnificat, il cantico di Maria, povera in spirito, è anche il canto di chi vive le Beatitudini. La gioia del Vangelo sgorga da un cuore povero, che sa esultare e meravigliarsi per le opere di Dio, come il cuore della Vergine, che tutte le generazioni chiamano « beata ».20 Lei, la madre dei poveri e la stella della nuova evangelizzazione, ci aiuti a vivere il Vangelo, a incarnare le Beatitudini nella nostra vita, ad avere il coraggio della felicità. Dal Vaticano, 21 gennaio 2014, memoria di Sant’Agnese, vergine e martire. FRANCESCO PP. 20 Cfr Lc 1, 48. Acta Francisci Pp. 113 VI Ad XLVIII Diem Mundialem Communicationum Socialium. Cari fratelli e sorelle, oggi viviamo in un mondo che sta diventando sempre più « piccolo » e dove, quindi, sembrerebbe essere facile farsi prossimi gli uni agli altri. Gli sviluppi dei trasporti e delle tecnologie di comunicazione ci stanno avvicinando, connettendoci sempre di più, e la globalizzazione ci fa interdipendenti. Tuttavia all’interno dell’umanità permangono divisioni, a volte molto marcate. A livello globale vediamo la scandalosa distanza tra il lusso dei più ricchi e la miseria dei più poveri. Spesso basta andare in giro per le strade di una città per vedere il contrasto tra la gente che vive sui marciapiedi e le luci sfavillanti dei negozi. Ci siamo talmente abituati a tutto ciò che non ci colpisce più. Il mondo soffre di molteplici forme di esclusione, emarginazione e povertà; come pure di conflitti in cui si mescolano cause economiche, politiche, ideologiche e, purtroppo, anche religiose. In questo mondo, i media possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri; a farci percepire un rinnovato senso di unità della famiglia umana che spinge alla solidarietà e all’impegno serio per una vita più dignitosa. Comunicare bene ci aiuta ad essere più vicini e a conoscerci meglio tra di noi, ad essere più uniti. I muri che ci dividono possono essere superati solamente se siamo pronti ad ascoltarci e ad imparare gli uni dagli altri. Abbiamo bisogno di comporre le differenze attraverso forme di dialogo che ci permettano di crescere nella comprensione e nel rispetto. La cultura dell’incontro richiede che siamo disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri. I media possono aiutarci in questo, particolarmente oggi, quando le reti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi. In particolare internet può offrire maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio. Esistono però aspetti problematici: la velocità dell’informazione supera la nostra capacità di riflessione e giudizio e non permette un’espressione di sé misurata e corretta. La varietà delle opinioni espresse può essere percepita come ricchezza, ma è anche possibile chiudersi in una sfera di informazioni che corrispondono solo alle nostre attese e alle nostre idee, 114 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale o anche a determinati interessi politici ed economici. L’ambiente comunicativo può aiutarci a crescere o, al contrario, a disorientarci. Il desiderio di connessione digitale può finire per isolarci dal nostro prossimo, da chi ci sta più vicino. Senza dimenticare che chi, per diversi motivi, non ha accesso ai media sociali, rischia di essere escluso. Questi limiti sono reali, tuttavia non giustificano un rifiuto dei media sociali; piuttosto ci ricordano che la comunicazione è, in definitiva, una conquista più umana che tecnologica. Dunque, che cosa ci aiuta nell’ambiente digitale a crescere in umanità e nella comprensione reciproca? Ad esempio, dobbiamo recuperare un certo senso di lentezza e di calma. Questo richiede tempo e capacità di fare silenzio per ascoltare. Abbiamo anche bisogno di essere pazienti se vogliamo capire chi è diverso da noi: la persona esprime pienamente se stessa non quando è semplicemente tollerata, ma quando sa di essere davvero accolta. Se siamo veramente desiderosi di ascoltare gli altri, allora impareremo a guardare il mondo con occhi diversi e ad apprezzare l’esperienza umana come si manifesta nelle varie culture e tradizioni. Ma sapremo anche meglio apprezzare i grandi valori ispirati dal Cristianesimo, ad esempio la visione dell’uomo come persona, il matrimonio e la famiglia, la distinzione tra sfera religiosa e sfera politica, i principi di solidarietà e sussidiarietà, e altri. Come allora la comunicazione può essere a servizio di un’autentica cultura dell’incontro? E per noi discepoli del Signore, che cosa significa incontrare una persona secondo il Vangelo? Come è possibile, nonostante tutti i nostri limiti e peccati, essere veramente vicini gli uni agli altri? Queste domande si riassumono in quella che un giorno uno scriba, cioè un comunicatore, rivolse a Gesù: « E chi è mio prossimo? ».1 Questa domanda ci aiuta a capire la comunicazione in termini di prossimità. Potremmo tradurla così: come si manifesta la « prossimità » nell’uso dei mezzi di comunicazione e nel nuovo ambiente creato dalle tecnologie digitali? Trovo una risposta nella parabola del buon samaritano, che è anche una parabola del comunicatore. Chi comunica, infatti, si fa prossimo. E il buon samaritano non solo si fa prossimo, ma si fa carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada. Gesù inverte la prospettiva: non si tratta di riconoscere l’altro come un mio simile, ma della mia capacità di farmi simile all’altro. Comunicare 1 Lc 10, 29. Acta Francisci Pp. 115 significa quindi prendere consapevolezza di essere umani, figli di Dio. Mi piace definire questo potere della comunicazione come « prossimità ». Quando la comunicazione ha il prevalente scopo di indurre al consumo o alla manipolazione delle persone, ci troviamo di fronte a un’aggressione violenta come quella subita dall’uomo percosso dai briganti e abbandonato lungo la strada, come leggiamo nella parabola. In lui il levita e il sacerdote non vedono un loro prossimo, ma un estraneo da cui era meglio tenersi a distanza. A quel tempo, ciò che li condizionava erano le regole della purità rituale. Oggi, noi corriamo il rischio che alcuni media ci condizionino al punto da farci ignorare il nostro prossimo reale. Non basta passare lungo le « strade » digitali, cioè semplicemente essere connessi: occorre che la connessione sia accompagnata dall’incontro vero. Non possiamo vivere da soli, rinchiusi in noi stessi. Abbiamo bisogno di amare ed essere amati. Abbiamo bisogno di tenerezza. Non sono le strategie comunicative a garantire la bellezza, la bontà e la verità della comunicazione. Anche il mondo dei media non può essere alieno dalla cura per l’umanità, ed è chiamato ad esprimere tenerezza. La rete digitale può essere un luogo ricco di umanità, non una rete di fili ma di persone umane. La neutralità dei media è solo apparente: solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento. Il coinvolgimento personale è la radice stessa dell’affidabilità di un comunicatore. Proprio per questo la testimonianza cristiana, grazie alla rete, può raggiungere le periferie esistenziali. Lo ripeto spesso: tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima. E le strade sono quelle del mondo dove la gente vive, dove è raggiungibile effettivamente e affettivamente. Tra queste strade ci sono anche quelle digitali, affollate di umanità, spesso ferita: uomini e donne che cercano una salvezza o una speranza. Anche grazie alla rete il messaggio cristiano può viaggiare « fino ai confini della terra ».2 Aprire le porte delle chiese significa anche aprirle nell’ambiente digitale, sia perché la gente entri, in qualunque condizione di vita essa si trovi, sia perché il Vangelo possa varcare le soglie del tempio e uscire incontro a tutti. Siamo chiamati a testimoniare una Chiesa che sia casa di tutti. Siamo capaci di comunicare il volto di 2 At 1, 8. 116 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale una Chiesa così? La comunicazione concorre a dare forma alla vocazione missionaria di tutta la Chiesa, e le reti sociali sono oggi uno dei luoghi in cui vivere questa vocazione a riscoprire la bellezza della fede, la bellezza dell’incontro con Cristo. Anche nel contesto della comunicazione serve una Chiesa che riesca a portare calore, ad accendere il cuore. La testimonianza cristiana non si fa con il bombardamento di messaggi religiosi, ma con la volontà di donare se stessi agli altri « attraverso la disponibilità a coinvolgersi pazientemente e con rispetto nelle loro domande e nei loro dubbi, nel cammino di ricerca della verità e del senso dell’esistenza umana ».3 Pensiamo all’episodio dei discepoli di Emmaus. Occorre sapersi inserire nel dialogo con gli uomini e le donne di oggi, per comprenderne le attese, i dubbi, le speranze, e offrire loro il Vangelo, cioè Gesù Cristo, Dio fatto uomo, morto e risorto per liberarci dal peccato e dalla morte. La sfida richiede profondità, attenzione alla vita, sensibilità spirituale. Dialogare significa essere convinti che l’altro abbia qualcosa di buono da dire, fare spazio al suo punto di vista, alle sue proposte. Dialogare non significa rinunciare alle proprie idee e tradizioni, ma alla pretesa che siano uniche ed assolute. L’icona del buon samaritano, che fascia le ferite dell’uomo percosso versandovi sopra olio e vino, ci sia di guida. La nostra comunicazione sia olio profumato per il dolore e vino buono per l’allegria. La nostra luminosità non provenga da trucchi o effetti speciali, ma dal nostro farci prossimo di chi incontriamo ferito lungo il cammino, con amore, con tenerezza. Non abbiate timore di farvi cittadini dell’ambiente digitale. È importante l’attenzione e la presenza della Chiesa nel mondo della comunicazione, per dialogare con l’uomo d’oggi e portarlo all’incontro con Cristo: una Chiesa che accompagna il cammino sa mettersi in cammino con tutti. In questo contesto la rivoluzione dei mezzi di comunicazione e dell’informazione è una grande e appassionante sfida, che richiede energie fresche e un’immaginazione nuova per trasmettere agli altri la bellezza di Dio. Dal Vaticano, 24 gennaio 2014, memoria di san Francesco di Sales. FRANCISCUS PP. 3 Benedetto XVI, Messaggio per la XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 2013. Acta Francisci Pp. 117 VII Occasione XVIII Publicae Sessionis Pontificiarum Academiarum. Al Venerato Fratello Cardinale Gianfranco Ravasi Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e del Consiglio di Coordinamento tra Accademie Pontificie In occasione della XVIII Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie sono lieto di farLe pervenire il mio cordiale saluto, che volentieri estendo ai Presidenti e agli Accademici, come pure ai Cardinali, ai Vescovi, agli Ambasciatori e a tutti i partecipanti. La sessione di quest’anno, volutamente convocata nel giorno della memoria liturgica di san Tommaso d’Aquino, è stata organizzata dalla Pontificia Accademia a lui intitolata e dalla Pontificia Accademia di Teologia, e ha come tema: « Oculata fides. Leggere la realtà con gli occhi di Cristo ». Tale tema rimanda proprio ad una espressione del Doctor Angelicus citata nella Lettera Enciclica Lumen fidei. Vi ringrazio per aver voluto proporre alla riflessione questa tematica, come anche il rapporto tra l’Enciclica e la recente Esortazione apostolica Evangelii gaudium. In entrambi questi Documenti, infatti, ho voluto invitare a riflettere sulla dimensione « luminosa » della fede e sulla connessione tra fede e verità, da indagare non solo con gli occhi della mente ma anche con quelli del cuore, cioè nella prospettiva dell’amore. San Paolo afferma: « Con il cuore si crede ».1 « È in questo intreccio della fede con l’amore che si comprende la forma di conoscenza propria della fede, la sua forza di convinzione, la sua capacità di illuminare i nostri passi. La fede conosce in quanto è legata all’amore, in quanto l’amore stesso porta una luce. La comprensione della fede è quella che nasce quando riceviamo il grande amore di Dio che ci trasforma interiormente e ci dona occhi nuovi per vedere la realtà ».2 All’indomani della Risurrezione di Gesù, i suoi discepoli non contemplarono una verità puramente interiore o astratta, ma una verità che si dischiudeva loro proprio nell’incontro col Risorto, nella contemplazione della sua vita, 1 2 Rm 10, 10. Lumen fidei, 26. 118 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale dei suoi misteri. Giustamente san Tommaso d’Aquino afferma che si tratta di una oculata fides, di una fede che vede!3 Di qui derivano importanti conseguenze sia per l’agire dei credenti, sia per il metodo di lavoro dei teologi: « La verità oggi è ridotta spesso ad autenticità soggettiva del singolo, valida solo per la vita individuale. Una verità comune ci fa paura, perché la identifichiamo con l’imposizione intransigente dei totalitarismi. Se però la verità è la verità dell’amore, se è la verità che si schiude nell’incontro personale con l’Altro e con gli altri, allora resta liberata dalla chiusura nel singolo e può fare parte del bene comune … Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti ».4 Questa prospettiva – di una Chiesa tutta in cammino e tutta missionaria – è quella che si sviluppa nell’Esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale. Il « sogno di una scelta missionaria capace di rinnovare ogni cosa »5 riguarda tutta la Chiesa ed ogni sua parte. Anche le Accademie Pontificie sono chiamate a questa trasformazione, per non far mancare al Corpo ecclesiale il contributo loro proprio. Non si tratta però di fare operazioni esteriori, « di facciata ». Si tratta piuttosto, anche per voi, di concentrarsi ancora di più « sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario ».6 In tal modo « la proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, e così diventa più convincente e radiosa ».7 Per questo, cari e illustri Fratelli, domando la vostra qualificata collaborazione, al servizio della missione di tutta la Chiesa. Proprio per incoraggiare quanti, tra i giovani studiosi di teologia, vogliono offrire il proprio contributo alla promozione e alla realizzazione di un nuovo umanesimo cristiano attraverso la loro ricerca, sono lieto di assegnare ex aequo il Premio delle Pontificie Accademie, dedicato quest’anno alla ricerca teologica e allo studio delle opere di san Tommaso d’Aquino, a due giovani studiosi: il Rev. Prof. Alessandro Clemenzia, per l’opera dal titolo Nella Trinità come Chiesa. In dialogo con Heribert Mühlen, e la Prof.ssa 3 4 5 6 7 Cfr ibid., 30. Ibid., 34. Evangelii gaudium, 27. Ibid., 35. Ibid. Acta Francisci Pp. 119 Maria Silvia Vaccarezza per l’opera Le ragioni del contingente. La saggezza pratica tra Aristotele e Tommaso d’Aquino. Augurando, infine, agli Accademici e a tutti i presenti un impegno fruttuoso nei rispettivi campi di ricerca, affido ciascuno alla materna protezione della Vergine Maria, Sedes Sapientiae, domando un ricordo nella preghiera per me e per il mio ministero e di cuore imparto una speciale Benedizione Apostolica. Dal Vaticano, 28 gennaio 2014. FRANCISCUS PP. 120 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale ACTA CONGREGATIONUM CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM ABULENSIS Beatificationis seu Declarationis Martyrii Servorum Dei Iosephi Maximi Moro Briz et IV Sociorum Sacerdotum dioecesanorum († 1936) DECRETUM SUPER MARTYRIO « Christus autem unam pro peccatis offerens hostiam, in sempiternum sedet in dextera Dei [...]. Una enim oblatione consummavit in sempiternum sanctificatos » (Hebr 10, 12-14). Isti Abulenses martyres, dioecesani sacerdotes, pro fide sanguinem suum effuderunt et se intime iunxerunt cum illa Christi sacerdotis et victimae sola oblatione, sic ad sanctitatis perfectionem pervenientes. Eorum historia martyrii ad primam partem saeculi vicesimi pertinet, cum tota Hispaniae humana societas perturbata est ab actionibus et rationibus, quae per discriminationes et coercitiones cuiusdam factionis politicae-militaris adhibita sunt. Mores contra christianos et adversus Ecclesiam raptim se propagaverunt et incredibili inhumanitate et barbaria praecipue contra institutiones et homines apparuerunt. Nubes istius vehementis religiosae persecutionis implicabantur cum casibus et vicissitudinibus civilis belli (1936-1939), saevitias efficientes contra christianos et maxime contra sacerdotes et religiosos. Votum talis odii fuit omnino evertere et delere nom solum praesentiam sed etiam memoriam christianitatis in Hispania. Fines dioecesis Abulensis non exemptae sunt ab hac condicione, immo scaena fuit multorum innocentium interfectionum. Haec est brevis descriptio vitae Servorum Dei, qui ad mortem mense Augusto anno 1936 perducti sunt: 1. Servus Dei Iosephus Maximus Moro Briz, presbyter, natus est die 29 mensis Maii anno 1882 in pago v. d. Santibáñez de Béjar, Salamanticensi Congregatio de Causis Sanctorum 121 in provincia, olim in Abulensi dioecesi. Ratio studiorum ad assequendum sacerdotium ab eo iuxta seminarium dioecesanum evasa est, de doctrina et pietate bono cum exitu. Die 24 mensis Septembris anno 1910 sacerdos ordinatus est. Suo ministerio variis in ecclesiis functus est et deinde anno 1926 pagi v. d. Cebreros parochus nominatus. Eius actio vehemens fuit praecipue in pauperes et in infirmos; altissima spiritualitate praeditus, virtute exemplaris vitae testimonium fuit. Etiam Servus Dei in persecutione contra christianos versatus est. Die 22 mensis Iulii anno 1936 milites rei publicae Hispaniae primum Servum Dei in vinculis deprehendere conati sunt, sed vivis querelis et recusationibus hominum illius loci ille rursus dimissus est. Vespere autem diei 24 mensis Iulii, milites eiusdem factionis rei publicae sed aliunde provenientes parochi domum oppugnaverunt, domimum Iosephum acceperunt, in plateam duxerunt et in autocinetum onerarium conscendere coactus est. Postea, extra agrum illius pagi Servum Dei e vehiculo demiserunt et plumbo interfecerunt. Secundum testes ille haec extrema verba emisit: « Viva Cristo Rey! ». 2. Servus Dei Augustinus Bermejo Miranda, presbyter, die 10 mensis Aprilis anno 1904 in pago v. d. Puerto Castilla Abulae proximo natus est, anno 1926 ordinatus, ministerium suum ut militum cappellanus et iuxta aliquas paroecias exercuit. Humilis simplex, sedulus in apostolatu, et magnanimus in caritate semper fuit. Dum parochus pagi dicti Hoyo de Pinares erat, die 28 mensis Augusti, ad martyrium perductus est. 3. Servus Dei Damianus Gómez Jiménez, presbyter, die 12 mensis Februarii anno 1871 in pago dicto Solana de Rioalmar iuxta Abulam natus est et anno 1895 ordinatus. A fidelibus valde dilectus, ministerium multis in paroecis dioecesis exercuit. Sacerdos fuit magnae spiritualitatis et sedulissimus suo in ministerio. Die 19 mensis Augusti iuxta pagum dictum Mombeltrán occisus est. 4. Servus Dei Ioannes Mesonero Huerta, presbyter, natus est die 12 mensis Septembris anno 1913 in pago dicto Ragama iuxta Salmanticam, olim in dioecesi Abulensi et ordinatus anno 1936. Exemplar virtutum, nominatus est parochus dispensator pagi dicti El Hornillo, ubi die 15 mensis Augusti non amplius quam mense praeterito ab ordinatione, occisus est. 5. Servus Dei Iosephus García Librán, presbyter, natus est die 18 mensis Augusti anno 1909 in pago dicto Herreruela de Oropesa iuxta Toletum olim in dioecesi Abulensi. Anno 1933 sacerdos ordinatus est et ministerium suum in aliquibus paroecis exercuit. Fuit sacerdos animi vehementer probi, prae- 122 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale cipue in cura animarum infirmorum et pauperum eminuit, die 14 mensis Augusti in pago Gavilanes ubi parochus erat, trucidatus est. Isti, qui fidei testimonium in diversis casibus perhibuerunt, comprehensi sunt, calumnias, contumelias, verbera passi sunt. Isti etiam maxime sciebant fidem suam et statum vitae sacerdotalis causam capitis poenae esse illo tempore. Amor in Christum et fides in Ecclesiam etiam in adversis et angustiis in eis numquam defuit. Coacti sunt confligere cum violentia doctrinae omnino inhumanae, scientes se Christum comitari crucis in via, ante carnifices magnitudinem animi et fidens obsequium Dei voluntatis ostenderunt. Qua re sine causa publica trucidati sunt propter fidem suam et in Ecclesia ministerium. Fama martyrii quinque Servorum Dei in Ecclesia diffundebatur, qua re ab anno 1958 ad annum 1963 iuxta Curiam dioecesanam Abulensem Processus Ordinarius celebratus est, cui successit ab anno 1962 ad annum 1963 Processus super non cultu, quorum iuridica validitas ab hac Congregatione de Causis Sanctorum per Decretum diei 10 mensis Septembris anno 1999 est approbata. Exarata Positione, die 4 mensis Decembris anno 2010 Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum habitus est, positivo cum exitu. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria congregati die 5 mensis Februarii anno 2013, me Angelo Cardinale Amato praesidente, agnoverunt supradictos Servos Dei propter fidem in Christum et in Ecclesiam interfectos esse. De hisce omnibus rebus, referente subscripto Cardinale Praefecto, certior factus, Summus Pontifex Franciscus, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de martyrio eiusque causa Servorum Dei Iosephi Maximi Moro Briz, Augustini Bermejo Miranda, Damiani Gómez Jiménez, Ioannis Mesonero Huerta et Iosephi García Librán, Sacerdotum Dioecesanorum in casu et ad effectum de quo agitur. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Datum Romae, die 27 mensis Martii a.D. 2013. Angelus Card. Amato, S.D.B. Praefectus L. G S. G Marcellus Bartolucci Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis Congregatio de Causis Sanctorum 123 GIENNENSIS Beatificationis seu Declarationis Martyrii Servorum Dei Emmanuelis Basulto Jiménez Episcopi Giennensis et V Sociorum († 1936-1937) DECRETUM SUPER MARTYRIO « Quanto maiora nobis fiunt, tanto magis caritas nostra proficit secundum caritatem Iesu Christi, quae nos ubique et semper facit victores, divites et ornatos, non autem propter vires vel merita nostra, sed propter auxilium et praesidium Iesu Christi. Cum enim Dominus mirifice adamet, nullomodo ipse nos vinci permittet » (S. Ioannes De Avila, Homilia in feriam III Pentecostes). Haec eximii Ecclesiae doctoris Sancti Ioannis De Avila enarrant verba Apostoli Pauli, qui exclamat nec paupertatem neque infamiam neque famem neque mortem neque persecutionem neque cultrum a caritate Christi ipsum excludere posse. « Nihil ex his nos valet excludere ab illa, quae, licet cruentissima videantur, minime tamen perterrent », Sanctus Magister ille concludit, nec carnem nec sanguinem, sed Spiritum Sanctum singularem virtutem ad toleranda adversa suppeditare. Spiritus Sanctus equidem christifideles permultos suscitavit, ut, cruenta grassante persecutione quae dimidia quarta XX saeculi decade Ecclesiam in Hispania dire vexavit, nihil ab amore Christi discederent et crudelitatem persecutorum atque hostis nostrae salutis superarent insidias. Talibus in adiunctis maxime saucias inter dioeceses permultorum Deo consecratorum et christifidelium laicorum Ecclesia Giennensis funera spectavit templorumque suorum funestam profanationem ac vastitatem immanem. Huius dioecesis Episcopus, Emmanuel Basulto y Jiménez, qui, primus Giennensium martyrum catervae, die 17 mensis Maii anno 1869 in vico Adanero intra fines dioecesis Abulensis natus est. Ministerium presbyterale summa sollicitudine exercuit et, cum philosophiae, theologiae et iuris praecelleret doctrina, ad cathedram Lucensem in Gallecia evectus, super eam inter annos 1910 et 1919 Episcopi officio functus est. Die 18 mensis Decembris anno 1919, Episcopus Giennensis nominatus est. Magna contra Ecclesiam in Hispania inita persecutione, licet terga praebere posset, quod autem firmiter renuit, in Episcopio permansit conclusus usque ad diem 2 124 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale mensis Augusti anno 1936, cum armigeri seditiosi eum deprehenderunt atque in ecclesiam Cathedralem, tamquam carcerem ab ipsis adhibitam, adtulerunt. Nocte inter dies 11 et 12 mensis Augusti cum aliis 245 in carcerem Complutensem abductus est, sed cum tramen ferriviarium Matritum iam appropinquabat, manipulus quidam armatorum prope collem Apeadero de Santa Catalina vulgo nuncupatum inhibuit et 179 captivos illico interemit, inter quos erant Episcopus Emmanuel Basulto cum sorore sua, affinis quidam et Vicarius Generalis dioecesis, qui omnes die 12 mensis Augusti anno 1936 martyrium passi sunt. – Felix Pérez Portela, presbyter, in eodem vico Adanero intra fines dioecesis Abulensis die 21 mensis Februarii anno 1895 natus est. Doctrina theologica ac iuris canonici peritia eminuit et ministerium sacerdotale sive Matriti sive Giennii exercuit. Ineunte bello civili anno 1936, Vicarius Generalis erat dioecesis Giennensis. Episcopum suum assidue comitatus est et, eodem die 12 mensis Augusti anno 1936 sanguine pro Christo effuso, eiusdem etiam se sociavit martyrio. – Franciscus Solís Pedrajas, presbyter, in vico Marmolejo die 9 mensis Iulii anno 1877 natus est. Ministerium sacerdotale variis in paroeciis dioecesis Giennensis exercuit ac persollicitus fuit fundator et moderator Actionis Catholicae. Parochus erat in vico Mancha Real, cum die 25 mensis Iulii anno 1936 comprehensus est et in ecclesiam Cathedralem Giennesem tamquam in carcerem conclusus. Istinc aliis cum captivis die 4 mensis Aprilis anno 1937 in coemeterium de Mancha Real Servus Dei abductus atque inibi, dum cantica pietatis modulabatur sociosque in sacrificium pro Christo suscitabat, plumbis interfectus est. – Franciscus López Navarrete, presbyter, in vico Villanueva del Arzobispo die 2 mensis Martii anno 1892 natus est. Summa pauperum sollicitudine suffultus, efficaciter vocationibus ad presbyteratum et ad vitam religiosam conquirendis dedit operam et, mira pastorali navitate inflatus, mansuetudine ac benignitate omnibus carissimus fuit. Persecutione contra Ecclesiam ineunte, parochus erat in vico Orcera. Die 28 mensis Augusti anno 1936 in vico suo natali detentus est, cum imagines quae possidebat sacras prodere recusasset. Post multos cruciatus, eodem die plumbis transfossus in loco vulgo Venta de Porras nuncupato prope vicum Gútar palmam martyrii adeptus est. Congregatio de Causis Sanctorum 125 – Emmanuel Aranda Espejo, Seminarii alumnus, in loco Monte López Álvarez sub dicione Tuccitana die 22 mensis Martii anno 1906 natus est. Vocationem Domini ad sacerdotium percipiens, Seminarium dioecesanum Giennense ingressus est, ubi usque in tertium annum cursus philophicae institutionis processit. Cum Seminarii esset alumnus, deprehensus et iniuriose vexatus, in ecclesiam demum loci sui natalis conclusus est, quia blasphemias evomere atque imagines quasdam sacras prodere recusavit. Die 8 mensis Augusti anno 1936, in oliveto vicino loci plumbis transfossus interemptus est. – Iosephus Maria Poyatos Ruiz, christifidelis laicus, in vico Vilches die 20 mensis Octobris anno 1914 natus est. Adorationi Nocturnae Hispanicae et Actioni Catholicae naviter adhaesit. Ubetae in torculario olivarum fraces excolebat, unde eiectus est, quia catholicam fidem palam profitebatur. In lare mansit conclusus usque ad diem 2 mensis Octobris anno 1936, cum deprehensus est et, sequenti die, plumbis transfossus in coemeterio Ubetae martyrium passus est et inhumatus. Super horum sex Servorum Dei caedem, quae specimen est omnium eorum qui pro Domino illis in adiunctis intra fines dioecesis Giennensis vitam effuderunt, a populo christifidelium semper pro authentico martyrio habitam, apud Curiam Episcopalem Giennensem, inter annos 1994 et 1998, Inquisitio dioecesana celebrata est, cuius auctoritas et vis iuridica a Congregatione de Causis Sanctorum Decreto diei 23 mensis Octobris anno 1998 probatae sunt. Positione confecta, iuxta suetum morem, die 22 mensis Iunii anno 2010, Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum factus est, in quo prospero cum exitu disceptatum est an Servorum Dei mors verum martyrium fuisse. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria die 8 mensis Ianuarii anno 2013 habita, cui egomet ipse, Angelus Cardinalis Amato praefui, agnoverunt supradictos Servos Dei ob fidelitatem erga Christum et Ecclesiam confessam verum in odium fidei martyrium passos esse. De hisce omnibus rebus, referente subscripto Cardinale Praefecto, certior factus, Summus Pontifex Franciscus, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de martyrio eiusque causa Servorum Dei Emmanuelis Basulto Jiménez, Episcopi Giennensis, atque Felicis Pérez Portela, Francisci Solís Pedrajas et Francisci López Navarrete, Presbyterorum, necnon Emmanuelis Aranda Espejo, Semi- 126 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale narii Alumni, et Iosephi Mariae Poyatos Ruiz, Christifidelis Laici, in casu et ad effectum de quo agitur. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Datum Romae, die 27 mensis Martii a.D. 2013. Angelus Card. Amato, S.D.B. Praefectus L. G S. G Marcellus Bartolucci Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis Congregatio de Causis Sanctorum 127 PADERBORNENSIS Beatificationis et Canonizationis Ven. Servae Dei Mariae Teresiae Bonzel Fundatricis Instituti Pauperum Sororum et Tertii Ordinis Sancti Francisci ab Adoratione Perpetua « de Olpe » (1830-1905) DECRETUM SUPER MIRACULO Venerabilis Serva Dei Maria Teresia (in saeculo: Regina) Bonzel in vico v. d. Olpe in Germania die 17 mensis Septembris anno 1830 nata est. Tertii Ordinis Sancti Francisci facta est sodalis, nomen sumens religiosum Mariae Teresiae, ac dein in civitate sua natali in Vestfalia regione novae Fundationi religiosae initium dedit, quae postea, dissensionibus et seiunctionibusque superatis, sub nomine Congregationis Sororum Pauperum Sancti Francisci ab Adoratione Perpetua valde profecit, continuo eucharistico cultui, pauperum derelictorumque infantium subsidio atque infirmorum curae domi ministrandae peculiariter addicta. In difficillimis civilis cultus oppugnationis adiunctis, vulgo Kulturkampf, quae annis 1872-1882 plurimum viguerunt, Venerabilis Dei Serva aciem apostolatus missionalis Instituti extendere statuit et aliquas Sorores Lafayettopolim in Indiana dicione, ex Civitatibus Confoederatis Americae Septentrionalis, misit. Congregatio ergo inter duas despertita est Provincias, Germanicam seilicet et Americanam. Mense Februarii anno 1903, Serva Dei signa infirmioris valetudinis ostendere cepit et, mense Ianuarii anno 1905, gravissime aegrotavit. Post acerba tormenta duas hebdomadas perducta, mane diei 6 mensis Februarii anno 1905, in Olpe pie in Domino quievit. Summus Pontifex Benedictus XVI die 6 mensis Februarii anno 2010 eam virtutes theologales, cardinales iisque adnexas in modum heroum coluisse decrevit. Canonizationis respectu, Causae Postulatio iudicio huius Congregationis de Causis Sanctorum assertam subiecit miram Venerabilis Servae Dei intercessioni tributam ac in civitate Colorati Fluminis Fontibus die 22 mensis Februarii anno 1999 patratam sanationem pueri cuiusdam ab alvi diuturno profluvio ex acutae intestini viralis inflammationis contagio. Puer, enim, quattuor annos natus, aliquot iam mensibus aquoso ventri profluvio laborari ceperat, quod iterum saepiusque cotidie acribus increscentibusque abdominis molestiis comitantibus exhibebatur. Ex inspectionibus duobus hebdomadis 128 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale post peractis gravior valetudinis condicionum eminuit corruptio, quae parentes medicosque magna affecit sollicitudine, cum trepidam puer ponderis patefaceret amissionem. Alia porro peremptoria signa, sicuti purioris sanguinis proditio, medicis persuaserunt coram intestini ad virus pertinentem inflammationem esse, cuius ignorabant causam; clinicae tamen recognitiones instrumentis etiam peculiaribus confectae adeo magnae nitri praesentiam exhibuerunt copia, ut sententia suspicati tumoris surrenalis diceretur comprobata. Examen coli fibrarum opticarum instructum, in mensem Februarii anno 1999 dispositum, dilatum est, cum infirmus interdum utriusque auris inflammatione correptus esset. Tantis in difficilibus dolendisque adiunctis, Sorores duae Pauperes Sancti Francisci ab Adoratione Perpetua, quas mater pueri certiores fecerat, una gradualiter cum sociis Sororibus aliisque christifidelibus, inter quos pueruli erant parentes, novendialibus supplicationibus ad divinum confugere statuerunt auxilium, ut per Venerabilis Servae Dei Fundatricis intercessionem infirmuli a Domino impetrarent sanationem. Qui vero, die 22 mensis Februarii, pridie praescripti coli examinis, ex inopinato convaluit, summa cum propinquorum et infirmis ministrantium admiratione propter miram valetudinis repentinam et completam refectionem. Profecto clinicae perscrutationes, quae etiam insequentibus annis peractae sunt, refectam pueri valetudinem omnino recognoverunt. Continuatio temporis clarissime patuit, sicut et nexus inter invocationem Venerabilis Servae Dei et pueri sanationem, qui exinde optima gaudet valetudine normalesque vitae consuetudines gerit. De hac mira habita sanatione apud Tribunal Curiae Episcopalis Coloratensium Fontium anno 2001 Inquisitio dioecesana acta est, cuius auctoritas et vis iuridica a Congregatione de Causis Sanctorum Decreto diei 30 mensis Novembris eodem anno probatae sunt. Acta dein collecta examini et iudicio Dicasterii Medicorum Collegium subiecta sunt, quod in Sessionibus diei 10 mensis Iunii et diei 1 mensis Decembris anno 2012 sanationem rapidam, completam et duraturam, necnon inexplicabilem secundum hodiernam scientiam medicam fuisse affirmavit. Die 6 mensis Octobris anno 2012, Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum prospero cum exitu factus est ac, die 15 mensis Ianuarii anno 2013, Sessio Ordinaria Patrum Cardinalium et Episcoporum, cui egomet ipse Angelus Cardinalis Amato praefui, et in 129 Congregatio de Causis Sanctorum utroque coetu sive Consultorum sive Cardinalium et Episcoporum, posito dubio an de miraculo divinitus patrato constaret, responsum affirmativum prolatum est. Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de miraculo a Deo patrato per intercessionem Venerabilis Servae Dei Mariae Teresiae (in saeculo: Reginae) Bonzel, Fundatricis Instituti Sororum Pauperum Sancti Francisci ab Adoratione Perpetua « de Olpe » videlicet de celeri, perfecta ac constanti sanatione pueri cuiusdam a « diarrea cronica post-infettiva per enterite acuta da ‘Rotarovirus’ ». Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Datum Romae, die 27 mensis Martii a.D. 2013. Angelus Card. Amato, S.D.B. Praefectus L. G S. G Marcellus Bartolucci Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis 130 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale CONGREGATIO PRO EPISCOPIS PROVISIO ECCLESIARUM Latis drecretis a Congregatione pro Episcopis, Sanctissimus Dominus Franciscus Pp., per Apostolicas sub plumbo Litteras, iis quae sequuntur Ecclesiis sacros praefecit Praesules: die 24 Decembris 2013. — Cathedrali Ecclesiae Sancti Isidori, R.D. Gabrielem Henricum Montero Umaña, O.F.M. Conv., hactenus membrum communitatis eiusdem Ordinis in civitate Moravia. die 7 Ianuarii. — Titulari episcopali Ecclesiae Tipasensi in Numidia, R. D. Christianum Riesbeck, C.C., hactenus Cancellarium Ottaviensis, quem deputavit Auxiliarem eiusdem archidioecesis. die 8 Ianuarii. — Titulari episcopali Ecclesiae Serteitanae, R.D. Irenaeum Roman, sodalem Congregationis S. Ioseph, hactenus in archidioecesi Belemensi de Pará Parochum et Vicarium Episcopalem, quem deputavit Auxiliarem eiusdem archidioecesis. die 15 Ianuarii. — Cathedrali Ecclesise Pueblensi, R.D. Stephanum J. Berg e clero Arcis Vorthensis, hactenus eiusdem dioecesis Arcis Vorthensis Administratorem dioecesanum. — Cathedrali Ecclesiae Boni Iesu a Gurgueia, R.D. Marcum Antonium Tavoni, e clero archidioecesis Brasiliapolitanae, ibique hactenus paroeciae vulgo « Cristo Redentor de Taguatinga » Parochum. die 21 Ianuarii. — Cathedrali Ecclesiae Lingonensi, R.D. Iosephum de Metz-Noblat, hactenus Vicarium Generalem Virodunensem. die 24 Ianuarii. — Titulari episcopali Ecclesiae Mutecitanae, R.D. Myronem Iosephum Cotta, e clero dioecesis Fresnensis, hactenus Vicarium Gene- Congregatio pro Episcopis 131 ralem et Moderatorem Curiae eiusdem dioecesis, quem deputavit Auxiliarem dioecesis Sacramentensis. die 24 Ianuarii 2014. — Cathedrali Ecclesiae Harrisburgensi, Exc.mum D. Ronaldum Villelmum Gainer, hactenus Episcopum dioecesis Lexingtonensis. — Titulari episcopali Ecclesiae Baleciensi, R.D. Hervicum Gössl, e clero Bambergensi, hactenus Seminarii Maioris Bambergensis et Herbipolensis Vice Rectorem, quem deputavit Auxiliarem eiusdem archidioecesis. die 25 Ianuarii. — Cathedrali Ecclesiae Ventimiliensi-Sancti Romuli, R.D. Antonium Suetta e clero dioecesis Albinganensis-Imperiae, hactenus ibidem Seminarii dioecesani Rectorem necnon Curiae dioecesanae Oeconomum. die 29 Ianuarii. — Titulari episcopali Ecclesiae Feraditanae maiori, R.D. Stephanum Santos Silva Filho, hactenus in archidioecesi Victoriensi de Conquista paroeciae « Nossa Senhora das Candeias » Parochum, quem deputavit Auxiliarem archidioecesis Sancti Salvatoris in Brasilia. — Cathedrali Ecclesiae Guaruliensi, Exc.mum D. Edmilson Amador Caetano, O.Cist., hactenus Episcopum Barretensem. die 31 Ianuarii. — Cathedrali Ecclesiae Montis Politiani-Clusinae-Pientinae, R.D. Stephanum Manetti e clero archidioecesis Florentinae, hactenus ibidem Capituli Metropolitani Sanctae Mariae Floris Canonicum, Seminarii Maioris Archiepiscopalis Florentini Rectorem necnon Officii dioecesani pro Vocationibus Praepositum. — Episcopali Ecclesiae Oleastrensi, R.D. Antonium Mura, e clero dioecesis Algarensis-Bosanensis, hactenus Moderatorem Ephemeridis Hebdomadalis eiusdem dioecesis et in Regione Sarda Curatorem Rerum Culturalium Conferentiae Episcoporum Italiae. die 1 Februarii. — Titulari episcopali Ecclesiae Tetcitanae, R.D. Aloisium Ferdinandum Ramos Pérez, e clero archidioecesis Sancti Iacobi in Chile, ibique Seminarii Rectorem et Vicarium Episcopalem, quem constituit Auxiliarem eiusdem archidioecesis. 132 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale die 1 Februarii 2014. — Titulari episcopali Ecclesiae Simingitanae, R.D. Gallum Fernández Villaseca, e clero archidioecesis Sancti Iacobi in Chile, ibique Vicarium Episcopalem, quem constituit Auxiliarem eiusdem archidioecesis. die 6 Februarii. — Titulari episcopali Ecclesiae Thuccensi in Mauretania, R.D. Han Lim Moon, hactenus Sanctorum Cosmae et Damiani Parochum in archidioecesi Bonaërensi, quem constituit Auxiliarem dioecesis Foromartiniensis. Congregatio pro Gentium Evangelizatione 133 CONGREGATIO PRO GENTIUM EVANGELIZATIONE I. PROVISIO ECCLESIARUM Franciscus divina Providentia Pp., latis decretis a Congregatione pro Gentium Evangelizatione, singulis quae sequuntur Ecclesiis sacros Pastores dignatus est assignare. Nimirum per Apostolicas sub plumbo Litteras praefecit: die 19 Septembris 2013. — R.D. Ramirum Lopez, I.V.E., missionarium et Parochum in oppido vulgo Dushanbe, quem constituit Superiorem ecclesiasticum Missioni « sui iuris » Tadzikistaniae. die 28 Septembris. — Exc.mum D. Paulum Bùi Văn Doc, hactenus Episcopum Mythoënsem, quem constituit Archiepiscopum Coadiutorem Sedi Hochiminhopolitanae. die 11 Octobris. — Titulari episcopali Ecclesiae Maximianensi in Byzacena, R.D. Tsegaye Keneni Derera, e clero Neanthopolitano et Vicarium Generalem Vicariatus Apostolici Nekemteënsis, quem constituit Coadiutorem Vicarii Apostolici Soddensis. die 15 Octobris. — Cathedrali Ecclesiae Uviraënsi, Exc.mum D. Sebastianum Muyengo Mulombe, hactenus Episcopum titularem Stratherniensem et Auxiliarem archidioecesis Kinshasanae. — Cathedrali Ecclesiae Mackenziensi-Arcis Smith, R.D. Marcum Hagemoen, e clero Vancuveriensi, hactenus Moderatorem Collegiorum Catholicorum Corporis Christi et Sancti Marci. 134 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale die 17 Octobris 2013. — Cathedrali Ecclesiae Allahbadensi, Exc.mum D. Randulfum Manjaly, hactenus Episcopum Varanasiensem. die 19 Octobris. — Cathedrali Ecclesiae Hakhanensi, R.D. Lucium Hre Kung, hactenus Parochum templi Cathedralis et Vicarium Generalem eiusdem dioecesis. die 29 Octobris. — Metropolitanae Ecclesiae Ibadanensi, Exc.mum D. Gabrielem ‘Leke Abegunrin, hactenus Episcopum dioecesis Osogboanae. — Titulari episcopali Ecclesiae Bidensi, R.D. Aurelium Patricium Bonilla Bonill, O.F.M., hactenus Vicarium provincialem Ordinis Fratrum Minorum in Aequatoria, quem constituit Vicarium Apostolicum Galapagensem. die 30 Octobris. — Cathedrali Ecclesiae Miriensi, R.D. Richardum Ng, hactenus Rectorem Seminarii Maioris archidioecesis Kuchingensis. die 14 Novembris. — Metropolitanae Ecclesiae Lahorensi, Exc.mum D. Sebastianum Franciscum Shaw, O.F.M., hactenus Episcopum titularem Tiniensem nec non Auxiliarem Lahorensem et Administratorem Apostolicum « sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis » eiusdem archidioecesis. die 21 Novembris. — Metropolitanae Ecclesiae Blantyrensi, Exc.mum D. Thomam Msusa, S.M.M., hactenus Episcopum Zombaënsem. — Cathedrali Ecclesiae Bogorensi, R.D. Paschalem Brunonem Syukur, O.F.M., hactenus Definitorem Generalem Ordinis Fratrum Minorum Romae. — Titulari episcopali Ecclesiae Muzucensi in Proconsulari, R.D. Celmo Lazzari, C.S.I., hactenus Vicarium Apostolicum Napensem, quem constituit Vicarium Apostolicum Sancti Michaëlis de Sucumbíos. die 23 Novembris. — Titulari episcopali Ecclesiae Casamedianensi, R.D. Medardum de Jesús Henao del Río, M.X.Y., hactenus Magistrum Novitiorum Instituti Yarumalensis pro Missionibus ad Exteras Gentes, quem constituit Vicarium Apostolicum Mituensem. Congregatiopro Gentium Evangelizatione 135 die 27 Novembris 2013. — Metropolitanae Ecclesiae Antsirananensi, Exc. mum D. Beniaminum Marcum Balthason Ramaroson, C.M., hactenus Episcopum Farafanganensem. die 29 Novembris. — Cathedrali Ecclesiae Manziniensi, R.P. Iosephum Aloisium Gerardum Ponce de León, I.M.C., hactenus Vicarium Apostolicum Ingvavumensem. die 30 Novembris. — Cathedrali Ecclesiae Mansaënsi, R.D. Patricium Chisanga, O.F.M. Conv., olim Superiorem provincialem Ordinis Fratrum Minorum Conventualium in Zambia. die 3 Decembris. — Titulari episcopali Ecclesiae Pariensi in Proconsulari, R.D. Iosephum Carreño Quiñónez, M.X.Y., hactenus Vicarium Generalem Instituti Yarumalensis pro Missionibus ad Exteras Gentes, quem constituit Vicarium Apostolicum Iniridanum. — Titulari episcopali Ecclesiae Severianensi, R.D. Carolum Albertum Correa Martínez, e clero Sonsonensi-Rivi Nigri, hactenus Directorem Societatis Missionariae Sacerdotalis Sancti Pauli, quem constituit Vicarium Apostolicum Guapiensem. die 6 Decembris. — Cathedrali Ecclesiae Mangociensi, Exc.mum D. Monfort Stima, hactenus Episcopum titularem Puppitanum et Auxiliarem Archidioecesis Blantyrensis. die 7 Decembris. — Episcopum Coadiutorem Bubantinum, R.D. Georgium Bizimana, e clero Ngoziensi, hactenus Rectorem Seminarii Maioris Ioannis Pauli II archidioecesis Kitegaënsis. die 9 Decembris. — Cathedrali Ecclesiae Balasorensi, R.D. Simonem Kaipuram, C.M., hactenus Rectorem et Professorem apud Aquinas College in Gopalpur, dioecesis Berhampurensis. die 28 Decembris. — Cathedrali Ecclesiae Sultanpetensi, noviter conditae in India, R.D. Petrum Abir Antonisamy, e clero Pondicheriensi et Cuddalorensi, hactenus Directorem Emmaus Spirituality Centre. 136 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale die 30 Decembris 2013. — Titulari episcopali Ecclesiae Puppitanae, R.D. Timotheum Yu Gyoung-chon, Moderatorem Instituti Archidioecesani Navitatis Pastoralis, quem constituit Auxiliarem archidioecesis Seulensis. — Titulari episcopali Ecclesiae Tamazucensi, R.D. Petrum Chung Soontaek, O.C.D., hactenus Definitorem Generalem Ordinis Fratrum Discalceatorum B. Mariae V. de Monte Carmelo, quem constituit Auxiliarem archidioecesis Seulensis. Congregatiopro Gentium Evangelizatione II. 137 NOMINATIONES Peculiaribus datis decretis, Congregatio pro Gentium Evangelizatione ad suum beneplacitum renuntiavit: die 20 Septembris 2013. — Exc.mum. D. Stephanum Iosephum Reichert, O.F.M. Cap., Archiepiscopum Madanganum, Administratorem Apostolicum « sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis » dioecesis Ueuakensis. — Exc.mum. D. Rogerum Laurentium Schwietz, O.M.I., Archiepiscopum Ancoragiensem, Administratorem Apostolicum « sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis » dioecesis de Fairbanks. die 28 Septembris. — Exc.mum. D. Paulum Bùi Văn Doc, Archiepiscopum Coadiutorem Hochiminhopolitanum, Administratorem Apostolicum « sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis » dioecesis Mythoënsis. die 29 Octobris. — Exc.mum. D. Felicem Alaba Adeosin Job, Archiepiscopum emeritum Ibadanensem, Administratorem Apostolicum « sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis » eiusdem archidioecesis usquedum novus Episcopus possessionem capiat. die 1 Novembris. — Exc.mum. D. Emmanuelem Barbara, O.F.M. Cap., Episcopum Malindiensem, Administratorem Apostolicum « sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis » archidioecesis Mombasaënsis. die 29 Novembris. — Exc.mum. D. Iosephum Aloisium Gerardum Ponce de León, I.M.C., Episcopum Manziniensem, Administratorem Apostolicum « sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis » Vicariatus Apostolici Ingvavumensis. die 5 Decembris. — Exc.mum. D. Antonium Bayter Abud, M.X.Y., Vicarium Apostolicum emeritum Iniridanum, Administratorem Apostolicum « sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis » eiusdem Vicariatus Apostolici usquedum novus Episcopus possessionem capiat. die 9 Decembris. — Exc.mum. D. Thomam Thiruthalil, C.M., Episcopum emeritum Balasorensem, Administratorem Apostolicum « sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis » eiusdem dioecesis usquedum novus Episcopus possessionem capiat. 138 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale ACTA BENEDICTI XVI PP. LITTERAE APOSTOLICAE I Venerabili Dei Servae Annae Mariae Janer Anglarill Beatorum honores decernuntur. BENEDICTUS PP. XVI Ad perpetuam rei memoriam. — « Deus caritas est, et, qui manet in caritate, in Deo manet, et Deus in eo manet » (1 Io 4, 16). Venerabilis Dei Serva Anna Maria Janer Anglarill vitam impense duxit iuxta haec verba evangelica minimos amando, eisdem ministrando. Etenim illa vultum Dei dolentis crevit in istis, praesertim in indigentibus et infirmis. Ipsa est nata familiae prorsus christianae die anno MDCCC XVIII mensis Decembris Cervariae, in regione Illerdensi in Hispania. Inde ab infantia demonstravit se tantum moveri coram pauperibus et aegrotantibus ut curam eis praestaret quotiescumque eos invisebat in valetudinario sui oppidi. His in doloris adiunctis, Venerabilis Serva Dei ardens desiderium sensit Dominum plane sequendi per vitam consecratam. Anno MDCCCXIX recepta est in Con- gregationem Filiarum Caritatis Cervariae, Institutum iuris dioecesani, sub tutela Episcopi Celsonensis, quod operam dabat aegrotantibus et infirmis curandis in urbis valetudinario. Hoc in loco ea servitium praestitit fere XX annos, ubi etiam muneribus aegrorum ministrae, docentis et novitiarum magistrae est functa. Antista communitatis anno MDCCCXXX nominata, multas difficultates sus- tinere debuit propter plurimas publicarum eversiones ab anno ad annum MDCCCXXXVI MDCCCXXXIII grassantes. Etenim cum regimen illius temporis communitates religiosas supprimeret, Servam Dei eiusque sorores ex valetudinario, in quo humile caritatis 139 Acta Benedicti XVI Pp. servitium praestabant expulsit. Nihilominus illa, spiritu nullatenus delapsa, unitatem communitatis servavit et firmo in proposito vitae consecratae et servitii erga infirmos, dirigens et administrans aegrotorum curam in militaribus valetudinariis tempore belli ab anno MDCCCXL. MDCCCXXXVII usque ad annum Post bellum exsilio in Francogallia multata est, ubi est morata quattuor annos. Cum in Hispaniam rediisset, Superiorissa valetudinarii in loco Castelltort est nominata. Anno MDCCCXLIX mense Ianuario Mater Anna Maria et Soror Maria Teresa Solá ex valetudinario Castelltort migrarunt in Domum Caritatis. Illic remansit decem annos et totam se dicavit educationi et operibus caritatis erga pupillos, infantes pauperes, iuvenes, seniores, eosque omnes qui adiumento aut cura indigebant. Anno MDCCCLVIII, Episcopus Urgellensis, Excellentissimus Dominus Iosephus Caixal, petivit ab illa ut valetudinarium dirigeret et operam daret instructioni religiosae in regione suburbana. Quam invitationem illa humiliter accepit. Anno itaque MDCCCLIX, duobus cum pos-tulantibus, se contulit ad oppidum vulgo La Seu d’Urgell ut ministerium suum inciperet. Breviter auctus est numerus religiosarum ac magis magisque communitas circa Servam Dei tantum est corroborata, ut anno MDCCCLX Episcopus ap- probaverit regulam, a Matre Anna Maria sibi praebitam, Instituti Sororum a Sacra Familia de Urgell. Anno MDCCCLXVIII nova rerum publicarum ever- siones sensum hostilitatis rursum commovit, ita ut varia instituta religiosa clauderentur atque Serva Dei eiusque sorores expellerentur. Hac de causa, Reverendissimus Dominus Iosephus Caixal decrevit Institutum a Sacra Familia committere curae presbyteri Iosephi Manyanet, qui postea Sanctorum honores recepit quique novam formam Instituto impertiit, sorores scilicet ad vitam contemplativam necnon claustralem inducens. Hoc autem propositum plures dissensiones inter sorores induxit, ita ut novus Episcopus Urgellensis, Excellentissimus Dominus Salvator Casañas, anno MDCCCLXXIX curam spiritualem Instituti Reverendo Domino Iosepho Manyanet adimeret et eiusdem administrationem Servae Dei restitueret, iura et onera muneris Superiorissae illi iterum concedens. Anno MDCCCLXXX Venerabilis Serva Dei Antistita Generalis Instituti est electa. Quo munere per tres annos fungens, vitam Instituti instauravit et novas domus aperuit. Venerabilis Dei Serva ultimos annos vitae suae egit in meditatione et oratione apud domum in oppido vulgo Talarn, omnibus clarum testimonium vitae religiosae osten- 140 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale dens. Etenim ex oratione vires necessarias sine intermissione percipiebat ad opera persequenda inter multas tribulationes. Cum ultimum suum desiderium patefecerit, nempe ut in solo sepeliretur tamquam paenitens pro Christi amore,Venerabilis Dei Serva animam efflavit die anno XI mensis Ianuarii MDCCCLXXXV. Cum autem post obitum fama eius sanctitatis percrebruisset, Episcopus Urgellensis Processum Ordinarium incohavit die LIV, XIII mensis Maii anno MCM- cuius validitas iuridica agnita est a Congregatione de Causis Sanctorum per Decretum die I Ianuarii anno Consilium Historicorum documenta pertinentia ad cau- MMII, mensis Ianuarii anno MCMXCIV latum. Die XV mensis sam perpendit. Consilium deinde Theologorum, in Congressu Peculiari die XXIV mensis Octobris anno MMVIII habito, de virtutibus heroicis a Dei Serva exercitis disceptavit, positivo quidem cum exitu. Patres deinde Cardinales et Episcopi, in Sessione Ordinaria die XVI mensis Iunii anno MMIX coadu- nati, illam sententiam de virtutibus approbaverunt. Nos Ipsi decrevimus ut Decretum super virtutibus ederetur a Congregatione de Causis Sanctorum die III mensis Iulii anno MMIX. Rebus a iure statutis rite peractis, quaedam sanatio proposita est quae, Serva Dei intercedente, divinitus patrata dicebatur. Quam sanationem Medicorum Consilium, in Sessione diei Octobris anno Die XIII MMIX, XV mensis ex naturae legibus inexplicabilem fuisse affirmavit. mensis Ianuarii anno MMX actus est Congressus Peculiaris Consul- torum Theologorum, qui eam sanationem intercessioni Venerabilis Servae Dei attribuerunt. Die XVI sequentis mensis Novembris Patres Cardinales et Episcopi se congregaverunt in Sessione Ordinaria; quo in coetu, posito dubio an de miraculo divinitus patrato constaret, responsum affirmativum prolatum est. Die X mensis Decembris anno MMX licentiam Congregationi de Causis Sanctorum dedimus de miraculo Decretum evulgandi atque statuimus ut beatificationis ritus die VIII insequentis mensis Octobris in La Seu d’Urgell in Hispania celebraretur. Hodie igitur, in La Seu d’Urgell in Hispania, de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E. Cardinalis Amato, Praefectus Congregationis de Causis Sanctorum, textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos Venerabilem Dei Servam Annam Mariam Janer Anglarill in Beatorum numerum adscribimus: 141 Acta Benedicti XVI Pp. Nos, vota Fratris Nostri Ioannis Henrici Vives Sicilia, ArchiepiscopiEpiscopi Urgellensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Serva Dei Anna Maria Janer Anglarill, virgo, fundatrix Instituti Sororum a Sacra Familia de Urgell, quae, mulier humilis, fortis et dives in misericordia, sine ulla exceptione et discrimine servitium praebuit cunctis indigentibus et infirmis, Beatae nomine in posterum appelletur, eiusque festum die undecima Ianuarii, qua in caelum est nata, in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Cum vero in dies crescat necessitas christianorum qui pupillis, invalidis ac senibus curam et evangelicam ferant spem atque laetitiam, animos fidelium suscitare cupimus ut propriam suam partem assumant in missione Ecclesiae ad gentes dilatanda. Haec beata mulier praeclarum attulit exemplum sensus vere caritatis christiani imitandi. Ideo per suam intercessionem, excitentur illae heroicae vires ac animi fortitudo ut verum bonum hominum promoveatur et cuiusque fratris curandi necessitas servetur ad maiorem Dei gloriam. Quae denique per has Litteras decrevimus et nunc et in posterum firma esse volumus, rebus quibuslibet contrariis non obstantibus. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die mensis Octobns, anno Domini MMXI, VIII Pontificatus Nostri septimo. De mandato Summi Pontificis c Tharsicius card. Bertone Secretarius Status Loco G Plumbi In Secret. Status tab., n. 169.175 142 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale II Venerabili Dei Servo Iustino Mariae Russolillo caelitum Beatorum tribuitur dignitas. BENEDICTUS PP. XVI Ad perpetuam rei memoriam. — « Secundum eum, qui vocavit vos, sanctum, et ipsi sancti in omni conversatione sitis » (1 Pe 1, 15). Studiose Deo vocanti respondit Iustinus Maria Russolillo, qui eum ad sanctitatem vocabat atque de Regno Dei omnino sollicitus, vocationibus ad sacerdotalem religiosamque vitam perquirendis, et ipsis in « Vocationario » curandis, sese devovit. Sacerdotibus et Religiosis redimendis etiam dedit operam. Iste presbyter, Ecclesiae et animarum studiosus, in loco Pianura prope Neapolim die XVIII mensis Ianuarii anno MDCCCXCI ortus est. Cum inde a puero vocationem ad sacerdotium sanctitatemque animadverteret, Puteolis die XVIII mensis Novembris anno MCMI in Seminarium ingressus est. Ut Seminarii tiro cum illius loci pueris suas ferias agebat. In domesticis hortis eos recipiebat, quos catechismum docebat quosque ad precationem vitamque eucharisticam perducebat. « Tot ecclesiasticarum religiosarumque vocationum germina in compluribus et optimis pueris » percipere sic conabatur. Presbyterali suae vocationi fidelis, mundanis illecebris minime cessit. Die XX mensis Septembris anno MCMXIII in Cathedrali templo Puteolano ordinationem sacerdotalem recepit. Parochus renuntiatus sancti Georgii Martyris in loco Pianura, anno MCMXX Societatem Divinorum Vocationum condidit et subsequenti anno Sororum Vocationistarum. Postea etiam Institutum saeculare Apostolarum Vocationistarum universalis sanctificationis, ut nunc appellatur. Omnia eius proposita signaculo sanctitatis ac divinae cum Sanctissima Trinitate coniunctionis informabantur. Eius quoque salutatio quae erat: « fac sis sanctus » vel « Iesus Maria Ioseph », desiderium patefaciebat et missionem renuntiabat. Asceta et mysticus, operam dabat ut mansuetudo, in virtutibus theologalibus exercendis, difficilem indolem vinceret. Vim hauriebat ex Verbo Dei, Eucharistia, precatione, cum Deo coniunctione ac suavi erga Virginem Mariam devotione, quam amabiliter invocabat: « Domina Nostra divinarum vocationum ora pro nobis ». In se 143 Acta Benedicti XVI Pp. defixus, compositus, humilis, oboediens, illibatus sacerdotis secundum Dei cor imaginem prae se ferebat necnon boni pastoris ardorem ostendebat qui omnibus, praesertim pauperibus, languentibus et temptatis, bonum verbum et benevolam hilaritatem dispensabat. Ut concionator et scriptor indefessus fuit Verbi minister. Per continuatam catechesim, eucharisticum apostolatum, familiae pastorale opus, paroecialis communitas elata est, quae ideo « sanctitatis domus » et multarum vocationum locus facta est. Suum opus etiam in sacerdotes religiososque iuvandos, in difficultatibus versantibus, convertit. Propter vocationum studia multa incommoda est passus. Numquam tamen conquestus est, cum Virginis Mariae tutelae se commisisset. Apostolicis fatigationibus consumptus, leuchaemia debilitatus, sed maxime Deo fisus, suo in suburbio die II mensis Augusti anno MCMLV titatis fama, qua vivus fruebatur, post mortem est aucta. Die Ianuarii anno MCMLXXX obiit. SancXVII mensis beatificationis Causa per Processum Cognitionalem celebratum super vita et virtutibus apud Curiam archiepiscopalem Neapolitanam inchoata est, qui die est adductus et XXIII XIII mensis Maii anno mensis Ianuarii anno MCMLXXXVI MCMLXXXV ad finem est comprobatus per Decretum Congregationis de Causis Sanctorum. In Congressu Peculiari diei VII mensis Februarii anno MCMXCVII theologi Consultores eius virtutes appro- baverunt. Etiam Patres Cardinales et Episcopi die mensis Novembris XVIII anno MCMXCVII in Sessione Ordinaria coadunati edixerunt Dei Servum virtutes heroum in modum exercuisse. Ioannes Paulus II die anno MCMXCVII XVIII mensis Decembris de hac re Decretum evulgavit. Beatificationis causa sanatio quaedam perpensa est alicuius dominae, quae carcinomate maligno correpta est. Medici Consultores die XVIII mensis Ianuarii anno MCMIX, inexplicabilem sanationem illam putarunt et Theologi Consultores, in peculiari Congressione die XII mensis Decembris anno MMIX coadunati, hanc sanationem Venerabi- lis Dei Servi Iustini Mariae Russolillo intercessioni assignaverunt. Eadem sententia fuerunt Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria die mensis Iunii anno MMX coadunati. Nos Ipsi facultatem fecimus ut Congrega- tio de Causis Sanctorum Decretum super miraculo die MMX I I mensis Iulii anno foras efferret atque statuimus ut beatificationis ritus in loco Pianura, Neapoli, die VII mensis Maii celebraretur. Hodie igitur de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus Amato, Congregationis de Causis Sanctorum Praefectus, textum Littera- 144 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale rum Apostolicarum legit, quibus Nos in Beatorum numerum Venerabilem Dei Servum Iustinum Mariam Russolillo adscribimus: Nos, vota Fratris Nostri Ianuarii Pascarella, Episcopi Puteolani, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Servus Dei Iustinus Maria Russolillo, presbyter, Fundator Societatis Divinarum Vocationum, qui indefesso labore promovit apostolatum pro universali sanctificatione, ardenter incitavit vocationes sacerdotales et religiosas, fideliter Evangelium Populo Dei praedicavit, Beati nomine in posterum appelletur, eiusque festum die altera Augusti, qua in caelum est natus, in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Quod autem decrevimus, volumus et nunc et in posterum tempus vim habere, contrariis rebus minime quibuslibet officientibus. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die VII mensis Maii, anno MMXI, Pontificatus Nostri septimo. De mandato Summi Pontificis c Tharsicius card. Bertone Secretarius Status Loco G Plumbi In Secret. Status tab., n. 156.550 145 Acta Benedicti XVI Pp. III Venerabili Dei Servo Iosepho Toniolo Beatorum honores decernuntur. BENEDICTUS PP. XVI Ad perpetuam rei memoriam. — « Dum venio, attende lectioni, exhortationi, doctrinae » (1 Tm 4, 13). Hanc Sancti Pauli hortationem mirabiliter secutus, Venerabilis Dei Servus Iosephus Toniolo transformavit universitarium docendi munus in modum scientiam et fidem arcte coniungendi, et sic christianam fidem attulit in ambitum culturae, saecularismo nimium affectae, ut iuvenes illuminarentur et catholica vita in societate civili demonstraretur. Hic verus Christi apostolus, die VII mensis Martii anno MDCCCXLV Tarvisi est natus, dum Venetiis Collegium Marci Foscarini frequentabat, admodum Reverendum Aloisium Dalla Vecchia novit, qui magna cum sapientia et aequo animo eum moderabatur. Lauream in iurisprudentia Patavii anno MDCCCLXVII adeptus est ac sequenti anno hic Servus Dei nominatus est Vices Gerens Cathedrae iurispoliticae eadem in facultate Universitatis. Sic inivit praeclarum curriculum universitarium, quo scientiam et fidem, integritatem academicam et amorem erga Ecclesiam coniungere potuit. Spiritum operosae caritatis in Deum et proximum exercuit, divinae providentiae se commendavit, pacato ac forti animo voluntati Dei adhaesit atque tutelae Virginis Mariae Sanctorumque firmiter est fisus. Vocatione matrimoniali mature deliberata, uxorem duxit Mariam Schiratti die MDCCCLXXVIII. IV mensis Septembris anno Hi coniuges septem liberos in lucem ediderunt. Etsi indole dissimiles, ita tamen coniungebantur ut sacramentum matrimonii tamquam verum gratiae et sanctificationis totius familiae fontem habuerint. Vita interior Venerabilis Dei Servi detegebatur in primis ex scriptis spiritalibus, ex quibus oritur insuper eius sensus oboedientiae. Vixit Ecclesiae se committens eodem animo eademque fide quibus Ipsi Deo se commendaverat. Ecclesiam censuit esse utpote Christum Ipsum per saecula viventem. Erga Vicarium Christi filialem excoluit devotionem, quippe quem tamquam vocem Dei exaudiret. Qua de causa perassiduam oboedientiam exhibuit atque deditum animum ad incepta sumenda. Firmiter ratus est Christum Eccle- 146 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale siam regere in terris per Summum Pontificem et ideo oboedientiam erga Eum fidem certissimam reddere. Eo tempore Catholici satagebant societati civili multum conferre. Die XXIX mensis Iunii anno MDCCCLXVII « Societas Iuventutis Catholicae Italicae » orta est, quae prius nucleus fuit institutorum Operis Congressuum ac deinde Actionis Catholicae. De hortatu sui moderatoris spiritus, Venerabilis Dei Servus in publico participavit Opus Congressuum tantummodo post confimiationem academiae positionis. Postea autem magno ingenio sollertique industria operis Operi Congressuum subvenit, promovens in primis officia catholicorum in rebus socialibus. Hunc finem assecutus et a Summo Pontifice Leone XIII sustentatus, anno CLXXXIX MDCC- constituit Unionem Catholicam pro Studiis Socialibus. Duobus post annis litterae encyclicae « Rerum novarum » foras sunt datae. Venerabilis Dei Servus, simul cum aliis, antesignanus haberi potest in re sociali, cuius genuinus exstitit apostolus. Plurima fuerunt eius incepta ad inspirationem doctrinae socialis Ecclesiae in rem oeconomicam necnon in societatem inserendam. Hanc ob rem ille oeconomicam et sociologicam theoriam excogitavit, qua inexorabile ethicum pondus extolleretur, etiam coram legibus oeconomicis. Propugnatorem se praebuit iurium opificum, quae eo tempore nondum erant universim recognita. Vires impendit ad requiem festivam opificibus observandam, ad horarium laboris temperandum, ad exiguam proprietatem tuendam, ad opus mulierum puerorumque moderandum. Pro certo habens oeconomiam et sociologiam depravari diffuso culturae ambitu, intuitus est necessariam esse renovationem operis catholicorum in omnibus scientiae provinciis, unde ortum habuit Universitas Catholica cuius ipse rector exstitit. Quem ad finem Societatem Catholicam pro studiis scientificis anno MDCCCLXXXXIX promovere incoepit. A Pio PP. X stimulatus, simul cum Lovanii professore, deinde Cardinale, Desiderato Mercier, instituit Societatem Catholicam Internationalem ad Studia Scientifica Promovenda, quae paulo post, proh dolor, in irritum cecidit. Primis decenniis vicesimi saeculi, prae eversione Operis Congressuum, vocatus est ad redintegrandam Actionem Catholicam. Anno MCMVII in Italia provexit « Hebdomadas Sociales ». Interea dum rebus culturalibus et socialibus fovendis se dabat, sollicitum quoque praebere se potuit de opere academico ac praesertim de re familiari. Suo in proposito vitae multum temporis orationi tribuebat. Itaque diem incipere consueverat participando Sanctam Missam, et tempus reperiebat 147 Acta Benedicti XVI Pp. ad recitandum Rosarium Mariale aliasque pias devotiones, etiamsi plurimis negotiis detinebatur. Ille extremam vitae partem inivit anno MCMXVIII haud paucos dolores perferens, tum in corpore propter morbos tum in spiritu ob direptam Europae pacem. Bellum animum eius valde vexavit. Quod autem supernaturali sensu experiebatur, sapienti ardentique pacis desiderio Benedicti XV omnino consentiens. Novissimi dies eius vitam cum Deo arte coniunctam demonstrarunt. Lecto affixus, facultatem obtinuit a Summo Pontifice altare apparandi in cubiculo ad Sanctam Missam participandam, ut dolores suos Redemptoris Passioni cotidie iungere posset. E vita excessit in festivitate Beatae Mariae Virginis a Rosario, quam semper singulari prosecutus est cultu, die scilicet mensis Octobris anno VII MCMXVIII. De rogatu Foederationis Universitariae Catholicae Italicae, cui tota Actio Catholica adhaesit necnon Universitas Catholica a Sacro Corde, Episcopus Pisanus incohavit Processum Informativum die MCMXLI. mensis Decembris anno Canonicorum Processuum auctoritas et vis a Congregatione de Causis Sanctorum per Decretum sunt probatae die Die XVII XVI mensis Februarii anno MCMLXXI, VIII mensis Iulii anno MCMLV. habitus est Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum, qui edixerunt Servum Dei virtutes heroum in modum servavisse; huic sententiae Patres Cardinales et Episcopi assensum quoque tulerunt in Sessione Ordinaria die XXIX mensis Martii anno MCMLXXI congregati. Quocirca Summus Pontifex Paulus VI huiusmodi decretum vulgari iussit die XXXI mensis Maii eiusdem anni. Beatificationis respectu, ser- vatis omnibus de iure servandis, quaedam asserta mira sanatio, Servi Dei intercessioni tributa, exhibita est. Collegium Medicorum, in sessione diei XXVIII mensis Februarii anno MMVIII, una voce edixit sanationem inexplica- bilem fuisse, quam sententiam Consultores Theologi die XXIX mensis Aprilis sequenti anno approbaverunt, asserentes sanationem per intercessionem Servi Dei a Deo patratam. Cardinales et Episcopi Congregationis de Causis Sanctorum, in Sessione Ordinaria diei XI mensis Ianuarii anno MMXI, eandem sanationem verum fuisse miraculum agnoverunt. Ideo Nosmet Ipsi die mensis Ianuarii MMXI XIV mandavimus ut Decretum super miro a Congregatione de Causis Sanctorum conscriberetur atque statuimus ut beatificationis ritus die XXIX mensis Aprilis anno MMXII Romae celebraretur. Hodie igitur, in Basilica Sancti Pauli extra moenia, de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Salvator S.R.E. Cardinalis De Giorgi, textum Lit- 148 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale terarum Apostolicarum legit, quibus Nos Venerabilem Dei Servum Iosephum Toniolo in Beatorum numerum adscribimus: Nos, vota Fratris Nostri Ioannis Pauli Benotto, Archiepiscopi Metropolitae Pisani, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Servus Dei Iosephus Toniolo, paterfamilias, laicus Actionis Catholicae, iuvenum in Veritate quaerenda sapiens educator, Regni Dei testis in provincia culturae, oeconomiae et politicae, Beati nomine in posterum appelletur, eiusque festum die septima Octobris, qua in caelum ortus est, in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Quae vero per has Litteras decrevimus et nunc et in posterum firma esse volumus, rebus quibuslibet contrariis non obstantibus. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die mensis Aprilis, anno Domini MMXII, XXIX Pontificatus Nostri octavo. De mandato Summi Pontificis c Tharsicius card. Bertone Secretarius Status Loco G Plumbi In Secret. Status tab., n. 194.473 149 Acta Benedicti XVI Pp. IV Venerabili Dei Servae Mariae Troncatti Beatorum honores decernuntur. BENEDICTUS PP. XVI Ad perpetuam rei memoriam. — « Vita in sequela Christi, casti, pauperis et oboedientis ita fit vivens ‘exegesis’ Verbi Dei. » (Benedictus XVI, Adhortatio apostolica postsynodalis Verbum Domini, 83). Vita Mariae Troncatti radices egit in Evangelio testificando, et ipsa satis est confirmata veritate huius sententiae, ita ut varios per vitae suae gradus in plenitudine Evangelio se dicaverit. Dei Serva nata est in oppido vulgo Còrteno Golgi, ex provincia et dioecesi Brixiensi, die anno MDCCCLXXXIII. XVI mensis Februarii Postero die baptizata est in ecclesia paroeciali. Illa, tam in familia quam in paroecia, in veritatibus fidei capiendis eminuit necnon in catechesi diligenter comprehendenda. Sex annos nata primam Communionem recepit; ex quo die celebrationi Sanctae Missae assidue intererat sanctamque Communionem crebrius recipiebat secundum frequentiam illo tempore consuetam. Statim ut maiorem attigit aetatem, ingressa est Institutum Filiarum Mariae Auxiliatricis et die MCMVIII XVII mensis Septembris anno vota religiosa nuncupavit. Grassante primo universali bello, missa est ut ad infirmorum assistentiam se pararet, de quibus curam adhibuit apud Societatem a Cruce Rubra in valetudinario militari oppidi vulgo Varazze in Liguria. Materna sollicitudine magnopere studebat solatium afferre corpore et animo iuvenibus a bello revertentibus. Anno MCMXXII, liberaliter respondens suae missionali vocationi, destinata est in silvam Amazonicam in Aequatoria, ut indigenas vulgo shuar evangelizaret. Multa quidem fuerunt opera quae ipsa illic peregit: morbo afflictis subveniebat; parva valetudinaria et medicamentaria constituit, ut primam assistentiam indigentibus praestaret, ad sectiones quoque chirurgicas recurrendo. Vires ad omnia hauriebat de colloquio cum Deo, Patre miserentissimo qui omnes amplectitur omniumque miseretur, item de auxilio Mariae Virginis, Matris suavissimae et sollicitae necnon de spe paradisi venturi. Eius apostolatus semper impulsus est sollicitudine aeternae omnium salutis. Quamvis parva creatura, minuta sed operosa, persuasum habuit se insertam esse in consilium amoris Dei 150 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale Salvatoris necnon in multiplicem operam evangelizationis Ecclesiae. Animum praesertim vertebat ad pueros et feminas adulescentes, saepe contemptas ex consuetudine et more maiorum. Anno MCMXXX singularis exstitit eventus: primum etenim duo iuvenes shuar, libere ac sua sponte absque praevio familiarum consensu, christiano more matrimonium contraxerunt. Pueri, pestilentia saepe afflicti, ad sororem Mariam recurrebant, appellantes eam madrecita buena ac abuelita quae eos curabat, solabatur et compatiebatur illis cum morbus ingravescebat. Opera missionalia, sub invocatione Virginis Auxiliatricis et Sancti Ioannis Bosco, diffundebantur per loca deserta Salesianis sodalibus cooperantibus. Florentes sedes missionales in Macas, Sucúa, Sevilla Don Bosco studium testantur Sororis Mariae, quae anno MCMXLVII fundamenta iecit parvi valetudinarii in Sucúa. Inter opera promo- tionis adulescentibus destinata praecipua fuerunt instructio ad ministras aegrorum apparandas et cursus formationis pro sponsis et de rebus domesticis (e.g. de sutura, culina, doctrina hygienica, cura puerorum etc.). Soror Maria summo gaudio est perfusa cum, anno MCMLXI, in valetudinario novum sectorem maternitati destinatum inauguravit. Illa caritate erga indigenas shuar compulsa, spiritum inceptorum amplificat et prae difficultatibus animo non demittitur; immo roborabatur oratione assidua, de qua vires sumebat ad constantem exercendum apostolatum. Cum vero eversores quidam plura aedificia missionis incendissent et destruxissent, atque christianos et sorores variis minarum signis vexavissent, Soror Maria, potiusquam ad ultionem decurreret, suam vitam Sponso divino obtulit pro pace inter populum shuar et colonos. Quae oblatio Deo peraccepta exstitit. Paucis autem post hebdomadis, die XXV mensis Augusti anno MCMLXIX, via aerea se conferens ad secessus spirituales faciendos, parva aeronavis ex caelo se praecipitavit. Ipsa sola victima decessit. Cum exsequiae celebrabantur, populus, maerore afflictus, sanctitatem eius testificatus est. Omnes ob eius signa liberalitatis ac et mirae heroicitatis « sanctam » appellaverunt eam. Sanctitatis fama Venerabilis Servae Dei Sororis Mariae Troncatti ita crevit ut pervestigatio dioecesana in Vicariatu Apostolico Mendezensi annis MCMLXXXVI – MCMLXXXVII instructa sit, quam validam agnovit Congregatio de Causis Sanctorum per Decretum die VII mensis Iulii anno MCMLXXXIX promulgatum. Voto favorabili Consultorum Theologorum habito in eorundem Congressu Peculiari die altero mensis Maii anno MMVIII, Patres Cardinales et Episcopi 151 Acta Benedicti XVI Pp. in Sessione Ordinaria die VII mensis Octobris anno MMVIII sententiam de re confirmaverunt. Nos Ipsi mandavimus ut Congregatio de Causis Sanctorum Decretum conscriberet super heroicis Servae Dei virtutibus. Beatificationis respectu, exhibita est sanatio quaedam, quae mira censebatur. Consilium Medicorum Congregationis de Causis Sanctorum die MMXI VII mensis Aprilis anno hanc sanationem ex scientia inexplicabilem fuisse affirmavit. Congres- sus Peculiaris Consultorum Theologorum die XXII mensis Octobris anno MMXI actus est et die XXI mensis Februarii anni MMXII facta est Patrum Cardinalium atque Episcoporum Sessio Ordinaria. Utroque in coetu, sive Consultorum sive Cardinalium et Episcoporum, posito dubio num de miraculo constaret divinitus patrato, responsum est prolatum affirmativum. Nos Ipsi die X mensis Maii anno MMXII iussimus ut Congregatio de Causis Sanctorum Decretum super miraculo adscriberet et ideo statuimus ut beatificationis ritus in oppido vulgo Macas in Aequatoria die MMXII XXIV mensis Novembris anno celebraretur. Hodie igitur, in oppido Macas in Aequatoria, de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E. Cardinalis Amato, Praefectus Congregationis de Causis Sanctorum, textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos Venerabilem Dei Servam Mariam Troncatti in Beatorum numerum adscribimus: Nos, vota Fratris Nostri Nestoris Vitalis Montesdeoca Becerra, S.D.B., Vicarii Apostolici Mendezensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Serva Dei Maria Troncatti, Soror professa ex Congregatione Filiarum Mariae Auxiliatricis, indefatigabilis missionaria in terra Amazonensi, fidelis testis misericordiae divinae, impavida operatrix reconciliationis et pacis, Beatae nomine in posterum appelletur, eiusque festum die quinta et vicesima mensis Augusti, qua in caelum nata est, in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Hoc autem praecipue novae evangelizationis tempore opera Beatae Mariae Troncatti celebrari cupimus, quippe quae singulari studio laboraverit ut caritas Christiana revera ad omnes homines extenditur sine discrimine stirpis seu condicionis socialis. 152 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale Quae deinque per has Litteras decrevimus et nunc et in posterum firma esse volumus, rebus quibuslibet contrariis non obstantibus. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die primo et vicesimo mensis Novembris, in Praesentatione Beatae Mariae Virginis, anno Domini bis millesimo duodecimo, Pontificatus Nostri octavo. De mandato Summi Pontificis c Tharsicius card. Bertone Secretarius Status Loco G Plumbi In Secret. Status tab., n. 200.631 Diarium Romanae Curiae 153 DIARIUM ROMANAE CURIAE Il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza Ufficiale per la presentazione delle Lettere Credenziali: Giovedì, 9 gennaio, S.E. il Signor Séverin Mathias Akeo, Ambasciatore di Costa d’Avorio; Giovedì, 6 febbraio, S.E. la Signora Wafaa Ashraf Moharram Bassim, Ambasciatore della Repubblica Araba di Egitto. Il Romano Pontefice ha altresì ricevuto in Udienza: Venerdì, 24 gennaio, S.E. il Signor François Hollande, Presidente della Repubblica di Francia; Lunedì, 3 febbraio, Sua Altezza Tui Atua Tupua Tamasese Efi, Capo di Stato di Samoa. 154 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale SEGRETERIA DI STATO NOMINE Con Brevi Apostolici il Santo Padre Francesco ha nominato: 31 gennaio 2014 S.E.R. Mons. Franco Coppola, Arcivescovo titolare di Vinda, finora Nunzio Apostolico in Burundi, Nunzio Apostolico nella Repubblica Centroafricana. 5 febbraio » S.E.R. Mons. Santo Gangemi, Arcivescovo titolare di Umbriatico, Nunzio Apostolico in Guinea, Nunzio Apostolico in Mali. Con Biglietti della Segreteria di Stato: Il 7 Gennaio 2014 il Santo Padre ha adottato i seguenti provvedimenti nella Pontificia Commissione per l’America Latina: 14 Gennaio 2014 — ha confermato Presidente l’Eminentissimo Signor Cardinale Marc Ouellet; — ha confermato Segretario l’Illustrissimo Professore Guzmán Carriquiry; — ha nominato Consigliere l’Eccellentissimo Monsignore Lorenzo Baldisseri, Arcivescovo tit. di Diocleziano Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi; — ha confermato Consiglieri gli Eminentissimi Signori Cardinali: Antonio Cañizares Llovera, William Joseph Levada, Leonardo Sandri, Francesco Monterisi; e gli Eccellentissimi Monsignori: Jean-Louis Brugués, José Horacio Gómez, Marcelo Sánchez Sorondo; — ha confermato Membri gli Eminentissimi Signori Cardinali: Nicolás de Jesús López Rodríguez, Jaime Lucas Ortega y Alamino, Norberto Rivera Carrera, Julio Terrazas Sandoval, Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, Juan Luis Cipriani Thorne, Cláudio Hummes, Jorge Liberato Urosa Savino, Francisco Robles Ortega, Odilo Pedro Scherer, Paolo Romeo, Raymundo Damasceno Assis, Rubén Salazar Gómez, Stanisław Rylko; e gli Eccellentissimi Monsignori: Emilio Carlos Berlie Belaunzarán, Mario Antonio Cargnello, Héctor Rubén Aguer, Nicolás Cotugno Fanizzi, Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, Geraldo Lyrio Rocha, Leopoldo José Brenes Solórzano, José Guadalupe Martín Rábago, Orlando Antonio Corrales García, Juan José Asenjo Pelegrina, Franz-Josef Overbeck. Il Santo Padre: — ha nominato Membri della Commissione Cardinalizia di vigilanza dell’Istituto per le Opere di Religione gli Eminentissi- Diarium Romanae Curiae 155 mi Signori Cardinali: Christoph Schönborn, Arcivescovo di Wien; Thomas Christopher Collins, Arcivescovo di Toronto; Santos Abril y Castello, Arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore; e l’Eccellentissimo Monsignor Pietro Parolin, Arcivescovo tit. di Acquapendente, Segretario di Stato. — ha confermato Membro della medesima Commissione Cardinalizia l’Eminentissimo Signor Cardinale JeanLouis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. 14 gennaio 2014 l’Ill.mo Signore Prof. Vincenzo Buonomo, Capo Ufficio della Rappresentanza Pontificia presso le Organizzazioni e Organismi delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (F.A.O., I.F.A.D., P.A.M.) e Direttore del Corso di laurea in Giurisprudenza presso la Pontificia Università Lateranense in Roma, Consigliere dello Stato della Città del Vaticano, per un quinquennio. 21 » I Rev.di Mons. Antonio Bartolacci, finora Capo della Cancelleria, e Padre Manuel Saturino da Costa Gomes, S.C.I., finora Docente di Diritto Canonico presso la Facoltà di Teologia e Direttore dell’Istituto Superiore di Diritto Canonico nella Universidade Católica Portuguesa, Giudice del Tribunale Patriarcale di Lisboa, Prelati Uditori del Tribunale della Rota Romana. » » » il Santo Padre: — ha confermato Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici l’Eminentissimo Signor Cardinale Stanisław Ryłko e Segretario l’Eccellentissimo Monsignor Josef Clemens; — ha nominato ad quinquennium Membri del Pontificio Consiglio per i Laici gli Em.mi Cardinali: Christoph Schönborn, Arcivescovo di Wien (Austria); Angelo Scola, Arcivescovo di Milano (Italia); John Njue, Arcivescovo di Nairobi (Kenya); Reinhard Marx, Arcivescovo di München und Freising (Rep. Federale di Germania); Willem Jacobus Eijk, Arcivescovo di Utrecht (Paesi Bassi); Luis Antonio G. Tagle, Arcivescovo di Manila (Filippine); João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica; gli Ecc.mi Monsignori: Charles Joseph Chaput, Arcivescovo di Philadelphia (Stati Uniti d’America); Orani João Tempesta, Arcivescovo di São Sebastião do Rio de Janeiro (Brasile); gli Ill.mi Signori: Dott. Yago De La Cierva (Spagna), Docente di Gestione e Comunicazione di Crisi presso la Facoltà di Comunicazione Sociale Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce in Roma; » 156 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale Dott.ssa Irene Egle Laumenskaite, Docente del Centro Studi e Ricerca Religiosa presso l’Università di Vilnius (Lituania); Dott. Fabrice Hadjadj, Direttore dell’Institut Européen d’Études Anthropologiques Philanthropos di Friburgo (Svizzera); Dott.ssa Jocelyne Khoueiry, Fondatrice delle Associazioni La Libanaise-Femme du 31 mai e Oui à la vie (Libano); Dott. Franco Miano, Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana; Dott.ssa Geneviève Amélie Mathilde Sanze (Repubblica Centroafricana), Rappresentante per l’Africa del Segretariato Internazionale per l’Economia di Comunione. — ha inoltre nominato ad quinquennium Consultori del medesimo Pontificio Consiglio per i Laici gli Ecc.mi Monsignori: Alberto Taveira Corrêa, Arcivescovo di Belém do Pará (Brasile); Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto (Italia); Anders Arborelius, Vescovo di Stockholm (Svezia); Dominique Rey, Vescovo di Fréjus-Toulon (Francia); Christoph Hegge, Vescovo tit. di Sicilibba, Ausiliare di Münster (Rep. Federale di Germania); il Rev.do Sac. Arturo Cattaneo, Professore presso la Facoltà di Diritto Canonico S. Pio X di Venezia (Italia); il Rev.do Padre Fra Hans Stapel, O.F.M., Fondatore e Presidente dell’Associazione Internazionale di Fedeli Famiglia della Speranza (Brasile); gli Ill.mi Signori: Dott.ssa Alejandra Keen Von Wuthenau, Superiora Generale della Fraternità Mariana della Riconciliazione (Perú); Dott. Laurent Landete, Moderatore della Communauté de l’Emmanuel (Francia); Dott. Mimmo Muolo, Giornalista del Quotidiano Avvenire (Italia); Dott.ssa Marguerite A. Peeters (Stati Uniti d’America), Direttrice dell’Institute far Intercultural Dialogue Dynamics (Belgio); Prof.ssa Silvia Recchi (Italia), Docente di Diritto Canonico presso l’Università Cattolica dell’Africa Centrale a Yaoundé (Camerún); Dott.ssa Maite Uribe Bilbao (El Salvador), Direttrice Generale dell’Istituzione Teresiana. — ha confermato Membri del Pontificio Consiglio per i Laici, usque ad octogesimum annum, gli Em.mi Cardinali: Lluís Martínez Sistach e Paolo Romeo; in aliud quinquennium, gli Em.mi Cardinali: Josip Bozanić, Stanisław Dziwisz, Robert Sarah; gli Ill.mi Signori: Prof. Cari Albert Anderson, Saïd A. Azer, Dott. Marcello Bedeschi, Tanios Chahwan, Sig.ra Pilar Escudero de Jensen, Sig. ra Christiana Habsburg-Lothringen, Sig.ra Katarina Hulmanova, Sig.na Yuk-fai Rosa Lai, Dott. Manfred Lütz, Prof. Josep Miró i Ardèvol, Sig.ra Michelle Moran, Prof. Norbert Müller, Guilherme Vaz, Prof. Karol Źyczkowski. Diarium Romanae Curiae 157 — ha anche confermato in aliud quinquennium Consultori dello stesso Pontificio Consiglio per i Laici l’Ecc.mo Mons. Józef Michalik; i Rev.di Signori: Mons. Libero Gerosa, Julián Carrón, Luis Felipe Navarro Marfá; il Rev.do P. Gianfranco Ghirlanda, S.I.; gli Ill.mi Signori: Prof.ssa Helen M. Alvaré, Moysés Louro de Azevedo Filho, Prof. Giorgio Feliciani, Francisco José Gómez de Argüello Wirtz, Dott. Salvatore Martínez, Prof. Andrea Riccardi, Dott.ssa Maria Emmaus Voce. 21 gennaio 2014 il Santo Padre: — ha confermato Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, fino alla scadenza del mandato, Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Kurt Koch e Segretario, in aliud quinquennium, Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Brian Farrell, Vescovo titolare di Abitine (in data 28 Gennaio 2014): — ha inoltre confermato i Membri e i Consultori dello stesso Pontificio Consiglio fino alla scadenza dei rispettivi mandati. » » » Sua Santità ha inoltre nominato, ad quinquennium, Consultori della Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo l’Ecc.mo Mons. Christopher Charles Prowse, Vescovo di Sale (Australia); il Rev.do P. Christian Rutishauser, S.I. (Svizzera), Membro della Commissione di Dialogo Ebraico-Cattolico delle Conferenze Episcopali Svizzera e Tedesca; il Prof. Gregor Maria Hoff (Rep. Federale di Germania), Docente di Teologia Fondamentale e Teologia Ecumenica presso l’Università di Salisburgo e Membro della Commissione di Dialogo Ebraico-Cattolico della Conferenza Episcopale Tedesca. — ha anche confermato, in aliud quinquennium, Consultori della medesima Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo gli Ecc.mi Monsignori: Kevin John Patrick McDonald, Giacinto-Boulos Marcuzzo, William Francis Murphy; i Rev.di Signori: Mons. Pier Francesco Fumagalli, Lawrence E. Frizzel, Joseph Sievers; i Rev.di Padri: Pierbattista Pizzaballa, O.F.M, Patrick Desbois, dell’Ist. del Prado. » » » 28 » » S.E.R. Mons. Ilson de Jesús Montanari, Arcivescovo titolare di Capocilla, Segretario della Congregazione per i Vescovi, Segretario del Collegio Cardinalizio. 30 » » — ha nominato Presidente ad interim dell’Autorità di Informazione Finanziaria S.E.R. Mons. Giorgio Corbellini, Vescovo titolare di Abula, il quale conserva gli uffici di Presidente dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica e della Commissione Disciplinare della Curia Romana. 158 Acta Apostolicæ Sedis – Commentarium Officiale NECROLOGIO 12 gennaio 2014 Mons. Francis Deniau, Vescovo em. di Nevers (Francia). 13 » » Mons. Alphonsus Augustus Sowada, O.S.C., Vescovo em. di Agats (Indonesia). 15 » » Mons. José de Jesús García Ayala, Vescovo em. di Campeche (Messico). 20 » » Mons. John Mackey, Vescovo em. di Auckland (Nuova Zelanda). 25 » » Mons. Kurt Krenn, Vescovo em. di Sankt Pölten (Austria). 30 » » Mons. Benedict John Osta, S.I., Arcivescovo em. di Patna (India). » » » Mons. Cornellius John Pasichny, O.S.B.M., Eparca em. dell'Eparchia di Toronto degli Ucraini (Canada). 3 febbraio » Mons. Rosendo Álvarez Gastón, Vescovo em. di Almeria (Spagna). 4 » » Mons. Hubert Luthe, Vescovo em. di Essen (Germania).