An. et vol. CIX 7 Aprilis 2017 N. 4 ACTA APOSTOLICAE SEDIS COMMENTARIUM OFFICIALE Directio: Palazzo Apostolico – Città del Vaticano – Administratio: Libreria Editrice Vaticana ACTA FRANCISCI PP. LITTERAE APOSTOLICAE MOTU PROPRIO DATAE “Sanctuarium in Ecclesia” Quibus competentiae de Sanctuariis ad Pontificium Consilium de Nova Evangelizatione Promovenda transferuntur. 1. Il Santuario possiede nella Chiesa una « grande valenza simbolica »1 e farsi pellegrini è una genuina professione di fede. Attraverso la contemplazione dell’immagine sacra, infatti, si attesta la speranza di sentire più forte la vicinanza di Dio che apre il cuore alla fiducia di essere ascoltati ed esauditi nei desideri più profondi.2 La pietà popolare, che è una « autentica espressione dell’azione missionaria spontanea del Popolo di Dio »,3 trova nel Santuario un luogo privilegiato dove poter esprimere la bella tradizione di preghiera, di devozione e di affidamento alla misericordia di Dio inculturati nella vita di ogni popolo. Fin dai primi secoli, infatti, si pensò al pellegrinaggio anzitutto verso i luoghi dove Gesù Cristo aveva vissuto, annunciato il mistero dell’amore del Padre e, soprattutto, dove si trovava un segno tangibile della sua risurrezione: la tomba vuota. I pellegrini, successivamente, si misero in cammino verso i luoghi dove, secondo le diverse tradizioni, si trovavano le tombe degli Apostoli. Nel corso dei secoli, infine, il pellegrinaggio si estese anche a quei 1 Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Direttorio su pietà popolare e liturgia. Principi e orientamenti (2002), 263. 2 Cfr V Conferenza Generale dell’Episcopato Latino-americano e dei Caraibi, Documento di Aparecida, 29 giugno 2007, 259. 3 Esort. ap. Evangelii gaudium, 122. 336 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale luoghi, diventati ormai la maggioranza, dove la pietà popolare ha toccato con mano la misteriosa presenza della Madre di Dio, dei Santi e dei Beati.4 2. I Santuari permangono fino ai nostri giorni in ogni parte del mondo come segno peculiare della fede semplice e umile dei credenti, che trovano in questi luoghi sacri la dimensione basilare della loro esistenza credente. Qui sperimentano in modo profondo la vicinanza di Dio, la tenerezza della Vergine Maria e la compagnia dei Santi: un’esperienza di vera spiritualità che non può essere svalutata, pena il mortificare l’azione dello Spirito Santo e la vita di grazia. Molti Santuari sono stati a tal punto percepiti come parte della vita delle persone, delle famiglie e delle comunità da aver plasmato l’identità di intere generazioni, fino ad incidere sulla storia di alcune nazioni. Il grande afflusso di pellegrini, la preghiera umile e semplice del popolo di Dio alternata alle celebrazioni liturgiche, il compiersi di tante grazie che molti credenti attestano di aver ricevuto e la bellezza naturale di questi luoghi permettono di verificare come i Santuari, nella varietà delle loro forme, esprimono un’opportunità insostituibile per l’evangelizzazione nel nostro tempo. 3. Questi luoghi, nonostante la crisi di fede che investe il mondo contemporaneo, vengono ancora percepiti come spazi sacri verso cui andare pellegrini per trovare un momento di sosta, di silenzio e di contemplazione nella vita spesso frenetica dei nostri giorni. Un desiderio nascosto fa sorgere in molti la nostalgia di Dio; e i Santuari possono essere un vero rifugio per riscoprire se stessi e ritrovare la necessaria forza per la propria conversione. Nel Santuario, infine, i fedeli possono ricevere un sostegno per il loro cammino ordinario nella parrocchia e nella comunità cristiana. Questa osmosi tra il pellegrinaggio al Santuario e la vita di tutti i giorni è un valido aiuto per la pastorale, perché le consente di ravvivare l’impegno di evangelizzazione mediante una testimonianza più convinta. Pertanto, camminare verso il Santuario e partecipare alla spiritualità che questi luoghi esprimono sono già un atto di evangelizzazione, che merita di essere valorizzato per il suo intenso valore pastorale.5 4 Cfr Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti, Il pellegrinaggio nel grande Giubileo del 2000 (25 aprile 1998), 12-17. 5 Cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 124.126. Acta Francisci Pp. 337 4. Per sua stessa natura, dunque, il Santuario è un luogo sacro dove la proclamazione della Parola di Dio, la celebrazione dei Sacramenti, in particolare della Riconciliazione e dell’Eucaristia, e la testimonianza della carità esprimono il grande impegno della Chiesa per l’evangelizzazione; e perciò si caratterizza come genuino luogo di evangelizzazione, dove dal primo annuncio fino alla celebrazione dei sacri misteri si rende manifesta la potente azione con cui opera la misericordia di Dio nella vita delle persone. Attraverso la spiritualità propria di ogni Santuario, i pellegrini sono condotti con la “pedagogia di evangelizzazione”6 ad un impegno sempre più responsabile sia nella loro formazione cristiana, sia nella necessaria testimonianza di carità che ne scaturisce. Il Santuario, inoltre, contribuisce non poco all’impegno catechetico della comunità cristiana; 7 trasmettendo, infatti, in modo coerente ai tempi il messaggio che ha dato inizio alla sua fondazione, arricchisce la vita dei credenti, offrendo loro le ragioni per un impegno nella fede8 più maturo e consapevole. Nel Santuario, infine, si spalancano le porte ai malati, alle persone disabili e, soprattutto, ai poveri, agli emarginati, ai rifugiati e migranti. 5. Alla luce di queste considerazioni risulta chiaro che i Santuari sono chiamati a svolgere un ruolo nella nuova evangelizzazione della società di oggi e che la Chiesa è chiamata a valorizzare pastoralmente le mozioni del cuore che si esprimono attraverso le peregrinazioni ai Santuari e ai luoghi di devozione. Perciò, volendo favorire lo sviluppo della pastorale che viene svolta nei Santuari della Chiesa, ho deciso di trasferire al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione le competenze che, in virtù dell’art. 97, 1° della Cost. ap. Pastor Bonus, erano finora attribuite alla Congregazione per il Clero e anche quelle previste nell’art. 151 della medesima Costituzione riguardo ai viaggi per motivi di pietà, senza pregiudizio, però, dei compiti delle legittime Autorità ecclesiastiche e di quelli che, in virtù di leggi speciali, spettano ad altri organismi nei confronti di determinati Santuari. Di conseguenza, stabilisco che in avvenire sarà compito del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione: Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 48. Cfr Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti, Il Santuario, memoria, presenza e profezia del Dio vivente (8 maggio 1999), 10. 8 Cfr 1 Ts 1, 3. 6 7 338 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale a) l’erezione di Santuari internazionali e l’approvazione dei rispettivi statuti, a norma dei cann. 1232-1233 CIC; b) lo studio e l’attuazione di provvedimenti che favoriscano il ruolo evangelizzatore dei Santuari e la coltivazione in essi della religiosità popolare; c) la promozione di una pastorale organica dei Santuari come centri propulsori della nuova evangelizzazione; d) la promozione di incontri nazionali e internazionali per favorire un’opera comune di rinnovamento della pastorale della pietà popolare e del pellegrinaggio verso luoghi di devozione; e) la promozione della specifica formazione degli operatori dei Santuari e dei luoghi di pietà e devozione; f) la vigilanza affinché venga offerta ai pellegrini, nei luoghi di percorrenza, una coerente e sostenuta assistenza spirituale ed ecclesiale che permetta il maggiore frutto personale di queste esperienze; g) la valorizzazione culturale e artistica dei Santuari secondo la via pulchritudinis quale modalità peculiare dell’evangelizzazione della Chiesa. Tutto ciò che ho deliberato con questa Lettera apostolica in forma di Motu Proprio, ordino che sia osservato in tutte le sue parti, nonostante qualsiasi cosa contraria anche se degna di particolare menzione, e stabilisco che venga promulgato mediante la pubblicazione sul quotidiano L’Osservatore Romano, entrando in vigore quindici giorni dopo la promulgazione, e quindi inserito negli Acta Apostolicae Sedis. Dato nella Città del Vaticano l’11 febbraio 2017, Memoria liturgica di Nostra Signora di Lourdes, anno IV di Pontificato. FRANCESCO 339 Acta Francisci Pp. LITTERAE APOSTOLICAE I Venerabili Servae Dei Mariae Christinae a Sabaudia Beatorum honores decernuntur. FRANCISCUS PP. Ad perpetuam rei memoriam. — « Credo in Deum, spero in Deum, diligo Deum ». Hac sollemni fidei professione, compendio videlicet suae brevis sed evangelicae vitae, Venerabilis Serva Dei Maria Christina a Sabaudia, Regni Utriusque Siciliae regina, terrestrem vitam concludit atque domui regis mirantique populo christianae perfectionis certam viam ostendit. In urbe Calari die XIV mensis Novembris anno MDCCCXII nata est tamquam ultima filia Victorii Emmanuelis I a Sabaudia et Mariae Teresiae Habsburgensis. Sapienter a matre educata et spiritualiter temperata a patre Olivetano Ioanne Baptista Terzi, infantiam et iuventutem vixit in palatio regio Taurinensi ac post patris mortem Genuae. Eius venustas, cultura atque dotes morales et spirituales effecerunt, ut illius temporis principes eam uxorem ducere cuperent. Post longas orationes ad Dei voluntatem discernendam, die XXI mensis Novembris anno MDCCCXXXII in sanctuario Dominae Nostrae de Aquasancta in loco Voltri (Genuae) coniugium iniit cum Ferdinando de Borbone, Regni Utriusque Siciliae rege. Die XXX eiusdem mensis pervenit Neapolim, novam patriam, ubi maximo cum gaudio est accepta. Christi amore capta, persuasum habens se in alto positam esse, ut bonum facilius operaretur, nobilitatem census in gratiae nobilitatem commutare novit, vera caritatis regina facta. Opem suam talentum effecit in regno caelorum collocandum. Regalis eius dignitas non fuit impedimentum, sed gradus ut iuvenili cum festinatione usque ad culmen evangelicae perfectionis scalae ascenderet. In socialis auctoritatis apice heroice christianas vixit virtutes fidei, spei et caritatis, hanc dotem suam spiritualem in fontem mutans pro familia sua et populo. Amabilis et prudens regis, sponsi sui, fuit consiliaria. In aula regia 340 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale devergentias composuit, animos moderata est, mores temperavit. Magnanimiter pauperibus succurrit, de propria tollens hereditate. Multos capite damnatos salvavit, misericordiosam suam interponens intercessionem ad commutationem penae consequendam. Divina gratia mutata, vultum bonum et misericordem Christi resplenduit. Etiamsi in fastu vivere posset, Serva Dei se coërcere voluit in cibo et palatii avocamentis. Verbi Iesu flammam vivam maluit et sanctorum vitarum frequentationem, unde inspirationes actionesve boni erga proximum indigentem hauriebat. Coram nugis ipsa modestiam simplicisque animae innocentiam servabat. Palatii dominae dicere solebant: “Haud Adam filia videbatur, sed potius angelus”. Intima animi attentione sic diem agebat, ut spiritaliter penes tabernaculum sistere posset in adoratione Iesu in Eucharistia, qui fons erat eius laetitiae uti sponsae, matris et reginae. Postquam a Deo instanter maternitatis donum postulavit, quod retardare videbatur, breve suum regnum nativitate heredis Francisci incoronavit. Febri puerperali affecta, postremos dies in plena Dei voluntati adhaesione vixit, disponens ut pauperibus, quibus astiterat etiam post eius transitum provideretur. Obiit in palatio regali Neapoli media die XXXI mensis Ianuarii anno MDCCCXXXVI, vasta fama sanctitatis circumdata. Tot beneficiorum memor, populus sponte suam invocare coepit reginam, gratias et sanationes eius per intercessionem accipiens. Anno MDCCCLXVI Archiepiscopus Neapolitanus, Venerabilis Cardinalis Xystus Riario Sforza, beatificationis causam incohavit. Decessor Noster Pius XI die Maii anno MCMXXXVII VI mensis heroicas Servae Dei agnovit virtutes. Servatis omnibus iure statutis, ad consequendam beatificationem Congregationi de Causis Sanctorum quaedam sanatio exhibita est, intercessioni Servae Dei tributa, quae in Archidioecesi Ianuensi anno Consultores Medici die XXIX mensis Octobris anno MMIX evenit. MDCCCLXVI hoc factum scien- tifice inexplicabile declararunt atque Consultores Theologi iis annuerunt et sanationem intercessioni Venerabilis Servae Dei tribuerunt die Maii anno MMXII. In Sessione Ordinaria die IX XXVI mensis mensis Aprilis anno MMXIII Patres Cardinales et Episcopi iudicaverunt illam verum fuisse miraculum divinitus patratum. Ideo Nos Congregationi de Causis Sanctorum facultatem fecimus ut Decretum super miro ederet die II Deinde decrevimus ut beatificationis ritus die XXV MMXIV Neapoli perageretur. mensis Maii anno MMXIII. mensis Ianuarii anno 341 Acta Francisci Pp. Hodie igitur Neapoli de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E. Cardinalis Amato, S.D.B., Praefectus Congregationis de Causis Sanctorum, textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos Venerabilem Servam Dei Mariam Christinam a Sabaudia, Regni Utriusque Siciliae reginam, in Beatorum numerum adscribimus: Nos, vota Fratris Nostri Crescentii S.R.E. Cardinalis Sepe, Archiepiscopi Metropolitae Neapolitani, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Serva Dei Maria Christina a Sabaudia, Utriusque Siciliae regina, mulier actuosae caritatis evangelicae, quae regni Christi primatum est testificata, populi verum promovens bonum, Beatae nomine in posterum appelletur, eiusque festum die una et tricesima mensis Ianuarii, qua in caelum orta est, in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Pietate et operosa eminens caritate, potissimum erga pauperrimos et versantes in periculo vitae vel animae, beata regina Maria Christina multis capite damnatis gratiam apud regem expostulavit, puellas pauperes nubendi causa dote iuvit, aegrotos curavit, omnes tunc ac nostra aetate suo exemplo ad christianam vitam ducendam incitando. Quod quidem decrevimus, volumus et nunc et in posterum tempus vim habere, contrariis rebus quibuslibet non obsistentibus. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die XXV mensis Ianuarii, anno MMXIV, Pontificatus Nostri primo. De mandato Summi Pontificis P etrus card. P arolin Secretarius Status Loco G Plumbi In Secret. Status tab., n. 16.997 342 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale II Venerabilibus Servis Dei Friderico de Berga et XXV sociis, ex Ordine Fratrum Minorum Capuccinorum martyribus, Beatorum honores decernuntur. FRANCISCUS PP. Ad perpetuam rei memoriam. — « Id enim, quod in praesenti est, leve tribulationis nostrae supra modum in sublimitatem aeternum gloriae pondus operatur nobis, non contemplantibus nobis, quae videntur, sed quae non videntur; quae enim videntur, temporalia sunt, quae autem non videntur, aeterna sunt » (2 Cor 4, 17-18). Effatum hoc Apostoli, quo attentius fragilitatem mundi praecellentia inspiciantur, in Hispania prima dimidia parte vicesimi saeculi peculiari studio expletum videtur, cum plures religiosi ac religiosae, persecutione contra Ecclesiam grassante, primum ex conventibus pulsi sunt et denique cumulata crudelitate interempti. Ex numero eorum, qui pro fidelitate erga Dominum Iesum servanda sanguinem suum morte fundere non dubitarunt, religiosi nonnulli ex Ordine Fratrum Minorum Capuccinorum Provinciae Cataloniensis consistunt, a quibus, feriis eiusdem Provinciae Capitulo protinus coniunctis in loco Sancta Anna de Sarrià prope Barcinonem inter dies XIV et XVI mensis Iulii anno MCMXXXVI celebrato, Patres Guardiani petierant, ut oboedientiae obsequentes communitates desererent et apud domicilia privata se abderent iniurias fugientes, quae usque in veram tunc processerant persecutionem. Inter dies XX et XXIV mensis Iulii eodem anno octo conventus ex novem Provinciae Cataloniensis iam desertis direpti exustique sunt. Triginta et sex Fratres Provinciae mortem occubuerunt, quorum viginti et sex inter diem XXVIII mensis Iulii anni MCMXXXVI et diem XXIV mensis Februarii anni MCMXXXVII trucidati sunt et in hoc Brevi Apostolico adscripti inveniuntur. Servus Dei Fridericus de Berga (in saeculo: Martinus Tarrés Puigpelat) eiusque XXV socii martyres, presbyteri et religiosi ex Ordine Fratrum Minorum Capuccinorum, testimonium summum amoris erga Christum usque ad effusionem sanguinis perhibuerunt et coram Ecclesia et mundo nunc sempiterna collustrati gloria laetantur. Acta Francisci Pp. 343 Cuius candidae catervae, nomina martyrum sunt quae sequuntur: 1. Pater Fridericus de Berga (Martinus Tarrés Puigpelat) Bergae prope Barcinonem die VII mensis Octobris anno MDCCCLXXVII natus est. Vota religiosa temporaria anno MDCCCXCVII professus est ac sollemnia die XXV mensis Novembris anno MCM. Die XXIV mensis Iunii anno MCMI presbyteratu auctus est. Mense Februario anno MCMXXXVII arreptus est. Cum sacerdotem se esse edixisset, super viam vulgo dictam de Arrabal intra fines regionis illius Barcinonis, cui nomen Bonanova, nocte inter dies XVI et XVII mensis Februarii eodem anno interemptus est. 2. Pater Modestus de Mieres (Ioannes Bover Teixidó) in loco vulgo Mieres prope Gerundam die VIII mensis Iunii anno MDCCCLXXVI natus est. Vota religiosa sollemnia die XXVIII mensis Iunii anno MCMII professus est. Die XX mensis Iulii eodem anno presbyteratu auctus est. Die XXVIII mensis Iulii anno MCMXXXVI, cum sacerdotium suum contumaciter confirmasset, arreptus interemptusque est. 3. Pater Zacharias de Llorenç del Penedés (Sebastianus Sonet Romeu) in loco vulgo Llorenç del Penedés prope Tarraconem die IV mensis Iunii anno MDCCCLXXXIV natus est. Vota religiosa sollemnia die II mensis Augusti anno MCMIII professus est. Die XXXI mensis Martii anno MCMVII in Columbia presbyteratu auctus est. Aliquos dies operae in tabernae cuiusdam coquinam impendendae adstrictus, die XXV mensis Augusti anno MCMXXXVI interemptus est. 4. Pater Remigius de Papiol (Stephanus Santacana Armengol) in loco vulgo Papiol prope Barcinonem die XX mensis Septembris anno MDCCCLXXXV natus est. Vota religiosa sollemnia die IV mensis Octobris anno MCMV professus est. Die V mensis Iunii anno MCMIX presbyteratu auctus est. In coemeterio loci vulgo Cardanyola del Vallès nuncupati in urbe Barcinonensi die XXIV mensis Ianuarii anno MCMXXXVII interemptus est. 5. Pater Anselmus de Olot (Laurentius Basil Matas) in loco vulgo Olot prope Gerundam die xxviii mensis Decembris anno MDCCCLXXVIII natus est. Vota religiosa sollemnia die xx mensis Octobris anno MCMVII professus est. Die XIII mensis Iunii anno MCMVIII presbyteratu auctus est. Die XV mensis Augusti anno MCMXXXVI arreptus et interemptus est. 6. Pater Benignus de Canet de Mar (Michael Sagré Fornaguera) in loco vulgo Canet de Mar die XV mensis Maii anno MDCCCXC natus est. Vota religiosa sollemnia die XV mensis Augusti anno MCMXI professus est. Die XVII 344 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale mensis Iunii anno MCMXVI presbyteratu auctus est. Aliunde alio refugium quaerens errabundus, donec die XIX mensis Augusti anno MCMXXXVI arreptus est et super viam, quae Hortam prope Barcinonem ducit, interemptus. 7. Pater Iosephus de Calella de la Costa (Ioannes Vila Colomé) in loco vulgo Calella de la Costa prope Barcinonem die XIX mensis Novembris anno MDCCCLXXX natus est. Vota religiosa sollemnia die VIII mensis Septembris anno MCMIII professus est. Die XIX mensis Martii anno MCMIV presbyteratu auctus est. Die IX mensis Septembris anno MCMXXXVI arreptus est eodemque die, cum religiosus compertus esset, interemptus. 8. Pater Martinus de Barcinone (Ioachimus Boguñá Casanova) in loco vulgo Sant Andreu de Palomar prope Barcinonem die IV mensis Octobris anno MDCCCXCV natus est. Vota religiosa sollemnia die XVIII mensis Aprilis anno MCMXV professus est. Die V mensis Maii anno MCMXVIII presbyteratu auctus est. Die XIX mensis Decembris anno MCMXXXVI arreptus est eodemque die in coemeterio loci vulgo Montcada-Rexac interemptus. 9. Pater Rapahel Maria de Mataró (Franciscus de Paula Soteras Culla) in loco vulgo Mataró prope Barcinonem die XII mensis Aprilis anno MCMII natus est. Vota religiosa sollemnia die XIII mensis Aprilis anno MCMXXIII professus est. Die I mensis Februarii anno MCMXXV presbyteratu auctus est. Barcinone die I mensis Augusti anno MCMXXXVI arreptus, cum religiosum se confessus esset, interemptus est. 10. Pater Augustinus de Montclar de Donzell (Iosephus Alsina Casas) in loco vulgo Montclar de Donzell prope Illerdam die VIII mensis Decembris anno MCMVII natus est. Vota religiosa sollemnia die XIX mensis Decembris anno MCMXXVIII professus est. Die XX mensis Februarii anno MCMXXXII presbyteratu auctus est. Die XII mensis Augusti anno MCMXXXVI in loco vulgo Pedralbes arreptus atque interemptus est. 11. Pater Dorothaeus de Vilalba dels Arcs (Georgius Sampé Tarragó) in loco vulgo Vilalba dels Arcs prope Tarraconem die XIV mensis Ianuarii anno MCMVIII natus est. Vota religiosa sollemnia die XXVII mensis Ianuarii anno MCMXXIX professus est. Die XXVI mensis Martii anno MCMXXXII presbyteratu auctus est. Die XIX mensis Decembris anno MCMXXXVI in coemeterio loci vulgo Montcada-Rexac arreptus et interemptus est. 12. Pater Alexander de Barcinone (Iacobus Nájera Gherna) Barcinone die XXV mensis Iulii anno MCMX natus est. Vota religiosa sollemnia die XXVII mensis Iulii anno MCMXXXI professus est. Die XI mensis Martii anno MCMXXXIII Acta Francisci Pp. 345 presbyteratu auctus est. Die XXIII mensis Novembris anno MCMXXXVI in coemeterio loci vulgo Montcada-Rexac interemptus est. 13. Pater Tarsicius de Miralcamp (Iosephus Vilalta Saumell) in loco vulgo Miralcamp prope Illerdam die XI mensis Iunii anno MCMXII natus est. Vota religiosa sollemnia die XIV mensis Martii anno MCMXXXV professus est. Die XX mensis Aprilis eodem anno presbyteratu auctus est. Post statum eius religiosi detectum, brevi postea arreptus est et nocte inter dies XIX et XX mensis Augusti anno MCMXXXVI Illerdae interemptus. 14. Pater Vincentius de Besalú (Iulianus Gebrat Marcé) in loco vulgo Besalú prope Gerundam die XV mensis Iunii anno MDCCCLXXX natus est. Vota religiosa sollemnia die VIII mensis Decembris anno MDCCCXCIX professus est. Die XXVIII mensis Martii anno MCMIII presbyteratu auctus est. Mane diei XXIII mensis Augusti anno MCMXXXVI arreptus est eodemque vespere super viam, quae a loco vulgo Les Planes ad locum Sant Aniol ducit, interemptus. 15. Pater Timotheus de Palafrugell (Iesus Miquel Girbau) in loco vulgo Palafrugell prope Gerundam die XXIV mensis Martii anno MDCCCXCVII natus est. Vota religiosa sollemnia die XXIV mensis Septembris anno MCMXVI professus est. Die XX mensis Decembris anno MCMXIX presbyteratu auctus est. Cum religiosus compertus esset, arreptus est et die XXXI mensis Octobris anno MCMXXXVI interemptus. 16. Frater Michael de Bianya (Pelagius Ayats Vergés) in loco vulgo San Salvador de Bianya die XXIII mensis Augusti anno MCMXV ortus est. Vota religiosa temporaria die XXV mensis Augusti anno MCMXXXI professus est, antequam verum sollemnia vota emittere potuit, odium persecutoris die XXIX mensis Iulii anno MCMXXXVI vitam eius, unum et viginti tantum annos nati, peremit. 17. Frater Georgius de Santa Pau (Emmanuel Collellmir Senties) in loco vulgo Santa Pau prope Gerundam die VII mensis Iunii anno MCMXVII ortus est. Vota religiosa temporaria die XXIX mensis Augusti anno MCMXXXV professus est. Barcinone die XXIX mensis Iulii anno MCMXXXVI, undeviginti annos natus, interemptus est. 18. Frater Bonaventura de Arroyo Cerezo (Thomas Díaz Díaz) in loco vulgo Arroyo Cerezo prope Valentiam die VII mensis Martii anno MCMXIII ortus est. Vota religiosa sollemnia mense Maio anno MCMXXXVI professus est, ordines minores deinde accipiens. Die XXIV mensis Augusti anno MCMXXXVI arreptus, postero die super viam, quae ad locum vulgo Verneda prope Barcinonem ducit, interemptus est. 346 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale 19. Frater Martialis del Penedès (Carolus Canyes Santacana) in loco vulgo Vilafranca del Penedès prope Barcinonem die XVI mensis Aprilis anno MCMXVII ortus est. Vota religiosa temporaria die XXV mensis Iulii anno MCMXXXIII professus est. In loco vulgo Pedralbes prope Barcinonem, tantum quod religiosus erat, nocte diei XX mensis Augusti anno MCMXXXVI, undeviginti annos natus, interemptus est. 20. Frater Eudaldus de Igualada (Aloisius Estruch Vives) in loco vulgo Igualada prope Barcinonem die VI mensis Aprilis anno MCMXVIII ortus est. Prima vota religiosa die IX mensis Septembris anno MCMXXXIV professus est. Noctu diei XXXI mensis Octobris anno MCMXXXVI ab armigeris arreptus est et postero die in loco vulgo Pobla de Claramunt interemptus, duodeviginti annos ac septem menses natus, ex his omnibus aetate minor martyr. 21. Frater Pacianus Maria de Barcinone (Franciscus Maria Colomer Presas) Barcinone die XXIX mensis Aprilis anno MCMXVI ortus est. Vota religiosa temporaria die XXV mensis Martii anno MCMXXXVI professus est. Die XXI mensis Ianuarii anno MCMXXXVII arreptus, quia « tiro Fratrum » erat, in coemeterio loci vulgo Cerdanyola del Vallès prope Barcinonem die XXIV mensis Februarii eodem anno interemptus est. 22. Frater Angelus de Ferreries (Iosephus Coll Martí) in oppido vulgo Ferreries in insula Minorica die XI mensis Februarii anno MCMV natus est. Vota religiosa uti frater laicus die VIII mensis Novembris anno MCMXXIII et sollemnia die IX mensis Novembris anno MCMXXVII professus est. In recessu, quo post Superiorum mandatum conventi loci Sarriá deserendi sese abdiderat, arreptus est et die XXVIII mensis Iulii anno MCMXXXVI interemptus. 23. Frater Cyprianus de Terrassa (Raimundus Gros Ballvé) in loco vulgo Terrassa prope Barcinonem die XXIII mensis Ianuarii anno MDCCCLXXI natus est. Vota religiosa sollemnia die XIII mensis Octobris anno MDCCCXCVIII professus est. Cum frater religiosus compertus esset, die XXIX mensis Iulii anno MCMXXXVI Barcinone interemptus est. 24. Frater Eligius de Bianya (Ioannes Ayats Plantalech) in loco vulgo San Salvador de Bianya prope Gerundam die IV mensis Iunii anno MDCCCLXXV natus est eodemque baptizatus. Vota religiosa sollemnia die XXVI mensis Iunii anno MCMIV professus est. Cum religiosus compertus esset, una cum aliis sodalibus arreptus est et die XXIX mensis Iulii anno MCMXXXVI interemptus. 25. Frater Prudentius de Pomar de Cinca (Gregorius Charlez Ribera) in loco vulgo Pomar de Cinca prope Oscam die XVII mensis Novembris anno Acta Francisci Pp. 347 natus est. Vota religiosa sollemnia die VI mensis Februarii anno MCMV professus est. Uti frater laicus variis muneribus functus est hortulani, stipem quaeritantis, sutoris, ianitoris et coqui. Fuit devotus, amans orationem et contemplationem. Inde fere caecus tum erat, cum eum conventum loci Arenys de Mar deserere opus fuit ac refugium quaerere. Die XXVIII mensis Iulii anno MCMXXXVI arreptus est eodemque die ad fines territorii loci Arenys du Mont interemptus. 26. Frater Felix de Dertosa (Ioannes Bonavida Dellá) Dertosae prope Tarraconem die II mensis Aprilis anno MDCCCXCIV natus est. Vota religiosa sollemnia die XXIII mensis Ianuarii anno MCMXXVI professus est. Ad fines territorii loci Santa Maria Palafolls die I mensis Augusti anno MCMXXXVI, se pro Christo mori proclamans, interemptus est. Quorum Servorum Dei mors a multis iam statim post eorum necem martyrium aestimata est. Proinde, Provincia Cataloniensis Ordinis Fratrum Minorum Capuccinorum actrix in Causa super martyrio constituta est et die XXVIII mensis Martii anno MCMLVII apud Curiam Archiepiscopalem Barcinonensem Processus Informativus initus est. Omnibus iure requisitis expletis Positioneque confecta, Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum prosperam sententiam quoad martyrium die X mensis Decembris anno MMXIII censuit et Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria die XIX mensis Maii anno MMXV habita omnes Servos Dei sanguinem pro fidelitate Christo et Ecclesiae effudisse agnoverunt. Nosmet Ipsi die v mensis Iunii eodem anno concessimus, ut Congregatio de Causis Sanctorum Decretum super martyrio promulgaret, ac statuimus, ut ritus beatificationis die XXI mensis Novembris eodem anno Barcinone in Hispania perageretur. Hodie igitur hac in urbe de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E. Cardinalis Amato, S.D.B., Praefectus Congregationis de Causis Sanctorum, textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos Venerabiles Servos Dei Fridericum de Berga et XXV Socios in Beatorum numerum adscribimus: Nos, vota Fratrum Nostrorum Aloisii S.R.E. Cardinalis Martinez Sistach, Archiepiscopi emeriti Barcinonensis, et Ioannis Iosephi Omelia Ornella, Archiepiscopi Metropolitae Barcinonensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifìdelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem MDCCCLXXV 348 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale facimus, ut Venerabiles Servi Dei Fridericus de Berga (in saeculo: Martinus Torres Puigpelat) et XXV Socii, ex Ordine Fratrum Minorum Capuccinorum, sacerdotes et fratres laici, martyres, heroici Domini Iesu testes usque ad sanguinis effusionem, Beatorum nomine in posterum appellentur eorumque festum die sexta mensis Novembris in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Quae autem his Litteris decrevimus, nunc et in posterum rata et firma esse volumus, contrariis quibuslibet rebus minime obstantibus. Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die XXI mensis Novembris anno Domini bismillesimo decimo quinto, Pontificatus Nostri tertio. De mandato Summi Pontificis P etrus card. P arolin Secretarius Status Loco G Plumbi In Secret. Status tab., n. 82.492 Acta Francisci Pp. 349 EPISTULA Ad familias, ut preces mittantur pro ventura Episcoporum Synodo. Al Venerato Fratello Cardinale Kevin Farrell Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita Al termine dell’VIII Incontro Mondiale delle Famiglie, tenutosi a Filadelfia nel settembre 2015, annunciai che il successivo incontro con le famiglie cattoliche del mondo intero avrebbe avuto luogo a Dublino. Volendo ora iniziarne la preparazione, sono lieto di confermare che esso si svolgerà dal 21 al 26 agosto 2018, sul tema: “Il Vangelo della Famiglia: gioia per il mondo”. E riguardo a tale tematica e al suo sviluppo vorrei offrire alcune indicazioni più precise. È infatti mio desiderio che le famiglie abbiano modo di approfondire la loro riflessione e la loro condivisione sui contenuti dell’Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris laetitia. Ci si potrebbe domandare: il Vangelo continua ad essere gioia per il mondo? E ancora: la famiglia continua ad essere buona notizia per il mondo di oggi? Io sono certo di sì! E questo “sì” è saldamente fondato sul disegno di Dio. L’amore di Dio è il suo “sì” a tutta la creazione e al cuore di essa, che è l’uomo. È il “sì” di Dio all’unione tra l’uomo e la donna, in apertura e servizio alla vita in tutte le sue fasi; è il “sì” e l’impegno di Dio per un’umanità tanto spesso ferita, maltrattata e dominata dalla mancanza d’amore. La famiglia, pertanto, è il “sì” del Dio Amore. Solo a partire dall’amore la famiglia può manifestare, diffondere e ri-generare l’amore di Dio nel mondo. Senza l’amore non si può vivere come figli di Dio, come coniugi, genitori e fratelli. Desidero sottolineare quanto sia importante che le famiglie si chiedano spesso se vivono a partire dall’amore, per l’amore e nell’amore. Ciò, concretamente, significa darsi, perdonarsi, non spazientirsi, anticipare l’altro, rispettarsi. Come sarebbe migliore la vita familiare se ogni giorno si vivessero le tre semplici parole “permesso”, “grazie”, “scusa”. Ogni giorno facciamo esperienza di fragilità e debolezza e per questo tutti noi, famiglie e pastori, abbiamo bisogno di una rinnovata umiltà che plasmi il desiderio di formarci, 350 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale di educarci ed essere educati, di aiutare ed essere aiutati, di accompagnare, discernere e integrare tutti gli uomini di buona volontà. Sogno una Chiesa in uscita, non autoreferenziale, una Chiesa che non passi distante dalle ferite dell’uomo, una Chiesa misericordiosa che annunci ii cuore della rivelazione di Dio Amore che è la Misericordia. È questa stessa misericordia che ci fa nuovi nell’amore; e sappiamo quanto le famiglie cristiane siano luoghi di misericordia e testimoni di misericordia; dopo il Giubileo straordinario lo saranno anche di più, e l’Incontro di Dublino potrà offrirne segni concreti. Invito pertanto tutta la Chiesa a tenere presente queste indicazioni nella preparazione pastorale al prossimo Incontro Mondiale. A Lei, caro Fratello, insieme ai suoi collaboratori, si presenta il compito di declinare in modo particolare l’insegnamento di Amoris laetitia, con cui la Chiesa desidera che le famiglie siano sempre in cammino, in quel peregrinare interiore che è manifestazione di vita autentica. Il mio pensiero va in modo speciale all’Arcidiocesi di Dublino e a tutta la cara Nazione irlandese, per la generosa accoglienza e l’impegno che comporta ospitare un evento di tale portata. Il Signore vi ricompensi fin d’ora, concedendovi abbondanti favori celesti. La Santa Famiglia di Nazareth guidi, accompagni e benedica il vostro servizio e tutte le famiglie impegnate nella preparazione del grande Incontro Mondiale di Dublino. Dal Vaticano, 25 marzo 2017 FRANCISCUS PP. Acta Francisci Pp. 351 HOMILIAE I In visitatione pastorali in Archidioecesi Mediolanensi. In Missa in Hortis Modiciae.* Abbiamo appena ascoltato l’annuncio più importante della nostra storia: l’annunciazione a Maria.1 Un brano denso, pieno di vita, e che mi piace leggere alla luce di un altro annuncio: quello della nascita di Giovanni Battista.2 Due annunci che si susseguono e che sono uniti; due annunci che, comparati tra loro, ci mostrano quello che Dio ci dona nel suo Figlio. L’annunciazione di Giovanni Battista avviene quando Zaccaria, sacerdote, pronto per dare inizio all’azione liturgica entra nel Santuario del Tempio, mentre tutta l’assemblea sta fuori in attesa. L’annunciazione di Gesù, invece, avviene in un luogo sperduto della Galilea, in una città periferica e con una fama non particolarmente buona,3 nell’anonimato della casa di una giovane chiamata Maria. Un contrasto non di poco conto, che ci segnala che il nuovo Tempio di Dio, il nuovo incontro di Dio con il suo popolo avrà luogo in posti che normalmente non ci aspettiamo, ai margini, in periferia. Lì si daranno appuntamento, lì si incontreranno; lì Dio si farà carne per camminare insieme a noi fin dal seno di sua Madre. Ormai non sarà più in un luogo riservato a pochi mentre la maggioranza rimane fuori in attesa. Niente e nessuno gli sarà indifferente, nessuna situazione sarà privata della sua presenza: la gioia della salvezza ha inizio nella vita quotidiana della casa di una giovane di Nazareth. Dio stesso è Colui che prende l’iniziativa e sceglie di inserirsi, come ha fatto con Maria, nelle nostre case, nelle nostre lotte quotidiane, colme di ansie e insieme di desideri. Ed è proprio all’interno delle nostre città, delle nostre scuole e università, delle piazze e degli ospedali che * Die 25 Martii 2017. 1 Cfr Lc 1, 26-38. 2 Cfr Lc 1, 5-20. 3 Cfr Gv 1, 46. 352 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale si compie l’annuncio più bello che possiamo ascoltare: « Rallegrati, il Signore è con te! ». Una gioia che genera vita, che genera speranza, che si fa carne nel modo in cui guardiamo al domani, nell’atteggiamento con cui guardiamo gli altri. Una gioia che diventa solidarietà, ospitalità, misericordia verso tutti. Al pari di Maria, anche noi possiamo essere presi dallo smarrimento. « Come avverrà questo » in tempi così pieni di speculazione? Si specula sulla vita, sul lavoro, sulla famiglia. Si specula sui poveri e sui migranti; si specula sui giovani e sul loro futuro. Tutto sembra ridursi a cifre, lasciando, per altro verso, che la vita quotidiana di tante famiglie si tinga di precarietà e di insicurezza. Mentre il dolore bussa a molte porte, mentre in tanti giovani cresce l’insoddisfazione per mancanza di reali opportunità, la speculazione abbonda ovunque. Certamente, il ritmo vertiginoso a cui siamo sottoposti sembrerebbe rubarci la speranza e la gioia. Le pressioni e l’impotenza di fronte a tante situazioni sembrerebbero inaridirci l’anima e renderci insensibili di fronte alle innumerevoli sfide. E paradossalmente quando tutto si accelera per costruire – in teoria – una società migliore, alla fine non si ha tempo per niente e per nessuno. Perdiamo il tempo per la famiglia, il tempo per la comunità, perdiamo il tempo per l’amicizia, per la solidarietà e per la memoria. Ci farà bene domandarci: come è possibile vivere la gioia del Vangelo oggi all’interno delle nostre città? È possibile la speranza cristiana in questa situazione, qui e ora? Queste due domande toccano la nostra identità, la vita delle nostre famiglie, dei nostri paesi e delle nostre città. Toccano la vita dei nostri figli, dei nostri giovani ed esigono da parte nostra un nuovo modo di situarci nella storia. Se continuano ad essere possibili la gioia e la speranza cristiana non possiamo, non vogliamo rimanere davanti a tante situazioni dolorose come meri spettatori che guardano il cielo aspettando che “smetta di piovere”. Tutto ciò che accade esige da noi che guardiamo al presente con audacia, con l’audacia di chi sa che la gioia della salvezza prende forma nella vita quotidiana della casa di una giovane di Nazareth. Di fronte allo smarrimento di Maria, davanti ai nostri smarrimenti, tre sono le chiavi che l’Angelo ci offre per aiutarci ad accettare la missione che ci viene affidata. Acta Francisci Pp. 353 1. Evocare la memoria La prima cosa che l’Angelo fa è evocare la memoria, aprendo così il presente di Maria a tutta la storia della Salvezza. Evoca la promessa fatta a Davide come frutto dell’alleanza con Giacobbe. Maria è figlia dell’Alleanza. Anche noi oggi siamo invitati a fare memoria, a guardare il nostro passato per non dimenticare da dove veniamo. Per non dimenticarci dei nostri avi, dei nostri nonni e di tutto quello che hanno passato per giungere dove siamo oggi. Questa terra e la sua gente hanno conosciuto il dolore delle due guerre mondiali; e talvolta hanno visto la loro meritata fama di laboriosità e civiltà inquinata da sregolate ambizioni. La memoria ci aiuta a non rimanere prigionieri di discorsi che seminano fratture e divisioni come unico modo di risolvere i conflitti. Evocare la memoria è il migliore antidoto a nostra disposizione di fronte alle soluzioni magiche della divisione e dell’estraniamento. 2. L’appartenenza al Popolo di Dio La memoria consente a Maria di appropriarsi della sua appartenenza al Popolo di Dio. Ci fa bene ricordare che siamo membri del Popolo di Dio! Milanesi, sì, Ambrosiani, certo, ma parte del grande Popolo di Dio. Un popolo formato da mille volti, storie e provenienze, un popolo multiculturale e multietnico. Questa è una delle nostre ricchezze. È un popolo chiamato a ospitare le differenze, a integrarle con rispetto e creatività e a celebrare la novità che proviene dagli altri; è un popolo che non ha paura di abbracciare i confini, le frontiere; è un popolo che non ha paura di dare accoglienza a chi ne ha bisogno perché sa che lì è presente il suo Signore. 3. La possibilità dell’impossibile « Nulla è impossibile a Dio »:4 così termina la risposta dell’Angelo a Maria. Quando crediamo che tutto dipenda esclusivamente da noi rimaniamo prigionieri delle nostre capacità, delle nostre forze, dei nostri miopi orizzonti. Quando invece ci disponiamo a lasciarci aiutare, a lasciarci consigliare, quando ci apriamo alla grazia, sembra che l’impossibile incominci a diventare realtà. Lo sanno bene queste terre che, nel corso della loro storia, hanno generato tanti carismi, tanti missionari, tanta ricchezza per la vita della Chiesa! Tanti volti che, superando il pessimismo sterile e divisore, si sono 4 Lc 1, 37. 354 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale aperti all’iniziativa di Dio e sono diventati segno di quanto feconda possa essere una terra che non si lascia chiudere nelle proprie idee, nei propri limiti e nelle proprie capacità e si apre agli altri. Come ieri, Dio continua a cercare alleati, continua a cercare uomini e donne capaci di credere, capaci di fare memoria, di sentirsi parte del suo popolo per cooperare con la creatività dello Spirito. Dio continua a percorrere i nostri quartieri e le nostre strade, si spinge in ogni luogo in cerca di cuori capaci di ascoltare il suo invito e di farlo diventare carne qui ed ora. Parafrasando sant’Ambrogio nel suo commento a questo brano possiamo dire: Dio continua a cercare cuori come quello di Maria, disposti a credere persino in condizioni del tutto straordinarie.5 Il Signore accresca in noi questa fede e questa speranza. II In visitatione pastorali Carpii. In Missa in Platea Martyrum.* Le Letture di oggi ci parlano del Dio della vita, che vince la morte. Soffermiamoci, in particolare, sull’ultimo dei segni miracolosi che Gesù compie prima della sua Pasqua, al sepolcro del suo amico Lazzaro. Lì tutto sembra finito: la tomba è chiusa da una grande pietra; intorno, solo pianto e desolazione. Anche Gesù è scosso dal mistero drammatico della perdita di una persona cara: « Si commosse profondamente » e fu « molto turbato ».1 Poi « scoppiò in pianto »2 e si recò al sepolcro, dice il Vangelo, « ancora una volta commosso profondamente ».3 È questo il cuore di Dio: lontano dal male ma vicino a chi soffre; non fa scomparire il male magicamente, ma con-patisce la sofferenza, la fa propria e la trasforma abitandola. Notiamo però che, in mezzo alla desolazione generale per la morte di Lazzaro, Gesù non si lascia trasportare dallo sconforto. Pur soffrendo Egli stesso, chiede che si creda fermamente; non si rinchiude nel pianto, ma, commosso, si mette in cammino verso il sepolcro. Non si fa catturare 5 Cfr Esposizione del Vangelo sec. Luca II, 17: PL 15, 1559. * Die 2 Aprilis 2017. 1 Gv 11, 33. 2 v. 35. 3 v. 38. Acta Francisci Pp. 355 dall’ambiente emotivo rassegnato che lo circonda, ma prega con fiducia e dice: « Padre, ti rendo grazie ».4 Così, nel mistero della sofferenza, di fronte al quale il pensiero e il progresso si infrangono come mosche sul vetro, Gesù ci offre l’esempio di come comportarci: non fugge la sofferenza, che appartiene a questa vita, ma non si fa imprigionare dal pessimismo. Attorno a quel sepolcro, avviene così un grande incontro-scontro. Da una parte c’è la grande delusione, la precarietà della nostra vita mortale che, attraversata dall’angoscia per la morte, sperimenta spesso la disfatta, un’oscurità interiore che pare insormontabile. La nostra anima, creata per la vita, soffre sentendo che la sua sete di eterno bene è oppressa da un male antico e oscuro. Da una parte c’è questa disfatta del sepolcro. Ma dall’altra parte c’è la speranza che vince la morte e il male e che ha un nome: la speranza si chiama Gesù. Egli non porta un po’ di benessere o qualche rimedio per allungare la vita, ma proclama: « Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà ».5 Per questo decisamente dice: « Togliete la pietra! »6 e a Lazzaro grida a gran voce: « Vieni fuori! ».7 Cari fratelli e sorelle, anche noi siamo invitati a decidere da che parte stare. Si può stare dalla parte del sepolcro oppure dalla parte di Gesù. C’è chi si lascia chiudere nella tristezza e chi si apre alla speranza. C’è chi resta intrappolato nelle macerie della vita e chi, come voi, con l’aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce con paziente speranza. Di fronte ai grandi “perché” della vita abbiamo due vie: stare a guardare malinconicamente i sepolcri di ieri e di oggi, o far avvicinare Gesù ai nostri sepolcri. Sì, perché ciascuno di noi ha già un piccolo sepolcro, qualche zona un po’ morta dentro il cuore: una ferita, un torto subìto o fatto, un rancore che non dà tregua, un rimorso che torna e ritorna, un peccato che non si riesce a superare. Individuiamo oggi questi nostri piccoli sepolcri che abbiamo dentro e lì invitiamo Gesù. È strano, ma spesso preferiamo stare da soli nelle grotte oscure che abbiamo dentro, anziché invitarvi Gesù; siamo tentati di cercare sempre noi stessi, rimuginando e sprofondando nell’angoscia, leccandoci le piaghe, anziché andare da Lui, che dice: « Venite a me, voi che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro ».8 Non lasciamoci imprigionare dalla 4 5 6 7 8 v. 41. v. 25. v. 39. v. 43. Mt 11, 28. 356 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale tentazione di rimanere soli e sfiduciati a piangerci addosso per quello che ci succede; non cediamo alla logica inutile e inconcludente della paura, al ripetere rassegnato che va tutto male e niente è più come una volta. Questa è l’atmosfera del sepolcro; il Signore desidera invece aprire la via della vita, quella dell’incontro con Lui, della fiducia in Lui, della risurrezione del cuore, la via dell’“Alzati! Alzati, vieni fuori!”. È questo che ci chiede il Signore, e Lui è accanto a noi per farlo. Sentiamo allora rivolte a ciascuno di noi le parole di Gesù a Lazzaro: “Vieni fuori!”; vieni fuori dall’ingorgo della tristezza senza speranza; sciogli le bende della paura che ostacolano il cammino; ai lacci delle debolezze e delle inquietudini che ti bloccano, ripeti che Dio scioglie i nodi. Seguendo Gesù impariamo a non annodare le nostre vite attorno ai problemi che si aggrovigliano: sempre ci saranno problemi, sempre, e quando ne risolviamo uno, puntualmente ne arriva un altro. Possiamo però trovare una nuova stabilità, e questa stabilità è proprio Gesù, questa stabilità si chiama Gesù, che è la risurrezione e la vita: con lui la gioia abita il cuore, la speranza rinasce, il dolore si trasforma in pace, il timore in fiducia, la prova in offerta d’amore. E anche se i pesi non mancheranno, ci sarà sempre la sua mano che risolleva, la sua Parola che incoraggia e dice a tutti noi, a ognuno di noi: “Vieni fuori! Vieni a me!”. Dice a tutti noi: “Non abbiate paura”. Anche a noi, oggi come allora, Gesù dice: “Togliete la pietra!”. Per quanto pesante sia il passato, grande il peccato, forte la vergogna, non sbarriamo mai l’ingresso al Signore. Togliamo davanti a Lui quella pietra che Gli impedisce di entrare: è questo il tempo favorevole per rimuovere il nostro peccato, il nostro attaccamento alle vanità mondane, l’orgoglio che ci blocca l’anima, tante inimicizie tra noi, nelle famiglie,… Questo è il momento favorevole per rimuovere tutte queste cose. Visitati e liberati da Gesù, chiediamo la grazia di essere testimoni di vita in questo mondo che ne è assetato, testimoni che suscitano e risuscitano la speranza di Dio nei cuori affaticati e appesantiti dalla tristezza. Il nostro annuncio è la gioia del Signore vivente, che ancora oggi dice, come a Ezechiele: « Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio ».9 9 Ez 37, 12. 357 Acta Francisci Pp. ALLOCUTIONES I Ad participes Conventus Internationalis de Musica Sacra. * 10 Cari fratelli e sorelle, sono lieto di incontrare tutti voi, convenuti a Roma da diversi Paesi per partecipare al Convegno su “Musica e Chiesa: culto e cultura a 50 anni dalla Musicam sacram”, organizzato dal Pontificio Consiglio della Cultura e dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, in collaborazione con il Pontificio Istituto di Musica Sacra e il Pontificio Istituto Liturgico dell’Ateneo Sant’Anselmo. Vi saluto tutti cordialmente, ad iniziare dal Cardinale Gianfranco Ravasi, che ringrazio per la sua introduzione. Auspico che l’esperienza di incontro e di dialogo vissuta in questi giorni, nella riflessione comune sulla musica sacra e particolarmente sui suoi aspetti culturali e artistici, risulti fruttuosa per le comunità ecclesiali. Mezzo secolo dopo l’Istruzione Musicam sacram, il convegno ha voluto approfondire, in un’ottica interdisciplinare ed ecumenica, il rapporto attuale tra la musica sacra e la cultura contemporanea, tra il repertorio musicale adottato e usato dalla comunità cristiana e le tendenze musicali prevalenti. Di grande rilievo è stata anche la riflessione sulla formazione estetica e musicale sia del clero e dei religiosi sia dei laici impegnati nella vita pastorale, e più direttamente nelle scholae cantorum. Il primo documento emanato dal Concilio Vaticano II fu proprio la Costituzione sulla liturgia Sacrosanctum Concilium. I Padri Conciliari ben avvertivano la difficoltà dei fedeli nel partecipare a una liturgia di cui non comprendevano più pienamente il linguaggio, le parole e i segni. Per concretizzare le linee fondamentali tracciate dalla Costituzione, furono emanate delle Istruzioni, tra cui, appunto, quella sulla musica sacra. Da allora, pur non essendo stati prodotti nuovi documenti del Magistero sull’argomento, vi sono stati diversi e significativi interventi pontifici che hanno orientato la riflessione e l’impegno pastorale. È tuttora di grande attualità la premessa della menzionata Istruzione: « L’azione liturgica riveste una forma più nobile quando è celebrata in can* Die 4 Martii 2017. 358 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale to, con i ministri di ogni grado che svolgono il proprio ufficio, e con la partecipazione del popolo. In questa forma, infatti, la celebrazione acquista un’espressione più gioiosa, il mistero della sacra Liturgia e la sua natura gerarchica e comunitaria vengono manifestati più chiaramente, l’unità dei cuori è resa più profonda dall’unità delle voci, gli animi si innalzano più facilmente alle cose celesti per mezzo dello splendore delle cose sacre, e tutta la celebrazione prefigura più chiaramente la liturgia che si svolge nella Gerusalemme celeste ».1 Più volte il Documento, seguendo le indicazioni conciliari, evidenzia l’importanza della partecipazione di tutta l’assemblea dei fedeli, definita « attiva, consapevole, piena », e sottolinea anche molto chiaramente che la « vera solennità di un’azione liturgica non dipende tanto dalla forma più ricca del canto e dall’apparato più fastoso delle cerimonie, quanto piuttosto dal modo degno e religioso della celebrazione ».2 Si tratta, perciò, innanzitutto, di partecipare intensamente al Mistero di Dio, alla “teofania” che si compie in ogni celebrazione eucaristica, in cui il Signore si fa presente in mezzo al suo popolo, chiamato a partecipare realmente alla salvezza attuata da Cristo morto e risorto. La partecipazione attiva e consapevole consiste, dunque, nel saper entrare profondamente in tale mistero, nel saperlo contemplare, adorare e accogliere, nel percepirne il senso, grazie in particolare al religioso silenzio e alla « musicalità del linguaggio con cui il Signore ci parla ».3 È in questa prospettiva che si muove la riflessione sul rinnovamento della musica sacra e sul suo prezioso apporto. Al riguardo, emerge una duplice missione che la Chiesa è chiamata a perseguire, specialmente attraverso quanti a vario titolo operano in questo settore. Si tratta, per un verso, di salvaguardare e valorizzare il ricco e multiforme patrimonio ereditato dal passato, utilizzandolo con equilibrio nel presente ed evitando il rischio di una visione nostalgica o “archeologica”. D’altra parte, è necessario fare in modo che la musica sacra e il canto liturgico siano pienamente “inculturati” nei linguaggi artistici e musicali dell’attualità; sappiano, cioè, incarnare e tradurre la Parola di Dio in canti, suoni, armonie che facciano vibrare il cuore dei nostri contemporanei, creando anche un opportuno clima emotivo, che disponga alla fede 1 2 3 N. 5. N. 11. Omelia a S. Marta, 12 dicembre 2013. Acta Francisci Pp. 359 e susciti l’accoglienza e la piena partecipazione al mistero che si celebra. Certamente l’incontro con la modernità e l’introduzione delle lingue parlate nella Liturgia ha sollecitato tanti problemi: di linguaggi, di forme e di generi musicali. Talvolta è prevalsa una certa mediocrità, superficialità e banalità, a scapito della bellezza e intensità delle celebrazioni liturgiche. Per questo i vari protagonisti di questo ambito, musicisti e compositori, direttori e coristi di scholae cantorum, animatori della liturgia, possono dare un prezioso contributo al rinnovamento, soprattutto qualitativo, della musica sacra e del canto liturgico. Per favorire questo percorso, occorre promuovere un’adeguata formazione musicale, anche in quanti si preparano a diventare sacerdoti, nel dialogo con le correnti musicali del nostro tempo, con le istanze delle diverse aree culturali, e in atteggiamento ecumenico. Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio ancora per il vostro impegno nell’ambito della musica sacra. Vi accompagni la Vergine Maria, che nel Magnificat ha cantato la santità misericordiosa di Dio. Vi incoraggio a non perdere di vista questo importante obiettivo: aiutare l’assemblea liturgica e il popolo di Dio a percepire e partecipare, con tutti i sensi, fisici e spirituali, al mistero di Dio. La musica sacra e il canto liturgico hanno il compito di donarci il senso della gloria di Dio, della sua bellezza, della sua santità che ci avvolge come una “nube luminosa”. Vi chiedo per favore di pregare per me e vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica. II Ad participes Curriculi de Foro interno a Penitentiaria Apostolica promoti.* Cari fratelli, sono lieto di incontrarvi, in questa prima udienza con voi dopo il Giubileo della Misericordia, in occasione dell’annuale Corso sul Foro Interno. Rivolgo un cordiale saluto al Cardinale Penitenziere Maggiore, e lo ringrazio per le sue cortesi espressioni. Saluto il Reggente, i Prelati, gli Officiali e il Personale della Penitenzieria, i Collegi dei penitenzieri ordinari e straordinari delle Basiliche Papali in Urbe, e tutti voi partecipanti a questo corso. * Die 17 Martii 2017. 360 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale In realtà, ve lo confesso, questo della Penitenzieria è il tipo di Tribunale che mi piace davvero! Perché è un “tribunale della misericordia”, al quale ci si rivolge per ottenere quell’indispensabile medicina per la nostra anima che è la Misericordia divina! Il vostro corso sul foro interno, che contribuisce alla formazione di buoni confessori, è quanto mai utile e direi perfino necessario ai nostri giorni. Certo, non si diventa buoni confessori grazie ad un corso, no: quella del confessionale è una “lunga scuola”, che dura tutta la vita. Ma chi è il “buon confessore”? Come si diventa buon confessore? Vorrei indicare, al riguardo, tre aspetti. 1. Il “buon confessore” è, innanzitutto, un vero amico di Gesù Buon Pastore. Senza questa amicizia, sarà ben difficile maturare quella paternità, così necessaria nel ministero della Riconciliazione. Essere amici di Gesù significa innanzitutto coltivare la preghiera. Sia una preghiera personale con il Signore, chiedendo incessantemente il dono della carità pastorale; sia una preghiera specifica per l’esercizio del compito di confessori e per i fedeli, fratelli e sorelle che si avvicinano a noi alla ricerca della misericordia di Dio. Un ministero della Riconciliazione “fasciato di preghiera” sarà riflesso credibile della misericordia di Dio ed eviterà quelle asprezze e incomprensioni che, talvolta, si potrebbero generare anche nell’incontro sacramentale. Un confessore che prega sa bene di essere lui stesso il primo peccatore e il primo perdonato. Non si può perdonare nel Sacramento senza la consapevolezza di essere stato perdonato prima. E dunque la preghiera è la prima garanzia per evitare ogni atteggiamento di durezza, che inutilmente giudica il peccatore e non il peccato. Nella preghiera è necessario implorare il dono di un cuore ferito, capace di comprendere le ferite altrui e di sanarle con l’olio della misericordia, quello che il buon samaritano versò sulle piaghe di quel malcapitato, per il quale nessuno aveva avuto pietà.1 Nella preghiera dobbiamo domandare il prezioso dono dell’umiltà, perché appaia sempre chiaramente che il perdono è dono gratuito e soprannaturale di Dio, del quale noi siamo semplici, seppur necessari, amministratori, per volontà stessa di Gesù; ed Egli si compiacerà certamente se faremo largo uso della sua misericordia. 1 Cfr Lc 10, 34. Acta Francisci Pp. 361 Nella preghiera, poi, invochiamo sempre lo Spirito Santo, che è Spirito di discernimento e di compassione. Lo Spirito permette di immedesimarci con le sofferenze delle sorelle e dei fratelli che si avvicinano al confessionale e di accompagnarli con prudente e maturo discernimento e con vera compassione delle loro sofferenze, causate dalla povertà del peccato. 2. Il buon confessore è, in secondo luogo, un uomo dello Spirito, un uomo del discernimento. Quanto male viene alla Chiesa dalla mancanza di discernimento! Quanto male viene alle anime da un agire che non affonda le proprie radici nell’ascolto umile dello Spirito Santo e della volontà di Dio. Il confessore non fa la propria volontà e non insegna una dottrina propria. Egli è chiamato a fare sempre e solo la volontà di Dio, in piena comunione con la Chiesa, della quale è ministro, cioè servo. Il discernimento permette di distinguere sempre, per non confondere, e per non fare mai “di tutta l’erba un fascio”. Il discernimento educa lo sguardo e il cuore, permettendo quella delicatezza d’animo tanto necessaria di fronte a chi ci apre il sacrario della propria coscienza per riceverne luce, pace e misericordia. Il discernimento è necessario anche perché, chi si avvicina al confessionale, può provenire dalle più disparate situazioni; potrebbe avere anche disturbi spirituali, la cui natura deve essere sottoposta ad attento discernimento, tenendo conto di tutte le circostanze esistenziali, ecclesiali, naturali e soprannaturali. Laddove il confessore si rendesse conto della presenza di veri e propri disturbi spirituali – che possono anche essere in larga parte psichici, e ciò deve essere verificato attraverso una sana collaborazione con le scienze umane –, non dovrà esitare a fare riferimento a coloro che, nella diocesi, sono incaricati di questo delicato e necessario ministero, vale a dire gli esorcisti. Ma questi devono essere scelti con molta cura e molta prudenza. 3. Infine, il confessionale è anche un vero e proprio luogo di evangelizzazione. Non c’è, infatti, evangelizzazione più autentica che l’incontro con il Dio della misericordia, con il Dio che è Misericordia. Incontrare la misericordia significa incontrare il vero volto di Dio, così come il Signore Gesù ce lo ha rivelato. Il confessionale è allora luogo di evangelizzazione e quindi di formazione. Nel pur breve dialogo che intesse con il penitente, il confessore è chiamato a discernere che cosa sia più utile e che cosa sia addirittura necessario al cammino spirituale di quel fratello o di quella sorella; talvolta si renderà 362 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale necessario ri-annunciare le più elementari verità di fede, il nucleo incandescente, il kerigma, senza il quale la stessa esperienza dell’amore di Dio e della sua misericordia rimarrebbe come muta; talvolta si tratterà di indicare i fondamenti della vita morale, sempre in rapporto alla verità, al bene e alla volontà del Signore. Si tratta di un’opera di pronto e intelligente discernimento, che può fare molto bene ai fedeli. Il confessore, infatti, è chiamato quotidianamente e recarsi nelle “periferie del male e del peccato” – questa è una brutta periferia! – e la sua opera rappresenta un’autentica priorità pastorale. Confessare è priorità pastorale. Per favore, che non ci siano quei cartelli: “Si confessa soltanto lunedì, mercoledì dalla tal ora alla tal ora”. Si confessa ogni volta che te lo chiedono. E se tu stai lì [nel confessionale] pregando, stai con il confessionale aperto, che è il cuore di Dio aperto. Cari fratelli, vi benedico e vi auguro di essere buoni confessori: immersi nel rapporto con Cristo, capaci di discernimento nello Spirito Santo e pronti a cogliere l’occasione di evangelizzare. Pregate sempre per i fratelli e le sorelle che si accostano al Sacramento del perdono. E, per favore, pregate anche per me. E non vorrei finire senza una cosa che mi è venuta in mente quando il Cardinale Prefetto ha parlato. Lui ha parlato delle chiavi e della Madonna, e mi è piaciuto, e dirò una cosa… due cose. A me ha fatto tanto bene quando, da giovane, leggevo il libro di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori sulla Madonna: Le glorie di Maria. Sempre, alla fine di ogni capitolo, c’era un miracolo della Madonna, con cui lei entrava nel mezzo della vita e sistemava le cose. E la seconda cosa. Sulla Madonna c’è una leggenda, una tradizione che mi hanno raccontato esiste nel Sud d’Italia: la Madonna dei mandarini. È una terra dove ci sono tanti mandarini, non è vero? E dicono che sia la patrona dei ladri. [ride, ridono] Dicono che i ladri vanno a pregare là. E la leggenda – così raccontano – è che i ladri che pregano la Madonna dei mandarini, quando muoiono, c’è la fila davanti a Pietro che ha le chiavi, e apre e lascia passare uno, poi apre e lascia passare un altro; e la Madonna, quando vede uno di questi, gli fa segno di nascondersi; e poi, quando sono passati tutti, Pietro chiude e viene la notte e la Madonna dalla finestra lo chiama e lo fa entrare dalla finestra. È un racconto popolare, ma è tanto bello: perdonare con la Mamma accanto; perdonare con la Madre. Perché questa donna, quest’uomo che viene al confessionale, ha una Madre in Acta Francisci Pp. 363 Cielo che gli aprirà la porta e lo aiuterà al momento di entrare in Cielo. Sempre la Madonna, perché la Madonna aiuta anche noi nell’esercizio della misericordia. Ringrazio il Cardinale di questi due segni: le chiavi e la Madonna. Grazie tante. Vi invito – è l’ora – a pregare l’Angelus insieme: “Angelus Domini…” [Benedizione] Non dite che i ladri vanno in Cielo! Non dite questo [ride, ridono] III Ad Praesides Status et Gubernationis Unionis Europeae.* Illustri Ospiti, Vi ringrazio per la Vostra presenza questa sera, alla vigilia del 60° anniversario della firma dei Trattati istitutivi della Comunità Economica Europea e della Comunità Europea dell’Energia Atomica. A ciascuno desidero significare l’affetto che la Santa Sede nutre per i Vostri rispettivi Paesi e per l’Europa intera, ai cui destini è, per disposizione della Provvidenza, inscindibilmente legata. Particolare gratitudine esprimo all’On. Paolo Gentiloni, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, per le deferenti parole che ha rivolto a nome di tutti e per l’impegno che l’Italia ha profuso nella preparazione di questo incontro; come pure all’On. Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo, che ha dato voce alle attese dei popoli dell’Unione nella presente ricorrenza. Ritornare a Roma sessant’anni dopo non può essere solo un viaggio nei ricordi, quanto piuttosto il desiderio di riscoprire la memoria vivente di quell’evento per comprenderne la portata nel presente. Occorre immedesimarsi nelle sfide di allora, per affrontare quelle dell’oggi e del domani. Con i suoi racconti, pieni di rievocazioni, la Bibbia ci offre un metodo pedagogico fondamentale: non si può comprendere il tempo che viviamo senza il passato, inteso non come un insieme di fatti lontani, ma come la linfa vitale che irrora il presente. Senza tale consapevolezza la realtà perde la sua unità, la storia il suo filo logico e l’umanità smarrisce il senso delle proprie azioni e la direzione del proprio avvenire. * Die 24 Martii 2017. 364 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale Il 25 marzo 1957 fu una giornata carica di attese e di speranze, di entusiasmo e di trepidazione, e solo un evento eccezionale, per la portata e le conseguenze storiche, poteva renderla unica nella storia. La memoria di quel giorno si unisce alle speranze dell’oggi e alle attese dei popoli europei che domandano di discernere il presente per proseguire con rinnovato slancio e fiducia il cammino iniziato. Ne erano ben consapevoli i Padri fondatori e i leader che, apponendo la propria firma sui due Trattati, hanno dato vita a quella realtà politica, economica, culturale, ma soprattutto umana, che oggi chiamiamo Unione Europea. D’altra parte, come disse il Ministro degli Affari Esteri belga Spaak, si trattava, « è vero, del benessere materiale dei nostri popoli, dell’espansione delle nostre economie, del progresso sociale, di possibilità industriali e commerciali totalmente nuove, ma soprattutto (…) [di] una particolare concezione della vita a misura d’uomo, fraterna e giusta ».1 Dopo gli anni bui e cruenti della Seconda Guerra Mondiale, i leader del tempo hanno avuto fede nella possibilità di un avvenire migliore, « non hanno mancato d’audacia e non hanno agito troppo tardi. Il ricordo delle passate sventure e delle loro colpe sembra averli ispirati e donato loro il coraggio necessario per dimenticare le vecchie contese e pensare ed agire in modo veramente nuovo per realizzare la più grande trasformazione […] dell’Europa ».2 I Padri fondatori ci ricordano che l’Europa non è un insieme di regole da osservare, non un prontuario di protocolli e procedure da seguire. Essa è una vita, un modo di concepire l’uomo a partire dalla sua dignità trascendente e inalienabile e non solo come un insieme di diritti da difendere, o di pretese da rivendicare. All’origine dell’idea d’Europa vi è « la figura e la responsabilità della persona umana col suo fermento di fraternità evangelica, […] con la sua volontà di verità e di giustizia acuita da un’esperienza millenaria ».3 Roma, con la sua vocazione all’universalità,4 è il simbolo di questa esperienza e per questo fu scelta come luogo della firma dei Trattati, 1 P.H. Spaak, Discorso pronunciato in occasione della firma dei Trattati di Roma, 25 marzo 1957. Ibid. A. De Gasperi, La nostra patria Europa. Discorso alla Conferenza Parlamentare Europea, 21 aprile 1954, in: Alcide De Gasperi e la politica internazionale, Cinque Lune, Roma 1990, vol. III, 437-440. 4 Cfr P.H. Spaak, Discorso, cit. 2 3 Acta Francisci Pp. 365 poiché qui – ricordò il Ministro degli Affari Esteri olandese Luns – « furono gettate le basi politiche, giuridiche e sociali della nostra civiltà ».5 Se fu chiaro fin da principio che il cuore pulsante del progetto politico europeo non poteva che essere l’uomo, fu altrettanto evidente il rischio che i Trattati rimanessero lettera morta. Essi dovevano essere riempiti di spirito vitale. E il primo elemento della vitalità europea è la solidarietà. « La Comunità economica europea – affermava il Primo Ministro lussemburghese Bech – vivrà e avrà successo soltanto se, durante la sua esistenza, resterà fedele allo spirito di solidarietà europea che l’ha creata e se la volontà comune dell’Europa in gestazione è più potente delle volontà nazionali ».6 Tale spirito è quanto mai necessario oggi, davanti alle spinte centrifughe come pure alla tentazione di ridurre gli ideali fondativi dell’Unione alle necessità produttive, economiche e finanziarie. Dalla solidarietà nasce la capacità di aprirsi agli altri. « I nostri piani non sono di natura egoistica »,7 disse il Cancelliere tedesco Adenauer. « Senza dubbio, i Paesi che stanno per unirsi (…) non intendono isolarsi dal resto del mondo ed erigere intorno a loro barriere invalicabili »,8 gli fece eco il Ministro degli Affari Esteri francese Pineau. In un mondo che conosceva bene il dramma di muri e divisioni, era ben chiara l’importanza di lavorare per un’Europa unita e aperta e la comune volontà di adoperarsi per rimuovere quell’innaturale barriera che dal Mar Baltico all’Adriatico divideva il continente. Tanto si faticò per far cadere quel muro! Eppure oggi si è persa la memoria della fatica. Si è persa pure la consapevolezza del dramma di famiglie separate, della povertà e della miseria che quella divisione provocò. Laddove generazioni ambivano a veder cadere i segni di una forzata inimicizia, ora si discute di come lasciare fuori i “pericoli” del nostro tempo: a partire dalla lunga colonna di donne, uomini e bambini, in fuga da guerra e povertà, che chiedono solo la possibilità di un avvenire per sé e per i propri cari. Nel vuoto di memoria che contraddistingue i nostri giorni, spesso si dimentica anche un’altra grande conquista frutto della solidarietà sancita 5 6 7 J. Luns, Discorso pronunciato in occasione della firma dei Trattati di Roma, 25 marzo 1957. J. Bech, Discorso pronunciato in occasione della firma dei Trattati di Roma, 25 marzo 1957. K. Adenauer, Discorso pronunciato in occasione della firma dei Trattati di Roma, 25 marzo 1957. 8 1957. C. Pineau, Discorso pronunciato in occasione della firma dei Trattati di Roma, 25 marzo 366 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale il 25 marzo 1957: il più lungo tempo di pace degli ultimi secoli. « Popoli che nel corso dei tempi spesso si sono trovati in campi opposti, gli uni contro gli altri a combattersi, (…) ora, invece, si ritrovano uniti attraverso la ricchezza delle loro peculiarità nazionali ».9 La pace si edifica sempre con il contributo libero e consapevole di ciascuno. Tuttavia, « per molti oggi [essa] sembra, in qualche modo, un bene scontato »10 e così è facile finire per considerarla superflua. Al contrario, la pace è un bene prezioso ed essenziale, poiché senza di essa non si è in grado di costruire un avvenire per nessuno e si finisce per “vivere alla giornata”. L’Europa unita nasce, infatti, da un progetto chiaro, ben definito, adeguatamente ponderato, anche se al principio solo embrionale. Ogni buon progetto guarda al futuro e il futuro sono i giovani, chiamati a realizzare le promesse dell’avvenire.11 Nei Padri fondatori era, dunque, chiara la consapevolezza di essere parte di un’opera comune, che non solo attraversava i confini degli Stati, ma anche quelli del tempo così da legare le generazioni fra loro, tutte egualmente partecipi della edificazione della casa comune. Illustri Ospiti, Ai Padri dell’Europa ho dedicato questa prima parte del mio intervento, perché ci lasciassimo provocare dalle loro parole, dall’attualità del loro pensiero, dall’appassionato impegno per il bene comune che li ha caratterizzati, dalla certezza di essere parte di un’opera più grande delle loro persone e dall’ampiezza dell’ideale che li animava. Il loro denominatore comune era lo spirito di servizio, unito alla passione politica, e alla consapevolezza che « all’origine della civiltà europea si trova il cristianesimo »,12 senza il quale i valori occidentali di dignità, libertà e giustizia risultano per lo più incomprensibili. « E ancor oggi – affermava san Giovanni Paolo II –, l’anima dell’Europa rimane unita, perché, oltre alle sue origini comuni, vive gli identici valori cristiani e umani, come quelli della dignità della persona umana, del profondo sentimento della giustizia e della libertà, della laboriosità, dello spirito di iniziativa, dell’amore alla famiglia, del rispetto P.H. Spaak, Discorso, cit. Discorso ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 9 gennaio 2017: L’Osservatore Romano, 9-10 gennaio 2017, p. 4. 11 Cfr P.H. Spaak, Discorso, cit. 12 A. De Gasperi, La nostra patria Europa, cit. 9 10 Acta Francisci Pp. 367 della vita, della tolleranza, del desiderio di cooperazione e di pace, che sono note che la caratterizzano ».13 Nel nostro mondo multiculturale tali valori continueranno a trovare piena cittadinanza se sapranno mantenere il loro nesso vitale con la radice che li ha generati. Nella fecondità di tale nesso sta la possibilità di edificare società autenticamente laiche, scevre da contrapposizioni ideologiche, nelle quali trovano ugualmente posto l’oriundo e l’autoctono, il credente e il non credente. Negli ultimi sessant’anni il mondo è molto cambiato. Se i Padri fondatori, che erano sopravvissuti ad un conflitto devastante, erano animati dalla speranza di un futuro migliore e determinati dalla volontà di perseguirlo, evitando l’insorgere di nuovi conflitti, il nostro tempo è più dominato dal concetto di crisi. C’è la crisi economica, che ha contraddistinto l’ultimo decennio, c’è la crisi della famiglia e di modelli sociali consolidati, c’è una diffusa “crisi delle istituzioni” e la crisi dei migranti: tante crisi, che celano la paura e lo smarrimento profondo dell’uomo contemporaneo, che chiede una nuova ermeneutica per il futuro. Tuttavia, il termine “crisi” non ha una connotazione di per sé negativa. Non indica solo un brutto momento da superare. La parola crisi ha origine nel verbo greco crino ( κρίνω), che significa investigare, vagliare, giudicare. Il nostro è dunque un tempo di discernimento, che ci invita a vagliare l’essenziale e a costruire su di esso: è dunque un tempo di sfide e di opportunità. Qual è allora l’ermeneutica, la chiave interpretativa con la quale possiamo leggere le difficoltà del presente e trovare risposte per il futuro? La rievocazione del pensiero dei Padri sarebbe infatti sterile se non servisse a indicarci un cammino, se non diventasse stimolo per l’avvenire e sorgente di speranza. Ogni corpo che perde il senso del suo cammino, cui viene a mancare questo sguardo in avanti, patisce prima un’involuzione e a lungo andare rischia di morire. Quale dunque il lascito dei Padri fondatori? Quali prospettive ci indicano per affrontare le sfide che ci attendono? Quale speranza per l’Europa di oggi e di domani? Le risposte le ritroviamo proprio nei pilastri sui quali essi hanno inteso edificare la Comunità economica europea e che ho già ricordati: la centralità dell’uomo, una solidarietà fattiva, l’apertura al mondo, il perseguimento della pace e dello sviluppo, l’apertura al futuro. A chi governa compete 13 Atto europeistico, Santiago de Compostela, 9 novembre 1982: AAS 75/I (1983), 329. 368 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale discernere le strade della speranza – questo è il vostro compito: discernere le strade della speranza –, identificare i percorsi concreti per far sì che i passi significativi fin qui compiuti non abbiano a disperdersi, ma siano pegno di un cammino lungo e fruttuoso. L’Europa ritrova speranza quando l’uomo è il centro e il cuore delle sue istituzioni. Ritengo che ciò implichi l’ascolto attento e fiducioso delle istanze che provengono tanto dai singoli, quanto dalla società e dai popoli che compongono l’Unione. Purtroppo, si ha spesso la sensazione che sia in atto uno “scollamento affettivo” fra i cittadini e le Istituzioni europee, sovente percepite lontane e non attente alle diverse sensibilità che costituiscono l’Unione. Affermare la centralità dell’uomo significa anche ritrovare lo spirito di famiglia, in cui ciascuno contribuisce liberamente secondo le proprie capacità e doti alla casa comune. È opportuno tenere presente che l’Europa è una famiglia di popoli 14 e – come in ogni buona famiglia – ci sono suscettibilità differenti, ma tutti possono crescere nella misura in cui si è uniti. L’Unione Europea nasce come unità delle differenze e unità nelle differenze. Le peculiarità non devono perciò spaventare, né si può pensare che l’unità sia preservata dall’uniformità. Essa è piuttosto l’armonia di una comunità. I Padri fondatori scelsero proprio questo termine come cardine delle entità che nascevano dai Trattati, ponendo l’accento sul fatto che si mettevano in comune le risorse e i talenti di ciascuno. Oggi l’Unione Europea ha bisogno di riscoprire il senso di essere anzitutto “comunità” di persone e di popoli consapevole che « il tutto è più della parte, ed è anche più della loro semplice somma »15 e dunque che « bisogna sempre allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti ».16 I Padri fondatori cercavano quell’armonia nella quale il tutto è in ognuna delle parti, e le parti sono – ciascuna con la propria originalità – nel tutto. L’Europa ritrova speranza nella solidarietà, che è anche il più efficace antidoto ai moderni populismi. La solidarietà comporta la consapevolezza di essere parte di un solo corpo e nello stesso tempo implica la capacità che ciascun membro ha di “simpatizzare” con l’altro e con il tutto. Se uno soffre, tutti soffrono (cfr 1 Cor 12, 26). Così anche noi oggi piangiamo con il Regno Unito le vittime dell’attentato che ha colpito Londra due giorni 14 15 16 Cfr Discorso al Parlamento Europeo, Strasburgo, 25 novembre 2014: AAS 106 (2014), 1000. Esort. ap. Evangelii gaudium, 235. Ibid. Acta Francisci Pp. 369 fa. La solidarietà non è un buon proposito: è caratterizzata da fatti e gesti concreti, che avvicinano al prossimo, in qualunque condizione si trovi. Al contrario, i populismi fioriscono proprio dall’egoismo, che chiude in un cerchio ristretto e soffocante e che non consente di superare la limitatezza dei propri pensieri e “guardare oltre”. Occorre ricominciare a pensare in modo europeo, per scongiurare il pericolo opposto di una grigia uniformità, ovvero il trionfo dei particolarismi. Alla politica spetta tale leadership ideale, che eviti di far leva sulle emozioni per guadagnare consenso, ma piuttosto elabori, in uno spirito di solidarietà e sussidiarietà, politiche che facciano crescere tutta quanta l’Unione in uno sviluppo armonico, così che chi riesce a correre più in fretta possa tendere la mano a chi va più piano e chi fa più fatica sia teso a raggiungere chi è in testa. L’Europa ritrova speranza quando non si chiude nella paura di false sicurezze. Al contrario, la sua storia è fortemente determinata dall’incontro con altri popoli e culture e la sua identità « è, ed è sempre stata, un’identità dinamica e multiculturale ».17 C’è interesse nel mondo per il progetto europeo. C’è stato fin dal primo giorno, con la folla assiepata in piazza del Campidoglio e con i messaggi gratulatori che giunsero da altri Stati. Ancor più c’è oggi, a partire da quei Paesi che chiedono di entrare a far parte dell’Unione, come pure da quegli Stati che ricevono gli aiuti che, con viva generosità, sono loro offerti per far fronte alle conseguenze della povertà, delle malattie e delle guerre. L’apertura al mondo implica la capacità di « dialogo come forma di incontro »18 a tutti i livelli, a cominciare da quello fra gli Stati membri e fra le Istituzioni e i cittadini, fino a quello con i numerosi immigrati che approdano sulle coste dell’Unione. Non ci si può limitare a gestire la grave crisi migratoria di questi anni come fosse solo un problema numerico, economico o di sicurezza. La questione migratoria pone una domanda più profonda, che è anzitutto culturale. Quale cultura propone l’Europa oggi? La paura che spesso si avverte trova, infatti, nella perdita d’ideali la sua causa più radicale. Senza una vera prospettiva ideale si finisce per essere dominati dal timore che l’altro ci strappi dalle abitudini consolidate, ci privi dei confort acquisiti, metta in qualche modo in discussione uno stile di vita fatto troppo spesso solo di benessere materiale. Al 17 Discorso in occasione del conferimento del Premio Carlo Magno, 6 maggio 2016: L’Osservatore Romano, 6-7 maggio 2016, p. 4. 18 Esort. ap. Evangelii gaudium, 239. 370 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale contrario, la ricchezza dell’Europa è sempre stata la sua apertura spirituale e la capacità di porsi domande fondamentali sul senso dell’esistenza. All’apertura verso il senso dell’eterno è corrisposta anche un’apertura positiva, anche se non priva di tensioni e di errori, verso il mondo. Il benessere acquisito sembra invece averle tarpato le ali, e fatto abbassare lo sguardo. L’Europa ha un patrimonio ideale e spirituale unico al mondo che merita di essere riproposto con passione e rinnovata freschezza e che è il miglior rimedio contro il vuoto di valori del nostro tempo, fertile terreno per ogni forma di estremismo. Sono questi gli ideali che hanno reso Europa quella “penisola dell’Asia” che dagli Urali giunge all’Atlantico. L’Europa ritrova speranza quando investe nello sviluppo e nella pace. Lo sviluppo non è dato da un insieme di tecniche produttive. Esso riguarda tutto l’essere umano: la dignità del suo lavoro, condizioni di vita adeguate, la possibilità di accedere all’istruzione e alle necessarie cure mediche. « Lo sviluppo è il nuovo nome della pace »,19 affermava Paolo VI, poiché non c’è vera pace quando ci sono persone emarginate o costrette a vivere nella miseria. Non c’è pace laddove manca lavoro o la prospettiva di un salario dignitoso. Non c’è pace nelle periferie delle nostre città, nelle quali dilagano droga e violenza. L’Europa ritrova speranza quando si apre al futuro. Quando si apre ai giovani, offrendo loro prospettive serie di educazione, reali possibilità di inserimento nel mondo del lavoro. Quando investe nella famiglia, che è la prima e fondamentale cellula della società. Quando rispetta la coscienza e gli ideali dei suoi cittadini. Quando garantisce la possibilità di fare figli, senza la paura di non poterli mantenere. Quando difende la vita in tutta la sua sacralità. Illustri Ospiti, Nel generale allungamento delle prospettive di vita, sessant’anni sono oggi considerati il tempo della piena maturità. Un’età cruciale nella quale ancora una volta si è chiamati a mettersi in discussione. Anche l’Unione Europea è chiamata oggi a mettersi in discussione, a curare gli inevitabili acciacchi che vengono con gli anni e a trovare percorsi nuovi per proseguire il proprio cammino. A differenza però di un essere umano di sessant’anni, l’Unione Europea non ha davanti a sé un’inevitabile vecchiaia, ma la pos19 Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio, 26 marzo 1967, 87: AAS 59 (1967), 299. Acta Francisci Pp. 371 sibilità di una nuova giovinezza. Il suo successo dipenderà dalla volontà di lavorare ancora una volta insieme e dalla voglia di scommettere sul futuro. A Voi, in quanto leader, spetterà discernere la via di un « nuovo umanesimo europeo »,20 fatto di ideali e concretezza. Ciò significa non avere paura di assumere decisioni efficaci, in grado di rispondere ai problemi reali delle persone e di resistere alla prova del tempo. Da parte mia non posso che assicurare la vicinanza della Santa Sede e della Chiesa all’Europa intera, alla cui edificazione ha da sempre contribuito e sempre contribuirà, invocando su di essa la benedizione del Signore, perché la protegga e le dia pace e progresso. Faccio perciò mie le parole che Joseph Bech pronunciò in Campidoglio: Ceterum censeo Europam esse ædificandam, d’altronde penso che l’Europa meriti di essere costruita. Grazie. IV In visitatione pastorali in Archidioecesi Mediolanensi. Occursus cum sacerdotibus et viris mulieribusque consecratis in templo Cathedrali.* Domanda 1 – Don Gabriele Gioia, presbitero Molte delle energie e del tempo dei preti sono assorbite per continuare le forme tradizionali del ministero, ma avvertiamo le sfide della secolarizzazione e l’irrilevanza della fede dentro l’evoluzione di una società milanese, che è sempre più plurale, multietnica, multireligiosa e multiculturale. Capita anche a noi a volte di sentirci come Pietro gli apostoli dopo avere faticato e non prendere pesci. Le chiediamo: quali purificazioni e quali scelte prioritarie siamo chiamati a compiere per non smarrire la gioia di evangelizzare e di essere popolo di Dio che testimonia il suo amore per ogni uomo? Santità, le vogliamo bene e preghiamo per lei. Papa Francesco: Grazie. Grazie. Le tre domande che voi farete mi sono state inviate. Sempre si fa così. Di solito, io rispondo a braccio, ma questa volta ho pensato, in una giornata con un programma così fitto, che era meglio scrivere qualcosa per rispondere. 20 Discorso in occasione del conferimento del Premio Carlo Magno, 6 maggio 2016: L’Osservatore Romano, 6-7 maggio 2016, p. 5. * Die 25 Martii 2017. 372 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale Ho ascoltato la tua domanda, don Gabriele. L’avevo letta prima, ma mentre tu parlavi, mi sono venute in mente due cose. Una, “prendere i pesci”. Tu sai che l’evangelizzazione non sempre è sinonimo di “prendere i pesci”: è andare, prendere il largo, dare testimonianza… e poi il Signore, Lui “prende i pesci”. Quando, come e dove, noi non lo sappiamo. E questo è molto importante. È anche partire da quella realtà, che noi siamo strumenti, strumenti inutili. Un’altra cosa che tu hai detto, quella preoccupazione che hai espresso che è la preoccupazione di tutti voi: non perdere la gioia di evangelizzare. Perché evangelizzare è una gioia. Il grande Paolo VI, nella Evangelii nuntiandi – che è il più grande documento pastorale del dopo-Concilio, che ancora oggi ha attualità – parlava di questa gioia: la gioia della Chiesa è evangelizzare. E noi dobbiamo chiedere la grazia di non perderla. Lui [Paolo VI] ci dice, quasi alla fine [di quel documento]: Conserviamo questa gioia di evangelizzare; non come evangelizzatori tristi, annoiati, questo non va; un evangelizzatore triste è uno che non è convinto che Gesù è gioia, che Gesù ti porta la gioia, e quando ti chiama ti cambia la vita e ti dà la gioia, e ti invia nella gioia, anche in croce, ma nella gioia, per evangelizzare. Grazie di aver sottolineato queste cose che tu hai detto, Gabriele. E adesso, le cose che ho pensato su questa domanda, a casa, per dire cose più pensate. a. Una delle prime cose che mi viene in mente è la parola sfida – che tu hai usato: “tante sfide”, hai detto –. Ogni epoca storica, fin dai primi tempi del cristianesimo, è stata continuamente sottoposta a molteplici sfide. Sfide all’interno della comunità ecclesiale e nello stesso tempo nel rapporto con la società in cui la fede andava prendendo corpo. Ricordiamo l’episodio di Pietro nella casa di Cornelio a Cesarea,1 o la controversia ad Antiochia e poi a Gerusalemme sulla necessità o meno di circoncidere i pagani, 2 e così via. Perciò non dobbiamo temere le sfide, questo sia chiaro. Non dobbiamo temere le sfide. Quante volte si sentono delle lamentele: “Ah, quest’epoca, ci sono tante sfide, e siamo tristi…”. No. Non avere timore. Le sfide si devono prendere come il bue, per le corna. Non temere le sfide. Ed è bene che ci siano, le sfide. È bene, perché ci fanno crescere. Sono segno di una fede 1 2 Cfr At 10, 24-35. Cfr At 15, 1-6. Acta Francisci Pp. 373 viva, di una comunità viva che cerca il suo Signore e tiene gli occhi e il cuore aperti. Dobbiamo piuttosto temere una fede senza sfide, una fede che si ritiene completa, tutta completa: non ho bisogno di altre cose, tutto fatto. Questa fede è tanto annacquata che non serve. Questo dobbiamo temere. E si ritiene completa come se tutto fosse stato detto e realizzato. Le sfide ci aiutano a far sì che la nostra fede non diventi ideologica. Ci sono i pericoli delle ideologie, sempre. Le ideologie crescono, germogliano e crescono quando uno crede di avere la fede completa, e diventa ideologia. Le sfide ci salvano da un pensiero chiuso e definito e ci aprono a una comprensione più ampia del dato rivelato. Come ha affermato la Costituzione dogmatica Dei Verbum: « La Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio ».3 E in ciò le sfide ci aiutano ad aprirci al mistero rivelato. Questa è una prima cosa, che prendo da quello che tu hai detto. b. Seconda cosa. Tu hai parlato di una società “multi” – multiculturale, multireligiosa, multietnica –. Io credo che la Chiesa, nell’arco di tutta la sua storia, tante volte – senza che ne siamo consapevoli – ha molto da insegnarci e aiutarci per una cultura della diversità. Dobbiamo imparare. Lo Spirito Santo è il Maestro della diversità. Guardiamo le nostre diocesi, i nostri presbiteri, le nostre comunità. Guardiamo le congregazioni religiose. Tanti carismi, tanti modi di realizzare l’esperienza credente. La Chiesa è Una in un’esperienza multiforme. È una, sì. Ma in un’esperienza multiforme. È questa la ricchezza della Chiesa. Pur essendo una è multiforme. Il Vangelo è uno nella sua quadruplice forma. Il Vangelo è uno, ma sono quattro e sono diversi, ma quella diversità è una ricchezza. Il Vangelo è uno in una quadruplice forma. Questo dà alle nostre comunità una ricchezza che manifesta l’azione dello Spirito. La Tradizione ecclesiale ha una grande esperienza di come “gestire” il molteplice all’interno della sua storia e della sua vita. Abbiamo visto e vediamo di tutto: abbiamo visto e vediamo molte ricchezze e molti orrori ed errori. E qui abbiamo una buona chiave che ci aiuta a leggere il mondo contemporaneo. Senza condannarlo e senza santificarlo. Riconoscendo gli aspetti luminosi e gli aspetti oscuri. Come pure aiutandoci a discernere gli eccessi di uniformità o di relativismo: due tendenze che cercano di cancellare l’unità delle differenze, l’interdipendenza. La Chiesa è 3 N. 8b. 374 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale Una nelle differenze. È una, e quelle differenze si uniscono in quella unità. Ma chi fa le differenze? Lo Spirito Santo: è il Maestro delle differenze! E chi fa l’unità? Lo Spirito Santo: Lui è anche il Maestro dell’unità! Quel grande Artista, quel grande Maestro dell’unità nelle differenze è lo Spirito Santo. E questo dobbiamo capirlo bene. E poi ne parlerò più avanti, a proposito del discernimento: discernere quando è lo Spirito che fa le differenze e l’unità, e quando non è lo Spirito quello che fa una differenza e una divisione. Quante volte abbiamo confuso unità con uniformità? E non è lo stesso. O quante volte abbiamo confuso pluralità con pluralismo? E non è lo stesso. L’uniformità e il pluralismo non sono dello spirito buono: non vengono dallo Spirito Santo. La pluralità e l’unità invece vengono dallo Spirito Santo. In entrambi i casi ciò che si cerca di fare è ridurre la tensione e cancellare il conflitto o l’ambivalenza a cui siamo sottoposti in quanto esseri umani. Cercare di eliminare uno dei poli della tensione è eliminare il modo in cui Dio ha voluto rivelarsi nell’umanità del suo Figlio. Tutto ciò che non assume il dramma umano può essere una teoria molto chiara e distinta ma non coerente con la Rivelazione e perciò ideologica. La fede per essere cristiana e non illusoria deve configurarsi all’interno dei processi: dei processi umani senza ridursi ad essi. Anche questa è una bella tensione. È il compito bello ed esigente che ci ha lasciato nostro Signore, il “già e non ancora” della Salvezza. E questo è molto importante: unità nelle differenze. Questa è una tensione, ma è una tensione che sempre ci fa crescere nella Chiesa. c. Una terza cosa. C’è una scelta che come pastori non possiamo eludere: formare al discernimento. Discernimento di queste cose che sembrano opposte o che sono opposte per sapere quanto una tensione, una opposizione viene dallo Spirito Santo e quando viene dal Maligno. E per questo, formare al discernimento. Come mi pare di aver capito dalla domanda, la diversità offre uno scenario molto insidioso. La cultura dell’abbondanza a cui siamo sottoposti offre un orizzonte di tante possibilità, presentandole tutte come valide e buone. I nostri giovani sono esposti a uno zapping continuo. Possono navigare su due o tre schermi aperti contemporaneamente, possono interagire nello stesso tempo in diversi scenari virtuali. Ci piaccia o no, è il mondo in cui sono inseriti ed è nostro dovere come pastori aiutarli ad attraversare questo mondo. Perciò ritengo che sia bene insegnare loro a discernere, perché abbiano gli strumenti e gli elementi che li aiutino a percorrere il cammino della vita senza che si estingua lo Spirito Santo che Acta Francisci Pp. 375 è in loro. In un mondo senza possibilità di scelta, o con meno possibilità, forse le cose sembrerebbero più chiare, non so. Ma oggi i nostri fedeli – e noi stessi – siamo esposti a questa realtà, e perciò sono convinto che come comunità ecclesiale dobbiamo incrementare l’habitus del discernimento. E questa è una sfida, e richiede la grazia del discernimento, per cercare di imparare ad avere l’abito del discernimento. Questa grazia, dai piccoli agli adulti, tutti. Quando si è bambini è facile che il papà e la mamma ci dicano quello che dobbiamo fare, e va bene – oggi non credo che sia tanto facile; ai miei tempi sì, ma oggi non so, ma comunque è più facile –. Ma via via che cresciamo, in mezzo a una moltitudine di voci dove apparentemente tutte hanno ragione, il discernimento di ciò che ci conduce alla Risurrezione, alla Vita e non a una cultura di morte, è cruciale. Per questo sottolineo tanto questa necessità. È uno strumento catechetico, e anche per la vita. Nella catechesi, nella guida spirituale, nelle omelie dobbiamo insegnare al nostro popolo, insegnare ai giovani, insegnare ai bambini, insegnare agli adulti il discernimento. E insegnare loro a chiedere la grazia del discernimento. Su questo vi rimando a quella parte dell’Esortazione Evangelii gaudium intitolata « La missione che si incarna nei limiti umani »: numeri 40-45 della Evangelii gaudium. E questo è il terzo punto con cui ho risposto a te. Sono piccole cose che forse aiuteranno nella vostra riflessione sulle domande e poi nel dialogo tra voi. Ti ringrazio tanto. Domanda 2 –Roberto Crespi, diacono permanente Santità, buongiorno. Sono Roberto, diacono permanente. Il diaconato è entrato nel nostro clero nel 1990 e attualmente siamo 143, non è un numero grande ma è un numero significativo. Siamo uomini che vivono pienamente la propria vocazione, quella matrimoniale o quella celibataria ma vivono anche pienamente il mondo del lavoro e della professione e portiamo quindi nel clero il mondo della famiglia e il mondo del lavoro, portiamo tutte quelle dimensioni della bellezza e dell’esperienza ma anche della fatica e qualche volta anche delle ferite. Le chiediamo allora: come diaconi permanenti qual è la nostra parte perché possiamo aiutare a delineare quel volto di Chiesa che è umile, che è disinteressata, che è beata, quella che sentiamo che è nel suo cuore e di cui spesso ci parla? La ringrazio dell’attenzione e le assicuro la nostra preghiera e insieme alla nostra quella delle nostre spose e delle nostre famiglie. 376 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale Papa Francesco: Grazie. Voi diaconi avete molto da dare, molto da dare. Pensiamo al valore del discernimento. All’interno del presbiterio, voi potete essere una voce autorevole per mostrare la tensione che c’è tra il dovere e il volere, le tensioni che si vivono all’interno della vita familiare – voi avete una suocera, per dire un esempio! –. Come pure le benedizioni che si vivono all’interno della vita familiare. Ma dobbiamo stare attenti a non vedere i diaconi come mezzi preti e mezzi laici. Questo è un pericolo. Alla fine non stanno né di qua né di là. No, questo non si deve fare, è un pericolo. Guardarli così ci fa male e fa male a loro. Questo modo di considerarli toglie forza al carisma proprio del diaconato. Su questo voglio tornare: il carisma proprio del diaconato. E questo carisma è nella vita della Chiesa. E nemmeno va bene l’immagine del diacono come una specie di intermediario tra i fedeli e i pastori. Né a metà strada fra i preti e i laici, né a metà strada fra i pastori e i fedeli. E ci sono due tentazioni. C’è il pericolo del clericalismo: il diacono che è troppo clericale. No, no, questo non va. Io alcune volte vedo qualcuno quando assiste alla liturgia: sembra quasi di voler prendere il posto del prete. Il clericalismo, guardatevi dal clericalismo. E l’altra tentazione, il funzionalismo: è un aiuto che ha il prete per questo o per quello…; è un ragazzo per svolgere certi compiti e non per altre cose… No. Voi avete un carisma chiaro nella Chiesa e dovete costruirlo. Il diaconato è una vocazione specifica, una vocazione familiare che richiama il servizio. A me piace tanto quando [negli Atti degli Apostoli] i primi cristiani ellenisti sono andati dagli apostoli a lamentarsi perché le loro vedove e i loro orfani non erano ben assistiti, e hanno fatto quella riunione, quel “sinodo” tra gli apostoli e i discepoli, e hanno “inventato” i diaconi per servire. E questo è molto interessante anche per noi vescovi, perché quelli erano tutti vescovi, quelli che hanno “fatto” i diaconi. E che cosa ci dice? Che i diaconi siano i servitori. Poi hanno capito che, in quel caso, era per assistere le vedove e gli orfani; ma servire. E a noi vescovi: la preghiera e l’annuncio della Parola; e questo ci fa vedere qual è il carisma più importante di un vescovo: pregare. Qual è il compito di un vescovo, il primo compito? La preghiera. Secondo compito: annunciare la Parola. Ma si vede bene la differenza. E a voi [diaconi]: il servizio. Questa paro- Acta Francisci Pp. 377 la è la chiave per capire il vostro carisma. Il servizio come uno dei doni caratteristici del popolo di Dio. Il diacono è – per così dire – il custode del servizio nella Chiesa. Ogni parola dev’essere ben misurata. Voi siete i custodi del servizio nella Chiesa: il servizio alla Parola, il servizio all’Altare, il servizio ai Poveri. E la vostra missione, la missione del diacono, e il suo contributo consistono in questo: nel ricordare a tutti noi che la fede, nelle sue diverse espressioni – la liturgia comunitaria, la preghiera personale, le diverse forme di carità – e nei suoi vari stati di vita – laicale, clericale, familiare – possiede un’essenziale dimensione di servizio. Il servizio a Dio e ai fratelli. E quanta strada c’è da fare in questo senso! Voi siete i custodi del servizio nella Chiesa. In ciò consiste il valore dei carismi nella Chiesa, che sono un ricordo e un dono per aiutare tutto il popolo di Dio a non perdere la prospettiva e le ricchezze dell’agire di Dio. Voi non siete mezzi preti e mezzi laici – questo sarebbe “funzionalizzare” il diaconato –, siete sacramento del servizio a Dio e ai fratelli. E da questa parola “servizio” deriva tutto lo sviluppo del vostro lavoro, della vostra vocazione, del vostro essere nella Chiesa. Una vocazione che come tutte le vocazioni non è solamente individuale, ma vissuta all’interno della famiglia e con la famiglia; all’interno del Popolo di Dio e con il Popolo di Dio. In sintesi: – non c’è servizio all’altare, non c’è liturgia che non si apra al servizio dei poveri, e non c’è servizio dei poveri che non conduca alla liturgia; – non c’è vocazione ecclesiale che non sia familiare. Questo ci aiuta a rivalutare il diaconato come vocazione ecclesiale. Infine, oggi sembra che tutto debba “servirci”, come se tutto fosse finalizzato all’individuo: la preghiera “mi serve”, la comunità “mi serve”, la carità “mi serve”. Questo è un dato della nostra cultura. Voi siete il dono che lo Spirito ci fa per vedere che la strada giusta va al contrario: nella preghiera servo, nella comunità servo, con la solidarietà servo Dio e il prossimo. E che Dio vi doni la grazia di crescere in questo carisma di custodire il servizio nella Chiesa. Grazie per quello che fate. Domanda 3 – Madre M. Paola Paganoni, osc Santità, sono Madre Paola delle Orsoline e sono qui a nome di tutta la vita consacrata presente nella Chiesa milanese ma anche di tutta la Lombardia. 378 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale La ringraziamo per la Sua presenza, ma soprattutto per la testimonianza di vita che Lei ci offre. Da santa Marcellina, sorella di Ambrogio, la vita consacrata nella Chiesa milanese fino ad oggi è stata presenza viva, significativa, con forme antiche – e le ha viste qui – e con forme nuove. Vogliamo chiederLe, Padre, come essere oggi, per l’uomo di oggi, testimoni di profezia, come Lei dice: custodi dello stupore, e testimoniare con la nostra povera vita però una vita che sia obbediente, vergine, povera e fraterna? E poi, date le nostre poche – sembriamo numerose, ma l’età è anziana – date le nostre poche forze, per il futuro, quali periferie esistenziali, quali ambiti scegliere, privilegiare in una consapevolezza ravvivata della nostra minorità – minorità nella società e minorità anche nella Chiesa? Grazie – Le assicuriamo il nostro ricordo quotidiano. Papa Francesco: Grazie. Mi piace, a me piace la parola “minorità”. È vero che è il carisma dei francescani, ma anche tutti noi dobbiamo essere “minori”: è un atteggiamento spirituale, la minorità, che è come il sigillo del cristiano. Mi piace che Lei abbia usato quella parola. E incomincerò da quest’ultima parola: minorità, la minoranza. Normalmente – ma non dico che sia il Suo caso – è una parola che si accompagna a un sentimento: “Sembriamo tanti, ma tante sono anziane, siamo poche…”. E il sentimento che è sotto qual è? La rassegnazione. Cattivo sentimento. Senza accorgerci, ogni volta che pensiamo o constatiamo che siamo pochi, o in molti casi anziani, che sperimentiamo il peso, la fragilità più che lo splendore, il nostro spirito comincia ad essere corroso dalla rassegnazione. E la rassegnazione conduce poi all’accidia… Mi raccomando, se avete tempo leggete quello che dicono i Padri del deserto sull’accidia: è una cosa che ha tanta attualità, oggi. Credo che qui nasce la prima azione alla quale dobbiamo fare attenzione: pochi sì, in minoranza sì, anziani sì, rassegnati no! Sono fili molto sottili che si riconoscono solo davanti al Signore esaminando la nostra interiorità. Il cardinale, quando ha parlato, ha detto due parole che mi hanno colpito tanto. Parlando della misericordia ha detto che la misericordia “ristora e dà pace”. Un buon rimedio contro la rassegnazione è questa misericordia che ristora e dà pace. Quando noi cadiamo nella rassegnazione, ci allontaniamo dalla misericordia, andiamo subito da qualcuno, da qualcuna, dal Signore a chiedere misericordia, perché ci ristori e ci dia la pace. Acta Francisci Pp. 379 Quando ci prende la rassegnazione, viviamo con l’immaginario di un passato glorioso che, lungi dal risvegliare il carisma iniziale, ci avvolge sempre più in una spirale di pesantezza esistenziale. Tutto si fa più pesante e difficile da sollevare. E qui, questa è una cosa che non avevo scritto ma la dirò, perché è un po’ brutto dirla, ma scusatemi, succede, e la dirò. Incominciano a essere pesanti le strutture, vuote, non sappiamo come fare e pensiamo di vendere le strutture per avere i soldi, i soldi per la vecchiaia… Incominciano a essere pesanti i soldi che abbiamo in banca… E la povertà, dove va? Ma il Signore è buono, e quando una congregazione religiosa non va per la strada del voto di povertà, di solito le manda un economo o un’economa cattiva che fa crollare tutto! E questo è una grazia! [ride, applausi] Dicevo che tutto si fa più pesante e difficile da sollevare. E la tentazione sempre è cercare le sicurezze umane. Ho parlato dei soldi, che sono una delle sicurezze più umane che abbiamo vicino. Perciò, fa bene a tutti noi rivisitare le origini, fare un pellegrinaggio alle origini, una memoria che ci salva da qualunque immaginazione gloriosa ma irreale del passato. « Lo sguardo di fede è capace di riconoscere – dice la Evangelii gaudium – la luce che sempre lo Spirito Santo diffonde in mezzo all’oscurità, senza dimenticare che “dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia” (Rm 5, 20). La nostra fede è sfidata a intravedere il vino in cui l’acqua può essere trasformata, e a scoprire il grano che cresce in mezzo della zizzania ».4 I nostri padri e madri fondatori non pensarono mai ad essere una moltitudine, o una gran maggioranza. I nostri fondatori si sentirono mossi dallo Spirito Santo in un momento concreto della storia ad essere presenza gioiosa del Vangelo per i fratelli; a rinnovare ed edificare la Chiesa come lievito nella massa, come sale e luce del mondo. Sto pensando, ho chiara la frase di un fondatore, ma tanti hanno detto lo stesso: “Abbiate paura della moltitudine”. Che non vengano tanti, per la paura di non formarli bene, la paura di non dare il carisma… Uno la chiamava la “turba multa”. No. Loro pensavano semplicemente a portare avanti il Vangelo, il carisma. Credo che uno dei motivi che ci frenano o ci tolgono la gioia sta in questo aspetto. Le nostre congregazioni non sono nate per essere la massa, ma un po’ di sale e un po’ di lievito, che avrebbe dato il proprio contributo perché la massa crescesse; perché il Popolo di Dio avesse quel “condimento” 4 N. 84. 380 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale che gli mancava. Per molti anni abbiamo avuto la tentazione di credere e in tanti siamo cresciuti con l’idea che le famiglie religiose dovessero occupare spazi più che avviare processi, e questa è una tentazione. Noi dobbiamo avviare processi, non occupare spazi. Io ho paura delle statistiche, perché ci ingannano, tante volte. Ci dicono la verità da una parte, ma dopo subentra l’illusione e ci portano all’inganno. Occupare spazi più che avviare processi: eravamo tentati da questo perché pensavamo che siccome eravamo molti, il conflitto potesse prevalere sull’unità; che le idee (o la nostra impossibilità di cambiare) fossero più importanti della realtà; o che la parte (la nostra piccola parte o visione del mondo) fosse superiore al tutto ecclesiale.5 È una tentazione. Ma io non ho mai visto un pizzaiolo che per fare la pizza prenda mezzo chilo di lievito e 100 grammi di farina, no. È al contrario. Il lievito, poco, per far crescere la farina. Oggi la realtà ci interpella, oggi la realtà ci invita ad essere nuovamente un po’ di lievito, un po’ di sale. Ieri sera, nell’Osservatore Romano, che esce alla sera ma con la data di oggi, c’è il congedo delle ultime due Piccole Sorelle di Gesù dall’Afghanistan, tra i musulmani, perché non c’erano più [suore] e ormai dovevano, anziane, tornare. Parlavano l’afghano. Benvolute da tutti: musulmani, cattolici, cristiani… Perché? Perché testimoni. Perché? Perché consacrate a Dio Padre di tutti. E io ho pensato, ho detto al Signore, mentre leggevo questo – cercate questo, oggi, sull’Osservatore Romano, che ci farà pensare a quello su cui Lei ha fatto la domanda –: “Ma Gesù, perché lasci quella gente così?”. E mi è venuto in mente il popolo coreano, che ha avuto all’inizio tre-quattro missionari cinesi – all’inizio – e poi per due secoli il messaggio è stato portato avanti solo dai laici. Le strade del Signore sono come Lui vuole che siano. Ma ci farà bene fare un atto di fiducia: è Lui che conduce la storia! È vero. Noi facciamo di tutto per crescere, per essere forti… Ma non la rassegnazione. Avviare processi. Oggi la realtà ci interpella – ripeto – la realtà ci invita ad essere nuovamente un po’ di lievito, un po’ di sale. Potete pensare un pasto con molto sale? Nessuno lo mangerebbe. Oggi, la realtà – per molti fattori che non possiamo ora fermarci ad analizzare – ci chiama ad avviare processi più che occupare spazi, a lottare per l’unità più che attaccarci a conflitti passati, ad ascoltare la realtà, ad aprirci alla “massa”, al santo Popolo fedele di Dio, al tutto ecclesiale. Aprirci al tutto ecclesiale. 5 Cfr ibid., 222-237. Acta Francisci Pp. 381 Una minoranza benedetta, che è invitata nuovamente a lievitare, lievitare in sintonia con quanto lo Spirito Santo ha ispirato nel cuore dei vostri fondatori e nel cuore di voi stesse. Questo è quello che ci vuole oggi. Passo a un’ultima cosa. Non oserei dirvi a quali periferie esistenziali deve dirigersi la missione, perché normalmente lo Spirito ha ispirato i carismi per le periferie, per andare nei luoghi, negli angoli solitamente abbandonati. Non credo che il Papa possa dirvi: occupatevi di questa o di quella. Ciò che il Papa può dirvi è questo: siete poche, siete pochi, siete quelli che siete, andate nelle periferie, andate ai confini a incontrarvi col Signore, a rinnovare la missione delle origini, alla Galilea del primo incontro, tornare alla Galilea del primo incontro! E questo farà bene a tutti noi, ci farà crescere, ci farà moltitudine. Mi viene alla mente adesso la confusione che avrà avuto il nostro Padre Abramo: gli hanno fatto guardare il cielo: “Conta le stelle!” – ma non poteva –, “così sarà la tua discendenza”. E poi: “Il tuo unico figlio” – l’unico, l’altro se n’era andato già, ma questo aveva la promessa – “fallo salire sul monte e offrimelo in sacrificio”. Da quella moltitudine di stelle, a sacrificare il proprio figlio: la logica di Dio non si capisce. Soltanto, si obbedisce. E questa è la strada su cui dovete andare. Scegliete le periferie, risvegliate processi, accendete la speranza spenta e fiaccata da una società che è diventata insensibile al dolore degli altri. Nella nostra fragilità come congregazioni possiamo farci più attenti a tante fragilità che ci circondano e trasformarle in spazio di benedizione. Sarà il momento che il Signore vi dirà: “Fermati, c’è un capretto, lì. Non sacrificare il tuo unico figlio”. Andate e portate l’“unzione” di Cristo, andate. Non vi sto cacciando via! Soltanto dico: andate a portare la missione di Cristo, il vostro carisma. E non dimentichiamo che « quando si mette Gesù in mezzo al suo popolo, il popolo trova gioia. Sì, solo questo potrà restituirci la gioia e la speranza, solo questo ci salverà dal vivere in un atteggiamento di sopravvivenza. Per favore no, questa è rassegnazione. Non sopravvivere, vivere! Solo questo renderà feconda la nostra vita e manterrà vivo il nostro cuore. Mettere Gesù là dove deve stare: in mezzo al suo popolo ».6 E questo è il vostro compito. Grazie, madre. Grazie. Omelia nella S. Messa della Presentazione del Signore, XXI G.M. della vita consacrata, 2 febbraio 2017. 6 382 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale E adesso, preghiamo insieme. Vi darò la benedizione e vi chiedo, per favore, di pregare per me perché ho bisogno di essere sostenuto dalle preghiere del popolo di Dio, dei consacrati e dei sacerdoti. Grazie tante. Preghiamo. […] V Ad participes Conventus a Dicasterio ad Integram Humanam Progressionem fovendam promoti occasione data quinquagesimi anniversarii Litterarum encyclicarum “Populorum progressio”.* Cari fratelli e sorelle, grazie dell’invito e dell’accoglienza. Vi ringrazio per la vostra presenza e per la vostra attività di promozione umana e del bene comune. Ringrazio il Cardinale Turkson per le sue parole di saluto e per aver dato avvio, non senza fatica, al nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. È stato un modello di percorso, in pace, creatività, consultazioni, davvero un modello di costruzione ecclesiale: grazie, Eminenza. Siete convenuti per questo Congresso Internazionale perché la nascita del nuovo Dicastero corrisponde significativamente con il 50° anniversario dall’Enciclica Populorum progressio del Beato Paolo VI. Fu lui a precisare in dettaglio in quella Enciclica il significato di “sviluppo integrale”,1 e fu lui a proporre quella sintetica, fortunata formula: « sviluppo di ogni uomo e di tutto l’uomo ».2 Che cosa vuol dire, oggi e nel prossimo futuro, sviluppo integrale, cioè sviluppo di ogni uomo e di tutto l’uomo? Sulla scia di Paolo VI, forse proprio nel verbo integrare – a me tanto caro – possiamo individuare un orientamento fondamentale per il nuovo Dicastero. Vediamo insieme alcuni aspetti. Si tratta di integrare i diversi popoli della terra. Il dovere di solidarietà ci obbliga a cercare giuste modalità di condivisione, perché non vi sia quella drammatica sperequazione tra chi ha troppo e chi non ha niente, tra chi scarta e chi è scartato. Solo la strada dell’integrazione tra i popoli consente all’umanità un futuro di pace e di speranza. * Die 4 Aprilis 2017. 1 Cfr n. 21. 2 N. 14. Acta Francisci Pp. 383 Si tratta di offrire modelli praticabili di integrazione sociale. Tutti hanno un contributo da dare all’insieme della società, tutti hanno una peculiarità che può servire per il vivere insieme, nessuno è escluso dall’apportare qualcosa per il bene di tutti. Questo è al contempo un diritto e un dovere. È il principio della sussidiarietà a garantire la necessità dell’apporto di tutti, sia come singoli che come gruppi, se vogliamo creare una convivenza umana aperta a tutti. Si tratta inoltre di integrare nello sviluppo tutti quegli elementi che lo rendono veramente tale. I diversi sistemi: l’economia, la finanza, il lavoro, la cultura, la vita familiare, la religione sono, ciascuno nel suo specifico, un momento irrinunciabile di questa crescita. Nessuno di essi si può assolutizzare e nessuno di essi può essere escluso da una concezione di sviluppo umano integrale, che tenga cioè conto che la vita umana è come un’orchestra che suona bene se i diversi strumenti si accordano e seguono uno spartito condiviso da tutti. Si tratta ancora di integrare la dimensione individuale e quella comunitaria. È innegabile che siamo figli di una cultura, per lo meno nel mondo occidentale, che ha esaltato l’individuo fino a farne come un’isola, quasi che si possa essere felici da soli. D’altro canto, non mancano visioni ideologiche e poteri politici che hanno schiacciato la persona, l’hanno massificata e privata di quella libertà senza la quale l’uomo non si sente più uomo. A tale massificazione sono interessati anche poteri economici che vogliono sfruttare la globalizzazione, invece che favorire una maggiore condivisione tra gli uomini, semplicemente per imporre un mercato globale di cui sono essi stessi a dettare le regole e a trarre i profitti. L’io e la comunità non sono concorrenti tra loro, ma l’io può maturare solo in presenza di rapporti interpersonali autentici e la comunità è generatrice quando lo sono tutti e singolarmente i suoi componenti. Questo vale ancor più per la famiglia, che è la prima cellula della società e in cui si apprende il vivere insieme. Si tratta infine di integrare tra loro corpo e anima. Già Paolo VI scriveva che lo sviluppo non si riduce a una semplice crescita economica;3 lo sviluppo non consiste nell’avere a disposizione sempre più beni, per un benessere soltanto materiale. Integrare corpo e anima significa pure che nessuna opera di sviluppo potrà raggiungere veramente il suo scopo se non rispetta quel luogo in cui Dio è presente a noi e parla al nostro cuore. 3 Cfr n. 14. 384 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale Dio si è fatto conoscere pienamente in Gesù Cristo: in Lui Dio e l’uomo non sono divisi e separati tra loro. Dio si è fatto uomo per fare della vita umana, sia personale che sociale, una concreta via di salvezza. Così la manifestazione di Dio in Cristo – compresi i suoi gesti di guarigione, di liberazione, di riconciliazione che oggi siamo chiamati a riproporre ai tanti feriti sul ciglio della strada – indica la strada e la modalità del servizio che la Chiesa intende offrire al mondo: alla sua luce si può comprendere che cosa significhi uno sviluppo “integrale”, che non fa torto né a Dio né all’uomo, perché assume tutta la consistenza di entrambi. In questo senso proprio il concetto di persona, nato e maturato nel cristianesimo, aiuta a perseguire uno sviluppo pienamente umano. Perché persona dice sempre relazione, non individualismo, afferma l’inclusione e non l’esclusione, la dignità unica e inviolabile e non lo sfruttamento, la libertà e non la costrizione. La Chiesa non si stanca di offrire questa sapienza e la sua opera al mondo, nella consapevolezza che lo sviluppo integrale è la strada del bene che la famiglia umana è chiamata a percorrere. Vi invito a portare avanti questa azione con pazienza e costanza, nella fiducia che il Signore ci accompagna. Egli vi benedica e la Madonna vi protegga. Grazie. 385 Acta Francisci Pp. NUNTII I Ad sodales Associationis Internationalis Caritatum. .. En cette année 2017, vous célébrez les 400 ans des premières Confréries de Charité, fondées par saint Vincent de Paul à Châtillon. C’est avec joie que je m’unis spirituellement à vous pour fêter cet anniversaire et je formule tous mes vœux pour que cette belle œuvre continue sa mission d’apporter un témoignage authentique de la miséricorde de Dieu auprès des plus pauvres. Que cet anniversaire soit pour vous l’occasion de rendre grâce à Dieu pour ses dons et de s’ouvrir à ses surprises, pour discerner, sous le souffle de l’Esprit Saint, des voies nouvelles afin que le service de la charité soit toujours plus fécond! Les Charités sont nées de la tendresse et de la compassion du cœur de Monsieur Vincent pour les plus pauvres, souvent marginalisés ou abandonnés dans les campagnes et dans les villes. Son action auprès d’eux et avec eux voulait refléter la bonté de Dieu pour ses créatures. Il voyait les pauvres comme les représentants de Jésus Christ, comme les membres de son corps souffrant; il avait saisi que les pauvres, eux aussi, étaient appelés à édifier l’Église et qu’ils nous convertissaient à leur tour. A la suite de Vincent de Paul qui avait confié le soin de ces pauvres à des laïcs, et plus particulièrement à des femmes, votre Association veut promouvoir le développement des personnes les moins favorisées et soulager les pauvretés et les souffrances matérielles, physiques, morales et spirituelles. Et c’est en la Providence de Dieu que se trouve le fondement de cet engagement. Qu’est-ce que la Providence si ce n’est l’amour de Dieu qui agit dans le monde et demande notre coopération? Aujourd’hui encore, je voudrais vous encourager à accompagner la personne dans son intégralité, en portant une attention particulière à la précarité des conditions de vie de nombreuses femmes et d’enfants. La vie de foi, la vie unie au Christ nous permet de percevoir la réalité de la personne, sa dignité incomparable, non d’abord comme une réalité limitée à des biens matériels, à des problèmes sociaux, économiques et politiques mais à la voir comme un être créé à l’image et à la ressemblance de Dieu, comme un frère ou une sœur, comme 386 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale notre prochain dont nous sommes responsables. Pour « voir » ces pauvretés et pour se faire proche, il ne suffit pas de suivre de grandes idées mais de vivre du mystère de l’Incarnation, ce mystère si cher à saint Vincent de Paul, mystère de ce Dieu qui s’est abaissé en devenant homme, qui a vécu parmi nous et est mort « pour relever l’homme et le sauver ». Ce ne sont pas de belles paroles, puisqu’« il s’agit de l’être même et de l’agir de Dieu ». C’est le réalisme que nous sommes appelés à vivre en tant qu’Église. C’est pourquoi une promotion humaine, une libération authentique de l’homme n’existent pas sans annonce de l’Évangile « car l’aspect le plus sublime de la dignité humaine se trouve dans cette vocation de l’homme à communier avec Dieu ». Dans la Bulle d’indiction pour l’ouverture de l’année jubilaire, j’avais émis le souhait que « les années à venir soient comme imprégnées de miséricorde pour aller à la rencontre de chacun en lui offrant la bonté et la tendresse de Dieu » (n. 5)! Je vous invite à poursuivre cette voie. La crédibilité de l’Église passe par le chemin de l’amour miséricordieux et de la compassion qui ouvrent à l’espérance. Cette crédibilité passe aussi par votre témoignage personnel: il ne s’agit pas seulement de rencontrer le Christ dans les pauvres, mais que les pauvres perçoivent le Christ en vous et en votre agir. En étant enracinées dans l’expérience personnelle du Christ vous pourrez contribuer ainsi à une « culture de la miséricorde » qui renouvelle profondément les cœurs et ouvre à une réalité nouvelle. Enfin, je voudrais vous inviter à contempler le charisme de sainte Louise de Marillac, à qui Monsieur Vincent confia l’animation et la coordination des Charités, et à trouver en lui cette finesse et cette délicatesse de la miséricorde qui ne blesse jamais ni n’humilie personne mais qui relève, redonne courage et espérance. En vous confiant à l’intercession de la Vierge Marie, ainsi qu’à la protection de saint Vincent de Paul et de sainte Louise de Marillac, je vous adresse la Bénédiction Apostolique et je vous demande de prier pour moi! Du Vatican le 22 février 2017. FRANÇOIS Acta Francisci Pp. 387 II Occasione XXXII Diei Mundialis Iuventutis (Dominica in Palmis).* « Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente » ( Lc 1, 49) Cari giovani, eccoci nuovamente in cammino dopo il nostro meraviglioso incontro a Cracovia, dove abbiamo celebrato insieme la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù e il Giubileo dei Giovani, nel contesto dell’Anno Santo della Misericordia. Ci siamo lasciati guidare da san Giovanni Paolo II e santa Faustina Kowalska, apostoli della divina misericordia, per dare una risposta concreta alle sfide del nostro tempo. Abbiamo vissuto una forte esperienza di fraternità e di gioia, e abbiamo dato al mondo un segno di speranza; le bandiere e le lingue diverse non erano motivo di contesa e divisione, ma occasione per aprire le porte dei cuori, per costruire ponti. Al termine della GMG di Cracovia ho indicato la prossima meta del nostro pellegrinaggio che, con l’aiuto di Dio, ci porterà a Panama nel 2019. Ci accompagnerà in questo cammino la Vergine Maria, colei che tutte le generazioni chiamano beata (cfr Lc 1, 48). Il nuovo tratto del nostro itinerario si ricollega al precedente, che era centrato sulle Beatitudini, ma ci spinge ad andare avanti. Mi sta a cuore infatti che voi giovani possiate camminare non solo facendo memoria del passato, ma avendo anche coraggio nel presente e speranza per il futuro. Questi atteggiamenti, sempre vivi nella giovane Donna di Nazareth, sono espressi chiaramente nei temi scelti per le tre prossime GMG. Quest’anno (2017) rifletteremo sulla fede di Maria quando nel Magnificat disse: « Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente » (Lc 1, 49). Il tema del prossimo anno (2018) – « Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio » (Lc 1, 30) – ci farà meditare sulla carità piena di coraggio con cui la Vergine accolse l’annuncio dell’angelo. La GMG 2019 sarà ispirata alle parole « Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola » (Lc 1, 38), risposta di Maria all’angelo, carica di speranza. Nell’ottobre del 2018 la Chiesa celebrerà il Sinodo dei Vescovi sul tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Ci interrogheremo su come voi giovani vivete l’esperienza della fede in mezzo alle sfide del nostro tempo. E affronteremo anche la questione di come possiate maturare un 388 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale progetto di vita, discernendo la vostra vocazione, intesa in senso ampio, vale a dire al matrimonio, nell’ambito laicale e professionale, oppure alla vita consacrata e al sacerdozio. Desidero che ci sia una grande sintonia tra il percorso verso la GMG di Panama e il cammino sinodale. Il nostro tempo non ha bisogno di “giovani-divano” Secondo il Vangelo di Luca, dopo aver accolto l’annuncio dell’angelo e aver risposto il suo “sì” alla chiamata a diventare madre del Salvatore, Maria si alza e va in fretta a visitare la cugina Elisabetta, che è al sesto mese di gravidanza (cfr 1, 36.39). Maria è giovanissima; ciò che le è stato annunciato è un dono immenso, ma comporta anche sfide molto grandi; il Signore le ha assicurato la sua presenza e il suo sostegno, ma tante cose sono ancora oscure nella sua mente e nel suo cuore. Eppure Maria non si chiude in casa, non si lascia paralizzare dalla paura o dall’orgoglio. Maria non è il tipo che per stare bene ha bisogno di un buon divano dove starsene comoda e al sicuro. Non è una giovane-divano! (cfr Discorso nella Veglia, Cracovia, 30 luglio 2016). Se serve una mano alla sua anziana cugina, lei non indugia e si mette subito in viaggio. È lungo il percorso per raggiungere la casa di Elisabetta: circa 150 chilometri. Ma la giovane di Nazareth, spinta dallo Spirito Santo, non conosce ostacoli. Sicuramente le giornate di cammino l’hanno aiutata a meditare sull’evento meraviglioso in cui era coinvolta. Così succede anche a noi quando ci mettiamo in pellegrinaggio: lungo la strada ci tornano alla mente i fatti della vita, e possiamo maturarne il senso e approfondire la nostra vocazione, svelata poi nell’incontro con Dio e nel servizio agli altri. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente L’incontro tra le due donne, la giovane e l’anziana, è colmo della presenza dello Spirito Santo, e carico di gioia e di stupore (cfr Lc 1, 40-45). Le due mamme, così come i figli che portano in grembo, quasi danzano per la felicità. Elisabetta, colpita dalla fede di Maria, esclama: « Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto » (v. 45). Sì, uno dei grandi doni che la Vergine ha ricevuto è quello della fede. Credere in Dio è un dono inestimabile, ma chiede anche di essere accolto; ed Elisabetta benedice Maria per questo. Lei, a sua volta, risponde con il canto del Magnificat (cfr Lc 1, 46-55), in cui troviamo l’espressione: « Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente » (v. 49). Acta Francisci Pp. 389 È una preghiera rivoluzionaria, quella di Maria, il canto di una giovane piena di fede, consapevole dei suoi limiti ma fiduciosa nella misericordia divina. Questa piccola donna coraggiosa rende grazie a Dio perché ha guardato la sua piccolezza e per l’opera di salvezza che ha compiuto sul popolo, sui poveri e gli umili. La fede è il cuore di tutta la storia di Maria. Il suo cantico ci aiuta a capire la misericordia del Signore come motore della storia, sia di quella personale di ciascuno di noi sia dell’intera umanità. Quando Dio tocca il cuore di un giovane, di una giovane, questi diventano capaci di azioni veramente grandiose. Le “grandi cose” che l’Onnipotente ha fatto nell’esistenza di Maria ci parlano anche del nostro viaggio nella vita, che non è un vagabondare senza senso, ma un pellegrinaggio che, pur con tutte le sue incertezze e sofferenze, può trovare in Dio la sua pienezza (cfr Angelus, 15 agosto 2015). Mi direte: “Padre, ma io sono molto limitato, sono peccatore, cosa posso fare?”.Quando il Signore ci chiama, non si ferma a ciò che siamo o a ciò che abbiamo fatto. Al contrario, nel momento in cui ci chiama, Egli sta guardando tutto quello che potremmo fare, tutto l’amore che siamo capaci di sprigionare. Come la giovane Maria, potete far sì che la vostra vita diventi strumento per migliorare il mondo. Gesù vi chiama a lasciare la vostra impronta nella vita, un’impronta che segni la storia, la vostra storia e la storia di tanti (cfr Discorso nella Veglia, Cracovia, 30 luglio 2016). Essere giovani non vuol dire essere disconnessi dal passato Maria è poco più che adolescente, come molti di voi. Eppure nel Magnificat dà voce di lode al suo popolo, alla sua storia. Questo ci mostra che essere giovani non vuol dire essere disconnessi dal passato. La nostra storia personale si inserisce in una lunga scia, in un cammino comunitario che ci ha preceduto nei secoli. Come Maria, apparteniamo a un popolo. E la storia della Chiesa ci insegna che, anche quando essa deve attraversare mari burrascosi, la mano di Dio la guida, le fa superare momenti difficili. La vera esperienza di Chiesa non è come un flashmob, in cui ci si dà appuntamento, si realizza una performance e poi ognuno va per la sua strada. La Chiesa porta in sé una lunga tradizione, che si tramanda di generazione in generazione, arricchendosi al tempo stesso dell’esperienza di ogni singolo. Anche la vostra storia trova il suo posto all’interno della storia della Chiesa. 390 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale Fare memoria del passato serve anche ad accogliere gli interventi inediti che Dio vuole realizzare in noi e attraverso di noi. E ci aiuta ad aprirci per essere scelti come suoi strumenti, collaboratori dei suoi progetti salvifici. Anche voi giovani potete fare grandi cose, assumervi delle grosse responsabilità, se riconoscerete l’azione misericordiosa e onnipotente di Dio nella vostra vita. Vorrei porvi alcune domande: in che modo “salvate” nella vostra memoria gli eventi, le esperienze della vostra vita? Come trattate i fatti e le immagini impressi nei vostri ricordi? Ad alcuni, particolarmente feriti dalle circostanze della vita, verrebbe voglia di “resettare” il proprio passato, di avvalersi del diritto all’oblio. Ma vorrei ricordarvi che non c’è santo senza passato, né peccatore senza futuro. La perla nasce da una ferita dell’ostrica! Gesù, con il suo amore, può guarire i nostri cuori, trasformando le nostre ferite in autentiche perle. Come diceva san Paolo, il Signore può manifestare la sua forza attraverso le nostre debolezze (cfr 2 Cor 12, 9). I nostri ricordi però non devono restare tutti ammassati, come nella memoria di un disco rigido. E non è possibile archiviare tutto in una “nuvola” virtuale. Bisogna imparare a far sì che i fatti del passato diventino realtà dinamica, sulla quale riflettere e da cui trarre insegnamento e significato per il nostro presente e futuro. Compito arduo, ma necessario, è quello di scoprire il filo rosso dell’amore di Dio che collega tutta la nostra esistenza. Tanti dicono che voi giovani siete smemorati e superficiali. Non sono affatto d’accordo! Però occorre riconoscere che in questi nostri tempi c’è bisogno di recuperare la capacità di riflettere sulla propria vita e proiettarla verso il futuro. Avere un passato non è la stessa cosa che avere una storia. Nella nostra vita possiamo avere tanti ricordi, ma quanti di essi costruiscono davvero la nostra memoria? Quanti sono significativi per il nostro cuore e aiutano a dare un senso alla nostra esistenza? I volti dei giovani, nei “social”, compaiono in tante fotografie che raccontano eventi più o meno reali, ma non sappiamo quanto di tutto questo sia “storia”, esperienza che possa essere narrata, dotata di un fine e di un senso. I programmi in TV sono pieni di cosiddetti “reality show”, ma non sono storie reali, sono solo minuti che scorrono davanti a una telecamera, in cui i personaggi vivono alla giornata, senza un progetto. Non fatevi fuorviare da questa falsa immagine della realtà! Siate protagonisti della vostra storia, decidete il vostro futuro! Acta Francisci Pp. 391 Come rimanere connessi, seguendo l’esempio di Maria Si dice di Maria che custodiva tutte le cose meditandole nel suo cuore (cfr Lc 2, 19.51). Questa semplice ragazza di Nazareth ci insegna con il suo esempio a conservare la memoria degli avvenimenti della vita, ma anche a metterli insieme, ricostruendo l’unità dei frammenti, che uniti possono comporre un mosaico. Come ci possiamo concretamente esercitare in questo senso? Vi do alcuni suggerimenti. Alla fine di ogni giornata ci possiamo fermare per qualche minuto a ricordare i momenti belli, le sfide, quello che è andato bene e quello che è andato storto. Così, davanti a Dio e a noi stessi, possiamo manifestare i sentimenti di gratitudine, di pentimento e di affidamento, se volete anche annotandoli in un quaderno, una specie di diario spirituale. Questo significa pregare nella vita, con la vita e sulla vita, e sicuramente vi aiuterà a percepire meglio le grandi cose che il Signore fa per ciascuno di voi. Come diceva sant’Agostino, Dio lo possiamo trovare nei vasti campi della nostra memoria (cfr Confessioni, Libro X, 8, 12). Leggendo il Magnificat ci rendiamo conto di quanto Maria conoscesse la Parola di Dio. Ogni versetto di questo cantico ha un suo parallelo nell’Antico Testamento. La giovane madre di Gesù conosceva bene le preghiere del suo popolo. Sicuramente i suoi genitori, i suoi nonni gliele avevano insegnate. Quanto è importante la trasmissione della fede da una generazione all’altra! C’è un tesoro nascosto nelle preghiere che ci insegnano i nostri antenati, in quella spiritualità vissuta nella cultura dei semplici che noi chiamiamo pietà popolare. Maria raccoglie il patrimonio di fede del suo popolo e lo ricompone in un canto tutto suo, ma che è allo stesso tempo canto della Chiesa intera. E tutta la Chiesa lo canta con lei. Affinché anche voi giovani possiate cantare un Magnificat tutto vostro e fare della vostra vita un dono per l’intera umanità, è fondamentale ricollegarvi con la tradizione storica e la preghiera di coloro che vi hanno preceduto. Da qui l’importanza di conoscere bene la Bibbia, la Parola di Dio, di leggerla ogni giorno confrontandola con la vostra vita, leggendo gli avvenimenti quotidiani alla luce di quanto il Signore vi dice nelle Sacre Scritture. Nella preghiera e nella lettura orante della Bibbia (la cosiddetta lectio divina), Gesù riscalderà i vostri cuori, illuminerà i vostri passi, anche nei momenti bui della vostra esistenza (cfr Lc 24, 13-35). 392 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale Maria ci insegna anche a vivere con un atteggiamento eucaristico, ossia a rendere grazie, a coltivare la lode, a non fissarci soltanto sui problemi e sulle difficoltà. Nella dinamica della vita, le suppliche di oggi diventeranno motivi di ringraziamento di domani. Così, la vostra partecipazione alla Santa Messa e i momenti in cui celebrerete il sacramento della Riconciliazione saranno allo stesso tempo culmine e punto di partenza: le vostre vite si rinnoveranno ogni giorno nel perdono, diventando lode perenne all’Onnipotente. « Fidatevi del ricordo di Dio: […] la sua memoria è un cuore tenero di compassione, che gioisce nel cancellare definitivamente ogni nostra traccia di male » (Omelia nella S. Messa della GMG, Cracovia, 31 luglio 2016). Abbiamo visto che il Magnificat scaturisce dal cuore di Maria nel momento in cui incontra la sua anziana cugina Elisabetta. Questa, con la sua fede, il suo sguardo acuto e le sue parole, aiuta la Vergine a comprendere meglio la grandezza dell’azione di Dio in lei, della missione che le ha affidato. E voi, vi rendete conto della straordinaria fonte di ricchezza che è l’incontro tra i giovani e gli anziani? Quanta importanza date agli anziani, ai vostri nonni? Giustamente voi aspirate a “prendere il volo”, portate nel cuore tanti sogni, ma avete bisogno della saggezza e della visione degli anziani. Mentre aprite le ali al vento, è importante che scopriate le vostre radici e raccogliate il testimone dalle persone che vi hanno preceduto. Per costruire un futuro che abbia senso, bisogna conoscere gli avvenimenti passati e prendere posizione di fronte ad essi (cfr Esort. ap. postsin. Amoris laetitia, 191.193). Voi giovani avete la forza, gli anziani hanno la memoria e la saggezza. Come Maria con Elisabetta, rivolgete il vostro sguardo agli anziani, ai vostri nonni. Vi diranno cose che appassioneranno la vostra mente e commuoveranno il vostro cuore. Fedeltà creativa per costruire tempi nuovi È vero che avete pochi anni alle spalle e perciò può risultarvi difficile dare il dovuto valore alla tradizione. Tenete ben presente che questo non vuol dire essere tradizionalisti. No! Quando Maria nel Vangelo dice « grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente », intende che quelle “grandi cose” non sono finite, bensì continuano a realizzarsi nel presente. Non si tratta di un passato remoto. Saper fare memoria del passato non significa essere nostalgici o rimanere attaccati a un determinato periodo della storia, ma saper riconoscere le proprie origini, per ritornare sempre all’essenziale e lanciarsi con fedeltà creativa nella costruzione di tempi nuovi. Sarebbe un Acta Francisci Pp. 393 guaio e non gioverebbe a nessuno coltivare una memoria paralizzante, che fa fare sempre le stesse cose nello stesso modo. è un dono del cielo poter vedere che in molti, con i vostri interrogativi, sogni e domande, vi opponete a quelli che dicono che le cose non possono essere diverse. Una società che valorizza solo il presente tende anche a svalutare tutto ciò che si eredita dal passato, come per esempio le istituzioni del matrimonio, della vita consacrata, della missione sacerdotale. Queste finiscono per essere viste come prive di significato, come forme superate. Si pensa di vivere meglio in situazioni cosiddette “aperte”, comportandosi nella vita come in un reality show, senza scopo e senza fine. Non vi lasciate ingannare! Dio è venuto ad allargare gli orizzonti della nostra vita, in tutte le direzioni. Egli ci aiuta a dare il dovuto valore al passato, per progettare meglio un futuro di felicità: ma questo è possibile soltanto se si vivono autentiche esperienze d’amore, che si concretizzano nello scoprire la chiamata del Signore e nell’aderire ad essa. Ed è questa l’unica cosa che ci rende davvero felici. Cari giovani, affido il nostro cammino verso Panama, come pure l’itinerario di preparazione del prossimo Sinodo dei Vescovi, alla materna intercessione della Beata Vergine Maria. Vi invito a ricordare due ricorrenze importanti del 2017: i trecento anni del ritrovamento dell’immagine della Madonna Aparecida, in Brasile; e il centenario delle apparizioni di Fatima, in Portogallo, dove, con l’aiuto di Dio, mi recherò pellegrino nel prossimo mese di maggio. San Martino di Porres, uno dei santi patroni dell’America Latina e della GMG 2019, nel suo umile servizio quotidiano aveva l’abitudine di offrire i fiori migliori a Maria, come segno del suo amore filiale. Coltivate anche voi, come lui, una relazione di familiarità e amicizia con la Madonna, affidandole le vostre gioie, inquietudini e preoccupazioni. Vi assicuro che non ve ne pentirete! La giovane di Nazareth, che in tutto il mondo ha assunto mille volti e nomi per rendersi vicina ai suoi figli, interceda per ognuno di noi e ci aiuti a cantare le grandi opere che il Signore compie in noi e attraverso di noi. Dal Vaticano, 27 febbraio 2017 Memoria di San Gabriele dell’Addolorata FRANCESCO 394 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale III Ad Sessionem Nationum Unitarum tractantem de instrumento iure obstricto ad interdicenda arma atomica (27-31 Martii). To Her Excellency Elayne Whyte Gómez President of the United Nations Conference to Negotiate a Legally Binding Instrument to Prohibit Nuclear Weapons, Leading Towards their Total Elimination I extend cordial greetings to you, Madam President, and to all the representatives of the various nations and international organizations, and of civil society participating in this Conference. I wish to encourage you to work with determination in order to promote the conditions necessary for a world without nuclear weapons. On 25 September 2015, before the General Assembly of the United Nations, I emphasized what the Preamble and first Article of the United Nations Charter indicate as the foundations of the international juridical framework: peace, the pacific solution of disputes and the development of friendly relations between nations. An ethics and a law based on the threat of mutual destruction – and possibly the destruction of all mankind – are contradictory to the very spirit of the United Nations. We must therefore commit ourselves to a world without nuclear weapons, by fully implementing the Non-Proliferation Treaty, both in letter and spirit (cf. Address to the General Assembly of the United Nations, 25 September 2015). But why give ourselves this demanding and forward-looking goal in the present international context characterized by an unstable climate of conflict, which is both cause and indication of the difficulties encountered in advancing and strengthening the process of nuclear disarmament and nuclear non-proliferation? If we take into consideration the principal threats to peace and security with their many dimensions in this multipolar world of the twenty-first century as, for example, terrorism, asymmetrical conflicts, cybersecurity, environmental problems, poverty, not a few doubts arise regarding the inadequacy of nuclear deterrence as an effective response to such challenges. Acta Francisci Pp. 395 These concerns are even greater when we consider the catastrophic humanitarian and environmental consequences that would follow from any use of nuclear weapons, with devastating, indiscriminate and uncontainable effects, over time and space. Similar cause for concern arises when examining the waste of resources spent on nuclear issues for military purposes, which could instead be used for worthy priorities like the promotion of peace and integral human development, as well as the fight against poverty, and the implementation of the 2030 Agenda for Sustainable Development. We need also to ask ourselves how sustainable is a stability based on fear, when it actually increases fear and undermines relationships of trust between peoples. International peace and stability cannot be based on a false sense of security, on the threat of mutual destruction or total annihilation, or on simply maintaining a balance of power. Peace must be built on justice, on integral human development, on respect for fundamental human rights, on the protection of creation, on the participation of all in public life, on trust between peoples, on the support of peaceful institutions, on access to education and health, on dialogue and solidarity. From this perspective, we need to go beyond nuclear deterrence: the international community is called upon to adopt forward-looking strategies to promote the goal of peace and stability and to avoid short-sighted approaches to the problems surrounding national and international security. In this context, the ultimate goal of the total elimination of nuclear weapons becomes both a challenge and a moral and humanitarian imperative. A concrete approach should promote a reflection on an ethics of peace and multilateral and cooperative security that goes beyond the fear and isolationism that prevail in many debates today. Achieving a world without nuclear weapons involves a long-term process, based on the awareness that “everything is connected” within the perspective of an integral ecology (cf. Laudato Si’, 117, 138). The common destiny of mankind demands the pragmatic strengthening of dialogue and the building and consolidating of mechanisms of trust and cooperation, capable of creating the conditions for a world without nuclear weapons. Growing interdependence and globalization mean that any response to the threat of nuclear weapons should be collective and concerted, based on mutual trust. This trust can be built only through dialogue that is 396 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale truly directed to the common good and not to the protection of veiled or particular interests; such dialogue, as far as possible, should include all: nuclear states, countries which do not possess nuclear weapons, the military and private sectors, religious communities, civil societies, and international organizations. And in this endeavour we must avoid those forms of mutual recrimination and polarization which hinder dialogue rather than encourage it. Humanity has the ability to work together in building up our common home; we have the freedom, intelligence and capacity to lead and direct technology, to place limits on our power, and to put all this at the service of another type of progress: one that is more human, social and integral (cf. ibid., 13, 78, 112; Message for the 22nd Meeting of the Conference of Parties to the United Nations Framework Agreement on Climate Change (COP22), 10 November 2016). This Conference intends to negotiate a Treaty inspired by ethical and moral arguments. It is an exercise in hope and it is my wish that it may also constitute a decisive step along the road towards a world without nuclear weapons. Although this is a significantly complex and long-term goal, it is not beyond our reach. Madam President, I sincerely wish that the efforts of this Conference may be fruitful and provide an effective contribution to advancing an ethic of peace and of multilateral and cooperative security, which humanity very much needs today. Upon all those gathered at this important meeting, and upon the citizens of the countries you represent, I invoke the blessings of the Almighty. From the Vatican, 23 March 2017 FRANCIS Congregatio de Causis Sanctorum 397 ACTA CONGREGATIONUM CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM MONTISVIDEI Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Hyacinthi Vera Episcopi Montisvidei (1813-1881) DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS « Ego sum pastor bonus; bonus pastor animam suam ponit pro ovibus » (Io 10, 11). Evangelicum Ioannis effatum figuram Servi Dei notam reddit quatenus respicit eius pastoralem amplitudinem, quae ab exordiis eius vocationis nitide eminet et per totam eius vitam constanter ac perseveranter explicatur. Parentes Servi Dei, Gerardus Vera et Iosepha Durón, oriundi ambo e loco Lanzarote in Insulis Canariis, agricolae pauperes et cupidi digniorem vitam gerendi pro familia, statuerunt in Uruquariam mensibus Maio et Iunio anni 1813 emigrare. Perdurante itinere, dum Atlanticum Oceanum transirent, die 3 mensis Iulii anno 1813 in lucem venit quartus filius, qui die 2 sequentis mensis Augusti in quodam Brasiliae templo sacri baptismatis aqua lustratus est, Hyacinthi nomen assumens. Deinde, iter persequentes, coniuges commorationem denique posuerunt in loco Abra del Mallorquín, ex regione Maldonado in Uruquaria. Ibi vires insumpserunt in agris colendis ac postea Toletum, in regione Canelones situm, se contulerunt, ubi domum ac simul praedium emerant. Hyacinthus, tam a matre quam a fratribus Franciscalibus christiana fide eruditus, anno 1826 ad eucharisticum convivium primo accessit. Anno 1832, secessuum spiritualium cursu expleto, ad sacerdotalem vitam vocari percepit, quam vocationem deinde sequi potuit; itaque studiis theologicis Bonaëropoli absolutis apud Collegium sodalium Societatis Iesu, sacro presbyteratus ordine mense Maio anno 1841 est insignitus. In Uruquariam reversus, in loco Canelones prius vices agens parochi deinde parochi munus assumpsit, ubi ita intensum pastorale exercuit ministerium, ut pervastum paroeciale attingeret territorium. In hac communitate commorans electus est quoque particeps. Consilii Oeconomici Administrativi illius regionis. 398 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale Ibi assiduam insuper curam adhibuit in condendis sive collegio sive studiorum instituto sodalium Societatis Iesu. Labente tempore nominatus est Vicarius Apostolicus, quapropter in urbem Montisvidei se contulit. Novo hoc munere instructus peculiares profudit vires in formationem cleri et in pastorale ministerium, quocirca magna suscepit itinera missionalia ad Ecclesiae iura tuenda et a publicis iniunctionibus eripienda. Hac de causa decretum est ut Servus Dei in exsilium secederet per aliquod tempus, nempe a mense Octobri anni 1862 ad mensem Augustum sequentis anni 1863, quod Bonaëropoli transegit. Duos post elapsos annos a regressu in Uruquariam, Hyacinthus Episcopus electus est titulo Megarensis ac die 16 mensis lulii anno 1865 consecratus. Anno 1867 in Europam iter arripuit ut pro sua communitate Uruquariana missionarios quaereret. Et iterum, duobus transactis annis, Romam profectus est, ut Concilii Vaticani I partes haberet, eademque occasione Terram Sanctam peregrinus invisit. In urbem Montisvidei regressus, viribus non pepercit ut civili bello tunc illic ingruenti finem imponeret. Pace tandem adepta, missionalem actuositatem resumere valuit, quae magnopere munita est sive a sodalibus Societatis Iesu tunc in urbem reversis, sive consecratione nationis Sacro Cordi Iesu, sive adventu primi agminis Salesianorum, quos, de ipsius Servi Dei rogatu, Sanctus Ioannes Bosco miserat. Die 13 mensis Iulii anno 1878 erecta est dioecesis Montisvidei, cuius Hyacinthus primus nominatus est episcopus. Tunc illa in urbe primum Seminarii Conciliaris lapidem benedixit et apostolicam actionem exercere perrexit, integram missionalem circumscriptionem indefesso animo invisens. Spiritualis animus Servi Dei diuturno pastorali confirmatus est opere, in quo tam interiorem quam apostolicam vitam congruenter composuit. Nisus sese Christo conformandi liturgia ac personali precatione nutritus penitus signavit spirituale iter Servi Dei, qui et crebro et heroico virtutum exercitio progredi potuit. Modus, quo ille divinae voluntati sese submisit, immemorem suiipsius et munifico proximi servitio apertum reddidit. Ad res ordinandas et instituendas quod attinet in vita dioecesis, quae tunc rudimenta itineris experiebatur, Servus Dei, inter gravescentes sive internas sive externas difficultates, pecularia ostendit indicia illius praecipui valoris nuntiandi et testificandi: primatus nempe Dei tam in vita quam in historia humanitatis et Ecclesiae. Hoc prioritatis sensu ductus, Hyacinthus principatum caritatis pastoralis exercuit non tamquam primatum exitus, sed veluti officium humanam et christianam construendi communitatem, utpote cum Deo et cum proximo communionem. Die 28 mensis Aprilis anno 1881, licet aetate provectus, Servus Dei studio motus ultimam suam missionem exsequendi, in vicum vulgo Pan de 399 Congregatio de Causis Sanctorum Azúcar profectus est. Iter illud, suapte natura arduum, difficilius exstitit ob constantem et intensam pluviam; quapropter eius iam infirma valetudo ad extremum pervenit. Vespere diei 5 mensis Maii condiciones illius in peius ruerunt. Tunc plene conscius infirmorum sacramentis refectus est. Nocturno iam tempore, crucifixum stringens precesque fundens animam suam Domino tradidit. In Cathedrali templo Montisvidei funebre paratum est cubiculum; ac per triduum multitudo fidelium, dolenter commota, ad feretrum concurrit usque ad diem 11 mensis Maii eiusdem anni 1881, quo exsequiae coram ingenti civium frequentia sollemniter sunt celebratae. Quandoquidem sanctitatis fama absque intermissione augebatur, inde a die 27 mensis Iulii anno 1935 ad diem 30 mensis Maii anno 1941 apud Curiam ecclesiasticam Montisvidei instructus est Processus Infomativus, quem secutus est Processus Suppletivus a die 12 mensis Martii ad diem 1 mensis Iunii anni 1955, quorum iuridica auctoritas ab hac Congregatione per decretum datum die 28 mensis Februarii anno 1992 est approbata. Apparata Positione, disceptatum est, iuxta consuetam procedendi formam, an Servus Dei heroicum in modum virtutes exercuerit. Die 18 mensis Septembris anno 2014, positivo quidem cum exitu, habitus est Peculiaris Congressus Consultorum Theologorum. Purpurati Patres et Episcopi die 5 mensis Maii anno 2015 congregati in Sessione Ordinaria, cui egomet Angelus Cardinalis Amato praefui, edixerunt Servum Dei heroicum virtutum theologalium, cardinalium iisque adnexarum fastigium attigisse. Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis, in gradu heroico, Servi Dei Hyacinthi Vera, Episcopi Montisvidei, in casu et ad effectum de quo agitur. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Datum Romae, die 5 mensis Maii a.D. 2015. Angelus Card. Amato, S.D.B. Praefectus L. G S. G Marcellus Bartolucci Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis 400 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale MUTINENSIS-NONANTULANA Beatificationis et Canonizationis Servae Dei Dominicae Bedonni viduae Bernardini Christifidelis Laicae et Matrisfamilias (1889-1971) DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS « Mulierem fortem quis inveniet? Longe super gemmas pretium eius. Confidit in ea cor viri sui et spoliis non indigebit. Reddet ei bonum et non malum omnibus diebus vitae suae » (Pr 31, 10-12). Elogium biblicum sponsam et matremfamilias Servam Dei Dominicam Bedonni viduam Sergii Bernardini aptissime decet, quae totam vitam intra moenia domus suae degit, viro ac filiis dedita, quos amorem Domini docuit atque verbo et exemplo adhortata est, ut non modo boni christifideles, sed et sancti essent. Serva Dei in vico Verica prope Mutinam die 12 mensis Aprilis anno 1889 e parentibus Henrico et Mathilde Caselli in familia christiana pietate penitus informata nata est. Hilaris ac mera indole, cantum valde diligebat, semper vultu renidebat ac sub serenum tectum humanis christianisque refertum virtutibus crevit. Anima eius propediem creaturarum contemplationis orationisque assiduae Missaeque et cotidianae eucharisticae participationis gratia amore Domini et, duodeviginti fere annos nata, desiderio vitae consecratae summopere exarsit, quod intime animadvertit in ea missionariorum quorundam praedicatione suscitatum; cum autem aliquo omnino careret, qui super hanc viam ei auxilium suppeditaret, postera ad matrimonium direxit. Dum vicesimum agebat aetatis annum nuptias iuvenis cuiusdam pacta est, qui autem paulo ante matrimonium decessit. Anno 1913, Sergium Bernardini cognovit nuperrime ex America Septentrionali regressum, qui eidem adeo bonam praebuit opinionem, ut extemplo consilium familiae christiano more efformandae uberatae prole communicarent, quae presbyterorum, religiosorum et missionariorum vocationum esset cunae. Sponsi Evangelium legebant unaque meditabantur et super Verbum Dei coniugium suum vere fundaverunt. Sergius et Dominica die 19 mensis Maii anno 1914 matrimonium inierunt. Vita Servae Dei familiae omnino est consecrata. Decem habuit filios, quos summa excoluit sollicitudine et, concorde viro ad purissimas christianas virtutes institutos, deditionis exemplo et spiritu servitii illustravit. Una cum Sergio coniuge Missae dominicali, eucharisticae adorationi et Vesperarum Congregatio de Causis Sanctorum 401 precationi semper interfuit diligentissima, licet paroecialis ecclesia trium chilometrorum intervallo distaret et innumera tantae familiae gerendae ei incumberent munera. Filium quemque alterum divinae Providentiae donum recepit et vultu aequo simul ac firmo instituit, numquam dispendiis morae concedens: singuli enim domi parvas suas expediebant vacationes et officia cotidiana tempore et modis aptis administranda. Dies eius enixa oratione et assiduo labore suffulti sunt: praeter puerorum pietatem, quorum ipsa et scholasticam educationem curavit, operam in agris cum viro colendis, in domo et animalibus dispensandis et in re familiari tantum coniugis agricolae labori innisa vigilanter adaequanda consumpsit. Dominica vera fuit mulier prudens Sacrae Scripturae illa, cuius manus semper erant actuosae et cuius gratia universa familia honesto etiamsi demisso victu perfrui valebat. Serva Dei, tamen, numquam in his hilaritatem seposuit atque civilissima ac promptam indolem suam. Una cum coniuge vocationem religiosam filiorum et sex ex filiabus laetanter accepit: semper enim missiones adamaverat, quapropter filiarum discessui peregre haud adversata est et cum singulis earum iugia per epistolas retinuit commercia: sive Dominica sive coniunx eius, quo propiores sentirent et certiores de rebus domesticis facerent filios, multa scripserunt litteras, quarum pars vere altis christianis sensibus conserta. Utriusque desiderium ardens regni Dei augmenti eos adduxit, ut alumnum quendam Seminarii e Nigeria, Felicem Ade Job, adoptarent, qui apud Propagandam Fidem studebat, postea presbyterum ordinatum et episcopum Ibadanensem in Nigeria electum. Innumera coniugum Bernardini pro bono pauperum, missionariorum omniumque eorum, quos ipsi cognoscebant egentissimos, fuerunt caritatis opera, quibus assiduitate sua et exemplo subsidium animi obtulerunt. Serva Dei ardenti sollicitudine et summo amore Sergium coniugem assecuta est, qui ultimum biennium vitae, praeter corporis tormenta, obscuram noctem fidei vixit: valuit mulier eum consolari, corroborare et instanter ac suaviter admonere, ut actus fidei et spei renovaret, eique in articulo mortis astitit, quae die 12 mensis Octobris anno 1966 evenit. Exinde domi una ex filiabus coniugatis vixit et ultimi anni eius tacita praeparatio intima fuerunt occursus Dei et novae coniunctionis cum sponso, quem admodum amaverat. Gravi ictu cerebri correpta, adstantibus filiis, qui ad fulcrum eius concurrerant, omnino conscia die 27 mensis Februarii anno 1971 occubuit, comminus sociata memoriae coniugis iam magna sanctitatis fama circumfusi. 402 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale Hanc ob continuatam utriusque ac pervulgatam sanctitatis famam, necnon piorum facinorum in memoriam atque gratiarum eorum intercessioni tributarum, Causa Beatificationis et Canonizationis apud Curiam Archiepiscopalem Mutinensem-Nonantulanam inita est per celebrationem Inquisitionum dioecesanarum super virtutibus a die 20 mensis Maii anno 2006 ad diem 8 mensis Maii anno 2008. Inquisitionis super Servam Dei auctoritas et vis iuridica ab hac Congregatane de Causis Sanctorum die 20 mensis Februarii anno 2010 probatae sunt. Positione confecta, die 18 mensis Decembris anno 2014 in Congressu Peculiari Consultorum Theologorum prospero cum exitu disceptatum est, iuxta consuetudinem, an Serva Dei more heroum virtutes christianas exercuisset. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria diei 21 mensis Aprilis anno 2015, cui egomet ipse Angelus Cardinalis Amato praefui, professi sunt Servam Dei virtutes theologales, cardinales iisque adnexas in modum heroum exercuisse. Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per infrascriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine iisque adnexis in gradu heroico Servae Dei Dominicae Bedonni viduae Bernardini, Christifidelis Laicae et Matrisfamilias, in casu et ad effectum de quo agitur. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Datura Romae, die 5 mensis Maii a.D. 2015. Angelus Card. Amato, S.D.B. Praefectus L. G S. G Marcellus Bartolucci Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis Congregatio de Causis Sanctorum 403 MUTINENSIS-NONANTULANA Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Sergii Bernardini Christifidelis Laici et Patrisfamilias (1882-1966) DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS « Beatus omnis, qui timet Dominum et qui ambulat in viis eius » (Ps 128, 1). Haec antiqui psalmistae verba Servo Dei efficaciter adhaerent Sergio Bernardini, qui totam vitam uti sponsus et paterfamilias Dominum secutus est atque omnibus et singulis actibus suis glorificavit. Servus Dei in vico Saxoguidano prope Mutinam die 20 mensis Maii anno 1882 natus est, primus ex filiis Iulii et Cunegundis Barbuti. In familia crevit christiana doctrina funditus informata firmisque praeceptis moralibus innisa et peculiari educatus est sollicitudine matris, quae mulier fortis fuit profundaque praedita pietate. Sergio autem mox res familiaris fuit adiuvanda, quapropter adhuc puer adlaborare incepit et octo modo annos natus patri iam proderat pistori. Institutio eius proinde nuda restitit: parum enim scholas frequentavit quaedam a parocho didicit, permulta vero, cum sollertia mentis ac mediationis spiritu emineret, nomine suo cognovit. Manuum virtute mechanicorumque ingenio suffultus, artem ferramenta agrestia horologiaque reficiendi propediem accepit et, perseverante etiam inter facultatum angustias familiae tranquillitate, indolem laetam et hospitalem Sergius cumulavit. Mater eum assiduitatem diei dominicae sollemniorum, relicto ecclesiae paroecialis trium chilometrorum intervallo, docuit atque pater sacerdotum venerationem, quibus operam suam gratuito perhibebat: cognovit ergo Fratres Minores Capuccinos, quos, praesertim missionarios, valde dilexit et summopere admiratus est. Anno 1907, Aemilia Romani uxore ducta, consilium familiae christianae efformandae, quae verae presbyterorum religiosorumque et missionariorum vocationum esset cunae, ita prompte in eo claruit, ut diceretur: « Matrimonio iungam multosque habebo filios, qui, si Deo placebit, omnes erunt missionarios et admodum bene facient ». Tres filios genuit, sed paucis annis mors eidem fratrem iuvenemque sponsam ac pupillos abstulit omnes: unus ipse substitit, tantis contractis ad suos curandos debitis, ut posthac suetam semper dictitaret precationem: « Fiat voluntas Dei! ». Popularium adiuvante coetu, ad Americam Septentrionalem maiorem quaerens opium prosperitatem, sicut eodem tempore innumeri alii solebant, 404 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale profectus est et Chicagii apud fodinam operam exercuit, sed gravis casus occursus nonaginta dies eum lecto affixit. Servi Dei animo autem haec omnia signum voluntatis fuerunt Domini, qui eum devocabat, ut domum rediret. Falanellum ergo se reddidit, ubi, licet parochus ei studendi et presbyterum fiendi exprompserit consilium, Servus Dei tamen adhuc vocatione ad vitam coniugalem et ad condicionem patrisfamilias colendam inflammabatur. Iuvenem ergo quandam mulierem, cui Dominicae Bedonni nomen, e vico Verica oriundam obviavit, quam die 19 mensis Maii anno 1914 duxit uxorem. Haec idem familiae magnae et sanctae cum eo communicavit specimen, ut Domino multos filios donare valeret sive in sacerdotio sive in vita religiosa et in missionibus eidem consecratos. Vita Servi Dei illinc illi coniugis intime adiuncta est, vere multiplicata prole cohonestata octo filiarum, quarum sex religiosae, quinque e Pia Societate Sancti Pauli et una ex Ancillis Sancti Francisci, et duorum filiorum, amborum e Fratribus Minoribus Capuccinis. Tantam haud facile fuit tollere familiam; Sergium autem et Dominicam adeo profonda divinae Providentiae movebat fides, ut ortus quisque iisdem alterum Dei esset donum, quod laetantes ipsi accipiebant. Filii sanitate corporis humanisque et christianis virtutibus referti creverunt et ad gratiam vocationis prompti. Post secundum filium presbyterum consecratum, coniuges Bernardini immo et alumnum quendam Seminarii e Nigeria, Felicem Ade Job, adoptaverunt, qui apud Propagandam Fidem studebat, presbyter anno 1966 ordinatus est et postea, anno 1971, episcopus Ibadanensis in Nigeria electus. Sergius secundum spiritum dominici ministerii semper cum coniuge vixit. Una repetere solebant et filios docere illud: « Oratio pulcherrima caritas »; proinde, egenorum necessitatibus ac proximorum prebyterorumque et religiosorum hospitio properrime providebant. Filiae virgines et filius Iosephus, qui nomen Germani in religione sumpsit et Archiepiscopus Smirnensis factus est, ad missiones mox excesserunt et omnes per terrarum orbis continentes pervagati sunt; parentes autem magnam partem anni apud filiam quandam infirmorum ministram Mutinae degerunt et dies suos in litteris filiis longinquis remittendis atque Iesu sacramentato impenderunt adorando. Inconcussa semper et serena suppeditatus est fide, sed ultimis annis vitae noctis spiritualis certamine illo adauctus est, quo Dominum abesse eumque aversari cogitavit, atque inquietudinis pati cepit tormentum. Frustra porro propinqui atque Fratres ex Ordine Capuccinorum, qui eum iam diutius cognoscebant eique assidue astiterant, eundem contenderunt solari, at Sergius 405 Congregatio de Causis Sanctorum licet inter aerumnas nullomodo querebatur atque aequo vultu omnia accipiebat. Quae omnia vero per biennium expertus est. Demum corporis viribus paulatim senuit. Summis diebus filii ei astiterunt, qui eum apisci valuerant, sed praesertim coniunx Dominica, quae eum caritatis ac fiduciae divinae voluntatis suggerens actus recreavit. Valde mane diei 12 mensis Octobris anno 1966 valetudo Servi Dei adeo in peius ruit, ut mulier eum adiuvaret clamitans: « Sergi! O beata Virgo Maria, Mater Iesu! ». His verbis Sergius suaviter respondit: « Fac nos sanctos! », quibus dictis exspiravit. Ob continuatam ac pervulgatam sanctitatis Servi Dei eiusque coniugis Dominicae famam, quae anno 1971 occubuit, necnon piorum facinorum in memoriam atque gratiarum eorum intercessioni tributarum, Causa Beatificationis et Canonizationis apud Curiam Archiepiscopalem Mutinensem-Nonantulanam inita est per celebrationem Inquisitionum dioecesanarum super ambos coniuges a die 20 mensis Maii anno 2006 ad diem 8 mensis Maii anno 2008. Inquisitionis super Servum Dei auctoritas et vis iuridica ab hac Congregatione de Causis Sanctorum die 20 mensis Novembris anno 2009 probatae sunt. Positione confecta, die 18 mensis Decembris anno 2014 in Congressu Peculiari Consultorum Theologorum prospero cum exitu disceptatum est, iuxta consuetudinem, an Servus Dei more heroum virtutes christianas exercuisset. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria diei 21 mensis Aprilis anno 2015, cui egomet ipse Angelus Cardinalis Amato praefui, professi sunt Servum Dei virtutes theologales, cardinales iisque adnexas in modum heroum exercuisse. Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per infrascriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine iisque adnexis in gradu heroico Servi Dei Sergii Bernardini, Christifidelis Laici et Patrisfamilias, in casu et ad effectum de quo agitur. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Angelus Card. Amato, S.D.B. Praefectus L. G S. G Marcellus Bartolucci Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis 406 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale TAURINENSIS Beatificationis et Canonizationis Servae Dei Iuliae Colbert Falletti di Barolo Christifidelis Laicae Fundatricis Congregationis Flliarum a Iesu Bono Pastore (1789-1864) DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS « Dominus noster dixit: Estote perfecti sicut Pater vester caelestis! Si corda nostra quatenus ad gradum illius sanctitatis metiri oporteret, ubinam gradus versaremur? Quandoquidem tamen haec dixit Dominus noster, necesse est ut, eius praesidio, id efficere curemus, vel saltem viribus omnibus conari ut miseria nostra illuc extollatur. Misericors Deus reliquum faciet ». Verba haec, quibus Serva Dei Iulia Colbert Falletti di Barolo Sorores suas est allocuta, testificantur eam per totam vitam assiduo animo sanctitatem quaesivisse. Serva Dei e familia nobili et firma fide christiana insignita die 26 mensis Iunii anno 1786 ortum habuit in arce vulgo Maulévrier in Vandea, in Gallia, ubi infantiam et adulescentiam in serenitate gessit. Iuvenili cum esset aetate, apud Regiam Parisiensem Comitem cognovit Carolum Tancredi Falletti di Barolo, ipsum quoque inter Dei Servos relatum, cui nupsit die 18 mensis Augusti anno 1806. Hi coniuges cum Augustam Taurinorum sese contulerunt, consuetudinem foverunt cum Pedemontana societate, quae diffusa materiali et morali paupertate afficiebatur. Tot hominum perspectis cruciatibus, altissimo iustitiae et christianae caritatis sensu inducti, confestim statuerunt opes suas cum indigentioribus communicare. Quodam die Serva Dei ante carcerem transiens animo vehementer commota est prae clamoribus maledictionis cuiusdam viri in carcere reclusi. Petivit et obtinuit ut illam poenalem domum invisere posset; tunc depravationis gravitatem animadvertens, consilium cepit eius sanationem promovendi. Prolis expers, intimo humanitatis sensu praedita necnon comitantis mariti opere suffulta, pro detentis in carcere, pauperibus, infirmis et innuptis matribus meliorem provehere incepit condicionem, sic maiore nisu opera adaugens caritatis. Illinc exorta sunt opera nempe quae sequuntur: Refugium pro mulieribus reclusis iam emendatis, Asylum, Congregationes Sororum a Iesu Bono Pastore ac Sororum Sanctae Annae. Triginta post elapsos annos vitae coniugalis, Serva Dei correpta est mariti morte, quae die 4 mensis Septembris anno 1838 evenit. Quamvis dolore Congregatio de Causis Sanctorum 407 perquam maerens, animo minime se confregit, sed Dei voluntati obsequens per alios viginti sex annos opera iam provecta sustentare perrexit, immo nova propriis solvit expensis. Magnopere aestimata et probata fuit non tantum uti benefactrix erga egentiores, verum etiam uti exemplar virtutum quas excoluit. Discipula exstitit sub praeclaris magistris spiritus et amica praestantium sanctorum Taurinensium illius periodi, scilicet Iosephi Cafasso et Iosephi Benedicti Cottolengo. Plurimum insuper valuit apud iuvenem Ioannem Bosco. Serva Dei intima donata est fide, quam assidua et cotidiana oratione alere consueverat: fide quidem quae recte formata est in caritate et in bonis operibus iuxta eius propositum: « Fides et caritas, quae mihi in baptismate sunt collatae, bonis operibus refulgeant oportet ». Eius etiam scripta plenum ostendunt animum confidenti deditione voluntati Domini et omnimodo Ecclesiae assensu. Cor eius ad Deum iugiter spectabatur. Ipsa proximo favens operabatur eiusque contuitus ad altiora intendebatur. Praesertim et indesinenter gloriam Dei quaesivit, a quo ipsa replebatur. Per totam vitam constanti spiritualis et corporalis misericordiae operum exercitio eminuit: in omnibus his operibus ipsa praesens egit, non solum proprias materiales opes posthabens, verum quoque valetudinem ac proprium tempus affligens. Sapientia et iudicii facultate excelluit. Praestantem naturalis et supernaturalis prudentiae gradum attigit, ita ut vita spirituali, necessitudine erga ceteros, moderamine Congregationum religiosarum et Institutorum Caritatis quae ipsa condiderat, atque se gerendi modo coram civilibus et ecclesialibus auctoritatibus maxime splenderet. Ad proximum quod attinet iustam usque se praebuit, aequanimam, reverentem erga dignitatem aliorumque iura, diligentem in muneribus exsequendis; itidem sinceram, intentam ad aliorum talenta recognoscenda et aeque aestimanda, honestam ad unicuique proprium reddendum. Praeterea claruit in administrationis iustitia exercenda: ingens enim familiare patrimonium sapienter ac iuste curavit. Fortis mulier exstitit, firma et strenua, ita ut difficultates, tribulationes, pericula alacriter susciperet. Iterum iterumque adversa correpta est valetudine, quocirca die 19 mensis Ianuarii anno 1864, septuaginta septem annos septemque circa menses nata, religiosis solaciis refecta, in plena spiritus serenitate et in sanctitatis fama, Augustae Taurinorum piissime animam exhalavit. Corpus eius tribus diebus est expositum, quod ingens fidelium multitudo colere potuit. Anno 1899 exuviae Servae Dei exhumatae et e publico coemeterio translatae sunt ad paroeciale templum Sanctae Iuliae quod ipsamet aedificandum curaverat. 408 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale Sive olim vivens, sive potius post obitum sanctitatis opinione gavisa est, quamobrem apud Curiam Archiepiscopalem Taurinensem a die 21 mensis Ianuarii anno 1991 ad diem 4 mensis Iulii anno 1994 instructa est Inquisitio dioecesana, cuius iuridicam validitatem haec Congregatio approbavit per decretum datum die 13 mensis Ianuarii anno 1995. Parata Positione, Causa examinata est a Consultoribus Historicis in Sessione acta die 27 mensis Octobris anno 2009, atque a Consultoribus Theologis in Peculiari Congressu habito die 1 mensis Aprilis anno 2014, positivo quidem cum exitu. Patres Cardinales et Episcopi die 21 mensis Aprilis anno 2015 congregati in Ordinaria Sessione, cui egomet, Angelus Card. Amato, praefui, edixerunt Servam Dei virtutes theologales, cardinales iisque adnexas heroico in gradu exercuisse. Facta denique de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem accurata relatione, ipse Beatissimus Pater, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Institia, Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis, in gradu heroico, Servae Dei Iuliae Colbert Falletti di Barolo, Christifidelis Laicae, Fundatricis Congregationis Filiarum a Iesu Bono Pastore, in casu et ad effectum de quo agitur. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Datum Romae, die 5 mensis Maii a.D. 2015. Angelus Card. Amato, S.D.B. Praefectus L. G S. G Marcellus Bartolucci Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis Congregatio de Causis Sanctorum 409 TRIDENTINA Beatificationis seu Declarationis Martyrii Servorum Dei Marii Borzaga Sacerdotis Professi e Congregatione Missionariorum Oblatorum Beatae Mariae Virginis Immaculatae et Pauli Thoj Xyooj Christifidelis Laici Catechistae († 1960) DECRETUM SUPER MARTYRIO « Fide et caritate profunda solidaque volo informali, nec martyr setius esse possum: fides enim et caritas pernecessaria. Omnia transigunt, praeter quam credere et amare ». Verba haec ex Ephemeride Servi Dei Marii Borzaga excerpta singulari eloquentia eiusdem animum et rationem vitae enarrant, quibus visceribus Servus Dei Pauli Thoj Xyooj omnino adhaesit: gravis enim conscii super ipsos instantis discriminis, Evangelio nihilominus pauperibusque pro bono pacis atque deservierunt humanitatis et ad plenam mysterii Crucis processerunt participationem. Servus Dei Marius Borzaga die 27 mensis Augusti anno 1932 Tridenti ortus est. Apud familiam fidei praeceptis penitus innisam Christi mandatis institutus, vocationis ad vitam sacerdotalem et ad missionem signa ibidem animadvertere cepit. Anno 1940, Primae Communionis et Confirmationis recepit sacramenta et, in duodecimo aetatis anno constitutus, Seminarium dioecesanum frequentare inchoavit, studiis usque ad superioris scholae disciplinarum classicarum examen perseveratis. Viginti autem annos natus, vocationis dilucidato itinere, Institutum Missionariorum Oblatorum Beatae Mariae Virginis Immaculatae a Sancto Eugenio de Mazenod fundatum ingressus est, novitiatum in vico Ripalimosanis prope Campum Bassum iniit et, anno 1953 primis votis religiosis professus atque expleto institutionis cursu apud Studium vici Sancti Georgii Canapicii prope Augustam Taurinorum, die 24 mensis Februarii anno 1957 presbyteratu auctus est. Superiores Congregationis, prompta eius sollicitudine ad missiones proficiscendi attenta, eum apostolico labori in Laosio addixerunt, quapropter, mense Octobri eiusdem anni, Neapoli Ventianiam loci civitatum principem una cum primo Oblatorum italicorum coetu devectus est. Hac in Asiae natione vulgarem sermonem atque humani cultus consuetudines didicit et officiis missionis singulari studio vacavit: Pater Marius enim in medio populi 410 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale esse diligebat, quo citius linguam acciperet et Evangelium nuntiare valeret, doctrinamque christianam edocebat, familias visitabat et infirmos, qui ad dispensarium missionis sese conferrent, recipiebat. Aliquibus mensibus Paksanii, qui parvus est vicus ad ripas fluminis Mecongi, transactis, ultimis hebdomadis anni 1958 ad missionem Kiukatiani translatus est, ubi iuvenem catechistam cognovit Paulum Thoj Xyooj, ex gente vulgo hmong nuncupata, hominem mira sinceritate morum praeditum et christiana pietate admodum informatum, cuius gratia variae eiusdem gentis familiae ad fidem pervenerant. Praeter navam apostolicam alacritatem, cotidiana Servorum Dei conversatio insignibus etiam enotabatur angustiis, locorum scilicet salubritatisque adiunctis, infirmitatibus, itinerum molestia necessitudinumque aerumniis et anxia rei politicae tumultuosam propter bellatorum asseclarum partis communistarum operam aegritudine. Vices enim incursionum belli in Laosio, quae contra religiones et praesertim Christi fidem saevo impetu incesserant, ad incepta fautorum omnium honorum aequationis singulorumque proprietatis destitutionis summa cum rei publicae licentia ex integro pertinebant, qui veras non modo hac in terra Asiae, sed multas in alias quoque totius orbis nationes excutiebant immanitates. Hoc sub averso caelo, igitur, advenarum exacerbato fastidio patriae studii vaniloquentia prolato, passio Servorum Dei consummata est. Die 25 mensis Aprilis anno 1960, Pater Marius cum Paulo ad vicum vulgo Ban Pha Shoua nuncupatum in meridiana nationis regione profectus est. Pluries eundem apud populum licet huius pauperis desertique territorii iam missus fuerit, hoc tamen ab itinere numquam rediit. Patris enim Marii eiusque catechistae nulla exinde tenta sunt vestigia ac de exitu eorum utrum sceleris an accidentis raptusve vel insidiarum causa occubuerint diu coniectum est. Haud vero praetereundum quod illis annis missionariis saepius necis iactatae sunt minae multique eorum et interempti sunt. Deinde autem testes quidam res panderunt gestas: Servi Dei, enim, in vico vulgo Pha Sua ministerio expleto pastorali, ad missionem Kiukatiani repetendam egressi erant, cum, fortasse die 1 mensis Maii anno I960, a manipulo bellatorum communistarum sectae cui nomen vulgo Pathet Lao in silva apprehensi sunt ac dire interfecti. Iuvenis catechista, qui, cum laosianus esset, morte eripi potuisset, Patrem Marium iuxta consistere ad sacrificii ultimum maluit. 411 Congregatio de Causis Sanctorum Eorundem mortis causa modo in confessione Christi reapse invenienda: nihil eorum enim valuit, nisi fides, captum inferre et tormenta, quae passi sunt, et obitum. Cum apud populum christifidelium mors eorum uti martyrium iamiam existimata esset, hanc ob famam apud Curiam Archiepiscopalem Tridentinam a die 7 mensis Octobris anno 2006 ad diem 17 mensis Octobris anno 2008 Inquisitio dioecesana celebrata est, cuius auctoritas et vis iuridica a Congregatione de Causis Sanctorum decreto diei 19 mensis Iunii anno 2009 probatae sunt. Positione confecta, iuxta suetum morem, die 27 mensis Novembris anno 2014, Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum factus est, in quo prospero cum exitu disceptatum est an Servorum Dei mors verum martyrium fuisset. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria die 5 mensis Maii anno 2015 habita, cui egomet ipse, Angelus Cardinalis Amato praefui, agnoverunt mortem Servorum Dei ob fidelitatem erga Christum et Ecclesiam confessam verum martyrium in odium fidei fuisse. De hisce omnibus rebus, referente subscripto Cardinale Praefecto, certior factus, Summus Pontifex Franciscus, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de martyrio eiusque causa Servorum Dei Marii Borzaga, Sacerdotis Professi e Congregatione Missionariorum Oblatorum Beatae Mariae Virginis Immaculatae, et Pauli Thoj Xyooj, Christifidelis Laici Catechistae, in odium fidei interfectorum, in casu et ad effectum de quo agitur. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Datum Romae, die 5 mensis Maii a. D. 2015. Angelus Card. Amato, S.D.B. Praefectus L. G S. G Marcellus Bartolucci Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis 412 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale TUSCULANA Beatificationis et Canonizationis Servae Dei Birgittae Mariae Postorino Fundatricis Instituti Flliarum a Maria Immaculata (1865-1960) DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS « Necesse est Iesu Christo cor et brachium porrigere, enim contra Instituti propositum erret, qui ambo simul non offerat, (...) hac re Instituti titulus erit: Omnia in Deum ». Verba haec Servae Dei Birgittae Mariae Postorino totius vitae ratio et propositum fuerunt. Illa omnia secundum divinam Providentiam interpretabat omniaque ad Deum dare et sine ulla dubitatione offerre exhortabat, scilicet cor, brachium, orationem et actionem, Dei voluntatem omnino amplectens. Serva Dei, quarta ex octo filiorum, in pago Catona apud Rhegium die 19 mensis Novembris 1892 nata, insequenti die sacro fonte, avunculo domino Matthaeo Marra ministro, lustrata est. In pueritia omnibus affectibus familiae suae increbuit, ambitu domesticae divitis spiritualitatis cuius hereditate sibi obvenit ardens fides et vehemens religiositas, quibus, cito inter omnes iuvenes eadem aetate excellere videbatur. Anno 1871, parentes eam alumnam miserunt iuxta collegium Rheginensem Sancti Caietani, quod moderabatur a Sororibus a Caritate Sanctae Ioannae Antidae Thouret: hic Birgitta utrumque ludum litterarium et ingenuarum frequentavit ibique indolem bene formavit et innatam pietatem magis auxit. Iuvenis Birgitta dare perspexit et intellexit populi gravem oeconomicam et socialem condicionem, qua re anno 1880, redita in familiam, domus paternae tertia in contignatione scholam pro propinquis pueris incommodis et egenis fundavit. Animatrix sollertissima Piae Unionis Filiarum Mariae fuit, quam ipsa sua in paroecia Catonae instituit. Praeterea stipes pro studiis iuvenum ad sacerdotium vocatorum collegit. Haec experientia spiritum eius exacuit et sancte eam incendens, vocationem detexit. Post consilium inflatum Iesum omnino persequendi, Birgitta Cardinalis Ianuarii Portanova Archiepiscopi Rhegiensis exhortatione, die 6 mensis Februarii anno 1898, una cum octo sororum Filiarum Mariae, in domu ad hoc comparata, religiosam familiam congregavit. Duos menses post iuvenes religiosam vestem induerunt, Serva Dei sacra vota pronuntiavit et antistita istius novae institutionis evenit, quae Institutum Filiarum a Maria Immaculata nuncupabatur. Congregatio de Causis Sanctorum 413 Fundatrix propositum Instituti bene compendiavit in verbis “Amor et Sedulitas”. Enim filialis in Deum, in Immaculatam Virginem et in Ecclesiam amor, qui funditus semper expertus, cum pueris et iuvenibus communicatur in munere instituendi pro amore et per amorem. Animis derelictis, quae ad eam confugiebant, confessa est divinum sensum vitae, amoris donum gratuite largitum, praeparans eas vivere morali ac civili dignitate. Opera eius mulierum condicionis magna mutatio incepit, enim mulieres novis rebus et laboribus extra domesticos ambitus sollicitabantur. Iubilari anno millesimo nongentesimo celebrando, Summus Pontifex Leo XIII Servae Dei exhortatus est approbavitque propositum. Recens Institutum celeriter prosperavit usque ad diem 28 mensis Decembris anno 1908, cum terribilis terrae motus sanguine institutum perfudit: enim fere decem domus funditus deletae sunt et viginti et quattuor sorores ruinis periere. Serva Dei non perturbata est et animo firmo rursus operam incepit, solum tutamen in Dominum quaerens et inveniens, se omnino Domino commendando, egit ut instrumentum in manibus Dei. Recepta in ditione Neapolitani Archiepiscopi, una cum sorores superstites Herculaneum confugit. Mense Ianuarii anno 1909, aditu a Summo Pontifice Pio X obtento, consolationem et cautionem praesidii obtinuit. Mater Birgitta humilitate et fortitudine exemplo et verbo renovationem instituti, post aerumnas vivificavit. Vitae religiosae mente sincera et congruenter adhibitae splendidum testimonium fuit. Praecipuum propositum suum vehementissima in coniunctione cum Domino vivere semper fuit, hac re ex fonte eucharistico omnes vires hauriebat, diuturna oratione se continens et testimonio suo sodales cohortans ut pariter se gererent. Omnibus in rebus suavis videbatur et in re fortiter statuebat. Eius iter spirituale vim in fide invenit ut difficilia et humiliationes superaret, in spe animum progrediendi et in caritate invenit fontem omnium deliberationum cotidianarum, quae etiam magis eam cruciabant. Hoc modo, Serva Dei graduale iter christianae maturationis ad verticem sanctitatis lustravit. Anno 1923 Romam Institutum redintegratum domum transtulit, sed haec Romana domus Fundatricem valde cruciavit, quae decem post annos eandem vendidit. Etiam hac in vice Serva Dei fidei gratia et cum martyrio in corde vixit, orabat et se in sacrificium amoris omnino offerebat. Eius prompta generositas erga Dei Providentiam et adamantina perseverantia in operas rursus inchoando post omnem deceptionem orationis summo in spiritu radicabantur. Humilitate obstacula probationesque sustinuit, se divinae voluntati fide commendans, devotionem erga Virginem Mariam increbens, praecipue per 414 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale oboedientiam, animi fortitudinem et spem. Mystica ascensione illa sublimavit Domino se offerens ut amoris victimam per votum quod dicitur perfectioris. Illo tempore aegrotavit et in valetudinario recepta, chirurgica gravi sectione adhibita est. Sequentibus annis Birgitta munus generalis antistitae adhuc exercuit sed variis rebus Instituti et infirma valetudine amplius officium regere nequivit. Anno 1957 definitive Constitutiones Congregationis approbatae sunt et die 30 mensis Martii anno 1960, benedictionis Summi Pontificis Ioannis XXIII solamine, Serva Dei Tusculana in domu sempiterno somno pie consopita est. Corpus eius illius pagi in coemeterio inhumatum est et anno 1966 translatum, iuxta sacellum Instituti illius Latialis oppidi conditum est. Fama sanctitatis iuxta Curiam Episcopalem Tusculanam a die 30 mensis Martii anno 1985 ad diem 30 mensis Martii anno 1987 Inquisitio dioecesana celebrata est, cuius iuridica validitas ab hac Congregatione de Causis Sanctorum per decretum diei 27 mensis Maii anno 1988 est approbata. Exarata denique Positione disceptatum est secundum normas canonicas an Serva Dei virtutes heroicum in modum excoluisset. Peculiaris Theologorum Congressus habitus est die 12 mensis Martii anno 2013, positivo cum exitu. Patres Cardinales et Episcopi Ordinaria Sessione congregati, die 21 mensis Aprilis anno 2015, me Angelo Cardinale Amato praesidente, Servam Dei virtutes theologales, cardinales et adnexas heroum in modum excoluisse agnoverunt. Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis, in gradu heroico, Servae Dei Birgittae Mariae Postorino, Fundatricis Instituti Filiarum a Maria Immaculata, in casu et ad effectum de quo agitur. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Datum Romae, die 5 mensis Maii a.D. 2015. Angelus Card. Amato, S.D.B. Praefectus L. G S. G Marcellus Bartolucci Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis Congregatio de Causis Sanctorum 415 VERCELLENSIS Beatificationis et Canonizationis Ven. Servi Dei Iacobi Abbondo Sacerdotis Dioecesani (1720-1788) DECRETUM SUPER MIRACULO Ven. Servus Dei Iacobus Abbondo natus est Salomini, quod est pars Tronzani Vercellensis, die 27 mensis Augusti anno 1720. Ordinatus est sacerdos die 21 mensis Martii anno 1744. Multos per annos coadiutor fuit parochi Sancti Michaelis Vercellis. Magis magisque fuit devotus confrater Societatis Mariae Matris Boni Consilii et cultor spiritualitatis cordium Iesu et Mariae. Fuit aestimabilis director spiritualis vocatorum ad vitam religiosam et diligentissimus moderator spiritualis materialisque reclusorum et poenae capitali damnatorum. Anno 1757 electus fuit parochus Tronzani, ubi mansit usque ad mortem. Ibi sistematice curavit catechesim et praedicationem, inculcando rectam doctrinam, corrigendo excessus iansenismi et rigorismi sacramentalis. Maximam sollicitationem dedit curae infìrmorum et pauperum et potentiavit Congregationem Caritatis. Homo Dei, orabat die noctuque. Evangelizavit populum constanti exemplo spiritualitatis. Deo offerebat labores et cruciatus. Pie quievit in Domino die 9 mensis Februarii anno 1788. Papa Franciscus recognovit heroicitatem virtutum Ven. Servi Dei die 9 mensis Maii anno 2014. Ad beatificationem prospiciendam, Postulatio Causae iudicio huius Congregationis coniectam subiecit sanationem cuiusdam adulescentis. Factum evenit Tronzani, Vercellensi in provincia, anno 1907. Adulescens quattuordecim annos natus laborabat in agris. Foenum deponebat de alto. Lapsus cecidit in furcam, cuius acumina perineum perforarunt et imum ventrem in zona inguinali. Statim auxilium ei datus est et curatus fuit remediis illius temporis, hoc est alcoholum tinctura iodii, cataplasmis (nondum antibiotici reperti erant). Vulnus, secundum iudicium medici qui auxilium dedit, gravissimum erat, ut facile degenerare possit in setticemiam aut peritonealem infectionem. Exclusa fuit possibilitas transferendi vulneratum in valetudinarium, ubi cura hospitalaria erat pensione emenda et familia adulescentis miserae conditionis oeconomicae erat. Iuvenis vulneratus erat valde. credens et valde practicans. Invocavit igitur intercessionem Ven. Servi Dei, qui 416 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale erat in fama sanctitatis apud fideles Tronzani. Sanatio eius rapida evenit, extraordinaria et sine auxilio medicamentorum. Sanatus potuit redire ad normalem laborem in agris et consuetam vitam relationalem. Mortuus est anno 1976, octoginta et tres annos agens. Evidens est concomitantia chronologica et nexus inter invocationem Ven. Servi Dei et sanationem saucii. Super tali sanatione recognoscenda, apud Curiam Vercellensem a die 19 mensis Maii anno 1999 ad diem 12 mensis Martii anno 2002 instituta est Inquisitio dioecesana, cuius validitas iuridica recognita ab hac Congregatione decreto diei 5 Decembris 2008. Consilium Medicorum Dicasterii in Sessione diei 26 mensis Iunii anno 2014 recognovit sanationem ex legibus scientiae inexplicabilem fuisse. Die 20 mensis Novembris anno 2014 factus est Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum. Die 14 mensis Aprilis anno 2015 habita est Sessio Ordinaria Patrum Cardinalium et Episcoporum, cui praefui ego Card. Angelus Amato. Et in unotroque Coetu, sive Consultorum sive Cardinalium et Episcoporum, posito dubio an de miraculo divinitus patrato constaret, responsum affirmativum probatum est. Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de miraculo a Deo patrato per intercessionem Ven. Servi Dei Iacobi Abbondo, Sacerdotis Dioecesani, videlicet de celeri, perfecta ac constanti sanatione cuiusdam adulescentis a “ferita da punta bidente trapassante il piccolo bacino destro con ingresso nel perineo, avvenuta in era preantibiotica”. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Datum Romae, die 5 mensis Maii a.D. 2015. Angelus Card. Amato, S.D.B. Praefectus L. G S. G Marcellus Bartolucci Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis Congregatio de Causis Sanctorum 417 ZAGREBIENSIS Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Antonii Antić Sacerdotis Professi ex Ordine Fratrum Minorum (1893-1965) DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS « Vivo autem iam non ego, vivit vero in me Christus » (Gal 2, 20). Christo conformis fieri vehemens fuit desiderium spiritale quod Servus Dei Antonius Antić, evangelica consilia profitendo ac sacerdotale ministerium exercendo, toto corde prosecutus est. Authenticus Sancti Francisci Assisiensis filius, Dei Famulus fuit religiosus humilis et misericors, patiens et ad veniam inclinatus, afflictorum consolator, dubitantium consiliarius, aegris suppeditans. Decem filiorum sextus, Servus Dei in insula v.d. Prvić-Šepurine prope, Sibenicum, Croaticae regionis, die 16 mensis Aprilis anno 1893 e Thoma et Thaide, nata Vlahov, coniugibus natus est. Cum materno in ventre adhuc esset, pii parentes eundem tempore procellae, quae illorum vitae, dum mari navigabant, periculum fecit, Sancto Antonio Patavino voverunt. Dei Famulus, septem annos natus, familia comite demigravit in locum vulgo Zaton, ubi prima litterarum studia perfecit, Domino respondens vocanti, anno 1905 Collegium seraphicum Setoviense, e religiosa provincia SS. Redemptoris, est ingressus. Anno 1911 Franciscalem vestem induit atque in conventu sub titulo Sanctae Mariae Angelorum, parva in insula Visovac posito, noviciatum iniit. Die 17 mensis Septembris anno 1912 temporariam professionem ac perpetuam die 1 mensis Septembris anno 1915 nuncupavit. Sebenici die 29 mensis Iulii anno 1917 presbyteralem ordinationem recepit. Ob intellectuales, morales spiritalesque dotes Servum Dei, ad iuvenes religiosos formandos, superiores destinarunt. Ab anno 1917 usque ad annum 1925 Pater Antonius vicarii magistri clericorum officium Macarscae explevit. Magister clericorum est deinde nominatus (1925-1946). Munus idem Zagrabiae in conventu Beatae Mariae Virgini Lapurdensi dicato, quo studentatus theologiae erat interea traductus, vero sustinuit. Unionis cum Christo vita, baptismali gratia inchoata ac presbyterali consecratione perfecta, praecipuum illius spiritualitatis fuit signum. Dei Fa- 418 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale mulus sacrorum celebratione mysteriorum fidem suam aluit necnon adoranti intimoque cum Domino colloquio ac ut illud Sancti Pauli ad Philippenses: « Hoc sentite in vobis, quod et in Christo Iesu » (2, 6) adimplere curabat, hoc est misericordia, benignitate, humilitate, mansuetudine, longanimitate semet induere (cf. Col 3, 12). Omnia in eo conformandi se Iesu voluntatem significabant, ut per ipsum Iesus sub aspectum quasi veniret. Pater Antonius, in moderandis conscientiis, Christum esset magistrum cupiebat ac sese solum sequestrem, humile videlicet instrumentum ut fratres consequeretur. Caritas illius fuit methodus, per quadraginta fere annorum spatium, iuvenum educandorum fratrum. Servus Dei aspectum patris cum affectu matris sane coniunxit; prudens fuit et in iudiciis aequus secundum sententiam illam: Fortiter in re, suaviter in modo. Non tantum verbis quantum suae exemplo probae vitae docebat. Scriptis quoque filios suos spirituales, ad quos epistulas misit plus tria millia et quingentas, mirae vero caritatis pastoralis signum, est secutus. Matrem Dei velut Sociam Christi in humana redemptione et gratiae Mediatricem venerabatur, eius virtutes imitando exprimebat eandemque animis exemplum proponebat. Deo devinctus et non terrenis divitiis, Pater Antonius a rebus fuit alienus ac simplicitatis amans. Exercitium heroicae paupertatis hilarem, Deo semper gratum providentiaque fisum illum effecit. Vitae adversa tranquillo et aequo animo obiit. Numerosos magnosque morbos, quibus oppressus est, suscepit atque aegritudinem in perpetuam Deo oblationem convertit. Anno 1956, gravi ab institutione propter valetudinem amotus, ad confessiones audiendas et fideles spiritualiter moderandos, religiosarum praecipuam curam agens, saepius etiam se dicavit. Novembri mense anno 1964 periculoso est morbo correptus. Conscius terrestrem suum cursum in exitu iam esse, se totum, pietatis vitae impensius attendens omnique vespere ad sacramentalem confessionem accedens, Domino commisit. Die 4 mensis Martii anno 1965, postquam ultima sacramenta accepit et sanctissima Iesu ac Mariae nomina invocavit, suam Deo animam, duodecima circiter hora cum dimidio, placide reddidit. Eius corpus, funere celebrato, Zagrabiae est in municipali coemeterio Mirogoj sepultum. Die 15 mensis Decembris anno 1970 mortales Dei Famuli exuviae in conventualis cryptam Zagrebiensis ecclesiae sub titulo Dominae Nostrae a Lapurdo translatae sunt. 419 Congregatio de Causis Sanctorum Magna sanctitatis fama, qua Servus Dei in vita et post mortem floruit, effecit ut a die 27 mensis Februarii anno 1985 ad diem 8 mensis Maii anno 1995 apud Curiam dioecesanam Zagrebiensem instrueretur Inquisitio dioecesana super vita et virtutibus, cuius validitas iuridica decreto die 20 mensis Octobris anno 1994 ab hac Congregatione de Causis Sanctorum agnosceretur. Positione confecta, disceptatum est, iuxta consuetudinem, an Servus Dei more heroum virtutes christianas exercuisset. Die 26 mensis Novembris 2013 habitus est Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum prospero cum exitu. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria diei 14 mensis Aprilis anno 2015, cui egomet ipse Angelus Cardinalis Amato praefui, professi sunt Servum Dei virtutes theologales, cardinales iisque adnexas in modum heroum exercuisse. Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per infrascriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine iisque adnexis in gradu heroico Servi Dei Antonii Antić, Sacerdotis Professi ex Ordine Fratrum Minorum, in casu et ad effectum de quo agitur. Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit. Datum Romae, die 5 mensis Maii a.D. 2015. Angelus Card. Amato, S.D.B. Praefectus L. G S. G Marcellus Bartolucci Archiep. tit. Mevaniensis, a Secretis 420 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale CONGREGATIO PRO EPISCOPIS PROVISIO ECCLESIARUM Latis decretis a Congregatione pro Episcopis, Sanctissimus Dominus Franciscus Pp., per Apostolicas sub plumbo Litteras, iis quae sequuntur Ecclesiis sacros praefecit Praesules: die 4 Martii 2017. — Cathedrali Ecclesiae Carthaginensi in Costa Rica, R.D. Marium Henricum Quirós Quirós, e clero dioecesis Carthaginensis in Costa Rica. die 7 Martii. — Titulari episcopali Ecclesiae Turuzitanae, R.D. Marcum S. Rivituso, e clero archidioecesis Sancti Ludovici ibique Vicarium Generalem, quem deputavit Auxiliarem eiusdem archidioecesis. die 8 Martii. — Metropolitanae Ecclesiae Parahybensi, Exc.mum D. Emmanuelem Delson Pedreira da Cruz, O.F.M. Cap., hactenus Episcopum Campinae Grandis. — Titulari episcopali Ecclesiae Castranovensi, R.D. Vincentium de Paula Ferreira, Congregationis Sanctissimi Redemptoris sodalem, quem deputavit Episcopum Auxiliarem archidioecesis Bellohorizontinae. — Titulari episcopali Ecclesiae Ucrensi, R.D. Rufum Eduardum Campbell, e clero archidioecesis Vashingtonensis, ibique Curionem paroeciae Sancti Iosephi in oppido vulgo Largo, quem deputavit Auxiliarem eiusdem archidioecesis. die 9 Martii. — Cathedrali Ecclesiae Placentinae in Hispania, R.D. Iosephum Aloysium Retana Gozalo, hactenus in dioecesi Abulensi Delegatum Episcopalem pro Institutis Studiorum et paroeciae Sancti Petri Baptistae Curionem. die 10 Martii. — Cathedrali Ecclesiae Peterboroughensi, Exc.mum D. Danielem Josephum Miehm, hactenus Episcopum titularem Goritanum et Auxiliarem dioecesis Hamiltonensis. Congregatio pro Episcopis 421 die 11 Martii 2017. — Cathedrali Ecclesiae Irapuatensis, Exc.mum D. Henricum Díaz Díaz, hactenus Episcopum Coadiutorem Sancti Christophori de Las Casas. die 16 Martii. — Cathedrali Ecclesiae Cheyennensi, R.D. Stephanum Biegler e clero dioecesis Rapidopolitanae, hactenus Vicarium Generalem et Rectorem Ecclesiae Cathedralis Dominae Nostrae de Perpetuo Succursu dicatae in civitate Rapidopolitana. die 17 Martii. — Cathedrali Ecclesiae Fidentinae, R.D. Ovidium Vezzoli, e clero dioecesis Brixiensis, ibique hactenus Docentem, Seminarii dioecesani studiorum Praefectum et Bibliothecae dioecesanae Bibliothecarium. die 18 Martii. — Cathedrali Ecclesiae Tumacoënsi, R.D. Rolandum Olave Villanoba, e clero dioecesis Barrancabermeiensis, ibique hactenus Parochum et Vicarium pro actione pastorali. — Titulari archiepiscopali Ecclesiae Lauriacensi, R.D. Andream Józwowicz, Nuntium Apostolicum. die 21 Martii. — Titulari archiepiscopali Ecclesiae Gabalensi, R.D. Iacobum De Wit Guzmán, Nuntium Apostolicum. die 22 Martii. — Episcopum Coadiutorem dioecesis Nigromontanae, R.D. Carolum Romulum Gonçalves e Silva, e clero archidioecesis Pelotensis, ibique hactenus Vicarium Generalem. die 23 Martii. — Titulari episcopali Ecclesiae Hospitensi, R.D. Christianum Carolum Roncagliolo Pacheco, e clero archidioecesis Sancti Iacobi in Chile, ibique hactenus Magni Cancellarii Pontificiae Universitatis Catholicae Chiliensis vices gerentem, quem constituit Auxiliarem archidioecesis Sancti Iacobi in Chile. die 25 Martii. — Cathedrali Ecclesiae Kaposvarensi, R.D. Ladislaum Varga, hactenus Vicarium Generalem memoratae dioecesis ac Curionem paroeciae Sancti Emerici in urbe vulgo Kaposvár. die 28 Martii. — Titulari episcopali Ecclesiae Thamugadensi, R.D. Canicum Michaëlem Howell, e clero archidioecesis Brisbanensis, ibique Curionem paroeciae “Burleigh Heads” atque commissionis de rebus liturgicis Praesidem, quem deputavit Auxiliarem eiusdem archidioecesis. 422 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale die 28 Martii 2017. — Ordinariatui Militari Argentinae Reipublicae, Exc. mum D. Iacobum Olivera, hactenus Episcopum Crucis Axeatae. — Cathedrali Ecclesiae Gualeguaychensi, R.D. Hectorem Aloisium Zordán, e Congregatione Missionariorum a Ss. Cordibus Iesu et Mariae. die 29 Martii. — Cathedrali Ecclesiae Florianensi, R.D. Edivalter Andrade, e clero Sancti Matthaei hactenus in eadem dioecesi Vicarium Foraneum. die 1 Aprilis. — Cathedrali Ecclesiae Groningensi-Leovardiensi, R.D. Cornelium Franciscum Mariam van den Hout, hactenus dioecesis Buscoducensis Vicarium Generalem. die 6 Aprilis. — Titulari episcopali Ecclesiae Tulliensi, R.D. Danielem Henricum Mueggenborg, e clero dioecesis Tulsensis hactenus Curionem paroeciae Christi Regis in urbe Tulsensi quem deputavit Auxiliarem archidioecesis Seattlensis. Congregatio pro Gentium Evangelizatione 423 CONGREGATIO PRO GENTIUM EVANGELIZATIONE I. PROVISIO ECCLESIARUM Franciscus divina Providentia Pp., latis decretis a Congregatione pro Gentium Evangelizatione, singulis quae sequuntur Ecclesiis sacros Pastores dignatus est assignare. Nimirum per Apostolicas sub plumbo Litteras praefecit: die 2 Ianuarii 2017. — Cathedrali Ecclesiae Cimoianae, Exc.mum D. Ioannem Carolum Hatoa Nunes, hactenus Episcopum titularem Amudarsensem et Auxiliarem archidioecesis Maputensis. die 20 Ianuarii. — Cathedrali Ecclesiae Keremanae, R.D. Petrum Baquero, S.D.B., hactenus Vicarium provincialem Societatis S. Francisci Salesii in Papua Nova Guinea et Insulis Salomoniis. die 24 Ianuarii. — Titulari episcopali Ecclesiae Amudarsensi, R.D. Michaëlem Miabesue Bibi, hactenus Secretarium Cancellarium dioecesanum, quem constituit Auxiliarem archidioecesis Bamendanae. die 25 Ianuarii. — Cathedrali Ecclesiae Mysuriensi, R.D. Kannikadass y Villelmum Antony, e clero Mysuriensi, hactenus Parochum et nuntiatorem publicarum rerum eiusdem dioecesis. die 26 Ianuarii. — Cathedrali Ecclesiae Belizepolitanae-Belmopanae, R.D. Laurentium Sydney Nicasio, hactenus Parochum paroeciae cathedralis. die 28 Ianuarii. — Cathedrali Ecclesiae Gokvensi, Exc.mum D. Rodulfum Nyandoro, hactenus Cancellarium dioecesis Masvingensis. die 2 Februarii. — Metropolitanae Ecclesiae Chittagongensi, noviter conditae in Bangladesa, Exc.mum D. Moysem Costa, C.S.C., hactenus Episcopum dioecesis Chittagonensis. 424 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale die 4 Februarii. — Cathedrali Ecclesiae Tarahumarensi, R.D. Ioannem Emmanuelem González Sandoval, M.N.M., hactenus Parochum Sacri Cordis in eadem dioecesi. die 8 Februarii 2017. — Cathedrali Ecclesiae Maintiranensi, noviter conditae in Madagascaria, Exc.mum D. Gustavum Bombin Espino, O.SS.T., hactenus Episcopum dioecesis Tsiroanomandidyensis. die 13 Februarii. — Cathedrali Ecclesiae Elobeidensi, R.D. Yunan Tombe Trille Kuku Andali, e clero Elobeidensi, hactenus Rectorem in Seminario Maiore dioecesis Jubaënsis. die 18 Februarii. — Cathedrali Ecclesiae Mvekaënsi, R.D. Ansgarium Nkolo Kanowa, C.I.C.M., hactenus Novitiatus Thesaurario eiusdem Congregationis in urbe v.d. Mbudi. die 4 Martii. — Metropolitanae Ecclesiae Kuchingensi, Exc.mum D. Simonem Poh Hoon Seng, hactenus Episcopum titularem Sfasferiensem et Auxiliarem eiusdem archidioecesis. die 14 Martii. — Cathedrali Ecclesiae Ieoniuensi, R.D. Ioannem Kim SonTae, hactenus Parochum in oppido vulgo Samcheon-dong dioecesis Ieoninensis. die 16 Martii. — Cathedrali Ecclesiae Ketaënsi-Akatsiensi, Exc.mum D. Gabrielem Edoe Kumordji, S.V.D., hactenus Episcopum titularem Itensem et Vicarium Apostolicum Donkorkromensem. — Cathedrali Ecclesiae Laghuatensi, R.D. Ioannem Gordon MacWilliam, M.Afr, hactenus Superiorem provincialem Missionariorum Africae in Algeria et Tunesia. die 18 Martii. — Metropolitanae Ecclesiae Semarangensi, R.D. Robertum Rubiyatmoko, hactenus Vicarium Iudicialem in eadem archidioecesi et Formatorem in Seminario Maiore. II. NOMINATIONES Peculiaribus datis decretis, Congregatio pro Gentium Evangelizatione ad suum beneplacitum renuntiavit: Congregatio pro Gentium Evangelizatione 425 die 25 Ianuarii 2017. — Exc.mum D. Thomam Vazhapilly, Episcopum emeritum Mysuriensem, Administratorem Apostolicum “sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis” eiusdem dioecesis usquedum novus Episcopus possessionem capiat. die 28 Ianuarii. — Exc.mum D. Angelum Floro Martinez, I.E.M.E., Episcopum emeritum Gokvensem, Administratorem Apostolicum “sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis” eiusdem dioecesis usquedum novus Episcopus possessionem capiat. die 2 Februarii. — Exc.mum D. Ludovicum Mariam Ling Mangkhanekhoun, Episcopum titularem Acque novae in Proconsulari et Vicarium Apostolicum Paksensem, Administratorem Apostolicum “sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis” Vicariatus Apostolici Vientianensis. die 4 Martii. — Exc.mum D. Ioannem Ha Tiong Hock, Archiepiscopum emeritum Kuchingensem, Administratorem Apostolicum “sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis” eiusdem archidioecesis usquedum novus Archiepiscopus possessionem capiat. die 14 Martii. — Exc.mum D. Thomam Nguyen Van Tram, Episcopum Barianensem, Administratorem Apostolicum “sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis” dioecesis Phanthietensis. — Exc.mum D. Vincentium Ri Pyung-ho, Episcopum emeritum Ieoniuensem, Administratorem Apostolicum “sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis” eiusdem dioecesis usquedum novus Episcopus possessionem capiat. 426 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale ACTA PONTIFICALIUM COMMISSIONUM PONTIFICIA COMMISSIO ECCLESIA DEI Epistula ad Praesules Conferentiarum Episcopalium quarum interest de licentia ad celebranda matrimonia fidelium Fraternitatis Sancti Pii X. Eminenza, Eccellenza Reverendissima, come Ella sa, sono in corso da tempo diversi generi di incontri e iniziative intenti a riportare nella piena comunione la Fraternità Sacerdotale San Pio X. Di recente, il Santo Padre ha deciso, per esempio, di concedere a tutti i sacerdoti del suddetto istituto le facoltà per confessare validamente i fedeli (Lett. Misericordia et misera, n. 12), in modo da assicurare la validità e la liceità del sacramento da loro amministrato e non lasciare nell’inquietudine le persone. Nella stessa linea pastorale mirata a contribuire a rasserenare la coscienza dei fedeli, malgrado l’oggettiva persistenza per ora della situazione canonica di illegittimità in cui versa la Fraternità di San Pio X, il Santo Padre, su proposta della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Commissione Ecclesia Dei, ha deciso di autorizzare i Rev.mi Ordinari del luogo perché possano concedere anche licenze per la celebrazione di matrimoni dei fedeli che seguono l’attività pastorale della Fraternità, secondo le modalità seguenti. Sempre che sia possibile, la delega dell’Ordinario per assistere al matrimonio verrà concessa ad un sacerdote della diocesi (o comunque ad un sacerdote pienamente regolare) perché accolga il consenso delle parti nel rito del Sacramento che, nella liturgia del Vetus ordo, avviene all’inizio della Santa Messa, seguendo poi la celebrazione della Santa Messa votiva da parte di un sacerdote della Fraternità. Acta PontificaliumCommissionum 427 Laddove ciò non sia possibile, o non vi siano sacerdoti della diocesi che possano ricevere il consenso delle parti, l’Ordinario può concedere di attribuire direttamente le facoltà necessarie al sacerdote della Fraternità che celebrerà anche la Santa Messa, ammonendolo del dovere di far pervenire alla Curia diocesana quanto prima la documentazione della celebrazione del Sacramento. Certi che anche in questo modo si possano rimuovere disagi di coscienza nei fedeli che aderiscono alla FSSPX e incertezza circa la validità del sacramento del matrimonio, e nel medesimo tempo si possa affrettare il cammino verso la piena regolarizzazione istituzionale, questo Dicastero confida nella Sua collaborazione. Il Sommo Pontefice Francesco, nell’Udienza del 24 marzo 2017, concessa al sottoscritto Cardinale Presidente, ha approvato la presente Lettera e ha ordinato la sua pubblicazione. Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, 27 marzo 2017. Gerhard Card. L. Müller Presidente c Guido Pozzo Arcivescovo titolare di Bagnoregio Segretario 428 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale DIARIUM ROMANAE CURIAE Sua Santità il Papa Francesco ha ricevuto in udienza in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali: Sabato, 4 marzo, S.E. il Sig. Omer Ahmed Karim Berzinji, Ambasciatore dell’Iraq; Giovedì, 6 aprile, S.E. il Signor Luiz Felipe Mendonça Filho, Ambasciatore del Brasile. Il Romano Pontefice ha altresì ricevuto in Udienza: Giovedì, 16 marzo, S.E. il Signor Michel Aoun, Presidente della Repubblica del Libano; Lunedì, 20 marzo, S.E. il Sig. Paul Kagame, Presidente della Repubblica del Rwanda; Giovedì, 23 marzo, S.E. il Signor Paul Biya, Presidente della Repubblica del Camerun; Venerdì, 24 marzo, S.E. il Sig. Jioji Konousi Konrote, Presidente della Repubblica di Fiji; i Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea, in occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma. Il Santo Padre ha compiuto una Visita pastorale alla Parrocchia romana di Santa Maddalena di Canossa (Borgata Ottavia) il 12 marzo; una Visita pastorale all’Arcidiocesi di Milano (Italia) il 25 marzo; una Visita pastorale a Carpi (Italia) il 2 aprile. Diarium Romanae Curiae 429 SEGRETERIA DI STATO NOMINE Con Breve Apostolico il Santo Padre Francesco ha nominato: 9 marzo 2017 S.E.R. Mons. Charles John Brown, Arcivescovo tit. di Aquileia, finora Nunzio Apostolico in Irlanda, Nunzio Apostolico in Albania. 18 » » Il Rev.do Mons. Andrzej Józwowicz, Consigliere di Nunziatura, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Lauriaco, con dignità di Arcivescovo, Nunzio Apostolico in Rwanda. 21 » » Il Rev.do Mons. Santiago De Wit Guzmán, Consigliere di Nunziatura, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Gabala, con dignità di Arcivescovo, Nunzio Apostolico nella Repubblica Centrafricana. 25 » » S.E.R. Mons. Santiago De Wit Guzmán, Arcivescovo tit. di Gabala, Nunzio Apostolico nella Repubblica Centrafricana, Nunzio Apostolico in Ciad. 1 aprile » S.E.R. Mons. Giacomo Guido Ottonello, Arcivescovo tit. di Sasabe, finora Nunzio Apostolico in Ecuador, Nunzio Apostolico in Slovacchia. 6 » » S.E.R. Mons. James Patrick Green, Arcivescovo tit. di Aitino, finora Nunzio Apostolico in Perù, Nunzio Apostolico in Svezia. Con Biglietti della Segreteria di Stato il Santo Padre Francesco ha nominato o confermato: 4 marzo 2017 S.E.R. Mons. Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Foligno, Assistente Ecclesiastico Generale dell’Azione Cattolica Italiana, per il prossimo triennio. 13 » » Gli Em.mi Card.li Zenon Grocholewski e Giuseppe Bertello usque ad octogesimum annum, e l’Em.mo Card. Giuseppe Versaldi in aliud quinquennium, Membri della Congregazione per i Vescovi. 21 » » S.E.R. Mons. Pierbattista Pizzaballa, Arcivescovo tit. di Verbe, Amministratore Apostolico sede vacante del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini, Membro della Congregazione per le Chiese Orientali. » » » Il Rev.do Mons. Rosario La Delfa, Presidente dell’« Agenzia della Santa Sede per la Valutazione e la Promozione della Qualità delle Università e Facoltà Ecclesiastiche », per un quinquennio. » » » I Rev.di: Sac. Ivan Maffeis, Sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana; Sac. José María La Porte, Decano della Facoltà di Comunicazione Sociale Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce; Sac. Peter Gonsalves, S.D.B., Decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale della Pontificia Università Salesiana; P. Eric Salobir, O.P., Promotore Generale per le comunicazioni 430 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale sociali dell'Ordine dei Frati Predicatori; P. James Martin, S.I., Jesuit Magazine America; P. Jacquineau Azétsop, S.I., Decano della Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana; e gli Ill.mi: Dott. Paolo Peverini, Docente di Semiotica presso la Luiss Guido Carli; Dott. Fernando Giménez Barriocanal, Presidente e Consigliere Delegato di Radio Popolar-Cadena COPE; Dott.ssa Ann Carter, Rasky Baerlein Strategie Communications; Sig. Graham Ellis, Vice Direttore di BBC Radio; Dott. Michael P. Warsaw, Chairman of the Board and Chief Executive Officer di EWTN Global Catholic Network; Dott. Dino Cataldo Dell’Accio, Chief ICT Auditor presso le Nazioni Unite; Dott. Michael Paul Unland, Direttore Esecutivo del Catholic Media Council (CA.ME.CO.), Consultori della Segreteria per la Comunicazione. _ Si rende noto che i Rev.di Mons. Natale Loda e il sac. Enzo Avelli il 21 marzo 2017 sono stati nominati Giudici esterni del Tribunale di Prima Istanza del Vicariato di Roma. NECROLOGIO 5 marzo 2017  6  »  » Mons. Rudolf Deng Majak, Vescovo di Wau (Sud Sudan). Mons. James M. Moynihan, Vescovo em. di Syracuse (Stati Uniti d’America). 7  »  » Mons. Tadeusz Rybak, Vescovo em. di Legnica (Polonia). 12  »  » Mons. Luigi Barbarito, Arcivescovo tit. di Fiorentino (Italia). »  »  » Mons. Jacques Fihey, Vescovo em. di Coutances (Francia). 13  »  » Mons. Eamonn Casey, Vescovo em. di Galway (Irlanda). 18  »  » Sua Em.za il Card. Miloslav Vlk, del Titolo di S. Croce in Gerusalemme, Arcivescovo em. di Praga (Repubblica Ceca). 19  »  » Mons. John Jeremiah McRaith, Vescovo em. di Owensboro (Stati Uniti d’America). 23  »  » Sua Em.za il Card. William Henry Keeler, del Titolo di S. Maria degli Angeli, Arcivescovo em. di Baltimore (Stati Uniti d’America). 25  »  » Mons. Marcelo Pinto Carvalheira, O.S.B., Arrcivescovo em. di Paraiba (Brasile). 1  aprile  » Mons. Antonio Ciliberti, Arcivescovo em. di Catanzaro-Squillace (Italia). 4  »  » Mons. Clovis Freiner, O.F.M.Cap., arcivescovo em. di Juiz de Fora (Brasile). 7  »  » Rev.mo P. Michael Bernard McPartland, S.M.A., Prefetto Apostolico em. delle Isole Falklands o Malvinas.